avventura sul fiume

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avventura sul fiume
AVVENTURA SUL FIUME
Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo
Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura - Ente Formatore per Docenti
Istituzione Promotrice della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola in Italia e all’Estero
Partendo dall’incipit di Anselmo Roveda e con il coordinamento dei propri
docenti, hanno scritto il racconto gli studenti delle scuole e delle classi appresso
indicate:
Istituto Onnicomprensivo “C. Colombo” di Genova – Classe II H
Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” di Baiano – Scuola Secondaria di I grado Classi II
Istituto Comprensivo “Sandro Pertini” di Forno Canavese - Scuola Secondaria di I
grado - II A
Istituto Comprensivo “D. Cimarosa” di Aversa - Classe II E
Istituto Comprensivo “Pescara 7” - Scuola Secondaria di I grado “Luigi Antonelli”
di Pescara – Classe II E
Istituto Comprensivo “Jacopo Sannazaro” - Scuola Secondaria di I grado - Plesso
di Capitignano di Giffoni Sei Casali, Acerno - Classi II A/B/C
Scuola Secondaria di I grado di Montecorice - Classe III A
Istituto Comprensivo “Pescara 2“ di Pescara - Scuola Secondaria di I grado Classe II M
Scuola Secondaria di I grado “Fresa-Pascoli” di Nocera Superiore – Classe III D
Istituto Comprensivo “Manzoni” di Torino - Classe II C
Editing a cura di: Anselmo Roveda
Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo Associazione di Enti Locali
Ente Formatore per docenti accreditato MIUR
Il racconto è pubblicato in seno alla Collana dei Raccontiadiecimilamani
Staffetta Bimed/Exposcuola 2014
Istituzione Promotrice della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola in Italia e all’Estero
Direzione e progetto scientifico
Andrea Iovino
Monitoraggio dell’azione
e ottimizzazione delle procedure
Ermelinda Garofano
Segreteria di Redazione
e responsabili delle procedure
Valentina Landolfi
Margherita Pasquale
Staff di Direzione
e gestione delle procedure
Angelo Di Maso
Adele Spagnuolo
Responsabile per l’impianto editoriale
Marisa Coraggio
Grafica di copertina:
l’Istituto Europeo di Design, Torino
Docente: Sandra Raffini
Impaginazione
Tullio Rinaldi
Ermanno Villari
Relazioni Istituzionali
Nicoletta Antoniello
Piattaforma BIMEDESCRIBA
Gennaro Coppola
Angelo De Martino
Amministrazione
Rosanna Crupi
Annarita Cuozzo
Franco Giugliano
I libretti della Staffetta non possono essere in alcun modo posti in distribuzione Commerciale
RINGRAZIAMENTI
I racconti pubblicati nella Collana della Staffetta di Scrittura Bimed/ExpoScuola 2014 si
realizzano anche grazie al contributo erogato in favore dell’azione dalle istituzioni e dai
Comuni che la finanziano perché ritenuta esercizio di rilevante qualità per la formazione
delle nuove generazioni. Tra gli Enti che contribuiscono alla pubblicazione della Collana
Staffetta 2014 citiamo: Siano, Bellosguardo, Pisciotta, Pinerolo, Moncalieri, Castellamonte,
Torre Pellice, Forno Canavese, Ivrea, Chivasso, Cuorgnè, Santena, Agliè, Favignana, Lanzo
Torinese, Sicignano degli Alburni, Petina, Piaggine, San Giorgio a Cremano, l’Associazione
in Saint Vincent e l’Associazione Turistica Pro Loco di Castelletto Monferrato.
La Staffetta di Scrittura riceve un rilevante contributo per l’organizzazione degli Eventi di
presentazione dei Racconti 2014 dai Comuni di Moncalieri, Salerno, Pinerolo e dal Parco
Nazionale del Gargano/Riserva Naturale Marina Isole Tremiti.
Si coglie l’occasione per ringraziare i tantissimi uomini e donne che hanno operato per il
buon esito della Staffetta 2014 e che nella Scuola, nelle istituzioni e nel mondo delle associazioni promuovono l’interazione con i format che Bimed annualmente pone in essere in
favore delle nuove generazioni. Ringraziamenti e tanta gratitudine per gli scrittori che annualmente redigono il proprio incipit per la Staffetta e lo donano a questa straordinaria
azione qualificando lo start up dell’iniziativa. Un ringraziamento particolare alle Direzioni
Regionali Scolastiche e agli Uffici Scolastici Provinciali che si sono prodigati in favore dell’iniziativa. Infine, ringraziamenti ossequiosi vanno a S. E. l’On. Giorgio Napolitano che ha insignito la Staffetta 2014 con uno dei premi più ambiti per le istituzioni che operano in ambito
alla cultura e al fare cultura, la Medaglia di Rappresentanza della Repubblica Italiana giusto dispositivo SGPR 01/10/2013 0102715P del PROT SCA/GN/1047-1
Partner Tecnico Staffetta 2014
Si ringraziano per l’impagabile apporto
fornito alla Staffetta 2014:
i Partner tecnici
UNISA – Salerno, Dip. di Informatica;
Istituto Europeo di Design - Torino;
Cartesar Spa e Sabox Eco Friendly
Company;
il partner Must
Certipass, Ente Internazionale Erogatore
delle Certificazioni Informatiche EIPASS
By Bimed Edizioni
Dipartimento tematico della Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo
(Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura)
Via della Quercia, 64 – 84080 Capezzano (SA), ITALY
Tel. 089/2964302-3 fax 089/2751719 e-mail: [email protected]
La Collana dei Raccontiadiecimilamani 2014 viene stampata in parte su carta
riciclata. È questa una scelta importante cui giungiamo grazie al contributo di
autorevoli partner (Sabox e Cartesar) che con noi condividono il rispetto della
tutela ambientale come vision culturale imprescindibile per chi intende contribuire alla qualificazione e allo sviluppo della società contemporanea anche attraverso la preservazione delle risorse naturali. E gli alberi sono risorse ineludibili per
il futuro di ognuno di noi…
Parte della carta utilizzata per stampare i racconti proviene da station di
recupero e riciclo di materiali di scarto.
La Pubblicazione è inserita nella collana della Staffetta di Scrittura
Bimed/Exposcuola 2013/2014
Riservati tutti i diritti, anche di traduzione, in Italia e all’estero.
Nessuna parte può essere riprodotta (fotocopia, microfilm o altro mezzo)
senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.
La pubblicazione non è immessa nei circuiti di distribuzione e commercializzazione e rientra tra i prodotti formativi di Bimed destinati
unicamente alle scuole partecipanti l’annuale Staffetta di Scrittura
Bimed/ExpoScuola.
La Staffetta 2013/14 riceve:
Medaglia di Rappresentanza della Presidenza della Repubblica Italiana
Patrocini:
Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Ministero della Giustizia,
Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Ministero dell’Ambiente
PRESENTAZIONE
Quante attenzioni, quanta positiva tensione e quanto straordinario e felice impegno
nella Staffetta di quest’anno. L’emozione che abbiamo provato quando il Presidente
della Repubblica ha conferito alla Staffetta la Medaglia di Rappresentanza è
stata grande ma ancora e di gran lunga maggiore è stata, l’emozione, nel vedere
gli occhi dei nostri ragazzi in visita al Quirinale. Ho avvertito in quegli occhi
l’orgoglio di chi sentiva di essersi impegnato in un’attività che le istituzioni gli stavano
riconoscendo … È quello che vorrei vedere negli occhi di quei tanti giovani che
dopo la scuola, a conclusione del proprio ciclo d’istruzione, invece, in questo tempo
sentono l’apprensione di un contesto che, probabilmente, dovrebbe sancire la
Staffetta come buona prassi da adottare in funzione del divenire comune. Cos’è, in
fondo la Staffetta? E’ un format educativo, un esercizio imperdibile per l’acquisizione
gli strumenti necessari a affrontare LA VITA sentendo lo straordinario dono della vita.
La Staffetta è una sfida in cui tutti si mettono insieme stando dalla stessa parte,
sentendo anche le entità lontane come i compagni di un cammino comune …
L’altro che diventa te stesso … Questo è la Staffetta un momento che dura un intero
anno e che alla fine ti mette nella condizione di sentirti più forte e orgoglioso per
quello che è stato fatto, insieme a tanti altri che hanno concorso a realizzare un
prodotto che alla fine è la testimonianza di un impegno che ci ha visti UNITI (!)
in funzione di un obiettivo … Si tratta di quello di cui ha bisogno il Paese e di
quello che appare indispensabile per qualificare il tempo e lo spazio che stiamo
attraversando.
Andrea Iovino
L’innovazione e la Staffetta: una opportunità per la Scuola italiana.
Questo è il secondo anno che operiamo in partnership con Bimed per la realizzazione
della “Staffetta di scrittura Creativa e di Legalità”. Siamo orgogliosi di essere
protagonisti di questa importante avventura che, peraltro, ci consente di raggiungere
e sensibilizzare un così grande numero di persone sull’attualissimo, quanto per
molti ancora poco conosciuto, tema che attiene la cultura digitale.
Sentiamo spesso parlare di innovazione, di tecnologia e di internet: tutti elementi
che hanno rivoluzionato il mondo, dalle amicizie, al tempo libero,lo studio, il lavoro
e soprattutto il modo di reperire informazioni. L’innovazione ha travolto il mondo
della produzione, dei servizi e dell’educazione, ma non dobbiamo dimenticare
che “innovare” significa, prima di tutto, porre la dovuta attenzione alla cultura.
Da un punto di vista tecnico, siamo tutti più o meno esperti, ma quanti di noi
comprendono realmente l’essenza, le motivazioni, le opportunità e i rischi che
ne derivano?
La Società è cambiata e la Scuola, che è preposta alla formazione di nuovi
individui e nuove coscienze, non può restare ferma di fronte al cambiamento che
l’introduzione delle nuove tecnologie e internet hanno portato anche nella
didattica: oggi gli studenti apprendono in modo diverso e questo implica
necessariamente un metodo di insegnamento diverso.
Con il concetto di “diffusione della cultura digitale” intendiamo lo sviluppo del
pensiero critico e delle competenze digitali che, insieme all’alfabetizzazione,
aiutano i docenti e i nostri ragazzi a districarsi nella giungla tecnologica che
viviamo quotidianamente.
L’informatica entra a Scuola in modo interdisciplinare e trasversale: entra perché
i ragazzi di oggi sono i “nativi digitali”, sono nati e cresciuti con tecnologie di cui
non è più possibile ignorarne i vantaggi e le opportunità e che porta inevitabilmente
la Scuola a ridisegnare il proprio ruolo nel nostro tempo.
Certipass promuove la diffusione della cultura digitale e opera in linea con le
Raccomandazioni Comunitarie in materia, che indicano nell’innovazione e
nell’acquisizione delle competenze digitali la vera possibilità evolutiva del
contesto sociale contemporaneo. Poter anche soltanto raccontare a una comunità
così vasta com’è quella di Bimed delle grandi opportunità che derivano dalla
cultura digitale e dalla capacità di gestire in sicurezza la relazione con i contesti
informatici, è di per sé una occasione imperdibile. Premesso che vi sono indagini
internazionali da cui si evince l’esigenza di organizzare una forte strategia di
ripresa culturale per il nostro Paese e considerato anche che è acclarato il dato
che vuole l’Italia in una condizione di regressione economica proprio a causa del
basso livello di alfabetizzazione (n.d.r. Attilio Stajano, Research, Quality,
Competitiveness. European Union Technology Policy for Information Society IISpringer 2012) non soltanto di carattere digitale, ci è apparso doveroso
partecipare con slancio a questo format che opera proprio verso la finalità di
determinare una cultura in grado di collegare la creatività e i saperi tradizionali
alle moderne tecnologie e a un’idea di digitale in grado
di determinare confronto, contaminazione, incontro, partecipazione e condivisione.
Promuoviamo, insieme, la cultura digitale e la certificazione delle I-Competence
per garantire competenze indispensabili per acquisire a pieno il ruolo di cittadino
attivo nella società della comunicazione e dell’ informazione.
Partecipiamo attivamente alla diffusione della cultura digitale, perché essa diventi patrimonio di tutti e di ciascuno, accettando la sfida imposta dalle nuove
professioni che nascono e dai vecchi mestieri che si trasformano, in modo profondo
e radicale.
Tutti noi abbiamo bisogno di rigenerare il pensiero accettando nuove sfide e
mettendo in gioco tutto quanto imparato fino adesso, predisponendoci al
cambiamento per poter andare sempre più avanti e un po’ oltre.
Il libro che hai tra le mani è la prova tangibile di un lavoro unico nel suo genere,
dai tantissimi valori aggiunti che racchiude in sé lo slancio nel liberare futuro
collegando la nostra storia, le nostre tradizioni e la nostra civiltà all’innovazione
tecnologica e alla cultura digitale. Certipass è ben lieta di essere parte integrante
di questo percorso, perché l’innovazione è cultura, prima che evoluzione tecnologica!
Il presidente
Domenico PONTRANDOLFO
INCIPIT
ANSELMO ROVEDA
Avventura sul fiume
A cento metri dalla piazza principale del paese, proprio vicino al
ponte della strada provinciale, inizia il sentiero che in due minuti
porta al fiume.
Partiremo da qui. L’istruttore e i suoi assistenti sono pronti, i canotti
già in acqua assicurati agli alberi con delle funi. Per terra, sul greto
del fiume, ecco allineati i giubbotti salvagente, le mute in neoprene, le pagaie e i caschi.
I professori quest’anno hanno pensato a una gita un po’ particolare. E il pezzo forte dei tre giorni in valle sarà proprio il rafting, la
discesa del fiume con i canotti.
Andrea, Ernesto, Marzia, Valeria e Moussa sono stretti intorno a
me. Abbiamo deciso di vivere insieme quest’avventura e se i prof
non si mettono a cambiare gli equipaggi, li abbiamo decisi tra noi
ieri notte, dovremmo partire proprio con questa formazione. Un
gruppo ben assortito: Andrea è mingherlino e secchione, ha studiato tutto quello che c’era da studiare su questo fiume e sulle sue
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storie; Ernesto risolve i problemi e fa sempre il gradasso ma a questo giro ci ha confessato di avere un po’ di paura, è l’unico a non
saper nuotare; Marzia è quella delle barzellette e se non perde gli
occhiali spessi in acqua, senza è orba come una talpa, ci farà divertire di sicuro; Valeria… beh… Valeria è Valeria… è un tipo
speciale… davvero speciale; Moussa è il forzuto del gruppo, sa
fare tutto e per di più è l’unico a essere stato entusiasta della proposta rafting, noi non sapevamo neanche cosa fosse; e infine ci
sono io, Samuele detto Sam.
L’istruttore, dopo aver spiegato per filo e per segno tutto quello
che c’è da fare e tutto quello che non si può e non si deve fare,
dice di prepararsi a mettere i canotti in acqua. I prof per fortuna
non cambiano gli equipaggi, sembrano un po’ tesi anche loro,
concentrati sul riuscire a salire sulle imbarcazioni senza scomporsi
troppo. Tesi in realtà lo siamo tutti. Tutti tranne il prof Toso, quello
di ginnastica. E, naturalmente, tranne Moussa: «Wow! Ragazzi si
parte. Vivremo le emozioni che vissero quei matti che si inventarono il rafting più di sessanta anni fa sul fiume Colorado in America!»
«Sì, però la discesa dei fiumi è un’attività antichissima e grazie a
quella di oggi avremo modo di fare esperienza di cose studiate in
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geografia, storia, scienze e tecnologia!» puntualizza serio Andrea.
Il prof Toso, sentendo le nostre considerazioni, mentre sale su un
canotto, ci grida sorridendo: «E non dimenticatevi scienze motorie e sportive! Che alla fine dell’anno il mio voto conta, eccome se
conta!»
Sul nostro canotto invece si appresta a salire la prof Galli, la temibile insegnante di italiano, storia e geografia. Accidenti!
In classe è severissima, ma in gita, a dire il vero, è più dolce del solito: «Bene, che equipaggio! Mi raccomando giovanotte e giovanotti occhi bene aperti e mani ben salde sulle pagaie. Primo: non
voglio finire in acqua che sono stata dal parrucchiere ieri; secondo: sguardo vigile che magari scopriamo il tesoro della banda
Cirocci».
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CAPITOLO PRIMO
Un buon inizio!
Il fiume è limpido e calmo, perfetto per noi novellini. La natura è
fantastica con pini e larici vicino alla riva, il sole appena sorto filtra tra gli alberi, in sottofondo il canto degli uccelli. Una cosa del
tutto diversa rispetto alla città. L’acqua è talmente limpida che,
volendo, potrei vedere il fondo. Potrei, ma non ho il fegato di affacciarmi e rischiare di cadere nell’acqua gelata.
Sfortuna vuole che sia seduto vicino ad Andrea anziché a Valeria come avevo sperato, dovrò sopportare tutte le sue noiose
chiacchiere da saputello.
Siamo partiti. Cuore in gola, iniziamo a remare ma nonostante tutti
gli insegnamenti del prof Toso e le raccomandazioni degli istruttori
siamo terribilmente scoordinati e maldestri. Andrea, genietto del
rafting, continua a prendermi a pagaiate in testa, a correggermi e
a riempirmi la testa con catastrofi che sono capitate nella storia
a pazzi come noi che si sono dati a questo sport.
Fortunatamente Marzia scioglie la tensione con le sue battute e tra
schizzi, risate e pagaiate continua la discesa.
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Un buon inizio!
Tra le risate e la fatica di tenere a bada le pagaie non ci accorgiamo che il cielo sta rannuvolando, l’aria si fa minacciosa e il
fiume si sta ingrossando. Il canotto ha cominciato a ondeggiare
sempre di più e ci fa saltare ogni volta.
La prof Galli, sempre pronta a tenere tutto sotto controllo è seduta
a prua e impartisce ordini, mentre Andrea vicino a me, abbastanza
spaventato, sta pagaiando in un modo veramente goffo e buffo,
tanto che Marzia lo imita facendoci morire dal ridere e sdrammatizzando la situazione, che sta diventando sempre più critica.
Goccia dopo goccia comincia a piovere, sempre più forte, il cielo
si fa più scuro e i nostri volti sono tesi e preoccupati. Tra noi regna
il silenzio, si sente solo il fragore dell’acqua che ci trascina e...
BOOM!
«Che cosa è successo?» chiede spaventata Valeria.
«Un fulmine ha colpito un albero!» grida Ernesto.
«Non voglio morire, non voglio morire. Aiutooo, se finiamo in acqua
non so nuotare!»
«Ernesto, cerca di stare calmo» gli grido, anche per farmi notare
da Valeria e per darmi un tono «è solo un temporale». «State tranquilli, andrà tutto bene, sono un esperto io!» interviene Moussa,
ma in quel momento un rumore fortissimo squarcia l’aria e un tronco
Capitolo primo
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precipita nel fiume, proprio davanti a noi, sbarrandoci la strada.
«Oh no, siamo bloccati, come facciamo?» esclama la prof, visibilmente in preda all’ansia.
«Ho letto che in situazioni come queste bisogna stare calmi, la
paura può giocare brutti scherzi... Aiuto!» si mette a urlare Andrea.
«Tranquilli, ragazzi, ci penso io, ora vediamo cosa fare, dobbiamo
trovare una soluzione in fretta» ci tranquillizza Moussa.
«Nooo, è troppo tardi, il tronco è sempre più vicino!» urliamo.
Ci stiamo avvicinando sempre più in fretta al tronco, la corrente ci
trascina e non permette di virare. Moussa è l’unico che riesce a
mantenere la calma e ha la prontezza di spirito di prendere una
corda per ancorare il canotto e non andare a sbattere.
Troppo tardi! Finiamo lo stesso contro il tronco, solo un po’ più rallentati. In qualche modo riusciamo ad afferrare l’albero che ha deciso di ostacolare la nostra discesa e, davvero non so come, ci
saltiamo sopra tutti. Tutti tranne Valeria che perde l’equilibrio e
cade in acqua. Certo che come inizio non c’è male: temporale, fulmine, alberi caduti e, adesso, anche una compagna in acqua, anzi
non una compagna, la mia Valeria! La prof strepita perché nessuno
la aiuta a restare in piedi su quel tronco che, detto tra noi, è davvero scivoloso, ma adesso il nostro pensiero va solo a Valeria.
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Un buon inizio!
D’istinto mi butto in acqua cercando di tirarla su, ma peggioro la
situazione, non ho tenuto conto dell’acqua gelata e della corrente che mi spinge giù nonostante il salvagente: ora siamo in
due a essere nei guai!
«Dai svelti, tiratevi su!» urla Moussa facendoci coraggio e aiutandoci a risalire, usando rami trovati lì intorno e la corda del canotto. Ce l’abbiamo fatta, ci abbracciamo per esserci riusciti...
per fortuna c’è molto trambusto perché mi sento diventare rosso
fino alle orecchie.
La prof Galli non ci lascia molto tempo e, riprendendo coraggio, grida: «Dai ragazzi, svelti, cerchiamo di arrivare a riva!»
Ora sì che la riconosco la nostra prof, sembra come quando in
classe deve spiegare l’analisi logica e noi scarabocchiamo sui
diari anziché ascoltarla e cercare di sbrogliarci tra i vari predicati.
Arrivati a riva ci lasciamo cadere stravolti. Ci guardiamo. Il nostro primo pezzo di rafting è stato quasi una catastrofe, forse
aveva ragione Andrea... Siamo andati a sbattere, abbiamo graffi
sulle mani e sulla faccia, le mute sono sporche di fango, ma per
fortuna niente di grave. Ci siamo appena tolti i caschetti quando
Marzia inizia a ridere come una matta.
Capitolo primo
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«Ah ah ah, guardate, guardate, ah ah ah» Marzia non riesce a
dire altro, indica solo la prof, piegandosi in due dal ridere. Ci giriamo tutti e vediamo la Galli con i capelli sparati in su, annodati
e pieni di fango. A quel punto scoppiamo a ridere tutti senza ritegno e la prof con noi, senza capire il motivo di tutta questa ilarità.
«Che bella barzelletta, Marzia!» dico e tutti mi guardano perplessi.
Allora io faccio l’occhiolino per far capire loro che sto solo cercando di salvarci da una nota certa al ritorno in classe.
Marzia, ancora una volta, è riuscita a farci tornare il buonumore,
nonostante siamo da soli in mezzo al bosco, senza canotto e
senza altri compagni. Sono stati più fortunati, il tronco è caduto tra
la nostra squadra, che era l’ultima, e tutte le altre. Siamo abbastanza sereni perché il prof Toso, da due canotti avanti, si sbracciava per farci segno di stare tranquilli. Avrebbe presto mandato
qualcuno ad aiutarci.
La prof richiama l’attenzione di tutti noi: «Ragazzi, un attimo di attenzione, facciamo un rapido appello: Sam, Valeria, Marzia, Andrea, Moussa... Ernesto...»
Il panico si legge sui nostri volti e ci guardiamo terrorizzati. Dov’è
Ernesto?
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Un buon inizio!
CAPITOLO SECONDO
La nostra Luna
La paura e la preoccupazione che Ernesto sia annegato ci attanagliano. Il tempo si ferma all’istante, un silenzio cupo e agghiacciante incombe intorno a noi. La Galli è la più preoccupata di
tutti, letteralmente sconvolta e terrorizzata. I capelli che prima
erano sparati in su, una volta sciolti, raggruppati ormai in ciocche
rasta, la fanno somigliare a Bob Marley. Un’immagine esilarante
anche in questo drammatico momento.
In verità siamo tutti molto angosciati per la sorte di Ernesto, ma
quella più inquieta è Valeria. Questo mi infastidisce molto, ne parla
continuamente, con quell’espressione disperata che si mostra
quando ti importa davvero di qualcuno. Intanto il cielo grigio
rende il bosco freddo e triste; l’acqua del fiume, prima limpida e
cristallina, ora è torbida e minacciosa. Guardiamo impauriti quel livido ammasso di fanghiglia che non permette più di vedere il
fondo e nel silenzio più assordante Marzia, con voce enfatica,
esordisce: «Nel mezzo del cammin di nostra gita, Ernesto si è perduto per questa selva oscura, poiché la via del rafting ha smarrita...»
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La nostra Luna
La guardiamo sbigottiti. È vero che non perde mai occasione di
ironizzare su tutto, ma stavolta è davvero inopportuna. Percependo il nostro dissenso, arrossisce, abbassa lo sguardo e ci
segue senza più fiatare.
«Calma, ragazzi!» ci rassicura Andrea «Il fiume in questo tratto non
è molto profondo, Ernesto sarà nei paraggi e se la caverà anche
da solo».
Ci incamminiamo verso la riva, cercando di restare uniti quando,
a un tratto, calpesto qualcosa. È del vetro quello sotto i miei
piedi? Sposto le foglie con le mani per vedere meglio e… «Ahi!, mi
sono tagliato» esclamo.
La prof, venendomi incontro, mi tuona con aria seccata: «Ci mancava solo questo!» poi incredula raccoglie da terra l’oggetto che
avevo pestato.
«È la bussola di Ernesto!» dice sorpresa.
Tutti accorrono a osservarla. Gli occhi di Valeria si illuminano per
quell’oggetto che sembra conoscere bene, mentre non mostra
alcun interesse per la mia piccola ferita che proteggo con un fazzoletto.
«È proprio quel ridicolo aggeggio che Ernesto sfoggia in bella
mostra dall’inizio dell’anno!» commenta in tono ironico Marzia. Non
Capitolo secondo
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ha tutti i torti, la forma è triangolare, di un color verde vomito, con
degli orrendi brillantini che luccicano indecentemente sui tre bordi
laterali, dono di un’ammiratrice segreta, a suo dire.
«Non perdiamo tempo, iniziamo le ricerche!» esclama Moussa,
scuotendoci dalla contemplazione in cui eravamo immersi. Questa
traccia un po’ ci rassicura. Le nostre ricerche, a questo punto, non
vanno concentrate sul fiume, ma nel bosco circostante. Ernesto
deve essere qui intorno, da qualche parte. Ci incamminiamo senza
avere una meta precisa, io naturalmente faccio di tutto per stare
accanto a Valeria, ma lei non sembra nemmeno accorgersi della
mia presenza, i suoi pensieri sono tutti per Ernesto. Per il momento
ha smesso di piovere e questo ci rasserena. Intorno tutto è tranquillo. Un pallido raggio di sole, squarciando le nubi, filtra tra le foglie, illuminando il sentiero e la radura circostante.
A un tratto Andrea con tono basso e lugubre rievoca ciò che non
avrebbe mai dovuto:
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«Oh spiriti spregevoli dei boschi,
portateci al tesoro della banda Cirocci.
Il vostro parlare ci incoraggi,
assumete la forma di animali selvaggi».
La nostra Luna
Quel saputello ha pronunciato la terribile filastrocca della banda
Cirocci. Le sue parole risuonano nel bosco come un macabro presagio. Se prima eravamo solo preoccupati, ora siamo terrorizzati.
«Nooo! Non dovevi!» urla Valeria in preda al panico.
Non termina nemmeno di parlare che l’ambiente circostante sembra incupirsi di nuovo, l’aria diventare immobile. Un rumore sinistro
riecheggia poco distante. Sentiamo rami spezzarsi e foglie frusciare. Indietreggiamo atterriti.
«L’animale selvaggio dei Cirocciiii!» urliamo all’unisono.
Scappiamo senza pensarci in direzioni opposte, ma Moussa, immobile, rimane lì a osservare.
«Venite… Guardate!» urla.
Circospetti e incuriositi ci avviciniamo. Chi si nasconde dietro al
cespuglio? Sarà Ernesto? Lo abbiamo trovato? Moussa solleva
con facilità un grosso ramo che ci impedisce la vista e… proprio
li, davanti a noi, appare una cagnolina: busto eretto e tratti fieri,
tutta orecchie e pelo lungo, un tempo bianco probabilmente, ora
un po’ meno; i suoi occhi intelligenti e il viso da furbetta la dicono
lunga.
«Oh, che carina» esclama Valeria «portiamola con noi, potrebbe
aiutarci a trovare Ernesto. Diamole un nome…»
Capitolo secondo
29
«Visto che oggi è Lunedì chiamiamola così».
«Bravo, Andrea» risponde la Galli «ottimo riferimento a Defoe e al
suo Robinson Crusoe, in fondo siamo anche noi un po’ naufraghi
come lui».
«Prof anche in questa circostanza facciamo letteratura?» ribatte
prontamente Marzia, poi voltandosi verso di noi sussurra «Non
l’ascolto in classe figuriamoci qua!»
«Ma è un nome troppo serio, meglio Luna» suggerisce Valeria. Non
c’è che dire, ha sempre ottime idee la mia Valeria, Luna è un nome
perfetto, tutti ne sono entusiasti.
Ora però è tempo di sbrigarsi e ricominciare a cercare Ernesto.
Lo chiamiamo concitati urlando a squarciagola. Chi perlustra un
tronco d’albero caduto, chi una siepe, chi si avvia lungo il sentiero
per cercare più lontano. La nostra simpatica mascotte ci segue
nelle ricerche precedendo o saltellando intorno a ognuno di noi,
ormai è del gruppo, è la nostra Luna.
Intanto inizia di nuovo a piovere, corriamo cercando rifugio in una
grotta poco distante. Luna è la prima a inoltrarsi, l’ambiente è
ampio, ma soprattutto buio e non ci permette immediatamente di
scorgere ciò che c’è intorno. D’improvviso abbaia e subito dopo
l’eco di una voce familiare rimbomba tra le pareti della caverna.
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La nostra Luna
«È Ernesto!» esclama Valeria raggiante. È la prima a farsi largo tra
noi e ad accorrere verso di lui che, appoggiato alla roccia, un po’
dolorante e infreddolito la stringe forte non appena le si avvicina.
Non ci posso credere! La gioia per il ritrovamento, cede il passo
alla sorpresa. Se avessi la bacchetta magica di Harry Potter lo
trasformerei all’istante in Shrek, vorrei proprio vedere poi la faccia di Valeria mentre abbraccia un orco verde e ripugnante. Ma
mi rendo conto che qui, l’unico verde dalla gelosia sono io.
«Come sei arrivato qui? Cosa è successo?» chiede la prof preoccupata.
Ernesto inizia a raccontare.
Capitolo secondo
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CAPITOLO TERZO
Il mistero della luna
Così Ernesto inizia a raccontare: «Quando eravate sul tronco io,
cercando di salire, sono scivolato e la corrente mi ha trasportato
più avanti; in quel momento non sono riuscito a urlare o chiamarvi
perché stavo per affogare: si è anche slacciato il giubbotto salvagente! È vero che l’acqua del torrente non è molto profonda, ma
io non so nuotare! Poi, all’improvviso, quando ormai pensavo di
essere spacciato, mi sono sentito tirare dal colletto del giubbotto:
un cane mi ha salvato e mi ha portato a riva. Dopo è sparito. Allora ho iniziato a chiedere aiuto, ma non c’era anima viva, così
ho camminato a vuoto finché ho trovato questa grotta. Dopo
qualche minuto, a me è sembrato un’eternità, siete finalmente arrivati voi. Ho tirato un bel sospiro di sollievo! Certo devo sicuramente ringraziare quel cucciolo che mi ha trascinato in salvo».
La professoressa Galli esclama contenta: «Grazie mille, Luna!
Senza di te non l’avremmo mai più rivisto! Sei veramente stata il
nostro angelo custode».
E io con tono sarcastico: «Eh sì, che fortuna!?!»
«Credo che questa sia tua...» esclama Valeria timidamente.
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Il mistero della luna
«Oh, la mia bussola! Grazie, Vale! Ero così triste per averla persa,
lo sai, ci tenevo tanto!» risponde Ernesto felice, poi improvvisamente cade a terra urlando dal dolore. Tutti ci avviciniamo e
Moussa gli domanda cosa sia successo e quale parte del corpo
gli provochi tanto fastidio. Ernesto, continuandosi a lamentare, ci
racconta che, mentre si dibatteva nel fiume per non affogare, ha
urtato violentemente con il piede contro una pietra appuntita.
«Prima non mi faceva tanto male, ma ora quasi non riesco ad appoggiare il piede».
Gli diciamo di togliersi la scarpa per vedere la ferita, ma quando
si toglie lo stivale notiamo un piccolo taglietto sotto il piede. Secondo me non è niente di grave, vuole solo di nuovo attirare l’attenzione su di lui e infatti... Valeria decide di fasciare subito quella
ferita, ma non sa come fare.
Pensa e ripensa e alla fine le viene in mente un’idea: «Mi toglierò
una calza e ti legherò la ferita».
Subito penso “Che pensiero romantico... peccato che Ernesto non
ha niente, fa scena, non lo hai ancora capito? Hai delle fette di
salame davanti agli occhi?!?”. Vorrei proprio urlarglielo, ma non
ce la faccio, lei è sempre speciale, anche quando fa la crocerossina per un altro.
Capitolo terzo
33
Così Valeria si toglie il calzino ed Ernesto, che è molto sensibile
agli odori (certo che ce le ha proprio tutte questo ragazzo), diventa più pallido del solito: sta per svenire per la puzza dei piedi
di Valeria!
Tutti scoppiano a ridere, mentre io a fatica cerco di rimanere serio
e le dico: «Non ti curar di loro...» ma, appena la guardo, anche lei
scoppia a ridere come una pazza, allora anch’io mi lascio andare.
Marzia si rotola addirittura per terra e si tiene la pancia dal ridere:
ha le lacrime agli occhi.
Ben presto, tuttavia, siamo interrotti dai lamenti di Luna che si sta
grattando come una forsennata il collo e continua a guaire e a lamentarsi.
Andrea corre da lei, le toglie il collare e inizia a urlare: «Presto,
presto venite a vedere! Qui c’è qualcosa: una pergamena!»
«Forza, srotolala! Chissà cosa c’è scritto!?! Dai, siamo curiosi, cosa
aspetti?» incalza Marzia.
«Fatela leggere a me!» interviene la professoressa Galli e, ovviamente, nessuno di noi osa contraddirla.
«Cosa vedono i miei occhi! Qui c’è un indovinello! Ragazzi, ascoltatemi con attenzione:
34
Il mistero della luna
“Se il tesoro volete trovare,
pericoli e scelte dovrete affrontare;
qui di seguito un codice dovrete decifrare,
se il tesoro della banda Cirocci vorrete incontrare”.
E poi di seguito è scritto un codice formato da una serie contenente nove numeri... Tutto questo è molto interessante, certo, ma
di difficile comprensione» conclude la nostra insegnante con uno
sguardo molto inquietante.
«Che cosa significa? Perché dobbiamo incontrare il tesoro? Che
senso ha tutto ciò? Non ci capisco proprio nulla» afferma subito
Moussa, sconsolato.
E Andrea: «Fate vedere a me, lo sapete che sono bravissimo in
matematica!»
«Aspettate, qui ci sono altre indicazioni!» continua il nostro compagno sempre più agitato. Ci mettiamo in cerchio intorno a un altro
pezzo di mappa su cui si trova disegnata una grossa X che indica
un albero enorme.
Andrea che sa sempre tutto esclama: «Questo è l’albero della leggenda dei Cirocci: sotto i suoi rami il più piccolo componente
Capitolo terzo
35
della banda si è inciso su un braccio il simbolo del gruppo, se non
ricordo male proprio un codice numerico».
Io sono proprio tanto confuso ed esclamo: «Non capisco più
niente: indovinelli, codici numerici, mappe, alberi, un ragazzino e
un cane... e poi io sono così stanco, voi no? Fuori è sempre più
buio e continua il diluvio universale. Voglio tornare a casa!»
La professoressa Galli cerca di tranquillizzarci e decide come sistemarci per la notte, quindi ci manda in giro per la grotta a cercare
legna; l’unico nostro dubbio rimane quello su come riuscire poi ad
accendere un fuoco: con delle pietre focaie? Con i legnetti?
Marzia subito legge nei nostri pensieri e dice: «Tranquilli ragazzi,
ho sempre con me l’accendino».
«Ma Marzia, tu fumi?» le chiede preoccupata la Galli.
«No! Ma non lo sa prof che il fumo fa male?!? Mi serve per tirare i
petardi all’uscita di scuo... ops, vabbé, come non detto!» risponde
impacciata Marzia.
Noi tutti ridiamo sotto i baffi.
«Ragazzi, accendiamo un bel fuoco e mettiamoci a riposare. Domani saremo più lucidi e pronti a trovare la soluzione all’indovinello. Chissà, prima o poi qualcuno verrà anche a recuperarci...
forse» conclude l’insegnante.
36
Il mistero della luna
Siamo troppo agitati per dormire ma, grazie al tepore del fuoco e
alla immensa stanchezza della giornata, piombiamo ben presto in
un sonno profondo.
E così si conclude la prima giornata di una gita fantastica.
Capitolo terzo
37
CAPITOLO QUARTO
Nel bosco
Il gelo scende tra gli alberi, l’umidità penetra nelle ossa, le civette
intonano una melodia malinconica. Mi sveglio col cuore in gola, non
riesco più a riaddormentarmi. Non nascondo di avere paura in questa buia e fredda caverna, il fuoco si è quasi spento. Non so cosa
fare, guardo l’orologio: sono le tre. Uffa! Devo aspettare altre tre
ore per vedere un po’ di luce. La storia della banda Cirocci poi e
quella specie di mappa mi mettono un po’ di ansia. Speriamo che ci
trovino presto, che il professor Toso mandi qualcuno a cercarci.
Per prendere sonno cerco di tranquillizzarmi pensando a Valeria,
neanche questo aiuta. Il pensiero che preferisca Ernesto incombe,
occupa i pensieri e non mi permette di chiudere occhio. Immagino
la mia Valeria distesa su un fianco. Il suo volto roseo e delicato potrebbe riscaldare la notte più fredda… ho deciso, voglio vederla.
Mi alzo e sento bisbigli e risatine soffocate. Valeria ed Ernesto
sono nell’angolo più buio della grotta e questo non mi rassicura.
Volevo dirle quello che provo, dichiararle il mio amore, ma ora
non mi sembra proprio il caso! Eppure sono un ragazzo carino. Almeno credo. Sono premuroso, gentile con tutti, l’amico ideale…
38
Nel bosco
Bah! Valle a capire le donne.
Dal rumore dei passi, mi accorgo che quei due si stanno dirigendo
verso l’uscita, devo seguirli. Una volta fuori si sente solo lo scorrere
del fiume. Le ombre degli alberi con la notte assumono forme
strane, sguardi maligni. Risulta difficile distinguere le persone. E non
avere paura! Fortunatamente non li ho ancora persi di vista. Continuo a calpestare foglie secche, lo scricchiolio temo mi faccia
scoprire. Devo essere il più silenzioso possibile.
Li sto ancora seguendo da lontano, chiedendomi chi diamine me
lo fa fare, quando, senza volerlo, un po’ per l’emozione, un po’ per
la mia allergia ai pini, starnutisco. Forte. Forte da far rimbombare
l’aria e gli alberi del bosco! Ma si può essere così sfigati! Ho rovinato tutto, succede sempre quando sono emozionato! Si sono insospettiti, si stanno avvicinando. Che fare? Mi butto a terra,
fingendo di essere svenuto, intanto mi raggiungono. Ernesto corre
a chiamare la prof.
Quando mi vede urla preoccupata: «Respirazione bocca a
bocca, prendete il kit del pronto soccorso!»
Appena pronuncia queste parole, immagino la Galli protendersi
verso di me, le labbra che sfiorano le mie e, subito dopo, Marzia
che mi prenderà in giro per giorni.
Capitolo quarto
39
Non posso correre questo rischio, mi alzo e grido: «Sto bene, non
preoccupatevi».
Apro gli occhi e la scena non è di certo quella che mi aspettavo. Valeria, china su di me, pronta a praticarmi la respirazione
bocca a bocca. Che idiota! Ho perso forse l’unica occasione
di baciarla.
La professoressa ci chiede che ci facevamo nel bosco. Valeria
risponde imbarazzata: «Niente… non riuscivamo a dormire, allora abbiamo pensato...»
«Bella pensata!» la interrompe la Galli e comincia una delle sue
tiritere.
Quando torniamo alla grotta le palpebre si fanno pesanti e mi
addormento.
Il mattino seguente tutti focalizzano l’attenzione sulla pergamena
e sembrano aver dimenticato la scorsa notte, fortunatamente. La
fame è tanta e il cibo scarseggia. Io ho un panino prosciutto e
formaggio che mamma mi ha obbligato a portare, per via della
sua apprensione; Moussa ritrova in tasca dei cioccolatini semisciolti e metà confezione di mortadella a cubetti; Valeria, ossessionata dall’alito, ha con sé caramelle alla menta extraforte…
magari esistessero anche per i piedi!
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Nel bosco
Andrea non fa altro che fissare la pergamena, è convinto che
prima o poi riuscirà a scoprire che cosa nasconde. Non si legge
tutto: una macchia d’inchiostro ricopre una parte del disegno. Andrea decide di provare a illuminarla con l’accendino di Marzia.
Ma niente, non succede nulla.
Andrea non si abbatte ed è talmente concentrato da non accorgersi che la bottiglietta dell’acqua è aperta: inavvertitamente la
rovescia sul foglio e come per incanto la macchia si schiarisce.
Wow! Si intravedono le forme di una casa e questo ci lascia tutti
a bocca aperta. Cosa significherà? Ci dividiamo in squadre:
Moussa e Andrea rimangono con Luna nella grotta a decifrare il
codice e ad aspettare che qualcuno della scuola si faccia vivo,
io vado con Marzia a cercare cibo e legna e come al solito Valeria starà con Ernesto. Dopo pochi minuti di cammino siamo già nel
cuore del bosco: gli alberi oscurano il cielo e lo squittio degli scoiattoli ci accompagna lungo il sentiero.
Tutto d’un tratto Marzia assume un’espressione seria. Cosa starà
architettando? Non vorrà mica prendermi in giro per ciò che è successo stanotte?
«Non credere di essere l’unico innamorato della persona sbagliata. Ernesto non mi degna di uno sguardo, non ride alle mie batCapitolo quarto
41
tute. Non so davvero cosa fare. È meglio che ritrovi l’umorismo di
sempre, altrimenti il tempo non passerà mai. Tu cerca della legna,
io vedo, se almeno qui, c’è campo con il cellulare… in questo
stramaledetto bosco, sembriamo isolati da tutto e tutti, è naturale
che le persone che vivono qui siano così interessate a quella
strana banda Chicocchi, Cirocci o come diavolo si chiama. Non
hanno nient’altro da fare» afferma Marzia, tra il serio e il faceto.
Si allontana e mi ritrovo tutto solo nel bel mezzo del nulla. Cammino
circospetto e raccolgo rametti spezzati. D’improvviso sento in lontananza il rumore di asce che si schiantano contro tronchi che sembrano gridare di dolore.
Chiamo più volte: «Marzia, Marzia!» ma sento solo l’eco della mia
voce.
Le gambe mi tremano, nonostante tutto trovo la forza di correre più
veloce che posso. I rumori persistono, anzi, li sento sempre più vicini. A suon di correre mi ritrovo davanti a una piccola capanna
mal ridotta: non ci sono finestre e dalle fessure della porta non si
scorge nulla.
Decido di entrare.
Una volta dentro sento un insopportabile tanfo di polvere: non si
riesce quasi a respirare. I fucili appesi alle pareti mi fanno pensare
42
Nel bosco
al rifugio di qualche cacciatore. Mentre sto per avvicinarmi al piccolo tavolo al centro della stanza sento un rumore di passi, la
porta cigola.
Capitolo quarto
43
CAPITOLO QUINTO
La banda Cirocci
Il mio cuore batte all’impazzata... Mi manca il respiro. Sono atterrito, ma trovo il coraggio di voltarmi. La porta si spalanca e compare sulla soglia la sagoma di un uomo alto e robusto, con
un’ascia in mano.
«Tu cosa fai qui? Chi sei?» mi domanda avvicinandosi. Il suo tono
non è aggressivo ma sorpreso e incuriosito, e questo mi rassicura.
Con un filo di voce e tutto d’un fiato riesco a dire: «Mi chiamo Samuele, con la nostra prof e alcuni compagni di classe stavamo facendo rafting, ma abbiamo avuto un incidente. Il canotto è
andato a sbattere contro un tronco caduto nel fiume. Per fortuna
ci siamo salvati, però siamo stati costretti a fermarci sulla riva. In attesa dei soccorsi abbiamo trascorso la notte qui nel bosco, in una
grotta. Ero in cerca di cibo e di legna insieme alla mia amica Marzia, ma ci siamo persi».
L’uomo accenna un sorriso mite, appoggia l’ascia contro il muro,
tira fuori dalla tasca del suo giubbotto una torcia elettrica e la accende: «Ah! Allora sei uno degli studenti che ho visto partire ieri,
dal ponte della strada provinciale. Accidenti ragazzino, ne avete
44
La banda Cirocci
fatta di strada per avventurarvi fin qui! Sono Piero e lavoro nella
falegnameria che si trova all’ingresso del paese. Vengo in questo
bosco per procurarmi legna».
Si allenta la tensione. Sembra un uomo simpatico. Lo osservo meglio, il suo sguardo, sorretto da due occhi scuri, esprime fierezza.
Avrà all’incirca sessant’anni, ha i capelli grigi e una folta barba. Indossa pantaloni mimetici con la cinta da lavoro e una giacca con
molte tasche.
Lancio una rapida occhiata all’interno della capanna che, illuminata dalla luce della torcia, mi appare un luogo desolato e cadente: le assi di legno del pavimento piene di fenditure, il tavolo
impolverato, due panche mal ridotte appoggiate alle pareti, una
branda senza materasso buttata in un angolo, una catasta di
legna ben sistemata e tre vecchi fucili appesi alla parete.
«Qui non troverai nulla, a parte i ragni e le ragnatele! È un luogo
abbandonato da tempo. Viene usato come riparo occasionale
da qualche cacciatore; io mi fermo qui solo per accatastare la
legna da portare via. Molti anni fa era uno tanti dei nascondigli
della banda Cirocci. Probabilmente questo nome non ti dice nulla,
ma nel mio paese sono considerati degli eroi e la loro storia viene
tramandata di padre in figlio».
Capitolo quinto
45
«No!? Davvero?» forse ho trovato un indizio più concreto, forse
potremo risolvere il mistero «Ne ho sentito parlare a scuola a proposito della leggenda del tesoro del fiume, una storia che risale
alla Seconda Guerra Mondiale, ma vorrei saperne di più».
Piero assume la classica espressione compiaciuta che compare
sul volto del nonno quando mi racconta le storie della sua infanzia: «La banda Cirocci era un gruppo di partigiani che nel 1943
combatté contro le divisioni tedesche. Lottarono con coraggio
per cacciare le truppe che avevano occupato il mio paese e che
avevano seminato terrore e morte con rastrellamenti, saccheggi e
uccisioni. La banda era composta da studenti di circa vent’anni,
pronti a sacrificarsi per la libertà. Organizzavano agguati e attentati contro i nazisti e poi si rifugiavano su queste montagne, per
preparare nuovi attacchi. «Erano diventati la spina nel fianco dei
nazisti e la povera gente del paese li aiutava come meglio poteva, offrendo loro cibo, ospitalità e protezione. Purtroppo il 27
dicembre del 1943 furono catturati e condannati a morte. L’unico
a salvarsi fu il più giovane, Italo, un ragazzo di quindici anni, che
riuscì a sfuggire all’arresto nascondendosi prima nel cimitero e poi
qui nel bosco. Il ragazzo però non fu mai più visto in paese. Perfino mio padre, suo amico fidato, sin da quando erano bambini,
non è riuscito a rintracciarlo».
46
La banda Cirocci
Wow! Che storia avvincente. Erano degli eroi, pensavo fossero
dei comuni briganti e invece... Non vedo l’ora di riferire tutto ai
compagni.
«Perché si chiamava banda Cirocci? E poi, è vera la storia del
loro tesoro?» chiedo ancora a Piero.
«Il nome Cirocci è nato dall’unione delle iniziali dei nomi dei sette
partigiani che l’avevano creata: Claudio, Ignazio, Renzo, Orazio,
Cecco, Carlo e Italo, il quale con audacia svolgeva rischiose missioni di staffetta, portando ordini o segnalazioni sui movimenti nemici. Riguardo al tesoro, in paese si mormorava, secondo mio
padre, che Italo avesse nascosto qualcosa di prezioso appartenuto alla Banda. Finora, però, nessuno è riuscito a trovare o a scoprire nulla».
Mi torna in mente ciò che diceva la leggenda, cioè che il più piccolo della Banda, mentre sostava sotto un grande albero, si era
inciso un codice numerico sul braccio. Lo racconto a Piero.
Lui scuote leggermente il capo: «Hai ragione, c’è una vecchia leggenda che riguarda una quercia secolare sotto la quale la Banda
si radunava, ma fino a oggi...»
«Sam! Samuele dove sei? Sam rispondi!» è la voce di Marzia che
mi chiama.
Capitolo quinto
47
D’istinto mi slancio verso la porta della capanna gridando: «Marzia, sono qui!»
Arriva sulla soglia correndo: è ansimante, ha il viso pallido e
un’espressione stravolta.
«Lieta di vedere che sei sano e salvo!» sbotta «Ti sembra il momento di giocare a nascondino?»
Poi si accorge della presenza di Piero.
La tranquillizzo facendo le presentazioni ed esclamo trionfante:
«Vieni a vedere, questa capanna era il rifugio della famosa banda
Cirocci».
Marzia è la solita, spezzando con la mano una ragnatela, ridacchia: «Che odore di muffa! Che posto polveroso e sinistro! Hai trovato il tesoro? C’è un cadavere?»
«Piantala! Non sei divertente, non è il momento di scherzare. Ho
notizie interessanti sulla banda Cirocci, ma ti racconterò tutto mentre torniamo alla grotta. La Galli e i compagni saranno preoccupati, si domanderanno dove siamo finiti».
«Vi accompagno io, ragazzi» interviene Piero «conosco queste
montagne come le mie tasche, potrei orientarmi nel bosco anche
a occhi chiusi».
48
La banda Cirocci
CAPITOLO SESTO
Amico o nemico?
Ci incamminiamo con Piero lungo il sentiero. Un gelido venticello fischia e muove i rami degli alberi; ho la sensazione che questo vento
porti cattivi presagi, aria di brutta avventura. La vegetazione è fitta,
i raggi del sole fanno fatica a filtrare tra gli alberi. Le fronde si muovono in modo sinistro: il paesaggio non è rassicurante.
Guardo Marzia. Sembra tranquilla, anche se ci troviamo nel bel
mezzo di un bosco e per giunta in compagnia di uno sconosciuto.
Il boscaiolo apre la strada, noi gli camminiamo dietro, senza perderlo di vista. Ogni tanto si gira per vedere se è tutto a posto e
se siamo ancora lì: sembra tranquillo ma è taciturno e questo mi
mette un po’ d’ansia. Il mio sesto senso continua a ripetermi che
c’è qualcosa di strano. Cosa? Forse tutto questo trambusto mi sta
mandando in paranoia!
Arriviamo finalmente alla grotta, si sente qualche mormorio in sottofondo: «Ma chi è quell’uomo?»
«Boh! Forse il professor Toso ha mandato qualcuno».
Poi parla la prof, sbrigativa, ad alta voce, e si rivolge all’uomo:
«Chi è lei?»
50
Amico o nemico?
«Mi chiamo Piero, sono un taglialegna e lavoro per la falegnameria all’ingresso del bosco».
A quel punto intervengo: «Prof… io e Marzia ci eravamo persi. Se
non fosse stato per Piero a quest’ora saremmo ancora a girovagare nel bosco alla vostra ricerca!»
«Davvero? Allora grazie infinitamente Piero! Ce ne stanno succedendo talmente tante… ci mancava solo che mi perdessi qualche alunno».
«Prof e c’è dell’altro! Piero conosce la storia della banda Cirocci. Facciamogliela raccontare».
L’attenzione del gruppo adesso è tutta rivolta al boscaiolo.
La prof tace e fa cenno di raccontare.
«Sì, in effetti... mio padre era un loro amico. I Cirocci erano partigiani, famosi dalle mie parti per le loro imprese contro i tedeschi.
Durante la Seconda Guerra Mondiale le truppe tedesche occuparono tutte le campagne circostanti, compreso il nostro amato
paese. C’era un clima di terrore: tutti avevano paura della loro
violenza ma sapevano di poter contare su sette ragazzi eccezionali, disposti a mettere in gioco la loro stessa vita».
Il gruppo ascolta il racconto di Piero con grande interesse, nessuno fiata. Neanche Marzia. In altre situazioni, a quest’ora,
Capitolo sesto
51
avrebbe già fatto una battuta delle sue. Anch’io sono preso dalla
storia, ma allo stesso tempo osservo Piero con sospetto.
Intanto il taglialegna continua a raccontare: «La loro impresa più
famosa è conosciuta come La sconfitta dei 30: la leggenda racconta che i sette ragazzi combatterono corpo a corpo contro
trenta soldati tedeschi, uccidendoli. Ci fu una rappresaglia, arrivarono in forze, li stanarono; ma si narra che prima di essere catturati e uccisi dai nazisti, quelli della Cirocci avessero nascosto
proprio in questo bosco un tesoro. E si sa... dove c’è un tesoro, c’è
una mappa!» conclude, guardando di soppiatto la mappa che
ha in mano Ernesto.
Marzia, dall’aria confusa, irrompe nel racconto: «Insomma ragazzi… io non ci ho capito nulla… Cos’è questa storia della
mappa?»
Andrea, con fare trionfante, risponde: «La mappa è l’indizio principale che ci porterà alla soluzione del mistero».
«Non è vero, questa stupida mappa ci farà perdere definitivamente l’orientamento, smarrendoci per sempre in questo bosco!»
intervengo con rabbia.
Le parole di Piero mi riportano alla realtà: «Non vi perderete, ci
sono io a guidarvi: conosco questi boschi meglio delle mie tasche.
52
Amico o nemico?
E poi ho un GPS da escursionismo, tutti i dipendenti della falegnameria ne hanno uno per muoversi nei boschi. In ogni caso
credo sia necessario trovare qualche altro indizio prima di credere alla storia del tesoro».
Andrea strappa la mappa di mano a Ernesto e comincia a studiarla.
Improvvisamente, con gli occhi che brillano, chiede il GPS a Piero
e comincia a premere nervosamente sui tasti: «Ho trovato! Questo
codice altro non è che un insieme di coordinate geografiche. E
poi dicono che studiare la geografia non serve a niente! Forse
queste coordinate possono portarci alla grande quercia disegnata sulla mappa».
Qualcuno fa delle ipotesi: «E se la mappa, invece che portarci al
tesoro, nascondesse una prova delle meschinità compiute dai tedeschi?» dice Ernesto.
«Potrebbe invece trattarsi di un vero tesoro: oro, diamanti, preziosi... vedo già un forziere che brilla!» esclama Marzia con entusiasmo.
La prof interviene: «Ora basta! È inutile fare ipotesi: non ci rimane
che scoprirlo. Mettiamoci alla ricerca della quercia e soprattutto
della strada per casa!»
Capitolo sesto
53
Camminiamo da un po’ e Andrea ricomincia con ipotesi da cervellone. È davvero petulante ma non mi interessa, sono distratto.
Guardo Valeria ed Ernesto che camminano tenendosi per mano, mi
si attorciglia lo stomaco. Guardo Piero, sospettoso: non mi convince. Sembra nervoso, per me nasconde qualcosa. Mi accorgo
che stringe un foglietto fra le mani: faccio finta di niente. E taccio.
Qualcuno però parla anche troppo.
«Sai la ferita mi fa ancora male» ripete Ernesto.
«Vuoi un po’ di acqua ossigenata?» fa Valeria con tono affettuoso.
Mi fanno arrabbiare così tanto che a confronto preferisco la petulanza di Andrea.
Arriviamo finalmente a destinazione: Moussa è il primo a vedere
l’albero. Siamo eccitati. Se troviamo un tesoro diventeremo ricchi,
penso tra me e me.
All’improvviso scoppia un temporale. Ci riuniamo intorno alla prof.
Non sa cosa fare. I temporali in un bosco sono pericolosi. All’eccitazione dell’aver trovato la quercia si è aggiunta l’agitazione
per l’acquazzone e i fulmini. Nella confusione, mi accorgo che
Piero è sparito. Con la mappa. E il GPS. L’avevo detto io che non
c’era da fidarsi!
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Amico o nemico?
La pioggia insiste, la caverna non è poi così lontana, decidiamo
di tornare. Ci riparerà dalla pioggia e intanto cercheremo di capire il da farsi.
Le parole dette da Piero nel capanno mi frullano in testa... “Vi
avevo visto partire…”
Quel ricordo mi mette un dubbio. Piero ci stava forse spiando?
Esprimo le mie perplessità alla prof.
Le condivide appieno: «Forse c’è qualcosa che ancora ci sfugge:
forse Piero non ci ha detto tutta la verità».
Poi mi viene alla mente il foglietto che teneva stretto tra le mani durante il tragitto verso la quercia: sarà un’altra parte di mappa? La
nostra gli serviva per arrivare a una soluzione?
Capitolo sesto
55
CAPITOLO SETTIMO
Piero e la mappa misteriosa
La stanchezza comincia a farsi sentire. Siamo affamati.
«Ma il prof Toso dove è finito? Perché non si fa ancora vivo nessuno? Voglio tornare a casa…» piagnucola Ernesto.
La prof, la cui chioma ormai ricorda irrimediabilmente quella di
Marge Simpson, è sempre più preoccupata. Prova, comunque, a
rassicurarci.
«Ragazzi, su! Ce la faremo, troveremo la strada per tornare a
casa».
«Stiamo qui a cercare il tesoro e non abbiamo più neanche quella
maledetta mappa!» urla disperata Valeria. Finora ha provato a
essere forte, ma ormai non riesce più a trattenere le lacrime.
«Questo lo dici tu!» la interrompe Andrea «Ragazzi, nessuno se n’è
accorto, ma sono riuscito a fotografare la mappa che Piero ha rubato. Quello lì, fin dall’inizio non me la contava giusta. Uno, poi,
che ha il GPS di Giulio Cesare e non sa neanche farlo funzionare.
E poi, non dimenticatelo: sappiamo dov’è la quercia».
«In ogni caso» interviene la prof «ormai è tardi. Meglio riposare e
recuperare le forze. Al resto penseremo domani».
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Piero e la mappa misteriosa
La notte passa tra pensieri e preoccupazioni. Alle prime luci del
mattino, ci alziamo e ci incamminiamo silenziosi verso la quercia.
A un certo punto Moussa si ferma di scatto e dice con un filo di
voce: «…Ssst! Mi pare di aver visto Piero!»
E non si sbaglia. Nascosti dietro un cespuglio, vediamo il taglialegna muoversi con fare circospetto, a pochi passi dalla quercia.
All’improvviso Ernesto, senza farsi vedere, sgattaiola fuori dal nostro nascondiglio improvvisato e si dirige verso la borsa di Piero,
lasciata vicino a un masso, a pochi metri da noi. Piero non si accorge di niente, è troppo lontano. Ernesto fruga nella borsa e,
dopo qualche secondo, ritorna stringendo qualcosa.
«Guardate cosa ho trovato!» sussurra trionfante Ernesto.
«La mappa, il GPS… e cos’è quell’altro foglio?» chiede incuriosito Andrea.
«Altre coordinate, credo» risponde il compagno.
«Mi hai fatto morire di paura. Cosa ti è saltato in mente?» dice Valeria, voce dolcissima, a Ernesto appena rientrato dalla sua mission impossible.
Non ne posso più di queste smancerie! Sto per esplodere! Per fortuna Marzia è più in imbarazzo di me e cerca di cavarsela con
una barzelletta. Purtroppo non fa ridere nessuno. Tranne Andrea
Capitolo settimo
57
che, a un tratto, comincia anche ad agitarsi come se avesse segnato un goal alla finale dei Mondiali.
Con il GPS in mano sembra un bambino con un pacco di caramelle, scrive le coordinate e cerca una destinazione. Con fare deciso esclama: «Sembra che il prossimo indizio si trovi in una struttura
rettangolare, non troppo lontano da qui. Potrebbe essere un vecchio rifugio della banda Cirocci».
«Forse è la falegnameria all’inizio del bosco. O il posto dove abbiamo trovato Piero» dice Marzia.
«Se fosse stata una falegnameria, il GPS me l’avrebbe segnalato,
qui risulta come luogo abbandonato da anni» risponde Andrea.
«Forse Piero non è affatto un boscaiolo e anche lui sta cercando
il tesoro» suggerisce insospettito Moussa.
«Si spiegherebbe perché ha preso la mappa!» rispondo.
«Tu e Marzia sapreste guidarci fino al rifugio della banda?» chiede
Andrea.
«Meglio seguire le indicazioni del GPS, però vorrei prima mangiare
qualcosa. Da qui alla caverna troveremo degli alberi di melo. Sembra un secolo che non tocco cibo» dice Marzia.
Per l’eccitazione non ci accorgiamo che stiamo parlando ad alta
voce. Con un cenno ordino a tutti di buttarsi a terra. A meno di un
58
Piero e la mappa misteriosa
centinaio di metri di distanza ho riconosciuto di nuovo la sagoma
del taglialegna. Non riesco a capire se ci abbia sentiti. A gesti
avviso gli altri e, mentre lui sembra venire verso di noi, riusciamo a
fuggire senza far rumore.
Raggiungiamo la grotta. La prof ci sta aspettando. Ha già raccolto delle mele e tirato fuori dallo zaino delle caramelle e un
succo di frutta. Mangiamo qualcosa. In fretta, perché Piero potrebbe arrivare da un momento all’altro. Non dovevamo mostrargli la grotta.
Tra un boccone e l’altro, le raccontiamo cosa è successo. Decidiamo rapidamente di cambiare nascondiglio. Non conosciamo il
bosco, ma ora abbiamo la tecnologia dalla nostra parte.
Ci incamminiamo. Andrea ci precede di qualche metro puntando
il GPS. Il segnale, purtroppo, va e viene e il nostro genietto di fiducia agita il marchingegno obsoleto in ogni direzione. Ancora
non sappiamo bene da quale parte andare. La vegetazione è
sempre fitta e non c’è traccia di alcun sentiero. Ci muoviamo a fatica. Ci mancherebbe pure che qualcuno si facesse male. La paura
di imbatterci all’improvviso in Piero è sempre in agguato.
Dopo aver camminato per quasi un’ora, rischiando a ogni passo,
finalmente Moussa avvista qualcosa. Sembra un capanno abCapitolo settimo
59
bandonato. Sarà il nascondiglio della banda Cirocci? Ci avviciniamo con cautela.
La prof vuole entrare per prima, per accertarsi che non ci sia nessuno. Apre una porta malridotta, ma non si accorge di un ostacolo e inciampa cadendo rovinosamente, soffocando un urlo.
Mi precipito dentro, seguito da Moussa ed Ernesto. La aiutiamo a
rialzarsi. Sembra malconcia, ma fa segno di non pensare a lei.
Man mano che gli occhi si abituano alla penombra, riusciamo a distinguere, tra ragnatele e arnesi vari, dei vecchi indumenti. Andrea
scorge in fondo alla stanza un grande armadio. Si avvicina lentamente, facendo cigolare le assi del pavimento. Si accosta al mobile, tocca il vecchio legno. Con il palmo della mano toglie uno
strato di polvere. Pulendo meglio vede degli splendidi intarsi finemente lavorati. Che ci fa un armadio così bello in mezzo al bosco?
Con delicatezza apre un’anta e gli cadono addosso delle giacche verdi. Sembrano delle divise. Cerchiamo di liberarlo, ma ci interrompiamo: sul fondo dell’armadio è in bella mostra un quadro in
pessimo stato ma con una cornice d’oro. Probabilmente, conservato bene, varrebbe molti soldi.
«Sarebbe questo il famoso tesoro della banda Cirocci?» chiede
Ernesto.
60
Piero e la mappa misteriosa
«Aspetta un secondo!» dice Andrea. Solleva il quadro e trova un
vecchio taccuino con la copertina in pelle. Apre le pagine ingiallite, scorre le righe e gli sembra di capire che è un elenco. Un
elenco di opere d’arte.
Capitolo settimo
61
CAPITOLO OTTAVO
La stanza segreta
Andrea porge il taccuino alla prof Galli, e lei inizia a leggere: «Ritratto di giovane ignoto di Sandro Botticelli, Testa di Fauno di Michelangelo Buonarroti, Tribunale della mercanzia di Simone Martini…»
La prof si interrompe, poi esclama: «So di che cosa si tratta!»
sgrana gli occhi «Ragazzi! Forse abbiamo trovato un documento
straordinario: questo potrebbe essere l’elenco dei capolavori trafugati dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale».
Mentre ascoltiamo incuriositi e interessati la spiegazione della
Galli, sentiamo in lontananza dei flebili guaiti. Ci guardiamo perplessi, a tutti viene lo stesso pensiero: Luna!
Usciamo dal capanno per tentare di capire da dove provengano
quei lamenti. Iniziamo le ricerche, ognuno di noi prende una diversa direzione.
All’improvviso, sentiamo Ernesto urlare: «L’ho trovata! È qui… nel
pozzo dietro al capanno!»
Ci precipitiamo verso il pozzo.
Valeria gorgheggia: «Bravo, Ernesto! Sono orgogliosa di te!»
Sto diventando rosso dalla rabbia, non riesco più a trattenermi.
62
La stanza segreta
Ci sporgiamo con ansia e nel pozzo, per fortuna poco profondo,
scorgiamo gli occhi lucidi e tristi della nostra cagnolina.
«Adesso come la tiriamo fuori?» chiede angosciata Valeria.
«Ci servirebbe una corda! Andiamo a cercarla nel capanno!» suggerisce Andrea.
Senza indugi, corro dentro e inizio la ricerca; vicino a un martello
scorgo una corda impolverata, la prendo e torno al pozzo. La
mostro trionfante ai miei compagni e penso: “Punto per me: ho fatto
la mia prima bella figura!”
«Ora ci serve un volontario che scenda nel pozzo!» dice Marzia;
intanto Moussa, da esperto boy-scout, prepara una perfetta imbracatura.
«Mi offro io!» esclamo, colgo un’altra occasione per mettermi in
mostra davanti a Valeria.
Moussa lega la corda ai pali che sostengono il tettuccio del
pozzo e mi aiuta a calarmi lentamente giù. Arrivato sul fondo,
prendo in braccio Luna con delicatezza e, ancora con l’aiuto di
Moussa, inizio a risalire.
Giunto al bordo, vengo accolto dallo sguardo commosso di Valeria. Stringe forte a sé la cagnetta e mi dice: «Grazie per averla
salvata! Sei un eroe!»
Capitolo ottavo
63
Ricambio con un sorriso, mentre realizzo di aver guadagnato il mio
terzo punto… forse quello decisivo!
Valeria asciuga Luna con la sciarpa e la tranquillizza. Luna prende
le coccole, ma poi, d’improvviso, salta giù dalle braccia di Valeria e, abbaiando e scodinzolando, entra nel capanno. Poi esce,
poi rientra. Ci sta invitando a seguirla. Si avvicina alle divise lasciate su una panca, le annusa, si sofferma su una in particolare.
Sulla targhetta della divisa c’è un nome… Italo.
Questo fatto ci sembra strano… perché si sofferma proprio sulla divisa di questo Italo? È solo una coincidenza oppure vuole significare qualcosa?
Luna poi corre verso la libreria che si trova a pochi passi dall’armadio. È una libreria antica, marrone chiaro, finemente decorata
con intagli floreali, porta evidenti i segni del tempo: graffi e ammaccature. Sugli scaffali almeno cento volumi, disposti ordinatamente su quattro ripiani.
La cagnolina inizia a grattare con le sue zampette uno sportello
in basso a destra. Rimaniamo stupiti e perplessi, non riusciamo a
capire quello che vuole comunicarci.
Siamo disorientati e Andrea è l’unico che sembra saper cosa fare:
si avvicina con passo deciso alla libreria e, dopo aver frugato
64
La stanza segreta
nella tasca dei jeans, tira fuori un foglietto. È quello dove ha trascritto
il codice numerico della pergamena trovata nel bussolotto del collare di Luna. Andrea comincia a estrarre dagli scaffali i libri, senza
nessun ordine apparente. Lo guardiamo con aria interrogativa.
Marzia non perde l’occasione per fare una delle sue battute:
«Secchione! Ti sembra questo il momento di fare le tue ricerche?»
Andrea allora spiega: «Ho notato nella libreria un’enciclopedia
contrassegnata con i numeri romani e mi si è accesa una lampadina in testa: mi è tornato in mente il codice a nove cifre che ho
riportato su questo foglietto… II… V… III… IX… VII… VIII… e
ora sto provando a prendere i volumi seguendo lo stesso ordine…
I… IV… VI… Elementare, Watson!»
Preso l’ultimo tomo, si sente l’inconfondibile click del meccanismo
di apertura di una porta. Sembra la sceneggiatura di un film horror! Il cigolio della libreria crea suspense, rimaniamo esterrefatti
quando il lato destro del mobile inizia a ruotare, rivelando l’esistenza di una stanza segreta.
Marzia sfila dalla tasca della felpa il suo accendino e, prendendo
una candela tra ripiani della libreria, fa luce nella stanza…
La meraviglia è generale. Ai nostri occhi appare uno spettacolo
straordinario: sulle pareti della stanza segreta sono disposte, come
Capitolo ottavo
65
in una galleria d’arte, sculture e dipinti. Le cornici delle tele, di
legno dorato, risplendono alla luce della candela e sembrano
illuminare la stanza… e gli occhi della prof Galli.
La professoressa, sul punto di svenire, sembra essere stata colta
dalla Sindrome di Stendhal: «Mio Dio… non ci posso credere…
è pazzesco... queste sono le opere fatte trafugare da Hitler… è
una scoperta sensazionale!»
Mentre stiamo per essere contagiati dall’entusiasmo della prof, ci
accorgiamo che Luna ha iniziato a saltellare festosamente intorno a uno degli enormi bauli posti in fondo alla stanza. Ce ne
sono dieci o dodici, coperti di polvere e ragnatele, con le serrature e i bordi di ferro arrugginito… ma, stranamente, quello al
quale si è avvicinata la cagnolina non sembra essere poi così
antico!
Ci guardiamo turbati al pensiero che uno di noi dovrà aprire quel
baule. A chi toccherà?
Se colgo quest’altra opportunità, per me è fatta… ci vuole coraggio! Mi faccio avanti. Un po’ tremante, ma deciso a fare breccia nel cuore di Valeria, alzo il coperchio sotto lo sguardo
attonito e preoccupato dei miei amici e della prof.
66
La stanza segreta
Nessuna esplosione, nessuna trappola, niente mi risucchia dentro… soltanto un buco nero e una luce debolissima che proviene
da una botola nascosta dal baule.
La coda di Luna è diventata un mulinello, abbaia più forte che
mai. Ci fa capire che vuole scendere giù.
Capitolo ottavo
67
CAPITOLO NONO
Una verità inaspettata
68
Ci affacciamo alla botola, nessuno sembra avere il coraggio di
entrare in quel luogo… se ci fosse anche la musichetta, sarebbe
una perfetta scena da film horror.
«Scendo per primo» dico con voce ferma. Gli altri seguono. Grazie alla luce fioca e alla candela che ha in mano Marzia, riusciamo
a distinguere i contorni di un letto e di un comodino.
Marzia non perde l’occasione per fare una delle sue battute: «Vi
illumino di immenso!!!».
Scoppiamo a ridere nervosi. All’improvviso però sentiamo uno
scricchiolio. Siamo terrorizzati: chi sarà? Valeria ed Ernesto tremano come foglie.
«E voi cosa fate qui?» tuona una voce.
«Signor Piero, è lei?» domanda incerta la prof Galli.
La voce risponde: «Voi, dei ragazzini, arrivati in questo luogo per
caso, siete riusciti a trovare in pochi giorni quello che io ho cercato per anni. Come avete fatto?!?» parla con voce flebile fino a
scoppiare a piangere.
Mi avvicino e Marzia mi segue: è proprio Piero.
Una verità inaspettata
L’uomo inizia a raccontare con tono mesto e dispiaciuto: «Non vi
ho detto tutta la verità… Italo, in realtà, era mio padre. Per mia
sfortuna, non ho mai conosciuto i miei genitori. Mio padre morì
prima della mia nascita. Mia madre, troppo giovane e spaventata
da una responsabilità così grande, mi abbandonò al portone di
un convento mettendo, accanto a me, un pacco. Le suore mi presero in custodia e con loro trascorsi tutta l’infanzia e l’adolescenza.
«A quasi vent’anni, al momento di andarmene, decisi di scoprire
le mie origini. Avevo una curiosità antica: chi erano per davvero i
miei genitori? Quando partii la suora che in tutti quegli anni mi
aveva accudito, mi consegnò, in gran segreto, la mappa che era
nel pacco. Con quella riuscii ad arrivare fin qui. Dopo molti tentativi, entrai nella botola, dove trovai una lettera e delle foto lasciate lì da mia madre prima dell’abbandono. In quella lettera
c’era tutto ciò che dovevo sapere sulle mie origini».
Piero, mentre parla, si avvicina al comodino accanto al letto. Lo
guardiamo esterrefatti, ma nessuno di noi ha il coraggio di parlare. Apre il cassetto, prende le foto ingiallite… le poggia sul comodino.
«Banda Cirocci, 15 agosto 1943» dice Piero, con tono triste, mostrandone una.
Capitolo nono
69
Fremiamo dalla voglia di sapere cos’altro racconterà il boscaiolo.
«Qui erano al completo, il primo a destra è mio padre… quello a
fianco Cecco, il fratello di mia madre e, poi, a seguire ci sono
Ignazio, Claudio, Carlo, Renzo e Orazio» continua Piero.
Nella stanza cala il silenzio, anche Luna ha smesso di scodinzolare.
Piero prende una seconda foto, datata 1951.
«Qui erano mio padre e mia madre un anno prima che io nascessi»
prosegue afflitto il taglialegna.
«E cosa sono tutte quelle opere d’arte?» lo interrompe Andrea.
«Quello è il tesoro della banda Cirocci!» risponde Piero.
“Dopo tanto tempo siamo riusciti a trovare il famoso tesoro” penso.
«I quadri vennero rubati dai nazifascisti e recuperati dalla Banda,
con l’intento di consegnarli agli americani. Italo, però, tradì i suoi
amici perché svelò il loro nascondiglio e li fece catturare dai tedeschi. Tenne, quindi, per sé le opere d’arte che avete visto» svela
timidamente l’uomo.
Piero conclude la sua storia tra le lacrime: «Italo visse qui con mia
madre per alcuni anni dopo la cattura dei suoi “compagni”».
«Come mai Luna aveva un pezzo della sua mappa?» domanda
Ernesto, curioso di sapere da dove viene la nostra Luna… la sua
salvatrice.
70
Una verità inaspettata
«Tempo fa, in questo bosco, ho incontrato una cagnolina, era simpatica e l’ho chiamata Sasha. Dopo averla adottata, le comprai
un collare e all’interno vi nascosi una parte della mappa» continua Piero «pensai che lì sarebbe stata al sicuro».
«Quindi Luna in realtà si chiama Sasha!» esclama Marzia sorpresa.
«Esatto, quando ho scoperto che l’avevate trovata voi, insieme
alla mappa, ho deciso: dovevo riprenderla a ogni costo» dichiara
Piero imperterrito.
«Ma perché ci ha rubato la mappa e il GPS?» interviene Moussa.
«Non volevo che la memoria di mio padre venisse infangata» ribatte l’uomo.
«Prof, mi manca l’aria, possiamo andare fuori un po’?» interviene
d’improvviso Valeria, è pallidissima.
«D’accordo. Qui sotto non c’è abbastanza aria per tutti, anch’io
ho bisogno di allontanarmi da questa catacomba. Sarà meglio risalire» dichiara la prof.
Così usciamo tutti da lì, anche Piero. Appena siamo fuori però il taglialegna si lancia nel fitto del bosco e presto scompare senza
lasciare traccia. Ci guardiamo perplessi. Intanto Marzia, la solita
distratta, controlla con fare preoccupato le tasche ed esclama:
«Oh my God! I’ve lost my… mmh… accendino!»
Capitolo nono
71
«Che cosa stai dicendo!?» domandiamo all’unisono.
«Ragazzi, ho perso il mio accendino!» ribadisce la nostra amica.
«Non complicarti la vita dicendolo in inglese, visto che nemmeno
sai parlarlo» afferma Andrea con la solita aria da saputello.
«Non voglio rientrare da sola. Chi mi accompagna a cercarlo?»
chiede Marzia ingenua.
«Ti accompagno io…» dico senza pensarci troppo.
Ci avviamo verso il capanno.
Guardando Marzia, mi accorgo che per me non è solo l’amica
delle barzellette, è di più. È come se avesse preso il posto che
era stato di Valeria.
“Forse è proprio così: mi sono davvero innamorato di Marzia o magari lo sono sempre stato. Chissà se nei suoi pensieri c’è ancora Ernesto. Speriamo non sia così…”
Riesco solo timidamente a chiederle: «Ti piace ancora Ernesto?»
«Non saprei dirlo… perché me lo chiedi?» precisa insospettita.
«Così, tanto per saperlo… in che senso “non sapresti dirlo”?» insisto.
«Meglio non parlarne… e a te piace ancora Valeria?» domanda
maliziosa.
Arrossisco, ma rispondo: «Beh, credo di essermi innamorato di un’altra ragazza…»
72
Una verità inaspettata
«E chi è la fortunata, questa volta?» mi tenta.
«È difficile dirlo… piuttosto, cerchiamo l’accendino… voglio uscire
al più presto da questo luogo lugubre» getto fuori tutto d’un fiato.
«Hai ragione, anch’io sono terrorizzata» confessa.
Ci infiliamo di nuovo nella botola, cerchiamo a tentoni, poi Marzia esclama: «Eccolo l’ho trovato! Vediamo se funziona».
Funziona. Alla luce dell’accendino, notiamo un’incisione sulla parete.
“Indica una via di uscita? Riusciremo mai a riveder le stelle!?...”
Capitolo nono
73
CAPITOLO DECIMO
Chi l’avrebbe mai detto?
Leggiamo attentamente l’incisione sulla parete. Nessuna indicazione speciale, nessuna nuova avventura, solo l’incisione di qualche solitudine. La ricerca del tesoro della banda Cirocci e la
nostra disavventura nel bosco possono concludersi qui, luogo di
straordinarie scoperte. Ora l’unico scopo è ritornare a casa e riabbracciare i genitori.
Dobbiamo trovare la strada. Non sarà difficile, Piero è scomparso
nel bosco ma ha abbandonato sul sentiero il GPS. Ci sta lasciando
andare.
Siamo tutti in agitazione. Per rompere il ghiaccio, stimolato dalla
nuova situazione e felice del sospirato rientro che ci attende,
cerco di strappare un sorriso ai miei compagni. In particolare a
Marzia, che trovo sempre più attraente.
Valeria mi precede e ritrovando il buonumore dice con aria da
melodramma: «Non vedo l’ora di andarmene da questo luogo inadatto e ostile alla mia personalità… avverto un gran bisogno di
una doccia calda, di un po’ di smalto sulle mie unghie e un lieve
trucco sul viso stravolto».
74
Chi l’avrebbe mai detto?
Andrea, tesissimo, siamo tutti tesissimi e stanchi, ribatte acido:
«Zitta tu! Ma cosa ti viene in mente? A me sì che mancano i miei
libri… e le letture... e il caldo di casa...»
La professoressa interviene decisa ed esclama: «Ragazze e ragazzi, basta! Ora bisogna ritornare a casa, alla vita di tutti i giorni.
Raccogliete le vostre cose e alé! In marcia!»
Seguiamo gli ordini della Galli e ci incamminiamo.
Al fruscio prodotto dal leggero soffio di vento sulle foglie secche
Valeria ed Ernesto, i soliti due fifoni, sobbalzano al pensiero di
fare brutti incontri con qualche strana creatura del bosco. D’improvviso Moussa urla una richiesta di aiuto: «Marzia è in pericolo… aiuto… aiuto!»
L’attenzione ora è tutta rivolta alla nostra compagna che rotola,
dopo un inciampo, in una breve scarpata. Mi precipito a soccorrere la mia Marzia. La prendo tra le braccia, la avvolgo affettuosamente. Nel frattempo le urla disperate del nostro gruppo di fronte
a quel capitombolo hanno attirato l’attenzione di una squadra di
soccorritori. Sospirano e chiedono chi siamo. Sono alla nostra ricerca da molte ore, affiancati dai nostri compagni e dal professor Toso.
Capitolo decimo
75
Urla di gioia, abbracci, baci, e pianti invadono il bosco. Tutti sorridono, ridono di gioia; c’è grande soddisfazione per aver posto
fine a un incubo durato giorni e giorni, ma anche per aver trovato
il tesoro. Per essere ancora vivi.
Approfitto della situazione di allegra confusione e mi allontano
con Marzia. Il bosco è affascinante e romantico. Anche il cielo fa
il suo lavoro; è quasi l’ora del tramonto e il sole sembra che si stia
dolcemente addormentando davanti agli occhi di due adolescenti innamorati. Timidamente prendo la sua mano, la guardo
negli occhi e lei si avvicina a me sempre di più…
«Marzia!»
Sto urlando. Mi sveglio improvvisamente ansimante e sudato sul
pullman. Stiamo tornando o andando? In ogni caso sto urlando
come impazzito davanti al resto della classe. Tutti mi guardano
esterrefatti e sorpresi. Mi vergogno come non mai.
L’unica cosa che mi tranquillizza è quella di aver fatto il sogno più
bello che potessi immaginare. Ma quando è iniziato?
Marzia mi guarda come se fossi impazzito. Io, incantato e molto
imbarazzato, dico solo: «Un giorno ti racconterò».
76
Chi l’avrebbe mai detto?
APPENDICE
1. Un buon inizio!
Istituto Onnicomprensivo “C. Colombo” di Genova – Classe II H
Dirigente Scolastico
Paolo Cortigiani
Docente referente della Staffetta
Maria Agostini, Paola Avanzino
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Paola Avanzino
Gli studenti/scrittori della classe II H
Andrea Balossino, Francesco Bilello, Davide Buffo, Beatrice Busanelli, Lorenzo Cadolini, Giulio Costa, Douglas Fabbi, Mattia Ferrante, Simone Garbarino, Giovanni Isetti,
Pietro Giacompol, Andrea Gobbi, Matteo Mascardi, Marialuisa Montale, Matteo Montanari, Roberto Panoiu, Carola Paternoster, Lorenzo Ravasio, Francesca Romanelli,
Alessandro Saccomanno, Lorenzo Sbrana, Ludovica Sibilla, Mattia Sotgia, Beatrice
Tripodi
Il disegno è di Lorenzo Ravasio
Hanno scritto dell’esperienza:
“… L’esperienza della staffetta è stata una novità per me insegnante e per gli alunni.
È un’iniziativa che ha appassionato i ragazzi, li ha coinvolti e continua a farlo perché aspettano con curiosità di conoscere cosa succederà ai loro protagonisti nei
prossimi capitoli.
Penso che sia utile e arricchente per loro collaborare, anche se a distanza, con scuole
di tutta Italia, per aprire la mente e sentirsi parte di una scuola di tutti e per tutti”.
78
APPENDICE
2. La nostra Luna
Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” di Baiano – Scuola Secondaria di I grado Gruppo Misto
Dirigente Scolastico
Felice Colucci
Docente referente della Staffetta
Maria Accetta
Docenti responsabili dell’Azione Formativa
Anna Conedera, Teresa Simonetti
Gli studenti/scrittori delle classi II
Marianna D’Anna, Pietro De Gennaro, Chiara Lippiello, Marika Alanis Masucci, Angela Napolitano, Valeria Ravotti, Carlo Colizzi, Carmelina Candela, Domenico
D’Amore, Pellegrino Picciocchi, Benedetta Santoro, Veria Pia Sbarra, Gaetano
D’Apolito, Francesca De Vito, Gian Marco Liberti, Giovanni Salapete, Anna Lippiello, Orsola Stefanile, Serena Giallongo, Domenico D’Avanzo, Nunzia Napolitano
Hanno scritto dell’esperienza:
“… L’esperienza appena conclusa è stata entusiasmante sia per noi docenti che per
i nostri alunni. Vederli all’opera cercando il modo migliore per continuare la storia è
stato bello ed emozionante. Svilupparne la creatività, stimolandoli non solo a proseguire il racconto, ma anche a riordinare le idee ed a trasporle in scrittura non è
stato semplice, ma ce l’abbiamo fatta! Credo che un buon laboratorio debba servire innanzitutto per far vivere l’esperienza della scrittura con tutte le implicazioni
culturali, umane e spirituali che ne derivano e questa si è mostrata così ricca che il
risultato di scrivere un buon capitolo è stato solo una delle conseguenze augurabili. Ogni storia nasce sempre da una visione della realtà e il primo passo che un
aspirante scrittore deve compiere è quello di imparare ad aprire gli occhi su ciò che
lo circonda. Svolgere insieme questo esercizio ha avuto risultati imprevedibili che,
senza dubbio, hanno contribuito anche allo sviluppo della personalità dei nostri
alunni e della loro capacità di interpretare la vita”.
79
APPENDICE
3. Il mistero della luna
Istituto Comprensivo “Sandro Pertini” di Forno Canavese - Scuola Secondaria di I
grado - Classe II A
Dirigente Scolastico
Daniele Vallino
Docente referente della Staffetta
Carla Grosso
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Carla Grosso
Gli studenti/scrittori della classe II A
Amira Bekkar, Nicolas Bertolaso, Claudia Beruatto, Noemi Biasibetti, Luca Buffo, Roberto Furfaro, Stefano Granato, Paolo Gullo, Sara Ientile, Alessia Lanzetti, Miriam
Malandrino, Andrea Marasco, Sara Mazzone, Matilde Milano, Riccardo Patriarca,
Cristian Poma, Alessandro Prestia, Fabrizio Rubbiani, Federico Sunzeri, Erika Trocino,
Rebecca Turigliatto
Il disegno è di Noemi Biasibetti, Luca Buffo, Matilde Milano
Hanno scritto dell’esperienza:
“… L’esperienza è stata utile ed interessante. I ragazzi si sono impegnati lavorando
divisi a gruppi, cercando il più possibile di collaborare ed essere disponibili nell’ascolto delle idee e proposte altrui. Sia nella stesura e sviluppo del racconto che
nell’ideazione ed esecuzione del disegno hanno dimostrato serietà ed impegno.
Ora aspettano con impazienza di vedere la loro opera compiuta nel libro che voi
manderete loro a fine staffetta”.
80
APPENDICE
4. Nel bosco
Istituto Comprensivo “D. Cimarosa” di Aversa - Classe II E
Dirigente Scolastico
Cecilia Amodio
Docente referente della Staffetta
Gabriella Ucciero
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Adriana Napolitano
Gli studenti/scrittori della classe II E
Marco Albero, Alessandro Apicella, Raffaele Bisignani, Imma Bofise’, Daniele
Bruno, Rebecca Cantone, Ines Caputo, Enrica Carpentiero, Lidia Caserta, Noemi
Cassese, Sergio D’errico, Mariaclaudia Falco, Francesca Pia Ferrara, Simona
Gatta, Alice Lamberti, Alberto Liardo, Alessandra Marino, Giorgia Gaia Melucci,
Asia Nugnes, Mario Palmieri, Nicla Persico, Luca Petrarca, Saverio Pisani, Claudia Pondurno, Lucia Russo, Claudia Savoia, Rodolfo Serra, Rosa Sorpreso, Elena
Sofia Spanò
Il disegno è di Lidia Caserta
Hanno scritto dell’esperienza:
“… L’esperienza della Staffetta è stata per gli alunni divertente e formativa. Essi
hanno imparato a lavorare in gruppo, cosa certamente non facile da gestire in
una classe così numerosa, e hanno scoperto una passione per il genere Avventura, che neanche credevano di avere. Dopo qualche inevitabile scontro iniziale,hanno capito che è sempre meglio fare squadra, piuttosto che imporre il
proprio punto di vista. Alcuni hanno riferito, che grazie alla staffetta letteraria, si
sono conosciuti meglio e da quel momento sono nate nuove amicizie”.
81
APPENDICE
5. La banda Cirocci
Istituto Comprensivo “ Pescara 7” - Scuola Secondaria di I grado “Luigi Antonelli”
di Pescara – Classe II E
Dirigente Scolastico
Assunta D'Emilio
Docente referente della Staffetta
Claudia Rabottini
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Anna De Carolis
Gli studenti/scrittori della classe II E
Loris Angelucci, Alessandro Blasetti, Elena Camplone, Chiara Caporrella, Carla
Catenaro, Francesca Castagna, Paola Cirillo, Luca D'Ambrosio, Jacopo De Matthaeis, Cristian Di Nardo, Francesca Di Paolo ,Giovanni Difino, Fabrizio Falsetta,
Giorgia Ferrante, Alessandro Firmani ,Stefano Marrone, Letizia Marono, Sofia
Memme, Niccolò Milano, Pietro Renzetti, Francesca Scampoli, Ilaria Stornelli, Giorgia Trivellone
Hanno scritto dell’esperienza:
“… L'esperienza è stata stimolante e coinvolgente, ha permesso agli alunni di
esprimere capacità progettuali, creative, espressive e di valorizzare le risorse
personali di ognuno.
I ragazzi hanno partecipato con entusiasmo e impegno per raggiungere un obiettivo comune, sentendosi protagonisti”.
82
APPENDICE
6. Amico o nemico?
Istituto Comprensivo “Jacopo Sannazaro” - Scuola Secondaria di I grado - Plesso
di Capitignano di Giffoni Sei Casali, Acerno - Classi II A/B/C
Dirigente scolastico
Alessandra Tarantino
Docente referente della Staffetta
Milena Brancaccio
Docenti responsabili dell’Azione Formativa
Milena Brancaccio, Giovanna Vassallo, Angela Galdi
Gli studenti/scrittori delle classi II A/B/C
Antonia Scorzelli, Giulia Ambrosi, Sara Apicella, Mafalda Basso, Paolo Malangone, Stefano Lannino, Francesco Autuori, Simone Brancaccio, Giusy D’Angelo,
Adriene D’Elia, Mariapaola Fasulo, Francesca Russo, Francesca Della Monica,
Alessandra Beatrice, Bruna Di Biase, Adriana Mercede, Pierino Di Muro, Roberta
Memoli, Paolo Fierro, Chiara Plaitano
Hanno scritto dell’esperienza:
“… L’esperienza della Staffetta di Scrittura Creativa è stata, per noi alunni, un’attività nuova e interessante, resa ancora più coinvolgente dall’essere tutti riuniti
in un gruppo misto. Noi alunni ci siamo sentiti parte di una squadra, che all’unisono
ha contribuito alla stesura del capitolo assegnatoci, ognuno con le proprie idee
e con le proprie capacità di scrittura, coadiuvati e supportati dalle nostre docenti.
Siamo, quindi, felici di aver partecipato a questa esperienza e ci auguriamo di
poterla ripetere anche l’anno prossimo, a conclusione del nostro percorso scolastico presso la scuola secondaria di primo grado”.
83
APPENDICE
7. Piero e la mappa misteriosa
Scuola Secondaria di I grado di Montecorice - Classe III A
Dirigente Scolastico
Luisa Sicignano
Docente referente della Staffetta
Antonio Bellezza
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Antonio Bellezza
Gli studenti/scrittori della classe III A
Rosa Bruno, Mattia Di Grazia, Nicola Di Grazia, Raffaella Federico, Antonella Funicello, Nicolò Gallo, Giuseppe Landulfo, Enrica Lembo, Francesco Martino,
Franco Minghetti, Lyusiena Petkova, Maria Polito, Denise Radano, Mattia
Schiavo, Lorenzo Voiro.
Il disegno è di Rosa Bruno, Lyusiena Petkova, Denise Radano
Hanno scritto dell’esperienza:
“… E’ stata un’esperienza costruttiva, ma anche motivo di divertimento. Abbiamo
cercato di mettere un pezzo di noi in questo capitolo, pur restando nel tema.
Crediamo di aver lavorato bene e, soprattutto, insieme”.
84
APPENDICE
8. La stanza segreta
Istituto Comprensivo “Pescara 2” di Pescara - Scuola Secondaria di I grado Classe II M
Dirigente Scolastico
Mariagrazia Santilli
Docente referente della Staffetta
Roberta Leone
Docenti responsabili dell’Azione Formativa
Roberta Leone, Maria Teresa Colucci, Roberta D’Angelo
Gli studenti/scrittori della classe II M
Alessandra Averardi, Angelica Ciabarra, Elena Cianfaglione, Lorenza Colabruno,
Chiara Colangelo, Erika De Cata, Stefano Di Matteo, Tommaso Di Primio, Giada
Falco, Domenico Filippone, Simone Memmo, Sofia Camilla Petrongolo, Daniele
Pierdomenico, Diego Regalado Zuccarini, Samira Maria Sangiacomo, Crislaine
Zurzolo
Il disegno è di Elena Ciangaglione
Hanno scritto dell’esperienza:
“… Nella stesura del nostro capitolo abbiamo tentato di chiarire alcuni punti focali, cercando di stupire i lettori con qualche colpo di scena.
Il gruppo è stato molto unito, ha vissuto questa esperienza con totale partecipazione e interesse. Tutti noi ragazzi, sin dall’inizio della Staffetta, abbiamo offerto il nostro contributo elaborando in maniera personale e creativa lo sviluppo
del racconto attraverso la scrittura dei singoli capitoli. Cimentandoci in questa
attività ci siamo divertiti a confrontare le nostre idee e previsioni con il contenuto
dei capitoli scritti dai nostri compagni di Staffetta”.
85
APPENDICE
9. Una verità inaspettata
Scuola Secondaria di I grado “Fresa-Pascoli” di Nocera Superiore – Classe III D
Dirigente Scolastico
Michele Cirino
Docente referente della Staffetta
Maria Pia Salzano
Docente responsa
Marina D’Arienzo
Gli studenti/scrittori della classe III D
Alessia D’Auria, Mattia Di Palma, Adriana Di Serio, Marco Esposito, Marica Ferrentino, Ciro Gentile, Rocco Iuliano, Maria Pia Lambiase, Francesco Mazzariello,
Andreana Milione, Maria Milito, Rosita Pia Pagano, Chiara Palmieri, Mariagrazia
Palumbo, Roberta Pepe, Vincenzo Russo, Antonio Salzano, Sabrina Senatore,
Giovanni Villani, Fabio Vitulano
Il disegno è di Adriana Di Serio, Mariagrazia Palumbo
86
Hanno scritto dell’esperienza:
“… La Staffetta di Scrittura Creativa è stata subito accolta dai ragazzi con impeto e passione. L’incipit dello scrittore li ha talmente entusiasmati che hanno
sempre atteso, con irrefrenabile curiosità, la pubblicazione dei capitoli precedenti al loro per poter dare un prosieguo alla storia. Particolarmente attenti ai
consigli del tutor, hanno atteso con impazienza il loro turno per elaborare una
produzione creativa, esclusivo frutto del loro impegno, che ha liberato la loro
sconfinata fantasia, confrontando le idee e interagendo. Quest’esperienza,
quindi, si è rivelata una scoperta entusiasmante, stimolante e formativa, ed ha favorito anche lo spirito coeso e collaborativo del gruppo, coinvolgendo tutti.
Siamo già pronti per una prossima Staffetta!”
APPENDICE
10. Chi l’avrebbe mai detto?
Istituto Comprensivo “Manzoni” di Torino - Classe II C
Dirigente Scolastico
Margherita Rescigno
Docente referente della Staffetta
Anna Maria Pedalino
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Anna Maria Pedalino
Gli studenti/scrittori della classe II C
Giorgia Ambrosio, Joshua Levi Aranda, Godwill Nketsiah Bedu, Rochelle Besana,
Robert Gabriel Biciusca', Anita Rosa Boldrino, Helena Bortone, Fabiana Cuellar,
Leon Destefanis, Stephanie Evangelio, Stefano Lancione, Samuel Lauretta, Jacopo Lucci, Alexandrina Ochisor, Madalina Mihaela Oprea, Roberta Pisciotta,
Mark Rendell Recio, Luigi Romano, Anahi De Ruiz Tulcanazo, Stefano Sacheli,
Yassine Sadraoui, Kevin Suarez Cabrera, Lidia Claire Vietti
Il disegno è di Helena Bortone, Alexandrina Ochisor
Hanno scritto dell’esperienza:
“… E' stata un'esperienza molto coinvolgente ed ha entusiasmato tutti noi alunni,
dal primo all'ultimo della classe. Ha acceso in noi una gran voglia di ripetere
questa gioiosa impresa, speriamo di avere più tempo a disposizione l'anno prossimo e di poter liberare tutta la creatività e la fantasia che è in noi.
Nel corso dell'attività si sono verificati momenti di grande collaborazione, di confronto e anche di qualche scontro ma alla fine l' entusiasmo ha prevalso ed ha
prodotto questo meraviglioso capolavoro”.
87
INDICE
Incipit di ANSELMO ROVEDA ........................................................................pag
16
Cap. 1 Un buon inizio!..............................................................................................»
20
Cap. 2 La nostra Luna ............................................................................................»
26
Cap. 3 Il mistero della luna ....................................................................................»
32
Cap. 4 Nel bosco......................................................................................................»
38
Cap. 5 La banda Cirocci ......................................................................................»
44
Cap. 6 Amico o nemico? ........................................................................................»
50
Cap. 7 Piero e la mappa misteriosa ..................................................................»
56
Cap. 8 La stanza segreta ......................................................................................»
62
Cap. 9 Una verità inaspettata ............................................................................»
68
Cap. 10 Chi l’avrebbe mai detto? ....................................................................»
74
Appendici ..................................................................................................................»
78
Finito di stampare nel mese di aprile 2014
Un buon inizio!
La nostra Luna
Il mistero della luna
Nel bosco
La banda Cirocci
Amico o nemico?
iero e la mappa misteriosa
La stanza segreta
Una verità inaspettata
Chi l’avrebbe mai detto?