Gli Agenti agli intellettuali "Nessun ricatto, siamo solo pochi"

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Gli Agenti agli intellettuali "Nessun ricatto, siamo solo pochi"
Gli Agenti agli intellettuali
"Nessun ricatto, siamo solo pochi"
Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe, il sindacato autonomo di polizia
penitenziaria, risponde alla lettera appello firmata da Gianni Sofri e da un gruppo di intellettuali e
artisti
Abbiamo letto l’intervento di Gianni Sofri pubblicato oggi dalla Repubblica on line. Vorremmo fare
alcune brevi osservazioni.
Non è assolutamente nelle intenzioni della polizia penitenziaria limitare o ostacolare le attività
all’interno delle strutture penitenziarie in generale, ancor più nel carcere minorile del “Pratello”.
Siamo consapevoli del fatto che se i detenuti, adulti o minori che siano, lavorano e svolgono attività
ricreative e sportive, non solo hanno un’opportunità maggiore di reinserimento sociale, che è
l’aspetto più importante del loro percorso detentivo, ma anche i rapporti all’interno delle strutture
penitenziarie sono meno tesi e, quindi, meno conflittuali, sia tra di loro, sia con gli operatori. Però,
come lo stesso Sofri evidenzia nel suo intervento, tutto diventa più difficile se gli agenti della polizia
penitenziaria sono 25 invece di 41, come previsto dalle piante organiche. Ma c’è di più. In questi
giorni gli agenti si sono ulteriormente ridotti di circa 20 unità, a causa di congedi, aspettative e
malattie. Tant’è che il Direttore Generale del Personale è stato costretto ad inviare in missione 7
agenti da altre strutture: Torino, Treviso, Taranto, Ancona ed Airola. Quindi, se la situazione dovesse
restare quella attuale, sarebbe davvero difficile garantire le attività, compresa quella teatrale,
all’interno del “Pratello”. Ci dispiace e nello stesso tempo ci offende il fatto che Gianni Sofri abbia
pensato che la polizia penitenziaria volesse usare lo spettacolo teatrale di quest’anno come arma di
ricatto per le sue lotte sindacali. Quindi, le simpatie verso i poliziotti penitenziari possono continuare
a restare in quanto ne apprezzano il duro, difficile e importante servizio, a condizione che tali
simpatie siano sincere e non strumentali.
Un’ultima considerazione. E’ vero che certe decisioni riguardanti i problemi della polizia penitenziaria
e delle carceri in genere vengono assunte ad altri livelli. Però, poiché Gianni Sofri ha ricoperto un
ruolo importante nella politica della città bolognese, sicuramente potrà chiedere agli esponenti di
quella maggioranza di contribuire a far approvare il disegno di legge Alfano, riguardante le pene
detentive brevi, atteso che il Partito Democratico ha negato l’assenso affinché tale progetto venga
approvato nella Commissione Giustizia del Senato, in sede deliberante. Vogliamo ricordare che a tale
disegno di legge è collegata anche l’assunzione di 1800 agenti di polizia penitenziaria. Quindi, va
bene la solidarietà, ma chiediamo anche i fatti.
(09 NOVEMBRE 2010) © LA REPUBBLICA
Pratello, l'appello di Sofri
"Salviamo il teatro del carcere"
L'ex presidente del Consiglio comunale scrive una lettera aperta per coinvolgere la città di
fronte alle difficoltà che Paolo Billi e i giovani detenuti del carcere minorile devono
affrontare: la carenza di agenti di polizia penitenziaria mette a rischio l'attività dietro le
sbarre. Aderiscono Carlo Lucarelli, Carlo Ginzburg e altri bolognesi
di GIANNI SOFRI (seguono altre firme)*
Mettiamo subito le mani avanti. Non è difficile prevedere che qualcuno dirà (a destra o a sinistra,
poco importa): eccoli, gli “intellettuali borghesi”, che si occupano del Pratello solo quando rischiano
di perdere uno spettacolo cui si sono, nel tempo, affezionati. È vero, l’occasione è quella, e
dobbiamo essergliene tutti grati. Ma è completamente falso che sia la sola cosa che ci interessa.
Al contrario, ci interessano i ragazzi che stanno al Pratello, come vivono ogni giorno, se dormono
per terra o su un comodo materasso, cosa mangiano, se sono protetti dalle malattie, se hanno
locali adeguati per lavorare e per trascorrere il loro tempo libero (si fa per dire). Tutte cose che è
più difficile garantire se gli agenti di polizia penitenziaria sono 25 su un organico previsto di 41.
Perché, lo sappiamo bene, in un carcere – sia esso minorile o di adulti- le sorti dei detenuti, degli
agenti, di chi ci lavora per organizzarlo e dirigerlo, sono strettamente connesse. Qui i tagli si
risolvono subito in disagi intollerabili per tutti.
Noi non possiamo fare molto per questo, perché si tratta di un campo nel quale le decisioni
vengono prese lontano da qui. Possiamo solo chiedere e dare per primi solidarietà, e invitare
chiunque abbia titolo e possibilità di farlo, di rappresentare a tutti i livelli il disagio profondo della
città per questo problema.
E ora parliamo del teatro. Da anni, dodici per la precisione, un regista di valore, Paolo Billi, che
potrebbe ambire a ben altre scene e platee (e le trova a volte, fortunatamente), si dedica con
pazienza certosina a realizzare nel carcere minorile uno spettacolo teatrale nel quale un numero
variabile di ragazzi (una decina o poco più, che vuol dire comunque circa la metà degli ospiti del
Pratello) fanno praticamente tutto: collaborano alla stesura del testo, fabbricano le scene (in
genere bellissime) e i costumi, e alla fine recitano. Vorremmo che tutti i responsabili della vita
bolognese (a cominciare dal Commissario Cancellieri) vedessero una volta questo spettacolo.
Si renderebbero conto del livello straordinario che può essere raggiunto da un gruppo di ragazzi
che parlano tante lingue diverse, aiutati da un regista di grande professionalità e dedizione,
quando siano sfiorati dall’ala dell’arte e della poesia. Vivono così, quei ragazzi, un’esperienza di
bellezza e di felicità negata alla maggior parte di loro nella vita precedente; e che li segnerà, assai
spesso, nel loro futuro. Alla città offre l’opportunità non solo di assistere, con vera emozione, a uno
spettacolo bello e importante, ma a fare a sua volta l’esperienza dell’ingresso in un mondo
dominato da pregiudizi e tabù, qual è il carcere, sia pure minorile (da qualche anno un analogo
progetto teatrale è stato portato con successo anche alla Dozza, da dove gli spettacoli prodotti,
recitati dai detenuti, escono per essere ospitati all’Arena del Sole). C’è anche un libro nel quale
alcune ragazze “di fuori” hanno raccontato l’emozione di questa esperienza del contatto e dello
scambio, in occasione delle prove, con loro coetanei “di dentro”.
Ora, noi chiediamo a tutti quelli che possono contribuire a farlo, dal Comune in giù (o in su), che
questa esperienza validissima non solo per chi vi partecipa, ma per la città tutta, non vada
abbandonata e distrutta. E agli agenti di polizia penitenziaria del Pratello (che hanno sempre
partecipato all’attività del teatro, fino a recitarvi essi stessi), ribadendo loro la nostra solidarietà,
chiediamo di rinunciare a usare lo spettacolo di quest’anno (impedendone, come hanno
minacciato, l’ormai prossimo esordio) come un’arma della loro lotta. Sarebbe veramente un’arma
impropria; e dannosa a tutti, a loro in primo luogo per le simpatie che si alienerebbero. E
conquistare simpatie e solidarietà è la prima regola di ogni lotta.
*Seguono le firme: Massimo Pavarini, Angela Malfitano, Dario Melossi, Francesca Mazza, Marianna
Bolko, Pierfrancesco Galli, Maria Longo, Andrea Ginzburg, Carlo Lucarelli, Alessandro Bosi, Carlo
Ginzburg, Horacio Czertok, Anna Alberigo, Fiorenza Menni, Desi Bruno, Sergio Caserta, Domenico
Cella, Lucio D’Amelio, Fabrizio Frasnedi, Maria Rosa Dominici, Cristiana Bortolotti, Cristina Valenti,
Maurizio Cardillo, Cosimo Ricciutello