DIFETTO DEL MESE
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DIFETTO DEL MESE
DIFETTO DEL MESE • STRAPPI, IMPUNTAMENTI E PERDITE Il duro lavoro È passato un secolo, ma questo dispositivo è ancora chiamato a dosare lo spunto e a consentire l’innesto delle marce. Facendo i conti con coppie sempre più alte. Volano Disco Meccanismo spingidisco 232 Giugno 2003 • DIFETTO DEL MESE Com’è fatta e come funziona I disegni mostrano i componenti della frizione. A fronte, il complessivo, che è montato sul volano. Qui, il solo disco, che è racchiuso tra spingidisco e volano. Disco elastico ATTRITO E MOLLE SONO I SEGRETI Molla a frizione consente d’interrompere il collegamento tra motore e cambio e di ripristinarlo progressivamente. L’elemento principale è il disco, che è rivestito di guarnizioni d’attrito, è collegato all’albero primario del cambio e viene serrato, tramite una molla a diaframma, fra il volano del motore e un piatto di ghisa a esso solidale (lo spingidisco). Premendo il pedale, un cavetto flessibile (o un comando idraulico) sposta il cuscinetto reggispinta che agisce sulla molla a diaframma, allontanando il piatto dello spingidisco dal volano e liberando il disco. Il motore viene così svincolato dal cambio. Nel disco è presente un parastrappi a molle (eventualmente a doppio stadio) per limitare la rumorosità della trasmissione; sulle diesel e sulle vetture di alta gamma il parastrappi è sostituito dal più efficace volano bimassa. Nei cambi meccanici robotizzati, la frizione non cambia: l’azionamento, però, è fatto automaticamente tramite attuatori controllati da una centralina e quindi manca il pedale. L Albero motore Mozzo Molla a diaframma Controdisco Disco intermedio Albero primario del cambio Cuscinetto reggispinta O Distanziatore Rivetto Guarnizioni d’attrito Manicotto Forcella l’innesto o le segnalazioni relative all’irregolarità nel comando (il pedale che avanza a scatti o che va a fondo corsa senza effetto). Il primo difetto è presente soprattutto sulle BMW «serie 3»: esso si combatte progettando accuratamente il disco flessibile su cui sono montate le guarnizioni d’attrito e lavorando sulla «ricetta» di queste ultime. A questo proposito, va ricordato che l’amianto è sparito dalla mescola dal 1991, quindi le giustificazioni dei meccanici che parlano di «problemi legati alle nuove frizioni senza amianto» sono fuori luogo. Semmai, da luglio sarà bandito pure il piombo, quindi non è escluso che ciò porti a nuove anomalie. Comunque, il «traballamento» può anche essere favorito dallo stile di guida: chi impegna molto poco la frizione ne prolunga sensibilmente la durata, ma può far «vetrificare» localmente le superfici del disco, che così modificano il loro coefficiente d’attrito. In tal caso, prima di cambiare il pezzo, può valere la pena di tentare una terapia d’urto: sollecitare intensamente la frizione, per esempio facendola slittare più del normale provando a partire in salita in «seconda», così INNESTI IRREGOLARI Lo sforzo aumenta poco I due modelli per cui i lettori segnalano maggiormente noie alla frizione sono la Fiat «Punto» (foto a sinistra) e la BMW «serie 3» (qui a fianco). Sulla prima il pedale può andare a scatti; la seconda, invece, talvolta «strappa» allo spunto o nelle manovre. 20 16 Sforzo sul pedale (kg) GGI LA VITA della frizione è più dura di un tempo: le turbodiesel erogano coppie motrici poderose e non a caso sono proprio queste auto a guidare la classifica della nostra banca dati dei guasti relativa alle noie all’innesto. I motivi sono diversi. Per limiti d’ingombro, l’incremento di coppia e di potenza dei motori non sempre è stato accompagnato da un aumento di diametro del disco, perciò talvolta si è costretti ad aumentare il carico della molla a diaframma: il pedale, così, diventa più pesante da azionare. Ma non basta: col progredire dell’usura, lo sforzo da applicare aumenta e può raggiungere livelli inaccettabili. Nel contempo, il carico che la molla a diaframma esercita sul disco può ridursi tanto da non garantire più la trasmissione della coppia anche se le guarnizioni d’attrito non sono molto usurate, rendendo necessaria la sostituzione della frizione. Per questo, sui diesel e benzina che erogano da 250 Nm in su, spesso è montato un dispositivo meccanico di recupero dell’usura (che è diverso dal sistema autoregistrante del comando a cavo flessibile), che serve a mantenere la molla a diaframma nella stessa posizione, così sia il carico sul pedale sia quello sul disco variano poco (vedere il diagramma a destra) e la durata della frizione aumenta. Ciononostante, il lavoro che l’innesto deve sopportare resta gravoso: per questo, se nelle partenze in salita si fa slittare troppo la frizione, su certi modelli le guarnizioni del disco possono raggiungere in pochi istanti temperature tali da restarne «bruciate». Si tratta, per fortuna, di casi limite, poco diffusi. Più frequenti sono i classici «strappi» (o, meglio, «traballamenti») al- della frizione 12 8 4 0 0 20 40 60 80 100 120 140 160 Corsa pedale (mm) Frizione tradizionale, nuova Frizione tradizionale, usurata Frizione con recupero di usura, nuova Frizione con recupero di usura, logorata Le curve rappresentano l’andamento dello sforzo di azionamento della frizione di una diesel. Si nota come l’usura della guarnizione determini un forte incremento del carico, che viene pressoché azzerato in presenza di un sistema automatico di registrazione della molla a diaframma. da scaldarla e ravvivarne le guarnizioni d’attrito. È un rimedio temporaneo, che comporta pure una certa usura dell’innesto e il rischio di danneggiarlo irrimediabilmente, se si esagera nel trattamento: per questo, va fatto solo quando serve. Per quanto riguarda i difetti del comando della frizione, essi sono assai diffusi sulle Fiat «Punto» e Lancia «Y»: i lettori segnalano spesso che dopo una certa percorrenza il pedale non ha corsa regolare, ma va a scatti. Contrariamente a quanto si possa pensare, su queste vetture la causa del problema non è la frizione, ma il cambio. Infatti, il manicotto su cui scorre il cuscinetto reggispinta è rica- vato di fusione nella scatola del cambio, anziché essere un particolare d’acciaio a sé stante come si usa di solito. Così, può succedere che col tempo sul manicotto si formino piccoli «scalini» che provocano le irregolarità nella corsa del cuscinetto. Sfortunatamente, in presenza del problema serve a poco sostituire la frizione, perché il pezzo usurato resta (e non è possibile revisionarlo né cambiarlo), anche se una sua leggera lubrificazione può migliorare temporaneamente la situazione. Le vetture più recenti sono dotate, però, di un cuscinetto reggispinta con boccola autolubrificante che praticamente azzera il difetto. Molto meno diffusi sono i problemi al comando idraulico: di solito si tratta di lievi perdite dalle guarnizioni del circuito, che portano inizialmente a una parziale riduzione della corsa del reggispinta. Così diventa più difficile innestare le marce; se le perdite proseguono, il pedale va a fondo corsa senza azionare la frizione. La soluzione è la sostituzione completa dell’elemento che perde liquido, ovvero la pompa o il cilindro operatore. Ma non sempre le difficoltà d’innesto hanno cause complesse: talvolta basta rimettere a posto il tappetino, che spostandosi può impedire al pedale della frizione di effettuare la corsa completa. R.B. DIFETTO DEL MESE • Giugno 2003 233