Musica e olive in Expo con GliArchiEnsemble

Transcript

Musica e olive in Expo con GliArchiEnsemble
Musica e olive in Expo con
GliArchiEnsemble
Sbarco a EXPO 2015 in vista per GliArchiEnsemble, orchestra siciliana che venerdì 26 giugno
alle ore 12 e 18.30 e sabato 27 giugno 2015 alle ore 20.30 si esibirà all’interno del cluster
Bio-Mediterraneo a EXPO 2015, del quale la Regione Sicilia è partner ufficiale. Un programma
musicale ispirato a sette diverse qualità di olive coltivate in Sicilia e inserite nel disciplinare di
produzione dell’olio extravergine IGP Sicilia, indicazione geografica protetta relativa alla
superficie più grande d’Italia, interessata alla coltivazione dell’olivo e alla produzione di olio.
GliArchiEnsemble, la cui partecipazione a EXPO è sponsorizzata da Banca Popolare Sant’Angelo,
abbineranno alle sette qualità di olive (Biancolilla, Cerasuola, Moresca, Nocellara del Belìce,
Nocellara etnea, Ogliarola Messinese, Tonda iblea) sette brani tratti dal repertorio romantico e
contemporaneo, caro al gruppo palermitano (musiche di Suk, Mascagni, Rossini, Warlock,
Tchaikovsky, Lampasona e Betta). Gli oli nati dalle diverse qualità di olive acquisiscono
caratteristiche specifiche, esaltate dall’andatura e dal “carattere” dei brani musicali scelti
dall’ensemble palermitano.
Durante le esibizioni verrà proiettato su lead wall il video “Palermo Arabo Normanna”, viaggio tra
i monumenti e i luoghi che raccontano la presenza degli Arabi e dei Normanni nel capoluogo
siciliano, realizzato da Dario Ciulla, con le musiche di Mario Crispi eseguite all’interno di Palazzo
Steri da GliArchiEnsemble e dallo stesso Crispi. Il video è stato realizzato appositamente per EXPO
2015 e per la partecipazione dell’orchestra al Cluster Bio Mediterraneo.
Le tre performance musicali si terranno nello spazio colorato che tiene insieme, come isole, i
padiglioni dei singoli Paesi affacciati sul Mar Mediterraneo. Nella zona centrale del Cluster le cucine
all’aperto della tradizione fungono da poli d’attrazione. Qui i visitatori trovano una selezione di
alcuni prodotti tipici della cucina mediterranea, l’olio d’oliva, il pane, il vino, e assistono alla
preparazione dei cibi e a showcooking programmati. Luoghi e cibi sono il tema centrale
dell’allestimento di una mostra-racconto che vede la sovrapposizione e l’integrazione di tre elementi
interpretati come parti di un’unica storia: il racconto per immagini, il racconto letterario e il
racconto cinematografico.
Nel bacino Mediterraneo, il pasto non implica soltanto l’atto del nutrirsi, ma rimanda a molti aspetti
della vita sociale e culturale. Le caratteristiche principali della dieta mediterranea, che ha resistito
alle regole della vita moderna, sono la quantità di tempo trascorsa a tavola e i vari rituali di convivio.
Ancora oggi, gli abitanti del bacino mediterraneo spendono più tempo nel preparare e nel
consumare i cibi di qualsiasi altro popolo. La dieta mediterranea non offre solo benefici per la salute,
ma garantisce e preserva la biodiversità agricola: le sue colture sono perfettamente in linea con i
criteri di sostenibilità. GliArchiEnsemble si faranno interpreti d’eccezione di questa “mediterraneità”
a tavola, come nella musica.
SakeSakeSake - Mi sake mi piace. Il
festival
Venerdì 26 e sabato 27 giugno (dalle 18.00 alle 2.00), approda a Milano una rassegna inedita e
curiosa: SakeSakeSake – Mi sake mi piace, il festival del Sake. Aprono le porte al popolare vino di
riso nipponico, 14 tra i locali, bar e ristoranti più cool della zona del Naviglio Grande e dintorni: 28
Posti, Carlo e Camilla in segheria, ElitaBar, Esco Bistrot Mediterrano, Luca&Andrea, Macelleria
Masseroni, Mag, Pinch, Rebelot, Rita e Rita&Sons, Taglio, Trattoria 4b, Ugo.
SakeSakeSake – Mi sake mi piace, organizzato da Shokokai Japan (Central Federation of Societies of
Commerce and Industry, Japan) fa parte di JAPAN SALONE, una serie di appuntamenti e iniziative
voluti dal Governo giapponese all’interno del Palazzo delle Stelline di Milano che vanno a completare
il calendario degli avvenimenti già in programma al Padiglione Giapponese in EXPO.
Una festa dedicata alla conoscenza e alla riscoperta di una bevanda, simbolo della cultura nipponica,
proposta dalla rassegna milanese, in un percorso gustativo che ridefinisce il tradizionale vino di riso
e lo mostra sotto una luce inusuale per l’Italia: un prodotto capace di offrire molte sfumature,
decisamente sconosciute ai più.
Nel corso della 2 giorni, da via Tortona a Via Vigevano, da via Corsico all’Alzaia Naviglio Grande, da
Ripa di Porta Ticinese a Via Meda, le lanterne bianche e rosse saranno il segno distintivo dei luoghi
dove la creatività di barman e barlady darà forma a suggestive e insolite composizioni, per nuove
alchimie tutte da scoprire.
Attraverso le migliori tecniche di miscelatura, i bartender dei 14 locali selezionati per la rassegna,
proporranno agli avventori un viaggio di degustazione nel mondo del SAKE.
Non solo. SakeSakeSake – Mi sake mi piace i Local Friend attivi sul territorio e in zona Naviglio
Grande offriranno ai viaggiatori che lo desiderano l’opportunità di scoprire le vie d’acqua di Milano
seguendo l’itinerario del festival.
SAKE QUESTO SCONOSCIUTO
IL SAKE-Che cos’è il Sake? Come si produce?
I cereali, impiegati come materia base nel Sake, sono molto usati anche in altre culture per la
produzione di alcolici, per esempio la birra o altri distillati quali whisky, vodka o gin: il Sake, però,
non è né una birra, né un distillato. È, invece, molto più simile a un vino.
Le materie prime usate per produrre il Sake sono acqua, riso e fermenti. Il riso per produrre il Sake,
o SAKAMAI, è di varietà particolare, appositamente selezionato e dal chicco di maggiori dimensioni
rispetto a quelli che solitamente in Giappone sono a uso alimentare. Sono dunque varietà di riso più
ricche di amido.
Il riso viene pulito attraverso un procedimento chiamato SEIMAI in pratica è levigato per eliminare
la parte più esterna, talvolta fino a ottenere solo il cuore di amido. A questo punto si lascia il riso in
ammollo, perché assorba una giusta quantità di acqua: si va da un minuto a una notte intera.
Individuare la giusta quantità di acqua che il chicco assorbirà è importante per preparalo alla fase
della cottura. Il riso è, infatti, cotto al vapore in un grande contenitore chiamato KOSHIKI.
Il riso cotto subisce uno dei trattamenti più delicati della produzione del Sake. Si inocula, infatti, una
muffa nobile chiamata KOJI (Aspergillus oryzae) che si presenta come una impalpabile polvere
verde. Questa muffa, penetrando nel chicco, trasforma gli amidi, diversamente infermentescibili del
riso, in zuccheri più semplici che potranno successivamente essere aggrediti dai fermenti per la
trasformazione zucchero-alcol.
Il riso sul quale sono state con grande cura polverizzate le spore del KOJI è adagiato per circa 36-45
ore in vassoi a loro volta messi in una speciale stanza tenuta a temperatura e umidità elevata
chiamata KOJI MURO. Il riso così trasformato prende il nome di KOJI.
Al Koji si aggiungono acqua e fermenti per preparare lo SHUBO, ovvero “la madre” del Sake. La si
lascia fermentare per circa due settimane e, quando è pronta, viene trasferita in grandi taniche dove
nei successivi 4 giorni, per tre volte, viene aggiunto riso cotto, acqua e ancora Koji. In questo modo
il volume iniziale raddoppia ogni volta che viene aggiunto altro Koji e acqua fino a ottenere il
Moromi.
In questa fase, si attuano quelle che si chiamano fermentazioni parallele multiple del Moromi, dove il
Koji continua il suo lavoro di saccarificazione degli amidi, mentre i fermenti iniziano a trasformare
gli zuccheri in alcol. Questo periodo varia da produttore a produttore: da 18 a 32 giorni. E’ possibile,
inoltre, una piccola aggiunta di alcol, pratica moderna che viene giustificata per donare aromi vivaci
e freschi al prodotto.
Il Sake fatto unicamente con acqua, riso e Koji è chiamato JUNMAI, mentre quello che si avvale
dell’aggiunta di alcol è detto HONJOZO. Una volta che la fermentazione ha fatto il suo corso si passa
alla fase della spremitura: JOSO.
Il prodotto viene lasciato riposare per circa 6 mesi prima di essere imbottigliato ed è solitamente
diluito con un 20% di acqua per abbassare il grado alcolico dai 20 ai circa 16 gradi, per ottenere un
prodotto di più facile bevibilità. Inoltre, il Sake può subire una pastorizzazione prima ed
eventualmente dopo l’imbottigliamento.
Being Jesus. Intervista a Ted Neeley
Il celebre attore, che da oltre 40 anni interpreta il ruolo di Jesus nel musical di Lloyd Webber, si
racconta a Cosmopeople.
http://youtu.be/y-Pn-FM_6-s
Il Cluster Turismo Cultura al Palazzo delle
Stelline di Milano
Presentato a Milano, nella prestigiosa sede dell’Institut français di Milano al Palazzo delle Stelline, il
Cluster Turismo e Cultura di Atout France. Creato nel 1992, il Cluster riunisce 58 organismi e siti
volti a promuovere il patrimonio culturale francese a livello internazionale. In totale sono circa 150 i
siti rappresentativi della ricchezza e della varietà culturale francese riuniti nell’ambito del Cluster.
Basti citare le molte aperture di questi ultimi tempi, dalla Philharmonie de Paris alla Fondazione
Louis Vuitton alla riapertura del Museo Picasso parigino, senza dimenticare il Musée des
Confluences di Lione la Caverne du Pont d’Arc, replica della “Grotta Chauvet” preistorica, la
riapertura di Villa Cavrois, il recupero della dimensione marittima di Mont-Saint-Michel, la nuova
Cité des Civilisations du Vin che aprirà a Bordeaux nel marzo 2016. Sempre il Cluster organizza
grandi mostre in tutta la Francia e importanti eventi culturali : quest’anno da ricordare il 500°
anniversario dell’ascesa al trono di Francesco I, le commemorazioni del Centenario della Grande
Guerra, il « Viaggio a Nantes », in luglio e agosto, la Biennale d’arte contemporanea di Lione dal 10
settembre 2015 al 3 gennaio 2016, lille3000, dal 26 settembre 2015 al 17 gennaio 2016.
A Milano presenti 5 tra i più importanti partner : il Castello Reale di Amboise, il Castello del Clos
Lucé, il Castello di Chenonceau, il Viaggio a Nantes e lille3000, che proprio alle Stelline presenta la
mostra Textifood , in sintonia con il tema dell’Expo di Milano 2015: “Nutrire il pianeta, energia per
la vita”.
Vediamoli un po’ più da vicino.
Il Castello Reale di Amboise è un castello famoso legato al ricordo di Leonardo: la sua presunta
tomba è qui, nella piccola cappella del castello. Ricchissima la collezione di mobili gotici e
rinascimentali degli appartamenti reali e le imponenti torri, i bei giardini panoramici che dominano
la Loira.
Nell’anno di Francesco 1° da segnalare l’evento « Avanti la Musica » (20/06 al 19/07/15), omaggio
alla ricchezza culturale dell’Italia, patria di Leonrso.
E il 26 e 27/07/15 le « Giornate Reali ! » , grandi feste alla Corte di Francia (danze, giochi e
spettacoli)
www.chateau-amboise.com
Al Castello del Clos Lucé, a 300 metri dal Castello Reale di Amboise, con il bel Parco Leonardo da
Vinci, Leonardo vive gli ultimi tre anni di vita, e si dedica a completare le sue invenzioni. Il Castello è
dedicato oggi alla scoperta e alla comprensione dell’opera di Leonardo, e presenta la grande mostra
« Leonardo da Vinci e la Francia » e la spettacolare ricostruzione della festa organizzata da
Leonardo da Vinci nel 1518 per celebrare la vittoria francese di Marignano: appuntamento il 26-27
luglio al Castello del Clos Lucé alle 18.30 – www.vinci-closluce.com
Chenonceau, il castello privato più visitato di Francia, secondo solo a Versailles, è un castello « al
femminile » : fatto costruire nel 1513 da Katherine Briçonnet secondo il modello di un Palazzo
Veneziano, è arricchito da Diana di Poitiers e dalla regina Caterina de’ Medici, che si ispira al Ponte
Vecchio di Firenze per creare la doppia galleria sul fiume Cher. Dipinti preziosi (Primaticcio,
Tintoretto, il Correggio, Rubens), arazzi, i giardini storici. E nei giardini illuminati, il 18 luglio 2015
«Degustazione sotto le stelle » l’evento dell’estate: una passeggiata accompagnata dalla musica di
Arcangelo Corelli, con apertura eccezionale della grande Galleria e degustazione con i viticoltori del
nuovo vino doc, il Touraine Chenonceaux – www.chenonceau.com
Il Viaggio a Nantes, capitale storica della Bretagna e porta della Valle della Loira, è un invito a
scoprire una delle capitali culturali più creative di Francia: un percorso unico lungo une linea verde
che permette di scoprire elementi del patrimonio come il castello dei Duchi di Bretagna,luoghi di
cultura, installazioni artistiche. Con il Viaggio a Nantes (dal 3 luglio al 30 agosto 2015), la città è
ancora più animata del solito: patrimonio, architettura, sapori della gastronomia … Da non perdere:
una visita dell’ Estuario della Loira con le sue 29 opere d’arte poetiche lungo il fiume e i vigneti del
Muscadet, il vino bianco di Nantes!
www.levoyageanantes.fr / www.nantes-tourisme.fr
www.estuaire.info/fr
lille3000 è l’associazione che continua e approfondisce il dinamismo avviato dal 2004, con la
consacrazione di Lille capitale europea della cultura. Porta aperta verso il futuro, lille3000 ha
l’obiettivo di esplorare le ricchezze e la complessità del mondo di domani e di interrogarsi sulle vie
dello sviluppo. Molto più di un festival o di una biennale, lille3000 invita a scoprire nuove culture
attraverso artisti contemporanei da tutto il mondo.Tema della 4° edizione tematica del 2014 è La
Renaissance, il Rinascimento. Dal Rinascimento storico alle grandi trasformazioni del XXI secolo,
artisti di tutto il mondo si interrogano sulla vitalità del panorama attuale. Renaissance sarà un
grandioso appuntamento di grandi mostre, metamorfosi urbane, spettacoli, design, food, eventi
inediti, a Lille dal 26 settembre 2015 al 17 gennaio 2016.
www.lille3000.com
Textifood, quando il cibo diventa tessuto
Che cos’hanno in comune un’arancia, un limone, un ananas, una banana, una noce di cocco, ma
anche ortiche, alghe, funghi, caffè, riso, soia, mais, barbabietola, vino, birra, molluschi e crostacei…
Possono essere mangiati, bevuti e…tessuti! E’ questo il tema di Textifood , la mostra creata da
lille3000, per l’Expo di Milano 2015 al Palazzo delle Stelline, che si inserisce nell’ambito del
programma di Citexpo, progetto ideato dal Padiglione Francia, in collaborazione con la Camera
francese di commercio e industria in Italia (CFCII), l’Institut français Italia, Business France en Italie
e Atout France. Realizzata con la collaborazione di creativi, designer e stilisti, presenta alcune fibre
ricavate da specie vegetali, forte della lunga tradizione di eccellenza nel nel campo dei tessuti
tecnici di Lille Métropole e della Regione Nord-Pas de Calais.
Così al Palazzo delle Stelline c’è da seguire un percorso espositivo unico: tessuti mai visti, spesso
fibre ricavate da residui dei raccolti e scarti alimentari, capaci quindi di soddisfare le esigenze del
mercato e di rispondere al bisogno di sostenibilità di un pianeta sempre più a rischio.
In mostra si vedono l’abito creato da Coralie Marabelle con ananas e banano e l’abito dell’artista Em
Riem fatto con foglie di banano essiccate, l’ Orange Fiber ricavata dai residui della produzione
industriale del succo di agrumi, biodegradabile e cosmetotessile (il tessuto in più idrata e nutre la
pelle). E poi la fibra tessile ricavata dalla cellulosa delle alghe marine, la fibra di latte estratta dalla
caseina (di latte andato a male) e molto simile alla lana, persino le fibre ricavate da batteri, lieviti e
microrganismi che la stilista Suzanne Lee utilizza per i suoi lavori. E molte altre “scoperte tessili”
nelle creazioni di Christine Phung, Design Percept, L’Herbe Rouge, A+Z design, Egide Paris, Eric
Raisina, Nina Gautier, Gary Cass & Donna Franklin, Jonas Edvard…
Tra le molte curiosità di Textifood, il caravan di Meert, piccola cucina nomade dove lo chef Maxime
Schelstraete fa scoprire la sua cucina “street-chic” come a Lille. E il “profumo tessuto” di Francis
Kurkdjian , che ha tratto ispirazione da Leonardo da Vinci per creare una sorta di “sfumato floreale”
nel chiostro del Palazzo delle Stelline, dove ci si ritrova immersi un vapori sottili che hanno il
profumo dei vegetali di Textifood.
Padiglione Lille3000 al Palazzo delle Stelline, C.so Magenta 63- Milano, fino al 14 luglio , lun-sab 1119
Steve McCurry porta il caffè in mostra a
Milano
Steve McCurry, il fotografo celebrato nel mondo per la sua foto della ragazza afghana diventata
simbolo della guerra nel paese, è in scena a Milano con una mostra dedicata al caffè.
FROM THESE HANDS: A JOURNEY ALONG THE COFFEE TRAIL è il titolo della mostra dedicata al
fotografo Steve McCurry, organizzata da Lavazza e firmata dall’architetto Fabio Novembre, che sarà
allestita a Milano, dal 5 giugno al 5 luglio 2015, nella Sala Colonne del Museo Nazionale della
Scienza e della Tecnologia.
Al centro della mostra, 62 scatti realizzati da Steve McCurry in 12 diversi Paesi: Brasile, Burma,
Colombia, Etiopia, Honduras, India, Indonesia, Perù, Sri Lanka, Tanzania, Vietnam, Yemen.
L’allestimento di Fabio Novembre è studiato per accompagnare il pubblico nelle atmosfere evocate
dagli scatti. Le foto di Steve McCurry sono sempre l’inizio di un viaggio in cui è meraviglioso
addentrarsi. L’idea da cui è stato sviluppato l’allestimento, diventa quindi un labirinto che si integra
perfettamente nelle geometrie della Sala Colonne del Museo Nazionale della Scienza e della
Tecnologia. Il visitatore potrà ammirare le opere di Steve McCurry riprodotte su pannelli concepiti
come pagine di un volume fuori scala. La bellezza e l’umanità che scaturiscono dalle immagini di
Steve McCurry è amplificata dall’allestimento di forte impatto scenico studiato e realizzato
dall’architetto Fabio Novembre.
Unico comune denominatore: il caffè. Si tratta infatti delle foto più belle ed evocative scattate da
Steve McCurry nel corso di un viaggio che copre un arco temporale di oltre trent’anni sulle strade
del caffè, raccolte nell’omonimo volume edito in queste settimane da Phaidon, tra i maggiori editori
di arti visive e fotografiche.
La maggior parte delle fotografie raccolte nel libro ed esposte nella mostra sono infatti le immagini
scattate da Steve McCurry nell’ambito del progetto İTierra! e concretizzano l’idea di Francesca
Lavazza, Direttore Corporate Image dell’azienda, di riunire all’interno di un’opera questo lavoro
sull’umanità del caffè nei suoi molteplici volti e storie. Alcune di queste immagini sono
assolutamente inedite, come i ritratti realizzati in Etiopia e Vietnam, gli ultimi due Paesi coinvolti da
Lavazza nel progetto di sostenibilità.
Steve McCurry sarà anche protagonista a Milano di due attesissimi appuntamenti che si
svolgeranno nei giorni successivi all’inaugurazione della mostra:
– il 5 giugno alle ore 22, una suggestiva lectio magistralis nella piazza antistante il Museo della
Scienza e della Tecnologia a Milano, con uno spettacolo di project mapping, consentirà per la prima
volta al grande pubblico di entrare in contatto con uno dei massimi esponenti della fotografia
contemporanea; Steve McCurry svelerà i segreti del suo lavoro dietro l’obiettivo;
– il 6 giugno alle ore 18, una lectio magistralis nell’Auditorium di Padiglione Italia – Expo 2015 di
cui Lavazza è Official Coffee Partner.
Entrambi gli appuntamenti sono aperti al pubblico e gratuiti.
La mostra di Steve McCurry si sposterà a Venezia, dal 23 settembre all’8 novembre, presso Le Tese
dell’Arsenale per permettere anche al pubblico veneziano di ammirare questa suggestiva mostra.
Dove, come e a quanto
Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” (primo Chiostro) Via San
Vittore, 21 – Milano
Dal 5 giugno al 5 luglio 2015
Ingresso incluso nel biglietto del Museo
martedì-venerdì 9.30-19 / sabato 9.30-21 / domenica 9.30-19
EXPO CILE il paese alla fine del mondo
di Matteo Rolando – Due volte a settimana, alle 10 del mattino, nel padiglione cileno di Expo si
celebra l’alzabandiera: si canta l’inno cileno e tre “carabineros”officiano la cerimonia secondo la
tradizione nazionale. Il blu, bianco e rosso della bandiera rappresentano il mare (l’oceano Pacifico),
le Ande e il sangue dei patrioti cileni che combatterono per l’indipendenza, insieme a una stella a
indicare che il Cile è una repubblica unitaria e non federale. Il padiglione ha una superficie di circa
2.000 metri quadrati, suddivisi in tre piani: al piano terra c’è l’ingresso, il ristorante e un negozio
che vende prodotti di artigianato, souvenir, alimenti e vini. Al primo piano ci sono le sale espositive,
e al secondo gli uffici amministrativi e un auditorium per le conferenze.
Rafael Bordachar, 26 anni, è una delle guide che dà il benvenuto ai visitatori e ha fatto molto strada
per arrivare fino ad Expo: in Cile ha superato una selezione molto rigida, con una serie di interviste
individuali e di gruppo, a cui hanno partecipato più di 2.000 persone. E’ così che ci racconta la sua
esperienza.
Da che parte del Cile vieni?
Da Curicò, una città a sud di Santiago, la cui economia si basa su colture di mele e vite (Curicó è
una cittadina di circa 100.000 abitanti che si trova nella regione di Maule, di cui è anche capoluogo).
Come hai imparato l’italiano?
L’ho imparato perché ho studiato in Italia e ho conseguito la laurea in architettura a Venezia
nell’anno 2013. L’Italia è un paese molto importante per la cultura e ho voluto studiare qui.
Come hai deciso di venire a lavorare in Italia, a Expo?
Volevo lavorare per qualcosa che rappresentasse il mio paese all’estero. Expo è una buona occasione
per condividere la propria cultura e apprendere quella di altri paesi in un contesto multiculturale.
Come inizia la tua giornata tipo?
Arrivo al padiglione insieme ai miei colleghi, mi metto la divisa: pantaloni e giacca nera e una
maglietta con una stampa di Mister Nobody, un personaggio con forma di cuore disegnato da un
poeta centenario cileno, Nicanor Parra, che rappresenta il mio paese. (Uno dei più importanti poeti
cileni contemporanei).
Come si svolge il tuo lavoro?
Mi incontro con i miei colleghi e ci dividiamo quotidianamente le attività di accoglienza nelle diverse
“stanze” che compongono il padiglione, e facciamo da guida ai visitatori. Arrivano al padiglione 50
persone ogni dieci minuti per la visita guidata, che dura venti minuti, con una media di 3.000
visitatori al giorno e altri ancora che preferiscono andare a mangiare e a vedere i negozi presenti
all’interno.
Di che nazionalità sono i visitatori?
Principalmente sono italiani, ma ci sono anche molti stranieri.
Qual è la parte più emozionante della visita secondo te?
La seconda parte, la “sala de las personas”, in cui ci sono otto schermi e in ognuno si vede l’
immagine di un cileno che lavora la terra: è la catena produttiva agricola delle diverse regioni,
quindi viene rappresentata tutta la diversità del paese.
Quali sono le tue aspettative per il tuo futuro lavorativo, dopo l’esperienza Expo?
Ho un lavoro in Cile come architetto, ma mi piacerebbe studiare urbanistica e lavorare in un ente
governativo.
Cosa ti piace di Milano e dell’Italia?
Mi piace che sia una città cosmopolita e molto verde, con strade alberate che mi ricordano Santiago
del Cile. Gli italiani sono molto simpatici ed è un paese molto ricco di cultura, gastronomia e
paesaggi affascinanti.
Una curiosità su Expo?
In ogni padiglione lavorano persone di tutte le nazionalità, non solo appartenenti al paese
espositore. Per esempio nel mio, noi guide non siamo tutte cilene. Questo è l’animo multiculturale di
Expo: durante e dopo il lavoro abbiamo occasione condividere le nostre esperienze con i colleghi di
diverse parti del mondo.
Una curiosità sul tuo paese?
Il Cile è il paese più a sud del mondo e il più lungo del mondo: questo gli dà la particolarità di avere
diciassette climi diversi. Lavorando in Expo mi sento a casa, perché ogni giorno ho un contatto
diretto con la mia cultura, oltre che con le altre . Sei mai stato a visitare il paese “alla fine del
mondo”?
Con queste parole Rafael mi lascia e torna al suo lavoro: é così che giorno dopo giorno, visita dopo
visita, i padiglioni di Expo accolgono i visitatori, offrendo una loro panoramica culturale e
gastronomica sullo sfondo di una Milano in fermento come mai prima.
EXPO a tre stelle Michelin: il Regis
Marcon prende per la gola i visitatori
Per tutti gli amanti dell’arte in cucina è da non perdere il Café des Chefs del Padiglione Francia
in EXPO dove si celebra Regis Marcon, chef dell’omonimo paradiso gastronomico
dell’Alvernia a tre stelle Michelin e vincitore del Bocuse d’Or nel 1995. E non è un caso che Regis
Marcon provenga da quella regione Rodano Alpi patria dello stesso Bocuse.
Il Rodano Alpi è la prima regione protagonista al Padiglione Francia di EXPO 2015. Per due
mesi, sino a fine giugno, la regione accoglierà i visitatori del Padiglione Francia prendendoli
letteralmente per la gola con delizie della tradizione pur sempre accompagnate dalla costante
innovazione e ricerca che contraddistingue la cucina francese. La regione infatti vuole far godere le
papille gustative di milanesi, italiani e turisti stranieri in visita ad EXPO anche grazie una
gastronomia da sempre uno punti forti dell’area. Si tratta di un’occasione unica per scoprire una
cucina attenta al dettaglio, accostamenti innovativi e prodotti a kilometro zero di una regione tutta
da gustare. Un menù è alla portata di tutte le tasche, studiato apposta per avvicinare i milioni di
persone che transiteranno dall’EXPO in un viaggio alla scoperta di nuovi sapori, godendo per di più
se si ha piacere dalla terrazza panoramica del padiglione francese che sovrasta il Decumano.
Regis Marcon ha quindi previsto una formula a 37 euro (…un prezzo imbattibile considerando
che il parallelo tricolore, Identità Golose offre, sempre in EXPO, menù stellati a 75 euro), per
provare le delizie della cucina della regione attraverso una cucina che racconta e riflette la natura
circostante e le tradizioni dell’area. Una cucina innovativa in cui i prodotti hanno gusto che si
assapora lentamente, facendo riemergere sensazioni e ricordi. Il menù è a base di prodotti del
territorio: nougat di pollo ai funghi selvatici, con insalata di farro e verdurine croccanti; salmerino
dell’Isère con asparagi e spugnole, quindi selezione di formaggi e per dessert la torta al cioccolato
Andoa 70% bio della Maison Valrhona con sorbetto di pera e chantilly alla Verbena. Di rilievo, in
particolare, salmerino: un piatto fresco, leggero delicato pur con quel tocco inconsueto rappresento
dalle spugnole che esaltano i sapori primaverili della proposta di Regis Marcon. Il menù è stato
studiato e preparato a quattro mani dallo stesso Regis Marcon con Julien Machet chef di La Tania in
Savoia, nel comprensorio delle 3 vallees vicino a Courchevel che rappresenterà la Francia all’
International Chef Cup che si svolgerà a Milano il prossimo 19 giugno.
Ovviamente presso il Café des Chefs del Padiglione Francia si possono gustare anche piatti alla
carta. Qualora invece si volesse scegliere qualora di più veloce per la pausa pranzo (ma per la sera il
menù di Regis Marcon rimane imbattibile), il padiglione francese offre tutte quelle prelibatezze che
hanno reso giustamente noti i nostri cugini d’Oltralpe: dalle baguette al pain au chololat.
Gardaland batte EXPO 5 a 1
Perché visitare l’EXPO quando si può andare a Gardaland con la stessa cifra e, più o meno, con lo
stesso tempo partendo da Milano? E’ probabile che con il passare dei giorni in molti si trovino di
fronte a questa alternativa per il fine settimana: stessa cifra (a prezzo pieno Expo costa 39 euro al
giorno, Gardaland 38,5 euro. Per gli abbonamenti stagionali invece quelli ordinari per adulti per
Expo ammontano a 115 euro, per Gardaland partono da 52), stesso impiego di tempo partendo da
Milano e provincia (per Peschiera del Garda, via Frecciabianca, ci vuole un’oretta, quanto per
recarsi a Rho in metro) e stessa aspettativa di divertimento.
Ora, avendoli provati entrambi, peraltro nella stessa afosa prima settimana di maggio, posso
sostenere che, per quel che mi riguarda, Gardaland batte Expo 5 a uno. Ecco perché:
1-Il fattore D come divertimento. Se ci si vuole divertire su montagne russe, giostre e giochi
interattivi, tanto vale andare a Gardaland maestri del settore da oltre 40 anni.
Non è un caso che in EPXO il padiglione di maggiore successo è quello del Brasile dove si può
passeggiare (e saltare a meno che hostess e steward non vigilino troppo da vicino) su un’enorme
rete in corda elastica stesa su giardino di coltivazioni autoctone. Ma mentre sulla rete si affollano
decine di persone ogni minuto, sono in pochi coloro che si soffermano poi sui pannelli esplicativi.
Alzi la mano chi è realmente interessato a scoprire le tecnologie attuali e quelle che guideranno
l’alimentazione del futuro (nei casi per di più in cui realmente i padiglioni di EXPO hanno sviluppato
il tema della manifestazione, non limitandosi a un allestimento scenografico ma più da Bit che non
da Esposizione Universale)! Ha tutta la mia ammirazione. Per quanto mi riguarda io confesso che i
miei interessi nell’ambito delle tecnologie agricole sono piuttosto limitati (molto a dire il vero.
Scoprire l’origine del pomodorino ciliegia non mi elettrizza e neppure sapere che sussistono delle
tecnologie per desalinizzare l’acqua) e che la mia soglia di attenzione su filmati celebrativi dei
diversi governi, sul modello del Cinegiornale dell’istituto Luce, non vanno oltre i due minuti.
…E allora tanto vale liberarsi dai sensi di colpa e, se si cerca il divertimento, dirigersi direttamente a
Gardaland, piuttosto che ai padiglioni di EXPO, dove i tappeti elastici non mancano e ci si può
tranquillamente saltare sopra, ci sono tutte le varianti possibili di montagne russe e persino le
giostre con i cavalli modello ottocentesco e i filmati proposti sono in 4D e divertentissimi, non
celebrazioni dei singoli paesi da toni trionfali.
2-Scenografie e istallazioni: Albero della Vita contro Casa (Albero) di Prezzemolo. Spesso
chi va in EXPO cerca architetture particolari, d’avanguardia, come quelle che hanno segnato le
EXPO degli ultimi cento cinquant’anni e allestimenti innovativi. Probabilmente non mancano anche
se, personalmente, e non ho trovato nulla di così straordinario. Ma non sono un’esperta né di
architettura né di design. Certo: mi piacerebbe capire quale sia il confine tra il kitch e l’opera d’arte
visto che, mio giudizio, molte istallazioni di EXPO lo oltrepassano nonostante le prime iniziali
ovazioni: tanto per fare alcuni esempi la struttura con i tre cavalli a dondolo nei colori della bandiera
italiana, quella con la mano aperta, le sculture dei tre carciofi e dei peperoni o il grande uccello
davanti a padiglione ceco…solo per fare alcuni esempi. Ma si tratta di un’opinione chiaramente.
Peraltro mi sono divertita a fotografare tutte queste istallazioni, insieme al padiglione a forma di
canestro del Qatar, alla fortezza del deserto dell’Oman, alle vele del Kuwait, alla sfera
dell’Azerbaijan e all’Albero della Vita con fiori e logo di EXPO che si aprono durante il giorno, e razzi
e luci di sera. Ma lo stesso Albero della Vita ha una forma che ricorda molto da vicino i cosiddetti
“calcinculo” dei vecchi luna-park.
E allora tanto vale Gardaland, tripudio di scenografie curatissime nei minimi dettagli su cui non ci si
deve interrogare troppo sui significati reconditi: Fuga Da Atlantide, Mammut, I Corsari e la Valle dei
Re da sole valgono il viaggio. Per non parlare del villaggio del Vecchio West, parte della storia ormai
quarantennale di Gardaland, e della più recente Casa (Albero) di Prezzemolo in cui, a differenza
dell’albero della vita, ci si può anche entrare.
3-La parata di Foody contro Prezzemolo&Friends. Non c’è storia. Con 40 anni di esperienza alle
spalle, le parate e gli show di Gardaland sbaragliano quanto (poco) finora si è visto in EXPO.
4-Alberi, fiori, fresco e panchine. Anche qui non c’è storia. Da quarant’anni Gardaland cura ogni
minimo dettaglio dei giardini in cui è immerso il parco, EXPO offre prati e, all’interno dei singoli
padiglioni, qualche giardino a cui tuttavia si accede troppo spesso dopo estenuanti code. Non solo. A
Gardaland le panchine sono dovunque e sono previste persino aree relax, come se in un parco di
divertimenti si rischiassero forti dosi di stress. In EXPO le panchine sono proprio sconosciute e per
riposarsi un po’ tra un’attrazione e l’altra, occorre generalmente entrare negli spazi dei padiglioni o
dei ristoranti oppure trovar posto nei prati. In ultimo: Gardaland è stato studiato per i mesi estivi e
l’acqua vaporizzata o nelle attrazioni e nelle fontanelle, abbonda. Senza considerare che il lago di
Garda è a un tiro di schioppo dal parco…. e un tuffo nelle giornate più calde potrebbe risolvere tutto.
In EXPO per combattere l’afa ci sono solo le numerose fontanelle di acqua potabile, ma le zone in
ombra sono davvero rare, così come l’acqua vaporizzata e inesistenti le vasche dove, almeno
ufficialmente, si può trovare refrigerio.
5-Code&Scolaresche Certo le file non mancano sia per EXPO che per le Gardaland. Ma EXPO è
entrata di diritto nelle gite scolastiche di quest’anno, in quanto si suppone che si apprenda qualcosa,
quindi tute le scuole d’Italia si stanno dirigendo a Rho per l’occasione. A Gardaland non ancora.
Peraltro a Gardaland basta pagare e c’è perfino il modo di saltare le code attraverso corsie
preferenziali.
EXPO invece per ora è imbattuta sull’offerta serale. Almeno fino a metà giugno quando anche
Gardaland chiuderà in battenti alle 23 anche se, per ora, EXPO offre l’offerta migliore anche sul
fornte die prezzi di una serata in Expo (il biglietto di ingresso dopo le 19 costa solo 5 euro).
A GRAAL vince il Bene
di Emanuele Domenico Vicini – Si è conclusa la mostra concorso Creative food per giovani artisti
presso la Galleria GRAAL spazio arte di Pavia, importante manifestazione che da ormai tre anni
invita gli studenti più creativi a partecipare con idee, mezzi, intuizioni, per inventare la propria arte,
nelle forme più libere e originali.
Quest’anno l’Expo ha dettato legge e il tema scelto è stato quindi il cibo e l’alimentazione: Creative
food era il titolo dell’evento, perché il cibo è creatività, invenzione, cultura e come poche altre cose
al mondo può stimolare l’ingegno artistico.
Ha vinto Samantha Musina, quinta liceo, che ha centrato l’obiettivo con un’ingegnosa quanto
semplice soluzione. Il nostro bene più importante è una scatola di cartone colma di terra con
l’indicazione “fragile”. La terra è l’origine di ogni cosa. Da lì derivano il nostro cibo e la nostra stessa
vita. Ma la terra oggi è sotto attacco: l’uomo stesso, che per primo trae vita dalla terra, ne minaccia
l’esistenza. Non si parla allora solo della terra da cui nasce ogni frutto ma della Terra, della Madre
Terra dell’origine stessa della vita.
Il linguaggio è semplice e chiarissimo e, proprio per questo, molto efficace. L’invito è rivolto a tutti.
Attenzione: la vita della Terra è a rischio.
Samantha è una studentessa del corso di arti figurative che ha passato questi anni di scuola a
lavorare sul colore, sul disegno, sulla forma plastica, sulla sfumatura e sul chiaroscuro. Eppure qui
pensa da artista concettuale, elabora un’idea, che diventa messaggio preciso, e la sviluppa
recuperando un linguaggio metaforico che allude alle soluzioni delle avanguardie degli ultimi anni
Sessanta. Il riferimento più diretto è all’Arte Povera, i cui protagonisti combattevano contro le
convenzioni di una forma complessa e artificiosa, per evocare le strutture più antiche e originali del
linguaggio della società contemporanea.
Samantha sceglie la semplicità del concetto e della forma. E la semplicità vince. Così Musina si è
aggiudica il premio della giuria critica di GRAAL e il premio assegnato dagli internauti che online
hanno visitato la mostra qui su Cosmopeople e su Facebook.
Vince l’arte concettuale, vince il pensiero sulla forma e vince la speranza che le giovani generazioni
capiscano che la Terra è il nostro bene più prezioso.
Dove EXPO andare: piccolo manuale di
sopravvivenza
Dopo due giorni interi, dall’alba al tramonto passati in EXPO, ho finalmente imparato ad orientarmi
tra cardo e decumano (i due grandi viali che definiscono il perimetro dell’Esposizione), ma
soprattutto ho appreso qualche piccolo trucco di sopravvivenza in quella grande fiera, a metà strada
tra una Las Vegas tricolore e un parco giochi per adulti, che è l’EXPO, in scena a Rho (Milano) dal 1
maggio al 31 ottobre. Ecco il mio manuale:
1-Quando andare: assolutamente alla sera, a meno che non si venga apposta a Milano (e, anche in
questo caso, potrei suggerire almeno una decina di posti dove aspettare l’ora X) e si debba a tutti i
costi rientrare in giornata a casa.
Prima di tutto perché dopo le 19.00 l’ingresso costa solo 5 euro rispetto ai 39 euro previsti
per il biglietto ordinario e poi perché, finalmente, si inizia a respirare. Sono infatti moltissime le
scolaresche che, quanto meno in questi primi giorni, affollano viali, ristoranti e padiglioni. E
solo verso sera si inizia a trovare qualche spazio libero, si riducono le file per l’ingresso ai padiglioni
e ci si riesce a muovere più agilmente. Senza considerare che l’estate a Milano è piuttosto afosa, di
giorno e di notte ma soprattutto di giorno. Attenzione però: molti padiglioni, a iniziare da quello
Italiano (il che si commenta da solo visto che proprio l’Italia ospita la manifestazione….ma
tant’è), non aspettano le 23 per chiudere le loro porte …. meglio quindi programmare il proprio tour
nel mondo per tempo per non perdersi le attrazioni desiderate e arrivare per le 21 o le 22 all’Albero
della vita dove è in programma uno spettacolo di luci e suoni da non perdere.
2-Come andare: se si parte da Milano centro assolutamente con i mezzi pubblici.
Si tratta di una scelta non solo sostenibile o ecocompatibile, ma di buon senso. Si arriva più
velocemente, non si ha il problema del traffico e neppure delle troppe code all’ingresso (Cascina
Merlata può essere particolarmente intasata visto che vi arrivano tutti i pullman delle scolaresche) e
non si devono aspettare le navette per arrivare agli accessi dell’EXPO dai parcheggi. Il biglietto
andata e ritorno della metropolitana costa 5 euro (1,6 euro a tratta di integrazione se si ha un
abbonamento, mensile o annuale, ordinario).
Se si raggiunge l’EXPO da fuori Milano, è possibile valutare un biglietto giornaliero con cui muoversi
anche in città. E’ stato inoltre emesso un biglietto ferroviario giornaliero valido sull’intera regione
lombarda, metropolitana compresa (ma in EXPO ci si arriva anche in treno e l’accesso da Cascina
Triulza è ancora più comodo dalla stazione rispetto alla metro), a 16 euro.
3-L’attrezzatura: scarpe comode prima di tutto (l’EXPO è molto estesa e ci si muove a piedi.
Nell’andata si può perdere la cognizione della lontananza dall’ingresso, attratti dai padiglioni ma, al
ritorno, i piedi potrebbero dolere); Autan o simili visto che le zanzare incombono già a maggio (da
portarsi dietro soprattutto se si sceglie di rimanere se si va al crepuscolo … in questo caso l’Autan
è fondamentale per sopravvivere); ombrello o impermeabile o cappello antipioggia (in EXPO
molti spazi non sono riparati, padiglioni compresi,….meglio quindi partire attrezzati se il rischio
pioggia incombe); attrezzatura fotografica prediletta (una volta all’EXPO, per quanto molte
istallazioni siano piuttosto kitsch e l’aspetto di insieme simile a un luna-park, si viene presi
inevitabilmente dall’entusiasmo) e bottiglietta d’acqua (in EXPO i prezzi variano e la base di
partenza, dopo le prime verifiche, è di 1,5 euro per bottiglietta da mezzo litro… meglio portarsi
dietro l’acqua quindi, tanto più che sparsi tra i padiglioni ci sono numerose fontanelle che erogano,
gratuitamente, acqua potabile liscia e gasata e una bottiglia vuota torna utile).
4-Come muoversi: individuare prima di tutto un volontario. In EXPO, almeno ad una prima
analisi, non si trovano servizi di informazione “ufficiali” ma solo volontari, ragazzi con giacca bianca
a logo EXPO che girano spesso in gruppo.
Sono i volontari EXPO a detenere il “potere” ovvero mappe e informazioni più o meno attendibili (di
ufficiale c’è poco, quindi le informazioni di cui dispongono spesso derivano dall’esperienza personale
dei singoli) sugli eventi in corso, sugli spettacoli previsti ai vari padiglioni e sui concerti. Esistono
anche dei pannelli video al lato del decumano e del cardo che tuttavia, almeno per questa prima
tornata in EXPO, forniscono solo due informazioni relative agli eventi (ovvero la parata delle
mascotte di EXPO e i programmi di luci e suoni all’albero della vita).
Ogni padiglione ha un suo palinsesto di concerti, show ed eventi (alcuni padiglioni poi prendono vita
solo con i concerti e gli show…) e anche EXPO, almeno in teoria, ne ha uno proprio (ma ieri, 8
maggio, era prevista alle 20.00 una rappresentazione della Traviata, annullata all’ultimo minuto
senza che nessuno sapesse nulla in merito e senza avvisi), ma le informazioni ufficiali sono latenti.
Per questo trovare un volontario informato equivale a trovare un tesoro!
5-Capitolo “Emergenze”.
La prima indiscussa per noi italiani è quella del caffè: i banchetti di Eataly offrono Illy a un euro,
mentre i padiglioni, soprattutto quelli esteri, hanno prezzi che per un italiano possono apparire
esorbitanti … ma d’altro canto fuori confine anche Starbucks vende caffè a prezzi stellari e nessuno
se ne stupisce. I ristornati esteri hanno semplicemente adottato in Italia la propria politica di prezzi
nazionale che, per acqua e caffè, ad un italiano può apparire piuttosto salata.
Quella classica, la toilette, non dà grandi problemi: l’area è dotata di diversi bagni adeguatamene
segnalati e anche i singoli padiglioni nazionali ne sono in genere forniti.
Fame&sete. La sete si può calmare tranquillamente alle fontanelle che erogano acqua
gratuitamente…o per qualcosa di diverso, a pagamento, nei diversi ristori presenti su tutto il
perimetro (la birra si trova a partire dai 3,5 euro, il calice di vino dai 4 euro). Quanto alla fame, non
è una fiera del cibo. I ristornanti ci sono ma sono a pagamento con prezzi variabili e formule menù
più o meno accessibili. Come sempre, vale il consiglio di dare un occhio alla carta e ai prezzi prima
di trovarsi con delle salate sorprese. Per chi preferisse un pic nic non mancano gli spazi dove
fermarsi per uno spuntino (la passeggiata del padiglione della Germania e la terrazza del
Turkmenistan, per quanto mi riguarda, sono imbattibili)
Stanchezza. Sul decumano e sul cardo non ci sono panchine ma, in compenso, abbondano
istallazioni con postazioni relax praticamente dovunque tra i padiglioni. Persino i gabbioni della
Tecnogym (finora sempre visti vuoti ad eccezione del personal trainer a disposizione di chi volesse
fare ulteriore movimento) offrono grandi palloni (in teoria strumenti per addominali e simili) su cui
sostare. Al lato delle due strade principali ci sono spazi verdi su cui, se si ha tempo e voglia, si può
sostare.
Le batterie: per ricaricare cellulari, tablet, pc e macchine fotografiche ci sono due postazioni: al
padiglione Enel (in zona Corea) e da McDonald’s (in fondo al decumano, in zona Al Qatar e
Turkmenistan e… per ironia della sorte vicino anche al padiglione di Eataly) dove, con il solito
pragmatismo a stelle e strisce, hanno persino previsto postazioni dotate di cavi per coloro che si
fossero dimenticati a casa il carica batterie.