MBA - Luglio 2014
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MBA - Luglio 2014
128_Man_on_a_Mission_MBA_07-14WEB_GPR 05/06/14 16.11 Pagina 128 man on a mission di Gian Paolo Galloni Prima o poi... ... a rriva il momento di fare delle scelte, di qualunque genere esse siano, ma ormai da molti anni per me l’interrogativo era sempre lo stesso... puntuale ogni primavera: “appendere il casco integrale al chiodo o rimandare di un’altra stagione?” Corro per passione in DH dai tempi della mia prima mtb del genere, cioè dalla bellissima Manitou di Jürgen Beneke fino alla mia ultima e fantastica Turner DHR. Di fronte ad una simile riflessione la sensazione è la stessa di quando a fine giornata ci si chiede se fare ancora un’ultima discesa, tra muscoli indolenziti, riflessi annebbiati ed il rischio alle stelle di fare fesserie proprio per questo. Gli anni scorsi avevo preso la cosa diversamente, se la si guarda dal punto di vista del puro ragionamento, poiché mi ero semplicemente chiesto se fossi ancora veloce o se invece non avessi più capacità di reagire a questa o a quella sfida, aprendo l’acceleratore per pressare da tergo il fenomeno di turno o far soffrire chi di ruote sceglieva di seguire la mie. Sinceramente di cali di prestazione non c’era l’ombra e ad Ottobre 2013 non avevo ancora nemmeno una scivolata all’attivo. Un’annata perfetta, sebbene velata dal forzato rallentamento dovuto alla necessità di non poggiare mai la mano destra per qualsiasi motivo sul fondo, visto che non avevo ancora “avuto voglia” di farmi operare per risolvere la rottura della sua cartilagine. Cartilagine che ogni volta che per sbaglio riaprivo (anche soltanto addormentandomi sulla mano in aereo) mi faceva fare poi un paio di notti in bianco dai dolori... ma sapete già che a questi non bado lo stesso molto. Forse però, proprio perché avevo cessato di cercare la velocità ed anzi avevo tirato i remi in barca, non avventurandomi più a cuor leggero su percorsi sconosciuti, mi ero divertito più delle passate stagioni. Avevo corso in effetti molto più rilassato ed un po’ di velocità era ad ogni modo venuta fuori lo stesso, sebbene cercassi di tenere la bici più giù possibile... senza lasciarla volare troppo in alto e godendomi pertanto anche delle tarature meno estreme. Tutto era filato liscio finché mi avevano convinto a fare un test sul percorso della finale di Coppa del Mondo di DH con ruote trasformate in tubeless. In atterraggio quindi da un salto (assolutamente non impegnativo) ho poggiato le gomme su una contropendenza sulla quale c’era purtroppo da sterzare subito ed a velocità abbastanza elevata. Vi lascio immaginare cosa sia successo. Sì... ho stallonato l’anteriore e mi sono spalmato sul percorso prima con la spalla destra (per salvare la mano... tenuta al sicuro). Per mia fortuna pioveva molto già da diversi giorni e quindi il tracciato era sì impegnativo ma anche “di sapone”... un po’ come avere la tuta di pelle in pista con la moto da strada. Sono scivolato via senza particolari problemi, anche se con la spalla avevo strappato un bel masso dal terreno, cosa che ha richiesto poi un po’ di lavoro extra agli addetti. Devo dire che la mamma “mi ha fatto” in modi sicuramente criticabili da parecchi punti di vista, ma nulla da eccepire sul fronte osseo! È stato però un campanello d’allarme, perché se guardo alle rarissime, davvero al massimo una a stagione, cadute di questi ultimi anni, mi accorgo che sia stata un’eccezione, perché le altre volte mi sono invece fatto davvero male, al 128 www.mbaction.it punto da pagarne le conseguenze anche in questi mesi, per il riacutizzarsi di qualcosa che richiederebbe una “sostituzione”, ma il pezzo di ricambio non c’è. L’imprevisto s’è dimostrato in effetti sempre in agguato e quello che è cambiato, ricordando a chi non mi conosce ancora di essere un “over-50”, non è la mia velocità, ma la mia “resistenza all’urto”. Soffro in pratica del medesimo rischio di rottura catastrofica a carichi ridotti che è tipico dei componenti metallici dopo un determinato numero di cicli di sollecitazione! Che posso fare? Nulla contro l’invecchiamento, fattucchiere e pozioni magiche a parte, ma piuttosto che fare una stagione di DH di troppo è meglio che ne faccia una di meno. Tra gli imprevisti infatti, quello di gran lunga più probabile è che mi faccia prendere la mano, ma a questo livello di velocità ed anche di percorsi, tra rocce, tronchi, altezza e lunghezza dei salti non è il caso di prendere le cose alla leggera, essendomi già capitato di esaurire anche il 36 x 11D e non è il caso di cercare di rifarlo. Ho la tranquillità di averlo comunque già pagato caro ma non carissimo, il “vizietto”, ma anche il piacere ora di potermi concentrare su aspetti diversi pure in termini più strettamente atletici. Di soste a metà del percorso di DH non ne facevo mai, o quasi, anche se correvo tutto il giorno e tutti i giorni, ma perché a monte c’era un impegno importante di preparazione fisica, meriti della mamma a parte... Preparazione che mi aveva appesantito, non avendo molto tempo per curare anche quella più aerobica, almeno non tanto quanto un campione del gravity. Reggere i g-out delle paraboliche più strette e veloci ed assorbire gli atterraggi più critici richiede infatti un lavoro muscolare diverso, e guardo con piacere ai cambiamenti che la decisione (sofferta) appena presa apporterà anche da questo punto di vista. Non tornerò comunque sulla bici da corsa, per i motivi già raccontati in altra occasione, ma continuerò ad amarne il ricordo, così come amerò quello che mi ha lasciato pure la downhill più ludica e passionale che ho avuto la fortuna di vivere anche grazie a “vacanze di lavoro” (le prove sono a ritmo pressoché continuo) indimenticabili. Il casco integrale è una replica di quello di Steve Peat, uno straordinario campione inglese, e quindi sarà un piacere trovargli un posto in ufficio, o nella nuova officina che sto progettando di realizzarmi. In poche parole “il tempo passa”, ma guai ad avere rammarichi. Sfruttiamo piuttosto il concetto per darci dentro ancora di più con la nostra passione, anche perché, se si è capito come ci sia la stagione giusta per ogni cosa, la mtb è davvero il solo giocattolo che possa mai realizzare la magia di essere per ognuno di noi sia il primo che... l’ultimo! ✪