2. CdC – 2015 – Traccia_elementi catechesi - Metodo

Transcript

2. CdC – 2015 – Traccia_elementi catechesi - Metodo
ELEMENTI DI UNA CATECHESI CHE UTILIZZA LA MODALITÀ “NARRATIVA”
Una sintesi felice del tema narrativo:
«So che fate dei momenti formativi per i capi sull’accostamento alla Bibbia, anche con metodi nuovi, mettendo
al centro la narrazione della vita vissuta a confronto con il messaggio del Vangelo»1
Il tema è proprio quello del “narrare la vita vissuta” ponendola “a confronto con il messaggio del Vangelo”, come
invita a fare l’apostolo Giacomo: “accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla
salvezza” (Gc 1,21).
Primo quadro: esperienze vs attività
·
Lo scautismo propone un’esperienza di crescita vissuta come gioco, avventura, strada in cui
bambini/ragazzi/giovani e adulti vivono insieme, con semplicità, perseguendo un obiettivo grande: fare la
propria felicità, aiutando il prossimo
·
lo scautismo non è soltanto una “buona tecnica” o una sana esperienza di sport, ma è “un modo di
concepire la vita secondo gli ideali proposti da Baden-Powell e resi qualificanti per sempre, anche al di là
dei momenti vissuti nelle Unità e anche dopo aver finito la propria appartenenza a un Gruppo scout”2
·
attività ed esperienza (anche in chiave educativa) sono cose diverse: l’una è l’involucro che avvolge
l’altra (il nocciolo). L’esperienza dà senso a ciò che si fa, l’attività è la cornice nella quale poter riconoscere
l’esperienza che si vive. Proporre alcuni esempi attraverso immagini:
o brano dal film Titanic (… “l’esperienza che ho vissuto io è una cosa un po’ diversa… la vuole ascoltare?”)
o immagini dall’udienza del Papa con l’Agesci
o il racconto di una guida di ritorno dal Jamboree
·
Sono le esperienze che educano! Le attività sono solo le occasioni per vivere delle esperienze. Non si
tratta quindi (non solo almeno) di proporre delle attività di… servizio, comunità, aiuto del prossimo… ma di
riconoscere le esperienze di… servizio, comunità, aiuto del prossimo… dentro tutte le attività vissute
dall’unità e dal singolo ragazzo
Secondo quadro: cercare il senso delle cose per dare un nome alle esperienze
·
Il cammino educativo dello scautismo può essere visto come una grande avventura esplorativa,
nella quale occorre individuare e interpretare tutti gli indizi, le tracce (“scout” significa infatti esplorare, to
scout = esplorare in Inglese, ma anche cercare e interpretare le tracce, Pfad-finder = trovare sentieri/tracce
in Tedesco…) che conducono a riconoscere e accogliere il bene in ciò che viviamo, il senso di ciò che
ciascuno è, riconoscendo il progetto di Dio
·
È nel vivere assieme le esperienze con i ragazzi che trova senso e si sviluppa l’azione educativa.
È voglia di mescolarsi con loro, di condividerne paure e speranze, è capacità di immettervi piccoli semi di
risurrezione, capaci di rendere “buona” la vita. Ecco perché l’educazione è da vedere “come atto di amore,
una visione di fede che dà fondamento e orizzonte alla ricerca di senso dei giovani”3
·
È dentro queste esperienze e non altrove che va ricercato il significato di ciò che si vive: il senso
complessivo della propria esistenza, con il compito che ne scaturisce, non si coglie come risultato di una
logica di sillogismi ma, secondo la spiritualità scout, è piuttosto scoperta avventurosa, che richiede una
capacità di cogliere il “senso” delle cose
·
Le narrazioni giocano un ruolo centrale proprio nel processo con cui si dà significato agli eventi:
costituiscono il fondamento della percezione degli altri, di se stessi, del mondo esterno, consentono di dare
voce contemporaneamente alla ragione, all’immaginazione e all’emozione e dunque di non scindere aspetti la
cui unità e fecondazione reciproca è fondamentale
·
le narrazioni non sono semplici racconti di che cosa ci è accaduto: prendono spunto dalle avventure
vissute, dalle emozioni provate ma le rinforzano, in qualche modo le potenziano, perché raccontano il
senso dell'esperienza, dicono quanto e come l'avventura vissuta sia importante per chi la narra
1
Dal messaggio di Papa Francesco all’Agesci – Udienza del 13/6/2015. Papa Francesco ha poi aggiunto “ Mi congratulo con voi per queste buone
iniziative, e mi auguro che non si tratti di momenti sporadici, ma che si inseriscano in un progetto di formazione continua e capillare, che
penetri fino in fondo nel tessuto associativo, rendendolo permeabile al Vangelo e facilitando il cambiamento di vita”
2
Progetto Unitario di Catechesi (PUC), Edizioni scout Fiordaliso, 2009, p. 106
3
CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, n. 34
·
Cercare il “senso” delle cose… divenendo “attenti, riflessivi, capaci di cogliere anche le minime tracce e
più piccoli segni di amore di cui è cosparsa la vita”4, esprimendo così le proprie risposte; ecco il modo in cui
lo scautismo fa maturare questa abilità! (riferimento alla tripletta: esperienza – simbolo – concetto)
Terzo quadro: una fede raccontata
·
La nostra fede è una fede raccontata5, non si esprime attraverso formule fisse da imparare a memoria,
ma è il racconto di una storia (quella compresa da Giovanni davanti alla tomba vuota che… “vide e credette”
– cfr. Gv 20,8 – così come quella del centurione sotto la croce che esclama… “veramente quest’uomo era il
figlio di Dio” – cfr. Mc 15,39), che apre la possibilità di un incontro e che, attraverso le generazioni, giunge
fino a noi
·
Questa modalità di trasmissione affonda le proprie radici nelle grandi narrazioni bibliche6. Quello
biblico è un “modello” di trasmissione della fede che si appoggia sulle esperienze vissute (“Solo tu sei
forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?” Lc 24,19), le trasmette
raccontandole (“alcune donne […] son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali
affermano che egli è vivo” Lc 24,23) e le interpreta narrandole (“Essi poi riferirono ciò che era accaduto
lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane” Lc 24,35).
·
Tutti questi aspetti (esperienza – racconto – parola che interpreta) sono inscindibilmente legati7. È
l’insieme “evento+parola” che dà senso a quella storia, cioè è capace di ricondurla ad unità e che ne
fa storia di salvezza. Vissuto nella sua interezza il processo descritto permette anche di cogliere nelle
esperienze vissute i diversi livelli di significato, presenti in ogni esperienza umana (riferimento alla
tripletta: umano, religioso, cristiano)
·
L’incontro affascinante con Gesù figlio di Dio, è di per se il racconto appassionato di un incontro
capace di cambiare e dare senso alla nostra esistenza. “Gli uomini si raccontano ad altri uomini,
interpretando il senso degli uomini: ciò che è oscuro diviene chiaro, perché la verità è sempre un racconto”8
Anche i capi devono imparare a narrare la propria fede9! E sono chiamati a creare occasioni affinché anche i
ragazzi possano narrarsi
·
Il momento celebrativo si inserisce chiaramente in questo percorso interpretativo della
rivelazione di Dio. Celebrando insieme: l’esperienza si fa memoria dell’evento salvifico; la Parola ascoltata
e pregata diviene testimonianza della fede10; la comprensione/interpretazione, fa si che quanto vissuto ed
ascoltato - la sua memoria attualizzante - dice a me qualcosa, oggi, generando novità di vita.
Quarto quadro: un metodo per… narrare l’esperienza di fede
·
Il nostro Metodo è una grande risorsa per l'evangelizzazione…
o è un Metodo attivo, induttivo, esperienziale (imparare facendo), chiama in causa…
o ha una forte dimensione comunitaria (la comunità “educa”)
o si gioca principalmente nella natura-Creato, l'ambiente delle storie raccontate nella Bibbia e nei Vangeli
o è fortemente simbolico: “iniziazione” e “riti”
o è fortemente “narrativo”: Giungla/Bosco, Avventura, Strada… chiedono di narrare se stessi
·
Commento allo schema metodologico
Introduzione ai lavori del pomeriggio
4
Progetto Unitario di Catechesi (PUC), Edizioni scout Fiordaliso, 2009, p. 95
5
“Secoli di letteratura prevalentemente religiosa ci hanno fatto dimenticare che i quattro Vangeli erano anzitutto racconti ”, Luciano Manicardi,
Gesù narratore di Dio, Edizioni Messaggero Padova, 2015, pag. 9
6
“Il cuore della Bibbia, in effetti, il suo corpus narrativo, non appartiene alla letteratura d’autore nel senso moderno del termine ma a una
letteratura di tradizione. Quest’ultima è sostenuta da molteplici voci unite nel flusso della tradizione raccontante, dalla voce del popolo quanto
da quella dei letterati” Cfr J.P. Sonnet, Generare è narrare, Vita e Pensiero, Milano 2014, pag. 74
7
Il Concilio Vaticano II afferma che: “l’economia della rivelazione avviene con eventi e parole intimamente connessi tra loro, in modo che le
opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, e le parole dichiarano
le opere e chiariscono il mistero in esse contenuto ”. Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione, Dei Verbum, n. 2
8
Sandro Gindro, A. Tiresia, Psicoanalisi Contro Editore, Roma, 1983, pag.48
9
Vale per tutti noi l’invito del salmista “Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato non lo terremo nascosto ai nostri
figli, raccontando alla generazione futura le azioni gloriose e potenti del Signore e le meraviglie che egli ha compiuto” (Sal 78,3-4)
10
“Nella comunità cristiana, infatti, la testimonianza si fa racconto della speranza vissuta […] propone il dinamismo di memoria, presenza e
profezia, che attinge ogni giorno la speranza alla sorgente zampillante del Risorto ” Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo, Comitato
preparatorio del IV Convegno Ecclesiale Nazionale, Verona 2006