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PHILIPP FÜRHOFER
Life is out there
di Anna Mecugni
Alla vigilia della conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si terrà a
Copenhagen, e dell’ennesimo atteso fallimento, anticipato dalle parole dei
principali capi di stato e di governo mondiali, rispetto al conseguimento di una
posizione comune in grado di dar vita ad un trattato condiviso con obblighi
vincolanti, il progetto site-specific che l’artista berlinese Philipp Fürhofer ha
realizzato per il suo debutto italiano alla Galleria NotFair di Milano, Untitled
(2009), appare di un’attualità scottante.
Fürhofer ha trasformato un ampio spazio cubico, adiacente all’area
principale della galleria e delimitato da due pareti in muratura e da due vetrate
che corrono dal pavimento al soffitto, in un enorme light box. Un guazzabuglio di
cavi neri, punteggiati da lampadine a basso consumo energetico, occupa lo spazio
oltre le vetrate, su cui l’artista ha dipinto un nero sottobosco rigoglioso. Con lo
spegnimento delle lampadine, la superficie delle vetrate, rivestite all’interno con
uno specchio a due vie, da trasparente diviene riflettente l’ambiente circostante
ed esibisce colate di pittura argentata, trasfigurando in un cubo di ghiaccio
nell’atto di sciogliersi.
Untitled pare offrire una duplice considerazione sull’energia in generale e
la luce in particolare: sia come forza distruttiva, che causa lo scioglimento dei
ghiacci, sia come forza costruttiva, che rende visibili le cose, secondo un processo
che può essere interpretato come una metafora visiva della creazione di un
mondo.
Fürhofer, che ha scoperto lo specchio a due vie mentre lavorava come
assistente di scenografia per le produzioni di opera lirica nei teatri di Zurigo e
Berlino diversi anni fa, ha cominciato ad incorporarlo nel suo lavoro nel 2008, a
distanza di due anni dai primi esperimenti di pittura sul vetro acrilico. Motivato dal
bisogno di esplorare nuovi modi e metodi in cui la pittura può divenire più
flessibile, così da riflettere la natura mutevole della vita, Fürhofer lavora e dipinge
con oggetti di vetro acrilico che presentano geometrie elementari, quali il
parallelepipedo o la piramide, e all’interno dei quali dispone oggetti e materiali
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• via Broletto, 26 • 20121 Milano • T&F (+39) 02.89.40.17.07 • [email protected] • www.notfair.org
ordinari che contrastano con i motivi dipinti in termini concettuali ma non visivi,
così come in Untitled i cavi elettrici paiono rami sullo sfondo del sottobosco
dipinto. L’uso frequente dello specchio a due vie e di lampadine luminose espande
ulteriormente le possibilità della pittura creando un doppio motivo, come
l’intricata boscaglia e il cubo di ghiaccio che si scioglie nella presente
installazione.
La combinazione di pittura e ready-made ricorda la tradizione Dada e
New Dada dell’assemblage e, in particolare, il lavoro di artisti come il tedesco Kurt
Schwitters e l’americano Robert Rauschenberg. Vengono anche in mente le
accumulazioni di oggetti quotidiani immersi in resina e inscatolati in
parallelepipedi di plexiglass del francese Arman.
La creazione della natura attraverso ciò che l’artista definisce come
“l’assurda collaborazione di materiali artificiali”, come le matite colorate, i fogli di
plastica e i quotidiani, è un tema comune alle altre opere in mostra, tutte eseguite
nel 2009: Osram Dulux Superstar, 6 x 36 W, Drunt im Tal (Giù nella valle),
Bergblau (Montagna blu). Ricorre nel lavoro di Fürhofer anche l’ironico riferimento
alla grande tradizione tedesca del Romanticismo e alla sua idea del sublime in
natura. Oggi, con la minaccia crescente portata dal surriscaldamento globale alla
salute del pianeta e all’esistenza di molte specie, la natura non può più apparire
come grandiosa e pura, poiché i comportamenti irresponsabili di generazioni
dopo generazioni l’hanno resa come ce la mostra Fürhofer: vulnerabile e ibrida.
PHILIPP FURHOFER – LIFE IS OUT THERE, NotFair Gallery, 28 novembre 2009 –
30 gennaio 2010
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