Il Culto A2N1.indd - Liceo Classico Manzoni

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Il Culto A2N1.indd - Liceo Classico Manzoni
ANNO 2 NUMERO 1
OTTOBRE 2009
?
Culto
RITAGLIA
il
GRANDE CONCORSO
VOTA RITAGLIA IMBUCA
(spiegazioni ed istruzioni sul retro)
EDITORIALE
02 IL CULTO
Il mio primo editoriale, che emozione
di Diego Begnozzi - 2C
Bando ai formalismi, passo subito a spiegarvi cos’è ciò che tenete in mano (i vecchi mi perdonino, loro la storia la sanno già, la racconto una volta e finisce qui). Il Culto è un giornalino aperto a tutti, senza censure e senza ideologie. Le riunioni si svolgono settimanalmente
il lunedì o il martedì, il calendario completo lo trovate affisso in bacheca. L’indirizzo e-mail
è [email protected], potete mandarci articoli, commenti, insulti.
Veniamo al sodo. Ispirandoci ad un suggerimento ricevuto nei sondaggi dell’anno scorso
abbiamo deciso di creare la figura del Manzoniano del mese. Chi è il Manzoniano del
mese? È colui che, a vostro parere, si è distinto nel corso del mese per azioni di grande pregio o di grande stupidità. Ritagliate il tagliandino che trovate in fondo alla pagina, scrivete
il nome del vostro Manzoniano del mese e imbucatelo nella cassetta viola al piano terra,
vicino alla bacheca. Colui che sarà eletto a furor di popolo si aggiudicherà la copertina
del prossimo numero. Quindi, manzoniani, distinguetevi dalla massa!
LETTERE
Dalla mail di un ex manzoniano...
Conti n u ate. Non la sciate morire cio’ ch e e’ stato costru ito, cio’ ch e IO ho visto crea re - e a l
qu a le ho contribu ito - e poi aff ievolirsi, se n za u n motivo. Mi se m bra ieri, mi vedo u n giova n e
qu a rti n o i n bo m ber, a nf ibi e feroce crede n za si nistroide, scrivere a ppa ssion ata me nte, ma n da re
a qu e sto i n dirizzo ma il il mio u lti mo a rticolo (ch e poi fosse a bba sta n za n oioso e brutto, i pri mi
a rticoli a l me n o, e’ n orma le: si sa ’, il te mpo migliora le cose... o a l me n o spero!), vederlo pu bblicato,
e ntra re n elle cla ssi con il pa cco di giorn a li ni i n ma n o (distribu zion e ch e si fa ceva per zo mpa rsi
a llegra me nte u n’ora se n za bisog n o di giu stif ica zion e...) rischia n do di e ssere u cciso da lla folla di
me nti distratte da lla lezion e ch e si buttava n o lettera l me nte su gli (s) fortu n ati fattori ni, travolti
da u n ma re di ge nte con volti sorride nti. Good ol’ ti me s, co me dicon o n ella citta ’ da lla qu a le
sto scrive n do (Lon dra). Con clu do con l’ i nvito a conti n u a re. A n zi, Conti n u a re, con u n a bella “C”
ma iu scola. Non la sciate morire il vero e u nico stru me nto di pe n siero libero scritto a ll’ i ntern o
della vostra (e mia, o perlo me nto, ch e e’ stata a n ch e mia) scu ola. Conti n u ate!
Pippo
LOGO INFORMANZONI, COLLAGE
COPERTINA E
A PAGINA
05
09
DI
Sommario
01
02
03
06
COPERTINA E CONCORSO
EDITORIALE E LETTERE
MANZONI
ATTUALITÀ
12 DI FRANCESCA BOCCHIO 3E
NOEMI PIACENTINI 3C
E DISEGNO A PAGINA
VIGNETTA A PAGINA
Contatti
07
08
09
12
CULTURA E SOCIETÀ
RECENSIONI
PROSA
DISEGNO
[email protected]
concorso di ottobre
AILGATIR
M A N Z O N I A N O D E L M E S E
IL CULTO
MANZONI 03
di Michele Brezigia - 2E
Le elezioni sono ormai alle porte. Questa volta si vota sia per il Consiglio di Istituto sia
per la Consulta Provinciale. Due le liste: Innovazione Politicia Creativa (solo
per il CdI) e Collettivo (CdI e Consulta). Ma quanti hanno già scelto chi votare? Quanti degli smarriti animi dei quartini
hanno trovato il loro candidato ideale? Ben
sapendo quali siano la confusione e l’incertezza che ogni anno all’approssimatsi di ottobre dominano i nostri corridoi,
forniamo, come per le scorse elezioni,
una breve “Guida al voto”, fiduciosi che
sarà di grande aiuto a tutti noi Manzoniani.
Consiglio di Istituto
Lista I
Lista II
Innovazione Politica Creativa
Collettivo
GIONATA GOLO CAVALLINI III D
2a candidatura; eletto nel 2008 con 254 voti su 1411
Eletto alla Consulta nel 2007 con 261 voti su 532
ANDREA SCIOTTO II E
2a candidatura; nel 2008 137 voti su 1411
JACOPO LANZA III C
2a candidatura; nel 2008 155 voti su 1411;
Eletto alla Consulta nel 2007 con 287 voti su 582
DIEGO BEGNOZZI II C
SUSANNA JOELLE SIGNORELLI III A
1a candidatura
1a candidatura
ALESSANDRO DANELON II B
STEFANO CALZAVARA II F
1a candidatura
1a candidatura
ALESSANDRA MESSA II A
2a candidatura; nel 2008 107 voti su 1411
Presentazione della lista
Il confronto tra le due liste non è - e non deve essere - sul piano
ideologico, né sulle attività studentesche al di fuori del Consiglio
d’Istituto.
La nostra lista punta anche quest’anno sulle proposte concrete
da discutere con gli studenti e da portare nell’organo amministrativo della scuola: il progetto principale è la riproposta della
“Scuola Aperta”, con metodi nuovi e obiettivi diversi. L’esperienza
passata non ha dato infatti i frutti sperati, ma non per questo va
scartata e dimenticata.
Non è la sola iniziativa: i tutor, la sala prove, lo snellimento della
burocrazia ecc. necessitano tutte di nuova energia.
Noi siamo pronti a mettere la nostra, sempre aperti a ogni vostro
contributo, suggerimento o critica.
Politica come occuparsi di ciò che riguarda tutti. Informarsi su ciò che accade
nel mondo e nella società, di ciò che riguarda la nostra scuola. Rigettando
l’indifferenza di chi non prende posizione. Fare politica in un collettivo significa
impegno e socialità, mettere le proprie conoscenze e capacità al servizio degli
altri per discutere, commentere, organizzare iniziative, Assemblee d’Istituto. Una
concezione non personalistica, né settaria della politica è fondamentale per
far sì che la scuola sia davvero un luogo formazione della coscienza critica,
senza la quale perde senso tutto il percorso di studi.
La nostra scuola ideale non è simile a un ufficio dove si consumano grige giornate consumando il proprio tempo. È un luogo da vivere attivamente mettendoci del proprio, da vivere serenamente. Orario elastico, scuola aperta, eventi
culturali serali e pomeridiani, collaborazione con gli insegnanti per la creazione
dei progetti extracurricolari, esercizio dei diritti degli studenti: punti che migliorano il Manzoni e la nostra vita in esso da portare avanti in Consiglio d’Istituto. Proposte non di questo o quel candidato, ma rappresentanti la sintesi delle idee
provenienti da studenti e dall’esperienze passate nelle istituzioni del Consiglio
d’Isitituto e della Consulta.
Consulta Provinciale degli Studenti
Lista I
Collettivo Politico Manzoni
MATTEO CARELLA II F
1a candidatura; nel 2008 56 voti su 1411 al C.d.I.
GIOACCHINO ORSENIGO V E
LEOPOLDO MORARA I D
1a candidatura; nel 2008 53 voti su 1411 al C.d.I.
TOMMASO DI VICO V B
1a candidatura
1a candidatura
04 IL CULTO
MANZONI
È bufera
di Gionata Golo Cavallini - 3D
“È bufera al liceo Manzoni”. In cinque anni di titoli così, su Repubblica e Corriere della Sera, ne ho letti
a decine. La parola bufera attira
l’attenzione del lettore, che già
s’immagina chissà quali crisi nel
nostro povero liceo.
“È bufera al Manzoni” dovrebbe
significare che nella scuola alcune persone, o gruppi di persone si
stanno scontrando animatamente, magari violentemente, su un
particolare argomento.
Se infuria una bufera vuol dire che
chi vive la scuola è a conoscenza dell’argomento e ha almeno
un’idea sulle posizioni contrapposte.
“Bufera” dovrebbe significare che
la maggioranza degli studenti e
lavoratori della scuola, o se non
altro un’agguerrita minoranza, sta
protestando con forza contro una
decisione del Preside o del Consiglio d’Istituto.
Ma da quanto tempo in Italia i
giornalisti (quelli pagati s’intende)
non s’interessano più della realtà
oggettiva dei fatti, ma seguitano a prestar fede a chiacchiere
e voci di corridoio pur di scrivere
qualcosa?
L’anno scorso il Manzoni aveva
un Cineforum: la lodevole iniziativa, proposta e portata avanti dal
professor Stanchi, consisteva in
una serie di proiezioni pomeridiane che si annodavano su un filone
centrale, l’America.
Il 10 settembre di quest’anno,
volendo ripetere l’esperimento,
il prof. Stanchi presenta al Collegio Docenti una nuova proposta:
un Cineforum sull’Italia e sulla sua
storia, sui suoi problemi e sulle sue
virtù, il tutto raccontato dai migliori
registi italiani del Novecento e oltre. Partendo da La Grande Guerra, storica pellicola di Monicelli
che esprime le sofferenze e le contraddizioni degli italiani durante
il primo conflitto mondiale, fino a
Gomorra, uno dei migliori film degli
ultimi anni, il Cineforum avrebbe
assunto un ruolo di educazione civica preziosa soprattutto in tempi
degradanti come i nostri. Come
titolo sceglie una citazione di un
milanese illustre, Giorgio Gaber:
“IO NON MI SENTO ITALIANO (ma
per fortuna o purtroppo lo sono)”.
Apprezzato il progetto del prof.
Stanchi, il Collegio acconsente a
farlo cominciare al più presto anche per evitare
Film in programma
sovrapposizione
Proiezioni in Aula Video 1
con i corsi Idei.
Su www.liceomanzoni.net/CineForum09 è possiIl 19/09/09 a pabile trovare la presentazione del progetto, il progina nove di Regramma e una breve guida dei film.
pubblica Milano
campeggia “Non
Giovedì 8 ottobre 2009
mi sento italiano”
La grande guerra di Mario Monicelli (1959)
Bufera sul cinefoLunedì 19 ottobre 2009
rum (sottotitolo)
Una giornata particolare di Ettore Scola (1977)
Appello alla GelGiovedì 5 novembre 2009
mini: “Titolo offenAdua e le compagne di Antonio Pietrangeli (1960)
sivo”. L’articolo di
Mercoledì 18 novembre 2009
Franco Vanni soIl sorpasso di Dino Risi (1962)
stiene che la decisione del presiMartedì 1 dicembre 2009
de ha provocato
Signore e signori di Pietro Germi (1965)
la protesta di alMercoledì 16 dicembre 2009
cuni studenti, non
In nome del popolo italiano di Dino Risi (1971)
si specifica quanGiovedì 21 gennaio 2010
ti, indignati per la
Lamerica di Gianni Amelio (1994)
scelta del titolo,
Lunedì 8 febbraio 2010
specie dopo la
Gomorra di Matteo Garrone (2008)
morte di sei solMartedì 23 febbraio 2010
dati italiani in AfNon pensarci (2008) di G. Zanasi
ghanistan il 17
settembre. L’articolo aggiunge
che la parlamentare PDL Paola
Frassinetti (ex MSI), oltre ad accusare il Manzoni di “svilire l’amore
per la patria”, “si occuperà” della
faccenda presentando un’interrogazione al ministro Gelmini. Vanni
riporta il commento del consigliere comunale PD Marilena Adamo
che si allinea sulla posizione della
Frassinetti.
Il 24 settembre l’onorevole Frassinetti presenta la sua interrogazione, nella quale sostiene che
“numerosi studenti” avrebbero
trovato offensivo l’antipatriottismo
espresso dal titolo (che peraltro
non è corredato dal sottotitolo).
Inoltre afferma che: “dietro un titolo del genere è indubbio che
si nasconda una ben precisa intenzione di svalutare l’immagine
dell’Italia”. E aggiunge: “è insostenibile la motivazione di voler sostenere e diffondere il senso civico
con un titolo così provocatorio e
diseducativo, svilente dell’amor
patrio ed offensivo per l’Italia e gli
italiani”.
Come studente del Manzoni tengo a precisare che:
1. Né al Preside, né al Consiglio
d’Istituto né ad altri organismi istituzionali della scuola è stata presentata alcuna protesta.
2. La morte dei soldati italiani è
stata posteriore all’approvazione
del progetto e la sua strumentalizzazione per fini politici è inqualificabile.
3. Non sono a conoscenza di nessuno studente che abbia espresso
pubblicamente la propria contrarietà al titolo. Neppure il fantomatico “Marco” di cui parla l’articolo.
4. 602 studenti, pari al 73% degli
iscritti al Manzoni hanno firmato
insieme alla quasi totalità dei docenti la petizione di solidarietà al
Prof. Stanchi, chiedendo al contempo che il titolo sia mantenuto.
5. L’onorevole Frassinetti non ha
alcun titolo per legiferare sul titolo
di un’attività extrascolastica del
nostro liceo. Tanto più dal momento che ella riporta argomentazioni
infondate e fatti incompleti in atti
parlamentari ufficiali.
IL CULTO
MANZONI 05
MANZONI
06 IL CULTO
Il sondaggio
di Diego Begnozzi - 2C
Con un ritardo veramente inenarrabile, mi trovo a commentare l’arcaico sondaggio pubblicato sull’ultimo numero dell’anno scorso.
La prima domanda riguardava leassemblee e, onestamente senzatroppa sorpresa, quasi metà delle
risposte sono “seguo passivamente”. Quasi nulla la percentuale di
quelli che studiano (ma va!). In autogestione la musica non cambia:
una buona fetta resta da mane
a sera ma il 46.5% esce al pomeriggio. Sulla mattina, però, nessu-
na informazione. Le assemblee di
corridoio sono migliori di quelle in
palestra per il 33% dei rispondenti, mentre vanno integrate al resto
per il 45%. Al ricordo del professor
Governale che roboantemente
esprime la sua sulla riforma Gelmini
non posso che essere d’accordo
con quel 33%. Glissando, essendo
lo spazio poco e l’impaginatore
un dittatore a me non favorevole, arriviamo alla domanda 6, che
chiedeva con quanta frequenza i
manzoniani leggessero il Culto. Eb-
bene, il 47.5% ha dichiarato di leggerne tutti i numeri e il 32% soltanto
quando ne arraffa un copia. Eletta
icona manzoniana, come già trapelato l’anno scorso, l’armonica
di Lanza - che speriamo di sentire il
meno possibile - mentre al secondo
posto si classifi ca il guardaroba di
Clerici, ora negli States con il proprietario. Per i suggerimenti vi rimando al collage qua dietro, anche se
non abbiamo potuto pubblicare il
migliore a causa della censura impostaci dal comune buon gusto.
ATTUALITÀ
La crisi: una grande opportunità
di Bianca Luna Fabris - 2A
Mi ha fatto molto riflettere un articolo di uno dei più importanti
economisti italiani, Marco Vitale
che non scrive su “Il Manifesto” o
“L’Unità”, ma su “Il Sole 24 Ore”,
il giornale della Confindustria. In
questo articolo si sostiene che il
modo con cui si affronta la crisi e
si ha la presunzione di risolverla è
atto di pura follia. Ci si illude di superare questa crisi, l’ultimo colpo
di coda di un capitalismo ormai
comatoso, cercando di sostenere in tutti i modi un edificio che
sta andando inevitabilmente a
pezzi. Non comprendendo che
questa crisi non è come le tante
che si sono succedute negli ultimi
decenni ma profondamente diversa, una crisi epocale; che ha
coinvolto tutto il grande Villaggio
Globale devastando dapprima le
borse da Tokio a Wall Street e poi
riversandosi sull’economia reale.
Bisogna cominciare a criticare
il falso postulato secondo cui la
crescita sia sinonimo di benessere.
Da questa crisi non si può uscire
riproducendo lo status quo ma
creando un nuovo modello economico, una nuova proposta di
civilizzazione. Bisogna quindi decisamente prendere le distanze
da una società ingiusta, con forti
differenze nei redditi e marcate ingiustizie sociali, dove i ricchi
divengono sempre più ricchi e i
poveri sempre più poveri, dove
la qualità della vita (come dimostrano le indagini) va collassando
e il nostro benessere si basa sullo
sfruttamento sistematico dei popoli del Terzo Mondo. Una società
predatoria soprattutto nei confronti dell’ambiente che si basa
sulla crescita illimitata. Questa è
una tragica contraddizione perché le risorse del nostro pianeta
sono invece limitate e anche il
consumo di quelle riproducibili
avviene da tempo con un ritmo
incompatibile con le capacità
che queste hanno di riprodursi.
Tutto ciò porterà ad una reale catastrofe ambientale.
I continui appelli a consumare per
fare uscire il Paese dalla crisi sono
irresponsabili; perché chi è ai livelli
più bassi di reddito non consuma
certo perché non ha voglia di farlo ma perché non ha i soldi. Per
tutti gli altri credo sia giusto porre il
problema in questi termini: è davvero ipotizzabile che per sostenere il sistema economico si debba
mangiare sempre di più (Mc Donald’s style), comprare compulsivamente capi d’abbigliamento,
più auto più iPod, più PC, più di
tutto? Non si ribalta così la funzione dell’economia che dovrebbe
essere al servizio di tutti noi? Nel
senso che siamo invece noi costretti ad acquistare sempre, in
continuità per sostenere il sistema
e ad essere divenuti schiavi e servitori dell’economia.
È completamente assente un dibattito politico e sociale sull’impoverimento crescente, non solo
reddituale, della nostra qualità
della vita, della marginalità dei
beni relazionali tanto indispensabili invece per il nostro benessere.
La minaccia dei posti di lavoro
persi, della disoccupazione è il ricatto più ignobile per giustificare
gli appelli a come uscire dalla crisi;
dalla quale si uscirà soltanto riconvertendo le strutture produttive
verso energie compatibili (come
sta facendo il neopresidente
Obama), nella creazione di infrastrutture di cui siamo tanto carenti
ed opere pubbliche. Soprattutto
impegnandoci a costruire nuovi
modi di vivere che non occupino
con il pieno e la quantità dei consumi i nostri vuoti esistenziali, che
valorizzino finalmente quanto c’è
di gratuito e di riproducibile: i sentimenti, gli affetti, l’amicizia. Perché inoltre l’aria torni ad essere
respirabile così che si possa ancora vedere il cielo e non questa costante bruma grigiastra che lo ricopre. Quindi un grande Progetto
da costruire collettivamente, un
forte pensiero creativo, forse anche un po’ di utopia per ritornare
a vivere. Dalla crisi si esce soltanto
non con farmaci scaduti ma con
un nuovo progetto di civiltà.
IL CULTO
CULTURA E SOCIETÀ 07
1999-2009: il ricordo di un mito, Fabrizio De Andrè
di Chiara Facchini - 5F
1999-2009, dieci anni sono passati
dalla morte del grande cantautore
genovese Fabrizio De Andrè, soprannominato Faber dagli amici più intimi.
Quest’anno, per celebrare la ricorrenza, sono state organizzate numerose
iniziative, specialmente nella sua città
natale: Genova. Qui, infatti, è stata
allestita una mostra multimediale che
ha fatto percorrere ai visitatori un viaggio dentro la musica, dove a fare da
“guida” è stato lo stesso De Andrè, attraverso i testi delle sue canzoni, la poesia delle sue note. Su Rai 3 c’è stata,
inoltre, una puntata della trasmissione
“Che tempo che fa”, condotta da
Fabio Fazio, interamente dedicata a
Faber. Ospite d’onore, Dori Ghezzi, la
compagna del cantante.
Addentrarsi nel canzoniere di Fabrizio
è come immergersi nei mari profondi
dell’esistenza; le dinamiche ci sono
tutte: la cognizione del dolore, l’amo-
re sacro e quello profano, la religiosità
popolare, l’esaltazione dei diseredati,
un’indomabile ribellione alle ingiustizie
del mondo ed un amore assoluto,
viscerale per il piacere della libertà.
De Andrè, quindi, era soprattutto un
libero pensatore e, contemporaneamente, un poeta. Egli era un vero
cultore della sua Genova e per questo non amava le metropoli; egli preferiva la “drammaturgia” implicita in
un carruggio che improvvisamente si
apre su un orizzonte di mare.
Ma come è avvenuto l’incontro tra
De Andrè e la musica? Il tutto è nato
quando era un ragazzo ma non c’è
stato un vero incipit; infatti, quando
era agli esordi, prima di arrivare alla realizzazione del suo primo album, incise alcuni 45 giri; il suo successo, quello
vero, arrivò successivamente quando
furono pubblicati i primi album, tra cui
spiccano, tra i piu’ famosi, “Tutti mo-
rimmo a stento” , “ La buona novella”.
Le canzoni di Faber hanno sempre
una punta di amarezza; sono brani
che conducono a riflessioni profonde.
Una delle composizioni più famose è
sicuramente “La guerra di Piero” che,
inizialmente, passò inosservata per poi
però avere un grande successo. Un
caso analogo si è verificato anche
per “La canzone di Marinella” che
dovette attendere la versione cantata da Mina per diventare una delle
composizioni più amate della musica
italiana di tutti i tempi. Altri brani, invece, come “Carlo Martello” sono stati
denunciati per immoralità. Tuttavia,
nonostante le critiche che la sua
produzione artistica può aver talvolta sollevato, essa si può comunque
definire sempre attuale, proprio per le
tematiche affrontate all’interno delle
sue canzoni, che molto spesso ci riguardano da vicino.
Anche il tè ha una sua verità
di Noemi Piacentini - 3C
Sarebbe interessante pensare a
come la nostra cultura, mista alle
convenzioni della tradizione, possa influenzare il nostro giudizio. Non
sempre cerchiamo delle risposte e
spesso accettiamo ciò che ci viene
dato, come succede quotidianamente al bar o al ristorante: semplicemente ci fidiamo e siamo certi
che non ci abbiano avvelenato la
portata. Nei fatti non possiamo avere la certezza che sia così e rischiamo. Rischiamo di sgretolare il muro
delle convinzioni che ci sono state
immesse sin dalla nascita e ci perdiamo cercando una via d’uscita
accettabile e sicura, che ci piaccia
perché semplice e più facilmente
accreditabile. Ma se un giorno qualcuno ci dicesse che tra la Terra e
Marte c’è una teiera di porcellana
che gira intorno al Sole con orbita
ellittica? Probabilmente non gli crederemmo. Anzi, sicuramente. Ma se
costui fosse un filosofo importante, allora sarebbe diverso: cominceremmo a chiederci almeno il perché di
questa asserzione, pur continuando
a ritenerla stupida e assolutamente
infondata. Ciò che avrebbe voluto
dimostrare il filosofo e matematico
gallese Bertrand Russel in un articolo
pubblicato nel 1952 è l’abitudine a
noi propria di rifiutare il Nuovo e dichiararci, direttamente o indirettamente, a sfavore di una teoria la cui
dimostrazione ha carattere arbitrario: in questo caso mostrarci a-teieristi. L’esempio della teiera potrebbe
paragonarsi alla notte di Natale di
un comune bambino occidentale:
non dubita che qualcuno gli faccia
trovare i doni sotto l’albero addobbato, tanto meno dell’esistenza stessa dell’Uomo in Rosso. Così, per una
serie di circostanze studiate, o talvolta fortuite, ci si ritrova tra le mani
un pacchetto in cui non si trovano
sorprese, ma aspettative già maturate precedentemente. E l’illusione
del Nuovo è comune, nonostante
non sia l’unico errore della nostra
chiusura. La parvenza di un’apertura a diverse e originali chimere
mentali potrebbe significare una
banalizzazione del concetto stesso
di “apertura”, nonché della teoria in
esame. La probabilistica infatti non
insegna il rapporto 50:50 tra il vero e
il falso, perché ciò che si compara
diventerebbe parte di un piccolo cerchio di opinioni e circostanze
relative al soggetto; non possiamo
quindi affermare che l’esistenza della suddetta teiera possa essere allo
stesso modo probabile o improbabile. Si può affermare invece che
la dimostrazione del suo Essere non
dipende dallo scopritore o dal teorizzatore, bensì dalla fiducia che ciascuno decide di riporre in essa. Non
è l’inventore, né il collaudatore che
devono rendere conto della loro
creatura, ma, secondo Russel, è colui che decide di accoglierla il vero
portatore di una verità, non ancora
scoperta, nascosta nella sua fede
nell’oggetto. Perciò diventa chiaro
che non è compito di scettici, o presunti tali, confutare qualsiasi dogma
dato per convenzione, ma è dovere di chi in esso crede dimostrarne
l’incontrovertibilità, la via logica secondo cui non dubitano dell’attendibilità delle fonti. Di conseguenza si
dovrebbe accogliere l’impensabile
e allontanarsi dalle novità, che sono
spesso frutto di un’opera di riciclaggio. Forse. Meglio pensarci davanti
ad una tazza di tè.
08 IL CULTO
RECENSIONI
Un funerale all’illusione
di Federico Di Matteo - 1F
Dal romanzo omonimo “Requiem for a dream” questo
film, di Darren Aronofsky, è un
cupo racconto sulla società
degradata dei nostri tempi.
Un viaggio sulla vita di quattro
personaggi che, inseguendo
i propri sogni, finiscono per
trasformare la loro esistenza
in un incubo ad occhi aperti: Sarah, vedova dipendente
dalla TV, per il desiderio di
dimagrire e apparire affascinante nel suo programma
preferito finisce ricoverata in
un manicomio dopo una dieta a base di anfetamine; Harry, suo figlio, dipendente da
droghe, cercando di uscire
dalla sua misera condizione
e diventare uno spacciatore
d’alto livello, finirà mutilato
per un’infezione al braccio
causata dalle continue iniezioni di droga,e verrà incarcerato col suo amico Tyrone,
mentre alla sua fidanzata
Maryon toccherà un futuro
da prostituta per guadagnarsi qualche dose.
Una madre e un figlio che
percorrono lo stesso destino;
una madre e un figlio che,
guidati dai loro sogni e dalle
loro illusioni, vengono risucchiati in un mondo artificiale
dal quale gli è impossibile venirne fuori.
Il regista con questo capolavoro designa un funerale al
Sogno Americano: la certezza di poter cambiare usando
metodi estremi è solo un’illusione che porta all’autodistruzione.
Il film è caratterizzato da un
montaggio rapido che ci
porta dentro i sentimenti e
le incertezze dei protagonisti e da un’ atmosfera claustrofobica creata grazie ad
un uso frenetico di dettagli
e immagini accelerate capaci di evidenziare la dipen-
denza mediante l’ossessiva
ripetizione di piccoli gesti e
immagini estremamente realistiche. Bellissime le musiche, usate come colonna
sonora,lente,inquietanti
e
perturbanti per tutta la durata del film.
Racchiude le principali problematiche
della
società
borghese odierna e Racconta di come l’uomo sia disposto non solo a raggiungere il
fondo per sentirsi realizzato,
ma anche a scavare sottoterra.
Insomma una storia estrema, raccontata in modo
estremo,che tratta di argomenti estremi.
Requiem for a dream non è
mai uscito nelle sale italiane,
benché sarebbe bello il recupero di quest’opera “maledetta” che mostra, con crudo realismo, il lato più oscuro
della nostra società.
Invito alla lettura: “Il dio delle piccole cose”
di Giada Cipollone - 3C
“Maggio ad Ayemen è un
mese caldo, meditabondo.
Le giornate sono lunghe e
umide. Il fiume si ritira e corvi
neri si rimpinzano di manghi
lucidi sugli alberi verdepolvere, immobili. Maturano le
banane rosse. Si spaccano
i frutti dell’albero del pane.
Mosconi viziosi ronzano vacui nell’aria fruttata. Poi si
schiantano contro i vetri delle finestre e muoiono, goffamente inermi sotto il sole.”
Inizia cosi il capolavoro di
Arundhati Roy (scrittrice e
attivista politica indiana),
“il dio delle piccole cose”,
una fotografia scattata con
cura, un frammento pitturato di poesia, i pensieri di una
natura sola, persa nel bianco e nel nero dell’India.
Inizia cosi un racconto semplice e delicato, una trama
universale
e
commovente, un racconto come mol-
ti, una trama come tante,
un contorno disegnato con
un comune tratteggio nero,
ma anche un ritratto unico e
meraviglioso dipinto con soltanto qualche Piccolo colore della vita e infinite combinazioni di luce.
Kerala (India), fine anni Sessanta: la giovane Ammu,
madre di due gemelli, Estha
e Rahel, torna ad Ayemen,
città natale, dopo il fallimento del suo matrimonio:
la famiglia riunita comprende anche il fratello divorziato, Chacko, brillante dirigente dell’attività di famiglia, e
l’anziana madre.
La storia si articola in diversi
capitoli dedicati alternativamente all’infanzia e al ritorno
dei due fratelli, sottraendo
alla descrizione della quotidianità una pedante monotonia, narrando con precisione i Piccoli pensieri di due
giovani vite alla ricerca di
qualcosa, lasciando all’immaginazione i Grandi pensieri di due adulti con tanti
sogni annegati nel gelo del
fiume freddo del passato.
I due bambini crescono nel
loro racconto e pensano,
costruendo le Piccole Cose
sulle sabbie di giochi infantili, lasciando tracce che verranno cancellate dal mare.
E cresce anche Ammu con i
suoi figli, nei loro sguardi, nei
loro sorrisi, nel loro racconto, fino ad incontrare il suo
“dio”, inerme soldato di una
guerra contro il pregiudizio
già perduta, disteso, spogliato di tutto, ma non dell’infinito, ad aspettarla su una riva,
una riva che ha spiato corvi
neri, mosconi viziosi e passi di
fanciulli verso la libertà, una
Piccola riva che vedrà la Più
Grande delle Cose.
IL CULTO
PROSA 09
Storia del giornalismo: la stampa senza carta
di Federico Moretti - 2B
Il giornalismo non nacque in una
certa data, poiché era già dentro
di noi.
E’ infatti nella natura di noi esseri
umani non poter fare a meno di
tre bisogni: il lamentarsi dei propri problemi, il cercare di scoprire
quelli di qualcun altro e lo svelare
questi ultimi a tutti coloro che conosciamo.
L’uomo preistorico non fu da
meno: quando calava la sera e
fuori tutto si faceva buio e minaccioso i vari cacciatori si radunavano in caverne, preferibilmente dotate di fuoco, in cui discutevano
raccontandosi animatamente le
proprie imprese giornaliere, a volte
anche esagerando un po’. Quelli
più dotati nel disegno aggiungevano persino pitture rupestri, che
perlopiù servivano a prendere in
giro i più spacconi. Fu così che
nacquero i quotidiani e la satira.
Dopo un po’ di tempo le loro mogli, invidiose di quello svago esclusivamente maschile, cominciarono
a loro volta a riunirsi e a discutere
di pettegolezzi, come ad esempio
la barba di Utta, moglie di Knut,
che cominciava a farsi bianca, o il
figlio di Urk, che si era appena scoperto fosse un mammut.
Nacquero così i tabloid e la cronaca rosa.
Ai Greci invece si deve l’invenzione del telegiornale: ogni giorno,
dopo il banchetto serale, veniva
chiamato l’aedo, al quale spettava il compito di diffondere l’informazione.
Purtroppo il più delle volte, non appena cominciava a raccontare di
guerre a Troia, una zona calda del
Medio Oriente, o di magheggi nelle ultime elezioni di Demostene, gli
ascoltatori, ebbri per il vino e con
le guance ancora unte di sughetto, cominciavano a sbattere i pugni all’unisono sui tavoli chiedendo a gran voce le notizie sportive.
Il povero aedo si ritrovava ogni
volta a raccontare di come nelle
ultime Olimpiadi Demetrio avesse
vinto nella gara di corsa o come
Filippo avesse steso Andronico nel
pugilato.
Il pubblico si sentiva sempre così
partecipe da pretendere che
l’aedo mimasse ogni singola scena descritta, a volte con esiti tragici.
Le donne, confinate nelle loro
stanze, aspettavano ansiose che
questo macabro divertimento finisse, e quando i mariti si addormentavano ubriachi, chiamavano a sé l’aedo e si
facevano raccontare
del nuovo vestito di Elena o delle vacanze di
Achille e Patroclo insieme sulla dorate spiagge
di Mikonos.
Ad Atene, città nota per
il suo senso dell’umorismo, provò a
germogliare il TG Satirico, una sorta di “Striscia la notizia” in cui l’inviato, tale Socrate, andava in giro
per strada a intervistare e ridicolizzare i passanti.
La trasmissione chiuse i battenti
dopo che Socrate fu condannato
a morte.
Alessandro Magno fu famoso poiché concedeva sempre interviste
memorabili ai vari reporter che lo
seguivano nelle sue campagne
militari, anche se quando era
ubriaco era capace di farli giustiziare semplicemente per un’allusione al suo rapporto con Efestione.
A Roma ci volle del tempo perché
il giornalismo prendesse forma: fu
Cesare a istituire gli Acta Diurna,
dei manifesti contenenti le notizie
principali (ufficiali e non) che venivano affissi in giro per la città.
Ma un giorno lo stesso Cesare,
mentre si recava al Senato, ebbe
l’impressione che per strada tutti lo indicassero e ridessero di lui.
Quando finalmente giunse alla
bacheca degli Acta vi vide scritto
che sua moglie se la faceva con
tale Clodio.
Per lungo tempo gli Acta sparirono dalla circolazione.
A ripristinarli fu Augusto, che però
li censurava pesantemente e pretendeva che scrivessero sempre
che tutto andava bene e che i
detrattori dello stato erano soltanto dei folli.
Fu solo grazie all’appoggio della
stampa che quei tipacci chiamati
imperatori sopravvissero all’opinione pubblica, finché il povero Nerone, un ragazzone un po’ impulsivo che amava giocare col fuoco,
non la combinò grossa in una faccenda che aveva a che
fare con delle escort, un
vero incendio mediatico,
facendosi nemici anche i
cristiani.
I secoli successivi furono
abbastanza bui, soprattutto per il giornalismo.
Dato che tutte le notizie parlavano di stragi e
saccheggi nessuno era
più interessato ad ascoltarle,
tantomeno a leggerle.
Si preferiva assistere alle rappresentazioni di un qualche giullare,
magari circondato da belle donne poco coperte.
Alcuni signorotti sadici si divertivano a gettare in una grande cella
dieci concorrenti e ad osservarli
mentre cercavano di sopravvivere.
Ogni settimana il tifo se ne portava
via uno, finché l’unico sopravvissuto veniva tirato fuori più morto che
vivo e nominato barone.
La Chiesa, sconsolata per la bassezza di questi intrattenimenti,
incaricò San Remo, uomo pio e
amante della musica, di organizzare un raduno dei migliori coristi
gregoriani.
Con il tempo però esso degenerò
fino ad arrivare al livello che tutti
conosciamo.
Ma ora stiamo divagando…
In sostanza per tutto il Medioevo il
giornalismo non ebbe successo.
Un’ eccezione fu il caso di Marco
Polo, un giovane assetato di avventura che partì per l’Asia e vi restò per mezzo secolo.
Tornato in Europa indossando solo
abiti bianchi e una barba finta,
bianca anch’essa, fece fortuna
vendendo gli esotici reportage
che aveva scritto durante i suoi
viaggi, tra i quali citiamo “Il Milione”, “In Asia”, “Good Morning,
Vietnam”, “Sette anni in Tibet” e il
pluripremiato “Un indovino mi disse”.
PROSA
10 IL CULTO
Liceo Minzioni A(poca)lisse
di Francesco Fiero - EX
Era il 2006 quando nacque Liceo Minzioni,
classe di sostegno, serie poco seria che ha
accompagnato gli studenti manzoniani per 2
anni. Poi il buio. Ora che la bolletta è stata
pagata, a distanza distanziata, ecco ricomparire sulle pagine del giornalino quei dialoghi poco chiari su personaggi ancora meno
chiari, e su situazioni da chiarire.
Urge un riassunto per i novellini. Riassunto riassunto, mi sembra chiaro, e nel caso non
fosse chiaro, siete entrati nel clima, e questo
è già qualcosa.
Il liceo Minzioni ha una classe di sostegno.
In questa classe di sostegno ci sono studenti
che hanno bisogno di sostegno. Un professore li sostiene durante il corso dell’anno, sostenendo ogni giorno sostenute discussioni, che
aiutano i piccoli studenti affamati di sapere
a placare la loro sete (ma se sono affamati e
non assetati di sapere c’è qualcosa che non
va...chiaramente...)
Personaggi:
Il professore, sadico fin nel midollo, chi non
lo ascolta fa una brutta fine (chiedete a Steiner), e chi fa da sè fa per tre.
Thareg: individuo poco propenso al dialogo.
Fa il paio con il professore, e con la sua ceTHAREG: ...E poi arriva il terrorista e fa: “Guarda che a
letto sono una bomba!” Aahahahahah!
STEINER: Dov’è la battuta?
THAREG: Steiner, la battuta
sta nel fatto che il terorrista,
che si fa esplodere, sia una
bomba, che esplode, a letto. Ora hai capito?
STEINER: Ma le bombe non
esplodono solo a letto. A dirla tutta io non ho mai visto
una bomba esplodere a letto.
THAREG: Vedi questa bellissima pistola? C’è ancora il
sangue di Kevin sopra, vuoi
che si sporchi anche del tuo?
STEINER: Hai finito i colpi. E
non puoi farmi venire colpi,
non ci casco. Non te ne faccio una colpa, comunque,
molla il colpo e incolpa chi
vuoi.
THAREG: Ok, vorrà dire che
ora te la tiro.
TINA: Chi ha parlato di tirare?
PROF: Bene ragazzi, la pausa
lebre roulette iraniana (6 colpi, 6 pallottole),
ha fatto fuori, nell’ordine, Daniele, annessi
genitori, e Kevin.
Daniele, annessi genitori e Kevin: sappiate
che sono morti.
Steiner: Ha gravi problemi intellettivi. Gravissimi. Sempre fuori luogo, la sua inadeguatezza gli è costata la perdita degli occhi e
di qualcosa di molto sacro che somiglia agli
occhi. Potrebbe tranquillamente appartenere agli Evirati Arabi.
Tina Nico: Detta Nico Tina, non fa altro che
assumere qualsiasi tipo di droga. Profondità
personaggio: 1 grammo.
Se volete recuperare le puntate arretrate,
andate a spulciare sul sito del Manzoni e cercate i numeri 5, 6, 7 dell’anno II e i numeri 1,
2 e 3 dell’anno III de “Gli Stornelli”.
Chiaro, no?
PS: La puntata in questione doveva essere
pubblicata sull’ultimo numero dello scorso
anno, cosa che poi non è avvenuta.
Contatela come introduzione alla “nuova
stagione”, e quindi come puntata “unica”.
è finita, basta con le chiacchiere!
THAREG: E’ questo chi l’ha
mai visto?
STEINER: Ah, non dirlo a me...
THAREG: Giusto, hai ragione.
Dimenticavo che sei cieco. E
questo lo sto ripetendo unicamente per ricordarlo ai
lettori sbadati. In ogni caso
mi perdoni, ma lei non è il
nostro prof...
PROF: Esattamente, sono il
vostro nuovo insegnante. Il
mio amatissimo collega è
stato arrestato ieri per aver
insabbiato le prove di 4 omicidi avvenuti in questa sede,
e verrà condannato alla sedia elettrica.
THAREG: Ma nel nostro paese
non si può condannare qualcuno alla sedia elettrica!
STEINER: Giusto, non secondo la legge corrente...
THAREG: ...Dimmi che non
era voluta...
STEINER: E il prof come l’ha
presa?
THAREG: ...Fiato sprecato...
TINA: Mai sprecarlo, lo dico
sempre!
PROF: Basta parlare del vostro
vecchio
insegnante!
Passerà a miglior vita, quindi
fatevene una ragione. Ora
sarò io a darvi una raddrizzata, il Prof. Ugo...
THAREG: Prof. Ugo? E ce l’ha
il visto?
STEINER: Ah, non dirlo a me...
THAREG: Steiner, chiudi quella cazzo di fogna!
STEINER: Buffo, la censura
tutto a un tratto è sparita...
(vedi puntata 3 anno III)
PROF.UGO:
Ok,
finiamola
qui. Anche perché prima di
cominciare vi devo presentare un vostro nuovo compagno di classe!
STEINER: Un altro?
THAREG: Ma se non è rimasto più nessuno! Dannazione,
guardati intor...Ehm...
STEINER: Non preoccuparti,
chiudo un occhio. Per questa volta...
PROF.UGO: ...Si chiama Danilo Trino Equino, è un ragazzo
IL CULTO
introverso e non legge mai i
copioni!
DANILO: Ciao brutti pezzenti!
THAREG: Introverso, eh?
PROF.UGO: E non legge mai
i copioni!
THAREG: Capisco...
STEINER: Allora, Danilo, come
ti trovi in questa classe?
THAREG: Ma ci è appena arrivato!
DANILO: Ehm...La colpa è
del sistema!
THAREG: Sì.
II giorno dopo...
PROF.UGO: ...E quando Paganini divenne postino, comincio finalmente a suonare
due volte. La lezione di musica è finita, che ne pensi Danilo?
DANILO: Che l’erba del vicino è sempre più verde!
TINA: Ahahah, fammelo conoscere!
THAREG: Sì, è campa cavallo
che l’erba cresce, Danilo!
TINA: Evviva!
STEINER: Siamo a cavallo
oserei dire...
Terzo Giorno...
PROF.UGO: E Gesù prese il
pane, lo diede ai suoi discepoli e disse: “Questo è il mio
corpo”. Per oggi finiamo qui
con Storia! Il tuo pensiero,
Danilo?
DANILO: La vita è fatta a
scale!
THAREG: E tu sei caduto più e
più volte, lo sappiamo...
Settimo giorno...
PROF.UGO: ... ... ... ... ... ... ...
... ... ... ... ... ... ... ... ... E qui si
conclude la nostra lezione di
crittografia!
STEINER: Non mi è chiaro un
punto... Ultimamente è tutto
troppo scuro, per me.
PROF.UGO: Danilo, cosa ne
pensi?
THAREG: E basta con ‘sto
Danilo! Esiste solo lui? Ma poi
chi cazzo sei, Trino Equino?
Da dove cazzo sei uscito,
eh? Da dove?
PROF.UGO: Anzitutto il linguaggio, giovanotto, che
qua va a finire che nemmeno ci pubblicano! In secon-
PROSA 11
do luogo, vuoi esprimere la
tua opinione? E allora fallo!
Avanti, spara!
BANG!!!!
STEINER: Che hai fatto? L’hai
ucciso!!
THAREG: Sai che novità...
STEINER: Ma...Era il nostro
nuovo prof! Danilo! Dì qualcosa!
DANILO: L’assassino è il maggiordomo!
THAREG: No, Danilo, stavolta
hai sbagliato.
BANG!!
STEINER: Danilooooooo!
THAREG: Ma che, ti piaceva?
STEINER: Il suo sguardo, soprattutto!
THAREG: Va bene, Steiner.
Tina?
TINA: Sì?
THAREG: Ti rendi conto di essere un personaggio inutile
che è arrivato sin qui non si
sa per quale motivo?
TINA: Eh? Ahahahah, I Pony
verdi vooooolano!
THAREG: L’ultimo fumo che
vedrai sarà quello della mia
canna...della pistola.
BANG!!!
STEINER: Anche Tinaaa!
THAREG: Siano lodati i caricatori a basso prezzo, siano
lodati!
STEINER: E ora che farai? Ucciderai anche me?
THAREG: No, Steiner. Con te
voglio divertirmi...Hai perso
le palle sopra, hai perso le
palle sotto...E ora perderai
altro!
STEINER: Le palle ai lati?
THAREG: Ok, veloce e indolore, si fa prima.
STEINER: Fai come vuoi....Ma
almeno spiegami il motivo.
Perchè, perchè lo stai facendo?
THAREG: Apri gli occh...
Guarda in faccia la real...Insomma, renditi conto, è l’ultima puntata! Liceo Minzioni
è alla frutta!
STEINER: Lo è?
THAREG: Lo era già dalla
scorsa puntata! Non ti rendi
conto che questo è solo un
maledetto revival?
DANIELE: A proposito di revival!
KEVIN: Chi non muore si rivede!
DANILO: La vita è come una
scatola di cioccolatini! Non
sai mai quello che muore!
STEINER: Oddio gli zombi!
PROF: Fermi tutti!
TUTTI: Prof!!
PROF: Fermate questa follia!
Ve lo dice il vostro vero prof!
THAREG: Come fa ad essere
vivo?
KEVIN: Già non facciamo più
notizia...
PROF: Merito della lattuga!
Con le mie nuove abilità di
mago, l’ho trasformata in un
tappeto magico e sono volato via dal luogo dell’esecuzione!
THAREG: Ok, io mollo. L’avevo detto che era meglio
chiudere prima! Stracciate il
mio contratto, stracciatelo!
REGISTA: No, aspetta, c’è la
scena finale dove il tirannosauro mangia tutti!
THAREG: Evapora.
REGISTA: Ma nei titoli di coda
poi balla il tip tap ruttando!
THAREG: Steiner, ti ritiri anche tu, vero?
STEINER: Sì, qua si è perso di
vista l’obiettivo.
THAREG: Ed esci dal tuo personaggio, fammi il piacere.
STEINER: Come vuoi.
REGISTA: Se ne vanno! Se
vanno! Se ne sono andati! E
adesso?
E ADESSO?
Lo scoprirete nella nuova
stagione di “Liceo Minzioni!”
Grandi novità scoppiettanti!
Nuovi personaggi fissi tra i
quali Dino il Sauro!
Grandi ritorni come ll padre
e la madre di Daniele!
Un figlio segreto di Tina!
Un figlio segreto del figlio segreto di Tina!
Più magia, atmosfere più
dark!
Copertine più belle!
Viva la maionese nei panini!
12 IL CULTO
DISEGNO