Stone Balancing - Formazione

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Stone Balancing - Formazione
Stone Balancing
redazione di formazione-esperienziale.it
Che cos’è
Lo “stone balancing” è una disciplina mentale rivolta a porre in equilibrio pietre e
massi di varie forme senza alcun supporto se non quello della forza di gravità.
Detto così sembra un inutile spreco di tempo, ma se si approfondisce anche di poco
l'argomento si scopre che l'essenza di questa attività va molto al di là dell'apparenza
ed apre tutto un mondo nuovo di espressione e significato per chi ne segue i percorsi.
Infatti il risultato dipende direttamente da quanto ci si mette in gioco e si è disposti ad
andare in profondità, dal proprio senso estetico, dalla capacità di concentrazione e
dalla pazienza che si impiega nella scelta delle pietre e nella ricerca del punto di
equilibrio: se si è sufficientemente motivati e ci si impegna con perseveranza, si
ottengono in cambio doni importanti come l'aumento della capacità di concentrazione,
un allenamento costante della pazienza ed un risultato estetico importante.
In primo luogo bisogna dire che lo Stone Balancing è un gioco e come tale va
affrontato, come ci insegnano i grandi maestri Zen serenità e un pizzico di ironia sono
necessari per affrontare le situazioni più disparate, inclusa questa: se vi crolla tutto
sui piedi non vi arrabbiate, ma piuttosto provate a cambiare strategia In ogni gioco c'è
un premio e il premio dello Stone Balancing è la "scultura" che ne risulta.
Il balancing ha una stretta relazione con la pratica ZEN, sia nell'esecuzione che nel
risultato, in quanto è essenzialmente uno strumento di meditazione, l’aumento della
sensibilità mentale e la percezione dello scambio di energia tra il soggetto e la pietra
da porre in equilibrio. Il tempo di esecuzione non è prevedibile, l’energia che scorre
dal soggetto alla pietra diventa via via più evidente, l’effetto rilassante per la psiche si
acquisisce nel tempo grazie anche al luogo dove solitamente si esercita: mare, fiumi,
ovunque vi sia acqua in movimento e silenzio.
Pur essendo un'attività ludica, quindi priva di scopi pratici, lo Stone Balancing porta
con sé significati molto profondi e caratteri piuttosto seri:
• è una metafora dell'impermanenza, concetto fondante di molte filosofie: la
precarietà degli equilibri sembra procedere di pari passo con la bellezza della
realizzazione;
• è uno stimolo ad avere una concezione positiva della vita: la certezza che il
risultato finale sarà effimero (potrà durare alcuni secondi o qualche settimana) non
ci impedisce di realizzarlo né di goderne finché dura; allo stesso modo la caducità
delle nostre vite non può e non deve condizionare il nostro operato quotidiano, né
deve impedirci di godere con gratitudine di ogni giorno che attraversiamo;
• è evidentemente una forma di scultura: si potrebbe ricondurre al filone della Land
Art (vedere Andy Goldsworthy o Zach Pine), corrente scultorea ed architettonica
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che utilizza elementi di un ambiente naturale (principalmente rocce, elementi
vegetali, ghiaccio ecc.) per costruire sculture ed installazioni all'interno
dell'ambiente stesso. Più affiniamo la nostra capacità di "sentire" l'equilibrio e più
stupefacenti saranno gli oggetti risultanti;
infine, è una tecnica di meditazione molto efficace il cui effetto si manifesta
contemporaneamente dentro e fuori: la mente, distratta dalla ricerca dell'equilibrio,
si placa; le rocce, guidate sempre più delicatamente, si assestano nella loro
posizione più effimera.
La selezione delle pietre
La prima operazione è di selezione delle pietre da utilizzare; sono solitamente sferiche
o cilindriche. Almeno inizialmente devono avere un punto – che sarà quello di
appoggio in equilibrio – leggermente piano.
Il formato, il peso e la struttura delle pietre sono vitali. A seconda che il soggetto sia
mancino o destro deve scegliere pietre con opportune conformazioni, testarle nella
mano dominante (sinistra per mancino e destra per il destro) così da percepire se già
in sè la pietra ha potenzialità di equilibrio corretto.
E’ importante dedicare tempo alla selezione e ai test per includere o escludere le
pietre prima di iniziare il vero e proprio “balancing”.
La forma, la rugosità o meno della superficie, il colore, le dimensioni, dipendono
dall’umore del “balancer” e dalla difficoltà che ritiene di poter affrontare in funzione
dell’esperienza. Nelle prime prove e’ importante partire con forme semplici per poi
passare nel tempo a forme complesse.
Il luogo
Anche il luogo è fondamentale, non solo per la quiete, i suoni e l’ambiente rilassante
ma anche per la tecnica.
Se si sceglie il mare è opportuno valutare: le maree, una base piana o semplice da
ancorare, lo spazio sufficiente per poter bene osservare il risultato senza rocce o
oggetti che schermano la limpidezza del risultato. E’ opportuno ricercare nelle
vicinanze o sulla linea visuale alcuni punti di riferimento stabili per facilitare il
“balancing”.
Le fasi costruttive
Lo sviluppo dell'equilibrio richiede pazienza e concentrazione. E’ quasi impossibile
realizzare il balancing in pubblico. L'attività è essenzialmente riservata.
Scelta delle pietre: per ottenere dei risultati sin dall'inizio le pietre devono avere
una forma arrotondata e una superficie scabra: le lastre di ardesia e le schegge di lava
è meglio tenerle per una fase successiva. Le pietre hanno un'anima, un equilibrio
proprio e una simpatia o antipatia verso altre pietre; cercate di liberare la mente e
fate in modo che l'istinto vi guidi nella scelta della pietra più appropriata per un
determinato equilibrio; la pietra si sceglie in base alla bellezza estetica o alla
grandezza e pesantezza o ancora al colore.
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Posare la prima pietra: la pietra che funge da base deve essere la più stabile di
tutte: talvolta si ottiene un risultato splendido sfruttando come "prima pietra"
spuntoni o massi affioranti naturalmente dal terreno; nel caso in cui si appoggi una
pietra di base bisogna assestarla bene premendola a fondo sul terreno o nella sabbia
in modo che il peso delle successive pietre non ne provochi lo spostamento; si può
anche creare una base d'appoggio utilizzando più pietre affiancate.
Sovrapposizione e punto di appoggio: lo Stone Balancing non viola le leggi della
fisica, per cui anche quando vedete una sovrapposizione apparentemente impossibile
state certi che i cardini su cui si basa sono sempre due: un baricentro perpendicolare
e l'attrito tra le due rocce. Quando sovrapponete una pietra alla base cercate di
sentire prima, soppesandola attentamente, qual è la sua posizione di equilibrio, poi
appoggiatela muovendola delicatamente fino a sentire il punto di baricentro, quando
la mano non esercita più alcuno sforzo per trattenere la pietra. Lasciatela quindi
delicatamente. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare è più facile equilibrare
rocce medie e grandi piuttosto che sassi piccoli perché questi ultimi risentono troppo
dei movimenti della mano e degli agenti naturali (vento, pioggia, micromovimenti
tellurici).
Quando si sovrappongono le pietre dalla terza in poi è necessario tenere con la mano
libera la pietra sottostante per evitare di far crollare tutta la struttura; talvolta le
pietre sotto si muovono da sole per trovare un nuovo punto di equilibrio che sostenga
quella appena appoggiata; addirittura si possono creare sovrapposizioni costituite da
due pietre che non potrebbero restare in equilibrio da sole, ma che si sostengono a
vicenda, queste sono le composizioni più difficili e più belle.
Completamento: il completamento è legato all'estetica della struttura totale. Non si
richiede un numero preciso o elevato di pietre in equilibrio, a volte i livelli estetici si
raggiungono anche con poche pietre in posizioni spesso sorprendenti. Spesso le
strutture realizzate a forma di fungo sono le più sorprendenti ed esteticamente belle.
Qualunque sia l'effetto finale si realizza con l’allontanamento della nostra mano e
l’inizio della percezione visiva del risultato. E’ sorprendente l’energia positiva,
rigenerante e rilassante che alcuni risultati portano a chi realizza un’opera di
balancing. Fermatevi a lungo ad osservarla, da più angolazioni e ricordatevi di
fotografarla.
Accorgimenti
Bisogna fare molta attenzione ai piedi perché le strutture possono crollare da un
momento all'altro:
• se si maneggiano pietre grandi scegliere un luogo pianeggiante e spazioso da cui si
possa saltare via senza pericolo;
• quando si realizzano più sculture vicine, tenere una distanza sufficiente ad evitare
l'effetto domino e possibilmente non voltare le spalle ad eventuali grandi strutture
già realizzate;
• non abbandonare mai pietre in equilibrio, specialmente se di grandi dimensioni, in
luoghi frequentati o in posizioni tali da costituire pericolo per i passanti (pensate
sempre che la vista di queste cose incuriosisce e che i bambini ne sono attratti in
modo particolare). L'ideale è farle cadere quando si decide di abbandonare il luogo,
a meno che non si trovino in posizione sicura.
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La durata
Come qualsiasi struttura in equilibrio tale stato ha una durata limita: da pochi secondi
a giorni interi. Quanto durerà l’opera dipende dal tipo di balancing, dal luogo, dagli
agenti atmosferici. Il tempo inevitabilmente li distruggerà.
Quando vi rendete conto di avere creato una struttura particolarmente gradevole ai
vostri occhi, prendete subito la macchina fotografica e fissate quell'istante sulla
pellicola, magari facendo attenzione ad avere uno sfondo piacevole e neutro che faccia
risaltare la vostra scultura.
In seguito potrete fermarvi a meditare sull'oggetto appena realizzato o, più
semplicemente, partire alla ricerca di nuovi sassi.
Stone balancing e formazione esperienziale in azienda
E’ piuttosto chiaro dalla descrizione di questa arte quanto possa essere interessante
utilizzarla in laboratori esperienziali nella formazione aziendale.
Sul piano individuale lo stone balancing sviluppa:
-
orientamento all’obiettivo
tenacia e perseveranza
pazienza
accuratezza e precisione
gestione dello stress ed autocontrollo
autoconsapevolezza
problem solving
creatività
decision taking
La pratica dello stone balancing in gruppo aggiunge a queste capacità quelle di:
-
negoziare
cooperare
scambiarsi feedback costruttivi
assumersi responsabilità
focalizzarsi sull’interdipendenza reciproca.
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