19 Jelloun

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19 Jelloun
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Leggi il testo seguente.
Siamo in un piccolo paese dell’Africa occidentale1. Un giovane maestro della scuola elementare
comincia a lavorare nella scuola del paese, con pochi mezzi, ma con molto entusiasmo e amore per i suoi
alunni.
Tuttavia, dopo un po’ di tempo, i suoi bambini, lentamente, sono sempre meno, finché una mattina la
classe è vuota. La voce narrante, nel brano che segue, è quella del maestro.
Ho preso quindi la bicicletta, e sono andato alla ricerca dei bambini.
Un pastore mi indica un edificio2, all’orizzonte. Non ci avevo mai fatto caso. Mi dice che gli piacerebbe
andare in quell’edificio bianco, ma non trova nessuno che gli controlli gli animali.
“Cos’è quell’edificio?”
“Un posto dove si guadagnano dei soldi.”
“E come?”
“Non lo so. Tutti quelli che ci vanno, escono con dei soldi. Io non ho mai avuto denaro. (…)”
La porta dell’edificio è chiusa. La forzo. Un guardiano mi minaccia con un bastone. Faccio un passo
indietro e aspetto. Gli offro delle sigarette e a quel punto mi apre. Entro in un corridoio e mi trovo di
fronte a una sala in cui un centinaio di ragazzi stanno cucendo pezzi di cuoio, bianco e nero. In fondo, una
dozzina di ragazze molto giovani lavora con le macchine da cucire. I miei allievi fanno palloni da calcio o
scarpe. Sulle pareti sono appesi dei manifesti pubblicitari in cui c’è un campione sportivo negro che sta
per iniziare una corsa. Il simbolo della marca assomiglia a un grande accento grave bianco su un fondo
nero3. Cosa rappresenta questo accento grave? Un uccello senza testa, un piede strappato, un’onda o una
semplice freccia disegnata male? Non lo so. Leggo: “Le scarpe da pallacanestro del terzo millennio”, “Lo
spirito della vittoria”. Quale vittoria? Quella che fa lavorare i bambini, quella che li allontana dalla scuola
per poterli sfruttare visto che sono poveri e non possono difendersi?
Con la testa bassa, [i bambini] lavorano in silenzio e senza perdere tempo. Gli oggetti confezionati
vengono controllati da un capo bianco, occidentale4, quindi messi dentro scatole di cartone. Mi avvicino.
Lui si stupisce, poi mi dice:
“Immagino che lei sia il maestro.”
“Sì”.
“I tuoi studenti preferiscono la mia fabbrica alla tua scuola. Almeno qui guadagnano.”
“Ma sono dei bambini, dei minorenni, lei non ha il diritto di farli lavorare.”
“Non li obbligo io. Del resto, è qui tutta la tua classe. Potrai tenere le lezioni quando avrai dato loro da
mangiare. Perché io, qui, li faccio anche mangiare. In America, si lavora con le macchine. Qui, si cuce
ancora a mano. E’ roba buona, questa. Si fa notare”.
“La denuncerò. (…) Il lavoro minorile è una forma di schiavitù. E’ punito dalla legge.”
“O la smetti o ti spacco la testa con questo bastone. Qui non abbiamo bisogno di persone che ci diano
lezioni di morale. Chiedigli di seguirti. Vedrai che nemmeno un ragazzino lascerà il suo posto. E’ meglio
che tu te ne vada”.
Gli allievi5 non osano6 guardarmi in faccia.
Forse per paura, forse per vergogna. Cerco di rivolgermi a loro, ma il capo occidentale mi spinge verso la
porta.
[Tahar Ben Jelloun, La scuola o la scarpa; Bompiani]
1
Africa occidentale: Africa dell’Ovest.
un edificio: una grande costruzione Bianca. Scopriremo poi che è una specie di fabbrica.
3
il simbolo… accento grave bianco: il simbolo della marca che fa produrre le scarpe e i palloni, il suo “logo”, è come una
grande virgola, una specie di accento.
4
vengono controllati… occidentale: il padrone di questa fabbrica è un bianco: probabilmente un americano, o un europeo.
Occidentale si può tradurre, in tedesco, con “westlich”, “aus der westlichen Welt”.
5
gli allievi: sono i ragazzini, gli alunni del maestro.
6
non osano… faccia: non hanno il coraggio di guardarmi in faccia.
2
1.
a)
b)
c)
Rispondi alle domande.
Descrivi brevemente la fabbrica in cui lavorano i bambini.
Quali lavori svolgono i bambini e le bambine?
Nel testo, si può intuire quale marca è quella che fa lavorare questi bambini. Qual è il suo nome,
secondo te, e da quali elementi lo capisci?
d) Perché, secondo te, il padrone della fabbrica si rivolge al maestro dandogli del “tu”?
2. Scegli uno degli esercizi seguenti.
a) Immagina di essere una delle ragazzine o dei ragazzini che cuciono i palloni. Racconta le tue
emozioni e i tuoi pensieri quando vedi il maestro entrare per la porta della fabbrica (circa mezza
pagina).
b) Sei il maestro della piccola scuola elementare: scrivi una breve lettera spiegando a un tuo piccolo
alunno o alunna perché è importante, per lui, andare a scuola (circa mezza pagina).
3. Considerando il lavoro minorile come un problema che esiste da secoli in Europa e nel mondo,
illustra la vita e il destino dei bambini lavoratori, facendo riferimento ai testi di letteratura o di
attualità studiati quest’anno. Quali sono le tue emozioni, quali le tue riflessioni su questo tema?