PERCORSI INDIVIDUALI INTEGRAZIONI-1

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PERCORSI INDIVIDUALI INTEGRAZIONI-1
I PERCORSI INDIVIDUALI D’ESAME
Il percorso individuale per l’Esame di Stato (spesso più o meno impropriamente definito “tesina”) è
un lavoro personale di elaborazione di un argomento scelto liberamente dallo studente.
Proprio con l’esposizione orale di tale percorso inizia obbligatoriamente il Colloquio all’Esame; il
tempo assegnato a tale esposizione è invece a libera scelta della Commissione ed in genere è pari a
10/15 minuti; il giudizio su tale presentazione incide sulla valutazione del Colloquio e di norma le
griglie di valutazione riservano ad essa un punteggio specifico.
Di tale percorso è richiesto formalmente il giorno della Prima Prova il titolo, ma pressoché
ovunque ci si aspetta che venga consegnata una mappa concettuale (e anzi che essa sia già a
disposizione della Commissione nei giorni che precedono la Prima Prova). Come più volte chiarito,
non è assolutamente necessario produrre una tesina scritta; anzi, per quanto alcuni candidati si
sentano più “sicuri” disponendo di questa e in qualche caso alcuni commissari l’apprezzino (purché
ben curata e non riprodotta da fonti esterne), l‘elaborazione di un testo esteso può rivelarsi per certi
versi dannosa: verranno notati errori e/o imprecisioni e, in qualsiasi caso, un tipo di lavoro di questo
genere sottrarrà molto tempo allo studio delle diverse discipline, che è l’elemento indispensabile per
affrontare con tranquillità sia l’esame scritto che il colloquio.
Quando partì il nuovo modello di Esame di Stato una decina di anni fa, si era previsto che tale
lavoro fosse di carattere pluridisciplinare; attualmente la normativa si limita a stabilire che “il
colloquio ha inizio con un argomento o con la presentazione di esperienze di ricerca e di progetto,
anche in forma multimediale, scelti dal candidato” (art.16 dell’Ordinanza Ministeriale relativa allo
svolgimento degli E.S. a.s.2009/2010). Tuttavia, anche se ora non si fa più esplicito riferimento al
carattere pluridisciplinare, nella maggioranza dei Licei è rimasto l’orientamento a preparare lavori
in cui un unico tema sia affrontato da diverse angolazioni o sviluppato a diversi livelli in relazione a
più discipline (ragione per cui si parla di “percorso”), anche perché la capacità di impostare
relazioni tra ambiti diversi qualifica il profilo di uno studente al termine del Liceo.
Ciò non significa però che ci si aspetta che il percorso coinvolga tutte o quasi le discipline; anzi, se
emergono collegamenti incoerenti o forzati, sicuramente il giudizio sul lavoro non sarà positivo: un
buon percorso non si valuta in base alla quantità delle materie coinvolte, ma alla qualità, cioè
all’organizzazione del discorso e all’approccio critico alle tematiche. E’ peraltro del tutto
errata la convinzione che l’aver affrontato un certo argomento di una certa materia nel percorso
personale sostituisca o orienti decisamente il successivo colloquio orale con il Commissario
interessato (per es. che avendo parlato di un autore italiano nel percorso, questo esaurisca le
richieste per la materia nel colloquio).
1. Scelta del tema e indicazione del titolo
Si consiglia di scegliere, come tema centrale da sviluppare e articolare, un argomento che sia il più
vicino possibile agli interessi personali: anche gli studenti più distratti, quando lavorano su
questioni che “sentono”, finiscono poi per appassionarsi all’approfondimento, scoprendo il piacere
dell’elaborazione personale.
Il tema scelto deve riflettersi chiaramente nel titolo: se si sceglie un titolo “ad effetto”, è bene
aggiungere anche un sottotitolo più referenziale, che dia un’idea più precisa dell’argomento che si
intende affrontare.
Ad esempio, per citare un saggio pubblicato: titolo Il peso d’Anchise. sottotitolo: Una riflessione
sul rapporto tra padre e figlio nella letteratura e nella cultura occidentale. Altri esempi tratti da
percorsi effettivamente presentati in Licei della provincia: Il corpo distorto (I disturbi del
comportamento alimentare e del rapporto equilibrato con la propria corporeità); Quando la realtà
cambia forma. (La crisi delle tradizionali strutture rappresentative della realtà nel ‘900).
2. Mappa concettuale (o scaletta o indice ragionato) del percorso
Se il lavoro pone al centro un tema (ripreso nel titolo e nel sottotitolo) e lo articola poi in diverse
direzioni, sviluppandolo attraverso collegamenti a diversi ambiti disciplinari, il vero punto di
riferimento del lavoro, quello che i Commissari devono avere sotto gli occhi per seguire meglio la
presentazione, sarà la “mappa concettuale” o in ogni caso uno schema in cui siano in evidenza
• le singole questioni sviluppate
• i collegamenti/passaggi dall’una all’altra e/o con il tema di fondo.
Si tratta insomma dello “scheletro”, dell’”ossatura” della presentazione, a cui vi atterrete
fedelmente. Bisogna però assolutamente evitare di costruire la scaletta con l’elenco delle materie:
la scaletta (o indice ragionato) va organizzata come un progetto ragionato di quella che sarà la
vostra esposizione orale, a partire dai nuclei concettuali fondamentali, e va costruita
a. dando un ordine chiaro al percorso
b. enunciando con brevi frasi topiche (frasi cioè che contengano l’idea chiave che intendete
svolgere) il tema centrale trattato in ogni punto *
* Vale la pena di fare almeno un esempio: se intendete svolgere un percorso sul complesso di Edipo, dopo aver parlato
del mito, della sua interpretazione da parte di Freud etc., potreste introdurre una parte relativa alla presenza del tema in
letteratura italiana, specie di inizio Novecento. Perfetto, a questo proposito, il riferimento a La coscienza di Zeno, di
Italo Svevo. Bene, ma che cosa scrivere nell’indice ragionato? Semplicemente: “Italo Svevo, La coscienza di Zeno”? Si
direbbe di no: un titolo di questo genere è sfocato e non contiene l’idea chiave. Potrebbe funzionare un titolo all’incirca
così: “Italo Svevo, La coscienza di Zeno. Il complesso di Edipo come chiave d’interpretazione della nevrosi di Zeno”.
In un colpo solo due vantaggi: far capire a tutti i commissari che cosa mai c’entri Svevo col complesso di Edipo e
soprattutto indirizzarvi sulla giusta strada, che non sarà quella di parlare in generale di Svevo o della Coscienza di
Zeno, ma dell’unico aspetto veramente pertinente al vostro percorso (potrebbe anche succedere che su altri aspetti
dell’opera di Svevo siate interrogati nel resto del colloquio).
Come costruire la mappa? Si potrebbero sintetizzare i possibili schemi di lavoro in pochi tipi
fondamentali intorno a cui ruotano più o meno tutte le possibili scelte. Qui di seguito sono
esemplificati da lavori concreti di studenti agli E.S. di Licei Scientifici della provincia di questi
ultimi anni, scelti di proposito tra quelli non complessi anche se efficaci:
A. Un unico tema generale viene “declinato” secondo diverse accezioni o in ambiti diversi
e si avrà allora uno schema a raggiera:
Aspetti tecnico-scientifici:
La messa a fuoco di un’immagine
Nell’occhio
Nello foto
Il flash
La parola che fotografa: esempi di fotografia letteraria
LA FOTOGRAFIA
La fotografia come
documento per la storia
Robert Capa
come testimonianza per
l’indagine scientifica
L’uomo sulla Luna
Guido Gozzano: “L’amica di nonna Speranza”
Oscar Wilde: Aestheticism e “The Picture of Dorian Gray”
La fotografia come problema
filosofico:
Walter Benjamin : “L’Opera
d’arte nell’epoca della sua
riproducibilità tecnica”
Nemici carissimi: Fotografia e
pittura a confronto
Manet e l’Impressionismo
Nadar e il ritratto fotografico
Oppure, lo stesso quadro può essere tradotto in uno schema corrispondente alla classica
“scaletta”:
La Croce Rossa Italiana
 I presupposti storici: Florence Nightingale, la guerra di Crimea, la battaglia di
Solferino
 Le finalità sociali e i principi etici: Il soccorso, la donazione del sangue, la
responsabilità dei cittadini; I sette principi della Croce Rossa e le analogie con
l’etica di Kant
 La scienza e la tecnica al servizio del soccorso sanitario : l’esempio del
defibrillatore
 Suggestioni letterarie: Achille salva l’amico Patroclo ferito nell’Iliade;
Hemingway rielabora la sua esperienza di autista di ambulanza sul fronte
italiano nella prima guerra mondiale in A farewell to Arms
B. Un unico tema generale viene svolto secondo due (o tre) accezioni fondamentali o livelli
diversi ciascuno dei quali si articola in più punti
La Memoria
e il Ricordo
Come si ricorda?
•La mappa della
memoria e
l’elaborazione del
ricordo
•Le memorie
magnetiche
Perche si ricorda ?
•Montale:la memoria
che non salva e che
non permette di
recuperare il passato
•Levi: “Se questo è
un uomo” e il
difficile ricordo della
Shoah
•Nietzsche: il “diritto”
dell’uomo all’oblio
Tanti problemi dal nulla
Ricordi e
impressioni
•Wordsworth:
“Recollection in
tranquility”
•Degas e la sua
memoria:
impressionismo in
atelier
(Il nulla come problema nella scienza, nella filosofia, nell’arte)
NELLA REALTA’
FISICA
NELLE SUGGESTIONI
ARTISTICHE
NELL’ELABORAZIONE
FILOSOFICA
Il nulla come vuoto:
gli esperimenti dei fisici
dalla Grecia antica al ‘900
Il nulla come orizzonte
della vita e della realtà
in Leopardi
Verso il nulla? Poesia
e riflessione critica in
Eliot
Che cos’è il nulla?
(S.Agostino)
Perché l’essere piuttosto
che il nulla? (Heidegger)
Il nulla e lo sgomento
dello spazio vuoto
nello Iudisches
Museum di Berlino di
Libeskind
C. Un concetto generale viene progressivamente sviluppato in momenti diversi
snodandosi un unico percorso
La dimens ione mentale della danza
i p r o c e s s i c e r e b r a l i c o in v o lt i n e l la
d a n z a tr a s f e r a m o t o r ia e d e m o t iv a
La dimens ione meccanica
della corporeità che danza
•L ’ e q u i lib r io ,
tr a f o r z a p e s o
e b as e
d ’a p p o g g io
•L a m e c c a n ic a
n e i s a lt i
Il rapporto tra s fera corporea e
cos cienza nel danzatore:
Io “ h o ” u n c o r p o o io “ s o n o ” i l m io
c o r p o ? L a r i f le s s io n e f i l o s o f ic a s u l l ’ a r t e
d e l la d a n z a n e l l a F e n o m e n o l o g i a
L’interpretazione della
forza es pres s iva del
balletto nelle arti
L a d a n z a tr a g e s to e s te r io r e e in te r io rit à :
il c o r p o è u n s e m p lic e “ s tr u m e n to ” d e l
d a n z a to re ?
3. I collegamenti e il loro sviluppo nel lavoro
•“ T h e C o r s a ir ” :
d a l p o e m e tto d i B y r o n
a lle s c e n e d e l b a lle t to
•L a d a n z a n e l la p o e s ia
ita lia n a tr a ‘8 0 0 e ‘9 0 0
•L a d a n z a n e l l ’ a r t e f ig u r a t iv a
d a D e g a s a W a rh o l
I collegamenti tra il tema e i singoli punti da sviluppare, corrispondenti in genere a singoli ambiti
disciplinari, devono essere
• coerenti e sostanziali (e non forzati o pretestuosi): devono cioè essere pertinenti rispetto
alla sostanza del tema che volete trattare, non solo “imparentati” con esso per semplice
richiamo esteriore, per vaga suggestione, per generica concomitanza cronologica ecc
• organici, cioè tali da determinare un unico discorso coerente al suo interno e interamente
centrato sul tema di partenza (un classico errore a questo proposito è quello di proporre il
tema A, collegare ad esso B e C e poi collegare D a B o a C ma non più ad A)
Lo sviluppo dei singoli punti, come già chiarito, non necessariamente deve essere messo per
iscritto: voi dovete curare attentamente tale sviluppo, sia perché altrimenti non sareste in grado di
ricavarne una breve ma significativa sintesi, sia perché potreste sempre sentirvi chiedere di
approfondire o chiarire un aspetto specifico del vostro discorso… Ma poi potete semplicemente
servirvi di “canovacci”, di appunti informali a vostro uso, che nessuno vedrà.
Se il vostro percorso si presta a introdurre aspetti interessanti, ma collegati al percorso in modo
meno stringente, metteteli eventualmente in appendice
4. La presentazione multimediale
E’ sempre più frequente il ricorso alla presentazione multimediale del percorso: si tratta in genere di
semplici presentazioni di diapositive in Powerpoint; meno frequentemente si utilizzano
presentazioni più complesse o in html. In effetti non si tratta solo di “aggiornarsi” rispetto alle
tecnologie, ma anche di avere a disposizione uno strumento potenzialmente molto efficace in
quanto:
• permette di visualizzare concetti-chiave, collegamenti, brevi citazioni, schemi, grafici o
immagini e di focalizzare su di essi l’attenzione di chi segue la presentazione
• favorisce il rispetto dei tempi concessi e i ritmi equilibrati del discorso, “scandendolo”
• si presta a valorizzare la creatività personale dello studente e rende più fruibile e
piacevole il lavoro per la Commissione
Tuttavia tutti questi vantaggi sono reali soltanto se lo studente affronta con convinzione e interesse
la trasposizione multimediale del lavoro e se lo fa in prima persona (c’è chi delega ad amici e
compagni più “esperti”…). In caso contrario la “forzatura” risalta sempre in sede d’esame…
Alcuni suggerimenti utili:
• Scegliete una modalità di presentazione che padroneggiate con disinvoltura, anche perché
l’utilizzo del sistema computer/proiettore in sede d’esame deve risultare agevole e a volte
richiede anche una certa prontezza di spirito (difficoltà tecniche dell’ultimo momento nelle
scuole sono all’ordine del giorno…)
• Fate rispecchiare esattamente nella sequenza delle diapositive la scansione logica del
vostro discorso: la loro proiezione sarà una guida mentale per voi e per chi vi ascolta
• Fate delle prove, in particolare per la tempistica: se risultate impacciati anziché agevolati,
esercitatevi ancora oppure lasciate perdere; calcolate i tempi da dedicare ad ogni passaggio e
confrontateli con i tempi concessi
• Non utilizzate le diapositive per visualizzare lunghi testi: a tale scopo è molto più efficace il
cartaceo, mentre la diapositiva proiettata si presta a schemi, immagini e testi brevi
• Un solo accenno ad aspetti grafici (suggerimenti più mirati hanno senso solo in riferimento a
casi concreti): fate attenzione al contrasto cromatico tra sfondo e scritte (deve facilitare la
lettura e non infastidirla; sono adatti per esempio il bianco/nero o il blu/giallo)
5. L’uso di Internet come fonte
La ricerca di indicazioni e materiali sui siti Internet per il lavoro scolastico, in particolare per
i percorsi d’esame, è una pratica comune tra gli studenti, ma gestita quasi sempre senza criteri e
punti di riferimento. La responsabilità ricade sicuramente anche su scuola e insegnanti, che in
genere ignorano questa dimensione lasciandola del tutto al “fai da te”. Come evitare allora di usare
uno strumento prezioso, dalle potenzialità straordinarie, in modo superficiale e confuso, rischiando
di esporsi addirittura al ridicolo, come può accadere agli Esami di Stato quando le Commissioni si
trovano davanti contenuti “presi di peso”, scorretti, infondati?
Come sempre, la prima regola è l’uso dell’intelligenza: anzitutto, ogni contenuto di
sapere, qualsiasi fonte abbia, deve essere sempre ripensato, adattato al proprio quadro di lavoro,
rielaborato e riformulato a livello personale; in secondo luogo le fonti devono essere controllate e
filtrate. Per una persona esperta nel lavoro scientifico-culturale, come dovrebbe essere un
insegnante o un ricercatore, è sufficiente usare la capacità di discernimento legata a conoscenze,
esperienza, padronanza; per uno studente è più difficile distinguere… Ecco alcune regole di base:
1. Discernere tra i siti: in linea di massima, bisogna rivolgersi a siti scientifici o istituzionali
(quelli che fanno capo a: centri di ricerca, facoltà universitarie, istituzioni, associazioni culturali
o studiosi riconosciuti ecc.), siti che non “riciclano” materiali ma costituiscono anzi una
“fonte”; si può allargare il raggio d’azione, ma facendo attenzione all’attendibilità dei
contenuti. Da evitare quindi i siti interni al mondo degli studenti (che mescolano senza criterio
materiali seri con materiali scadenti o riprodotti per catene infinite dalle stesse fonti) o i siti
apparentemente “colti”, ma legati a movimenti politici o spiccatamente ideologici, spesso
presenti ai primi posti delle liste dei motori di ricerca (siti che fanno scelte di parte, sostengono
tesi non condivise dalla maggioranza degli studiosi, presentano in modo oggettivo notizie o
valutazioni a volte pesantemente infondate, come accade per es. in molti sedicenti “siti storici”).
2. Usare bene i motori di ricerca: Google può prestarsi benissimo anche per riferimenti culturali
(più di altri, ad es. Yahoo), ma dev’essere “interrogato” con “stringhe di ricerca” adeguate e non
generiche. Se per es. si cercassero indicazioni per un percorso sull’uguaglianza uomo/donna, si
dovrebbero evitare stringhe generiche, che condurrebbero a liste fuorvianti, ma utilizzare stringhe mirate
e formulate con un linguaggio “tecnico”, in modo da essere indirizzati a siti che trattano il tema secondo
un approccio scientifico e culturale (es. “condizione femminile”, “parità tra i sessi”, “pari opportunità”,
“uguaglianza di genere” ecc)
3. Non “prendere di peso” indicazioni e contenuti: testi e altri materiali non vanno mai scaricati
e riprodotti direttamente (sia perché, come detto, ogni contenuto culturale va ristrutturato in
funzione del proprio particolare lavoro e ripensato e riformulato in modo personale, sia perché i
Commissari colgono facilmente le tracce di tale “riproduzione” e ne sono colpiti
negativamente)
6. Bibliografia e sitografia
Prima avvertenza: di solito i ragazzi, per inesperienza, non pensano ad annotarsi i riferimenti
bibliografici mentre lavorano (domanda: “Dove hai trovato questa notizia?”; risposta tipo: “Su un
libro” o “Su internet”); così, al momento di ri-costruire la bibliografia, o la sitografia, sono costretti
a un defatigante lavoro a ritroso, con inutili perdite di tempo. Perciò, quando trovate
un’informazione, prendete subito i dati utili. Spesso però i ragazzi non sanno come fare e citano
senza criterio. Ci sono in realtà diversi modi corretti per costruire una bibliografia: l’importante è
adottare un solo criterio omogeneo dall’inizio alla fine. Qui di seguito trovate qualche indicazione.
PRINCIPALI REGOLE PER LA CITAZIONE BIBLIOGRAFICA
(n.b. le virgole si trovano dove ci vuole una virgola, le virgolette dove ci vogliono le virgolette)
Libri: Nome (basta l’iniziale) e cognome dell’autore , titolo (in corsivo o sottolineato) + eventuale
sottotitolo , luogo di edizione data di edizione (si trovano di norma nell’ultima pag. del libro, ma a
volte nella prima) n.b. se gli autori sono più d’uno (come di norma ad es. per i manuali scolastici) vanno citati tutti;
se si cita un testo scolastico o un’altra opera in più volumi indicare anche, dopo la data, il volume
es. R. PUPO, Il lungo esodo. Istria: le persecuzioni, le foibe, l’esilio, Bergamo 2006
es. G. BALDI, S. GIUSSO, M. RAZETTI, G. ZACCARIA, Dal testo alla storia dalla storia al testo. Dal barocco
all’Illuminismo, Torino 1994, vol.C
Articoli di riviste: Iniziali nome e cognome dell’autore , titolo dell’articolo (in corsivo o
sottolineato) , “titolo della rivista” , numero del fascicolo , mese , anno
es. A. BERTONE, Ai margini dell’economia monetaria, in “Quaderni. Materiali e studi del museo Adriani”, n.2, 1998
Saggi in opere collettive: Iniziali nome e cognome dell’autore del saggio , titolo del saggio (in
corsivo o sottolineato) , in + nome del curatore dell’opera collettiva (se manca usare AA.VV. che
vuol dire autori vari) + tra parentesi (a cura di) , titolo dell’opera collettiva (in corsivo o
sottolineato) , luogo di edizione data di edizione
es. R. ARENA, Savigliano nel Seicento, in G. ROMANO (a cura di), Realismo caravaggesco, Savigliano 1998
Opere collettive: Come per i libri ma indicando, invece dell’autore, il curatore + tra parentesi (a
cura di) o mettendo AA.VV.
Cataloghi delle mostre: Nome (basta l’iniziale) e cognome del o dei curatori , titolo (in corsivo o
sottolineato) , catalogo della mostra , luogo e data di edizione es. G. ROMANO, C. SPANTIGATI, Il
Tesoro della città. Opere d’arte e oggetti preziosi da Palazzo Madama, catalogo della mostra, Torino 1996
Voci di enciclopedie: Iniziali nome e cognome dell’autore (di solito è indicato; potrebbero esserci
solo le iniziali, ma al fondo o all’inizio del testo c’è sempre la legenda per sapere a chi
corrispondano), voce + in corsivo la voce in questione , in titolo dell’enciclopedia (in corsivo) , n.
del volume , luogo e data di edizione
es. G. BENZONI, voce Ferdinando Gonzaga, in Dizionario biografico degli italiani, vol.46, Roma 1996
SITOGRAFIA: Va messa dopo la bibliografia, con l’indicazione SITI o SITOGRAFIA: Citando
un articolo, anche in questo caso: iniziale nome e cognome dell’autore , titolo del testo (in corsivo) ,
in indirizzo del sito (ed eventualmente i soggetti di riferimento: Università, Associazione, Rivista
ecc.) Es.: R.F.DELIMA, C. ALVES SALGADO, S.M.CIASCA, Dislessia evolutiva. Aspetti neurobiologici ed
educazionali, in: www.neuroscienze.net, Rivista on-line di psicologia e neuroscienze
Es: “Nuove norme per i disturbi dell’apprendimento” in: www.minori.it, Portale del Centro di Documentazione e
Analisi per l’Infanzia e l’Adolescenza
Se vi capita qualche altro caso dubbio chiedete ai vostri docenti.
ORDINE DELLA BIBLIOGRAFIA
Esistono solo due possibili ordini: il libri vanno citati o in ordine cronologico (dal più antico al
più recente) o in ordine alfabetico (riferito ai cognomi degli autori). Spesso le bibliografie dei saggi
sono in ordine cronologico (poiché i testi citati sono in genere molti, chi consulta la bibliografia ha
così subito l’opportunità di vedere quali sono gli studi più recenti). Nel caso del vostro percorso è
preferibile invece l’ordine alfabetico, più funzionale quando si citano magari testi antichi (per
esempio un romanzo del Seicento) consultati però in un’edizione recente
7. Eventuale pagina di motivazioni. Eventuale apparato iconografico
La pagina iniziale di motivazioni della scelta può servire se effettivamente siete arrivati alla scelta
sulla base di motivazioni particolari (ad es. un’esperienza di vita o di studio) o di un autentico
interesse personale. Diversamente è meglio evitarla.
L’apparato iconografico (immagini, foto –o brevissimi video, riproduzioni di opere d’arte ecc) “fa
scena” o comunque facilita l’approccio al lavoro; in qualche caso (come in ambito tecnicoscientifico o in ambito artistico) è addirittura parte integrante del discorso; se lo aggiungete, non
perdete però troppo tempo rispetto alla “bella confezione”: conteranno la sostanza di quello che
direte e come utilizzerete tale apparato.
Un ultimo suggerimento: Non buttatevi a cercare per il vostro scritto uno di quei caratteri
stravaganti per cui, in genere, i ragazzi “vanno matti”. Usate il più diffuso Times New Roman n.12
(o un altro dei caratteri più comuni come Arial): il testo risulterà più ordinato e leggibile!