Leg 7-8 Il mattino si è fatto attendere oggi, una nebbiolina fastidiosa

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Leg 7-8 Il mattino si è fatto attendere oggi, una nebbiolina fastidiosa
Leg 7-8
Il mattino si è fatto attendere oggi, una nebbiolina fastidiosa tappava il cielo con un colore plumbeo
mentre i primi motociclisti sbadigliavano pigramente infagottati nella loro armatura medioevale si
avvicinavano pigri al controllo di partenza.
La tappa è una tappa di navigazione, 250 km fino a fare un anello nel deserto.
“Io gli do' delle indicazioni di rotta poi loro devono passare i way-point che il GPS gli indica con
una freccia, se ne saltano sono ore di penalità che fioccano” e intanto mentre parlava Tiziano mi
mostrava le cime delle dune sulle quali si doveva salire.
“Ma non ci credo che vanno là in cima, non è possibile”
“Ci vanno eccome... guarda lassù c'è una Mitsu come la nostra che fa da controllo passaggio”
Beh devo dire che se non si vede non si può credere sembra messa là da un elicottero.
La partenza della prova è sulla spiaggia, o meglio sul deserto che costeggia l'oceano, oggi si parte a
due a due per facilitare le moto. Partono i primi a canna con un fragore infernale e subito andiamo
al primo controllo passaggio per attenderli al traversamento di una statale piuttosto trafficata, è la
Ruta 5 la Panamericana che va dal Messico alla fine del mondo, una valanga di enormi camion che
trasportano di tutto ci passano rombando è l'unica strada degna di tale nome, appena fuori il vero
deserto, ma deserto deserto...non c'è niente che ricordi l'esistenza del genere umano.
Ci spariamo dentro ad una strada chiamata la Japonesa perchè la costruirono i Japan sempre molto
attivi, per servire una miniera che c'è a 90 km da lì. Uno stradone enorme a tratti asfaltato a tratti
salato a tratti di terra.
“Pensa che i Japan portavano il rame a casa senza nemmeno togliere la terra, caricavano tuttoin
nave e oplà, qui avanti c'è una miniera che ha 25mila dipendenti, e più sotto una che ne ha 19mila e
scavano a un km e ottocento metri di profondità, giorno e notte, i cileni una volta andati via i Japan
hanno vissuto solo setacciando la terra che questi avevano tolto, trovarono ancora una quantità
enorme di rame e di oro” è una sensazione incredibile l'immenso, noi non ne siamo abituati...
Le moto vanno su e giù per le dune come caprette fumanti, il primo riesce a tenere una media vicina
ai 50 km/h da non credere là dentro, restiamo parecchio tempo ad un controllo passaggio è una cosa
grandiosa vederli passare, mi entusiasmo da matti, le macchine fanno dei salti incredibili e
arrampicano in posti che nessuno può immaginare con velocità da record.
Ad un certo momento suona l'allarme, qualcuno è caduto! Sulle auto e sulle moto c'è un sistema
satellitare chiamato Iri-Track, c'è un sensore inerziale che fa immediatamente scattare un allarme
alla centrale.
“Chi è e dov'è”
“Il numero 7 è fermo e ora si è fermato anche un altro che era subito dietro”
“Brutto segno”
In pochi secondi le coordinate passano all'elicottero e in 3-4 minuti il volatile è sopra al luogo
dell'incidente.
“Non sembra grave è in piedi, ma atterriamo lo stesso” ci informano.
Il polacco è caduto e si è fatto male ad un polso, lo caricano e lo portano alla prima ambulanza
terrestre per essere portato al primo ospedale.
Resto stupito da tanta efficienza, questo sistema dovrebbe essere portato immediatamente in tutti i
rally, si riesce a sapere in tempo reale se qualcuno ha un incidente e non solo, tramite microfono e
altoparlante si può anche comunicare con il malcapitato.
Bum! Allarme, tutto ok? Tre secondi per sapere... Noi facciamo ancora le verifiche con la penna
l'inchiostro e il calamaio, figurati se si spende una cifra del genere per la sicurezza, ci sono cose ben
più importanti, come i pantaloni della sottotuta o i calzini...
Va beh, polemiche a parte, non riesco a non amare questo sport e soffro quando vedo che si
potrebbero fare meglio certe cose.
La sera arriva e in giro per le dune ci sono ancora alcune macchine perdute nell'oscurità, torniamo a
baita quando siamo certi che tutti sono sotto pieno controllo dei chiudi pista che li vanno a
recuperare e aiutare a rientrare in qualche modo, non è facile perchè spesso si incasinano in posti
che solo il buon Dio sa dove sono... o forse nemmeno lui.
L'indomani la prova più lunga della gara 503 km. Da Bahia Inglesa a Antofagasta, mi vien male
solo a pensarci, è la tappa più selettiva della gara.
Ancora nebbia alla partenza, ma appena entriamo nel deserto il cielo è di un azzurro mai visto, gli
elicotteri hanno problemi a sforare e allora torniamo indietro a prenderli, noi con la macchina e loro
10 metri sopra a noi fino a che non riusciamo a bucare la bianca cortina, è un'emozione tremenda
pensare che si sta conducendo due macchine del genere che non stanno vedendo quasi nulla se non
la mia povera Mitsu che avanza con le quattro frecce.
Un altro motociclista cade, stavolta si fa male davvero, non vede una buca tra l'altro ben segnalata
nel Road book con la massima attenzione. Lo caricano in 5 minuti e lo portano all'ospedale di
Antofagasta, arriva appena in tempo, gli tolgono la milza e gli salvano la vita, mezzora e non ce
l'avrebbe fatta, emorragia interna.
La strada per andare a metà prova è completamente in mezzo al deserto e si sale fino a 2 mila e
passa metri, non c'è un filo d'erba, una minima traccia di vita, solo un cane abbandonato dal solito
cretino, non sopravviverà molto senza acqua e cibo, le labbra si seccano e il sole sembra bucare i
finestrini, 250 km senza nemmeno un distributore... niente.
Finalmente arriviamo alla neutralizzazione, tre baracche e un distributore nel quale fanno tutti
benzina o gasolio, il prossimo è tra altri trecento km. Una delle baracche è un ristorante, per modo
di dire insomma, sembra di essere in un film di Sergio Leone, manca solo Clint. Entro per cercare
da mangiare, sporco dappertutto, peggio che in Cina. La porta è legata con una camera d'aria che fa
da molla e un vento fortissimo spazza la desolata prateria, teoricamente ha anche stanze da letto il
tugurio ma sarebbe meglio fuori al vento. Compro dei biscotti, giuro che quando torno non ne
mangerò più per un bel po', non c'è altro se non sedersi nei “rustici” tavolini e mangiare quello che
un tipo con la tuta da meccanico piena di grasso sta cucinando dietro un separè modello povertà
assoluta, tentano di fregarmi con il resto, come sempre da 'ste parti, ma non abbocco e minaccio di
incendiare il locale, mi pianto in mezzo finchè non mi rendono i 150 pesos cileni che avanzo (600
pesos un euro). Esco di nuovo nella landa spazzata dal vento e torno a vedere gli arrivi, sono tutti
stravolti tranne i primi, bevono si fermano fanno benzina qualcuno vaneggia nell'ebrezza
dell'altitudine. La Mitsu di Alphand fuma come una caldaia, ha bucato un pistone e sta arrancando
verso il fine tappa va a miscela come le Autounion che ancora si vedono in giro qualche volta, ha
ancora 300 km. Di speciale... un mondiale dell'era moderna, non è impresa facile.
Ripartiamo la strada sale come una rampa di lancio arriviamo quasi a tremila metri, il vento è
fortissimo e la camionetta ondeggia come Luna Rossa tra le onde, “Spendono soldi per andare su
Marte ma se vengono qui è uguale” esclamo tra me e me, Tiziano dorme, ogni tanto un enorme
camion ma niente più del nulla di niente.
Ci spostiamo verso i tre quarti della prova, a quel punto mancano “solo” cento km. Alla fine della
speciale, i concorrenti arrivano con distacchi abissali, si fermano al controllo, qualcuno scende,
barcolla, chiede acqua, poi riparte con un passo da osteria, sono distrutti, qualcuno inforca la statale
e se ne va diretto in hotel, meglio la penalità che la morte... Arrivano due motociclisti, sono padre e
figlio, bellissimo a vederli, il padre è stralunato e il figlio peggio, bevono e si fermano una decina di
minuti, chiedono com'è la prova nei prossimi chilometri e ripartono assieme lasciando due scie di
polvere che diventano una subito dopo nel tramonto d'argento.
Una volta fatto il punto della situazione riprendiamo il cammino, sta calando il sole, l'aereo con il
ponte radio va giù e le comunicazioni si interrompono, resta solo il satellite, quello ha sempre
benzina dentro e non fa un cazzo, un altro intermedio e poi giungiamo al fine della prova che è già
notte fonda. Arrivano il padre e il figlio, sfiniti, hanno i fari accesi ma dubito che ci vedano
qualcosa, si fermano al controllo stop, barcollano mentre si vestono e ripartono verso gli ultimi km
di trasferimento nel buio più nero, è fatta. Mi impressiona sapere che molti finiranno a notte
inoltrata, nel buio in mezzo al deserto con solo l'Iri-Track come cordone ombelicale legato alla vita,
sono cose d'altri tempi per noi rallysti abituati in altro modo.
I camion arriveranno come sempre tardissimo, come faranno a passare certi posti non lo so ma
passano .
Mi butto in un ristorante sulla spiaggia, da solo Tiziano ha da fare, trovo tutti quelli della FIA, mi
invitano al loro tavolo, ci divertiamo un mondo e sono anche molto cordiali... Altro mondo questo!
Domani ultima tappa...