getulio alviani, john armleder e anish kapoor
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getulio alviani, john armleder e anish kapoor
Tre mostre e tre artisti differenti per generazione e provenienza geografica ma legati, in questo caso, da tre motivi comuni> la geometria, l’astrazione e la luce. getulio alviani, john armleder e anish kapoor Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo Gli inserti speciali di PressRelease. Inserto n.38 ottobre 2004 PressRelease Focus getulio alviani antologica getulio alviani. antologica 22 \ 10 \ 2004 - 27 \ 2 \ 2005 Curatore Giacinto Di Pietrantonio Catalogo Skira Editore Inaugurazione giovedì 21 ottobre ore 18.30 Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Via San Tomaso, 53 24121 Bergamo Orario martedì - domenica h. 10-19 giovedì h. 10-22 Lunedì chiuso Ingresso gratuito Visite guidate gratuite Adulti - h. 10.30> Domenica 28 novembre ‘04 Domenica 16 gennaio ‘05 h. 20.30> Giovedì 28 ottobre ‘04 Giovedì 18 novembre ‘04 Giovedì 23 dicembre ‘04 Giovedì 27 gennaio ‘05 Genitori e bambini - h. 10.30> Domenica 7 novembre ‘04 Domenica 12 dicembre ‘04 Domenica 13 febbraio ‘05 Prenotazioni> Tel. 338 6868231 martedì - venerdì> h. 10.00-12.30 h. 15.00-17.30 Dal 22 ottobre 2004 al 27 febbraio 2005 la GAMeC presenta la prima antologica mai dedicata da un’istituzione museale italiana a Getulio Alviani, uno degli artisti più significativi a livello internazionale nel corso degli anni ’60 e dei primi ’70 quale protagonista della corrente indicata di volta in volta come Optical Art, Arte Cinetica e Arte Programmata (quest’ultima nella definizione di Umberto Eco). La personale si concentra sull’intero arco della carriera dell’artista ed esplora tecniche, periodi e formati differenti della sua produzione. Getulio Alviani. Superficie testura vibratile, 1967 Documenta 4, Kassel La mostra alla GAMeC di Bergamo, curata da Giacinto Di Pietrantonio, pone attenzione sia alla dimensione ambientale del lavoro di Alviani – attraverso il rifacimento di ambienti cinetici degli anni ’60 come Interrelazione cromospeculare (1969), Interrelazione speculare curva (1965\1967) e Rilievo a riflessione ortogonale (1967), presenti in mostra – sia alla ricerca sulla sintesi tecnica tra luce e dinamismo in opere dal formato più tradizionale. Il suo approccio astratto alla forma viene analizzato, oltre che attraverso ambienti e sculture, anche attraverso le sue caratteristiche opere realizzate con la molatura di materiali metallici come l’acciaio e l’alluminio, opere dalla superficie cangiante che si definiscono e ridefiniscono a seconda del movimento dello spettatore e di cui la mostra presenta un’ampia selezione che spazia fino ai giorni nostri. le strutture della percezione. In questo senso il suo operare non si è svolto solo attraverso il lavoro da artista ma anche attraverso l’attività di teorico, con l’elaborazione di numerosi scritti e la curatela di svariate mostre. Nelle sue opere è evidente la ricerca continua di regole e proporzioni geometriche generate da calcoli matematici e contrasti di colori primari o complementari> arte e scienza diventano campi di ricerca di un rigore estetico che le denota entrambe. Le opere di Alviani sono concepite sempre in relazione allo sguardo dello spettatore e lo stimolano utilizzando come materiali artistici la rifrazione dei fenomeni luminosi sulle superfici metalliche e i movimenti dello spettatore rispetto agli oggetti che si trova di fronte> il risultato è che questi mutano fisicamente, mentre lo spazio che li accoglie e la percezione visiva del singolo diventano parte del lavoro. Alviani ha sempre proposto un approccio che risulta estremamente attuale anche oggi ponendo in discussione la valenza tradizionale della rappresentazione e dell’illusione artistiche e mettendo in campo un’idea di opera come polo dinamico di una relazione col pubblico. L’attenzione alla dimensione percettiva ha condotto l’artista ad amplificare lo spazio dell’arte nella creazione di ambienti fisici dove la tessitura grafica delle pareti genera effetti illusori di deformazione prospettica e volumetrica. Alviani è stato uno dei principali promotori, a livello internazionale, di un approccio all’arte come forma conoscitiva che, attraverso lo studio dei fenomeni ottici, indaghi Informazioni tel. 035 399528 fax 035 236962 www.gamec.it Ufficio Stampa CLP Relazioni Pubbliche Tel. 02433403 - 0248008462 Fax 024813841 [email protected] in copertina> John Armleder. Voltes IV, 2004. Neon. Dimensioni ambientali. GAMeC. Courtesy Caratsch de Pury & Luxembourg, Zurigo. Ph. Ela Bialkowska Linee luce, 1961 acciaio, cm. 50 x 50 2 Accompagnerà la mostra una pubblicazione monografica, edita da Skira Editore, con testi di Loredana Parmesani, di Beppe Finessi e con una conversazione tra l’artista e Giacinto Di Pietrantonio, Direttore della GAMeC e curatore della mostra. Completano il catalogo un’ampia documentazione di scritti dell’artista e apparati bio\bibliografici. Gli inserti speciali di PressRelease. Inserto n.38 ottobre 2004 PressRelease Focus special guest #2 john armleder – voltes IV special guest #2 john armleder – voltes IV 22 \ 10 \ 2004 - 25 \ 4 \ 2005 Con il sostegno di Fondazione svizzera per la cultura Pro-Helvetia Curatori Giacinto Di Pietrantonio Alessandro Rabottini Catalogo Silvana Editoriale Inaugurazione giovedì 21 ottobre ore 18.30 Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Via San Tomaso, 53 24121 Bergamo Orario martedì - domenica h. 10-19 giovedì h. 10-22 Lunedì chiuso Ingresso gratuito Visite guidate gratuite Adulti> h. 10.30> Domenica 28 novembre ‘04 Domenica 16 gennaio ‘05 h. 20.30> Giovedì 28 ottobre ‘04 Giovedì 18 novembre ‘04 Giovedì 23 dicembre ‘04 Giovedì 27 gennaio ‘05 Genitori e bambini - h. 10.30> Domenica 7 novembre ‘04 Domenica 12 dicembre ‘04 Domenica 13 febbraio ‘05 Prenotazioni> Tel. 338 6868231 martedì - venerdì> h. 10.00-12.30 h. 15.00-17.30 Informazioni tel. 035 399528 fax 035 236962 www.gamec.it Ufficio Stampa CLP Relazioni Pubbliche Tel. 02433403 - 0248008462 Fax 024813841 [email protected] riflessione sul ruolo e il posto dell’arte nel sistema culturale contemporaneo. Dal 22 ottobre 2004 al 25 aprile 2005 la GAMeC prosegue la serie di personali dal titolo Special Guest con l’opera inedita di John Armleder dal titolo Voltes IV. Il progetto dell’artista svizzero, tra i più celebri della generazione post-concettuale e attivo sin dalla fine degli anni ’60 come co-fondatore del gruppo di artisti di ispirazione Fluxus “Ecart”, prosegue l’iniziativa della GAMeC inaugurata lo scorso settembre con Saxifraga di Paul Morrison. Dopo aver raggiunto la notorietà sulla scena internazionale all’inizio degli anni ’80, John Armleder ha saputo superare quel decennio estremamente autoriflessivo e analitico dell’arte e della cultura con un lavoro flessibile e relazionale, divenendo in questo modo un punto di riferimento per molti artisti delle generazioni più giovani che hanno riportato il discorso sul Modernismo, le arti applicate e lo spazio dell’estetica nella società al centro del dibattito internazionale. Il format di Special Guest prevede la realizzazione di opere uniche, concepite in funzione della singolare struttura che le ospita - una grande aula unica, disegnata dallo Studio Gregotti Associati, di oltre 170 mq per una doppia altezza di circa 7 m.> un particolare spazio espositivo, questo, che ispira interventi monumentali e opere suggestive, in cui lo spettatore si ritrova immerso. Nella tradizione di Special Guest il catalogo che accompagna la mostra, edito da Silvana Editoriale, è esso stesso un “progetto d’artista”, ideato e progettato da Armleder e corredato da testi di Giacinto Di Pietrantonio – Direttore della GAMeC – e Eric Troncy – Direttore de Le Consortium di Digione. Chiudono il catalogo l’intervista all’artista condotta da Alessandro Rabottini, Curatore della GAMeC e schede critiche di Bruna Roccasalva. Il progetto, Voltes IV, avvolge il visitatore in un gioco di luci e grafismi> l’intera parete di fondo della sala è occupata da un target del diametro oltre 6 metri interamente realizzato con neon di luce bianca che si illuminano a intermittenza. L’artista utilizza lo spettro luminoso e il movimento e crea così un’opera carica di una bellezza ipnotica e astratta, e che trasforma un elemento comune come il neon in un motivo di eleganza rarefatta. La mostra è stata realizzata con il supporto della Fondazione svizzera per la cultura Pro-Helvetia Nelle sue opere, Armleder propone una riflessione lucida e ironica che spazia lungo la storia delle forme artistiche del XX secolo, mescolando pittura, scultura, installazione ambientale e sonora, video e ready-made. Tutti i suoi lavori indagano la stretta relazione tra arte e vita quotidiana, funzionalità e teoria, avanguardia e oggetto d’uso quotidiano. L’artista offre al suo pubblico una duplice esperienza> quella dell’analisi e della riflessione sull’arte come linguaggio – attraverso frequenti rivisitazioni e citazioni dell’arte del passato – senza mai separare questo momento dal piacere estetico e della ricerca della bellezza. Con la sua capacità di dissimulare dietro una superficie ornamentale un chiaro atteggiamento di matrice concettuale, l’artista crea ogni volta opere che fondono un’ironia colta e arguta con una fascinazione quasi pop per il mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento, l’estetica dei consumi con la John Armleder. Voltes IV, 2004. Neon. Dimensioni ambientali. GAMeC. Courtesy Caratsch de Pury & Luxembourg, Zurigo. Ph. Ela Bialkowska 3 Gli inserti speciali di PressRelease. Inserto n.38 ottobre 2004 PressRelease Focus anish kapoor 1954, vive e lavora a Londra sin dagli anni ’70. Dagli inizi degli anni ’80 i suoi lavori originali, in continuo dialogo tra bidimensionalità e tridimensionalità, gli consentono di ottenere ben presto un ruolo di spicco nella New British Sculpture, nome con cui la critica designò la nuova scena della scultura inglese e di cui facevano parte artisti come Cragg, Deacon, Woodrow e Gormley. Le sue opere indagano la dialettica degli opposti> uomo e donna, luce e tenebre, interno ed esterno, ed è l’utilizzo del colore nella sua purezza a diventare elemento costante delle sue opere e simbolo della sintesi tra oriente ed occidente. Il percorso artistico di Kapoor si compone di due fasi complementari. Alla prima appartengono le opere dei primi anni ’80 >oggetti scultorei con forme tra l’astratto e il naturale, completamente ricoperte di pigmento puro, il cui intenso colore nasconde l’origine di manufatto e suggerisce l’idea di sconfinamento. Negli anni ‘90 invece approfondisce quelle che possono essere riconosciute come sue caratteristiche peculiari> sculture di dimensioni sempre più monumentali e che rappresentano la sua messa in scena del vuoto, un vuoto reso tangibile da una cavità che si riempie o da una materia che si svuota. gouaches anish kapoor. gouaches 22 \ 10 \ 2004 - 28 \ 11 \ 2004 Curatore Giacinto Di Pietrantonio Inaugurazione giovedì 21 ottobre ore 18.30 Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Via San Tomaso, 53 24121 Bergamo Orario martedì - domenica h. 9.30-13.00 14.30-17.45 Lunedì chiuso Ingresso gratuito Informazioni tel. 035 399528 fax 035 236962 www.gamec.it Ufficio Stampa CLP Relazioni Pubbliche Tel. 02433403 - 0248008462 Fax 024813841 [email protected] Dal 22 ottobre al 28 novembre 2004 la GAMeC ospita una mostra personale dell’artista anglo-indiano Anish Kapoor composta da una serie di gouaches realizzate tra il 1995 e il 2000. Nella giornata inaugurale della mostra, giovedì 21 ottobre, la città di Bergamo vede le opere di Anish Kapoor presenti in due occasioni> alla GAMeC e al Chiostro di Santa Marta dove verrà collocata in maniera permanente un’opera inedita che la Banca Popolare di Bergamo Gruppo BPU Banca ha commissionato all’artista. Le gouaches esposte alla GAMeC permettono di apprezzare un aspetto meno conosciuto, quasi “privato” dell’attività di Kapoor, generalmente noto al grande pubblico per le imponenti sculture che, spesso, raggiungono dimensioni monumentali o ambientali. Anche questi lavori di Kapoor, considerato uno degli artisti più influenti della sua generazione, indagano temi a lui cari quali la compenetrazione tra pieno e vuoto, l’idea di l’infinito, la dimensione del cielo e ambivalenze come concavo-convesso, presenzaassenza, tangibile-intangibile. I lavori di Kapoor sono stati esposti in tutto il mondo sia in musei sia in gallerie private, trai quali la Tate Modern di Londra, il Museum of Modern Art di New York, il Reina Sofia di Madrid e lo Stedlijk Museum di Amsterdam. Nel 1990 prende parte alla XLIV Biennale di Venezia dove gli conferiscono il “Premio Duemila” (ottenuto anche nel 1992). L’anno seguente consegue il “Turner Prize” e nel 1992 partecipa a Documenta IX con la costruzione Descent into Limbo. Nello stesso anno l’Expo di Siviglia gli commissiona l’enorme opera architettonica Building for Void. Nel 2003 espone al Museo Archeologico di Napoli. Il colore, nell’arte di Kapoor, diviene materia e assume una dimensione scultorea> la polvere impedisce una netta delineazione dei contorni e sfumando, elimina la distinzione netta tra forma e sfondo e rende la profondità dei diversi piani uno spazio abitabile dall’immaginazione dello spettatore. Anish Kapoor è uno degli artisti più significativi nel panorama dell’arte contemporanea internazionale. Nato a Bombay nel Anish Kapoor, Untitled 2001. Cm 50x67, tecnica mista su cartoncino. Courtesy Galleria Massimo Minini 4 Gli inserti speciali di PressRelease. Inserto n.38 ottobre 2004 getulio alviani. antologica 22 \ 10 \ 2004 - 27 \ 2 \ 2005 Curatore Giacinto Di Pietrantonio Catalogo Skira Editore Inaugurazione giovedì 21 ottobre ore 18.30 Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Via San Tomaso, 53 24121 Bergamo Orario martedì - domenica h. 10-19 giovedì h. 10-22 Lunedì chiuso Ingresso gratuito Visite guidate gratuite Adulti - h. 10.30> Domenica 28 novembre ‘04 Domenica 16 gennaio ‘05 h. 20.30> Giovedì 28 ottobre ‘04 Giovedì 18 novembre ‘04 Giovedì 23 dicembre ‘04 Giovedì 27 gennaio ‘05 Genitori e bambini - h. 10.30> Domenica 7 novembre ‘04 Domenica 12 dicembre ‘04 Domenica 13 febbraio ‘05 Prenotazioni> Tel. 338 6868231 martedì - venerdì> h. 10.00-12.30 h. 15.00-17.30 Informazioni tel. 035 399528 fax 035 236962 www.gamec.it Ufficio Stampa CLP Relazioni Pubbliche Tel. 02433403 - 0248008462 Fax 024813841 [email protected] in copertina> John Armleder. Voltes IV, 2004. Neon. Dimensioni ambientali. GAMeC. Courtesy Caratsch de Pury & Luxembourg, Zurigo. Ph. Ela Bialkowska PressRelease Focus I sensi non contaminati hanno proporzioni matematiche quel momento inizia fra loro una stretta collaborazione> è immediatamente incluso in “Nuove Tendenze” ed espone, nel 1963, nella seconda edizione ∂...]. “Nuove Tendenze” rappresenta in quel momento la punta più alta della ricerca artistica internazionale. ∂...]. Getulio Alviani ha ventidue anni quando allestisce la sua prima mostra personale alla Galleria Mala di Lubiana, siamo nel 1961, all’inizio del decennio che ha determinato la grande svolta del secondo novecento. La mostra di Lubiana è la sua prima esperienza nel campo dell’arte, nata quasi per caso, in sordina, senza che Alviani l’abbia cercata. Fino ad allora non aveva avuto contatti diretti con il mondo artistico internazionale e, tanto meno, con quegli artisti che nello stesso momento esponevano alla Galleria d’Arte Contemporanea di Zagabria, nella prima edizione della mostra internazionale “Nuove Tendenze”. Il suo interesse era rivolto, fin dall’adolescenza, soprattutto all’ambito della progettazione architettonica e del disegno industriale, dove si applicava con estrema passione, ritenendoli fondamentali per la soluzione di problemi legati all’esistenza degli individui. ∂...] I concetti che accomunavano i gruppi e i singoli artisti di “Nuove Tendenze”, che sono poi quelli su cui Alviani in solitudine da tempo sta lavorando, sono sostanzialmente il fatto di pensare e praticare una forma artistica basata sull’analisi sistematica dei fenomeni percettivi, di ricercare una loro base scientifica e oggettivamente verificabile, di pensare l’arte come scienza esatta e, pertanto, non soggetta a libere e soggettive interpretazioni. Un’arte intesa sostanzialmente come progetto rigoroso. Estratto dal testo in catalogo di Loredana Parmesani Partecipa così alla definizione di quelli che sono i punti fondamentali per ogni indirizzo visuale> il primato della ricerca, e di conseguenza la necessità di non fermarsi a formulazioni definitive, ma affermare la necessità del movimento e della continua evoluzione, la spersonalizzazione, la comunicazione aperta, il lavoro collettivo, lo sviluppo di un insieme di teorie e forme comuni, fino all’idea di un’opera “anonima”. ∂…] ricerche visuali definite optical, programmatiche, cinetiche ∂...] vengono presentate in maniera spettacolare e con grande successo nel 1965 al Museum of Modern Art di New York, in una importante mostra dal titolo “The Responsive Eye”. ∂…] La mostra riscuote un sensazionale successo ∂...] Tutti gli abituali codici percettivi vengono messi in discussione, rielaborati attraverso una programmazione scientifica e fenomenizzati attraverso una tecnica perfetta ∂…]. Nel caso di Alviani, così, come di alcuni altri, si va ad indagare sulla possibilità di lavorare sulla dimensione percettiva soprattutto attraverso l’uso di materiali extrapittorici e ponendo in relazione forma e materia. Alluminio e acciaio, fresati, cromati, serigrafati, rappresentano i nuovi materiali di cui la sua arte si avvale. Sono il perfetto risultato di un procedimento di sintesi progettata e programmata, materiali che permettono nuove risoluzioni formali e la definizione di una nuova idea di arte. La mostra alla Galleria Mala è però l’inizio di un percorso di ricerca visuale sorprendente, rigorosissimo sul piano teorico ed estremamente preciso negli sviluppi formali. La sua attitudine al rigore progettuale dell’opera e alla necessità della sua programmazione, che gli provengono anche da un dato caratteriale, lo avvicinano così al clima artistico che in quegli anni si sta formando e che sta determinando una delle sostanziali svolte estetiche degli anni sessanta> l’arte programmata e cinetica, di cui Alviani è fra i primi, più lucidi e costanti esponenti. Visitare la mostra “Nuove Tendenze” significa per lui l’ingresso in una realtà del tutto nuova, ma significa soprattutto l’incontro con artisti suoi coetanei, provenienti da ogni parte del mondo, a lui affini e concordi nel riconoscere l’assoluto primato della ricerca e la necessità di una teoria della visione alla cui base vi sia soprattutto il rigore scientifico. Da 5 Gli inserti speciali di PressRelease. Inserto n.38 ottobre 2004 PressRelease Focus Getulio Alviani> l’arte del progetto. Un percorso di luce getulio alviani. antologica 22 \ 10 \ 2004 - 27 \ 2 \ 2005 Curatore Giacinto Di Pietrantonio Catalogo Skira Editore Inaugurazione giovedì 21 ottobre ore 18.30 Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Via San Tomaso, 53 24121 Bergamo Orario martedì - domenica h. 10-19 giovedì h. 10-22 Lunedì chiuso Ingresso gratuito Visite guidate gratuite Adulti - h. 10.30> Domenica 28 novembre ‘04 Domenica 16 gennaio ‘05 h. 20.30> Giovedì 28 ottobre ‘04 Giovedì 18 novembre ‘04 Giovedì 23 dicembre ‘04 Giovedì 27 gennaio ‘05 Genitori e bambini - h. 10.30> Domenica 7 novembre ‘04 Domenica 12 dicembre ‘04 Domenica 13 febbraio ‘05 Prenotazioni> Tel. 338 6868231 martedì - venerdì> h. 10.00-12.30 h. 15.00-17.30 Informazioni tel. 035 399528 fax 035 236962 www.gamec.it Ufficio Stampa CLP Relazioni Pubbliche Tel. 02433403 - 0248008462 Fax 024813841 [email protected] in copertina> John Armleder. Voltes IV, 2004. Neon. Dimensioni ambientali. GAMeC. Courtesy Caratsch de Pury & Luxembourg, Zurigo. Ph. Ela Bialkowska del corpo femminile), e proteso verso le ricerche più avanzate. ∂…] Alviani lavora anche sul gioiello perché non c’è nessun territorio che non debba essere progettato. ∂…] Estratto dal testo in catalogo di Beppe Finessi Tra i primi progettisti a misurarsi su questa difficile e affascinante tipologia, è proprio Alviani con un orecchino Monorecchio (1965), che non addobba il corpo, come consuetudine, ma ne evidenzia una parte, isolandola> una soluzione inedita, certamente senza precedenti. ∂...] “Le cose più recenti sono forme semplicissime a uno due, tre, quattro lati, da tenere in mano, oggetti da portare con sé come colloquio e come presenza – Manipolabili (1988) –, in oro giallo e bianco, che è sempre il materiale tattilmente e simbolicamente più prezioso”. Oggetti limpidi, equilibrati, levigati. “Tutti gli oggetti, sin dai più semplici, hanno sempre avuto uguale attenzione e uguale impegno”. ∂…] “Quando entro in un tema\problema, lo sviluppo fino a quando non lo risolvo.” ∂…] “Già il fatto di averla pensata, significa che una cosa è possibile”. ∂…] “Io non ho fantasia”. Imparare dall’arte, dalla propria arte, per fare architettura.∂…] Come il Pavimento dell’ultimo allestimento della Galleria del Naviglio a Milano (1972), un suono e una vibrazione anomali, a quei centimetri di altezza. “Superfici calpestabili” ante litteram, che vedremo tante altre volte nei lavori e nei progetti di molti epigoni. “Bisogna rendersi conto che tutto quello che esiste sulla faccia della terra prodotto dall’uomo è stato disegnato e progettato, e solo quando l’uomo è riuscito a eliminare i suoi interessi personali e a far risaltare solo l’esistenza propria della cosa, ha fatto il proprio bene e quello dell’oggetto. Ma se l’artista, il designer o l’architetto è uno ‘stilista’, allora il suo prodotto non vale nulla, anzi diventa il vero avversario di quella cosa. Se invece è un pensatore e produce un inedito plastico, valido e progressivo, allora quanto fa è degno di esistere”. “L’arte per me è sempre stata progetto.” Una lente in tasca come biglietto da visita. La precisa programmazione di ogni gesto. La lucida consapevolezza di potere, e dovere, ridisegnare (leggi riprogettare) tutto. Un fare esteso a 360 gradi, dove il caso sembra non esistere. Implacabile. Intransigente. Irriducibile. Nel panorama italiano, primo contesto di riferimento, Getulio Alviani è un personaggio difficilmente collocabile. La sua pluridisciplinarietà (oltre al suo lavoro di artista, molto significative sono le esperienze nell’architettura, nel design, nell’allestimento, nella scenografia, nella moda, nella grafica, nel design del gioiello, nella fotografia) non trova dirette analogie o similitudini. ∂…] “Un’idea va comunque limata e rilimata per essere tale e chiara”. È emblematico, per comprendere ambizione tensione propensione finalità e modalità dell’operare di Alviani, il suo fare intorno al tema dell’abito. Nel 1963-64, dopo il consenso internazionale della sua arte, anche un’acuta stilista dell’epoca, Germana Marucelli – donna di grandissima cultura, promotrice e sostenitrice di iniziative di rilievo nell’Italia degli anni cinquanta e sessanta –, venne attirata dai risultati delle sue ricerche visive e plastiche ∂…] Ma quelle elementari operazioni di declinazione di un tema artistico in un disegno da replicare su tessuto non erano, propriamente, l’ambizione di Alviani. ∂…] Alviani, “dimenticando a memoria” quel genere di diretta trasposizione, immagina quel cerchio + quadrato (1965), un abito fieramente libero di inseguire un altro modo di vestire> assolutamente astratto, emblematicamente geometrico. Una soluzione che mostrava con chiarezza la necessità di considerare l’abito in un altro modo, senza pensare a taglie, indossabilità, portabilità. ∂…] Per arrivare, in una stagione successiva, al Grado zero, ipotesi di un abito sostanzialmente inesistente, direttamente derivato dalle sue azioni tipiche degli anni settanta (come Operazione 0, depilazione completa Gli Ambienti vivibili, spazi domestici che nascono con i primi mobili progettati nel 1964, avranno una costante presenza nel fare professionale di Alviani. ∂…] Il nuovo secolo per Alviani inizia con un progetto di rilievo anche per complessità e dimensioni, un’Abitazione con attico 6 Gli inserti speciali di PressRelease. Inserto n.38 ottobre 2004 getulio alviani. antologica 22 \ 10 \ 2004 - 27 \ 2 \ 2005 Curatore Giacinto Di Pietrantonio Catalogo Skira Editore Inaugurazione giovedì 21 ottobre ore 18.30 Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Via San Tomaso, 53 24121 Bergamo Orario martedì - domenica h. 10-19 giovedì h. 10-22 Lunedì chiuso Ingresso gratuito Visite guidate gratuite Adulti - h. 10.30> Domenica 28 novembre ‘04 Domenica 16 gennaio ‘05 h. 20.30> Giovedì 28 ottobre ‘04 Giovedì 18 novembre ‘04 Giovedì 23 dicembre ‘04 Giovedì 27 gennaio ‘05 PressRelease Focus sorprese, spesso spaventose. Di questo sono terrorizzato, perché tutti hanno delle velleità, e le cose semplici, ai più, sembrano misere”. Emblematico, orgogliosamente silente, il progetto Bunker per un museo d’arte moderna (2002), in corso di realizzazione. ∂…] Un intervento che apre, probabilmente, una nuova stagione dell’opera di Getulio Alviani, e non solo per il rilievo evidente di un intervento a scala urbana. In un terreno leggermente irregolare, senza perdere un briciolo della sua coerenza, e senza sprecare nulla, anzi avvantaggiandosi (per le canalizzazioni di tutti gli impianti tecnici) dello spazio in più dato da quella anomalia, Alviani dimostra che la propria natura rigorosamente matematica può assecondare, perché salda, qualsiasi scarto. E nell’accettare il suggerimento di quel lotto di terreno, non perfettamente “aureo”, Getulio Alviani mostra la sua maturità> egualmente consapevole della necessità di un sempre presente rigore, ma più sensibile e aperto alle variabili diversità del mondo. “Tutto per me deve essere funzionale, anche il puramente visivo. Tutto deve essere e significare qualcosa. Tutto è significante”. a Milano (1997-99). Un’architettura dove è possibile cogliere appieno il suo modo di operare> la precisa volontà nel definire ogni segno, il piacere di occuparsi di ogni dettaglio senza considerarlo marginale, la capacità nel definire un impianto tanto rigoroso da risultare matematico, la sensibilità nel trattare i materiali rendendoli al contempo protagonisti e discreti, il bisogno primario di evitare l’ovvio e il banale per cercare sempre l’inedito e il “record”. ∂…] dai suoi maestri ha imparato che sì, bisogna “togliere, togliere, togliere” e che “la cosa più importante è fermarsi”, ma anche che tutto è progetto, e che tutto va progettato con la stessa intensità, perché ogni cosa ha il diritto di esistere con dignità> una parete, un’apertura, un pulsante. ∂…] “Quando mi pongo un problema di materiali o di tecniche, qualsiasi sia il campo, cerco di risolverlo al meglio. Fondamentalmente le mie idee si realizzano nel progetto, ma anche, quando ne sono capace, nell’esecuzione, a cui tengo moltissimo. Faccio sempre cose semplicissime, elementari. Ma naturalmente non lascio nessun margine all’interpretazione dell’esecutore> si potrebbero avere delle Genitori e bambini - h. 10.30> Domenica 7 novembre ‘04 Domenica 12 dicembre ‘04 Domenica 13 febbraio ‘05 Prenotazioni> Tel. 338 6868231 martedì - venerdì> h. 10.00-12.30 h. 15.00-17.30 Informazioni tel. 035 399528 fax 035 236962 www.gamec.it Ufficio Stampa CLP Relazioni Pubbliche Tel. 02433403 - 0248008462 Fax 024813841 [email protected] in copertina> John Armleder. Voltes IV, 2004. Neon. Dimensioni ambientali. GAMeC. Courtesy Caratsch de Pury & Luxembourg, Zurigo. Ph. Ela Bialkowska Interrelazione cromospeculare, 1969. ambiente, cm. 210 x 420 x 210. XLV Biennale di Venezia, 1993 7 Gli inserti speciali di PressRelease. Inserto n.38 ottobre 2004 PressRelease Focus scritti di getulio alviani con delle immagini di fili dell’alta tensione nel cielo. mi affascinavano quelle linee dentro le quali correva l’energia, che erano sospese, senza peso, non terrestri, non viscerali. nel 1952 feci credo gli unici due lavori ad olio e smalti sul movimento delle onde del mare, completamente astratti, geometrici, coloratissimi. intorno ai quindici anni entrai in uno studio di architetti e ingegneri e la cosa cominciava a diventare vera, molto seria per me. essi progettavano piani regolatori, fabbriche, residenze. c’era un lavoro febbrile piuttosto in antitesi con la mia natura e ricordo che proprio questo loro modo di fare fece scattare in me un’esigenza di acutizzazione del particolare, dell’analisi minima. fu così che arrivai a quelle che penso le mie prime significative operazioni> una superficie di un metro per uno composta da tanti pezzi di 10 x 10 centimetri di materiali bianchi di diversa natura (carte, materiali plastici, marmo, gesso, tessuti ecc.) da cui risultavano le enormi differenze tra un bianco e l’altro e così poi una raccolta analoga, sempre di un metro quadrato, di neri. cominciava così quel processo di acutizzazione nel fare e nel recepire, che è da sempre alla base del mio lavoro. su uno smalto nero batteva la luce e quel punto diventava bianco> questo mi fece capire quanto la luce fosse determinante per la dinamica visiva delle cose. da qui la ricerca della sua fenomenologia e dei materiali in cui questa potesse maggiormente evidenziarsi. ed ecco i materiali, l’acciaio, l’alluminio, le prime “linee luce”< alla fine degli anni ’50, le prime superfici a tesatura vibratile che diventeranno poi la ricerca di base, quella formativa e fondamentale. da allora la mia ricerca si sviluppa polidirezionalmente> vi si possono individuare ricerche ben precise, non periodi, perché ricerche anche assolutamente diverse possono venir svolte e sviluppate contemporaneamente. la tecnica e lo studio delle tecniche ne sono gli elementi essenziali< quasi sempre infatti mi interessai più costruire lo strumento o la macchina per produrre una certa opera che l’opera stessa. a più riprese ed in diverse occasioni ho cercato di esprimere il mio pensiero anche in testi teorici< ogni ricerca è stata inoltre da me corredata di un testo tecnico costruttivo e fenomenico in particolare. Estratto dal testo in catalogo “n. 7 testi in ordine cronologico” getulio alviani. antologica 22 \ 10 \ 2004 - 27 \ 2 \ 2005 Curatore Giacinto Di Pietrantonio Catalogo Skira Editore Inaugurazione giovedì 21 ottobre ore 18.30 Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Via San Tomaso, 53 24121 Bergamo Orario martedì - domenica h. 10-19 giovedì h. 10-22 Lunedì chiuso Ingresso gratuito Visite guidate gratuite Adulti - h. 10.30> Domenica 28 novembre ‘04 Domenica 16 gennaio ‘05 h. 20.30> Giovedì 28 ottobre ‘04 Giovedì 18 novembre ‘04 Giovedì 23 dicembre ‘04 Giovedì 27 gennaio ‘05 Genitori e bambini - h. 10.30> Domenica 7 novembre ‘04 Domenica 12 dicembre ‘04 Domenica 13 febbraio ‘05 Prenotazioni> Tel. 338 6868231 martedì - venerdì> h. 10.00-12.30 h. 15.00-17.30 Informazioni tel. 035 399528 fax 035 236962 www.gamec.it Ufficio Stampa CLP Relazioni Pubbliche Tel. 02433403 - 0248008462 Fax 024813841 [email protected] in copertina> John Armleder. Voltes IV, 2004. Neon. Dimensioni ambientali. GAMeC. Courtesy Caratsch de Pury & Luxembourg, Zurigo. Ph. Ela Bialkowska il mio primo interesse quand’ero bambino, fu quello di chiedermi per quale ragione le persone facessero chi l’agricoltore, chi il medico, chi il minatore, o il musicista. pensavo, e in questo non avevo il minimo dubbio, che lo facessero perché a loro piaceva e poi, ragionando più profondamente, giunsi a ritenere che la scelta operativa di ciascuno fosse scaturita da un’esatta consapevolezza delle proprie caratteristiche costitutive. io vivevo molto isolato in una piccola città e trascorrevo il tempo ad osservare tutto senza parlare con nessuno. cominciai a ricercare in me stesso, ad analizzare tutte le mie attitudini e manifestazioni, spontanee o controllate, semplici o complesse, alla ricerca di quale “cosa” ne emergesse e per tutti gli anni della mia fanciullezza fu così. affrontavo con grande interesse ogni esperienza , di qualunque natura fosse, per ciò che essa mi dava in tutti i sensi, in quanto venivo sollecitato dalle singole problematiche che impegnavano la mia mente in diretta relazione con il fare. ma era proprio tutto quanto apparteneva al mondo del “farsi”, del “costruirsi” che mi interessava in modo speciale. mi accorsi presto che nella mia mente tutti i concetti, le sensazioni, le idee, prendevano forma di punti segmenti linee colori volumi pesi rapporti a livello elementare geometrico nel loro svilupparsi dinamico, e che proprio tutto era così, concezione che naturalmente ho ancora, anzi sviluppata all’esasperazione. tutto il mio fare e pensare è incentrato in questo “essere” di colori e forme nelle loro misurazioni. mi convinsi dunque, a causa di questa mia costante realtà, che la mia struttura costitutiva essenziale fosse quella del fare nel mondo dei colori e delle forme. propriamente non dipinsi quasi mai, ma ricordo i miei primi comportamenti nei primissimi anni di scuola> i libri che ricoprivo in una certa maniera per me logica, ordinatissimi, gli strumenti di lavoro tutti in serie, e la costante paura che le cose perdessero la loro integrità. risale già ad allora la prima intuizione che i sensi non contaminati hanno proporzioni matematiche. mi servivo sempre degli strumenti per disegnare e ricordo, tra le prime cose fatte, una serie di fogli getulio alviani 1964 8 Gli inserti speciali di PressRelease. Inserto n.38 ottobre 2004 getulio alviani. antologica 22 \ 10 \ 2004 - 27 \ 2 \ 2005 Curatore Giacinto Di Pietrantonio Catalogo Skira Editore Inaugurazione giovedì 21 ottobre ore 18.30 Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Via San Tomaso, 53 24121 Bergamo Orario martedì - domenica h. 10-19 giovedì h. 10-22 Lunedì chiuso Ingresso gratuito Visite guidate gratuite Adulti - h. 10.30> Domenica 28 novembre ‘04 Domenica 16 gennaio ‘05 h. 20.30> Giovedì 28 ottobre ‘04 Giovedì 18 novembre ‘04 Giovedì 23 dicembre ‘04 Giovedì 27 gennaio ‘05 Genitori e bambini - h. 10.30> Domenica 7 novembre ‘04 Domenica 12 dicembre ‘04 Domenica 13 febbraio ‘05 Prenotazioni> Tel. 338 6868231 martedì - venerdì> h. 10.00-12.30 h. 15.00-17.30 Informazioni tel. 035 399528 fax 035 236962 www.gamec.it Ufficio Stampa CLP Relazioni Pubbliche Tel. 02433403 - 0248008462 Fax 024813841 [email protected] in copertina> John Armleder. Voltes IV, 2004. Neon. Dimensioni ambientali. GAMeC. Courtesy Caratsch de Pury & Luxembourg, Zurigo. Ph. Ela Bialkowska PressRelease Focus la “città”, il cancro, è solo la materializzazione di interessi di classe, palestra di rivalità e quindi di dominio e sopraffazione, basati sul possesso che è un “bene” solo di ordine speculativo. nella situazione attuale tutte le attività ideative compongono un sistema stellare di ricerche assolutamente autonome, che permettono collegamenti tra di loro sul piano metodologico, evitando ogni possibilità di stratificazione orizzontale sulla base del preteso suggerimento comune. l’habitat, protezione dell’uomo, cioè lo spazio configurato sulla sua prospettiva, è stato distrutto dalla proprietà che ne ha spezzato e frantumato il continuo spaziale giungendo quindi a distruggere l’equilibrio fisiologico e psicologico umano. di conseguenza ogni particolare realizzazione implica a sua volta un sistema stellare di ricerche e indagini che hanno tra loro una connessione direzionale verificabile in un contesto di attivizzazione esplorativa. quindi raggiungimenti diversi di carattere autonomo e definiti nelle loro unità specifiche, derivanti dal lavoro polidirezionato. ciò comporta una semplificazione estrema delle proprietà costitutive di ogni singolo oggetto plastico e l’assunzione del concetto di economia come base operativa costante per l’ottenimento dei massimi risultati nelle specifiche caratterizzazioni oggettive. gli aspetti della vita negli insediamenti umani sono statici o dinamici. il primo aspetto corrisponde alla somma degli atti privati o sociali che i singoli compiono e ripetono in luoghi definiti, il secondo alle oscillazioni e alle correnti degli spostamenti e dei trasporti. in verità la condizione umana è costantemente dinamica, in evoluzione, protesa nel suo farsi e declinante verso la sua dissoluzione. questa mutabilità nel nostro presente è costretta ed ingabbiata da forme rigide, statiche, irrazionali, viziate da arbitrii estetici, approssimativamente, nelle quali non è verificabile un incontro tra essenzialità strutturale e funzionalità tecnica. spazio pneumatico la realtà delle aree metropolitane oggi è il cancro della natura. l’istanza progressiva, la volontà di raggiungere la consapevolezza concettuale del disordine presente, lo spostamento delle cognizioni e il capovolgimento su altri piani non sono utopia e se fosse così, l’utopia sarebbe ugualmente unica possibilità di azione. il processo di evoluzione in sé, nel nucleo della natura umana nel quale si salvino e si liberino la razionalità e il suo rapporto fisico e biologico e si dissolvano istinti ed emozioni. si propone lo spazio pneumatico. la sua mutabilità inarrestabile sarà contenitore esatto dell’uomo< sarà spazio quantificato, esso stesso dinamico in rapporto alle fondamentali necessità umane, corrisponderà esattamente ad ogni azione, di veglia o di sonno, di impiego o disimpegno, visto che le varie occupazioni richiedono diversamente volumi di aria, intensità di luce e di calore o grado di protezione o evidenza di stimoli e di messaggi. l’attività ideativa, la prassi diretta alla costruzione di strumenti è rapporto di tecnica, di funzione, di forma ed ogni istanza sarà in grado di realizzarsi nella forma per se stessa esatta. è necessario compiere ogni azione economicamente per ottenere il massimo dei risultati con il minimo dei mezzi. lo spazio pneumatico è totalmente aperto e dinamico. il cubo, la sfera, il verde, altri colori, la plastica, l’acciaio, il vetro, le dimensioni che servono si disporranno sempre nel solo modo possibile per definire lo spazio dell’uomo senza altra esigenza che quella di rispondere a tutte le sue domande vitali a livello biologico, fisico, psichico. su questa base si articolerà la liberazione ed esclusivamente su questa base emergerà l’uguale dignità degli individui. 1967 la situazione data è l’uomo non più turbato dalle assurdità emozionali, negative in quanto non ancora controllabili, cioè eliminabili scientificamente, aperto alla intuizione e alla costante evoluzione della propria conoscenza. compito dell’urbanista è tenere conto di questa realtà primaria e di lavorare per essa. 9 Gli inserti speciali di PressRelease. Inserto n.38 ottobre 2004 PressRelease Focus Introduzione al catalogo architetti e direttori dei musei su come inserire l’arte in queste nuove costruzioni che, spesso, sembrano provenire da altri mondi perché progettate senza tenere conto di quello che dovrebbero contenere, ovvero dell’arte. È così che, il più delle volte, nasce la necessità di produrre opere che si adattino ed ispirino direttamente allo spazio che le ospita, come accade in questa mostra presso la GAMeC di Bergamo, per la quale John Armleder ha realizzato un’opera sitespecific. di Giacinto Di Pietrantonio special guest #2 john armleder – voltes IV 22 \ 10 \ 2004 - 25 \ 4 \ 2005 Con il sostegno di Fondazione svizzera per la cultura Pro-Helvetia Curatori Giacinto Di Pietrantonio Alessandro Rabottini Catalogo Silvana Editoriale Inaugurazione giovedì 21 ottobre ore 18.30 Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Via San Tomaso, 53 24121 Bergamo Orario martedì - domenica h. 10-19 giovedì h. 10-22 Lunedì chiuso Ingresso gratuito Visite guidate gratuite Adulti> h. 10.30> Domenica 28 novembre ‘04 Domenica 16 gennaio ‘05 h. 20.30> Giovedì 28 ottobre ‘04 Giovedì 18 novembre ‘04 Giovedì 23 dicembre ‘04 Giovedì 27 gennaio ‘05 Genitori e bambini - h. 10.30> Domenica 7 novembre ‘04 Domenica 12 dicembre ‘04 Domenica 13 febbraio ‘05 Prenotazioni> Tel. 338 6868231 martedì - venerdì> h. 10.00-12.30 h. 15.00-17.30 Informazioni tel. 035 399528 fax 035 236962 www.gamec.it Ufficio Stampa CLP Relazioni Pubbliche Tel. 02433403 - 0248008462 Fax 024813841 [email protected] John Armleder è un artista che da oltre trent’anni produce opere che tengono in conto il dettato dell’avanguardia (Dada) e della post-avanguardia (Fluxus) di relazionare arte e vita. In questa prospettiva, se l’arte è una condizione la vita è una necessità per far sì che l’arte esista ed è proprio per questo motivo che i suoi lavori non sono solo forme da osservare ma immagini, luoghi e eventi da partecipare. Un grande target di circa 6 metri di diametro (il più grande mai realizzato dall’artista) composto di cerchi di neon bianco che si illuminano secondo un movimento alterno dall’esterno verso il centro e viceversa, trasformando in questo modo completamente lo spazio espositivo. Se l’avanguardia, però, procedeva nel tentativo di coniugare le polarità dell’estetica e dell’esistenza per sottrazione e provocazione, la post-avanguardia a cui appartiene Armleder agisce per addizione> questo suo modo di fare ed essere risponde all’idea dell’arte nell’era della riproducibilità tecnica, in cui l’aura del pezzo unico – come ci aveva avvertito Walter Benjamin – è posta in crisi dai mezzi di diffusione e comunicazione di massa, che fanno proprio della moltiplicazione del prodotto una qualità, in virtù del maggior pubblico raggiunto. Questo fa sì che Armleder assuma gesti e oggetti del quotidiano all’interno del suo operare e della sua opera, come servire the alla Biennale di Parigi nel 1975 o ricollocare, a partire dagli anni ottanta, oggetti domestici come mobili e altro accostandoli alla pittura astratta. Mobili e altri oggetti nella maggior parte dei casi usati e che, proprio per questo, ci restituiscono il senso dei luoghi a cui sono appartenuti, come “nuove nature morte” contemporanee. Il neon è un materiale noto nella tradizione moderna proprio per essere stato usato da artisti che intendevano con esso risensibilizzare lo spazio, come fece Lucio Fontana – basti ricordare il grande disegno di neon per il soffitto della Triennale del 1953 – oppure Dan Flavin, che ne ha fatto l’elemento unico delle sue opere, esposte in Italia in maniera permanente nelle sale della Collezione Panza di Biumo di Villa Litta a Varese o nella Chiesa Rossa a Milano. Ma se Fontana utilizzava il neon come un tratto di disegno e guardando alla tradizione dello spazio barocco, Flavin impiegava lo stesso materiale nella sua forma standard, come lo si trova comunemente in commercio e limitandosi ad accostare semplicemente i tubi di neon in diverse combinazioni geometriche e guardando alle forme della tradizione suprematista e costruttivista. La sua è una ricerca volta alla sensibilizzazione dei luoghi e, in questo, egli tiene conto di un altro grande filone della tradizione moderna, quello dell’astrattismo. I luoghi della vita sono anche quelli dell’architettura e, nel nostro caso, dell’architettura museale, una tipologia che ha visto negli ultimi anni un fortissimo sviluppo. Non è una novità che, se nell’antichità l’architettura offriva il suo meglio in templi, chiese e palazzi, per poi passare nella modernità alle fabbriche, nell’attuale condizione postmoderna è nei musei che si stanno sperimentando le soluzioni simbolicoformali-tecniche più avanzate, tant’è che è in corso un dibattito tra artisti, Così, all’interno di questo filone di rivalutazione dell’estetica dell’elettricità – come non pensare anche al Futurismo – John Armleder tenta una sintesi> il suo neon è disegnato e costruito anche se appare standard nella forma. Se, infatti, il suo target è un’immagine astratta, è pur vero che il movimento pulsatorio della luce imprime all’ambiente un effetto barocco e optical. Nell’arte di John Armleder i neon non restano inerti ma diventano attivi, sensibilizzando così un luogo che, come la vita, è in continuo mutamento. 10 Gli inserti speciali di PressRelease. Inserto n.38 ottobre 2004 PressRelease Focus Il Magio affonda le radici negli anni ‘60, quando John Armleder, adolescente, era soprannominato da una combriccola di compagni del Collège de Genève “Il Magio” e guidato, secondo una logica implacabile, verso la “Villa Magica” a Ginevra, dove oggi risiede. estratto dal testo in catalogo di Eric Troncy special guest #2 john armleder – voltes IV 22 \ 10 \ 2004 - 25 \ 4 \ 2005 Con il sostegno di Fondazione svizzera per la cultura Pro-Helvetia Curatori Giacinto Di Pietrantonio Alessandro Rabottini Catalogo Silvana Editoriale Inaugurazione giovedì 21 ottobre ore 18.30 Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Via San Tomaso, 53 24121 Bergamo Orario martedì - domenica h. 10-19 giovedì h. 10-22 Lunedì chiuso Ingresso gratuito Visite guidate gratuite Adulti> h. 10.30> Domenica 28 novembre ‘04 Domenica 16 gennaio ‘05 h. 20.30> Giovedì 28 ottobre ‘04 Giovedì 18 novembre ‘04 Giovedì 23 dicembre ‘04 Giovedì 27 gennaio ‘05 Genitori e bambini - h. 10.30> Domenica 7 novembre ‘04 Domenica 12 dicembre ‘04 Domenica 13 febbraio ‘05 Prenotazioni> Tel. 338 6868231 martedì - venerdì> h. 10.00-12.30 h. 15.00-17.30 Informazioni tel. 035 399528 fax 035 236962 www.gamec.it Ufficio Stampa CLP Relazioni Pubbliche Tel. 02433403 - 0248008462 Fax 024813841 [email protected] “Se si tenta una lettura del mio lavoro con gli strumenti classici questo è, in fondo, un’apologia del “tutto e niente”. È vero e non lo è, ma non è un tutto e niente dadaista o alla Kippenberger, è un tutto e niente nel senso oggettivo, vale a dire che il nostro è un mondo formato da tutto e niente. Il mio lavoro è in questo senso molto rispettoso di questo tutto e di questo niente”. Ecco dunque come si presentano le cose> un personaggio immutabile, un’opera ben decisa a restare in guardia, un tutto e niente che finisce sempre per aver un senso, o almeno un senso apparente. “La difficoltà con la gente come me sta nel fatto che, in fondo, è abbastanza chiaro che non c’è un gran che da ricavarne. D’altro canto, se si discute con qualcuno che ha posto una dichiarazione d’intenti come premessa al proprio lavoro, si potrà attaccare questo statement da qualsiasi parte o, al contrario, sostenerlo. Mi annoierebbe raggiungere una qualsiasi verità, perché poi quella finirebbe per trasformarsi in un dogma, che lo si voglia o meno. Il solo vantaggio del sapere è che è sempre stato contraddittorio. Qualsiasi oggetto acquisito è un oggetto perso.” Non c’è dunque nessuna dichiarazione programmatica posta come premessa al lavoro di John Armleder. Non ci sono dunque neppure dogmi. E non si tira fuori un ragno dal buco da persone come lui. Quest’uomo si è occupato di tutto> pittura, scultura, “furniture sculpture”, performance, un po’ di giardinaggio (una composizione di fiori trapiantati in pneumatici nel 1993, e più recentemente, a Lille nel 2004, in una composizione monumentale e generosa di fiori diversi), collages, wall painting (esposti singolarmente alla galleria di Andrea Caratsch a Zurigo, quindi a Le Magasin, il Centro Nazionale d’Arte Contemporanea a Grenoble nel 2003), musica (con l’etichetta “Magica Records” diretta insieme a Sylvie Fleury e che lo porta a pubblicare canti di Natale), fino addirittura a una salsa vinaigrette davvero allucinante, creata con un centinaio di ingredienti – deliziosa. Una permanenza nella prigione di Saint-Antoine a Ginevra, nel 1968, preferita al servizio militare> colui che dice di non voler scegliere sa, se necessario, discernere ciò che lui deve essere. Quindi il tè, servito alla Biennale di Parigi nel 1975. “A quell’epoca esisteva già un’opera da qualche Difficile in effetti trovare un nesso immediato tra tutte le forme che l’opera di John Armleder ha potuto assumere nel corso degli anni, se si esclude appunto la costante di evitare sempre il conformismo a se stesso. Una strategia, del resto, così ben condotta da portare l’artista stesso a farsi chiamare John M. Armleder (senza che la “M” abbia alcun significato) o Parker Williams, pseudonimo usato quando si tratta di scritti sull’arte, o su qualsiasi altra cosa. Questi alter ego assumono un rilievo particolare quando si viene a conoscenza del personaggio stesso, che sembra conservare il medesimo aspetto da sempre> abito formale, sempre, cravatta, sempre, e non delle più banali (con motivi di maiali, conigli, tartarughe, forme geometriche...), i capelli raccolti in una lunga treccia che sembra fissarli una volta per tutte nella loro massima lunghezza (impedendo così la verifica della loro crescita, dunque del trascorrere del tempo). Buon umore, sempre, placidità assoluta, sempre, curiosità per qualsiasi cosa, sempre, presenza allo stand di ECART alla fiera di Basilea, sempre... Apparentemente, dunque, John Armleder è una somma di costanti, come se il personaggio stesso fosse là per assicurare la paternità delle tante forme che la sua opera ha potuto assumere. Perché se si legge il suo lavoro con gli strumenti classici questo è, in fondo, un’apologia del tutto e niente, ma non un tutto dadaista o alla Kippenberger, è un tutto e niente nel senso oggettivo, vale a dire che il nostro mondo è costituito da tutto e niente. Il suo lavoro è in questo senso molto rispettoso di questo “ tutto e niente”. Un tutto e niente che 11 Gli inserti speciali di PressRelease. Inserto n.38 ottobre 2004 special guest #2 john armleder – voltes IV 22 \ 10 \ 2004 - 25 \ 4 \ 2005 Con il sostegno di Fondazione svizzera per la cultura Pro-Helvetia Curatori Giacinto Di Pietrantonio Alessandro Rabottini Catalogo Silvana Editoriale Inaugurazione giovedì 21 ottobre ore 18.30 Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Via San Tomaso, 53 24121 Bergamo Orario martedì - domenica h. 10-19 giovedì h. 10-22 Lunedì chiuso Ingresso gratuito Visite guidate gratuite Adulti> h. 10.30> Domenica 28 novembre ‘04 Domenica 16 gennaio ‘05 h. 20.30> Giovedì 28 ottobre ‘04 Giovedì 18 novembre ‘04 Giovedì 23 dicembre ‘04 Giovedì 27 gennaio ‘05 Genitori e bambini - h. 10.30> Domenica 7 novembre ‘04 Domenica 12 dicembre ‘04 Domenica 13 febbraio ‘05 Prenotazioni> Tel. 338 6868231 martedì - venerdì> h. 10.00-12.30 h. 15.00-17.30 Informazioni tel. 035 399528 fax 035 236962 www.gamec.it Ufficio Stampa CLP Relazioni Pubbliche Tel. 02433403 - 0248008462 Fax 024813841 [email protected] PressRelease Focus particolare coerenza per uno come lui che restò segnato da Georges Brecht, di cui seguì il “Mixed Media Course” nell’estate 1969 alla Glamorgan Summer School in Inghilterra – un seminario al quale Brecht alla fine non partecipò per ragioni di salute, ma che importa. Diciamo che si è trattato di un caso brechtiano. parte, principalmente lavori su carta ed oggetti> ma io esponevo soltanto le tracce o indicazioni riproducendole sulle pareti ad acquarello o ricomponendole all’interno di performance.” Come una versione un po’ mondana del The Act of Drinking Beer with a Friend is the Highest Form of Art (Oakland Museum, 1970), di Tom Marioni, opera concepita come momento sociale durante il quale l’artista riceveva gli amici nel suo atelier per bere insieme un bicchiere di birra. Non c’è davvero molto da tirar fuori da persone come John Armleder, che ha preso a prestito da Fluxus la distanza critica rispetto alla produzione artistica, spingendola apparentemente ad un punto di sofisticazione raramente raggiunto. Ma c’è in lui anche una sorta di contenuta avversione per tutto ciò che potrebbe significare che le cose sono nel giusto ordine> evidentemente, non ha scelto l’attività artistica per essere comodamente prigioniero di un sistema codificato e essere riconosciuto al momento giusto. Del resto il successo internazionale raggiunto mentre il movimento Neo-Geo risuonava oltre atlantico non era in programma. I suoi famosi “dot painting” si sono ritrovati sotto le luci della ribalta, eredità di un vero amore per Picabia, mentre i suoi “pour painting”, eredità di un amore vero per Larry Poons in generale e per i suoi quadri degli anni ‘70 in particolare, suscitavano allo stesso tempo un educato imbarazzo. Una tale quantità di dipinti ben dimostra che l’artista aveva saputo evitare di Fluxus l’avversione per la pittura. Per quanto riguarda i dipinti astratti che già all’epoca realizzava, il fatto che John Armleder fosse svizzero fu una fortuna inaspettata> non restava che iscrivere tutto ciò nella tradizione dell’arte concreta Svizzera, e del resto perché no. “È vero anche questo” resta probabilmente la sua affermazione preferita, e la sua diffidenza viscerale nei confronti di giudizi perentori non invita di certo a fare affermazioni che lo riguardino. Alcuni hanno creduto di rintracciare i segni di una strategia> “Una strategia implicherebbe un’ambizione mirata che conduca ad una conquista precisa. Credo non ci sia davvero nulla da conquistare. È piuttosto un gioco> io gioco allo stesso modo all’innocente e al falso innocente.” Almeno non gli toglieranno il gusto per il gioco, elemento di John Armleder ha sempre fatto tutto insieme – e bisogna constatare che col tempo, in questo non è affatto cambiato. Più esattamente, John Armleder ha sempre fatto molte cose in uno stesso momento, con un raffinato senso del “tutto e niente” che permette di richiamare, nel suo caso, tanto Fluxus quanto il formalismo (appunto) ed anche una certa compenetrazione dei due (quando, ad esempio, applica le regole del caso e del gioco alla pittura astratta). “Mi piace davvero il fatto che la radicalità, in arte, non ha assolutamente conseguenze… Chi può effettivamente interessarsi al fatto che siate radicali o meno| Si tratta sempre d’arte, sempre delle stessa fesseria culturale. Nonostante io ammiri il radicalismo e specialmente il radicalismo storico, è ovvio che le posizioni radicali in arte sono sempre, in un certo qual modo, a buon mercato e pietose. Ciò che è affascinante è esattamente questo.” Inoltre bisogna intendersi sul significato della parola radicalità, qui probabilmente intesa da un punto di vista a priori un po’ monomaniacale in quanto “ambizione” artistica. In fondo, quando si parla di John Armleder la radicalità è sempre di casa, a maggior ragione quando egli impone una mescolanza di stili, divenuta oggi ormai comune, ma di certo meno familiare dal momento in cui è divenuta una regola di base. Ed è qui che sta il famoso “tutto e niente” di John Armleder. In strambe performances che coesistono con quadri astratti, i quali coesistono a loro volta con sculture fatte di mobili e dipinti (la leggenda vuole che fosse arrivato a mani vuote alla vigilia di un’esposizione a Le Consortium di Digione nel 1983 e che avesse trovato poi sui marciapiedi e nei negozi della Comunità Emmaus alcuni oggetti di scarto con i quali fece ciò che rimane ad oggi una delle sue mostre più belle) e soprattutto al di fuori di ogni convenzionalità espositiva. 12 Gli inserti speciali di PressRelease. Inserto n.38 ottobre 2004 PressRelease Focus Disco Zen Estratto dell’intervista di A. Rabottini, Curatore della GAMeC, all’artista special guest #2 john armleder – voltes IV 22 \ 10 \ 2004 - 25 \ 4 \ 2005 Con il sostegno di Fondazione svizzera per la cultura Pro-Helvetia Curatori Giacinto Di Pietrantonio Alessandro Rabottini Catalogo Silvana Editoriale Inaugurazione giovedì 21 ottobre ore 18.30 Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Via San Tomaso, 53 24121 Bergamo Orario martedì - domenica h. 10-19 giovedì h. 10-22 Lunedì chiuso Ingresso gratuito Visite guidate gratuite Adulti> h. 10.30> Domenica 28 novembre ‘04 Domenica 16 gennaio ‘05 h. 20.30> Giovedì 28 ottobre ‘04 Giovedì 18 novembre ‘04 Giovedì 23 dicembre ‘04 Giovedì 27 gennaio ‘05 Genitori e bambini - h. 10.30> Domenica 7 novembre ‘04 Domenica 12 dicembre ‘04 Domenica 13 febbraio ‘05 Prenotazioni> Tel. 338 6868231 martedì - venerdì> h. 10.00-12.30 h. 15.00-17.30 Informazioni tel. 035 399528 fax 035 236962 www.gamec.it Ufficio Stampa CLP Relazioni Pubbliche Tel. 02433403 - 0248008462 Fax 024813841 [email protected] del lavoro è frontale e che è il tempo a scandire la percezione dell’evento. L’impatto dato dalla velocità aggiunge informazioni a informazioni e hanno a che fare con quella che potrei quasi definire un’ossessione da parte mia per l’idea di sovraccarico. Sono davvero convinto che ci siano troppe cose da comprendere in ciascuna opera d’arte, e che l’artista stesso sia proprio l’ultimo a conoscerle, ma che questo effetto sia in qualche modo previsto lo trovo abbastanza gratificante. Sai dall’inizio che non c’è modo di possedere un’opera nella sua complessità. Certo, puoi proseguire sulla tua strada ed essere convinto di conoscerla, ma enormi porzioni di informazione, intere zone di significato e altri beni restano lì in attesa di essere consumati, rischiando di rimanere intatti fino ad andare male. In questo credo di essere stato influenzato da Larry Poons. L’industria dell’intrattenimento è stata assorbita dall’arte e viceversa> dal Louvre a Las Vegas fino a Hollywood e all’Isola di Pasqua è tutto un enorme pudding. E il cibo per bambini è puro piacere. Forse in questo modo sto rispondendo alla seconda parte della tua domanda. ∂…] Alessandro Rabottini> Per la tua mostra personale alla GAMeC hai concepito un unico lavoro, monumentale e ipnotico. È una struttura molto semplice> una bellissima, seducente, persino ambigua dream machine. Tu come la definiresti| John Armleder> Non do mai definizioni del mio lavoro. Ciascuna opera si comporta in maniera differente, a seconda dell’occasione e del singolo spettatore, così da mettere in relazione livelli di percezione tra loro diversi. Ma preferisco parlare dei miei lavori come di “eventi”. AR> Il cerchio è un motivo che ricorre spesso nel tuo lavoro> dall’uso dei punti e degli ‘smilies’ per creare pattern visivi nei dipinti e in alcune delle Furniture Sculptures durante gli anni ’80, ai wall painting fatti di ellissi concentriche e ai più recenti target di neon. Da quali punti di vista formali e culturali utilizzi questo stesso motivo| JA> Beh, sai, uno ci può fare un po’ quello che gli pare coi pallini, i cerchi e i target. E dietro ci sarebbe una storia intera, riferimenti che spaziano da Picabia a Berlewi, Noland, Poons, Johns, Mosset, e perché no Rondinone e Hirst. Ma pensa anche al Taoismo e allo Zen, o a quella spirale cinetica che trovi ogni volta che in un film di fantascienza compare una macchina del tempo. Non hai scampo, e intanto non hai che vie d’uscita. E io credo che si tratti di entrambe le soluzioni, in una maniera abbastanza Zen. Una discoteca Zen, forse. ∂…] AR> Il tuo progetto alla GAMeC fa uso di altri due elementi frequenti nel tuo lavoro> la luce e il movimento, in modo che lo spettatore si ritrovi a fare un’esperienza cinetica del lavoro. Cosa significa questo per te| Sei d’accordo nel riconoscere in quest’aspetto un uso consapevole di strategie desunte dall’industria dell’intrattenimento| E, soprattutto, che significato dai alla parola “piacere” all’interno delle pratiche culturali contemporanee| JA> In questo caso possiamo parlare di un’esperienza cinematica soprattutto per via del fatto che la visione Untitled, 2002. Ex. Unico / unique. lampade in vetroresina, dimensioni variabili / dimensions variable. Courtesy Galleria Massimo De Carlo, Milano 13 Gli inserti speciali di PressRelease. Inserto n.38 ottobre 2004 special guest #2 john armleder – voltes IV 22 \ 10 \ 2004 - 25 \ 4 \ 2005 Con il sostegno di Fondazione svizzera per la cultura Pro-Helvetia Curatori Giacinto Di Pietrantonio Alessandro Rabottini Catalogo Silvana Editoriale Inaugurazione giovedì 21 ottobre ore 18.30 Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Via San Tomaso, 53 24121 Bergamo Orario martedì - domenica h. 10-19 giovedì h. 10-22 Lunedì chiuso Ingresso gratuito PressRelease Focus modo di lavorare| La maggior parte dei tuoi lavori li realizzi direttamente negli spazi delle gallerie o dei musei che li ospitano, anche quando non nascono come installazioni site-specific. A me sembra che questo metodo di lavoro sottolinei in modo molto forte la tua posizione verso un’idea di arte come ‘espressione’. JA> Tutti gli animali tendono a trovare forme di adattamento per poter sopravvivere, e io sono una testa pigra, per cui questo modo di operare si adatta bene al mio lavoro. Sono privo di ambizione, ecco perché non soffro lo stress> perché faccio il mio lavoro nella maniera che mi è più consona. Quello che cerco di dirti è che non guardo a quello che faccio per afferrarne il senso o il significato. Io semplicemente do inizio a un processo, o sono io stesso avviato da quest’ultimo. È un evento frutto di una qualche forma di miscellanea che circola nel mio lavoro. È così che va. Poi succede a volte che, se me lo chiedono, trovo significati, ragioni, definizioni estetiche, stile e intelligenza mentre guardo indietro o attorno a quello che io e altri stiamo facendo. La mia convinzione è che l’arte sia inevitabile. Non puoi fermarla, né darle l’avvio. L’arte non la puoi eludere, tutto qui. AR> Il tuo progetto per la serie Special Guest, nella sua semplicità questo target di neon contiene una molteplicità di motivi e fonti di riferimento. Da un lato il cerchio è una forma quasi universalmente connessa con la spiritualità e con la ricerca di armonia in filosofia, nella religione e nell’arte (pensiamo a figure come il bilanciamento degli opposti, il flusso della vita, la perfezione), dall’altro il movimento delle luci si rifà all’altra faccia di questa stessa ricerca della spiritualità> dall’ipnosi alle droghe, dai marchingegni psichedelici all’architettura dei centri commerciali e delle discoteche. In più, un ampio spettro di riferimenti interni alla storia dell’arte viene alla mente> Optical Art, gli albori dell’astrazione, i target di Jasper Johns, l’uso dei neon da parte di Dan Falvin, le architetture di luce di Lucio Fontana, il Minimalismo, la Pop Art, l’aggressività di Bruce Nauman. In che modo gestisci tutti i possibili riferimenti all’interno del tuo lavoro| JA> Beh, è semplice! Io faccio il mio lavoro e basta. Poi qualcun altro arriva e mette ordine in tutto questo. ∂…] AR> Ti andrebbe di parlare del tuo Visite guidate gratuite Adulti> h. 10.30> Domenica 28 novembre ‘04 Domenica 16 gennaio ‘05 h. 20.30> Giovedì 28 ottobre ‘04 Giovedì 18 novembre ‘04 Giovedì 23 dicembre ‘04 Giovedì 27 gennaio ‘05 Genitori e bambini - h. 10.30> Domenica 7 novembre ‘04 Domenica 12 dicembre ‘04 Domenica 13 febbraio ‘05 Prenotazioni> Tel. 338 6868231 martedì - venerdì> h. 10.00-12.30 h. 15.00-17.30 Informazioni tel. 035 399528 fax 035 236962 www.gamec.it Ufficio Stampa CLP Relazioni Pubbliche Tel. 02433403 - 0248008462 Fax 024813841 [email protected] Veduta dell’installazione. Fast Forward at any Speed. Mehdi Chouakri, Berlino, 1998. Untitled, 1998. Ex. Unico. wallpainting, dimensioni variabili. Untitled, 1998. plexiglass, 210 x 122 x 40 cm. Courtesy Gallery Mehdi Chouakri, Berlino 14