Giornale 25 aprile provincia di Sondrio
Transcript
Giornale 25 aprile provincia di Sondrio
° 70 1 25 Aprile 1945 - 25 aprile 2015 Bormio 25 aprile della liberazione Numero unico per la manifestazione provinciale del 70° della liberazione copia Omaggio angloamericane il cui contributo permise anche la liberazione di Bormio e dell’Alta Valle. Con questi pensieri porgo il benvenuto a tutti i convenuti, lieto che oggi Bormio rappresenti, in questa ricorrenza, l’intera provincia. Giuseppe Occhi Sindaco di Bormio U S ettant’anni sono molti. Moltissimi per me, nato molto tempo dopo quegli eventi, tanto drammatici quanto determinanti per la libertà nella democrazia, assicurata dalla Costituzione repubblicana. Ed è un onore per me trovarmi a rappresentare, quale presidente della Provincia di Sondrio i valori costitutivi del suo patrimonio storico che include il comportamento dei convalligiani di allora che ha fatto meritare alla nostra Provincia quella medaglia d’argento al valor militare per attività partigiana che decora il suo gonfalone. Come giovane, come cittadino, prima ancora che amministratore, di Sergio Caivano presidente provinciale dell’ANPI S embra ieri, ma sono già passati 70 anni da quel fatidico 25 aprile del 1945. A chi ci chiede se abbia ancora senso, dopo tanto tempo, festeggiare questa ricorrenza, rispondiamo: si, ha ancora senso, oggi più di ieri. Per almeno tre motivi. Innanzitutto Il 25 aprile illumina tutta la nostra storia: significa la fine di una guerra insensata, la cacciata dell’invasore nazista, la disfatta della dittatura fascista. In secondo luogo il revisionismo ad uso politico degli ultimi decenni ha intaccato la memoria della Resistenza, col risultato di far perdere al Paese, oltre la propria identità storica, politica, culturale, anche la bussola. Infine, Il risorgere in sento il dovere della memoria e della riconoscenza, da trasmettere alle generazioni future, consapevoli dell’altissimo prezzo di sacrifici e di sangue pagato per la libertà di cui noi godiamo e che dobbiamo custodire come i bene maggiore di un popolo. Questo è il senso che ha per me celebrare, per la prima volta da presidente della Provincia, l’anniversario della Librazione. Luca Della Bitta Presidente della Provincia L a manifestazione ufficiale provinciale per la festa nazionale della Liberazione torna a Bormio dopo cinque anni, e la celebrazione si svolge davanti al Kuerc, simbolo massimo, con la vicina torre civica, della nostra antica democrazia comunale e delle sue franchigie. È un onore, per la città e per me, ospitare le massime autorità della provincia convenute per ricordare il 70° anniversario della riconquistata libertà della Patria, della fine dell’occupazione nazifascista, della reintegrazione del territorio nazionale, della fine della terribile seconda guerra mondiale. Un pensiero riconoscente va agli uomini e alle donne della Resistenza, ai partigiani, ai militari internati nei campi di concentramento, alle truppe il 25 aprile 1945 Europa e nella nostra Italia, di movimenti che al nazifascismo si richiamano. Parlo del “lepenismo” in Francia ma anche del leghismo alleato di Casa Pound in Italia. Noi celebriamo il 25 aprile con la stessa emozione di allora. Certi eventi si realizzano una sola volta nella vita. E quella sensazione irripetibile che mette addosso i brividi, l’avverto ancora. Il 25 aprile di 70 anni fa il CLNAI di Milano emana l’ordine d’insurrezione generale. Scendono dalle montagne, escono dai casolari, dalle baite i partigiani e in pochissimi giorni liberano le nostre città e i nostri paesi. La folla li accoglie con entusiasmo, li stringe tutti in un abbraccio, festeggia a lungo. Già il 25, i partigiani costringono alla resa il presidio nazista di Lanzada; il 26 la Brigata Sondrio libera Chiesa e Torre S.Maria. Lo stesso giorno accerchiano la città di Chiavenna che attaccano all’alba del 27, costringendo alla resa i fascisti della GNR, e della Brigata “Gatti”, nonchè I presidii nazisti della zona.A tarda sera, giungono i partigiani di “Tiberio”, portandosi i morti caduti all’Angeloga. A Bormio, sempre il 27, è il magistrato dr. Adolfo Flora, assieme a Don Angelo Moltrasio ed ai fratelli Peloni, nisco al saluto del Sindaco di Bormio (della “Magnifica terra”, come si diceva un tempo) quello “delle onorate valli” estendendo la rappresentanza all’intero Bormiese, l’antico contado, oggi Comunità Montana Alta Valtellina. Un’area fortemente interessata dalla lotta armata che ci ha restituito libertà e democrazia, non meno che all’opera di figure di rilievo provinciale nella resistenza al fascismo e nel ripristino poi delle libertà democratiche, come l’avvocato bormino Angelo Schena, chiamato per il suo prestigio a presiedere la provincia dal 1947 al 1950, prima delle regolari elezioni del dopoguerra. Le vicende storiche di quel tempo sono largamente documentate e il Bormiese ha ampio spazio nella storia di quegli anni per il suo ruolo strategico legato agli impianti idroelettrici non meno che per la moderazione della pur dura lotta. Raffaele Cola Presidente della Comunità Montana Alta Valtellina tutti del CLN locale, a raccogliere la resa dei tedeschi e dei fascisti. Si conclude una vicenda che lascia diversi caduti tra i patrioti e 12 tra gli americani precipitati in Val delle Mine. A Morbegno, dopo aver ispezionato la lunga autocolonna tedesca già fermata a Dongo, viene firmata la resa dal comandante tedesco Fallmeyer ed i rappresentanti partigiani Federico Giordano “Jek” e Alfonso Vinci “Bill”, resa poi perfezionata il giorno dopo all’Albergo Isolabella di Colico. Secondo un piano d’attacco studiato da “Bill”, Sondrio viene accerchiata dai partigiani delle Brigate “Rinaldi” e “Mina ,dei battaglioni “Moro” e “Peppo”,del 12ª distaccamento della Brigata “Sondrio”. I 300 fascisti Segue in quarta pagina PROVINCIA DI SONDRIO 70° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE sabato 25 aprile 2015 Sondrio BORMIO Ore 8.45 Le autorità renderanno omaggio al monumento alla Resistenza in piazza Campello e alla memoria del Ten. Col. Edoardo Alessi, comandante partigiano “Marcello” caduto per la Libertà, presso la caserma dei Carabinieri intitolata al suo nome. Ore 10,30S. Messa in Collegiata celebrata dall’Arciprete don Giuseppe Negri con la partecipazione delle autorità e delle rappresentanze. Ore 11.15Cerimonia in piazza Cavour, con l’intervento di una formazione militare in armi e della Filarmonica Bormiese a cui seguiranno i discorsi ufficiali del Sindaco Giuseppe Occhi, del Presidente della Provincia Luca Della Bitta, del Presidente provinciale ANPI Sergio Caivano. Ore 11.45 Corteo lungo via Roma fino a piazza V Alpini per l’omaggio al Monumento ai Caduti. Al termine una delegazione si recherà a rendere omaggio ai Combattenti e ai Caduti partigiani e delle Forze Alleate nel cimitero di Bormio. Dopo la cerimonia una delegazione partirà per Milano per partecipare alla manifestazione nazionale che inizierà alle ore 14,30 con il corteo che da Porta Venezia raggiungerà Piazza del Duomo. cerimonie religiose e civili si terranno anche A CHIAVENNA, COSIO VALTELLINO, DELEBIO, ROGOLO, SONDALO, GROSIO, GROSOTTO ALTRE INIZIATIVE • Nelle biblioteche di Sondrio, Tirano, Bormio, Morbegno e Chiavenna saranno disponibili copie del numero unico BORMIO 2015: 70° DELLA LIBERAZIONE (gratuitamente fino a esaurimento). • Bormio, ore 14.30, Sala Conferenze della Banca Popolare di Sondrio, Via Roma 131: Ricordo di Cesare Marelli, il Comandante “Tom” - Presentazione del libro “Storia e memoria del 25 aprile 1945” di Sergio Caivano - Proiezione del film documentario “Gli Zagabri” - Regia Chiara Francesca Longo. • Bormio, ore 21.00, piazza Cavour all’interno del Kuerc’ - Episodi e testimonianze della Resistenza in Alta Valtellina - Proiezione del film documentario “Gli Zagabri”. LA LOTTA ARMATA NELLA RESISTENZA, L’APPORTO ATTIVO NEI COMITATI DI LIBERAZIONE E NEI COLLEGAMENTI, LA PRIGIONIA IN GERMANIA, LA PARTECIPAZIONE ALLA GUERRA NEL CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE, LA RENITENZA ALLA CHIAMATA MILITARE CON L’IMBOSCAMENTO SUI MONTI O L’ESPATRIO IN SVIZZERA FURONO CONTRIBUTI INESTIMABILI ALLA RINASCITA MORALE E POLITICA DELLA NOSTRA PATRIA. Dalla motivazione del diploma di benemerenza rilasciato nel 50° della Liberazione ai concittadini che con il loro comportamento nel periodo cruciale dell’occupazione tedesco-nazista e di dittatura politica vissuto dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 seppero testimoniare spirito di libertà e senso di dignità nazionale. 2 Una lettera di Plinio Corti a Cesare Marelli (Tom) Una democrazia fondata sui C.L.N. di Bianca Ceresara Declich presidente dell’I.S.S.R.E.C. È morto Mario Canessa I l 7 luglio 2014 è mancato a 96 anni a Livorno, dove viveva, il dottor Mario Canessa, Giusto fra le nazioni, decorato di medaglia d’oro al Valor Civile, cittadino onorario di Tirano. Era nato a Volterra nel 1917, settimo di nove figli aveva fatto carriera nell’ambito della polizia passando, da semplice agente a Dirigente Generale al Ministero degli Interni. Era ancora studente universitario dell’Università Cattolica di Milano negli anni 1943-1945 e agente di polizia presso il commissariato di frontiera di Tirano, quando, durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana e dell’occupazione tedesca mise in salvo, mediante l’espatrio clandestino in Svizzera, numerosi ebrei perseguitati dalle leggi razziali fasciste. A Tirano aveva dato il meglio di sé attraverso la rete della Resistenza e i suoi referenti della Valle di Poschiavo. Quando fu nominato cittadino onorario di Tirano la compagnia Pueri Cantores gli dedicò uno spettacolo teatrale intitolato Portami di là realizzato con la regia di Patrizia Fabbri. Il Comune di Livorno ne ha onorato la memoria esponendone la salma in municipio, da dove sono partiti i funerali. Lo ricordiamo con stima, affetto e gratitudine. Q uesta lettera porta la data del 22 Dicembre 1944 ed è citata anche nel testo di Fini-Giannantoni La Resistenza più lunga. L’autore, Plinio Corti, che aveva unificato i gruppi partigiani sparsi nella Media e Alta Valtellina costituendo la 1a Divisione Alpina Valtellina “G.L.”, di cui fu per un breve periodo commissario politico, invia a Tom anzitutto una serie di istruzioni per avviare un’opera di educazione etico-politica dei partigiani. Lo scopo è di prepararli ad essere cittadini consapevoli nel costruire il futuro stato democratico al termine (che si prevede vicino) della lotta contro il nazifascismo. La lettera parte dal Comando Lombardo delle Formazioni “Giustizia e Libertà”, cioè dal Clnai. Prima ancora di aver ricevuto l’investitura formale da parte del governo di Roma, che vedremo in seguito, il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia (Clnai) aveva guadagnato la sua legittimazione sul campo mostrando piena capacità di dirigere la Resistenza del Nord così da diventare il punto di riferimento dei vari C.L.N. regionali. Come diremo poi, oltrepassava la linea politica dei partiti antifascisti del governo di Roma, mirando a rompere i vecchi equilibri col trasferire il potere ai vari C.L.N. Leggiamo qualche brano: “Anche costì, oltre al lavoro propriamente militare, v’è da avviare e sviluppare un lavoro politico in profondità, lavoro assolutamente necessario se vogliamo evitare amare sorprese nel prossimo futuro, e se non vogliamo correre il rischio di vedere frustrate in gran parte le ansie, le fatiche e le sofferenze di tanti e tanti fra i migliori italiani, senza parlare di coloro che si sono immolati nell’ardua lotta. […]. Naturalmente non si tratta di fare della propaganda di partito, nel senso normalmente attribuito a tale locuzione, in pro’ dell’una piuttosto che dell’altra corrente politica, si tratta invece di far comprendere a tutti il vero profondo significato della lotta che andiamo combattendo a fianco di tutti i movimenti di Resistenza e di Liberazione europei. La nostra lotta, infatti, ha sì per primo obbiettivo la cacciata dei tedeschi e dei fascisti, con il minor danno possibile per il Paese, ma ha pure altri scopi, forse non meno importanti, anche se meno appariscenti, per l’avvenire della nazione. In primis io metto una radicale, profonda, spietata epurazione nei confronti di tutti i responsabili della rovina materiale e morale del Paese; non vi deve essere misericordia né via di scampo per chi, perseguendo fini inconfessabili, aiuta il nemico tedesco a spogliarci sistematicamente di tutto e a torturare e uccidere i migliori di noi. Altrettanto severamente però sono da “epurare” anche tutti i profittatori, i corruttori ed i corrotti, gli arraffatori e simile altra genia.”. Plinio Corti Poco più avanti è posto il problema di fondo:” Se vogliamo ricostruire una vita pubblica possibile e decente, è assolutamente necessario rifare una coscienza morale, che oggi più non esiste per la generalità: sarà lavoro lungo e difficile; ma il primo avvio deve essere la punizione esemplare ed inesorabile di tutti i furfanti del passato e del presente! […]. In sostanza, e per dirla in poche e povere parole, per il momento tutto si riduce a questo: riabituare gli uomini a ragionare con la propria testa, a discutere e decidere, o almeno ad avere a ragion veduta una opinione propria su tutte le questioni che li interessano […]”. E veniamo ora al brano che ci preme di più. Scrive il Corti:” D’altra parte, tutti i partiti, ed in particolare quelli progressisti, coerentemente a tali principi, sono d’accordo su quella che si chiama politica del Comitato di Liberazione Nazionale. Si lavora cioè affinché in ogni centro, anche molto piccolo, nelle aziende, nelle imprese e insomma in ogni organismo che abbia una forma di vita propria, si costituiscano dei C.L.N., cosiddetti di base, i quali inizino ora, per continuare poi, a liberazione compiuta, con l’afflusso di tutte le altre forze che ora non possono intervenire per ragioni poliziesche, l’autogoverno degli organismo medesimi. I C.L.N. comunali si trasformeranno in Giunte municipali popolari, e reggeranno il Comune; altrettanto faranno quelli delle Provincie e delle Regioni. Essi assumeranno sempre più vaste ed effettive attribuzioni, rientrando nella politica di C.L.N. il concetto di decentrare quanto più possibile ed accordare quindi larghe autonomie alle amministrazioni locali”. Poco più avanti Cesare Marelli è invitato a costituire C.L.N. locali. Vediamo in quale contesto si colloca quest’ultima parte. Un mese prima, precisamente il 20 novembre ’44, il Partito d’Azione Cesare Marelli aveva rivolto una lettera aperta agli altri partiti del Clnai in cui proponeva di fare del C.L.N.la base non solo del potere centrale ma anche dell’amministrazione periferica. Il Pci aderì alla proposta, suggerendo di allargare la base del vari C.L.N. con l’entrata degli organismi di massa. Gli altri partiti, con motivazioni diverse, non aderirono alla proposta. Gli accordi di Roma, che si conclusero nel dicembre ’44, fra una delegazione del Clnai, il governo di Roma e gli alleati ridimensionarono grandemente le pretese del Clnai, cui veniva riconosciuta l’assunzione di poteri di governo dopo la Liberazione solo temporaneamente, fino alla creazione del Governo militare alleato. Inoltre si prevedeva lo scioglimento delle formazioni militari al termine della guerra e la consegna delle armi. La posizione delle sinistre, che troviamo nella lettera, costituiva, quindi, una forzatura rispetto agli accordi di Roma e mirava a prefigurare una situazione di fatto per l’immediato dopoguerra. Nel dibattito sulla proposta di concentrare il potere nei C.L.N. possiamo già vedere il futuro scontro tra una linea politica di discontinuità, di rottura radicale non solo, ovviamente, nei confronti dello stato fascista, ma anche dello stato liberal-democratico precedente, e una linea politica moderata (che sarà vincente) di sostanziale continuità con la situazione pre-fascista. Alla fine del ’45 quello che ancora restava dei C.L.N. cadrà con la precoce fine del governo Parri. Ma la Resistenza, che senza i C.L.N. non sarebbe stata possibile, non si esaurì con essi: la sua eredità più avanzata passerà poco dopo nella Costituzione repubblicana. Dal Comitato per il ventennale della Resistenz di Ombretta Rossi I l giorno 21 dicembre 1963, su iniziativa della Provincia di Sondrio, con delibera di Consiglio, venne costituito il “Comitato Provinciale per le celebrazioni del ventennale della Resistenza”, composto da due rappresentanti del Consiglio Provinciale, gli onorevoli Primo Buzzetti e Avv. Franco Zappa, dal sindaco di Sondrio, Avv. Saverio Venosta, dal sindaco di Morbegno, Prof. Giulio Spini, dal sindaco di Tirano, Rag. Renzo Maganetti, dal sindaco di Chiavenna, Comm. Alessandro Moro, dal sindaco di Bormio, Geom. Cardelio Pedrana e da un rappresentante delle tre associazioni dei partigiani, Angelo Ponti. Da un documento sciolto, presente nell’archivio di Giulio Spini, si intuisce però che un Comitato per la celebrazione del Decennale della Resistenza era già stato costituito nel marzo del 1955 e i membri si ritrovavano presso il salone di casa Ponti, in Piazzale Bertacchi a Sondrio. L’obiettivo del Comitato Provinciale per le celebrazioni del ventennale era quello di celebrare la ricorrenza esaltando i valori della Resistenza, con iniziative da realizzare dal 1963 fino al 25 aprile del 1965 (esattamente 20 anni dopo la resistenza). Per perseguire questo scopo il Comitato si attivò in diverse e complementari direzioni. Propose l’erezione di un monumento ai Partigiani, coinvolgendo, in un primo tempo, Luigi Caccia Dominioni e Mario Negri. (Il monumento, dedicato alla Resistenza, venne poi realizzato da Livio Benetti ed eretto in Piazza Campello nel 1968.) Un altro obiettivo perseguito era la pubblicazione di un volume sulla storia della Resistenza in Valtellina. La ricerca e la stesura vennero commissionate al Prof. Franco Catalano, Ordinario di Storia Contemporanea all’Università degli Studi di Milano, sotto la supervisione di una sottocommissione del Comitato Provinciale, formata dal Prof. Giulio Spini, dal Prof. Alfredo Tavolaro e dall’ Avv. Teresio Gola. L’obiettivo di pubblicare un libro sulla storia della Resistenza in Valtellina non venne raggiunto entro la data prefissata del 25 aprile del 1965, così il Comitato decise di proseguire le attività e cambiò il nome in “Comitato per la Celebrazione del I ventennale della Resistenza”. Nel frattempo, anche l’Amministrazione Provinciale di Como (Lecco fino al ‘92 faceva parte della provincia di Como) aderì al progetto della pubblicazione, e lo studio sulla Resistenza venne esteso 3 Dal manoscritto di Giulio Spini sulla “Storia dei salesiani in provincia di Sondrio” N ell’ultimo mese di guerra l’autorità militare intervenne per snidare giovani e superiori anche da quel rifugio (la sede dell’Istituto Salesiano), reclamato per il Battaglione Mussolini. Era il terzo trasloco. Don Saluzzo e il prefetto dell’Istituto don Agostino Zamboni cercarono di prendere tempo, andarono da un’autorità all’altra, parlamentarono con il Comandante italiano della città (in uno dei colloqui, questi “definì l’attuale guerra non una lotta di nazionalità ma di ideologia” prese nota, incuriosito, il redattore della Cronaca) e così passarono quasi tre settimane premuti da qualche comando, difesi da un colonnello il cui figlio aveva recitato nella filodrammatica dell’Oratorio. Il 23 aprile, l’ultimatum. Non ci fu nulla da fare. Con l’appoggio dell’arciprete mons. Tirinzoni fu trovato alloggio in fretta e furia all’Orfanatrofio Maschile e il 26 (a Milano era in corso l’insurrezione): “Si sfolla trasportando le nostre tende all’Orfanatrofio Maschile, dove ci accomodiamo alla meglio per passare la notte. Con noi ci sono una trentina di ragazzi.” Lo sgombero della roba dal Ricovero Femminile continuò il giorno seguente, intralciato dai militi, che attendono da un momento all’altro l’attacco partigiano. Venne trasportato “in forma nascosta il Santissimo nella parrocchiale”, ma un gruppo di militi, sospettando un trasporto di armi sotto le vesti, fermò il catechista. Il ventotto, fra sparatorie e trattative, si arrivò alla consegna delle armi. Negli ultimi giorni del mese il trapasso dei poteri creò momenti di confusione e di disordine. I Salesiani dimenticano tutto e cercano di soccorrere i vinti: “Don Alberti e Don Erba si prestano per l’assistenza religiosa e morale dei detenuti, confortando, assicurando, tenendo i contatti con le famiglie, ricevendo testamenti, denaro, oggetti preziosi da recapitare alle persone care, si scrive ai famigliari cercando di tenerli alti di morale. Questo lavoro assorbe diverse ore della giornata specie nei tre mesi susseguenti (maggio, giugno, luglio). Su nostre testimonianze vari individui vengono liberati e rimandati alle famiglie”. E ricorda il cronista: “Se in questo tempo si presta aiuto ai detenuti fascisti, durante il periodo repubblicano si lavorò largamente ad aiutare i partigiani detenuti nelle carceri e negli ospedali: la prima assistenza fu quella religiosa, poi si aggiunse il lavoro di contatto con le famiglie soccorrendole e avvisando vari gruppi di parigiani quando correvano qualche pericolo”. Il promemoria, scritto il 1° maggio, continua ricordando l’esponente del movimento partigiano mantovano-reggiano, Pirondini, nascosto in collegio durante il gennaio ’45, fornito di documenti e accompagnato in Svizzera: “In tal senso si sono potuti salvare diversi ex militari renitenti alle nuove chiamate e famiglie ebree, ottenendo loro salvacondotto e guide per la Svizzera”. Un intervento caritatevole fu, nei giorni dopo l’insurrezione, a favore del fascista imputato dell’uccisione del Col. Edoardo Alessi, comandante militare della Resistenza, e del suo aiutante maggiore Cometti, oggetto dell’acceso risentimento dei partigiani. Il salesiano don Erba si recò dalla vedova Signora Alessi, ospite in casa del dott. Emma, direttore dell’ospedale psichiatrico, per chiederle di interessarsi presso i comandi partigiani perché gli fosse garantito un trattamento corretto. Racconta la cronaca: “Tra una parola e l’altra don Erba espone il motivo della venuta. E la Signora: «Sì, mi presenterò io all’autorità dicendo che perdono; mio marito, se fosse vivo, farebbe lo stesso»” e parlò dell’amicizia del Col. Alessi per i Salesiani e per don Saluzzo. Don Alberti e don Erba passarono in quelle settimane il loro tempo nel campo di raccolta dei prigionieri e nelle carceri. Rievocazione, questa, che non fu scritta per essere divulgata, di cui solo ora viene, in un certo senso, violato il segreto. È una indiscrezione della quale ci si dovrebbe za a quello dell’anniversario della Liberazione anche al lecchese. I tempi di lavoro si dilatarono ulteriormente e dai documenti emerge che nel 1976 il Comitato si chiamava “Comitato Provinciale Permanente Antifascista” e due anni dopo prendeva il nome di “Comitato permanente antifascista e per la difesa dell’ordine democratico” e si attivò nella redazione e diffusione di manifesti di solidarietà alle vittime degli anni di piombo. Per ragioni di difficoltà nel reperire le fonti da parte del Prof. Catalano, per ragioni politiche, legate soprattutto ai cambi di amministrazione della Provincia di Sondrio e per la sostanziale insoddisfazione dei comandanti partigiani, non si giunse mai alla pubblicazione dell’opera. Nell’archivio ISSREC e ANPI di Sondrio, ma anche nella sede dell’ANPI di Lecco, così come negli archivi privati di ex-partigiani, sono conservate copie del dattinoscritto, spesso recanti chiose, correzioni e integrazioni non sempre facilmente attribuibili. La “Bozza Catalano” è stata in seguito consultata da tutti gli storici e gli studiosi che hanno trattato il periodo della lotta di Liberazione nella Provincia di Sondrio e di Lecco, costituendo una fonte notevole anche per il lavoro di Franco Giannantoni e Marco Fini, La Resistenza più lunga. Lotta partigiana e difesa degli impianti idroelettrici in Valtellina:1943-1945, edito per la prima volta nel 1984, per iniziativa dell’Azienda Energetica Municipale di Milano (AEM) e in seguito nel 2008 da Sugarco Edizioni. Il volume fu decisivo per completare la pratica della concessione della Medaglia d’argento al valor militare per la Resistenza alla Provincia di Sondrio. Inoltre il Comitato organizzò lezioni ed eventi legati al tema della Resistenza, finalizzati soprattutto a diffondere le conoscenze storiche e a sensibilizzare il territorio affinché non fossero dimenticati quegli anni cruciali per la libertà dello Stato nazionale. E dal 1991 ad oggi pubblica, in occasione del 25 aprile, un “numero unico” in un migliaio di copie per la manifestazione provinciale. Nel 1991 il comitato assunse il nome di “Comitato per la difesa dell’Ordine Democratico della Provincia di Sondrio” e in questi anni organizzò manifestazioni contro atti terroristici e a sostegno della cultura democratica e della legalità. Dal 2000 fu infine trasformato in “Comitato Provinciale per la celebrazione dell’anniversario della Liberazione”, denominazione che tuttora conserva. scusare, ma che in una rassegna della vicenda salesiana in provincia non poteva mancare. La loro posizione, come quella del clero di Sondrio, della Valtellina e della Valchiavenna non poté che essere quella della gente: non si contano gli atti di solidarietà e di appoggio dei parroci al movimento di liberazione e in difesa delle vittime dell’occupazione militare e politica. Il loro dovere non poteva che spingerli, dopo, alla pietà cristiana e a collaborare perché il “giorno dell’ira” durasse il meno possibile. I trent’anni dell’ISSREC di Fausta Messa direttice dell’I.S.S.R.E.C. N ei primi anni Sessanta a Sondrio era stato fondato da un gruppo di ex partigiani il Centro Rosselli, che rappresentò una palestra di formazione politica e di cultura laica e democratica per studenti e lavoratori valtellinesi. Già nel nome dell’associazione era evidente il richiamo ai valori della Resistenza e della Costituzione. Quando, sull’onda della seconda contestazione giovanile, alla fine degli anni Settanta, il Centro perse il suo slancio propulsivo, anche per la distanza culturale e generazionale tra i fondatori e i giovani movimentisti che ne egemonizzavano la sede, si fece strada l’idea di fondare un vero e proprio istituto storico dedicato alla Resistenza. Si era alle soglie del quarantennale della Liberazione, e i tempi apparivano maturi per iniziare una riflessione storico-politica sugli avvenimenti resistenziali e sui primi anni repubblicani. L’8 febbraio del 1984, davanti al notaio Barone, venne così costituito in associazione l’Istituto sondriese per la storia del movimento di liberazione, ad opera di Bruno Ciapponi, Mario Declich, Bianca Ceresara, Nella Credaro, Giulio Spini, Vito Chiaravallotti e Eugenio Gusmeroli. L’Associazione si prefiggeva di “favorire lo studio del Movimento di Liberazione nella città e nella provincia di Sondrio, mediante la ricerca, la raccolta, la conservazione e la classificazione di ogni genere di documentazione, la pubblicazione di studi, l’organizzazione di convegni, manifestazioni, mostre e tutte quelle iniziative che intendono raggiungere i sopra indicati fini”. Il patrimonio librario del Centro Rosselli andò a costituire il primo nucleo della biblioteca, che di seguito si arricchì di tutte le riviste e le monografie pubblicate dagli altri Istituti della Resistenza sparsi in tutta Italia; l’archivio fu allestito con i documenti privati conservati da alcuni comandanti partigiani che li versarono all’Istituto. Ricordiamo il Fondo Gola, il Fondo Marelli, il Fondo Torti, il Fondo Porchera, il Fondo Micheletti, il Fondo Zappa, il Fondo CLN Morbegno, i Piccoli Fondi Sondrio. In seguito venne costituito il Fondo IMI e recentemente l’Istituto ha acquisito in comodato d’uso l’Archivio di Giulio Spini, socio fondatore e primo presidente (1984-1998). Nel corso degli anni la biblioteca si è arricchita di numerose tesi di laurea sulla resistenza locale, donate da studenti che avevano usufruito della documentazione e della consulenza dell’Istituto; notevole anche la conservazione di materiale grigio prodotto durante gli innumerevoli corsi di aggiornamento per insegnanti, nonché convegni e mostre. Nel 1997 la denominazione originaria dell’Istituto cambiò e divenne “Istituto sondriese per la storia della resistenza e dell’età contemporanea”, su richiesta dell’Istituto nazionale (INSMLI), che aveva sottoscritto con il MIUR un protocollo (1996, rinnovato nel 1999) che assegnava alla rete degli Istituti della Resistenza il compito di preparare i docenti di tutte le scuole nella didattica della storia del ‘900. Nel 1999 lo statuto venne modificato, con l’approvazione dell’Assemblea dei Soci, per ottenere l’iscrizione al Registro provinciale delle Associazioni senza scopo di lucro; nella medesima seduta ci fu il cambio di presidenza: a Giulio Spini subentrò Bianca Ceresara Declich, attualmente in carica. L’Issrec ha sempre avuto sede in coabitazione con l’Anpi provinciale (da Piazza Garibaldi a Lungo Mallero Diaz, 18), con cui ha costantemente collaborato nel compito di conservare e divulgare il patrimonio valoriale della Resistenza. Pubblica un Quaderno, ormai arrivato al n.12, che raccoglie ricerche originali di microstoria locale, che hanno contribuito ad una ricostruzione storiograficamente corretta degli anni tra Fascismo, Resistenza e Costituzione in provincia di Sondrio. Tutti i Quaderni riportano la rubrica “Vita dell’Istituto”, in cui sono analiticamente ricordate le attività svolte, secondo le indicazioni statutarie. Dal 2001 l’Istituto è diventato anche il centro organizzativo per il Giorno della Memoria, istituito con legge parlamentare nel 2000, collabora dunque con scuole e comuni nella preparazione di manifestazioni che hanno al centro il tema della Shoah e della deportazione di tutti i perseguitati dal nazifascismo. In collaborazione con l’Anpi offre inoltre la possibilità alle scuole di partecipare a incontri con testimoni, lezioni di storia contemporanea e laboratori con analisi di documenti originali, nonché assistenza nella stesura di tesine per l’esame di Stato o di tesi di laurea. I compiti statutari sono stati rispettati, l’Issrec ha consolidato la sua presenza nel panorama delle istituzioni culturali provinciali, ora l’auspicio è che entrino a far parte dell’Associazione nuove leve di giovani studiosi appassionati di storia e desiderosi di un approccio culturale alla vita politica. 4 PARCO DELLE RIMEMBRANZE Continua dalla prima pagina Sergio Caivano asserragliati al Castel Masegra, dopo una sparatoria dimostrativa, si consegnano ai partigiani secondo gli accordi stilati tra il gen. Onori ed il federale Parmeggiani per i fascisti da una parte e l’avv.Teresio Gola con i comandi partigiani dall’altra. Infine a Tirano, dopo una lunga battaglia che dura dal mattino, escono a mani alzate dalle caserme i fascisti ed i “Miliciens” di Darnand, già sconfitti il 18 aprile a Grosio. Il 3 maggio ci pensa Cesare Marelli “Tom” a far sloggiare gli ultimi tedeschi dalla terza casa cantoniera dello Stelvio. Tutta la Valtellina è libera, conquistata unicamente dai nostri partigiani! Le forze alleate, infatti, sono appena giunte, con gli avamposti, a Milano. La Liberazione della provincia non è indolore. Co- ca. Il filmato raccoglie testimonianze di uno degli ultimi partigiani superstiti, il comandante Caramba delle Fiamme Verdi e di altri, fra cui la scrittrice Luisa Moraschinelli. Le immagini sono commentate da Michele Sarfatti della Fondazione CDEC sta 140 caduti tra i partigiani, 48 tra i civili, 144 tra feriti, mutilati, invalidi. Contribuiscono alla vittoria le donne staffette e anche combattenti, i militari internati in Germania che rifiutano l’adesione alla RSI, gli antifascisti inviati nei lager. Nel 1987,il Presidente della Repubblica Sandro Pertini assegna la medaglia d’argento al valor militare alla provincia per la Resistenza. La affigge sul gonfalone della provincia il Presidente del Senato G. Spadolini nel corso di una cerimonia alla presenza dei 78 sindaci dei nostri comuni e delle autorità. Nei confronti dei patrioti abbiamo tutti un debito di riconoscenza. A quanti perdono la vita per restituirci dignità ed onore, ai tantissimi scomparsi da quel glorioso e lontano 25 aprile di 70 anni fa, a quanti per fortuna tra noi, possiamo e dobbiamo dire una sola parola: GRAZIE! II TAPPA: Gli Zagabri Episodi della Resistenza in Aprica 1943-1945, regia di Chiara Francesca Longo. A celebrare il 70° della Liberazione in valle, grazie al sostegno del BIM e del Comune di Aprica, giunge anche un documentario ambientato nei dintorni di Aprica dove i partigiani operavano fra Pian di Gembro, Trivigno, Padrio, Mortirolo, Val Belviso e dove ebbero luogo numerose impegnative operazioni come la distruzione del ponte di Valmane e l’organizzazione dell’espatrio in Svizzera di oltre 200 ebrei, provenienti da Zagabria, internati all’Apri- VISITA AGLI ITINERARI DELLA RESISTENZA A SONDRIO. I LUOGHI DELLA MEMORIA • Pubblicazione del Quaderno 11-12 “Scorci di Novecento in Valtellina. Donne Uomini Istituzioni” • Collaborazione con il Comune di Morbegno per le celebrazioni del centenario della I Guerra mondiale con quattro lezioni magistrali tenute dalla Professoressa Elisa Signori (Univ. Di Pavia) sul tema: Il re soldato. La propaganda e dalla Professoressa Marina Tesoro (Univ. Di Pavia) sul tema: I prigionieri di guerra italiani Vita in trincea • Corso di cinema rivolto alle scolaresche sul tema “Cinema e letteratura della Grande guerra” tenuto da Mattia Agostinali. Un documentario: Gli Zagabri La città in cui viviamo ci parla in tanti modi, se ci guardiamo attorno. Coi negozi, con il traffico, con le persone che si muovono decise o incerte nei diversi luoghi, con gli edifici, con le lapidi... e con i nomi delle vie e delle piazze. Molti nomi sono legati alla storia umana, per ricordare eventi e persone che hanno contribuito a cambiare lo stato delle cose e la condizione di tutti, che hanno lasciato un segno con le loro capacità, il loro talento, la loro dedizione, la loro scienza, il sacrificio della loro vita. La toponomastica non è immutabile; risente dei cambiamenti della storia e del bisogno di ricordare eventi e uomini più vicini nel tempo. Ci sono nomi di strade, però, che devono rimanere; strade intitolate a persone semplici ma che hanno dedicato la loro vita alla libertà di tutti, alla democrazia; hanno lavorato e spesso sono morte senza avere nulla in cambio, hanno sacrificato i loro affetti, il loro futuro: erano i giovani della Resistenza, i partigiani che tanto hanno fatto per la Liberazione del nostro Paese. E quando sono sopravvissuti alle tempeste di quegli anni durissimi hanno continuato a vivere per gli ideali che li avevano mossi . Una strada, un tassello della nostra storia. Abbiamo tutti un grosso debito di riconoscenza nei loro confronti. Se oggi viviamo in una società libera, non più oppressa dalla tirannide, lo dobbiamo in buona parte a loro. Sono, questi, i luoghi della memoria, del ricordo. Abbiamone cura per riscoprire chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando.. Dicembre Situato verso la fine di Via Battisti e la via Nazario Sauro, accoglie le spoglie dei caduti nelle varie guerre. In particolare, per interessamento dello storico della Resistenza , critico d’arte e pubblicista Ferruccio Scala, la parte sinistra del parco ospita una lapide e una serie di targhe con i nomi degli ebrei che sono catturati da nazisti o da fascisti in Valtellina. Dopo la cattura, vengono portati a Milano e raccolti sui treni in partenza dal famigerato binario 21 della stazione centrale. Partono, senz’acqua e senza viveri, verso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Molti muoiono durante il viaggio, gli altri, opportunamente smistati, se malconci sono subito eliminati nelle camere a gas. Quelli maggiormente in forze sono invece utilizzati nei lavori di mantenimento dei campi. E quando non più utili vengono uccisi con i gas nelle apposite camere. Nel campo di concentramento di AuschWitz – Birkenau vengono uccisi 1.200.000 persone, delle quali 200.000 bambini. Nella “ Giornata della memoria”, fissata con apposita norma al 27 gennaio di ogni anno, si ricordano questi strazianti episodi di storia con l’intervento di rappresentanti delle istituzioni e di giovani studenti. • Collaborazione con l’Amministrazione provinciale e l’Anpi provinciale nell’organizzazione delle manifestazioni del 25 Aprile. Una bella iniziativa curata dall’ANPI con la collaborazione del Comune di Sondrio, in occasione del 70° è la stampa di un pieghevole-guida ai Luoghi della memoria, intitolato “Visita agli itinerari della Resistenza a Sondrio”. Di fronte al naturale affievolirsi delle testimonianze dirette dei sopravvissuti - si legge nell’introduzione - diventa più che mai urgente e necessario rimediare alla distanza storica attraverso esercizi di democrazia che mantengano PIAZZA CAMPELLO – MONUMENTO AI PARTIGIANI Aprile I luoghi della memoria I TAPPA: • Tirano: collaborazione con l’Amministrazione comunale per l’inaugurazione della Stele alla memoria in onore dei perseguitati dal nazifascismo e di quanti aiutarono i fuggitivi. • Tirano e Lanzada: presentazione del volume Valtellina e Valchiavenna dal fascismo alla democrazia, AA.VV. ANPI-ISSREC ed. PIAZZALE ALBERTO PEDRINI Marzo se le testimonianze raccolte dall’autore che parte dal locale per abbracciare l’intera tematica: dalle vicende storiche della Liberazione, alla Costituzione, al dibattito sulla Resistenza, ai rischi di un revisionismo di parte. b.c.l. III TAPPA: • Morbegno: presentazione del volume Valtellina e Valchiavenna dal fascismo alla democrazia, AA.VV. ANPI-ISSREC ed. • Tirano: lezione agli studenti dell’IIS “Balilla Pinchetti” sul tema “ Il fascismo e le sue istituzioni” a cura di Fausta Messa e “Fondazione e sviluppo del fascismo in provincia di Sondrio” a cura di Barbara Baldini. Il libro di Sergio Caivano, che esce nel settantesimo della Liberazione delle nostre valli, ripercorre i momenti dell’insurrezione generale del 25 aprile 1945 in provincia di Sondrio, proiettandosi nel futuro. Di particolare interes- vitale la memoria. Sette le tappe della visita: il monumento alla Resistenza di piazza Campello, il Parco della Rimembranza, il piazzale Alberto Pedrini, la Caserma Alessi dei Carabinieri, il Cimitero Urbano, il monumento al Moro al ponte di Gombaro e il Castello Masegra. Ciascuno dei luoghi della memoria è presentato con foto e adeguate didascalie. Una mappa dell’area cittadina interessata facilita l’individuazione e il raggiungimento. Obiettivo dichiarato dell’iniziativa è “mantenere vivo il senso di una comune identità, fondata sui valori della Costituzione nata dalla Resistenza e tesa verso un futuro in cui a nessuno siano negati i fondamentali diritti di ogni uomo”. b.c.l. L’area di piazza Campello è interessata nell’area verde a sud dal Monumento alla Resistenza realizzato nel 1968 dallo scultore Livio Benetti. Tra le figure stilizzate in bronzo alla sommità del monolito spicca quella allegorica alla morte. Il monumento ai partigiani è stato realizzato su proposta del Comitato Provinciale per le Celebrazioni del ventennale della Resistenza. Dal 2000 il Comitato è stato trasformato in “Comitato Provinciale per le celebrazioni dell’anniversario della Liberazione” denominazione che tutt’ora conserva . Febbraio Storia e memoria del 25 aprile 1945 A Sondrio, in pieno centro, collocato all’incrocio di via Cesura con Via Piazzi, si trova il piazzale Largo Pedrini, “martire della libertà” caduto all’età di 23 anni e segnalato con una targa alla memoria . Il tenente degli Alpini Alberto Pedrini “Achille”, sin dal settembre ’43, si schiera subito con i primi piccoli gruppi di partigiani dei comuni di Spriana, Montagna, Poggiridenti e Tresivio. Successivamente danno vita ad un gruppo armato che lo nomina comandante della Brigata Sondrio, che contrasta le forze nazifasciste con operazioni di guerriglia e sabotaggio • “Giorno della Memoria”. Sondrio: partecipazione alla cerimonia ufficiale organizzata dal Comune al Campo della Rimembranza. • Allestimento di una presentazione in power point sul tema delle “Leggi razziali del ‘38” per il meeting dei giovani di Cracovia, in preparazione del viaggio ad Auschwitz organizzato da CGIL e CISL, a cui ha partecipato la classe V B ad indirizzo socio psicopedagogico dell’IIS “Piazzi-Perpenti” di Sondrio. • Manerba (Biblioteca civica) - Desenzano (Scuole medie e superiori): relazione sul tema “Le leggi razziali del ’38 tra collaborazionismo indifferenza e solidarietà”, a cura di Fausta Messa. Con la partecipazione di Sara Parenzo, autrice del testo Il posto delle capre, Cierre ed., 2012, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura di Manerba. • Berbenno: relazione sul tema “La memoria della persecuzione razziale”, a cura di Fausta Messa, in collaborazione con un gruppo di studiosi locali. Il volume, edito per il trentennale dell’ISSREC, è dedicato ad Alba Marchesi, ex sindacalista e già socia e sostenitrice dell’Istituto, che aveva iniziato la sua vita lavorativa a 11 anni, ancora bambina. Da qui le ricerche di storia locale, soprattutto di genere, volte ad illustrare il lungo percorso verso la conquista dei diritti umani, civili e sociali nel corso del Novecento in Valtellina. Troviamo infatti nel Quaderno storie di donne che, attraverso la scuola e il lavoro, hanno realizzato i propri sogni, dando un contributo alla crescita umana della collettività: ricordiamo Angela Samaden, Rosa Das- 2 Attività Issrec 2014 Scorci di Novecento in Valtellina Donne Uomini Istituzioni (segue a pag. 3) • 15 giugno 2014 Buglio in Monte Rievocazione della battaglia • 16 agosto Menaruolo di Grosio - Visita allo storico rifugio dei partigiani • 17 agosto Valle di Rezzalo - FESTA di San Bernardo sede della Brigata Partigiana Stelvio • 23 agosto Raduno antifascista • 1 settembre Incontro con le Fiamme Verdi in ricordo della battaglia campale tra partigiani e fascisti • 4 ottobre Mello - Rievocazione della Battaglia del 1944 e dei caduti partigiani e civili • 11 ottobre Roma - Convegno Donne dell’ANPI • 11 ottobre Biandino - Ricordo delle vittime in Valsassina • 14 ottobre Gazebo in Piazzale Bertacchi per LA GIORNATA DEL TESSERAMENTO • 24 e 25 ottobre Chianciano Consiglio Nazionale • 25 ottobre Fusino in Valgrosina - Ricordo dei cappellani partigiani • 20 novembre Morbegno e Grosio - Incontro dei ricercatori dell’Istituto Cervi con i partigiani Amati, Martinalli, Sansi, Dell’Oca, Rachele Brenna, Giuseppe Rinaldi, Della Palma e Pini • 24 novembre Boirolo di Tresivio - Per non dimenticare il 70° della battaglia • 28 novembre Sondrio- Palazzo BIM Sala delle Acque Tavola Rotonda su lavoro e protezione sogno, Ines Busnarda, Rosa Genoni e le lavoratrici della seta che, all’inizio del ‘900, diedero vita al movimento operaio in provincia di Sondrio. Ci sono anche storie di uomini, che hanno operato nelle istituzioni a favore della giustizia e della difesa dei diritti della persona: i parroci che durante la Resistenza seppero prendere posizione contro la violenza nazifascista e i medici dell’Ospedale psichiatrico che puntarono sul lavoro di gruppo e sulla psicoanalisi per la cura dei malati, in alternativa a terapie fortemente invasive. La breve storia dell’Istituto e l’elenco delle attività degli ultimi due anni restituiscono alla comunità valtellinese e valchiavennasca tutto l’impegno profuso a favore della conservazione e della divulgazione dei valori della Resistenza, declinati nei Principi fondamentali della Carta costituzionale. f.m. 1 Attività Anpi 2014 RECENSIONI • RECENSIONI • RECENSIONI • RECENSIONI Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Sede provinciale di Sondrio Comune di Sondrio Visita agli itinerari della Resistenza a Sondrio I LUOGHI DELLA MEMORIA 2015: 70° anniversario della Liberazione A cura dell’ANPI Provinciale di Sondrio (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano) e da Nella Credaro, storica della Resistenza locale e vice presidente dell’ANPI provinciale. Le immagini d’archivio sono del Museo Etnografico Tiranese, del Comune di Aprica, dell’Archivio dell’ANPI provinciale di Sondrio e le musiche originali sono di Delilah Sharon Gutman. Proiezioni del filmato sono previste nel pomeriggio del 25 aprile a Bormio nella sala della Banca Popolare (ore 14,30) e la sera al Kuerc’ (ore 21). https://www.facebook.com/glizagabri b.c.l. Questa nostra cara Valtellina può ben gloriarsi dei giovani di allora, delle donne, degli IMI, degli antifascisti. Tutti concorrono alla nascita della Repubblica e della Costituzione coi principii di libertà, democrazia, giustizia, pace. E con la crescita economica e dei diritti che ne deriva, specialmente verso chi non li aveva mai avuti. Oggi non è più così. La crisi investe il mondo del lavoro, le imprese chiudono, il commercio langue. La finanza diventa regolatrice del sistema. L’economia di carta sostituisce l’economia reale. Si accrescono, anche da noi, i livelli di corruzione e di malaffare. Anche la Valtellina, come l’Italia, deve cambiare. Deve riscoprire l’etica della legalità e della correttezza. Lo può fare guardando al passato, ai partigiani che, senza cartolina precetto, senza nulla chiedere com- battono una guerra perché non ci siano più guerre. Quelli in vita, anche a nome dei loro compagni scomparsi, non tollerano che i loro sacrifici siano vanificati. Il patrimonio di autentici e profondi valori che ci viene trasmesso, non può essere sminuito, disperso, dimenticato. In Valtellina, come in Italia, ci sono gli onesti, che sono la maggioranza. Allora, impegniamoci tutti in un lungo lavoro di ricostruzione per dare una speranza di futuro ai giovani oggi smarriti. Coraggio, vogliamo e possiamo farcela. Pubblicazione del Comitato provinciale per la celebrazione dell’anniversario della Liberazione a cura di Bruno Ciapponi Landi e Fausta Messa Edito con il contributo della Comunità Montana Alta VALTELLINA Stampa: Lito Polaris Sondrio 25 aprile 2015