Infanzie infelici e Disturbi psicologici dello Sviluppo

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Infanzie infelici e Disturbi psicologici dello Sviluppo
“Infanzie infelici e Disturbi psicologici dello Sviluppo”
La promozione della salute mentale nel bambino
Pasquale Chianura
Professore di Psicologia Clinica dello Sviluppo
Corso di laurea in Scienza e Tecniche Psicologiche
Università degli Studi di Bari
Direttore Istituto di Psicoterapia Familiare Bari
Anno Accademico 2013-2014
Risulta accertato che la salute mentale dell’individuo è determinata in
modo significativo dall’esperienza dei primi anni di vita: in un recente
studio Kessler segnala come almeno il 50% dei soggetti adulti con
disturbo psicopatologico presentava disturbi prima dei 14 anni; uno
studio del WHO(World Health Organization) del 2000 riporta come il 20%
della popolazione in età evolutiva in tutto il mondo soffre di un disturbo
mentale invalidante. Appare perciò evidente come la promozione della
salute mentale di bambini ed adolescenti, nonché la formazione dei
genitori, rappresentano scelte strategiche, anche da un punto di vista
politico, per il futuro della società.
Tutti quelli che si occupano dell’infanzia (esperti, specialisti, ecc..) sono
d’accordo sull’assunto che un bambino possa vivere una condizione di
felicità quando vengono soddisfatti i suoi bisogni emozionali primari.
Quali sono:
1) L’amore incondizionato da parte dei genitori e dei familiari più stretti
che prescinde dagli eventi avversi della vita familiare e soprattutto dal
comportamento buono/cattivo del bambino. Non si dovrebbe mai dire al
bambino frasi come: “se fai questo, non ti vorrò più bene”;
2) Il rispetto e l’apprezzamento per le sue competenze relazionali. Tutti i
bambini vogliono che i loro sentimenti e i loro pensieri siano rispettati;
deriderli o accusarli di essere stupidi, testardi, pigri, infantili e cattivi non
è d’aiuto.
3) La stabilità affettiva intesa come continuità degli affetti nel tempo; il
bisogno di stabilità affettiva vale ancora di più nelle situazioni di
disgregazioni familiari e di ricostruzione di nuovi nuclei affettivi;
4) Il riconoscimento e la chiarezza nella gerarchia generazionale,tipo di
confine che esiste tra la generazione dei genitori e quella dei figli (che dà
e fa rispettare le regole, le diverse forme di responsabilità degli uni come
degli altri)
5) L’aiuto e la guida per imparare a comportarsi bene e attingere nuovi
valori ed esperienze nella società. Sta ai genitori attraverso l’esempio,
l’esperienza di vita e il patrimonio valoriale, prendere per mano il
bambino e condurlo nel mondo esterno alla famiglia, a partire dalla
scuola, fondamentale in questa transizione sociale.
Se tali bisogni primari vengono disattesi è probabile che subentrino nel
bambino uno stato di insicurezza e di tristezza esistenziale che possono
diventare una seria minaccia al suo sviluppo armonico. Ma i bambini non
esprimono a parola i propri stati d’animo; il loro linguaggio è
prevalentemente ludico e simbolico e attraverso il gioco e i segnali del
corpo comunicano con noi adulti il loro stato di maggiore o minore
benessere.
Famiglia, scuola e contesto sociale concorrono alla felicità/infelicità del
bambino
C’è ora da domandarsi in che modo la famiglia, la scuola e il contesto
sociale favoriscano lo sviluppo armonico di un bambino, che è alla base
della sua felicità; o, al contrario, come lo impediscano o lo limitino. In una
famiglia serena, un bambino cresce sereno; in una famiglia disarmonica,
un bambino cresce in modo disfunzionale e alla lunga può segnalare con
il corpo, il comportamento o le risposte emotive forme diverse di
sofferenza e disagio psicologico, quello che potremmo definire stato di
infelicità
<<La famiglia del mulino bianco>> non esiste, e per serenità non si
intende la non esistenza di problemi, di conflitti, di lutti, di malattie, di
eventi sfavorevoli. Al contrario, la serenità è una modalità affettiva che il
bambino respira in famiglia attraverso l’esempio concreto dei genitori,
ovvero attraverso i modi in cui questi ultimi affrontano le vicende della
vita fornendo ai figli una visione ottimistica e positiva delle cose, senza
però nascondere le difficoltà e i problemi. La serenità è l’atmosfera che
regna in casa, e si basa sull’armonia e sull’amore, a livello coniugale e
nelle relazioni affettive con le rispettive famiglie di origine.
Sono la disarmonia e i contrasti fra coniugi e/o con le famiglie di origine a
condizionare e a ledere alla base l’espressione di affetti positivi tra
genitori e figli. Questi diventano facilmente il parafulmine di tensioni e
ostilità che attengono ad altri rapporti, divenendo talora veri e propri
capri espiatori, delle incomprensioni famigliari, costretti spesso a
schierarsi con l’uno o l’altro genitore.
BAMBINI E NUOVE FORME DI FAMIGLIA
FAMIGLIE ADOTTIVE
Con l’aumento del fenomeno della sterilità coniugale, tipico delle società
più industrializzate, sono aumentate le famiglie adottive e il costituirsi di
nuclei famigliari con bambini che provengono spesso da altri paesi, da
altre dimensioni etniche e culturali, con storie di abbandoni infantili
talora drammatiche. Anche in questo caso i bambini adottati potranno
avere una vita serena e felice se la coppia adottante sarà in grado di
amarli senza pretendere di cancellarne o alienarne il passato, che se pur
triste è sempre un patrimonio affettivo irrinunciabile. L’incontro fra due
perdite, l’incapacità di procreare per i genitori adottivi e l’abbandono
precoce subito dai bambini possono divenire un forte legame di amore se
gli uni e gli altri sapranno apprezzare e accettare le reciproche, dure
vicende di vita e godere poi insieme l’evento straordinario di creare una
famiglia.
FAMIGLIE RICOSTITUITE
Organizzazione affettiva più complessa, in forte espansione con
l’aumento dei divorzi, dove il padre cambia pelle, diventa padre biologico
e vive meno a contatto diretto con i figli mentre il nuovo compagno della
madre diventa una sorta di terzo genitore. Questi legami potranno
formarsi in piena armonia se la precedente separazione è avvenuta in
modo equilibrato; altrimenti i bambini si schiereranno con “il genitore più
debole” mettendo in atto una serie di comportamenti disfunzionali fino a
raggiungere forme esasperate di ricatto affettivo; in taluni casi verranno
plagiati dal genitore dominante alienandosi ogni rapporto con l’altro
genitore.
Il problema di un bambino è sempre un problema familiare.
L’influenza dell’infanzia dei genitori sul benessere dei figli
Ogni genitore ha dentro di sé la propria famiglia d’origine e si comporta con i figli
seguendo il copione familiare, ovvero quello stampo del bisogno acquisito nella
propria famiglia. Così miti, regole, tradizioni, valori si trasmettono(il concetto di
“trasmissione”) di generazione e contribuiscono a definire forme diverse di
famiglia.
Pertanto, le vicende di crescita dei genitori hanno una forte influenza sulle
costruzioni dell’identità e sulla felicità/infelicità dei figli.
Infatti le appartenenze familiari sono quel patrimonio valoriale e affettivo che
riceviamo in dote dalle famiglie di origine fin dall’inizio della nostra crescita, fatto
di tradizioni, miti familiari, valori religiosi e sociali e che concorre alla costruzione
della nostra identità.
Allo stesso tempo, sull’altro piatto della bilancia potremo mettere le nostre
conquiste di autonomia individuale, che si raggiungono e si modificano
nell’intero arco dell’esistenza e che hanno un valore altrettanto fondamentale per
la nostra maturazione.
Perché le cose vadano bene bisogna che la bilancia stia in equilibrio e non penda
eccessivamente da un lato o dall’altro.
Se il peso delle appartenenze è troppo gravoso, una persona potrà fin da piccola
avvertire la difficoltà a raggiungere i propri traguardi di autonomia e rimanere
fortemente indifferenziata e dipendente dalla famiglia di origine; al contrario, se il
desiderio o la spinta a separarsi saranno troppo forti o prematuri, ci si potrà
trovare più soli e impreparati ad affrontare le difficoltà della vita, come se
venissero a mancare delle figure guida. In questi casi, piuttosto che separarsi
dalle famiglie si finisce per <<fuggire di casa>>, con il rischio di non trovare un
approdo sicuro.
Quando ci si sposa e poi si diventa genitori bisogna fare i conti con la propria
bilancia degli affetti, ovvero con le conquiste e i limiti con cui si è usciti di casa.
Se si è rimasti troppo dipendenti rispetto alle famiglie di origine e scarsamente
autonomi, questi modelli di comportamento verranno trasmessi anche ai figli,
che avranno maggiori difficoltà a emanciparsi; se invece si è <<fuggiti di casa>>,
ostentando una totale autosufficienza, i figli saranno influenzati dai tagli emotivi
vissuti dai genitori e avranno difficoltà a costruirsi relazioni soddisfacenti e stabili.
Le <<distorsioni evolutive>> di un individuo dovranno però fare i
conti anche con quelle del partner e insieme verranno trasmesse ai
figli, un po’ come accade per il patrimonio genetico.
Infatti se i genitori non sapranno liberarsi dal peso delle proprie vicende infantili e
dei problemi irrisolti con le famiglie di origine,facendoli ricadere nel rapporto con
i figli, influenzeranno negativamente la loro crescita, privandoli così della gioia e
della libertà di vivere appieno l’infanzia. E’ il motivo che ha spinto tanti studiosi e
psicoterapeuti ad affrontare i problemi infantili con una lente sistemica, volta ad
osservare la dinamica delle relazioni famigliari su almeno tre generazioni.
Il concetto di Disturbo in Età Evolutiva
Cos’è un ‘disturbo’nell’età della crescita?
Un disturbo nasce quando si verificano delle “disarmonie”
nello sviluppo delle aree cognitive,affettive,interpersonali che
creano conseguenze di diversa entità clinica sulle strutture
psichiche del bambino
Parlare di disarmonie vuol dire considerare la personalità
come una struttura dinamica in cui
funzioni,linguaggi,simboli,processi sono strettamente uniti gli
uni agli altri, ovvero sono in ‘relazione’ sinergica tra loro
Le Definizioni del Sintomo e il concetto di Continuità
All’interno di tale cornice identificativa il “sintomo” assume un
significato prospettico o meglio viene rilevato nel momento
specifico di insorgenza(età o fase specifica dello sviluppo) per
poi essere costantemente monitorato lungo l’intero arco
temporale della crescita sino all’età adulta
→ “il Ciclo vitale del Sintomo”
Chi sono i bambini con disturbi psichiatrici che si
trasformeranno in pazienti psichiatrici adulti?
Quanto precoce può essere un comportamento deviante per
segnare un percorso predittivo di continuità psicopatologica?
Qual è l’influenza di un disturbo in termini di organizzazione
della personalità?
I “Contesti del Sintomo”
Il Sintomo è correlato alla qualità dell’adattamento nei vari
contesti di vita del bambino e dell’adolescente:
la famiglia,la scuola,il rapporto con i pari,la società
Come rispondono i genitori alle richieste affettive del bambino?
Qual è l’organizzazione della famiglia e come sono i legami che
uniscono i vari componenti?
Quali sono i comportamenti che descrivono il bambino
all’esterno nel rapporto con i coetanei,nei compiti educativi e
nelle dinamiche dell’apprendimento?
Le “Origini” del Sintomo: una matrice di fattori
L’origine del sintomo è sempre da ricercare
nell’interconnessione tra cure genitoriali(genitorialità),fattori
genetici,ambiente sociale e risposte individuali(soggettività)
Ma cosa determina il ‘confine’ tra difficoltà lievi della crescita
e alterazioni gravi e persistenti della personalità?
La linea di confine è da ricercare nel delicato equilibrio tra
Fattori di Rischio e Fattori Protettivi che caratterizzano
l’habitat vitale del bambino
I FATTORI DI RISCHIO sono quelle determinanti contestuali che
attivano l’insorgenza della psicopatologia
(condizioni svantaggiate,emarginazione,psicopatologia
genitoriale,maltrattamenti,abusi)
I FATTORI PROTETTIVI sono invece quelle dimensioni
personali e soggettive (le RISORSE)che proteggono
dall’insorgenza della malattia e rendono la personalità più
flessibile ai cambiamenti
L’esperienza è evolutiva quando si crea nel tempo un
compromesso valido tra queste due tipologie di
fattori,quando i fattori di rischio si trasformano in opportunità
di sviluppo e realizzazione→la Resilienza
La Resilienza riguarda quell’insieme di
strategie,pensieri,emozioni,attitudini comportamentali in
grado di prevenire i disturbi,riparare gli aspetti disfunzionali e
creare nuove possibilità alternative ai limiti della sofferenza
E’ un Fattore che fortifica la mente e il carattere del bambino e
espone l’individuo alla comunicazione attiva,efficace e
positiva con gli altri
FATTORI DI RISCHIO CONNESSI ALLA
GENITORIALITA’
- “Tutte quelle condizioni in cui la funzione
genitoriale, nelle sue componenti fondamentali di
cura e protezione dei figli, è fortemente disturbata e
influisce profondamente sulla qualità della relazione
genitori-bambino”
(Ammaniti 2001)
SEPARAZIONE, DIVORZIO
1) Fattori di rischio e vulnerabilità generali
2) Variabilità clinica dei disturbi nei bambini in base all’età:
- particolare vulnerabilità sotto i 3 anni
- tra 2 e 3 anni, comportamenti di tipo regressivo con
pianto, irritabilità
- tra 3 e 4 anni, timore di perdere anche l’altro genitore,
insicurezza, sensazione di atto ostile nei propri confronti,
sensi di colpa
- in età successive, da lievi disturbi del comportamento ad
accessi di angoscia, episodi anoressici o di insonnia,
depressione, disturbi della condotta
MALTRATTAMENTO E SVILUPPO
“I bambini traumatizzati, maltrattati, abusati vivono intensi
sentimenti di disistima, colpa, paura, vergogna; si difendono
dall’esposizione al dolore con difese di evitamento, che
possono divenire patologiche nella ‘sindrome posttraumatica da stress’ o cronicizzarsi con gravi conseguenze
sullo sviluppo della personalità”
Classificazione delle Forme di Maltrattamento
a)Abuso fisico
b)Trascuratezza
-trascuratezza fisica(45%)
-trascuratezza educativa
-trascuratezza emozionale(22%)
c)Abuso sessuale(18%)
d)Abuso emozionale(18%)
(Ammaniti,2001)
Spesso in forma mista,spesso all’interno della famiglia
• La clinica e gli studi longitudinali hanno dimostrato
che esistono bambini che, di fronte alle stesse
situazioni ambientali e agli stessi eventi traumatici,
hanno capacità significativamente maggiori o minori
di sviluppare una psicopatologia:
bambini invulnerabili o vulnerabili
Quando il fattore di rischio più importante è ……la
qualità dell’Attaccamento materno
L’ Attaccamento è la dimensione dello scambio, della
protezione e del sostegno e rappresenta
la prima esperienza di relazione per il bambino
La natura di tale legame determinerà
il “ciclo vitale degli affetti ” e la regolazione degli impulsi nella
vita psichica del piccolo
Un attaccamento di tipo insicuro può manifestarsi attraverso
due modalità di comportamento genitoriale:l’evitamento e
l’invischiamento.
La madre evitante non mostra interesse per la crescita del
bambino,non interagisce in maniera amorevole e si distanzia
affettivamente dai compiti di cura
Una madre che rifiuta l’interazione affettiva veicolerà
sentimenti di svalutazione,inadeguatezza,scarso
coinvolgimento empatico e il bambino svilupperà
problematiche di tipo depressivo.
Liddove predominano sentimenti di collera,rabbia,aggressività
emergeranno disturbi della condotta e comportamenti
antisociali
Quando la madre al contrario mostra un’eccessiva vicinanza al
bambino,mette in atto atteggiamenti iperprotettivi e
controllanti che non facilitano i processi di autonomia psichica
Il bambino faticherà a differenziarsi dalla figura materna ed
esprimerà il disagio attraverso disturbi psicosomatici e sintomi
ansiogeni persistenti
La tipologia di attaccamento più grave riguarda la relazione
con una madre che ha vissuto un forte trauma nella propria
infanzia: esperienze di maltrattamenti ,violenze o lutti che non
è stata in grado di elaborare, e che minacciano costantemente
la sua integrità psichica
La madre proietterà sul bambino l’enorme fardello di
paure,angosce e frustrazioni legate al suo passato, ma il
piccolo non riuscirà a difendersi e in seguito svilupperà un
disturbo borderline di personalità o disturbi di tipo psicotico
Quando il fattore di rischio più importante è …….la ‘relazione’
Qual è il rapporto tra sintomi del bambino e dimensione
genitoriale?
Cosa succede in presenza di una ‘cattiva genitorialità’?
La genitorialità è quella dimensione che mette a confronto due
livelli temporali: il presente(tempo dell’adultità e della presa
in carico dell’altro) e il passato(tempo della dipendenza e dei
processi di autonomizzazione)
La genitorialità agisce su due piani paralleli perché mette ‘in
relazione’ la sicurezza,le competenze,le incertezze,le
conquiste del passato(l’essere stato figlio)con i compiti e i
ruoli del presente(generare un figlio e accudirlo)
La conflittualità genitoriale
Il termine conflittuale inerisce sia la dimensione intrapsichica
dei genitori(Il bagaglio simbolico ed esperienziale dei singoli
vissuti) sia la dimensione dell’incontro coniugale(la
coniugalità) e le tensioni che possono scaturire all’interno
della “relazione di coppia”→
in entrambe i casi il bersaglio del malessere genitoriale è
sempre il figlio
N.B. Quando parliamo di conflittualità intrapsichica facciamo
riferimento a tutti quei lutti o traumi che il genitore non è
riuscito a risolvere nella sua esperienza e che trascina nelle
funzioni genitoriali
E’ di fondamentale importanza riflettere su un vissuto materno
di tipo “irrisolto” perché questo sarà alla base della qualità
dell’attaccamento che si instaurerà con il bambini nelle
primissime fasi della relazione e che determinerà
l’impalcatura psichica (scaffolding) dei processi evolutivi
La capacità di resistere
Perché alcune persone crollano sotto il peso degli stress
mentre altre sembrano attraversare indenni avverse
condizioni
di
vita
ed
eventi
traumatici
quali
malattie,abusi,incidenti d’auto,lutti o guerre?
La risposta di un soggetto a simili eventi è il risultato di
un’interazione dinamica tra fattori di rischio e fattori protettivi
appartenenti a diversi livelli: biologico,
psicologico,sociale,ambientale
Evoluzione del concetto di Resilienza
Triplice natura del concetto di resilienza
- Come adattamento positivo nonostante l’esposizione ad
ambienti ad elevato rischio psico-sociale
- Come funzionamento competente in presenza di forti eventi
stressanti (acuti o cronici)
- Come processo di recupero da un trauma
FATTORI PROTETTIVI IN SITUAZIONI AVVERSE
-Temperamento,coesione e supporto familiare(Weist et all.1998)
-Supporto sociale(Garmezy,1993)
-Elevato QI (Garmezy,Masten e Tellegen 1984,Tiet et al.1998)
-Capacità di Problem Solving(Rutter 1987,Masten e Reed 2002)
-Buone capacità genitoriali a livello affettivo ed educativo
(Masten et all.1998)→genitori competenti e protettivi
-Presenza di relazioni profonde con le figure di
riferimento,stabilità della famiglia(Garmezy,Masten e Telegen
1984,Masten et all.1998)
- “Locus of control” interno,abilità sociali(Luthar 1991)
- Positiva percezione del Sé (Masten e Reed 2002)
-
Senso di autoefficacia ed elevata autostima
Buone abilità cognitive
Positiva visione del mondo
Adattabilità e personalità pro-sociale
Presenza di relazioni profonde con coetanei prosociali e
rispettosi delle regole
Buone condizioni socio-economiche
Presenza di un buon ambiente scolastico
Legame con organizzazioni prosociali
Buone relazioni di vicinato e presenza di risorse nella
comunità
CONCLUSIONI
Le tre parole chiave dell’educazione moderna che apre al futuro sono:
Amore- Esempio- Ascolto
il genitore ama adeguatamente, non ha paura di porsi come esempio e
ascolta: ha capito che per educare occorre conoscere, per conoscere
occorre ascoltare, un ascolto partecipe, quasi una fusione dei due “io”,
una costante possibilità di conoscere il proprio figlio, di captare la sua
evoluzione, i suoi bisogni, i suoi desideri.
Pertanto la “famiglia resta la migliore medicina per i bambini”; basta
trovarla, agitarla bene e poi somministrarla nei dosaggi e nelle modalità
più appropriate al bisogno.