Carissima Barby, sai che odio leccare i francobolli

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Carissima Barby, sai che odio leccare i francobolli
Carissima Barby, sai che odio leccare i francobolli e quindi dovrai darmi il tempo di recuperare la tua mail
prima di leggere questa lettera. L'altra sera mentre parlavamo ti ho vista veramente giù e so che il problema è
il lavoro. Amica mia, questo è un periodo davvero nero per tutti, soprattutto per chi come noi ha passione da
vendere per la propria professione ma spesso non riesce a trovare le opportunità giuste. Vorrei quindi cercare
di tirarti un po' su. Forse non ti ho mai raccontato di come qualche anno fa, prima che ci conoscessimo, mi
sono ritrovata davvero a rischiare grosso...tutto il mio futuro di scrittrice stava per scoppiare in un secondo
come un pop corn al burro. Si lo so dirai, è impossibile, adesso sei famosa, hai lavoro, passione e fai quello
che ti piace, ma in quel periodo ero una Allison completamente diversa.
Tutto iniziò un lunedì mattina.
Quella mattina un raggio di sole mi colpì il viso attraverso la finestra. Fu quello e un rumore assordante di
una scolaresca in gita a svegliarmi.
-Era presto- pensai, mentre mi crogiolavo tra le coperte in cerca di qualche minuto ancora di sonno.
Fu dopo qualche secondo che mi resi conto dei rumori un po' troppo concitati della strada per essere ancora
un orario accettabile e in un secondo mi alzai di colpo per constatare con una faccia inorridita che l'orologio
digitale sul comodino segnava le 7:56.
-Cacchio! Cacchio! Cacchio!- furono le uniche parole che uscirono dalla mia bocca mentre cercavo
barcollante di correre verso il bagno per poter fare più cose contemporaneamente: lavarmi i denti, vestirmi e
truccarmi, il tutto in 6 minuti.
Ovviamente la colazione era diventata un optional in quelle mattine in cui la sveglia non suonava e ogni
secondo era prezioso per poter essere alla casa editrice in tempo per farmi scuoiare viva dal Grande Capo
Daniel Ridley. All'epoca ero una “Nuova Voce” della casa editrice RidleyBooks. Da piccola avevo sempre
sognato di fare la scrittrice, vivere in una grande casa sulla spiaggia dove avrei adottato una muta di labrador
bianchi, mi sarei vestita in stile hippy-chic e avrei usato una vecchia macchina da scrivere per sfornare ogni
anno un bestseller internazionale mentre sorseggiavo caffè costoso. La realtà era tristemente diversa. Avevo
colpito il Grande Capo Daniel Ridley circa 7 anni prima, quando all'età di soli 20 anni aveva letto il mio
romanzo-avventura che avevo prontamente spedito in un pacco rosa con nastro, fiocchetti e fiorellini
glitterati. Daniel Ridley nonostante il packaging azzardato rimase comunque colpito dalla mia scrittura
decidendo di investire su di me e firmai un contratto per la pubblicazione di 3 romanzi. Il primo, quello che
appunto mi fece conoscere alla RidleyBooks ebbe un discreto successo. Il secondo fu un buco nell'acqua
colossale e il terzo....ecco ero in procinto di iniziarlo, mancava giusto qualche piccolo particolare come il
titolo, i personaggi, la trama... Con il passare dei mesi il Grande Capo, senza ricevere una bozza decente, era
decisamente infuriato con me e pronto a tagliarmi la testa. Insieme a me, le “Nuove Voci” era un gruppo di
giovani scrittori che a singhiozzo gli davano ben poche soddisfazioni. Nonostante questo, Ridley continuava
a voler tenere una rosa di scrittori sotto le sue ali sperando di veder fiorire presto tra loro il nuovo Stephen
King. Nonostante il momento no, i miei genitori erano costantemente iper eccitati per la loro figlioletta
scrittrice di successo e io continuavo ad abbozzare giustificazioni vaghe alle domande di mia madre
sull'uscita del prossimo libro.
-Sei in ritardo!- Urlò Daniel Ridley, in una posizione stile buttafuori di un locale notturno, sulle scale però di
un palazzo di lusso alle 8:45 di mattina.
-Mi scusi mi scusi mi scusi mi scusi !!!- dissi con voce affannosa. -Allison- disse Ridley puntando uno
sguardo laser sull'abbigliamento sconnesso e la mia faccia paonazza. - Signor Ridley mi dispiace ma ho
avuto un contrattempo...problemi femminili volevo dire personali, la sveglia non ha suonato e...- -Basta!abbaiò Ridley. -Ti voglio presentabile e connessa tra 5 minuti nella sala riunioni. Datti una mossa.- e corse
dentro verso l'ascensore che, come in una pubblicità in cui è tutto calcolato al secondo, era aperto e pronto a
chiudersi immediatamente per portarlo direttamente nel suo ufficio.
Dopo qualche secondo di shock decisi di rimettermi in sesto e affrontare la giornata. O almeno ci potevo
provare. Nei giorni precedenti oltre a sentire il peso di non riuscire a trovare qualcosa di buono di cui
scrivere, sentivo che nella mia vita mancava anche qualcos'altro. Non sapevo esattamente cosa ma mi
ritrovavo a guardare con occhi sognanti le coppiette che passeggiavano mano nella mano a Central Park, a
noleggiare due sere di fila Notthing Hill e piangere quando alla fine Hugh Grant dichiara il suo amore a
Giulia Roberts o a flirtare con il barista brufoloso dello Starbucks dietro l'angolo. Forse avevo solo bisogno
di fare colazione, o di un fidanzato. Un fidanzato. Sospirai pensando ad Eric, il mio ultimo amore che mi
aveva spezzato il cuore in mille pezzi e poi frullati in un blender per farne un frappè.
-Ok Allison, anche oggi andrà bene- mi dissi mentre varcavo la soglia del palazzo e mi dirigevo verso la sala
riunioni.
Fuori dalla sala trovai seduti i miei compagni di sventure, il gruppo di Giovani Voci al completo: Lucas
Miles, Mary Robbins e Gimmy Romano. -Ciao ragazzi- dissi con voce fintamente allegra mentre in modo
spossato e goffo mi accasciavo su una sedia. -Ciao Allison- dissero in un coro baritonale i 3. - Pronti per il
massacro?- Aggiunsi con un tono divertito sperando di stemperare il clima. -Ridley è sul piede di guerra
oggi, non sarei così allegra tesoro- rispose con tono depresso Mary.
-Dai ragazzi sappiamo ormai come vanno queste riunioni. Ogni mese ci ritroviamo qui con le solite paure
ma sostanzialmente non cambia mai molto, Ridley si arrabbia, sbraita, ci minaccia, e poi allunga i tempi per
permetterci di combinare qualcosa. Non sarà diverso, vedrete, Ridley non può “licenziarci”- Parola che dissi
in tono quasi divertito pensando alla cosa come un'eventualità impossibile.
-Il tuo ottimismo Ally è piacevole ma non realistico.- Disse Gimmy con il suo solito tono da professore
mentre controllava per la centesima volta la sua cartelletta piena di fogli.
-Cos'hai lì Gimmy? E poi cosa intendi per “non realistico”? -Sono le mie bozze, finalmente sono riuscito a mettere insieme qualcosa di decente. E non realistico
significa che non è vero che non può licenziarci. Se tu avessi letto bene il contratto che hai firmato 7 anni fa,
sapresti che nella clausola numero 9 pagina 5 la RidleyBooks può rescindere il contratto in qualsiasi
momento.Ok. Ammetto che la mia bocca si prosciugò a sentire quelle parole così tecniche. Vidi Lucas con una
cartelletta di pelo zebrata (non chiedermi dove trovava queste cose) aperta sulle gambe con dentro un
ammasso di fogli. Erano appunti presi su ogni tipo di carta, mi sembrò di intravedere qualche frase scritta su
un pezzo di carta igienica rosa, ma mi potevo sbagliare.
-Luc- dissi – E te cos'hai li? Non dirmi che finalmente sei riuscito a trovare un inizio per quel tuo romanzo
rosa smielato?- incrociai le dita dei piedi. Lo so. E' orribile desiderare che anche gli altri affondino con te ma
in questo momento potevo solo sperare di essere tutti sulla stessa barca per affondare in compagnia.
-Molto di più tesoro! Ho scritto ben 50 pagine! Ieri finalmente dopo giorni di coliche il mio piccolo Coco
stava di nuovo meglio e quindi ci siamo messi sul divano a scrivere, era un amore dovevi vederlo, mi ha
leccato tutta la faccia per la felicità di vedermi scrivere di nuovo!-Un brivido mi percorse la spina dorsale. Vertebra per vertebra. Per prima cosa fu l'idea di quell'orribile cane
che lo leccava, su un divano sicuramente zebrato, a scioccarmi. L'altro motivo fu che due dei quattro “Nuove
Voci” avevano in mano qualcosa.
-Mary te cosa mi dici?- quasi sospirai con un piccolo, piccolissimo barlume di speranza nel vederla senza
cartellette, fogli, Pc o qualsiasi altra cosa che potesse diventare un libro. In effetti la vidi un po' sbattuta,
sembrava avesse dormito poco e aveva due occhiaie colossali .
-Oh Ally...sono a pezzi... Ricky mi ha lasciata...è finita. E' andato. Basta. Finita. Mi sento svuotata. Non ho
dormito neanche un minuto stanotte. A malapena avevo le forze di alzarmi dal letto.-Coraggio Mary, non fare così, troverai qualcun altro.- dissi cercando di non sorridere nel vederla così
conciata per una storia che durava da quanto? Una settimana? Mary era così. Un ragazzo via l'altro, ma
chissà come, era sempre innamorata e devastata a ogni fine. Cosa che succedeva circa 3-4 volte al mese. Ce
la vie.
-Lo so Ally, io ti invidio, vai avanti per la tua strada da sola, in solitudine. Te stai bene così ma io...ho
bisogno di qualcuno al mio fianco con cui condividere le cose belle della vita. Capisci?- Se avesse detto
ancora una volta la parola “sola” associata al mio nome avrei avuto una crisi isterica.
La porta della sala riunioni si aprì. Bridget, la segretaria personale di Daniel Ridley venne verso le nostre
sedie per chiamarci. Ci alzammo e ci dirigemmo verso la sala. Sembravamo quattro zombie. Per un attimo
pensai di essere addirittura fosforescente ma nello specchietto che avevo in borsa vidi solo una faccia tirata
con il trucco cadente.
Appena seduti, Ridley iniziò a parlare. -Ragazzi, la situazione è veramente difficile. Ho investito molto su di
voi, ho sperato nei mesi di ottenere qualcosa di buono ma ad oggi non ho in mano niente. NIENTE!- Quasi
urlò, risvegliando Luc da un leggerissimo assopimento. - Non ho più idee per potervi aiutare. In questi mesi
ho provato di tutto per mettervi a vostro agio e favorire un lavoro producente, e sinceramente se dovesse
continuare così penso potrei prendere decisioni davvero fastidiose. Perlomeno per voi.Deglutii, e il suono riecheggiò in tutta Manhattan. Per fortuna nessuno se ne accorse e Ridley continuò.
-Oggi voglio qualcosa. La volta scorsa vi avevo chiesto di portare una bozza, un'idea, qualsiasi cosa possa
farmi capire che vi state impegnando e che non siete diventati un peso per la RidleyBooks.Aprii quasi di nascosto la mia misera cartelletta. Al suo interno avevo ritagliato qualche articolo da cui
pensavo potessi prendere spunto per un romanzo. Cercai di mettere a fuoco ciò che avevo davanti ma la vista
non ne voleva sapere.
-Lucas, cosa mi hai portato?-Eccomi Daniel!- Disse Lucas alzandosi e muovendosi sinuosamente verso di lui. Solo Lucas riusciva a
rivolgersi a Daniel Ridley in termini amichevoli e con fare sciolto. -Ho scritto tutta notte, finalmente sono
riuscito a sbloccarmi. La storia è quella di un padrone di un cane, e della sua vita che scorre con il suo
compagno fedele sempre al suo fianco.Ridley fece una smorfia quasi schifata nell'aprire la cartelletta animalie. Lesse qualcosa e fece un accenno di
sorriso nel vedere un disegno di Coco. I secondi sembravano ore.
-Bene Lucas- disse tutto a un tratto-La storia non è male.-Gimmy, te cosa mi hai portato?- Disse subito Ridley guardando Gimmy in preda a una crisi compulsiva che
gli faceva scorrere i fogli per la centesima volta.
-Ho creato sei personaggi, una trama, e un inizio interessante. E' tutto archiviato e catalogato in ordine
cronologico e di apparizione. Eccoti il tutto.- Disse Gimmy mentre gli porgeva una cartelletta immacolata
con sopra una targhetta stampata a computer con scritto “Bozze romanzo I, anno III”.
Ridley incominciò a controllare il contenuto del fascicolo con molto interesse. Nel frattempo vidi Mary che,
dopo una crisi di pianto singhiozzante (che tutti cercammo in modo imbarazzato di ignorare) e tre bicchieri
di acqua chiesti alla segretaria, cominciò a scrivere sul blocco che aveva davanti a lei. Cercai di sbirciare
cosa aveva da scrivere con così tanta foga ma riuscii a leggere ben poco. Al momento il mio cervello era un
turbinio di pensieri che riguardavano due cose principali: devo assolutamente mangiare qualcosa o svengo e,
cosa diavolo gli racconto a Ridley quando toccherà a me. Le gambe mi iniziarono a tremare mentre Ridley
chiamò al suo tavolo Gimmy per qualche chiarimento. Mi sembrava di essere una sauna a 90° per quanto
sudavo. Poteva essere davvero solo l'ansia da prestazione? Cercai di ricordare da quanto non mettevo sotto i
denti qualcosa facendo un elenco mentale. Sperai per un istante di non essere la prossima a parlare perchè
non mi sentivo in condizione di aprire bocca ma solennemente Ridley chiamò il mio nome.
-Allison.- Usò un tono grave da dittatore di stato che vuole fucilare un soldato traditore.
Ci fu un attimo di silenzio. In effetti sentii il suono della sua voce con qualche secondo di ritardo, e la mia
reazione fu alquanto disconnessa perché vidi tutti che si girarono verso di me pieni di aspettativa. Mi alzai
barcollante senza dire niente. Vuoto. Cercai di mettere insieme una frase, partendo da un comodo -Dunque- il
che implicava qualcos'altro subito dopo ma non so come, mi uscì un altro -Dunque- dopodiché non vidi e
non sentii più nulla.
Mi svegliai in un letto scomodo sentendo una voce angosciata che mi chiamava -Allisooonn! Allisooonn!Con fatica riuscii a mettere a fuoco il viso da dove arrivava tutto quel casino: mia madre. Per un attimo
rimasi interdetta. Feci mente locale e ricordai che l'ultima cosa che stavo facendo era parlare con Daniel
Ridley. Panico. Avevo fatto una super mega figura svenendo in sala riunioni davanti a Ridley?
-Allison cara, come ti senti?? Mi hanno chiamata appena sei svenuta e visto che ero in zona per fare la
manicure sono venuta subito. Come stai bambina mia? -Sono malata mamma?- Gracchiai mentre mi raddrizzavo contro due cuscini duri e spigolosi.
-Malata? Ah ha no tesoro, hai solo avuto un calo di zuccheri. Devi mangiare di più bambina mia. Ah voi
scrittori famosi vivete troppo sul filo del rasoio! Hai ripreso colore comunque, vedrai che starai meglio
bambina mia. E' venuta la tua amica scrittrice a trovarti, la faccio entrare?-Mary? Si falla entrare, devo sapere come è finita la riunione.-Ok tesoro, io devo scappare, mi raccomando non lavorare troppo, dovresti prenderti una vacanza.Per un attimo pensai di vomitare o svenire di nuovo o tutte e due le cose contemporaneamente, ma ormai ero
abituata si suoi discorsi che alimentavano il mio senso di colpa e ineguatezza nei suoi confronti e cercai di
non darci peso.
-Si, grazie mamma, ci penserò. Fai entrare Mary, ci sentiamo nei prossimi giorni, ti voglio bene.Mia madre si chiuse la porta dietro di sé e mi lasciò un secondo a riflettere sul fatto che anche Mary non
aveva niente di pronto. Forse potevo salvarmi. Una leggera vena ottimistica mi rallegrò giusto qualche
secondo, il tempo di vedere la porta aprirsi ed entrare Mary seguita da Daniel Ridley.
Un timido -Ciao- fu l'unica parola che li accolse.
-Allyyyy, come stai tesoro!? Ci hai fatto prendere un colpo!- Disse Mary buttandosi tra le mie braccia.
-Bene bene! E' stato solo un calo di pressione, niente di che.Daniel Ridley si avvicinò al letto, salutandomi con un cenno del capo accompagnato da un solenne -Allison-.
-Signor Ridley, grazie per essere venuto non doveva disturbarsi, e mi scuso per l'accaduto- Arrossii, e in un
nanosecondo decisi di calcare un po' la mano, magari sarei riuscita a impietosirlo un po' e allungare i tempi.
-Figurati, Allison, l'importante che stai bene.- Coraggiosamente entrai in modo volontario nell'argomento.
-Avrete finito la riunione dopo... l'accaduto, immagino-. Con mia sorpresa intervenne Mary.
-Ally siii, infatti non vedevo l'ora di dirtelo. Mentre eravano in riunione e te non eri ancora svenuta ho avuto
l'illuminazione! Voglio scrivere un libro sulle relazioni amorose! Mi sono messa a buttare giù qualcosa e in
un secondo ho capito che avrebbe funzionato! Voglio scrivere un libro che possa essere utile a tutte le donne
che hanno problemi con gli uomini, una specie di guida per fare colpo, essere affascinanti, tenersi un marito
o lasciare un fidanzato e molto altro, sono piena di idee!- Il mio cuore saltò un battito, o forse due o tre, tutto
poteva essere dal momento che uno specie di shock mi aveva attanagliato il petto.
-Wow bene Mary sono contenta per te!- dissi con un tono di voce simile al verso di un delfino.
-Grazie Ally, appena avrò qualcosa in mano te lo farò leggere, sicuramente qualche consiglio potrà servire
pure a te!- Disse con annesso occhiolino di intesa. Il mio sorriso era talmente tirato che per un attimo pensai
di aver compromesso per sempre i miei nervi facciali. -Bene Signor Ridley, sarà contento, oggi ha avuto un
ottimo ritorno da parte dei suoi ragazzi, non vedo anche io di parlarle del mio progetto.- Nel frattempo da
brava attrice melodrammatica cercai di cambiare faticosamente posizione e feci una smorfia di dolore nel
sistemare il tubicino della flebo che arrivava alla mano.
-Si oggi i ragazzi sono stati produttivi. Se continuano così verranno fuori dei progetti molto interessanti.Lanciò un occhiata a Mary che arrossì. Ella colse la palla al balzo e replicò subito -Oh Signor Ridley non si
preoccupi sarà un successo! Ragazzi io vado vi lascio a parlare di lavoro, Ally ci vediamo domani mattina,
arrivederci signor Ridley.- E in un secondo era pronta per uscire, non prima di avermi lanciato un altro
occhiolino in mia direzione e aver mimano con la mano una pistola che sparava. Chissà per chi era il colpo.
-Dunque Allison, visto che siamo soli, e ho giusto 5 minuti prima di un appuntamento importante puoi
anticiparmi adesso il frutto del tuo lavoro-. Cacchio Cacchio Cacchio. Quest'uomo non perdeva tempo. E la
mia scena drammatica da premio Oscar non lo aveva minimamente impietosito. Mi giocai l'ultima carta.
-Ecco in questo momento non mi sento molto in forma inoltre ho lasciato i miei documenti in sede e vorrei
farle una descrizione dettagliata delle mie idee, se può potremmo fare venerdì ad esempio.- Dissi tutto d'un
fiato. Ridley mi guardò, serio, impenetrabile, e soprattutto convinto che davvero avevo qualcosa da fargli
leggere. - Si effettivamente è tardi e non penso sia il luogo adatto per parlare di lavoro. Tranquilla, facciamo
domani mattina alle 8.- Mentalmente svenni di nuovo.
-Do do domani?- Dissi balbuziente.
-Si-Alle otto?-Si-Faaaantasticoooo!!! - Squillai.
-Bene, allora a domani, riposati e mangia qualcosa.-Ok.- Dissi, mentre la mia faccia prendeva le somiglianze di pierrot e facevo un cenno di saluto a Daniel
Ridley mentre si chiudeva la porta alle spalle.
Il rumore delle chiavi buttate sul mobile d'ingresso mi fece accorgere di essere appena entrata in casa. Vivevo
in un stretto e soffocante monolocale sulla 65esima, all'angolo con Madison Avenue. Era piccolo e poco
illuminato, i vicini erano rumorosi e le spese alle stelle, ma a due passi potevo godermi Central Park in tutta
la sua bellezza. In quel momento però ero in uno stato di trance, le gambe dall'ospedale avevano fatto il loro
lavoro ed erano riuscite a riportarmi a casa, ma il mio cervello era in blocco totale e le caratteristiche
negative della casa sembravano amplificate. Aprii la finestra per prendere un po' d'aria. Il leggero vento
primaverile mi accarezzò il viso, un brivido di freddo mi percosse e un morso allo stomaco mi ricordò di non
aver ancora mangiato niente. Con un sospiro aprii il frigo. Una tristissima zuppa pronta mi aspettava
inesorabile. Mi accasciai sul divano e silenziosamente iniziai a mangiare. Finito il pranzo mi addormentai.
Fu un sonno agitato, fatto di sogni e incubi che si rincorrevano lasciandomi senza fiato.
Il suono del telefono mi risvegliò in modo brusco, guardai il display: Annabel. Annabel era la mia migliore
amica dai tempi del college, quando andavamo di nascosto fuori dalla palestra a sbirciare i ragazzi che
giovano a football e ci confidavamo i nostri segreti più intimi bevendo panaché. Guardai l'orologio, erano le
sei e mezza, avevo dormito sei ore. Mi allungai verso il telefono cercando di limitare al minimo i movimenti
e risposi.
-Prrronto- Gracchiai.
-Allison? Mio dio da dove rispondi, dall'inferno?Per un attimo pensai se l'inferno potesse essere peggio della giornata che stavo vivendo. No impossibile.
-Ciao Annabel, no mi sono appena svegliata, come stai?-Io tutto bene, sono in un momento di ansia e avevo bisogno di fare due chiacchiere-Dimmi tutto- dissi distrattamente sbadigliando.
-Niente di che dai parliamo un po' sono agitata per la mia serata...hai deciso cosa metterti?Mi svegliai di colpo. Cacchio l'addio al nubilato di Annabel era stasera? Come avevo potuto dimenticare una
cosa del genere?
-Ally ci sei? Mi hai sentita?Silenzio. Avevo pensato a qualsiasi cosa di recente, ma non avevo per niente ragionato su questa serata, e il
mio aspetto era in uno stato disastroso. Anche il mio armadio tra l'altro.
-Ecco io...- Mantenni la frase in sospeso cercando di fare mente locale sul mio guardaroba e cercando di
immaginarmi un outfit decente.
-Ally, ma stai bene? Ti sento strana, è successo qualcosa?Alla sua domanda diretta delle lacrime formato gigante affiorarono sul mio viso, e senza alcun potere di
autocontrollo iniziai a singhiozzare. A quel punto un fiume di parole a tratti incomprensibili uscì dalla mia
bocca. Le raccontai tutto. Ma proprio tutto, anche l'aver dimenticato della sua festa e lo stato pietoso del mio
look.
-Ally...perché non mi hai detto niente in questi mesi?-Lo so mi dispiace ma eri presa per il matrimonio e non volevo rattristarti con i miei problemi...mi dispiace
di essermi dimenticata del tuo addio al nubilato, ma ho bisogno del tuo aiuto per stasera, a meno che tu non
voglia uno zombie come accompagnatrice...-Arrivo subito, dammi il tempo di mettere le scarpe e sono li- Disse attaccando il telefono.
Mi alzai dal divano e barcollando andai verso il mio armadio, frugando trovai un vestito nero da sera che
avevo comprato mesi prima con i saldi. Il mio umore fece un timido balzo in avanti, giusto il tempo di
indossarlo e vedere che la mia misera taglia di reggiseno non riempiva neanche minimamente la scollatura
del vestito. Suonò il campanello e Annabel entrò in casa spedita. Si fermò sulla soglia della mia camera e con
una faccia inorridita mi squadrò da capo a piedi. I miei capelli erano un disastro, avevo rimmel sparpagliato
per tutta la faccia e l'imbottitura che stavo cercando di arrangiare mi faceva sembrare sproporzionata.
-Mio Dio Ally...la situazione è peggiore di quello che pensavo!-Oh Annabel...meno male che sei già qui- Corsi tra le sue braccia.-Ti prego aiutami, oggi sono un disastro!-Ok tesoro, niente panico. Sono le 7:30. Abbiamo un'ora e mezza circa per renderti presentabile. E' poco ma
dovremmo farcela. Togliti quell'affare e fatti una doccia. Intanto chiamo l'estetista e vedo se hai qualcosa di
decente da metterti...Un urletto di gioia di Annabel mi accolse dopo due ore di duro lavoro da parte dell'estetista. In effetti non
stavo per niente male. Il vestito che indossavo mi stava molto bene, i capelli erano raccolti in modo elegante
e fine e la mia faccia era letteralmente irriconoscibile, sembravo una Jessica Rabbit formato tascabile. Mi
rallegrai in vista di una serata che finalmente poteva diventare piacevole.
-Ok Annabel, sono pronta. Hey, ma anche te non scherzi stai benissimo!- Esclamai ammirandola, sorpresa di
avere un'amica così bella. Riguardandomi nello specchio il mio entusiasmo calò un po'. Per un attimo mi
sembrò che l'estetista mi avesse truccato prendendo come spunto It. Cercai di non darci peso, in fondo quella
era la serata di Annabel, prendemmo pochette e giacca e scendemmo in strada per cercare un taxi.
The Cellar si trovava nel East Village ed era un locale assolutamente fuori da ogni canone. Era un misto tra
una discoteca, un tempio, un bar e un negozio di oggettistica sexy. C'era un mare di gente eccentricamente
vestita che faceva una coda ordinata all'ingresso per poter entrare. In taxi Annabel mi spiegò che quella sera
lei e un'altra persona avevano noleggiato le due sale principali. Ci fermammo davanti a un ingresso
secondario con la scritta “Vip” e scendemmo dal taxi barcollando a causa dei tacchi vertiginosi. Annabel si
fiondò sullo sportellino quasi chiuso della grande porta blindata cercando di parlare con qualcuno dentro il
locale. Di fianco alla porta c'era un buttafuori nero come il carbone e grande come il Gigante di Ferro di
fianco al quale Annabel, con il suo “misero” metroesettantacinquepiutacchi sembrava una gnoma dei boschi.
Annabel mi fece un cenno di ok ed entrammo nel locale.
-Vieni Ally- disse avvicinandosi a un tavolino posto all'ingresso della grande sala nella quale stavamo per
entrare.
-Devi fare un check di fianco al tuo nome e farti fare il timbro, così potrai uscire ed entrare quando vorraiIniziai a cercare il mio nome e nello stesso momento la porta blindata si aprì e fummo assalite dalle mille
amiche di Annabel. Ci fu un grande vociare e una miriade di urletti eccitati mentre entravamo nella grande
sala in cui avremmo passato la serata. C'erano tavolini, divanetti, un palco con una pedana lunghissima che
tagliava a metà la sala e un bar che ne percorreva quasi tutto il perimetro.
In questo stato di euforia ed eccitamento generale iniziammo a sederci e accomodarci, bevendo champagne e
spiluccando tartine. Mi sedetti vicino a qualche vecchia conoscenza delle superiori, parlando dei tempi
passati e facendo falsi sorrisi. Una ragazza mi si avvicinò con fare impacciato.
-Ciao, tu sei Allison?-Si, ciao- dissi in tono allegro.
-Tu sei l'amica scrittrice di Annabel vero?Uno stuzzicadente da tartina gigante mi infilzò il cuore.
-Sì, sono io, e te sei..?
-Oh scusa che stupida! Piacere io sono Caroline, ho letto i tuoi libri e li ho trovati molto interessanti! Che
onore conoscere una vera scrittrice!
-Ah grazie...troppo gentile.Nel frattempo sentii dei miagolii al mio tavolo e un vociare sottomesso delle mie ex compagne. Bé in fondo
incontrare una fan era piacevole e potevo almeno godermi il momento di gloria.
-Allyyy, ma non ci hai detto niente!- Disse Samantha Forth, capo cheerleeder ai tempi delle superiori,
sposata con il quarterback e divorziata dopo sei mesi.
-Ehh...si, in fondo non è niente di importante...- Dissi con un velo di finta modestia.
-Wow anche te nel mondo dell'editoria? Sapete anche chi scrive? Charles Moore, ve lo ricordate?
Grassottello, ricciolo, occhiali...ho letto su Vogue che i suoi libri di avventura per ragazzi vendono centinaia
di migliaia di copie, sta scalando le classifiche di tutto il mondo!Maledetta cheerleeder rifatta dalla testa ai piedi. Il mio momento di gloria era già finito, un Ohhh generale
distolse l'attenzione dai miei “successi editoriali” portandola su quelli di Charles Moore. Mi alzai e con una
scusa mi avviai al primo bagno vicino. Mi guardai allo specchio: la mia faccia era paonazza, il trucco si
stava sciogliendo a causa del caldo e i miei capelli sembravano un piatto di spaghetti lasciati in frigo per 3
giorni. Respirai a fondo. -Coraggio Ally- Mi dissi -Cerca di divertirti e non pensare a domani mattina-.
Stranamente mi rilassai, o forse i tre bicchieri di champagne iniziavano a fare effetto. In ogni caso mi
catapultai nella sala, giusto in tempo per sentire il ringraziamento di Annabel dal palco circondata da dieci
ballerini con addosso un perizoma millimetrico. Sorrisi nel vederla intenta a divincolarsi da uno di loro
mentre cercava di scendere dal palco. Le ragazze del mio tavolo mi vennero a recuperare per trascinarmi
sotto la pedana, sulla quale un bell'imbusto vestito da pompiere con la giacca aperta e un petto mozzafiato in
vista, versava superalcolici direttamente dalla bottiglia nelle gole delle invitate febbricitanti. Mi sembrò di
essere in mezzo a un branco di pinguini affamati e un unico pesce disponibile sulla faccia della terra. A te la
divisione.
Ballai in modo disarticolato bevendo un mix di cocktail che le mie nuove amiche del tavolo mi passavano
senza tregua, in ogni caso mi sentivo decisamente meglio, ero allegra e disinvolta, cercai pure di infilare un
dollaro nei pantaloni di un bel ballerino ma mi accorsi che era un cameriere e mi girai facendo finta di niente.
Ero un po' brilla tutto qui. No forse ero un po' più che brilla. Ok ero decisamente ubriaca. Annaspai in cerca
di aria e decisi di uscire un po'.
Subito fuori respirai a pieni polmoni e mi avvicinai al muro per cercare di mettere a fuoco il luogo dove mi
trovavo. Era un salottino esterno con qualche tavolino e una veranda. Dalla porta da dove ero uscita vidi
entrare e uscire un paio di ragazze della mia festa. Da un'altra porta verso il fondo uscivano e entravano
diverse persone, tutti uomini distinti, e una musica soft da spogliarello usciva a tratti dalla loro sala.
Immaginai che l'altra persona che festeggiava quella sera di cui mi parlava Annabel era un uomo, per il suo
addio al nubilato. Il mio pensiero venne confermato vedendo uscire un uomo sui trentacinque, molto
attraente, con indosso una t-shirt sotto la giacca con la scritta “era ora” e seguito da alcuni amici che lo
punzecchiavano urlandogli le classiche frasi “ormai sei ingabbiato” o “è finita la pacchia” eccetera eccetera.
Capii anche che il nome dell'uomo era Roger.
Mi sedetti su una sedia a metà tra le due feste e cercai di riposarmi un attimo. Nel frattempo gli uomini
scalmanati dell'altra festa stavano rientrando. Sentii Roger dire a qualche amico che sarebbe stato fuori a
prendere un po' d'aria. Per qualche minuto rimanemmo solo io e Roger. Tutti e due ubriachi. Bè io lo ero
sicuramente perché senza neanche rendermene contro lo guardai e attaccai bottone.
-Allora ti sposi!!Congratulazioni!- Squillai, a un volume estremo. Mi rispose con un -Già- senza neppure
alzare la testa.
-E dove andrete in viaggio di nozze? Partirete subito dopo la cerimonia? La mia amica Annabel si sposa tra
un mese e andrà alle Hawaii...come la invidio mi servirebbe proprio una bella vacanza anche solo qualche
giorno...sole, spiagge, cocktail...- Cercai di mettere a fuoco il suo viso per capire se stava capendo le
centinaia di parole al minuto che stavo dicendo. A un certo punto mi accorsi che il suo viso era leggermente
grigiastro e non aveva alzato ancora la testa. Mi avvicinai di qualche passo -Ehm dicevo, andrete al mare in
viaggio di nozze?- Alla mia domanda non arrivò ancora nessuna risposta. Roger però alzò la testa di colpo
quasi stupito di sentirmi e vedermi così vicino a lui. Fu in quel momento che mi accorsi del suo sguardo
disperato.
-Tutto ok?- Chiesi intimidita dai suoi occhi sul mio viso. Era un uomo avvenente con spalle forti e lineamenti
decisi. Si vedeva che era un uomo di successo e di grande esperienza.
-No- disse secco.
-Ho paura. Ho paura di sposarmi. Io amo Christine eppure stamattina mi sono svegliato con la paura di
sposarmi. Paura di fallire, paura di amare. Paura di tutto.Le sue parole mi colpirono. I suoi occhi erano fissi nel vuoto e le sue parole erano rotolate fuori senza tono,
senza emozioni, apatiche. Sfogliai la mia enciclopedia mentale sotto la sezione “come consolare un uomo”
ma non trovai nulla. Non avevo idea di cosa dirgli in più in quel periodo le parole non erano una cosa che
abbondava nella mia vita, anzi.
Provai un approccio maschile.
-Ma daiii che sarà maiii, scommetto che Christine è una bomba non te ne pentirai.- Conclusi la frase con un
occhiolino di intesa. Mi pentii subito. Roger mi squadrò da capo a piedi inorridito.
Provai quindi un approccio femminile.
-Su non fare così, in fondo è un classico avere un po' di paura prima del grande giorno, ma sono sicura che il
vostro amore è davvero forte perché vi ha portati a un passo così importante che tutto il resto non conta.Entusiasta della mia frase ad effetto guardai il suo viso costatando che non aveva ascoltato una parola di
quello che avevo detto,aveva lo sguardo fisso nel vuoto e un luccichio agli angoli degli occhi. Vedere un
uomo piangere sarebbe stata la ciliegina sulla torta della mia giornata disastrosa. A quel punto un non so che,
originato sicuramente dall'alcool che avevo in corpo, mi spinse a inginocchiarmi per terra davanti a lui e a
prendergli in mano i gomiti. Colto alla sprovvista non potè fare altro che guardarmi in faccia mentre gli
sputai addosso un mare di parole.
-Ok senti, lo so che tutti ti avranno detto è normale avere paura bla bla bla. Ma sai cosa penso? No non è
normale. Se due persone si amano veramente non c'è cerimonia o festa o qualsiasi altra cazzata sulla faccia
della terra che possa mettere in dubbio il loro amore. Mi sembri un uomo intelligente, ricco, e pieno di amici,
quindi non ti manca nulla. Rispondimi solo a questo: la ami? Perché se la risposta è si non hai proprio niente
di cui lagnarti come una femminuccia.La domanda rimase in sospeso nell'aria per qualche secondo, che a me ovviamente sembrarono ore. Ore e
ore inginocchiata su un asfalto ruvido che sicuramente stava sfilando le mie calze velate 20 denari. Lui mi
osservava stupito, scioccato, quasi divertito da quello che avevo avuto il coraggio di dirgli.
-Nessuno, in tutta la mia vita mi aveva mai parlato in questo modo. E la risposta alla tua domanda è si.Deglutii ci fu un attimo di scossa tra i nostri occhi. Capii che avevo colpito nel segno e che avevo pure
azzardato un approccio aggressivo con una persona che sicuramente era abituata a essere trattata
diversamente. Forse era un direttore o un manager importante pensai.
-Bene- dissi allegra -Les jeux sont fait.- Dissi alzandomi dolorante e precaria, tanto che Roger mi aiutò a
sedermi su una sedia di fianco a lui. La sua galanteria mi colpì, erano mesi che non ricevevo una piccola
attenzione da un uomo, e la cosa mi mancava da morire. Mi guardai le ginocchia arrossate e doloranti e mi
stupii vedendo arrivare Roger con dei cubetti di ghiaccio, rubati da qualche cocktail, dentro un tovagliolino.
-Tieni, metticeli subito sopra, dovrebbe darti sollievo.-Ah, grazie.-No, grazie a te. Come ti chiami?-Allison. Spencer.-Grazie Allison-Prego Roger- dissi sorridendo.
Passò qualche minuto di silenzio. Sentivamo la musica arrivare lontana da dietro le porte pesanti. Ogni tanto
qualcuno usciva a fumare e rientrava a divertirsi. Io non avevo più le forze per stare in piedi.
-Allora Allison, cosa fai nella vita?La sua domanda mi scioccò per la naturalezza e la semplicità della domanda stessa, peccato che in quel
momento non sapevo da dove partire. Ero ancora una scrittrice?
-Ecco...diciamo che scrivo.-Ah, e cosa scrivi?-Ho pubblicato un paio di libri, romanzi d'avventura, niente di importante...ecco non è proprio un bel
momento, scusa.-Ah, ok cambiamo discorso, hai un fidanzato?-Ecco non è proprio un bel momento neanche per questo, scusa.-Capisco...sai anche a me è successo di avere un blocco creativo.Mi girai di colpo verso di lui. Come faceva a sapere questa cosa? Ce l'avevo forse scritto in faccia? Era
anche lui uno scrittore?
-Sei uno scrittore?-No, però anche nel mio lavoro la creatività è tutto. Sai una volta dovevo finire una commissione importante
e non avevo per niente l'ispirazione, scoprii che improvvisare mi aiutò tantissimo. A volte pensare troppo e
sforzarsi di creare non porta da nessuna parte.-Parole sante Roger. Dove lavori?- Chiesi curiosa.
-Ecco, io...- Non riuscì a finire la frase perché in quel preciso istante uscirono dalla porta Annabel insieme
ad altre ragazze, barcollanti ed euforiche. Annabel mi guardò e mi chiamò a gran voce.
-Allyyyy ma dove diavolo sei finitaaaa- Il tono di voce di Annabel quando era ubriaca rasentava gli
ultrasuoni.
-Hey! Anna! Sono qui!- Mi sbracciai ridendo.
Annabel venne barcollando verso di noi insieme alle sue amiche.
-Vi presento Roger.....-Strauss- Disse lui.
-Vi presento Roger Strauss, si sposerà presto. Roger lei è Annabel, la futura sposina e le sue mille damigelleDissi ridendo.
Ci fu un attimo di silenzio. Non capii cosa stesse succedendo ma vidi Annabel e le sue amiche in preda al
classico panico da palcoscenico.
-Piacere Roger- Disse Annabel e in coro le sue amiche.
-Devi scusarla Roger, è un po' agitata anche lei per il “grande giorno”- E gli feci un occhiolino di intesa. Lui
sorrise e lanciò un “arrivo subito” ai suoi amici che erano appena usciti per reclamarlo. Si avvicinò a me e mi
porse un bigliettino da visita.
-Ciao Allison, ti devo salutare, buona serata e grazie di tutto. Scrivimi.-Ook, ciao Roger, a presto e buon matrimonio!- Dissi imbarazzata per il suo gesto e il suo fascino. Le
ragazze incorarono un “Arrivederci” mieloso. Rimasi un attimo a fissare la porta che si era chiusa alle sue
spalle. Da quando si era ricomposto dopo la mia “strigliata” aveva tirato fuori un fascino e un carisma
notevoli. Chissà chi era Roger Strauss. Roger Strauss. Questo nome mi era familiare.
-Allison!!- Urlarono in coro Annabel e le sue amiche.
Mi girai e vidi quattro donne a bocca aperta.
-Cosa c'è?- Dissi usando anche io un tono acceso.
-Hai idea di chi è l'uomo con cui hai appena parlato, ammiccato, interagito, che ti ha appena dato un suo
biglietto da visita- allungò gli occhi- con il suo numero personale per di più, e che ti ha detto di
SCRIVERGLI- Urlò Annabel.
-Sì Roger Strauss, in effetti non mi è nuovo questo nome, l'ho già sentito, è un manager o qualcosa del
genere per caso?- Dissi cercando di ricordare dove avevo letto o sentito questo nome.
-Ally, Roger Anderson Strauss è l'amministratore delegato della Stoker Inc, nonché l'inventore del software
di contabilità più usato in America e al quinto posto della classifica degli imprenditori più affascinanti e
ricchi secondo Forbes di quest'anno.
Anche la mia mascella colò a picco. Avevo parlato per mezz'ora con un genio multimilionario. Non solo, lo
avevo insultato e aggredito. Poteva addirittura farmi causa per avergli strattonato i gomiti. In più avevo fatto
la figura della scrittrice fallita. In quel momento mi sentii una perfetta stupida. Rimasi con la faccia allibita
per tutto il resto della serata. Verso le 2.00 la festa era ormai in dirittura d'arrivo.
-Allora Anna, sei contenta della serata?-Si, sono felice.- Disse sorridendo appagata.
-E te, cosa pensi di farne di quel biglietto scottante? Lo chiamerai?-Chi Roger? Non lo so. Adesso che so chi è sembra che lo contatto solo perché è ricco e famoso.-Ally gli hai salvato il matrimonio! E' riconoscenza! Magari ci guadagni qualcosa!-Non gli ho salvato il matrimonio! L'ho solo rassicurato in un momento no. E poi cosa gli scrivo? Ora il mio
problema maggiore è cosa mi inventerò domani alla riunione con il Grande Capo...-Cosa hai intenzione di fare con Ridley?-Non lo so. Adesso non ho più le forze, ci penserò domani mattinaArrivata a casa mandai un sms ad Annabel:
-CIAO TESORO, GRAZIE DI TUTTO, TI VOGLIO BENE. E' STATA UNA SERATA BELLISSIMA E
SONO DAVVERO FELICE PER TE. BUONANOTTE, TUA ALLY.Mentre svuotavo la micro borsetta mi ritrovai in mano il biglietto da visita di Roger. Lo guardai per un
minuto buono. Poi sulla scia dell'sms appena inviato ne inviai un altro, questa volta indirizzato a lui:
-CIAO ROGER, SONO ALLISON, LA RAGAZZA CHE TI HA STRATTONATO E INSULTATO
STASERA, PER FAVORE NON FARMI CAUSA! TI AUGURO UN BUON MATRIMONIO, E' STATO
UN PIACERE CONOSCERTI. BUONANOTTE.In fondo il gesto di mandargli un sms era pura curiosità. Anche se l'ultima cosa che mi aspettavo era una sua
risposta. Sicuramente, pensai, mi aveva dimenticato subito. Andai in bagno a farmi una doccia per lavare via
la giornata e anche i chili di gel e trucco che avevo addosso. Uscita, iniziai a lavarmi i denti quando sentii il
cinguettio del cellulare. Andai verso il cellulare con in bocca ancora lo spazzolino e lessi sul display il nome
del mittente: Roger Strauss. Oh cacchio.
Tenni con due mani il cellulare a causa del tremore improvviso e lessi avidamente l'sms:
-CIAO ALLISON, TRANQUILLA, NON TI FARO' CAUSA. ANZI, NON SMETTERO' MAI DI
RINGRAZIARTI PER AVERMI SALVATO LA SERATA, E FORSE IL MATRIMONIO. SONO IN
DEBITO CON TE. A PRESTO, R.-Wow- dissi a voce alta anche se ero sola. Roger Strauss mi aveva risposto.
Ed ero pure in credito di un favore da lui. Ricordai l'indomani imminente, Ridley e il mio destino che mi
aspettava. Scesi dalle nuvole e mi buttai nel letto sperando di dormire almeno un paio di ore consecutive,
puntai la sveglia e spensi la luce.
Ovviamente tutta notte pensai alla giornata appena trascorsa. Sentii il ticchettio di quasi tutti i secondi.
Dormii per pochi minuti consecutivi e mi alzai almeno dieci volte a bere o fare la pipì. Quando suonò la
sveglia alle 7.00 i miei occhi erano già aperti.
Mi alzai e mi fiondai a fare il caffè. Aspettai seduta sullo sgabello della cucina che la macchinetta facesse il
suo lavoro e mi rassicurò sentire l'aroma di caffè che arrivava forte e deciso. Ne bevvi una tazza intera. Mi
vestii in modo sobrio ma elegante, raccolsi i capelli in una lunga coda alta e mi truccai in modo leggero. La
mia mente si rifiutava completamente di pensare a cosa dire a Ridley. Forse si era rassegnata anche lei. Ero
in perfetto orario, presi la metro e scesi a un paio di fermate in anticipo per fare un pezzo a piedi e schiarirmi
le idee. L'unica cosa che avevo in mente era la parola“improvvisare”che Roger Strauss mi aveva detto la sera
prima.
Ridley era già in ufficio a lavorare a pieno ritmo. Lo intravidi con le maniche della camicia arrotolate e la
cravatta allentata. C'era un po' di agitazione nella casa editrice, le segretarie erano in movimento e vidi anche
un paio di autori importanti girare per i salottini relax.
-Ciao Allison, meno male che sei già qui- disse Bridget, la segretaria personale di Ridley.
-Ciao Bridget, che succede?-Un autore ha fatto causa a Marcus Fisher per plagio. Ridley è su tutte le furie e dalle 6.30 sta cercando di
arrivare ad un accordo con gli avvocati.Ridley passò dietro il desk di Bridget e si fermò sulla porta per parlare con la segretaria.
-Falla entrare Bridget, non ci sarò per una mezz'ora buona, mandami una mail se qualcosa di importante
succede nel frattempo. Vieni Allison.-Ok.- dissi con voce tremolante.
Chiusi la porta alle mie spalle e misi piede dentro l'ufficio di Daniel Ridley. Era un ufficio enorme, con una
vista mozzafiato su Manhattan arredato con gusto usando mobili antichi.
-Dunque Allison, accomodati pure. Come stai? Spero che ieri ti sia riposata visto la giornataccia.-Sì, ora sto meglio grazie.-Allora, parlami delle tue idee. I tuoi colleghi hanno iniziato a produrre bene. Spero che in pochi mesi
arriveremo a concludere qualche buon prodotto.Ok Ally, improvvisazione.
-Dunque...-Ah occhio Allison l'ultima volta che hai iniziato una frase con il dunque è finita male ah ah ah!- La sua
risata mi inorridì. Avevo già abbastanza pressioni addosso e essere accondiscendente alle sue battute non
simpatiche mi sarebbe costata troppa fatica.
-Ah ah, eh si! Quindi dicevo, vorrei scrivere una biografia-. Da dove mi era uscita questa idea? Ora, pensai,
avrebbe voluto un nome.
-Bene, l'argomento mi interessa.Mi sentivo come sul ciglio di un burrone. Un alito di vento mi avrebbe fatta volare giù.
-E sentiamo, chi sarebbe il personaggio?- Mi chiese scettico.
Ok Ally improvvisa, improvvisa, improvvisa...
-Roger Anderson StraussSilenzio.
-Allison, mi stai dicendo che vorresti cimentarti nella scrittura della biografia di uno degli imprenditori più
importanti degli Stati Uniti nel campo dell'informatica?-Si-Hai idea di quanto possa essere difficile e impegnativo scrivere una biografia di un personaggio così?-Si, Signor Ridley, ma penso di potercela fare, ho conosciuto di persona Roger Strauss e l'ho trovato davvero
gentile e disponibile.-Conosci Roger Strauss?- Le antennine da imprenditore incallito di Ridley si rizzarono.
Colsi la palla al balzo e con tutta la nonchalance che riuscii a racimolare in quel momento continuai sulla
scia dell'improvvisazione.
-Si certamente, e non penso che ci saranno problemi ad ottenere un suo permesso e tutte le informazioni
necessarie, mi deve un favore! Inoltre -incalzai senza far si che mi potesse interrompere- penso che come
figura sia intrigante e attuale, sarebbe una biografia di interesse per tutti i diversi strati della società,
dall'impiegata che utilizza il suo software, all'imprenditore che vuole scoprire i segreti del successo della
Stocker Inc. Oltretutto ho già esperienza nella ricerca di informazioni, il lavoro non mi spaventa.Mi stupii delle mie considerazioni. Anche Ridley sembrava stupito e sollevato.
-Bene, tutto qui? Qualche capitolo, una bozza, non hai niente da farmi leggere?-Ecco...al momento non ho ancora scritto nulla. Questa idea l'ho avuta recentemente e stavo ancora
recuperando le informazioni e la documentazione necessaria per poi iniziare a scrivere.-Allison, ti parlerò senza mezzi termini. Purtroppo al momento la tua situazione non è per niente buona.
Delle Nuove Voci sei l'autrice meno produttiva. La RidleyBooks sta crescendo ogni giorno di più e tutti ci
stiamo impegnando a fare del nostro meglio per aiutarla a diventare una potenza nel campo dell'editoria.
L'ultima cosa che possiamo permetterci è mantenere pesi morti all'interno dell'azienda.Più chiaro di così si moriva.
-Signor Ridley, mi dispiace, lo so che ultimamente non le ho dato molte soddisfazioni ma penso che questa
volta potrei fare davvero qualcosa di buono, credo molto nel mio progetto e se mi desse giusto il tempo di
dimostrarle che è valido si potrebbe ricredere su di me.- Un leggero blic avvisò Ridley dell'arrivo di una mail
sul suo Mac super sottile.
-Scusami un attimo Allison- Disse mentre si spostava dalla scrivania con il telefono all'orecchio.
Cercai di regolarizzare la mia respirazione.
-Purtroppo devo interrompere la nostra riunione Allison- Disse Ridley all'improvviso quasi spaventandomi.
-Ci vediamo tra una settimana. Hai sette giorni per portarmi qualcosa che mi convinca a tenerti. Sappi che ad
oggi sei più fuori che dentro. A martedì prossimo, stesso orario. Buon lavoro.-Grazie.- Dissi con un filo di voce mentre praticamente scappavo verso l'uscita dell'edificio. Puntai
direttamente la panchina sotto un albero nel parchetto difronte alla RidleyBooks. Mi sedetti e iniziai a
piangere.
Dopo qualche ora di pianto isterico mi sentii meglio. In fondo, pensai, se mi fossi giocata bene le mie carte
sarei riuscita ad ottenere qualcosa in più di una porta sbattuta in faccia...Inoltre se Roger Strauss mi avesse
dato un due di picche c'era sempre la possibilità di fare una biografia non autorizzata e procedere comunque
con il lavoro.
Mi alzai dalla panchina, tirai un forte sospiro e mi incamminai leggermente barcollante verso la mia meta: La
Stocker Tower.
Come qualsiasi grande imprenditore e industriale, Roger Strauss aveva la sua sede principale nel cuore di
Manhattan, un'altissima e luccicante torre con il logo della Stocker Inc. grande e luminoso sulla facciata.
Mi fermai sotto il palazzo con il mento in su. Sospirai, tentennai un attimo e poi presa dal momento entrai.
“L'impero e la grandezza della famiglia Strauss vengono attribuiti ai due giovani figli del noto
imprenditore nel campo della fotografia Gregory Strauss (1938-2001). Roger Anderson Strauss ha
costruito la sua formazione intorno all'idea del -less is more- riuscendo abilmente ad applicare questo
concetto (utilizzato solitamente nel campo della moda) nella costruzione dei suoi software, soprattutto nel
famoso e sempre più utilizzato Quick 2.0, che con la sua velocità e praticità nell'utilizzo ha determinato
una rivoluzione nel campo della fatturazione. Oltre a questo best seller venduto in tutto il mondo e
tradotto in decine di lingue, Roger Strauss e il suo braccio destro nonché fratello Anthony continuano
l'avanzata in borsa della Stocker Inc., moltiplicando i rami in cui operano e continuando a sfornare bestseller informatici sempre più aggiornati e richiesti”
Continuai a leggere mentre aspettavo che la segretaria mi chiamasse. Entrata nel palazzo mi ero subito
fiondata alla reception dove una ragazza molto gentile, dopo avermi chiesto il nome e il motivo del mio
incontro, mi aveva consegnato una cartelletta con tutte le informazioni sulla Stocker Inc e un badge con su
scritto “Visitatore”.
Mentre cercavo quasi furtivamente di infilare nella mia borsa la cartelletta, venni interrotta dalla segretaria.
-Signorina Allison, Roger Strauss la sta aspettando.Per un attimo la mia mascella cedette, ma cercai di darmi un contegno e dissi solo un -Si- sostenuto.
Presi l'ascensore e salii, malgrado la mia paura degli ascensori, fino al 37esimo piano.
Uscita mi diressi verso un'altra reception.
-Buongiorno signorina Allison, le chiedo giusto due minuti di attesa, Roger Strauss sarà subito da lei.
-Grazie, molto gentile.- dissi atteggiandomi anche io da donna in carriera e accavallando le gambe in stile
Basic Instinct.
Dopo neanche un minuto vidi una porta aprirsi di pochi centimetri e sentii la voce di Roger Strauss che si
svincolava da una conversazione con un altro uomo.
In quel momento mi resi conto di quello che stavo facendo. -Cosa diavolo stavi pensando?- mi urlai
mentalmente mentre mi alzavo per prepararmi all'incontro dandomi una sistemata alla gonna.
Cercai di regolarizzare il respiro e pensai a una sola parola: improvvisare.
La cosa mi mise in ansia ancora di più ma non avetti tempo di angosciarmi troppo perché la porta si aprì del
tutto e Roger Strauss uscì.
-Allison!-Roger!Un po' impacciati ci incontrammo a metà strada dandoci la mano.
-Vieni, ti offro un caffè.-Grazie, molto gentile.- Risposi agitata.
Mi accompagnò attraverso diverse stanze, passammo attraverso corridoi e centinaia di persone al lavoro con
la testa dentro gli schermi.
Entrammo in una piccola stanzetta relax con una vista mozzafiato di New York.
-Accomodati pure Allison- disse Roger
-Grazie, qui la vista è bellissima- dissi indicando la enorme finestra mentre mi sedevo sul divanetto di pelle.
Lui si girò per guardarla come se era una cosa che non faceva mai.
-E' vero, caffè?- Mi chiese porgendomi una tazza.
Presi il caffè e ringraziai. In quel momento di silenzio in cui ognuno si concentrò sul proprio caffè iniziai
finalmente a ragionare cercando di decidere il tipo di atteggiamento che volevo mantenere per non fare la
figura della pazza. Scelsi la modalità sexy-intellettuale-intraprendente.
-Allora Allison, cosa ti porta da me?- Mi chiese Roger, con un tono curioso e fascinoso.
-Ti ho accennato Roger che scrivo?-Si qualcosa mi avevi detto...anche se ieri sera ho bevuto di più di quanto abbia mai fatto da giovane, mi
perdonerai se forse qualche particolare mi è sfuggito.Cacchio. Vuoi vedere che gli è sfuggito proprio il particolare che mi deve un favore? Tutto il mio piano da
James Bond sarebbe andato in fumo.
-Spero che poi la serata sia continuata...bene- dissi alludendo al suo piccolo incidente di percorso, giusto per
fargli tornare la memoria.
-Si si, benissimo. Anzi, grazie ancora per il tuo aiuto Allison, è difficile per me trovare delle persone che mi
parlino in modo schietto, sai, per il lavoro che faccio sono tutti sempre molto reverenziali e non mi è mai
concesso di avere debolezze-Niente figurati...visto che ti piacciono le persone che parlano in modo schietto - dissi - cosa ne pensi se
collaborassimo insieme per scrivere la tua biografia?Gelo completo. Una nube di ghiaccio e vento si abbatté su di noi.
Roger sembrava assorto in un calcolo matematico mentale simile a tre diviso un milione. La sua mente da
imprenditore informatico stava elaborando la mia proposta.
-Wow- disse infine.
-Tutto mi aspettavo da te Allison, tranne una proposta del genere. E' la seconda volta in due giorni che mi
spiazzi.-Bé, visto che hai apprezzato la mia schiettezza ho deciso di continuare su questa strada- dissi quasi
ammiccando. Mi stupii io stessa del mio atteggiamento emancipato.
-Bene, sentiamo la tua proposta.Sorrisi. Era un sorriso finto come quello che fai al tuo dentista prima che ti estragga un dente. Ero certa che
ne sarei uscita dolorante.
-Sai, io lavoro per la RidleyBooks, è una piccola ma quotatissima casa editrice con sede a pochi passi da qui.
Stavo cercando un'idea per il mio prossimo libro quando mi sono imbattuta in te. Devo ammettere che non
conoscevo a fondo il tuo lavoro, ma incontrandoti di persona mi sono ritrovata affascinata dal tuo mondo e
dalla tua personalità da volerne fare un libro.Ok, pensai, avevo giocato le mie carte. Nel frattempo avevo sorseggiato caffè e parlato con un tono pacato e
sicuro mentre un circo di clown stava facendo festa nel mio cervello cercando di farmi perdere la
concentrazione ad ogni sillaba.
-Sarò sincero con te Allison, non sei la prima che mi chiede di poter scrivere una biografia. Diversi autori
anche rinomati hanno bussato alla mia porta proponendomi contratti milionari ed edizioni patinate. Ho
sempre rifiutato perché dietro alle proposte non ho mai trovato persone, solo marketing. La mia azienda è
stata creata sulla base delle persone e del lavoro. Non sono mai voluto scendere a compromessi neanche
adesso che è facile perdere la lucidità in mezzo a tanto luccichio.- disse l'ultima frase con un velo di tristezza,
quasi fosse un pensiero che gli girava in testa costantemente.
Mentre diceva queste parole la mia faccia prese le sembianze di quella di un bradipo.
-Certo, capisco il tuo discorso- dissi in tono quasi depresso ma cercando con tutte le forze di mantenere un
minimo di dignità, almeno fino all'uscita, dopodiché avrei potuto iniziare a piangere e urlare.
-Però sai, al di fuori del fatto che ti devo un favore, penso che tu sia una persona speciale. Sei stata gentile
con me ieri sera nonostante non avevi la minima idea di chi fossi. Non sono abituato a questo, tutti sperano
sempre di ottenere qualcosa da me usando un atteggiamento amichevole e reverenziale.-Bé...sai era buio..l'alcool...- cercai di divincolarmi.
-Ah ha stai tranquilla, non è un problema, anzi, questa cosa gioca a tuo favore.-Si?-Forse una persona come te, totalmente estranea ai fatti e desiderosa di scrivere un buon libro potrebbe fare
un lavoro nettamente migliore dei soliti giornalisti sanguisughe. Inoltre non mi dispiace l'idea di lavorare con
te e con la RidleyBooks. Ho sentito sempre parlare bene di Daniel Ridley, un editore che si è fatto da solo,
come me, e che non ha paura di investire in progetti e metterci la faccia.Rimasi scioccata.
-Mi stai dicendo che accetti?Ci fu qualche secondo di attesa prima che parlasse.
-Spero di non pentirmene, comunque si.-Beneeee- dissi ad alta voce battendo le mani. Quasi gli saltai addosso ma mi fermai in tempo prima di
rovinare tutto.
Roger rise. -Sai apprezzo molto il tuo entusiasmo.- Prese in mano il telefono e cliccò velocemente. Dopo un
secondo sentimmo bussare alla porta. Entrò un uomo alto e moro, affascinante e sicuro di sé.
-Dimmi tutto Roger, avevi bisogno?-Si Anthony, ti presento Allison Spencer, si occuperà della mia biografia, ha molta voglia di lavorare e
iniziare subito, come sai sono preso tra matrimonio e impegni lavorativi, la lascio nelle tue mani, mi
raccomando!-Certo Roger, molto volentieri, piacere, Anthony Strauss.- Disse tendendomi la mano con uno sguardo di
fuoco. I suoi occhi mi squadrarono e mi sentii quasi svenire.
-Piacere, Allison Spencer.Il resto mia cara Barby, è storia, si sa! Grazie a questa enorme opportunità (sulla quale nutro ancora dei dubbi
su come sia riuscita ad ottenere) ora scrivo biografie ed è un lavoro che adoro. Sai, non so se là fuori esiste
un altro Roger Strauss che possa credere in te e con uno schiocco di dita possa far avverare i tuoi sogni. Però
so che con la passione, l'impegno, un po' di incoscienza e un bel tailleur potrai andare lontano!
Ti auguro tanta fortuna e felicità, spero di averti fatto sorridere delle mie peripezie e ovviamente devi giurare
che non racconterai mai niente a mia madre. Ci vediamo prestissimo,
Con affetto
Allison Spencer
P.s. Ti spedirò presto la mia biografia, è quasi finita manca giusto l'editing finale...così potrai continuare a
ridere delle mie disavventure...