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@ www.cop17-cmp7durban.com/ www.kyotoclub.org/ www.nimbus.it › Opinioni C4SOCIETÀ E CULTURA IL CAFFÈ 4 dicembre 2011 57 CLIMA uando uno sbuffo di foehn o una pioggia rimescolano e disperdono questi inquinanti gassosi, si tira un respiro di sollievo, in realtà si è solo spostato il problema altrove, diluendo i veleni nell’atmosfera globale, ma non eliminandoli, al punto che molte molecole tossiche portate dai venti raggiungono perfino le più remote lande glaciali delle calotte polari. Tra le emissioni inquinanti l’anidride carbonica (o biossido di carbonio), innocua per l’uomo e la biosfera se non a concentrazioni elevatissime molto lontane da quelle reali, tiene invece banco per i problemi legati al cambiamento del clima. La concentrazione pre-industriale di questo gas a effetto serra ammontava un paio di secoli fa a 280 parti per milione e oggi ha raggiunto le 390 ppm, un valore mai registrato in piccoli passi molto lontani dalle drastiche misure che sarebbe necessario adottare per bloccare efficacemente la deriva climatica verso cui stiamo andando. L’incontro sudafricano è significativo in quanto deve stabilire le regole del dopo-Kyoto. Il protocollo entrato in vigore nel 2005 scade infatti nel 2012, e per quanto applicato parzialmente e con risultati limitati, ha rappresentato un esperimento diplomatico straordinario, il più grande accordo mai siglato sulla Terra. Certamente non ha giovato la contrapposizione tra gli Stati Uniti e i paesi delle economie emergenti, Cina sopra tutte, dovute al rifiuto di assumere impegni vincolanti tali da influenzare le proprie traiettorie di sviluppo. Al contrario l’Europa è sempre stata all’avanguardia nel formulare una politica attenta all’efficienza energetica e alla promozione del rinnovabile, con il noto programma 20-2020, ma già a Copenhagen nel 2009 si era colta la sostanziale irrilevanza della coraggiosa scelta europea rispetto ai giganti asiatici e americani. Cosa succederà a Durban (www.cop17-cmp7durban.com) ancora non lo sappiamo, ma l’ottimismo non è certo all’ordine del giorno, in quanto la crisi economica mondiale sembra relegare a un ruolo marginale i problemi ambientali, allontanando ancor più l’adozione di quei provvedimenti già da anni nel cassetto. Come se l’economia comandasse sopra le leggi di natura, come se il nostro benessere fosse più dipendente dai rendimenti finanziari che dalle risorse fisiche del pianeta e da un clima favorevole alla presenza umana. Ormai pare abbandonata L’effetto serra Entro la fine di questo secolo la temperatura globale crescerà di circa tre, quattro gradi Il protocollo L’accordo di Kyoto scade nel 2012 ed è stato un esperimento diplomatico straordinario oltre un milione di anni, come risulta dall’analisi delle bollicine di aria fossile contenute nei ghiacci antartici. Attualmente emettiamo circa 30 miliardi di tonnellate all’anno di CO2, quantità destinata ancora a crescere e a causare l’aumento della temperatura globale di circa 3-4 gradi entro la fine di questo secolo. Per questo motivo il 29 novembre si è aperta a Durban, in Sudafrica, la Cop17, ovvero la diciassettesima conferenza delle parti rappresentanti i paesi aderenti alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Ciò significa che sono ormai diciassette anni che regolarmente a cavallo tra novembre e dicembre le diplomazie internazionali si incontrano nella speranza di approvare provvedimenti per ridurre l’inquinamento climalterante, promuovere l’economia verde, l’uso delle energie rinnovabili e la cooperazione internazionale, ma i risultati sono in genere molto modesti, l’ipotesi di mantenere l’incremento di temperatura globale entro i 2 C da qui a fine secolo, ed è verosimile che ai tassi attuali e previsti di emissione la soglia dei 3-4 C sia inevitabile. Numeri che alla maggior parte delle persone poco dicono sull’epocale crisi che colpirà l’umanità a seguito di nuovi fenomeni estremi come le ondate di calore e le siccità, la maggior frequenza di precipitazioni alluvionali e tempeste, l’aumento del livello marino. Non è che nel mondo non si stia prendendo coscienza di questo rischio e non si portino avanti innumerevoli iniziative virtuose a livello locale, il problema è la frammentazione dovuta alle decisioni dei singoli governi che stenta a trovare un terreno condiviso nei grandi accordi internazionali vincolanti. Che sia un obiettivo difficile e complesso da raggiungere non ci sono dubbi, ma la termodinamica aspetterà che i vischiosi negoziati di Homo sapiens vadano a buon fine? LA PARO LA LUCA MERCALLI segue da pagina 49 Q Il Caffe/René Bossi Inquinamento e problemi ambientali accantonati dalla crisi economica !" # U U U $&0# 1("; 5&8 '=+'. 8"501&55 " 18(0 "0& 1 15# &(05 9& $0& 6+' $ 1& $8&9 15 (8" (0 '7 #1 &$ 8$0 1 " !"" '===, )$&$ &$#$5& 2%+3#1* & &$ 8$0 1 " !"" 0":, )$&$ &$#$5& ''+3#1*+ $ 1& $8&9 15 (8" (0 '7 #1 &$ #: )$&$ /&$#$5& %+3#1*+ " 18(0#$5& 8$ -8$5 5 5 '= )& == " &0$&* " "0<< $ 9 $ 0 &55+ 0<<& 1$< &$#$5& %++ &$ 0 109 #& 1&"& $& 180 #$5& 1&05+ 855 " $&0#< &$ " 50 18