Newsletter Incontro con la saggezza
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Newsletter Incontro con la saggezza
Newsletter Giugno 2009 Workshop: Incontro con la saggezza ossia: La saggezza, una scarsa ma indispensabile risorsa da coltivare con cura Carissimi, Incontro con la saggezza. Poco tempo fa un amico mi ha raccontato di quando, molti anni fa -lui ne aveva circa venti- incontrò a Vienna, in uno di quei tipici locali Heurigen, un’anziana signora di età intorno ai settanta, con la quale si addentrò ben presto in un’interessantissima conversazione di contenuto altamente filosofico, durante la quale si confrontò con idee e punti di vista inconsueti per la sua età, se non addirittura, almeno in parte, inimmaginabili. Il tempo era volato e alla fine della lunga serata aveva accompagnato la signora sotto braccio fino alla porta di casa, per essere certo che rientrasse sicura. Al momento dei saluti la signora aveva detto: quando racconterò ai miei figli che ho passato la serata con un giovane uomo e mi sono quasi ubriacata, non mi crederanno e penseranno che sto dando i numeri. Quell’incontro casuale e singolare, concludeva il mio amico, è rimasto un episodio significativo della sua vita, come dire un precoce incontro con la saggezza. Saggezza - risorsa indispensabile. Sono certo concorderete con me che la saggezza è una risorsa indispensabile, soprattutto vista la globale crisi economica e morale, la globalizzazione andata (e andando) male, il fallimento della teoria dell’autoregolazione dei mercati, dopo il fallimento del ragionare in trimestri e delle lotte di acquisizione guidate da avidità e vanità. Insomma, per dirla brevemente, dopo tutti i momenti di profonda delusione e disillusione, causati dal crollo di paradigmi e posizioni che per anni avevamo dichiarato giusti e validi. Coltivare la saggezza. Purtroppo la saggezza ormai scarseggia, e dovremo fare degli sforzi affinché, entro massimo un ventennio, non si esaurisca la sua vena insieme all’ultima goccia di petrolio. Ma la possibilità che la saggezza sopravviva esiste, a differenza del petrolio, poiché si tratta di una risorsa che si rigenera; finché esisteranno gli esseri umani non si esaurirà, la possiamo coltivare, se lo vogliamo. Proprio così, sempre che lo vogliamo! Che cos’è la saggezza? La saggezza ha a che fare solo molto parzialmente con il sapere acquisito; si tratta piuttosto di un grado di maturità umano senza tempo, che va oltre le singole culture, e si sviluppa con l’esperienza e l’osservazione. Il saggio ha fatto propri i cicli della vita e è disposto a sottomettersi ad essi, proprio perché ha capito che non avrebbe senso e sarebbe inoltre pura presunzione pensare di poterli superare. Secondo il pensiero, formulato dal sociofilosofo francese Edgar Morin nella sua 'antropoetica', il saggio 'segue una coscienza aldilà dell’individuo', accetta che gli esseri umani siano allo stesso tempo uguali ma diversi, e rispetta la regola doppia del gioco sul nostro pianeta: quella cioè di gestire la vita e allo stesso tempo obbedirle. Complessità. Un criterio decisivo per la saggezza è la comprensione della complessità, l’integrazione di PIU‘ e MENO, che formi una 'conditio sine qua non' coerente, la crescente fusione di coppie di apparenti opposti in conoscenza complessa: ad esempio che l’essenza dell’unità della vita sul nostro pianeta siano le sue contraddizioni e varietà (Morin), che la ricchezza possa rende poveri e, al contrario la povertà arricchirci, che una prigione possa significare libertà, e libertà una prigione. Lungimiranza. Della saggezza fa parte la lungimiranza, che non ne vuole sapere di risultati trimestrali e di nervoso orientamento al successo di breve scadenza. Infatti la saggezza riconosce che la vittoria di oggi può rappresentare alla sconfitta di domani, o addirittura una sconfitta tanto più dura quanto più io sfrutti l’attraente occasione di portare a casa una vittoria nel breve periodo. La saggezza non ragiona a scadenze in ore, giorni, mesi, anni, ma si orienta niente meno che al destino dell’uomo, alla sua sopravvivenza. Perché la saggezza deve tener conto anche della vita oltre quella dell’individuo. La saggezza gestisce anche il dopo domani, come minimo. Tolleranza. Una delle maggiori qualità della saggezza è la tolleranza, il cui desiderio di conoscenza è molto più grande di quello di voler aver ragione, La saggezza non deve necessariamente restare su determinate posizioni, soprattutto quando sa che esse non sopravvivranno a se stesse. La saggezza non ama i simboli e non si aggrappa al significato delle cose. La saggezza sa che alla fine è sempre la vita che decide quel che è giusto o sbagliato. La parabola dell' anello. Un bell’esempio è la parabola dell’anello raccontata in “Nathan il Saggio” di Lessing, nella quale un uomo possiede un anello che rende gradito colui che lo porta a Dio e agli uomini. Quell’uomo però ha tre figli che meritano tutti allo stesso modo di avere l’anello, quindi per sistemare la questione dell’eredità fa eseguire due copie identiche dell’anello, Ma dopo alla sua morte i figli si rivolgono al tribunale, perché, ancora poco saggi, vorrebbero sapere quale dei tre possiede l’originale, cosa che ovviamente non è ricostruibile, nemmeno con tutta la buona volontà del mondo. Il giudice congeda i litiganti dicendo che in ogni caso non sarà tanto l’anello a decidere se si sia graditi a Dio e agli uomini, quanto l’agire del portatore. Ognuno di loro, così il giudice, si comporti di conseguenza, e sarà la vita a scegliere. Nel caso poi in cui tutti e tre si rivelassero graditi, allora si tratterà di tre originali. Umiltà Ed ora parliamo dell’irrinunciabile concetto di umiltà, che è la cintura rossa, la decima “Dan “ della saggezza. Per non dare l’impressione sbagliata, sottolineo che l’umiltà non ha nulla a che fare con la sottomissione, il piegarsi, il farsi piccolo. AL contrario, l’umiltà è grandezza, forse la principale grandezza umana, quella per cui non ci si sente l’ombelico del mondo, non si considerano i propri interessi i più importanti in assoluto. Umiltà è il gioioso riconoscimento dell’intercambiabilità delle persone, della rinuncia unita a sollievo al postulato di essere un Super-Uomo del tuffo in un fiume, confidando che si sarà portati a destinazione dalla corrente. Età e fasi della vita. L’essere umano non può essere saggio ad ogni età, non si può esigere saggezza da ogni età, poiché l’uomo prima di raggiungere alla saggezza, deve attraversare alcune necessarie fasi di sviluppo: - L’apprendimento e formazione dell‘infanzia. - Il distacco della pubertà, accompagnato da ribellione e attriti. - Il passaggio da teenager a giovane adulto che si è appena costruito un’impalcatura di visione del mondo che ora va difesa con veemenza e rigore. - Il primo allentarsi delle resistenze durante il percorso formativo e l’integrazione nel mondo professionale. - La fase della lotta per il denaro, la posizione, la reputazione. - Il momento dell’affermazione di corpo, anima e spirito, quando la famiglia è costituita e c’è il lavoro - La seconda fase di ribellione, spesso chiamata crisi di mezza età in cui, tra routine e passo a tempo, pensa: tutto qui? Il momento magico: tempo per la saggezza. Prima o poi, successivamente a queste fasi, l’uomo vive quel momento magico della scoperta dei primi segni di saggezza. Oso affermare che questo momento coincide con la scoperta che la vera ricchezza dell’uomo è il tempo; con la constatazione che il resto del tempo che ci resta da vivere, lentamente ma inesorabilmente arriva al termine – un sentire che nella persona fisicamente sana per natura si fa strada solo una volta superata la metà del percorso di vita, statisticamente calcolato. Sì, ne sono sicuro: saggezza e tempo sono un binomio inscindibile: la saggezza necessita di tempo, richiede tempo. Il tempo è saggio e dona saggezza. Sembra dunque logico che il grado massimo di saggezza si possa raggiungere con la morte, quando la nostra saggezza si fa cosmica, quando il tempo scompare e si dissolve. Fino a quel momento il grado di maturità della nostra saggezza cresce, e il nostro pensiero raggiunge una complessità che relativizza sempre più quello che era importante nella prima metà della nostra esistenza. Concetti apparentemente opposti si fondono e generano verità solo in apparenza paradossali: la rinuncia al consumo può diventare il modo più gratificante di consumare, il non far nulla la produttività più preziosa, la rinuncia alla lotta una scommessa e una sfida, la felicità degli altri la massima felicità propria. Gestire l’irrinunciabile risorsa saggezza. Non fraintendetemi! Questa newsletter non rappresenta una difesa della rinuncia ai consumi, alla lotta e concorrenza, al guadagno e successo! Ma se siamo abbastanza saggi da riconoscere l’incommensurabile valore della saggezza, allora rifletteremo su come utilizzarla per noi stessi e la nostra azienda . Saggezza come punto di riferimento. Nel caso ideale la saggezza fa da riferimento, specchio riflettente, banco di prova per riflettere sul nostro agire: la saggezza può fungere da sentinella, da agente provocatore libero e indipendente che prende una posizione contraria alla nostra, che predica calma e distacco, che ci trasforma da potente dirigente a uno tra i vari miliardi di abitanti della terra che vogliono sopravvivere; che ci rende responsabili, nell’ottica del succedersi delle generazioni, per il destino dell’umanità intera, anche dopo di noi; uno che pronuncia delle cose indicibili, come: a che ti servono i centomila o i cento milioni ricavati da questo affare? Hai già abbastanza! Non hai neanche il tempo di spenderli! Oppure ci dice: te la senti di convivere con la strategia delle tasche piene che però butta in strada altre persone? Non ti si stringe il cuore al pensiero? Oppure: mangeresti tu stesso quei generi alimentari che immetti sul mercato? Oppure: certo, con questa strategia vincerai nel breve termine, ma per questo sarai odiato . E ciò ti soddisfa? E così via. Le vie della saggezza. Farne uso. Come usare la saggezza? Semplicissimo! Normalmente ha una testa, due gambe, due braccia, un tronco, un cervello e una lingua e si chiama Rossi o Bianchi. Avrà lavorato presso la vostra azienda, sarà stata mandata in pensione ed è ora in giro come risorsa della società non sfruttata, magari al club dei saggi ciclisti, in soggiorno estivo a Mallorca, in residenze per la vecchiaia, in crociera o al corso di cucina . Reframing. Certamente è necessario un Reframing se si vuole sfruttare la saggezza, poiché molti saggi, in questa società orientata solo ai giovani, si trovano tra le file dei pensionati e anziani. Ma se chiamiamo i saggi in questo modo, non li troveremo mai. Suonerà strano per molti, perché la maggior parte di voi, quale responsabile delle Risorse Umane, ancora non ha raggiunto la metà del percorso di vita oppure è ancora alle prese con gli strascichi della fase Sturm und Drang, ma io, ribadisco, sto parlando di saggi. Fate come il mio amico citato qui sopra, parlate con i saggi. Organizzate per i vostri dipendenti e dirigenti incontri periodici con saggi in grado di dare un degno feedback. Potrebbe trattarsi di serate tra dipendenti attuali ed ex, o un consiglio aziendale di Saggi con il quale si discutono decisioni epocali prima di operarle, ma anche un coaching individuale improntato sulla saggezza, durante il quale un singolo collaboratore viene accompagnato da un saggio in passeggiata, a cena o sul lavoro. Provate a immaginare alcuni esempi pratici tratti dalla storia della vostra o altre aziende in tutto il mondo: - Quale decisione un consiglio siffatto avrebbe bocciato, e quale no? - Quanto si sarebbe risparmiato in termini finanziari e di energie? - Quante tensioni assurde vi sarebbero state risparmiate? - Quali sarebbero state le ripercussioni sulla nostra società? - E le ricadute sull’economia mondiale? E‘ facilissimo organizzare la saggezza e non costa molto, perché i saggi reagiranno con grande gioia e impegno quando sapranno di essere richiesti, che si vorrebbe aver bisogno di loro. Il mix ideale di personale. Anche una squadra composta consapevolmente può aiutare a fare spazio alla saggezza, nel momento in cui è formata da collaboratori di tutte le età. Anche con il Teatro d’impresa è possibile sviluppare la saggezza in azienda. All’interno di laboratori con i dipendenti di tutte le fasi e con saggi interni (presenti in azienda o ex) e provenienti da altre società dello stesso settore, si possono mettere in scena tematiche quali il successo, la concorrenza, la leadership, il guadagno, la strategia, cambiamento, etica, predisposizione al rischio, etc. e comparare le soluzioni rappresentate, con l’obiettivo di formulare delle indicazioni per un agire quotidiano, filtrato dalla saggezza. Cosa ne pensate? Nel caso voleste ricevere spunti concreti, scrivetemi o telefonatemi, e nel giro di pochi giorni vi farò avere gratuitamente una proposta di workshop di teatro d’impresa sul tema della saggezza. La saggezza di un uomo non si misura in base alla sua esperienza, ma in base alla capacità di fare esperienza, diceva George Bernard Shaw (1856 - 1950). Mi permetto di aggiungere che prima dell’esperienza e di tale capacità, viene la convinzione che sia necessario e sensato confrontarsi con la saggezza ed utilizzarla. In tal senso auguro a tutti tempi di saggezza e successo. Kuno Windisch