Programma - Orchestra Sinfonica Nazionale

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Programma - Orchestra Sinfonica Nazionale
Torino . Auditorium Rai
Concerti 2011 . 2012
LA CLASSICA
COLPISCE ANCORA
GIOVEDÌ 7 GIUGNO 2012
23° VENERDÌ
8 GIUGNO 2012
ore 20.30
ore 20.30
Semyon Bychkov direttore
Matthias Goerne baritono
Coro del Teatro Regio
Claudio Fenoglio maestro del coro
BRAHMS
A causa della preparazione del film-opera Cenerentola, una favola in diretta,
la programmazione del 21° concerto è stata modificata come segue:
21° GIOVEDÌ 21 GIUGNO 2012 ore 20.30
VENERDÌ 22 GIUGNO 2012 ore 20.30
Juraj Valčuha direttore
Khatia Buniatishvili pianoforte
Bedřich Smetana
La sposa venduta. Ouverture
Edvard Grieg
Concerto in la minore op. 16
per pianoforte e orchestra
Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 5 in do minore op. 67
GIOVEDÌ 7 GIUGNO 2012 ore 20.30
VENERDÌ 8 GIUGNO 2012 ore 20.30
Semyon Bychkov direttore
Matthias Goerne baritono
Coro del Teatro Regio
Claudio Fenoglio maestro del coro
Johannes Brahms (1833-1897)
Schicksalslied (Canto del destino) op. 54
per coro e orchestra, su testo di Hölderlin (1871)
Lento e con struggimento – Allegro – Adagio
Durata: 17’
Ultima esecuzione Rai a Torino: 15 febbraio 2002, Rafael Frühbeck de Burgos,
Coro Filarmonico “Ruggero Maghini” di Torino, Claudio Chiavazza maestro del coro.
Johannes Brahms – Detlev Glanert (1960)
Vier Präludien und ernste Gesänge (Quattro preludi e canti seri)
per baritono e orchestra (1896/2005)
Preludio al n. 1. Agitato
n. 1. Denn es gehet dem Menschen. Andante – Allegro – Andante
Preludio al n. 2. Andante
n. 2. Ich wandte mich. Andante
Preludio al n. 3. Quasi allegretto
n. 3. O Tod, wie bitter bist du. Grave
Preludio al n. 4. Adagio
n. 4. Wenn ich mit Menschen-und mit Engelszungen redete.
Andante con moto ed anima – Adagio
Postludio. Andante
Durata: 25’
Prima esecuzione Rai a Torino.
Ascoltare, conoscere, incontrare, ricevere inviti per concerti fuori
abbonamento, scoprire pezzi d’archivio, seguire le tournée dell’Orchestra,
avere sconti e facilitazioni. In una parola, diventare AMICI.
Sono molti i vantaggi offerti dall’associazione Amici dell’Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai: scegliete la quota associativa che preferite
e iscrivetevi subito!
Tutte le informazioni e gli appuntamenti sono disponibili sul sito
www.amiciosnrai.it o scrivendo a [email protected].
La Segreteria degli AMICI dell’OSN Rai è attiva mezz’ora prima di ogni
concerto presso la Biglietteria dell’Auditorium Rai, oppure il martedì e il
giovedì dalle 10 alle 12, telefonando al 346 8483394.
Johannes Brahms
Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98 (1885)
Allegro ma non troppo
Andante moderato
Allegro giocoso
Allegro energico e passionato
Durata: 44’
Ultima esecuzione Rai a Torino: 29 gennaio 2010, Nicola Luisotti.
Il concerto di giovedì 7 giugno è trasmesso in collegamento diretto su
Radio 3 per il programma “Radio3 Suite” e in streaming audio-video
su www.osn.rai.it.
Johannes Brahms
Schicksalslied (Canto del destino) op. 54
per coro e orchestra, su testo di Hölderlin
Fu di getto che Brahms buttò giù le idee principali dello Schicksalslied. Era il 1871,
l’idea era quella di fare una gita ai cantieri navali di Wilhelmshave, ma proprio in
quei giorni accadde qualcosa di più importante: l’incontro con il componimento
poetico intitolato Schicksalslied dall’Hyperion di Hölderlin. Il romanzo, scritto tra il
1792 e il 1799, non poteva passare inosservato agli occhi di Brahms: vi si racconta
una storia di isolamento, sempre in bilico tra la purezza apollinea del passato
classico e la violenza scomposta del presente romantico. Hyperion è un eremita
che, nella prima metà del Settecento, decide di vivere tra la Grecia e la Germania:
da una parte una formazione “pane e Plutarco”, dall’altra un contatto diretto con
le inquietudini della sua generazione. Perché Hyperion è sì un uomo cresciuto a
stretto contatto con la bellezza rassicurante del mondo classico, ma nello stesso
tempo un eroe romantico, che vive fino in fondo le emozioni del presente: l’amore
per la bellissima Diotima, il furore della guerra contro un nemico oppressore (nel
1770 combatte dalla parte dei greci nel conflitto contro gli ottomani), e il dolore
lacerante provocato dalla morte dell’amata. L’isolamento al quale si vota nel
finale del romanzo non è dunque il risultato di un comportamento rinunciatario,
ma l’ultimo, inevitabile passo di chi ha vissuto con grande intensità.
Il componimento poetico su cui caddero gli occhi di Brahms viene proprio
dall’Hyperion di Hölderlin, ed esprime un concetto che forse sta alla base del
romanzo stesso: il conflitto tra la calma olimpica del mondo divino e l’affanno
quotidiano della stirpe umana. C’è un ma («Doch uns»), violento come uno strappo,
a separare i due emisferi: «Ma nostra sorte è in luogo nessuno posare; dileguano,
cadono, soffrendo gli uomini alla cieca, da una ora nell’altra, come acqua da scoglio
a scoglio gettata per anni nell’incerto giù». In questi pochi versi è condensata
tutta la vicenda emotiva di Hyperion: attratto dalla solare serenità del mondo
classico, e nello stesso tempo consapevole di essere condannato a combattere
sistematicamente contro le inquietudini terrene. C’è però anche un po’ di Brahms in
questo: il compositore sempre alla ricerca di un contatto con gli equilibri formali del
classicismo, senza per questo dimenticare lo sguardo verso il progresso.
La fibra poetica dello Schicksalslied è dunque sostanzialmente bipolare. Succede
nel testo di Hölderlin, come abbiamo visto. Ma succede anche nella trascrizione
musicale di Brahms. La calma serafica dell’introduzione è subito sporcata da
alcuni evidenti colpi di timpano, che hanno il sapore del destino ineluttabile. E
così, quando attacca l’eterea strofa dedicata alle brezze degli dei, l’impressione è
che sia rimasto qualcosa in sospeso: un senso di angoscia che non ha ancora preso
forma, ma che continua a fluttuare nell’aria. Il ma del testo viene trascritto in
orchestra da un incrocio di armonie sinistre, che spalanca la porta all’esplosione del
turbamento: l’affanno degli uomini che, laggiù, schiacciati sulla crosta terrestre,
cadono e soffrono. Poi, l’angoscia lascia spazio alla rassegnazione, e la scrittura
corale cerca di calmarsi appoggiandosi ad alcuni arpeggi ascendenti degli archi. È
la necessaria preparazione al ritorno delle atmosfere iniziali, in un postludio che
riporta lentamente il sereno dell’introduzione; quasi come se Brahms volesse dare
un’interpretazione meno scoraggiante al testo di Hölderlin.
Lhr wandelt droben im Licht, Auf weichem Boden, selige Genien! Glänzende Götterlüfte Rühren euch leicht, Wie die Finger der Künstlerin Heilige Saiten. Andate lassù nella luce,
Su molle suolo, beati genii!
Splendenti brezze di dèi
Vi sfiorano lievi
Come dita ispirate
Le sacre corde.
Schicksallos, wie der schlafende Säugling, atmen die Himmlischen; Keusch bewahrt In bescheidener Knospe, Blühet ewig Ihnen der Geist, Und die seligen Augen Blicken in stiller, Ewiger Klarheit. Senza destino, come lattante
Che dorma, respirano i superi;
Serbato casto
In umile gemma,
È in eterno fiore
Per loro lo spirito,
E i beati occhi
Brillano in tacita,
Eterna chiarità.
Doch uns ist gegeben Auf keiner Stätte zu ruhn; Es schwinden, es fallen Die leidenden Menschen Blindlings von einer Stunde zur andern, Wie Wasser von Klippe Zu Klippe geworfen, Jahrlang ins Ungewisse hinab. Ma nostra sorte
È in luogo nessuno posare;
Dileguano, cadono,
Soffrendo gli uomini
Alla cieca, da una
Ora nell’altra,
Come acqua da scoglio
A scoglio gettata
Per anni nell’incerto giù.
[Testo tratto da Poesie di Friedrich Hölderlin. Traduzione di Giorgio Vigolo, Einaudi, Torino 1958]
Johannes Brahms – Detlev Glanert
Vier Präludien und ernste Gesänge (Quattro preludi e canti seri)
per baritono e orchestra
È fin troppo facile attribuire ai Vier ernste Gesänge (Quattro canti seri) l’etichetta
di “canti del cigno”. Brahms li compose nel 1896, a pochi mesi dalla morte. Dopo
riuscì a completare solo i Preludi-Corali per organo, che per alcuni studiosi sono da
considerare un’appendice strumentale ai Vier ernste Gesänge. Sicuramente sentiva
di essere arrivato al capolinea del suo percorso artistico, sapeva di dover lasciare ai
suoi successori viennesi (Schönberg in testa) il compito di aprire le porte del nuovo secolo. E poi senza dubbio sentiva l’esigenza di riflettere sul tema del trapasso,
visto che tutti i quattro canti elaborano in maniera approfondita il problema della
morte. La sua amica di una vita, Clara Schumann, si era spenta proprio in quei
mesi: un motivo in più per meditare sui confini che ci separano dall’aldilà. Ma
Brahms non volle dichiarare nulla di tutto questo in maniera esplicita, e si limitò a
confidare a un amico «Guarda che bel regalo di compleanno che mi sono fatto» (la
stesura avvenne proprio vicino a quella ricorrenza).
I testi dei Vier ernste Gesänge sono tutti tratti dalla Bibbia tradotta da Lutero: scelta senza dubbio singolare per una raccolta di Lieder, non dichiaratamente legata
al genere sacro. Ma Brahms, tutto sommato, non aveva mai badato a queste cose,
e spesso aveva mescolato le acque, facendo di una confusione tra sacro e profano
un sostanziale ritratto della sua stessa indole spirituale: basti pensare al Deutsches
Requiem, che in certi momenti sembra più un’accorata richiesta di fede che la manifestazione di un credo convinto.
Il primo Lied ad esempio, tratto dall’Ecclesiaste, mette sullo stesso piano uomini
e bestie, come se fossero entrambi destinati a vivere la propria esistenza senza
trovarvi alcun senso ultraterreno: la scrittura di Brahms si fa austera come il pensiero di chi cammina su una strada senza via d’uscita. L’amarezza si prolunga nel
secondo Lied, che tuttavia sostituisce l’angoscia gelida alla rassegnazione lirica,
ricordando quei toni commoventi, capaci di dare un senso a qualsiasi cosa, che
emergono da molte pagine dell’ultima produzione pianistica (l’op. 116, 117, 118).
Il terzo Lied (tratto dal Libro del Siracide) riprende il tema, tipicamente romantico,
della morte intesa come serena rassicurazione per i sofferenti: Brahms in questa pagina sembra davvero trovare una conciliazione con la morte, e quell’O Tod
sussurrato dal baritono a mezza voce ha quasi il sapore della richiesta pietosa ai
piedi di una figura benevolente. Chiude la raccolta un Lied (tratto dalle Lettere ai
Corinzi) che porta in scena anche il tema dell’amore: quasi come se il sentimento intenso fosse in grado di allontanare ogni inquietudine dell’esistenza. Brahms
sembra condividere quest’idea, lasciando alla musica il compito di illudere l’uomo
con materna dolcezza.
La versione originale dei Vier ernste Gesänge è scritta per voce e pianoforte. Questa sera, però, è in programma una trascrizione per ampia orchestra, firmata dal
compositore tedesco Detlev Glanert, che si arricchisce anche di alcuni preludi (e
interludi), scritti ex novo dall’arrangiatore.
Andrea Malvano
[dall’Ecclesiaste, 3:19]
Denn es gehet dem Menschen wie dem Vieh
Wie dies stirbt, so stirbt er auch;
Und haben alle einerlei Odem;
Und der Mensch hat nichts mehr, denn das Vieh:
Denn es ist alles eitel.
Poiché la sorte di uomini e bestie è la stessa,
Come muoiono queste, muoiono quelli;
C’è un solo soffio vitale per tutti.
Non c’è superiorità dell’uomo rispetto alle bestie,
Perché tutto è vanità.
Es fährt alles an einem Ort;
Es ist alles von Staub gemacht,
Und wird wieder zu Staub.
Wer weiß, ob der Geist
Des Menschen aufwärts fahre,
Und der Odem des Viehes
Unterwärts unter die Erde fahre?
Darum sahe ich, daß nichts bessers ist,
Denn daß der Mensch fröhlich sei in seiner Arbeit,
Denn das ist sein Teil.
Denn wer will ihn dahin bringen,
Daß er sehe, was nach ihm geschehen wird?
Tutti sono diretti verso la stessa dimora:
Tutto è venuto dalla polvere
E tutto ritorna nella polvere.
Chi sa se il soffio vitale
Dell’uomo salga in alto
E se quello della bestia
Scenda in basso nella terra? Mi sono accorto che non c’è nulla di meglio
Per l'uomo che godere delle sue opere,
Perché questa è la sua sorte.
Chi potrà infatti condurlo a vedere
Ciò che avverrà dopo di lui?
[dall’Ecclesiaste, 4:1-3]
Ich wandte mich und sahe an
Alle, die Unrecht leiden unter der Sonne;
Und siehe, da waren Tränen derer,
Die Unrecht litten und hatten keinen Tröster;
Und die ihnen Unrecht täten, waren zu mächtig,
Daß sie keinen Tröster haben konnten.
Da lobte ich die Toten,
Die schon gestorben waren
Mehr als die Lebendigen,
Die noch das Leben hatten;
Und der noch nicht ist, ist besser, als alle Beide,
Und des Bösen nicht inne wird,
Das unter der Sonne geschieht.
[dalla Lettera ai Corinzi 13:1-3, 12-13]
Ho poi considerato
Le oppressioni che si commettono sotto il sole.
Ecco il pianto
Degli oppressi che non hanno chi li consoli.
Da parte dei loro oppressori sta la violenza,
mentre per essi non c'è chi li consoli. Allora ho proclamato più felici i morti,
Ormai trapassati,
Dei viventi
Che sono ancora in vita. Ma ancor più felice di entrambi, chi ancora non è
E non ha visto le azioni malvagie
Che si commettono sotto il sole.
[dal Libro del Siracide, 41:1-2]
O Tod, wie bitter bist du,
Wenn an dich gedenket ein Mensch,
Der gute Tage und genug hat
Und ohne Sorge lebet;
Und dem es wohl geht in allen Dingen
Und noch wohl essen mag!
O Tod, wie bitter bist du.
O morte, com’è amaro il tuo pensiero,
Per l’uomo che vive sereno nella sua agiatezza,
Per l’uomo senza assilli
E fortunato in tutto,
Ancora in grado
Di gustare il cibo!
O morte, com’è amaro il tuo pensiero.
O Tod, wie wohl tust du dem Dürftigen,
Der da schwach und alt ist,
Der in allen Sorgen steckt,
Und nichts Bessers zu hoffen,
Noch zu erwarten hat!
O Tod, wie wohl tust du!
O morte, com’è gradita la tua sentenza
All’uomo indigente e privo di forze,
Vecchio decrepito e preoccupato di tutto,
Che non aspira a nulla di meglio,
Né attende giorni migliori!
O morte, com’è gradita la tua sentenza.
Wenn ich mit Menschen und
Mit Engelszungen redete,
Und hätte der Liebe nicht,
So wär’ ich ein tönend Erz,
Oder eine klingende Schelle.
Und wenn ich weissagen könnte,
Und wüßte alle Geheimnisse
Und alle rkenntnis,
Und hätte allen Glauben, also
Daß ich Berge versetzte,
Und hätte der Liebe nicht,
So wäre ich nichts.
Und wenn ich alle meine Habe den Armen gäbe,
Und ließe meinen Leib brennen,
Und hätte der Liebe nicht,
So wäre mir’s nichts nütze.
Wir sehen jetzt durch einen Spiegel
In einem dunkeln Worte;
Dann aber von Angesicht zu Angesichte.
Se anche parlassi le lingue
Degli uomini e degli angeli,
Ma non avessi l’amore,
Sarei come un bronzo che risuona
O un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia
E conoscessi tutti i misteri
E tutta la scienza,
E possedessi la pienezza della fede,
Così da trasportare le montagne,
Ma non avessi l’amore,
Non sarei nulla.
E se anche distribuissi tutti i miei averi
E dessi il mio corpo per esser bruciato,
Ma non avessi l’amore,
Niente mi gioverebbe.
Ora vediamo come in uno specchio,
Confusamente;
Ma allora vedremo chiaramente.
Jetzt erkenne ich’s stückweise,
Dann aber werd ich’s erkennen,
Gleichwie ich erkennet bin.
Ora conosco in modo imperfetto,
Ma allora conoscerò perfettamente,
Come anch’io sono conosciuto.
Nun aber bleibet
Glaube, Hoffnung, Liebe, Diese drei;
Aber die Liebe ist die größeste unter ihnen
Queste dunque le tre cose che restano:
La fede, la speranza e l’amore;
Ma di tutte più grande è l’amore!
Johannes Brahms
Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98
Un’opera salva per miracolo
Nel 1885 la meta della villeggiatura estiva di Brahms fu Mürzzuschlag, un’amena
cittadina della Stiria a due passi dall’abbagliante vetta del monte Semmering:
ancora una volta una meta isolata, un rifugio al riparo dal fragore della vita
cittadina. Brahms aveva preso in affitto un piccolo appartamento; come sempre,
dedicava i pomeriggi a lunghe e riflessive passeggiate; ma una sera di agosto, di
ritorno da una delle sue quotidiane escursioni, vide innalzarsi dal tetto di casa una
minacciosa colonna di fumo. Spaventato, si mise a correre, e pochi istanti dopo
si accorse che l’incendio proveniva proprio dal suo appartamento. Giunto alla
scalinata d’ingresso, come un’apparizione, vide la sagoma della signora Fellinger,
sua amabile vicina di casa, che teneva in mano un mucchio di carte in disordine:
era la partitura della Quarta Sinfonia.
Solo due mesi dopo, in ottobre, l’opera prendeva vita per la prima volta in casa
di amici in una versione a quattro mani. Lo scarso successo di quella serata lasciò
qualche strascico in Brahms, che cominciò a dubitare del suo ultimo lavoro. Solo
l’amico Hans von Bülow riuscì a convincerlo ad accettare un’esecuzione pubblica a
Meiningen a fine ottobre: fu un successo immediato, che scatenò le ovazioni del
pubblico già dalla fine del primo movimento. Da quel momento la Quarta Sinfonia
cominciò a girare l’Europa. Solo Vienna la accolse con una certa freddezza, ma
era prevedibile che proprio nel tempio del dibattito ideologico tra brahmsiani e
bruckneriani le reazioni del pubblico fossero estremamente variegate.
Nel 1876 la prima apparizione di Brahms in ambito sinfonico era stata letta
all’insegna della continuità con Beethoven. Furono pochi gli ascoltatori in grado
di cogliere da subito l’originalità del linguaggio brahmsiano. Con la Quarta la
peculiarità stilistica si rese manifesta anche alle orecchie degli ascoltatori meno
sensibili. La ricchezza di spunti melodici, l’attenzione per le sonorità cameristiche,
la cura per ogni singolo timbro orchestrale fanno della Quarta Sinfonia una
delle opere più complesse di tutto il repertorio brahmsiano. Basta la tensione
dell’idea iniziale, con il suo andamento ansimante, per cogliere tutta l’originalità
dell’invenzione: l’ispirazione beethoveniana aveva sempre puntato verso una
maggiore schiettezza melodica e ritmica. Un’idea così fortemente connotata non
lascerebbe sospettare la straordinaria ricchezza delle rielaborazioni successive;
eppure Brahms mette in scena trasformazioni insospettabili, inaugurando
una linea compositiva che contraddistingue anche i movimenti successivi.
Nell’Andante le due idee principali passano attraverso timbri, climi e temperature
emotive contrastanti; ma in nessun momento si ha l’impressione di assistere a
violente fratture. Solo l’Allegro giocoso sembra abbandonare la mutevolezza che
contraddistingue le pagine precedenti: lo anima un’idea dai tratti chiassosi, di
una solarità forzata che non tarda a scurirsi nel ripiegamento lirico del secondo
episodio. Ma tutta la tensione della sinfonia converge nel finale, il luogo in cui
Brahms porta all’estremo culmine la tecnica della variazione: un solo tema di
otto battute, estremamente simile a quello concepito da Bach per la sua Cantata
“Meine Tage in den Leiden”, circola in tutte le parti dell’orchestra secondo lo
schema formale della ciaccona.
Che cos’è
Il finale della Quarta Sinfonia di Brahms è una ciaccona. L’origine di questa
struttura formale va rintracciata in una antica danza spagnola, costituita da
una serie di variazioni su un basso ostinato: le elaborazioni si susseguono
sempre sulla stessa linea melodica, che si ripete nella parte più grave
dell’organico o della tessitura strumentale. Celebri sono gli esempi bachiani
(le Variazioni Goldberg, il finale della Cantata “Meine Tage in den Leiden”);
la Ciaccona tratta dalla Partita BWV 1004 per violino solo è stata oggetto di
moltissime rivisitazioni: anche Brahms ne ha realizzato una trascrizione per
pianoforte. Nel corso delle variazioni che compongono una ciaccona il tema
può anche allontanarsi dal registro grave, per spostarsi nelle altre voci. Nel
finale della Quarta Sinfonia di Brahms questo caso si verifica spesso, e in
alcune variazioni la melodia viene addirittura frammentata in timbri diversi.
Andrea Malvano
(dagli archivi Rai)
Semyon Bychkov
Matthias Goerne
Nato a San Pietroburgo nel 1952, è stato allievo di Ilya Musin. Si è affermato
sulla scena internazionale in qualità di Direttore musicale della Grand Rapids
Symphony Orchestra del Michigan e della Buffalo Philharmonic Orchestra; in
seguito è stato Direttore musicale dell’Orchestre de Paris, Primo Direttore ospite
della Filarmonica di San Pietroburgo e dell’Orchestra del Maggio Musicale
Fiorentino, nonché Direttore principale della Semperoper di Dresda. Dal 1997 al
2010 è stato Direttore principale della WDR Sinfonieorchester di Colonia.
Nella stagione 2010/2011 ha effettuato tournée in Asia, Europa e Stati Uniti con
la Filarmonica della Scala, l’Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam e la
Filarmonica di Vienna, e diretto le orchestre sinfoniche di Cleveland, San Francisco,
Philadelphia, Monaco, Amburgo e Lipsia.
In ambito operistico ha diretto Elektra, Boris Godunov, La Dama di Picche,
Lohengrin, Don Carlos e Tannhäuser al Covent Garden, Boris Godunov e Otello
al Metropolitan di New York, Elektra, Tristan und Isolde, Daphne e Lohengrin a
Vienna, Der Rosenkavalier al Festival di Salisburgo, Un Ballo in Maschera all’Opéra
de Paris, Tosca ed Elektra alla Scala, Don Carlo e Tannhäuser al Regio di Torino,
Jenůfa, Fierrabras e Lady Macbeth del Distretto di Mcensk al Maggio Musicale
Fiorentino.
Fra le molte incisioni con la WDR Sinfonieorchester di Colonia, si ricordano: di
Strauss, la Sinfonia delle Alpi, Till Eulenspiegel lustige Streiche, Ein Heldenleben,
Metamorphosen, Daphne con Renée Fleming (Decca), ed Elektra con Deborah
Polaski (Profil); Le campane op. 35, le Danze sinfoniche op. 45 e la Sinfonia n. 2 di
Rachmaninov per Arthaus, nonché pagine di Mahler, Šostakovič, Rachmaninov, il
ciclo completo delle sinfonie di Brahms, il Requiem di Verdi e il Lohengrin, che è
stato decretato “Record of the Year 2010” dal BBC Music Magazine.
Nato a Weimar, ha studiato con Hans-Joachim Beyer a Lipsia, con Elisabeth
Schwarzkopf e con Dietrich Fischer-Dieskau.
È apprezzato per la sua voce calda e fluida e per le sue interpretazioni coinvolgenti,
è uno dei più riconosciuti cantanti del panorama musicale internazionale ed è
ospite regolare dei più prestigiosi festival e teatri del mondo, quali la Carnegie
Hall di New York, la Wigmore Hall di Londra e il Teatro alla Scala di Milano.
Collabora abitualmente con direttori d’orchestra quali Valery Gergiev, Lorin
Maazel, Seiji Ozawa e Simon Rattle e con pianisti come Pierre-Laurent Aimard,
Leif Ove Andsnes, Alfred Brendel e Christoph Eschenbach.
Ha cantato con alcune delle più prestigiose orchestre americane, con le Orchestre
Filarmoniche di Berlino, Vienna e New York, con l’Orchestre de Paris e la
Philharmonia di Londra.
Dal suo debutto al Festival di Salisburgo nel 1997, è stato protagonista dei
principali palcoscenici del mondo, tra cui la Royal Opera House, Covent Garden,
il Teatro Real di Madrid, l’Opera National de Paris, l’Opera di Stato di Vienna e il
Metropolitan di New York.
Molte delle sue numerose registrazioni hanno ricevuto premi prestigiosi.
Attualmente si sta dedicando all’incisione di una collana di cd dedicata a Schubert
(The Goerne/Schubert Edition) per Harmonia Mundi.
È Membro Onorario della Royal Academy of Music di Londra.
Gli appuntamenti principali della stagione 2011/2012 includono una tournée con
la Filarmonica di Vienna, concerti all’Opera di Stato di Vienna e recital liederistici
con Christoph Eschenbach e Leif Ove Andsnes a Parigi, Vienna, New York.
Coro del Teatro Regio
Claudio Fenoglio
A partire dalla fine dell’Ottocento, con la presenza al Regio di Arturo Toscanini, il
Coro del Teatro Regio è uno dei maggiori cori teatrali europei. Ricostituito nel 1945
dopo il secondo conflitto mondiale, divenne nel 1967 Coro stabile dell’Ente lirico
torinese. Dal 1994 al 2002 è stato guidato dal maestro Bruno Casoni, raggiungendo
un alto livello internazionale, dimostrato anche dall’esecuzione dell’Otello di Verdi
sotto la guida di Claudio Abbado e dalla stima di Semyon Bychkov che, dopo aver
diretto al Regio nel 2002 la Messa in si minore di Bach, ha invitato il Coro a Colonia
per la registrazione della Messa da requiem di Verdi.
Il Coro è stato diretto successivamente da Claudio Marino Moretti e da
Roberto Gabbiani, che ne ha incrementato ulteriormente lo sviluppo artistico.
Regolarmente impegnato nelle produzioni della Stagione d’Opera, il Coro del
Regio svolge inoltre una significativa attività concertistica, sia lirico-sinfonica sia
a cappella, anche in collaborazione con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai.
La produzione di Aleko, diretta da Noseda ed eseguita allo Stresa Festival e a MiTo
Settembre Musica nel 2009 con la Bbc Philharmonic, ha avviato una proficua
collaborazione con Chandos Records, che ha registrato quell’esecuzione e, nel
luglio 2010, i Quattro pezzi sacri di Verdi con l’Orchestra del Regio.
Nell’estate del 2010 ha preso parte alla tournée del Teatro Regio in Cina e Giappone,
con due produzioni de La bohème e una de La traviata, oltre a diversi concerti
lirico-sinfonici. A quell’esperienza è seguita, sempre sotto la guida di Gianandrea
Noseda, la tournée europea nel nome di Verdi realizzata a maggio 2011.
La recente produzione di Tosca (gennaio 2012) è stata immediatamente riproposta
al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi.
Nato nel 1976, si è diplomato con il massimo dei voti e la lode in Pianoforte e in
Musica corale e direzione di coro; si è inoltre laureato in Composizione.
Ha studiato principalmente con Laura Richaud, Franco Scala, Giorgio Colombo
Taccani e Gilberto Bosco, frequentando numerosi corsi di perfezionamento.
Parallelamente agli studi accademici ha iniziato l’attività in ambito operistico
come Maestro sostituto, per poi specializzarsi nella direzione di coro.
È stato Aiuto Maestro del coro presso il Teatro Massimo di Palermo affiancando
per due anni Franco Monego. Nel 2002 è stato chiamato al Teatro Regio come
Assistente del Maestro del coro Claudio Marino Moretti e successivamente di
Roberto Gabbiani.
Dal 2007 è stato nominato Altro Direttore del coro, alternandosi al Direttore
principale in alcune produzioni della Stagione operistica e collaborando con il
Coro Filarmonico dello stesso Teatro.
Nel novembre 2010 è stato nominato Direttore del Coro del Regio, incarico che
mantiene tuttora accanto a quello di Maestro del Coro di voci bianche del Teatro
Regio e del Conservatorio “G. Verdi”.
CORO DEL TEATRO REGIO
PARTECIPANO AL CONCERTO
SOPRANI
VIOLINI PRIMI
Baù Nicoletta, Bongiovanni Chiara, Boscarato Sabrina, Cannillo Serafina, Cogno Cristina,
Cordero Cristiana, Degregori Eugenia, Di Paolo Alessandra, La Vecchia Rita, Lazzari Chiara,
Trivero Pierina, Lopopolo Paola Isabella, Porvatova Ludmyla; Amè Sabrina, Beretta Anna,
Borri Anna Maria, Braynova Eugenia, Giacomini Manuela, Lanfranchi Laura, Rodrigues Lourdes,
Zerilli Giovanna.
*Alessandro Milani (di spalla), °Giuseppe Lercara, °Marco Lamberti, Irene Cardo, Claudio Cavalli,
Patricia Greer, Valerio Iaccio, Elfrida Kani, Kazimierz Kwiecien, Alfonso Mastrapasqua,
Fulvia Petruzzelli, Rossella Rossi, Ilie Stefan, Lynn Westerberg, Francesca Sgobba,
Federico Silvestri.
MEZZOSOPRANI E CONTRALTI
*Roberto Righetti, °Valentina Busso, °Enrichetta Martello , Maria Dolores Cattaneo,
Carmine Evangelista, Rodolfo Girelli, Alessandro Mancuso, Antonello Molteni, Enxhi Nini,
Vincenzo Prota, Matteo Ruffo, Francesco Sanna, Isabella Tarchetti, Valerio D’Ercole.
VIOLINI SECONDI
Buzzolan Angelica, Chang Shiow-hwa, Cravero Ivana, Demaria Corallina, Gariboldi Rossana,
Martin Antonella, Riello Raffaella, Rossignol Myriam, Valdenassi Daniela, Valvo Tiziana;
Arri Cristiana, Di Mauro Maria, Garelli Roberta, Induni Elena, Sandberg Marina, Uda Teresa,
Vivian Barbara.
TENORI
Aimé Pierangelo, Buhalla Janos, Capettini Marino, Coretti Antonio, Dos Santos Luis Odilon,
Escobar Alejandro, Fabbri Giancarlo, Gaita Sabino Salvatore, Ginestrone Mauro, Martino Vito,
Pavlica Matteo, Silvestri Gualberto, Tonino Sandro; Cara Gian Luigi, Cossu Diego, Guenno Roberto,
Lo Sciuto Leopoldo, Mugavero Matteo, Prola Dario, Traverso Franco, Varetto Valerio.
VIOLE
*Ula Ulijona, °Geri Brown, °Matilde Scarponi, Antonina Antonova, Massimo De Franceschi,
Rossana Dindo, Federico Maria Fabbris, Alberto Giolo, Maurizio Ravasio, Margherita Sarchini,
Luciano Scaglia, Magdalena Vasilescu.
VIOLONCELLI
*Pierpaolo Toso, °Wolfango Frezzato, °Giuseppe Ghisalberti, °Ermanno Franco, Giacomo Berutti,
Pietro Di Somma, Carlo Pezzati, Stefano Pezzi, Fabio Storino, Ilaria Sarchini.
BARITONI E BASSI
Di Stefano Massimo, Ginanni Umberto, Porcu Alessandro, Rizzo Franco, Speroni Enrico,
Sportelli Marco, Tognozzi Marco, Vigo Vincenzo; Baldi Leonardo, Barra Mauro, Bava Enrico,
Jurlin Vladimir, Mattiotto Riccardo, Mottafrè Davide, Nistor Valentin.
CONTRABBASSI
*Augusto Salentini, °Silvio Albesiano, °Gabriele Carpani, Giorgio Curtoni, Luigi Defonte,
Maurizio Pasculli, Virgilio Sarro, Luca Bandini.
FLAUTI
*Dante Milozzi, Fiorella Andriani, Luigi Arciuli.
OTTAVINO
Fiorella Andriani
OBOI
*Carlo Romano, Sandro Mastrangeli.
CLARINETTI
*Cesare Coggi, Graziano Mancini.
FAGOTTI
*Andrea Corsi, Cristan Crevena.
CONTROFAGOTTO
Bruno Giudice
CORNI
*Corrado Saglietti, Marco Panella, Bruno Tornato, Marco Tosello.
TROMBE
*Roberto Rossi, Roberto Rivellini.
TROMBONI
*Joseph Burnam, Antonello Mazzucco.
TROMBONE BASSO
Gianfranco Marchesi
TIMPANI
*Stefano Cantarelli
PERCUSSIONE
Carmelo Gullotto
ARPA
*Margherita Bassani
* prime parti ° concertini
CONVENZIONE OSN RAI - VITTORIO PARK
Tutti gli Abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti
per la Stagione Sinfonica OSN Rai 2011/12 che utilizzeranno il VITTORIO PARK
DI PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone, vidimando il
biglietto di sosta nell’apposita macchinetta installata nel foyer dell’Auditorium
Toscanini, avranno diritto allo sconto del 25% sulla tariffa oraria ordinaria.
Alessandro Milani suona un violino “Francesco Gobetti” del 1711,
messo gentilmente a disposizione dalla Fondazione Pro Canale
di Milano.
PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AL PERSONALE DI SALA O IN BIGLIETTERIA.
Redazione a cura di Michele Razzetti
14 GIUGNO 2012
24° GIOVEDÌ
VENERDÌ 15 GIUGNO
ore 20.30
ore 20.30
Semyon Bychkov direttore
Kirill Gerstein pianoforte
Franz Schubert
Sinfonia n. 7 (ex 8) in si minore D 759 Incompiuta
Clara Schumann
Concerto n. 1 in la minore op. 7
per pianoforte e orchestra
Johannes Brahms
Sinfonia n. 1 in do minore op. 68
SINGOLO CONCERTO
poltrona numerata: da 30,00 a 15,00 euro (ridotto giovani)
INGRESSO
Posto non assegnato: da 20,00 a 9,00 euro (ridotto giovani)
BIGLIETTERIA:
Tel. 011/8104653 - 8104961 - Fax 011/888300
[email protected] – www.osn.rai.it