Il Culto A2N1.indd - Liceo Classico Manzoni
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ANNO 2 NUMERO 1 OTTOBRE 2009 ? Culto RITAGLIA il GRANDE CONCORSO VOTA RITAGLIA IMBUCA (spiegazioni ed istruzioni sul retro) EDITORIALE 02 IL CULTO Il mio primo editoriale, che emozione di Diego Begnozzi - 2C Bando ai formalismi, passo subito a spiegarvi cos’è ciò che tenete in mano (i vecchi mi perdonino, loro la storia la sanno già, la racconto una volta e finisce qui). Il Culto è un giornalino aperto a tutti, senza censure e senza ideologie. Le riunioni si svolgono settimanalmente il lunedì o il martedì, il calendario completo lo trovate affisso in bacheca. L’indirizzo e-mail è [email protected], potete mandarci articoli, commenti, insulti. Veniamo al sodo. Ispirandoci ad un suggerimento ricevuto nei sondaggi dell’anno scorso abbiamo deciso di creare la figura del Manzoniano del mese. Chi è il Manzoniano del mese? È colui che, a vostro parere, si è distinto nel corso del mese per azioni di grande pregio o di grande stupidità. Ritagliate il tagliandino che trovate in fondo alla pagina, scrivete il nome del vostro Manzoniano del mese e imbucatelo nella cassetta viola al piano terra, vicino alla bacheca. Colui che sarà eletto a furor di popolo si aggiudicherà la copertina del prossimo numero. Quindi, manzoniani, distinguetevi dalla massa! LETTERE Dalla mail di un ex manzoniano... Conti n u ate. Non la sciate morire cio’ ch e e’ stato costru ito, cio’ ch e IO ho visto crea re - e a l qu a le ho contribu ito - e poi aff ievolirsi, se n za u n motivo. Mi se m bra ieri, mi vedo u n giova n e qu a rti n o i n bo m ber, a nf ibi e feroce crede n za si nistroide, scrivere a ppa ssion ata me nte, ma n da re a qu e sto i n dirizzo ma il il mio u lti mo a rticolo (ch e poi fosse a bba sta n za n oioso e brutto, i pri mi a rticoli a l me n o, e’ n orma le: si sa ’, il te mpo migliora le cose... o a l me n o spero!), vederlo pu bblicato, e ntra re n elle cla ssi con il pa cco di giorn a li ni i n ma n o (distribu zion e ch e si fa ceva per zo mpa rsi a llegra me nte u n’ora se n za bisog n o di giu stif ica zion e...) rischia n do di e ssere u cciso da lla folla di me nti distratte da lla lezion e ch e si buttava n o lettera l me nte su gli (s) fortu n ati fattori ni, travolti da u n ma re di ge nte con volti sorride nti. Good ol’ ti me s, co me dicon o n ella citta ’ da lla qu a le sto scrive n do (Lon dra). Con clu do con l’ i nvito a conti n u a re. A n zi, Conti n u a re, con u n a bella “C” ma iu scola. Non la sciate morire il vero e u nico stru me nto di pe n siero libero scritto a ll’ i ntern o della vostra (e mia, o perlo me nto, ch e e’ stata a n ch e mia) scu ola. Conti n u ate! Pippo LOGO INFORMANZONI, COLLAGE COPERTINA E A PAGINA 05 09 DI Sommario 01 02 03 06 COPERTINA E CONCORSO EDITORIALE E LETTERE MANZONI ATTUALITÀ 12 DI FRANCESCA BOCCHIO 3E NOEMI PIACENTINI 3C E DISEGNO A PAGINA VIGNETTA A PAGINA Contatti 07 08 09 12 CULTURA E SOCIETÀ RECENSIONI PROSA DISEGNO [email protected] concorso di ottobre AILGATIR M A N Z O N I A N O D E L M E S E IL CULTO MANZONI 03 di Michele Brezigia - 2E Le elezioni sono ormai alle porte. Questa volta si vota sia per il Consiglio di Istituto sia per la Consulta Provinciale. Due le liste: Innovazione Politicia Creativa (solo per il CdI) e Collettivo (CdI e Consulta). Ma quanti hanno già scelto chi votare? Quanti degli smarriti animi dei quartini hanno trovato il loro candidato ideale? Ben sapendo quali siano la confusione e l’incertezza che ogni anno all’approssimatsi di ottobre dominano i nostri corridoi, forniamo, come per le scorse elezioni, una breve “Guida al voto”, fiduciosi che sarà di grande aiuto a tutti noi Manzoniani. Consiglio di Istituto Lista I Lista II Innovazione Politica Creativa Collettivo GIONATA GOLO CAVALLINI III D 2a candidatura; eletto nel 2008 con 254 voti su 1411 Eletto alla Consulta nel 2007 con 261 voti su 532 ANDREA SCIOTTO II E 2a candidatura; nel 2008 137 voti su 1411 JACOPO LANZA III C 2a candidatura; nel 2008 155 voti su 1411; Eletto alla Consulta nel 2007 con 287 voti su 582 DIEGO BEGNOZZI II C SUSANNA JOELLE SIGNORELLI III A 1a candidatura 1a candidatura ALESSANDRO DANELON II B STEFANO CALZAVARA II F 1a candidatura 1a candidatura ALESSANDRA MESSA II A 2a candidatura; nel 2008 107 voti su 1411 Presentazione della lista Il confronto tra le due liste non è - e non deve essere - sul piano ideologico, né sulle attività studentesche al di fuori del Consiglio d’Istituto. La nostra lista punta anche quest’anno sulle proposte concrete da discutere con gli studenti e da portare nell’organo amministrativo della scuola: il progetto principale è la riproposta della “Scuola Aperta”, con metodi nuovi e obiettivi diversi. L’esperienza passata non ha dato infatti i frutti sperati, ma non per questo va scartata e dimenticata. Non è la sola iniziativa: i tutor, la sala prove, lo snellimento della burocrazia ecc. necessitano tutte di nuova energia. Noi siamo pronti a mettere la nostra, sempre aperti a ogni vostro contributo, suggerimento o critica. Politica come occuparsi di ciò che riguarda tutti. Informarsi su ciò che accade nel mondo e nella società, di ciò che riguarda la nostra scuola. Rigettando l’indifferenza di chi non prende posizione. Fare politica in un collettivo significa impegno e socialità, mettere le proprie conoscenze e capacità al servizio degli altri per discutere, commentere, organizzare iniziative, Assemblee d’Istituto. Una concezione non personalistica, né settaria della politica è fondamentale per far sì che la scuola sia davvero un luogo formazione della coscienza critica, senza la quale perde senso tutto il percorso di studi. La nostra scuola ideale non è simile a un ufficio dove si consumano grige giornate consumando il proprio tempo. È un luogo da vivere attivamente mettendoci del proprio, da vivere serenamente. Orario elastico, scuola aperta, eventi culturali serali e pomeridiani, collaborazione con gli insegnanti per la creazione dei progetti extracurricolari, esercizio dei diritti degli studenti: punti che migliorano il Manzoni e la nostra vita in esso da portare avanti in Consiglio d’Istituto. Proposte non di questo o quel candidato, ma rappresentanti la sintesi delle idee provenienti da studenti e dall’esperienze passate nelle istituzioni del Consiglio d’Isitituto e della Consulta. Consulta Provinciale degli Studenti Lista I Collettivo Politico Manzoni MATTEO CARELLA II F 1a candidatura; nel 2008 56 voti su 1411 al C.d.I. GIOACCHINO ORSENIGO V E LEOPOLDO MORARA I D 1a candidatura; nel 2008 53 voti su 1411 al C.d.I. TOMMASO DI VICO V B 1a candidatura 1a candidatura 04 IL CULTO MANZONI È bufera di Gionata Golo Cavallini - 3D “È bufera al liceo Manzoni”. In cinque anni di titoli così, su Repubblica e Corriere della Sera, ne ho letti a decine. La parola bufera attira l’attenzione del lettore, che già s’immagina chissà quali crisi nel nostro povero liceo. “È bufera al Manzoni” dovrebbe significare che nella scuola alcune persone, o gruppi di persone si stanno scontrando animatamente, magari violentemente, su un particolare argomento. Se infuria una bufera vuol dire che chi vive la scuola è a conoscenza dell’argomento e ha almeno un’idea sulle posizioni contrapposte. “Bufera” dovrebbe significare che la maggioranza degli studenti e lavoratori della scuola, o se non altro un’agguerrita minoranza, sta protestando con forza contro una decisione del Preside o del Consiglio d’Istituto. Ma da quanto tempo in Italia i giornalisti (quelli pagati s’intende) non s’interessano più della realtà oggettiva dei fatti, ma seguitano a prestar fede a chiacchiere e voci di corridoio pur di scrivere qualcosa? L’anno scorso il Manzoni aveva un Cineforum: la lodevole iniziativa, proposta e portata avanti dal professor Stanchi, consisteva in una serie di proiezioni pomeridiane che si annodavano su un filone centrale, l’America. Il 10 settembre di quest’anno, volendo ripetere l’esperimento, il prof. Stanchi presenta al Collegio Docenti una nuova proposta: un Cineforum sull’Italia e sulla sua storia, sui suoi problemi e sulle sue virtù, il tutto raccontato dai migliori registi italiani del Novecento e oltre. Partendo da La Grande Guerra, storica pellicola di Monicelli che esprime le sofferenze e le contraddizioni degli italiani durante il primo conflitto mondiale, fino a Gomorra, uno dei migliori film degli ultimi anni, il Cineforum avrebbe assunto un ruolo di educazione civica preziosa soprattutto in tempi degradanti come i nostri. Come titolo sceglie una citazione di un milanese illustre, Giorgio Gaber: “IO NON MI SENTO ITALIANO (ma per fortuna o purtroppo lo sono)”. Apprezzato il progetto del prof. Stanchi, il Collegio acconsente a farlo cominciare al più presto anche per evitare Film in programma sovrapposizione Proiezioni in Aula Video 1 con i corsi Idei. Su www.liceomanzoni.net/CineForum09 è possiIl 19/09/09 a pabile trovare la presentazione del progetto, il progina nove di Regramma e una breve guida dei film. pubblica Milano campeggia “Non Giovedì 8 ottobre 2009 mi sento italiano” La grande guerra di Mario Monicelli (1959) Bufera sul cinefoLunedì 19 ottobre 2009 rum (sottotitolo) Una giornata particolare di Ettore Scola (1977) Appello alla GelGiovedì 5 novembre 2009 mini: “Titolo offenAdua e le compagne di Antonio Pietrangeli (1960) sivo”. L’articolo di Mercoledì 18 novembre 2009 Franco Vanni soIl sorpasso di Dino Risi (1962) stiene che la decisione del presiMartedì 1 dicembre 2009 de ha provocato Signore e signori di Pietro Germi (1965) la protesta di alMercoledì 16 dicembre 2009 cuni studenti, non In nome del popolo italiano di Dino Risi (1971) si specifica quanGiovedì 21 gennaio 2010 ti, indignati per la Lamerica di Gianni Amelio (1994) scelta del titolo, Lunedì 8 febbraio 2010 specie dopo la Gomorra di Matteo Garrone (2008) morte di sei solMartedì 23 febbraio 2010 dati italiani in AfNon pensarci (2008) di G. Zanasi ghanistan il 17 settembre. L’articolo aggiunge che la parlamentare PDL Paola Frassinetti (ex MSI), oltre ad accusare il Manzoni di “svilire l’amore per la patria”, “si occuperà” della faccenda presentando un’interrogazione al ministro Gelmini. Vanni riporta il commento del consigliere comunale PD Marilena Adamo che si allinea sulla posizione della Frassinetti. Il 24 settembre l’onorevole Frassinetti presenta la sua interrogazione, nella quale sostiene che “numerosi studenti” avrebbero trovato offensivo l’antipatriottismo espresso dal titolo (che peraltro non è corredato dal sottotitolo). Inoltre afferma che: “dietro un titolo del genere è indubbio che si nasconda una ben precisa intenzione di svalutare l’immagine dell’Italia”. E aggiunge: “è insostenibile la motivazione di voler sostenere e diffondere il senso civico con un titolo così provocatorio e diseducativo, svilente dell’amor patrio ed offensivo per l’Italia e gli italiani”. Come studente del Manzoni tengo a precisare che: 1. Né al Preside, né al Consiglio d’Istituto né ad altri organismi istituzionali della scuola è stata presentata alcuna protesta. 2. La morte dei soldati italiani è stata posteriore all’approvazione del progetto e la sua strumentalizzazione per fini politici è inqualificabile. 3. Non sono a conoscenza di nessuno studente che abbia espresso pubblicamente la propria contrarietà al titolo. Neppure il fantomatico “Marco” di cui parla l’articolo. 4. 602 studenti, pari al 73% degli iscritti al Manzoni hanno firmato insieme alla quasi totalità dei docenti la petizione di solidarietà al Prof. Stanchi, chiedendo al contempo che il titolo sia mantenuto. 5. L’onorevole Frassinetti non ha alcun titolo per legiferare sul titolo di un’attività extrascolastica del nostro liceo. Tanto più dal momento che ella riporta argomentazioni infondate e fatti incompleti in atti parlamentari ufficiali. IL CULTO MANZONI 05 MANZONI 06 IL CULTO Il sondaggio di Diego Begnozzi - 2C Con un ritardo veramente inenarrabile, mi trovo a commentare l’arcaico sondaggio pubblicato sull’ultimo numero dell’anno scorso. La prima domanda riguardava leassemblee e, onestamente senzatroppa sorpresa, quasi metà delle risposte sono “seguo passivamente”. Quasi nulla la percentuale di quelli che studiano (ma va!). In autogestione la musica non cambia: una buona fetta resta da mane a sera ma il 46.5% esce al pomeriggio. Sulla mattina, però, nessu- na informazione. Le assemblee di corridoio sono migliori di quelle in palestra per il 33% dei rispondenti, mentre vanno integrate al resto per il 45%. Al ricordo del professor Governale che roboantemente esprime la sua sulla riforma Gelmini non posso che essere d’accordo con quel 33%. Glissando, essendo lo spazio poco e l’impaginatore un dittatore a me non favorevole, arriviamo alla domanda 6, che chiedeva con quanta frequenza i manzoniani leggessero il Culto. Eb- bene, il 47.5% ha dichiarato di leggerne tutti i numeri e il 32% soltanto quando ne arraffa un copia. Eletta icona manzoniana, come già trapelato l’anno scorso, l’armonica di Lanza - che speriamo di sentire il meno possibile - mentre al secondo posto si classifi ca il guardaroba di Clerici, ora negli States con il proprietario. Per i suggerimenti vi rimando al collage qua dietro, anche se non abbiamo potuto pubblicare il migliore a causa della censura impostaci dal comune buon gusto. ATTUALITÀ La crisi: una grande opportunità di Bianca Luna Fabris - 2A Mi ha fatto molto riflettere un articolo di uno dei più importanti economisti italiani, Marco Vitale che non scrive su “Il Manifesto” o “L’Unità”, ma su “Il Sole 24 Ore”, il giornale della Confindustria. In questo articolo si sostiene che il modo con cui si affronta la crisi e si ha la presunzione di risolverla è atto di pura follia. Ci si illude di superare questa crisi, l’ultimo colpo di coda di un capitalismo ormai comatoso, cercando di sostenere in tutti i modi un edificio che sta andando inevitabilmente a pezzi. Non comprendendo che questa crisi non è come le tante che si sono succedute negli ultimi decenni ma profondamente diversa, una crisi epocale; che ha coinvolto tutto il grande Villaggio Globale devastando dapprima le borse da Tokio a Wall Street e poi riversandosi sull’economia reale. Bisogna cominciare a criticare il falso postulato secondo cui la crescita sia sinonimo di benessere. Da questa crisi non si può uscire riproducendo lo status quo ma creando un nuovo modello economico, una nuova proposta di civilizzazione. Bisogna quindi decisamente prendere le distanze da una società ingiusta, con forti differenze nei redditi e marcate ingiustizie sociali, dove i ricchi divengono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, dove la qualità della vita (come dimostrano le indagini) va collassando e il nostro benessere si basa sullo sfruttamento sistematico dei popoli del Terzo Mondo. Una società predatoria soprattutto nei confronti dell’ambiente che si basa sulla crescita illimitata. Questa è una tragica contraddizione perché le risorse del nostro pianeta sono invece limitate e anche il consumo di quelle riproducibili avviene da tempo con un ritmo incompatibile con le capacità che queste hanno di riprodursi. Tutto ciò porterà ad una reale catastrofe ambientale. I continui appelli a consumare per fare uscire il Paese dalla crisi sono irresponsabili; perché chi è ai livelli più bassi di reddito non consuma certo perché non ha voglia di farlo ma perché non ha i soldi. Per tutti gli altri credo sia giusto porre il problema in questi termini: è davvero ipotizzabile che per sostenere il sistema economico si debba mangiare sempre di più (Mc Donald’s style), comprare compulsivamente capi d’abbigliamento, più auto più iPod, più PC, più di tutto? Non si ribalta così la funzione dell’economia che dovrebbe essere al servizio di tutti noi? Nel senso che siamo invece noi costretti ad acquistare sempre, in continuità per sostenere il sistema e ad essere divenuti schiavi e servitori dell’economia. È completamente assente un dibattito politico e sociale sull’impoverimento crescente, non solo reddituale, della nostra qualità della vita, della marginalità dei beni relazionali tanto indispensabili invece per il nostro benessere. La minaccia dei posti di lavoro persi, della disoccupazione è il ricatto più ignobile per giustificare gli appelli a come uscire dalla crisi; dalla quale si uscirà soltanto riconvertendo le strutture produttive verso energie compatibili (come sta facendo il neopresidente Obama), nella creazione di infrastrutture di cui siamo tanto carenti ed opere pubbliche. Soprattutto impegnandoci a costruire nuovi modi di vivere che non occupino con il pieno e la quantità dei consumi i nostri vuoti esistenziali, che valorizzino finalmente quanto c’è di gratuito e di riproducibile: i sentimenti, gli affetti, l’amicizia. Perché inoltre l’aria torni ad essere respirabile così che si possa ancora vedere il cielo e non questa costante bruma grigiastra che lo ricopre. Quindi un grande Progetto da costruire collettivamente, un forte pensiero creativo, forse anche un po’ di utopia per ritornare a vivere. Dalla crisi si esce soltanto non con farmaci scaduti ma con un nuovo progetto di civiltà. IL CULTO CULTURA E SOCIETÀ 07 1999-2009: il ricordo di un mito, Fabrizio De Andrè di Chiara Facchini - 5F 1999-2009, dieci anni sono passati dalla morte del grande cantautore genovese Fabrizio De Andrè, soprannominato Faber dagli amici più intimi. Quest’anno, per celebrare la ricorrenza, sono state organizzate numerose iniziative, specialmente nella sua città natale: Genova. Qui, infatti, è stata allestita una mostra multimediale che ha fatto percorrere ai visitatori un viaggio dentro la musica, dove a fare da “guida” è stato lo stesso De Andrè, attraverso i testi delle sue canzoni, la poesia delle sue note. Su Rai 3 c’è stata, inoltre, una puntata della trasmissione “Che tempo che fa”, condotta da Fabio Fazio, interamente dedicata a Faber. Ospite d’onore, Dori Ghezzi, la compagna del cantante. Addentrarsi nel canzoniere di Fabrizio è come immergersi nei mari profondi dell’esistenza; le dinamiche ci sono tutte: la cognizione del dolore, l’amo- re sacro e quello profano, la religiosità popolare, l’esaltazione dei diseredati, un’indomabile ribellione alle ingiustizie del mondo ed un amore assoluto, viscerale per il piacere della libertà. De Andrè, quindi, era soprattutto un libero pensatore e, contemporaneamente, un poeta. Egli era un vero cultore della sua Genova e per questo non amava le metropoli; egli preferiva la “drammaturgia” implicita in un carruggio che improvvisamente si apre su un orizzonte di mare. Ma come è avvenuto l’incontro tra De Andrè e la musica? Il tutto è nato quando era un ragazzo ma non c’è stato un vero incipit; infatti, quando era agli esordi, prima di arrivare alla realizzazione del suo primo album, incise alcuni 45 giri; il suo successo, quello vero, arrivò successivamente quando furono pubblicati i primi album, tra cui spiccano, tra i piu’ famosi, “Tutti mo- rimmo a stento” , “ La buona novella”. Le canzoni di Faber hanno sempre una punta di amarezza; sono brani che conducono a riflessioni profonde. Una delle composizioni più famose è sicuramente “La guerra di Piero” che, inizialmente, passò inosservata per poi però avere un grande successo. Un caso analogo si è verificato anche per “La canzone di Marinella” che dovette attendere la versione cantata da Mina per diventare una delle composizioni più amate della musica italiana di tutti i tempi. Altri brani, invece, come “Carlo Martello” sono stati denunciati per immoralità. Tuttavia, nonostante le critiche che la sua produzione artistica può aver talvolta sollevato, essa si può comunque definire sempre attuale, proprio per le tematiche affrontate all’interno delle sue canzoni, che molto spesso ci riguardano da vicino. Anche il tè ha una sua verità di Noemi Piacentini - 3C Sarebbe interessante pensare a come la nostra cultura, mista alle convenzioni della tradizione, possa influenzare il nostro giudizio. Non sempre cerchiamo delle risposte e spesso accettiamo ciò che ci viene dato, come succede quotidianamente al bar o al ristorante: semplicemente ci fidiamo e siamo certi che non ci abbiano avvelenato la portata. Nei fatti non possiamo avere la certezza che sia così e rischiamo. Rischiamo di sgretolare il muro delle convinzioni che ci sono state immesse sin dalla nascita e ci perdiamo cercando una via d’uscita accettabile e sicura, che ci piaccia perché semplice e più facilmente accreditabile. Ma se un giorno qualcuno ci dicesse che tra la Terra e Marte c’è una teiera di porcellana che gira intorno al Sole con orbita ellittica? Probabilmente non gli crederemmo. Anzi, sicuramente. Ma se costui fosse un filosofo importante, allora sarebbe diverso: cominceremmo a chiederci almeno il perché di questa asserzione, pur continuando a ritenerla stupida e assolutamente infondata. Ciò che avrebbe voluto dimostrare il filosofo e matematico gallese Bertrand Russel in un articolo pubblicato nel 1952 è l’abitudine a noi propria di rifiutare il Nuovo e dichiararci, direttamente o indirettamente, a sfavore di una teoria la cui dimostrazione ha carattere arbitrario: in questo caso mostrarci a-teieristi. L’esempio della teiera potrebbe paragonarsi alla notte di Natale di un comune bambino occidentale: non dubita che qualcuno gli faccia trovare i doni sotto l’albero addobbato, tanto meno dell’esistenza stessa dell’Uomo in Rosso. Così, per una serie di circostanze studiate, o talvolta fortuite, ci si ritrova tra le mani un pacchetto in cui non si trovano sorprese, ma aspettative già maturate precedentemente. E l’illusione del Nuovo è comune, nonostante non sia l’unico errore della nostra chiusura. La parvenza di un’apertura a diverse e originali chimere mentali potrebbe significare una banalizzazione del concetto stesso di “apertura”, nonché della teoria in esame. La probabilistica infatti non insegna il rapporto 50:50 tra il vero e il falso, perché ciò che si compara diventerebbe parte di un piccolo cerchio di opinioni e circostanze relative al soggetto; non possiamo quindi affermare che l’esistenza della suddetta teiera possa essere allo stesso modo probabile o improbabile. Si può affermare invece che la dimostrazione del suo Essere non dipende dallo scopritore o dal teorizzatore, bensì dalla fiducia che ciascuno decide di riporre in essa. Non è l’inventore, né il collaudatore che devono rendere conto della loro creatura, ma, secondo Russel, è colui che decide di accoglierla il vero portatore di una verità, non ancora scoperta, nascosta nella sua fede nell’oggetto. Perciò diventa chiaro che non è compito di scettici, o presunti tali, confutare qualsiasi dogma dato per convenzione, ma è dovere di chi in esso crede dimostrarne l’incontrovertibilità, la via logica secondo cui non dubitano dell’attendibilità delle fonti. Di conseguenza si dovrebbe accogliere l’impensabile e allontanarsi dalle novità, che sono spesso frutto di un’opera di riciclaggio. Forse. Meglio pensarci davanti ad una tazza di tè. 08 IL CULTO RECENSIONI Un funerale all’illusione di Federico Di Matteo - 1F Dal romanzo omonimo “Requiem for a dream” questo film, di Darren Aronofsky, è un cupo racconto sulla società degradata dei nostri tempi. Un viaggio sulla vita di quattro personaggi che, inseguendo i propri sogni, finiscono per trasformare la loro esistenza in un incubo ad occhi aperti: Sarah, vedova dipendente dalla TV, per il desiderio di dimagrire e apparire affascinante nel suo programma preferito finisce ricoverata in un manicomio dopo una dieta a base di anfetamine; Harry, suo figlio, dipendente da droghe, cercando di uscire dalla sua misera condizione e diventare uno spacciatore d’alto livello, finirà mutilato per un’infezione al braccio causata dalle continue iniezioni di droga,e verrà incarcerato col suo amico Tyrone, mentre alla sua fidanzata Maryon toccherà un futuro da prostituta per guadagnarsi qualche dose. Una madre e un figlio che percorrono lo stesso destino; una madre e un figlio che, guidati dai loro sogni e dalle loro illusioni, vengono risucchiati in un mondo artificiale dal quale gli è impossibile venirne fuori. Il regista con questo capolavoro designa un funerale al Sogno Americano: la certezza di poter cambiare usando metodi estremi è solo un’illusione che porta all’autodistruzione. Il film è caratterizzato da un montaggio rapido che ci porta dentro i sentimenti e le incertezze dei protagonisti e da un’ atmosfera claustrofobica creata grazie ad un uso frenetico di dettagli e immagini accelerate capaci di evidenziare la dipen- denza mediante l’ossessiva ripetizione di piccoli gesti e immagini estremamente realistiche. Bellissime le musiche, usate come colonna sonora,lente,inquietanti e perturbanti per tutta la durata del film. Racchiude le principali problematiche della società borghese odierna e Racconta di come l’uomo sia disposto non solo a raggiungere il fondo per sentirsi realizzato, ma anche a scavare sottoterra. Insomma una storia estrema, raccontata in modo estremo,che tratta di argomenti estremi. Requiem for a dream non è mai uscito nelle sale italiane, benché sarebbe bello il recupero di quest’opera “maledetta” che mostra, con crudo realismo, il lato più oscuro della nostra società. Invito alla lettura: “Il dio delle piccole cose” di Giada Cipollone - 3C “Maggio ad Ayemen è un mese caldo, meditabondo. Le giornate sono lunghe e umide. Il fiume si ritira e corvi neri si rimpinzano di manghi lucidi sugli alberi verdepolvere, immobili. Maturano le banane rosse. Si spaccano i frutti dell’albero del pane. Mosconi viziosi ronzano vacui nell’aria fruttata. Poi si schiantano contro i vetri delle finestre e muoiono, goffamente inermi sotto il sole.” Inizia cosi il capolavoro di Arundhati Roy (scrittrice e attivista politica indiana), “il dio delle piccole cose”, una fotografia scattata con cura, un frammento pitturato di poesia, i pensieri di una natura sola, persa nel bianco e nel nero dell’India. Inizia cosi un racconto semplice e delicato, una trama universale e commovente, un racconto come mol- ti, una trama come tante, un contorno disegnato con un comune tratteggio nero, ma anche un ritratto unico e meraviglioso dipinto con soltanto qualche Piccolo colore della vita e infinite combinazioni di luce. Kerala (India), fine anni Sessanta: la giovane Ammu, madre di due gemelli, Estha e Rahel, torna ad Ayemen, città natale, dopo il fallimento del suo matrimonio: la famiglia riunita comprende anche il fratello divorziato, Chacko, brillante dirigente dell’attività di famiglia, e l’anziana madre. La storia si articola in diversi capitoli dedicati alternativamente all’infanzia e al ritorno dei due fratelli, sottraendo alla descrizione della quotidianità una pedante monotonia, narrando con precisione i Piccoli pensieri di due giovani vite alla ricerca di qualcosa, lasciando all’immaginazione i Grandi pensieri di due adulti con tanti sogni annegati nel gelo del fiume freddo del passato. I due bambini crescono nel loro racconto e pensano, costruendo le Piccole Cose sulle sabbie di giochi infantili, lasciando tracce che verranno cancellate dal mare. E cresce anche Ammu con i suoi figli, nei loro sguardi, nei loro sorrisi, nel loro racconto, fino ad incontrare il suo “dio”, inerme soldato di una guerra contro il pregiudizio già perduta, disteso, spogliato di tutto, ma non dell’infinito, ad aspettarla su una riva, una riva che ha spiato corvi neri, mosconi viziosi e passi di fanciulli verso la libertà, una Piccola riva che vedrà la Più Grande delle Cose. IL CULTO PROSA 09 Storia del giornalismo: la stampa senza carta di Federico Moretti - 2B Il giornalismo non nacque in una certa data, poiché era già dentro di noi. E’ infatti nella natura di noi esseri umani non poter fare a meno di tre bisogni: il lamentarsi dei propri problemi, il cercare di scoprire quelli di qualcun altro e lo svelare questi ultimi a tutti coloro che conosciamo. L’uomo preistorico non fu da meno: quando calava la sera e fuori tutto si faceva buio e minaccioso i vari cacciatori si radunavano in caverne, preferibilmente dotate di fuoco, in cui discutevano raccontandosi animatamente le proprie imprese giornaliere, a volte anche esagerando un po’. Quelli più dotati nel disegno aggiungevano persino pitture rupestri, che perlopiù servivano a prendere in giro i più spacconi. Fu così che nacquero i quotidiani e la satira. Dopo un po’ di tempo le loro mogli, invidiose di quello svago esclusivamente maschile, cominciarono a loro volta a riunirsi e a discutere di pettegolezzi, come ad esempio la barba di Utta, moglie di Knut, che cominciava a farsi bianca, o il figlio di Urk, che si era appena scoperto fosse un mammut. Nacquero così i tabloid e la cronaca rosa. Ai Greci invece si deve l’invenzione del telegiornale: ogni giorno, dopo il banchetto serale, veniva chiamato l’aedo, al quale spettava il compito di diffondere l’informazione. Purtroppo il più delle volte, non appena cominciava a raccontare di guerre a Troia, una zona calda del Medio Oriente, o di magheggi nelle ultime elezioni di Demostene, gli ascoltatori, ebbri per il vino e con le guance ancora unte di sughetto, cominciavano a sbattere i pugni all’unisono sui tavoli chiedendo a gran voce le notizie sportive. Il povero aedo si ritrovava ogni volta a raccontare di come nelle ultime Olimpiadi Demetrio avesse vinto nella gara di corsa o come Filippo avesse steso Andronico nel pugilato. Il pubblico si sentiva sempre così partecipe da pretendere che l’aedo mimasse ogni singola scena descritta, a volte con esiti tragici. Le donne, confinate nelle loro stanze, aspettavano ansiose che questo macabro divertimento finisse, e quando i mariti si addormentavano ubriachi, chiamavano a sé l’aedo e si facevano raccontare del nuovo vestito di Elena o delle vacanze di Achille e Patroclo insieme sulla dorate spiagge di Mikonos. Ad Atene, città nota per il suo senso dell’umorismo, provò a germogliare il TG Satirico, una sorta di “Striscia la notizia” in cui l’inviato, tale Socrate, andava in giro per strada a intervistare e ridicolizzare i passanti. La trasmissione chiuse i battenti dopo che Socrate fu condannato a morte. Alessandro Magno fu famoso poiché concedeva sempre interviste memorabili ai vari reporter che lo seguivano nelle sue campagne militari, anche se quando era ubriaco era capace di farli giustiziare semplicemente per un’allusione al suo rapporto con Efestione. A Roma ci volle del tempo perché il giornalismo prendesse forma: fu Cesare a istituire gli Acta Diurna, dei manifesti contenenti le notizie principali (ufficiali e non) che venivano affissi in giro per la città. Ma un giorno lo stesso Cesare, mentre si recava al Senato, ebbe l’impressione che per strada tutti lo indicassero e ridessero di lui. Quando finalmente giunse alla bacheca degli Acta vi vide scritto che sua moglie se la faceva con tale Clodio. Per lungo tempo gli Acta sparirono dalla circolazione. A ripristinarli fu Augusto, che però li censurava pesantemente e pretendeva che scrivessero sempre che tutto andava bene e che i detrattori dello stato erano soltanto dei folli. Fu solo grazie all’appoggio della stampa che quei tipacci chiamati imperatori sopravvissero all’opinione pubblica, finché il povero Nerone, un ragazzone un po’ impulsivo che amava giocare col fuoco, non la combinò grossa in una faccenda che aveva a che fare con delle escort, un vero incendio mediatico, facendosi nemici anche i cristiani. I secoli successivi furono abbastanza bui, soprattutto per il giornalismo. Dato che tutte le notizie parlavano di stragi e saccheggi nessuno era più interessato ad ascoltarle, tantomeno a leggerle. Si preferiva assistere alle rappresentazioni di un qualche giullare, magari circondato da belle donne poco coperte. Alcuni signorotti sadici si divertivano a gettare in una grande cella dieci concorrenti e ad osservarli mentre cercavano di sopravvivere. Ogni settimana il tifo se ne portava via uno, finché l’unico sopravvissuto veniva tirato fuori più morto che vivo e nominato barone. La Chiesa, sconsolata per la bassezza di questi intrattenimenti, incaricò San Remo, uomo pio e amante della musica, di organizzare un raduno dei migliori coristi gregoriani. Con il tempo però esso degenerò fino ad arrivare al livello che tutti conosciamo. Ma ora stiamo divagando… In sostanza per tutto il Medioevo il giornalismo non ebbe successo. Un’ eccezione fu il caso di Marco Polo, un giovane assetato di avventura che partì per l’Asia e vi restò per mezzo secolo. Tornato in Europa indossando solo abiti bianchi e una barba finta, bianca anch’essa, fece fortuna vendendo gli esotici reportage che aveva scritto durante i suoi viaggi, tra i quali citiamo “Il Milione”, “In Asia”, “Good Morning, Vietnam”, “Sette anni in Tibet” e il pluripremiato “Un indovino mi disse”. PROSA 10 IL CULTO Liceo Minzioni A(poca)lisse di Francesco Fiero - EX Era il 2006 quando nacque Liceo Minzioni, classe di sostegno, serie poco seria che ha accompagnato gli studenti manzoniani per 2 anni. Poi il buio. Ora che la bolletta è stata pagata, a distanza distanziata, ecco ricomparire sulle pagine del giornalino quei dialoghi poco chiari su personaggi ancora meno chiari, e su situazioni da chiarire. Urge un riassunto per i novellini. Riassunto riassunto, mi sembra chiaro, e nel caso non fosse chiaro, siete entrati nel clima, e questo è già qualcosa. Il liceo Minzioni ha una classe di sostegno. In questa classe di sostegno ci sono studenti che hanno bisogno di sostegno. Un professore li sostiene durante il corso dell’anno, sostenendo ogni giorno sostenute discussioni, che aiutano i piccoli studenti affamati di sapere a placare la loro sete (ma se sono affamati e non assetati di sapere c’è qualcosa che non va...chiaramente...) Personaggi: Il professore, sadico fin nel midollo, chi non lo ascolta fa una brutta fine (chiedete a Steiner), e chi fa da sè fa per tre. Thareg: individuo poco propenso al dialogo. Fa il paio con il professore, e con la sua ceTHAREG: ...E poi arriva il terrorista e fa: “Guarda che a letto sono una bomba!” Aahahahahah! STEINER: Dov’è la battuta? THAREG: Steiner, la battuta sta nel fatto che il terorrista, che si fa esplodere, sia una bomba, che esplode, a letto. Ora hai capito? STEINER: Ma le bombe non esplodono solo a letto. A dirla tutta io non ho mai visto una bomba esplodere a letto. THAREG: Vedi questa bellissima pistola? C’è ancora il sangue di Kevin sopra, vuoi che si sporchi anche del tuo? STEINER: Hai finito i colpi. E non puoi farmi venire colpi, non ci casco. Non te ne faccio una colpa, comunque, molla il colpo e incolpa chi vuoi. THAREG: Ok, vorrà dire che ora te la tiro. TINA: Chi ha parlato di tirare? PROF: Bene ragazzi, la pausa lebre roulette iraniana (6 colpi, 6 pallottole), ha fatto fuori, nell’ordine, Daniele, annessi genitori, e Kevin. Daniele, annessi genitori e Kevin: sappiate che sono morti. Steiner: Ha gravi problemi intellettivi. Gravissimi. Sempre fuori luogo, la sua inadeguatezza gli è costata la perdita degli occhi e di qualcosa di molto sacro che somiglia agli occhi. Potrebbe tranquillamente appartenere agli Evirati Arabi. Tina Nico: Detta Nico Tina, non fa altro che assumere qualsiasi tipo di droga. Profondità personaggio: 1 grammo. Se volete recuperare le puntate arretrate, andate a spulciare sul sito del Manzoni e cercate i numeri 5, 6, 7 dell’anno II e i numeri 1, 2 e 3 dell’anno III de “Gli Stornelli”. Chiaro, no? PS: La puntata in questione doveva essere pubblicata sull’ultimo numero dello scorso anno, cosa che poi non è avvenuta. Contatela come introduzione alla “nuova stagione”, e quindi come puntata “unica”. è finita, basta con le chiacchiere! THAREG: E’ questo chi l’ha mai visto? STEINER: Ah, non dirlo a me... THAREG: Giusto, hai ragione. Dimenticavo che sei cieco. E questo lo sto ripetendo unicamente per ricordarlo ai lettori sbadati. In ogni caso mi perdoni, ma lei non è il nostro prof... PROF: Esattamente, sono il vostro nuovo insegnante. Il mio amatissimo collega è stato arrestato ieri per aver insabbiato le prove di 4 omicidi avvenuti in questa sede, e verrà condannato alla sedia elettrica. THAREG: Ma nel nostro paese non si può condannare qualcuno alla sedia elettrica! STEINER: Giusto, non secondo la legge corrente... THAREG: ...Dimmi che non era voluta... STEINER: E il prof come l’ha presa? THAREG: ...Fiato sprecato... TINA: Mai sprecarlo, lo dico sempre! PROF: Basta parlare del vostro vecchio insegnante! Passerà a miglior vita, quindi fatevene una ragione. Ora sarò io a darvi una raddrizzata, il Prof. Ugo... THAREG: Prof. Ugo? E ce l’ha il visto? STEINER: Ah, non dirlo a me... THAREG: Steiner, chiudi quella cazzo di fogna! STEINER: Buffo, la censura tutto a un tratto è sparita... (vedi puntata 3 anno III) PROF.UGO: Ok, finiamola qui. Anche perché prima di cominciare vi devo presentare un vostro nuovo compagno di classe! STEINER: Un altro? THAREG: Ma se non è rimasto più nessuno! Dannazione, guardati intor...Ehm... STEINER: Non preoccuparti, chiudo un occhio. Per questa volta... PROF.UGO: ...Si chiama Danilo Trino Equino, è un ragazzo IL CULTO introverso e non legge mai i copioni! DANILO: Ciao brutti pezzenti! THAREG: Introverso, eh? PROF.UGO: E non legge mai i copioni! THAREG: Capisco... STEINER: Allora, Danilo, come ti trovi in questa classe? THAREG: Ma ci è appena arrivato! DANILO: Ehm...La colpa è del sistema! THAREG: Sì. II giorno dopo... PROF.UGO: ...E quando Paganini divenne postino, comincio finalmente a suonare due volte. La lezione di musica è finita, che ne pensi Danilo? DANILO: Che l’erba del vicino è sempre più verde! TINA: Ahahah, fammelo conoscere! THAREG: Sì, è campa cavallo che l’erba cresce, Danilo! TINA: Evviva! STEINER: Siamo a cavallo oserei dire... Terzo Giorno... PROF.UGO: E Gesù prese il pane, lo diede ai suoi discepoli e disse: “Questo è il mio corpo”. Per oggi finiamo qui con Storia! Il tuo pensiero, Danilo? DANILO: La vita è fatta a scale! THAREG: E tu sei caduto più e più volte, lo sappiamo... Settimo giorno... PROF.UGO: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... E qui si conclude la nostra lezione di crittografia! STEINER: Non mi è chiaro un punto... Ultimamente è tutto troppo scuro, per me. PROF.UGO: Danilo, cosa ne pensi? THAREG: E basta con ‘sto Danilo! Esiste solo lui? Ma poi chi cazzo sei, Trino Equino? Da dove cazzo sei uscito, eh? Da dove? PROF.UGO: Anzitutto il linguaggio, giovanotto, che qua va a finire che nemmeno ci pubblicano! In secon- PROSA 11 do luogo, vuoi esprimere la tua opinione? E allora fallo! Avanti, spara! BANG!!!! STEINER: Che hai fatto? L’hai ucciso!! THAREG: Sai che novità... STEINER: Ma...Era il nostro nuovo prof! Danilo! Dì qualcosa! DANILO: L’assassino è il maggiordomo! THAREG: No, Danilo, stavolta hai sbagliato. BANG!! STEINER: Danilooooooo! THAREG: Ma che, ti piaceva? STEINER: Il suo sguardo, soprattutto! THAREG: Va bene, Steiner. Tina? TINA: Sì? THAREG: Ti rendi conto di essere un personaggio inutile che è arrivato sin qui non si sa per quale motivo? TINA: Eh? Ahahahah, I Pony verdi vooooolano! THAREG: L’ultimo fumo che vedrai sarà quello della mia canna...della pistola. BANG!!! STEINER: Anche Tinaaa! THAREG: Siano lodati i caricatori a basso prezzo, siano lodati! STEINER: E ora che farai? Ucciderai anche me? THAREG: No, Steiner. Con te voglio divertirmi...Hai perso le palle sopra, hai perso le palle sotto...E ora perderai altro! STEINER: Le palle ai lati? THAREG: Ok, veloce e indolore, si fa prima. STEINER: Fai come vuoi....Ma almeno spiegami il motivo. Perchè, perchè lo stai facendo? THAREG: Apri gli occh... Guarda in faccia la real...Insomma, renditi conto, è l’ultima puntata! Liceo Minzioni è alla frutta! STEINER: Lo è? THAREG: Lo era già dalla scorsa puntata! Non ti rendi conto che questo è solo un maledetto revival? DANIELE: A proposito di revival! KEVIN: Chi non muore si rivede! DANILO: La vita è come una scatola di cioccolatini! Non sai mai quello che muore! STEINER: Oddio gli zombi! PROF: Fermi tutti! TUTTI: Prof!! PROF: Fermate questa follia! Ve lo dice il vostro vero prof! THAREG: Come fa ad essere vivo? KEVIN: Già non facciamo più notizia... PROF: Merito della lattuga! Con le mie nuove abilità di mago, l’ho trasformata in un tappeto magico e sono volato via dal luogo dell’esecuzione! THAREG: Ok, io mollo. L’avevo detto che era meglio chiudere prima! Stracciate il mio contratto, stracciatelo! REGISTA: No, aspetta, c’è la scena finale dove il tirannosauro mangia tutti! THAREG: Evapora. REGISTA: Ma nei titoli di coda poi balla il tip tap ruttando! THAREG: Steiner, ti ritiri anche tu, vero? STEINER: Sì, qua si è perso di vista l’obiettivo. THAREG: Ed esci dal tuo personaggio, fammi il piacere. STEINER: Come vuoi. REGISTA: Se ne vanno! Se vanno! Se ne sono andati! E adesso? E ADESSO? Lo scoprirete nella nuova stagione di “Liceo Minzioni!” Grandi novità scoppiettanti! Nuovi personaggi fissi tra i quali Dino il Sauro! Grandi ritorni come ll padre e la madre di Daniele! Un figlio segreto di Tina! Un figlio segreto del figlio segreto di Tina! Più magia, atmosfere più dark! Copertine più belle! Viva la maionese nei panini! 12 IL CULTO DISEGNO