Alla ricerca di un amore perduto

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Alla ricerca di un amore perduto
[UN LIBRO E... GLI ALTRI]
DI MARIAPIA BONANATE
Alla ricerca di un amore perduto
Un lungo viaggio nello spazio, nel tempo, nei sentimenti, nei ricordi dopo la bufera della guerra
«Amara si chiede se l’amore non prescinda dal sesso. Se
nell’unione di due corpi non ci sia qualcosa di perentorio e
di immediato che tende a invadere i campi delicati dei sentimenti per buttarli brutalmente all’aria». È la domanda che
si pone la protagonista di questo denso, vibrante
romanzo che richiama la migliore Maraini, con
quella magica geografia dei sentimenti e delle
emozioni che unisce letteratura e vita.
Se la pone durante una sosta, in una pensione
viennese, nel ricordo della felicità vissuta da adolescente con Emanuele, nella Firenze degli anni
Trenta. Lui era il volatile figlio, un po’ viziato, di
una ricca famiglia ebrea; lei, la sognatrice figlia
di un ciabattino. L’incanto dei loro incontri sugli
alberi di ciliege, delle gite in bicicletta, degli
sguardi complici, delle mani intrecciate, aveva la
Donne Coraggio
쎲 Volevano farla tacere, il 25 settembre 2005 hanno
tentato di ucciderla in un attentato terroristico. Non sono
riusciti. Ha ripreso il suo lavoro di giornalista televisiva con
il corpo martoriato da 26 interventi chirurgici,
senza una gamba, per difendere l’indipendenza
del suo paese, il Libano. Si chiama May Chidiac
ed è diventata un simbolo di coraggio e di libertà
in Medio Oriente. Ha raccontato la sua storia
con passione e con lo stesso ardore di verità che
l’avevano resa pericolosa per i suoi assassini
in Il cielo dovrà attendermi (Tea, H 12).
Loro hanno perso, lei ha vinto.
Anche Marya Hornbacher ha vinto la sua
battaglia contro il nemico. In questo caso
una malattia psichica fra le più devastanti:
il disturbo bipolare, fasi di profonda depressione
alternate con fasi maniacali, segnate da un eccesso
di euforia. Se ne esce distrutti, ma lei, come
racconta nell’appassionante e intenso diario Una
vita bipolare (Corbaccio, H 18,60) non si arrende.
E riesce a dire: «Apprezzo la mia vita.
È una vita che proteggo orgogliosamente... Non
la getterò via».
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forma di un amore pieno, che conteneva tutti i laghi, i fiumi, i mari, i prati, gli uccelli che si potevano immaginare.
Quei ricordi l’hanno portata, anni dopo, da giornalista, attraverso l’Europa dei due blocchi e dell’insurrezione ungherese alla ricerca di Emanuele, scomparso nei lager
nazisti dopo averle fatto recapitare un diario.
Un lungo viaggio che diventa il luogo dei legami con chi non c’e più; dove incontra personaggi
di varia umanità e visita i gironi infernali di Auschwitz-Birkenau, nella speranza di qualche traccia, rileggendo le lettere dell’amico d’infanzia che
l’ha legata per sempre a un amore che neppure
l’orrore e il male riusciranno a cancellare.
Dacia Maraini, Il treno dell’ultima notte,
Rizzoli, H 21
Narrativa
쎲 Tengono poco posto in valigia e vale veramente
la pena di portaseli in vacanza.
Il silenzio di Mosca (Einaudi, H 12,50)
di Marina Jarre, tre conversazioni sul filo
della memoria di un’autrice che ha deciso
di vivere i giorni della vecchiaia
sbriciolandosi «nei frammenti dei ricordi
altrui». Sfilano pagine di guerra con
prigionieri tedeschi nelle vie di Mosca,
le stagioni della vita, il primo amore,
la vedovanza, le piante e gli animali amati,
una storia d’amore durata sessant’anni.
Per chi va in montagna Terre alte
(Ponte alle Grazie H 12) di Carlo Grande
è un piccolo scrigno di suggestioni che
ci aiutano a riscoprire i sogni, le profezie,
i richiami delle vette, dei valichi, dei villaggi
di una geografia del cuore che
ci aspetta per liberarci dai soprusi della
città perché «la montagna siamo noi,
la nostra parte più nascosta, preziosa,
vitale» che ci fa riscoprire la gioia di vivere.
Hanno la freschezza di una scrittura che
arriva dal giornalismo, i racconti di Ettore
Masina Le nostre barche sono rotonde (Oge,
H 12,50), che portano al seguito dell’autore
in giro per il mondo dal Medio Oriente
all’Africa, all’America latina e naturalmente per
l’Italia e l’Europa. Spicchi di vita raccontati con
l’occhio che privilegia i protagonisti delle
Beatitudini con i loro tesori di fantasia, di fede
e di amore che compiono miracoli.
Potrebbe essere un libro molto triste
E ho paura dei miei sogni (Edizioni
dell’Orso H 16) di Wanda Poltawska,
deportata nel lager di Ravensbrück,
sottoposta a esperimenti medici e che ha
tenuto questo libro nel cassetto per più di vent’anni.
Tale è stata la sua forza nel farsi luce per le compagne
di prigionia, nel coltivare la speranza al di là di ogni
speranza umana, che anche l’orrore rimane sconfitto
dalla bellezza che la vita tiene in serbo.
Saggistisca
쎲 Per chi la visiterà magari alle Olimpiadi, ma anche per chi
non potrà andarci, questa storia di Pechino (Einaudi, H 28)
scritta da Li, Dray-Novey, Kong fa conoscere una delle capitali
mondiali non solo nelle sue evoluzioni
storiche, nei quartieri rimasti a testimoniare
il passato e nell’attuale frenetica
ristrutturazione, ma anche nella vita
quotidiana delle persone che più
di qualsiasi documento rivela l’anima
della metropoli.
Il volume è poderoso, ma vale la pena
dedicargli del tempo perché c’è proprio
tutto dell’Europa dell’ultimo cinquantennio.
Dopoguerra (Mondadori, H 32)
è nato sulle spalle di altri libri, come
spiega l’autore Tony Judt e ripercorre
i momenti cruciali, la nascita del blocco
sovietico e la destalinizzazione,
la primavera di Praga, la caduta del muro
di Berlino fino all’esplosione dell’odio
etnico nella ex Jugoslavia. Ha soprattutto
il merito di cercare nella memoria
dell’Olocausto e dei crimini commessi contro l’umanità
nel XX secolo i motivi per evitare che il Vecchio
Continente ripeta i drammatici errori di ieri.
Scaffale
쎲 Il momento storico che stiamo vivendo vede
al centro del dibattito internazionale la questione
fondamentale della democrazia nelle insidie che
la minacciano, nei pericoli che corre,
nel suo futuro. La democrazia in trenta
lezioni (Mondadori, H 12) dello studioso
Giovanni Sartori, offre uno strumento
prezioso per conoscere un argomento
così importante per la nostra libertà.
Si può conciliare il capitalismo,
l’accumulo di denaro con la diffusione
sempre più vasta della povertà in tutto
il mondo? Ha cercato di dare una risposta
in Il Vangelo della ricchezza (Garzanti, H
10) Andew Carnegie, il magnate americano
che dopo avere accumulato un’immensa
fortuna la destinò a un’intensa attività
filantropica.
Anche Bill Clinton, l’ex presidente degli
Stati Uniti invita a Dare di più (Mondadori,
H 17) a chi ha di meno di noi, o non ha
proprio niente, per migliorare il mondo in cui
viviamo. E lo fa raccontando suggestive
storie che declinano i vari modi che abbiamo per donare.
Perché l’arrivo della terza età non sia una condanna,
perché non sia la stagione
delle solitudini, delle depressioni, della
rassegnazione malinconica, Diego Balducci,
medico chirurgo propone, avendole
sperimentate in prima persona, strategie
da adottare per essere Sempre in forma!
(L’Età dell’Acquario, H 18).
Paolo VI (San Paolo, H 24) è stato
uno di quei Pontefici che dopo la morte
hanno continuato a rivelarsi per la loro
modernità, per la capacità di entrare
nei problemi brucianti dei nostri tempi.
Giselda Adornato, con questa biografia
ufficiale che esce a trent’anni dalla morte,
ha approfondito l’incidenza del suo
pontificato nei confronti del Concilio
e del post Concilio, ma anche dei giovani,
della pace, della crisi di valori che
attraversava la società, della nuova
configurazione del mondo, del dialogo
con i laici in ricerca.
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