Giornale 25 aprile provincia di Sondrio

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Giornale 25 aprile provincia di Sondrio
°
70
1
25 Aprile 1945 - 25 aprile 2015
Bormio 25 aprile
della liberazione
Numero unico per la manifestazione provinciale
del 70° della liberazione
copia Omaggio
angloamericane il cui contributo permise anche la liberazione di Bormio e dell’Alta
Valle.
Con questi pensieri porgo il
benvenuto a tutti i convenuti,
lieto che oggi Bormio rappresenti, in questa ricorrenza,
l’intera provincia.
Giuseppe Occhi
Sindaco di Bormio
U
S
ettant’anni sono molti.
Moltissimi per me, nato
molto tempo dopo quegli eventi, tanto drammatici
quanto determinanti per la
libertà nella democrazia,
assicurata dalla Costituzione
repubblicana.
Ed è un onore per me trovarmi a rappresentare, quale
presidente della Provincia di
Sondrio i valori costitutivi del
suo patrimonio storico che
include il comportamento dei
convalligiani di allora che ha
fatto meritare alla nostra Provincia quella medaglia d’argento al valor militare per attività partigiana che decora
il suo gonfalone. Come giovane, come cittadino, prima
ancora che amministratore,
di Sergio Caivano
presidente provinciale dell’ANPI
S
embra ieri, ma sono già
passati 70 anni da quel
fatidico 25 aprile del
1945. A chi ci chiede se abbia ancora senso, dopo tanto tempo, festeggiare questa
ricorrenza, rispondiamo: si,
ha ancora senso, oggi più di
ieri. Per almeno tre motivi. Innanzitutto Il 25 aprile illumina
tutta la nostra storia: significa
la fine di una guerra insensata, la cacciata dell’invasore
nazista, la disfatta della dittatura fascista. In secondo
luogo il revisionismo ad uso
politico degli ultimi decenni
ha intaccato la memoria della Resistenza, col risultato di
far perdere al Paese, oltre
la propria identità storica,
politica, culturale, anche la
bussola. Infine, Il risorgere in
sento il dovere della memoria e della riconoscenza, da
trasmettere alle generazioni
future, consapevoli dell’altissimo prezzo di sacrifici e di
sangue pagato per la libertà di cui noi godiamo e che
dobbiamo custodire come i
bene maggiore di un popolo.
Questo è il senso che ha per
me celebrare, per la prima
volta da presidente della
Provincia, l’anniversario della
Librazione.
Luca Della Bitta
Presidente della Provincia
L
a manifestazione ufficiale provinciale per la
festa nazionale della
Liberazione torna a Bormio
dopo cinque anni, e la celebrazione si svolge davanti al
Kuerc, simbolo massimo,
con la vicina torre civica, della nostra antica democrazia
comunale e delle sue franchigie. È un onore, per la città e per me, ospitare le massime autorità della provincia
convenute per ricordare il
70° anniversario della riconquistata libertà della Patria,
della fine dell’occupazione
nazifascista, della reintegrazione del territorio nazionale, della fine della terribile
seconda guerra mondiale.
Un pensiero riconoscente va
agli uomini e alle donne della
Resistenza, ai partigiani, ai
militari internati nei campi di
concentramento, alle truppe
il 25 aprile 1945
Europa e nella nostra Italia,
di movimenti che al nazifascismo si richiamano. Parlo
del “lepenismo” in Francia
ma anche del leghismo alleato di Casa Pound in Italia.
Noi celebriamo il 25 aprile
con la stessa emozione di
allora. Certi eventi si realizzano una sola volta nella
vita. E quella sensazione irripetibile che mette addosso
i brividi, l’avverto ancora. Il
25 aprile di 70 anni fa il CLNAI di Milano emana l’ordine d’insurrezione generale.
Scendono dalle montagne,
escono dai casolari, dalle
baite i partigiani e in pochissimi giorni liberano le nostre
città e i nostri paesi. La folla
li accoglie con entusiasmo, li
stringe tutti in un abbraccio,
festeggia a lungo.
Già il 25, i partigiani costringono alla resa il presidio
nazista di Lanzada; il 26 la
Brigata Sondrio libera Chiesa e Torre S.Maria. Lo stesso
giorno accerchiano la città
di Chiavenna che attaccano
all’alba del 27, costringendo
alla resa i fascisti della GNR,
e della Brigata “Gatti”, nonchè I presidii nazisti della
zona.A tarda sera, giungono
i partigiani di “Tiberio”, portandosi i morti caduti all’Angeloga. A Bormio, sempre il
27, è il magistrato dr. Adolfo
Flora, assieme a Don Angelo
Moltrasio ed ai fratelli Peloni,
nisco al saluto del Sindaco di Bormio (della “Magnifica terra”,
come si diceva un tempo)
quello “delle onorate valli”
estendendo la rappresentanza all’intero Bormiese, l’antico contado, oggi Comunità
Montana Alta Valtellina.
Un’area fortemente interessata dalla lotta armata che
ci ha restituito libertà e democrazia, non meno che
all’opera di figure di rilievo
provinciale nella resistenza
al fascismo e nel ripristino
poi delle libertà democratiche, come l’avvocato bormino Angelo Schena, chiamato
per il suo prestigio a presiedere la provincia dal 1947
al 1950, prima delle regolari elezioni del dopoguerra.
Le vicende storiche di quel
tempo sono largamente documentate e il Bormiese ha
ampio spazio nella storia di
quegli anni per il suo ruolo
strategico legato agli impianti idroelettrici non meno che
per la moderazione della pur
dura lotta.
Raffaele Cola
Presidente della Comunità
Montana Alta Valtellina
tutti del CLN locale, a raccogliere la resa dei tedeschi e
dei fascisti. Si conclude una
vicenda che lascia diversi
caduti tra i patrioti e 12 tra
gli americani precipitati in
Val delle Mine. A Morbegno,
dopo aver ispezionato la
lunga autocolonna tedesca
già fermata a Dongo, viene
firmata la resa dal comandante tedesco Fallmeyer ed
i rappresentanti partigiani
Federico Giordano “Jek” e
Alfonso Vinci “Bill”, resa poi
perfezionata il giorno dopo all’Albergo Isolabella di
Colico. Secondo un piano
d’attacco studiato da “Bill”,
Sondrio viene accerchiata
dai partigiani delle Brigate
“Rinaldi” e “Mina ,dei battaglioni “Moro” e “Peppo”,del
12ª distaccamento della Brigata “Sondrio”. I 300 fascisti
Segue in quarta pagina
PROVINCIA DI SONDRIO
70° ANNIVERSARIO
DELLA LIBERAZIONE
sabato
25 aprile 2015
Sondrio
BORMIO
Ore 8.45 Le autorità renderanno omaggio al monumento alla Resistenza in piazza Campello e
alla memoria del Ten. Col. Edoardo Alessi,
comandante partigiano “Marcello” caduto per
la Libertà, presso la caserma dei Carabinieri
intitolata al suo nome.
Ore 10,30S. Messa in Collegiata celebrata dall’Arciprete don Giuseppe Negri con la partecipazione
delle autorità e delle rappresentanze.
Ore 11.15Cerimonia in piazza Cavour, con l’intervento di una formazione militare in armi e della
Filarmonica Bormiese a cui seguiranno i discorsi ufficiali del Sindaco Giuseppe Occhi, del
Presidente della Provincia Luca Della Bitta, del
Presidente provinciale ANPI Sergio Caivano.
Ore 11.45 Corteo lungo via Roma fino a piazza V Alpini per
l’omaggio al Monumento ai Caduti. Al termine
una delegazione si recherà a rendere omaggio
ai Combattenti e ai Caduti partigiani e delle
Forze Alleate nel cimitero di Bormio.
Dopo la cerimonia una delegazione partirà per Milano per
partecipare alla manifestazione nazionale che inizierà alle
ore 14,30 con il corteo che da Porta Venezia raggiungerà
Piazza del Duomo.
cerimonie religiose e civili si terranno anche A
CHIAVENNA, COSIO VALTELLINO, DELEBIO, ROGOLO,
SONDALO, GROSIO, GROSOTTO
ALTRE INIZIATIVE
• Nelle biblioteche di Sondrio, Tirano, Bormio, Morbegno
e Chiavenna saranno disponibili copie del numero unico
BORMIO 2015: 70° DELLA LIBERAZIONE (gratuitamente
fino a esaurimento).
• Bormio, ore 14.30, Sala Conferenze della Banca Popolare di Sondrio, Via Roma 131: Ricordo di Cesare Marelli,
il Comandante “Tom” - Presentazione del libro “Storia e
memoria del 25 aprile 1945” di Sergio Caivano - Proiezione del film documentario “Gli Zagabri” - Regia Chiara
Francesca Longo.
• Bormio, ore 21.00, piazza Cavour all’interno del Kuerc’
- Episodi e testimonianze della Resistenza in Alta Valtellina - Proiezione del film documentario “Gli Zagabri”.
LA LOTTA ARMATA NELLA RESISTENZA,
L’APPORTO ATTIVO NEI COMITATI DI LIBERAZIONE
E NEI COLLEGAMENTI, LA PRIGIONIA IN GERMANIA,
LA PARTECIPAZIONE ALLA GUERRA
NEL CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE,
LA RENITENZA ALLA CHIAMATA MILITARE
CON L’IMBOSCAMENTO SUI MONTI
O L’ESPATRIO IN SVIZZERA
FURONO CONTRIBUTI INESTIMABILI
ALLA RINASCITA MORALE E POLITICA
DELLA NOSTRA PATRIA.
Dalla motivazione del diploma di benemerenza rilasciato nel 50°
della Liberazione ai concittadini che con il loro comportamento nel
periodo cruciale dell’occupazione tedesco-nazista e di dittatura
politica vissuto dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 seppero
testimoniare spirito di libertà e senso di dignità nazionale.
2
Una lettera di Plinio Corti a Cesare Marelli (Tom)
Una democrazia fondata sui C.L.N.
di Bianca Ceresara Declich
presidente dell’I.S.S.R.E.C.
È morto
Mario Canessa
I
l 7 luglio 2014 è mancato a 96
anni a Livorno, dove viveva,
il dottor Mario Canessa, Giusto fra le nazioni, decorato di
medaglia d’oro al Valor Civile,
cittadino onorario di Tirano.
Era nato a Volterra nel 1917,
settimo di nove figli aveva fatto
carriera nell’ambito della polizia
passando, da semplice agente
a Dirigente Generale al Ministero degli Interni. Era ancora
studente universitario dell’Università Cattolica di Milano negli
anni 1943-1945 e agente di polizia presso il commissariato di
frontiera di Tirano, quando, durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana e dell’occupazione tedesca mise in salvo,
mediante l’espatrio clandestino in Svizzera, numerosi ebrei
perseguitati dalle leggi razziali
fasciste.
A Tirano aveva dato il meglio di
sé attraverso la rete della Resistenza e i suoi referenti della
Valle di Poschiavo. Quando fu
nominato cittadino onorario di
Tirano la compagnia Pueri Cantores gli dedicò uno spettacolo
teatrale intitolato Portami di là
realizzato con la regia di Patrizia Fabbri. Il Comune di Livorno
ne ha onorato la memoria esponendone la salma in municipio,
da dove sono partiti i funerali.
Lo ricordiamo con stima, affetto
e gratitudine.
Q
uesta lettera porta la data
del 22 Dicembre 1944 ed
è citata anche nel testo di
Fini-Giannantoni La Resistenza più
lunga.
L’autore, Plinio Corti, che aveva
unificato i gruppi partigiani sparsi
nella Media e Alta Valtellina costituendo la 1a Divisione Alpina Valtellina “G.L.”, di cui fu per un breve
periodo commissario politico, invia
a Tom anzitutto una serie di istruzioni per avviare un’opera di educazione etico-politica dei partigiani.
Lo scopo è di prepararli ad essere
cittadini consapevoli nel costruire il
futuro stato democratico al termine
(che si prevede vicino) della lotta
contro il nazifascismo.
La lettera parte dal Comando Lombardo delle Formazioni “Giustizia e
Libertà”, cioè dal Clnai.
Prima ancora di aver ricevuto l’investitura formale da parte del governo
di Roma, che vedremo in seguito,
il Comitato di liberazione nazionale
Alta Italia (Clnai) aveva guadagnato la sua legittimazione sul campo
mostrando piena capacità di dirigere la Resistenza del Nord così da
diventare il punto di riferimento dei
vari C.L.N. regionali. Come diremo
poi, oltrepassava la linea politica
dei partiti antifascisti del governo
di Roma, mirando a rompere i vecchi equilibri col trasferire il potere
ai vari C.L.N.
Leggiamo qualche brano: “Anche
costì, oltre al lavoro propriamente
militare, v’è da avviare e sviluppare
un lavoro politico in profondità, lavoro assolutamente necessario se
vogliamo evitare amare sorprese
nel prossimo futuro, e se non vogliamo correre il rischio di vedere
frustrate in gran parte le ansie, le
fatiche e le sofferenze di tanti e tanti
fra i migliori italiani, senza parlare di
coloro che si sono immolati nell’ardua lotta. […]. Naturalmente non
si tratta di fare della propaganda
di partito, nel senso normalmente
attribuito a tale locuzione, in pro’
dell’una piuttosto che dell’altra corrente politica, si tratta invece di far
comprendere a tutti il vero profondo
significato della lotta che andiamo
combattendo a fianco di tutti i movimenti di Resistenza e di Liberazione europei.
La nostra lotta, infatti, ha sì per
primo obbiettivo la cacciata dei
tedeschi e dei fascisti, con il minor
danno possibile per il Paese, ma
ha pure altri scopi, forse non meno
importanti, anche se meno appariscenti, per l’avvenire della nazione. In primis io metto una radicale,
profonda, spietata epurazione nei
confronti di tutti i responsabili della
rovina materiale e morale del Paese; non vi deve essere misericordia
né via di scampo per chi, perseguendo fini inconfessabili, aiuta il
nemico tedesco a spogliarci sistematicamente di tutto e a torturare
e uccidere i migliori di noi. Altrettanto severamente però sono da
“epurare” anche tutti i profittatori, i
corruttori ed i corrotti, gli arraffatori
e simile altra genia.”.
Plinio Corti
Poco più avanti è posto il problema
di fondo:” Se vogliamo ricostruire
una vita pubblica possibile e decente, è assolutamente necessario
rifare una coscienza morale, che
oggi più non esiste per la generalità: sarà lavoro lungo e difficile;
ma il primo avvio deve essere la
punizione esemplare ed inesorabile
di tutti i furfanti del passato e del
presente! […]. In sostanza, e per
dirla in poche e povere parole, per
il momento tutto si riduce a questo: riabituare gli uomini a ragionare
con la propria testa, a discutere e
decidere, o almeno ad avere a ragion veduta una opinione propria
su tutte le questioni che li interessano […]”.
E veniamo ora al brano che ci preme di più. Scrive il Corti:” D’altra
parte, tutti i partiti, ed in particolare
quelli progressisti, coerentemente
a tali principi, sono d’accordo su
quella che si chiama politica del
Comitato di Liberazione Nazionale. Si lavora cioè affinché in ogni
centro, anche molto piccolo, nelle
aziende, nelle imprese e insomma
in ogni organismo che abbia una
forma di vita propria, si costituiscano dei C.L.N., cosiddetti di base, i
quali inizino ora, per continuare poi,
a liberazione compiuta, con l’afflusso di tutte le altre forze che ora
non possono intervenire per ragioni poliziesche, l’autogoverno degli
organismo medesimi. I C.L.N. comunali si trasformeranno in Giunte
municipali popolari, e reggeranno
il Comune; altrettanto faranno quelli
delle Provincie e delle Regioni. Essi assumeranno sempre più vaste
ed effettive attribuzioni, rientrando
nella politica di C.L.N. il concetto di
decentrare quanto più possibile ed
accordare quindi larghe autonomie
alle amministrazioni locali”. Poco
più avanti Cesare Marelli è invitato
a costituire C.L.N. locali.
Vediamo in quale contesto si colloca quest’ultima parte.
Un mese prima, precisamente il 20
novembre ’44, il Partito d’Azione
Cesare Marelli
aveva rivolto una lettera aperta agli
altri partiti del Clnai in cui proponeva di fare del C.L.N.la base non
solo del potere centrale ma anche
dell’amministrazione periferica. Il
Pci aderì alla proposta, suggerendo di allargare la base del vari
C.L.N. con l’entrata degli organismi
di massa. Gli altri partiti, con motivazioni diverse, non aderirono alla
proposta. Gli accordi di Roma, che
si conclusero nel dicembre ’44, fra
una delegazione del Clnai, il governo di Roma e gli alleati ridimensionarono grandemente le pretese
del Clnai, cui veniva riconosciuta
l’assunzione di poteri di governo
dopo la Liberazione solo temporaneamente, fino alla creazione del
Governo militare alleato. Inoltre si
prevedeva lo scioglimento delle
formazioni militari al termine della
guerra e la consegna delle armi. La
posizione delle sinistre, che troviamo nella lettera, costituiva, quindi,
una forzatura rispetto agli accordi
di Roma e mirava a prefigurare una
situazione di fatto per l’immediato
dopoguerra.
Nel dibattito sulla proposta di concentrare il potere nei C.L.N. possiamo già vedere il futuro scontro tra
una linea politica di discontinuità,
di rottura radicale non solo, ovviamente, nei confronti dello stato
fascista, ma anche dello stato liberal-democratico precedente, e una
linea politica moderata (che sarà
vincente) di sostanziale continuità con la situazione pre-fascista.
Alla fine del ’45 quello che ancora restava dei C.L.N. cadrà con la
precoce fine del governo Parri. Ma
la Resistenza, che senza i C.L.N.
non sarebbe stata possibile, non si
esaurì con essi: la sua eredità più
avanzata passerà poco dopo nella
Costituzione repubblicana.
Dal Comitato per il ventennale della Resistenz
di Ombretta Rossi
I
l giorno 21 dicembre 1963, su iniziativa della Provincia di Sondrio,
con delibera di Consiglio, venne
costituito il “Comitato Provinciale per
le celebrazioni del ventennale della
Resistenza”, composto da due rappresentanti del Consiglio Provinciale,
gli onorevoli Primo Buzzetti e Avv.
Franco Zappa, dal sindaco di Sondrio, Avv. Saverio Venosta, dal sindaco di Morbegno, Prof. Giulio Spini,
dal sindaco di Tirano, Rag. Renzo
Maganetti, dal sindaco di Chiavenna, Comm. Alessandro Moro, dal
sindaco di Bormio, Geom. Cardelio
Pedrana e da un rappresentante delle tre associazioni dei partigiani, Angelo Ponti. Da un documento sciolto,
presente nell’archivio di Giulio Spini,
si intuisce però che un Comitato per
la celebrazione del Decennale della
Resistenza era già stato costituito nel
marzo del 1955 e i membri si ritrovavano presso il salone di casa Ponti,
in Piazzale Bertacchi a Sondrio.
L’obiettivo del Comitato Provinciale
per le celebrazioni del ventennale
era quello di celebrare la ricorrenza
esaltando i valori della Resistenza,
con iniziative da realizzare dal 1963
fino al 25 aprile del 1965 (esattamente 20 anni dopo la resistenza).
Per perseguire questo scopo il Comitato si attivò in diverse e complementari direzioni.
Propose l’erezione di un monumento ai Partigiani, coinvolgendo, in un
primo tempo, Luigi Caccia Dominioni e Mario Negri. (Il monumento,
dedicato alla Resistenza, venne poi
realizzato da Livio Benetti ed eretto
in Piazza Campello nel 1968.)
Un altro obiettivo perseguito era la
pubblicazione di un volume sulla
storia della Resistenza in Valtellina.
La ricerca e la stesura vennero commissionate al Prof. Franco Catalano,
Ordinario di Storia Contemporanea
all’Università degli Studi di Milano,
sotto la supervisione di una sottocommissione del Comitato Provinciale, formata dal Prof. Giulio Spini,
dal Prof. Alfredo Tavolaro e dall’ Avv.
Teresio Gola.
L’obiettivo di pubblicare un libro sulla
storia della Resistenza in Valtellina
non venne raggiunto entro la data
prefissata del 25 aprile del 1965, così il Comitato decise di proseguire le
attività e cambiò il nome in “Comitato
per la Celebrazione del I ventennale della Resistenza”. Nel frattempo,
anche l’Amministrazione Provinciale
di Como (Lecco fino al ‘92 faceva
parte della provincia di Como) aderì
al progetto della pubblicazione, e lo
studio sulla Resistenza venne esteso
3
Dal manoscritto di Giulio Spini sulla “Storia dei salesiani in provincia di Sondrio”
N
ell’ultimo mese di guerra
l’autorità militare intervenne
per snidare giovani e superiori anche da quel rifugio (la sede
dell’Istituto Salesiano), reclamato
per il Battaglione Mussolini. Era
il terzo trasloco. Don Saluzzo e il
prefetto dell’Istituto don Agostino
Zamboni cercarono di prendere
tempo, andarono da un’autorità
all’altra, parlamentarono con il Comandante italiano della città (in uno
dei colloqui, questi “definì l’attuale
guerra non una lotta di nazionalità
ma di ideologia” prese nota, incuriosito, il redattore della Cronaca)
e così passarono quasi tre settimane premuti da qualche comando,
difesi da un colonnello il cui figlio
aveva recitato nella filodrammatica
dell’Oratorio. Il 23 aprile, l’ultimatum. Non ci fu nulla da fare. Con
l’appoggio dell’arciprete mons. Tirinzoni fu trovato alloggio in fretta e
furia all’Orfanatrofio Maschile e il 26
(a Milano era in corso l’insurrezione): “Si sfolla trasportando le nostre
tende all’Orfanatrofio Maschile, dove ci accomodiamo alla meglio per
passare la notte. Con noi ci sono
una trentina di ragazzi.”
Lo sgombero della roba dal Ricovero Femminile continuò il giorno
seguente, intralciato dai militi, che
attendono da un momento all’altro
l’attacco partigiano. Venne trasportato “in forma nascosta il Santissimo
nella parrocchiale”, ma un gruppo
di militi, sospettando un trasporto
di armi sotto le vesti, fermò il catechista. Il ventotto, fra sparatorie
e trattative, si arrivò alla consegna
delle armi.
Negli ultimi giorni del mese il trapasso dei poteri creò momenti di
confusione e di disordine. I Salesiani dimenticano tutto e cercano
di soccorrere i vinti: “Don Alberti e
Don Erba si prestano per l’assistenza religiosa e morale dei detenuti,
confortando, assicurando, tenendo
i contatti con le famiglie, ricevendo
testamenti, denaro, oggetti preziosi da recapitare alle persone care,
si scrive ai famigliari cercando di
tenerli alti di morale. Questo lavoro
assorbe diverse ore della giornata specie nei tre mesi susseguenti
(maggio, giugno, luglio). Su nostre testimonianze vari individui
vengono liberati e rimandati alle
famiglie”. E ricorda il cronista: “Se
in questo tempo si presta aiuto ai
detenuti fascisti, durante il periodo
repubblicano si lavorò largamente
ad aiutare i partigiani detenuti nelle
carceri e negli ospedali: la prima
assistenza fu quella religiosa, poi si
aggiunse il lavoro di contatto con le
famiglie soccorrendole e avvisando vari gruppi di parigiani quando correvano qualche pericolo”. Il
promemoria, scritto il 1° maggio,
continua ricordando l’esponente
del movimento partigiano mantovano-reggiano, Pirondini, nascosto in
collegio durante il gennaio ’45, fornito di documenti e accompagnato
in Svizzera: “In tal senso si sono
potuti salvare diversi ex militari renitenti alle nuove chiamate e famiglie
ebree, ottenendo loro salvacondotto e guide per la Svizzera”.
Un intervento caritatevole fu, nei
giorni dopo l’insurrezione, a favore
del fascista imputato dell’uccisione
del Col. Edoardo Alessi, comandante militare della Resistenza, e
del suo aiutante maggiore Cometti, oggetto dell’acceso risentimento
dei partigiani. Il salesiano don Erba
si recò dalla vedova Signora Alessi, ospite in casa del dott. Emma,
direttore dell’ospedale psichiatrico,
per chiederle di interessarsi presso i comandi partigiani perché gli
fosse garantito un trattamento corretto. Racconta la cronaca: “Tra una
parola e l’altra don Erba espone il
motivo della venuta. E la Signora:
«Sì, mi presenterò io all’autorità dicendo che perdono; mio marito, se
fosse vivo, farebbe lo stesso»” e
parlò dell’amicizia del Col. Alessi
per i Salesiani e per don Saluzzo.
Don Alberti e don Erba passarono
in quelle settimane il loro tempo nel
campo di raccolta dei prigionieri e
nelle carceri.
Rievocazione, questa, che non fu
scritta per essere divulgata, di cui
solo ora viene, in un certo senso,
violato il segreto. È una indiscrezione della quale ci si dovrebbe
za a quello dell’anniversario della Liberazione
anche al lecchese.
I tempi di lavoro si dilatarono ulteriormente e dai documenti emerge
che nel 1976 il Comitato si chiamava
“Comitato Provinciale Permanente
Antifascista” e due anni dopo prendeva il nome di “Comitato permanente antifascista e per la difesa
dell’ordine democratico” e si attivò
nella redazione e diffusione di manifesti di solidarietà alle vittime degli
anni di piombo.
Per ragioni di difficoltà nel reperire le
fonti da parte del Prof. Catalano, per
ragioni politiche, legate soprattutto ai
cambi di amministrazione della Provincia di Sondrio e per la sostanziale
insoddisfazione dei comandanti partigiani, non si giunse mai alla pubblicazione dell’opera.
Nell’archivio ISSREC e ANPI di Sondrio, ma anche nella sede dell’ANPI
di Lecco, così come negli archivi
privati di ex-partigiani, sono conservate copie del dattinoscritto,
spesso recanti chiose, correzioni e
integrazioni non sempre facilmente
attribuibili. La “Bozza Catalano” è
stata in seguito consultata da tutti
gli storici e gli studiosi che hanno
trattato il periodo della lotta di Liberazione nella Provincia di Sondrio e
di Lecco, costituendo una fonte notevole anche per il lavoro di Franco
Giannantoni e Marco Fini, La Resistenza più lunga. Lotta partigiana
e difesa degli impianti idroelettrici
in Valtellina:1943-1945, edito per la
prima volta nel 1984, per iniziativa
dell’Azienda Energetica Municipale
di Milano (AEM) e in seguito nel 2008
da Sugarco Edizioni.
Il volume fu decisivo per completare la pratica della concessione della
Medaglia d’argento al valor militare
per la Resistenza alla Provincia di
Sondrio.
Inoltre il Comitato organizzò lezioni
ed eventi legati al tema della Resistenza, finalizzati soprattutto a diffondere le conoscenze storiche e a
sensibilizzare il territorio affinché non
fossero dimenticati quegli anni cruciali per la libertà dello Stato nazionale. E dal 1991 ad oggi pubblica, in
occasione del 25 aprile, un “numero
unico” in un migliaio di copie per la
manifestazione provinciale.
Nel 1991 il comitato assunse il nome
di “Comitato per la difesa dell’Ordine
Democratico della Provincia di Sondrio” e in questi anni organizzò manifestazioni contro atti terroristici e a
sostegno della cultura democratica
e della legalità.
Dal 2000 fu infine trasformato in
“Comitato Provinciale per la celebrazione dell’anniversario della Liberazione”, denominazione che tuttora
conserva.
scusare, ma che in una rassegna
della vicenda salesiana in provincia
non poteva mancare.
La loro posizione, come quella del
clero di Sondrio, della Valtellina e
della Valchiavenna non poté che
essere quella della gente: non si
contano gli atti di solidarietà e di
appoggio dei parroci al movimento di liberazione e in difesa delle
vittime dell’occupazione militare e
politica.
Il loro dovere non poteva che spingerli, dopo, alla pietà cristiana e
a collaborare perché il “giorno
dell’ira” durasse il meno possibile.
I trent’anni dell’ISSREC
di Fausta Messa direttice dell’I.S.S.R.E.C.
N
ei primi anni Sessanta a Sondrio era stato fondato da un gruppo
di ex partigiani il Centro Rosselli, che rappresentò una palestra di formazione politica e di cultura laica e democratica per
studenti e lavoratori valtellinesi. Già nel nome dell’associazione era
evidente il richiamo ai valori della Resistenza e della Costituzione.
Quando, sull’onda della seconda contestazione giovanile, alla fine
degli anni Settanta, il Centro perse il suo slancio propulsivo, anche
per la distanza culturale e generazionale tra i fondatori e i giovani
movimentisti che ne egemonizzavano la sede, si fece strada l’idea
di fondare un vero e proprio istituto storico dedicato alla Resistenza. Si era alle soglie del quarantennale della Liberazione, e i tempi
apparivano maturi per iniziare una riflessione storico-politica sugli
avvenimenti resistenziali e sui primi anni repubblicani.
L’8 febbraio del 1984, davanti al notaio Barone, venne così costituito
in associazione l’Istituto sondriese per la storia del movimento di liberazione, ad opera di Bruno Ciapponi, Mario Declich, Bianca Ceresara,
Nella Credaro, Giulio Spini, Vito Chiaravallotti e Eugenio Gusmeroli.
L’Associazione si prefiggeva di “favorire lo studio del Movimento di
Liberazione nella città e nella provincia di Sondrio, mediante la ricerca,
la raccolta, la conservazione e la classificazione di ogni genere di
documentazione, la pubblicazione di studi, l’organizzazione di convegni, manifestazioni, mostre e tutte quelle iniziative che intendono
raggiungere i sopra indicati fini”.
Il patrimonio librario del Centro Rosselli andò a costituire il primo
nucleo della biblioteca, che di seguito si arricchì di tutte le riviste e
le monografie pubblicate dagli altri Istituti della Resistenza sparsi in
tutta Italia; l’archivio fu allestito con i documenti privati conservati da
alcuni comandanti partigiani che li versarono all’Istituto. Ricordiamo
il Fondo Gola, il Fondo Marelli, il Fondo Torti, il Fondo Porchera, il
Fondo Micheletti, il Fondo Zappa, il Fondo CLN Morbegno, i Piccoli
Fondi Sondrio. In seguito venne costituito il Fondo IMI e recentemente
l’Istituto ha acquisito in comodato d’uso l’Archivio di Giulio Spini, socio
fondatore e primo presidente (1984-1998).
Nel corso degli anni la biblioteca si è arricchita di numerose tesi di laurea sulla resistenza locale, donate da studenti che avevano usufruito
della documentazione e della consulenza dell’Istituto; notevole anche
la conservazione di materiale grigio prodotto durante gli innumerevoli
corsi di aggiornamento per insegnanti, nonché convegni e mostre. Nel
1997 la denominazione originaria dell’Istituto cambiò e divenne “Istituto sondriese per la storia della resistenza e dell’età contemporanea”,
su richiesta dell’Istituto nazionale (INSMLI), che aveva sottoscritto con
il MIUR un protocollo (1996, rinnovato nel 1999) che assegnava alla
rete degli Istituti della Resistenza il compito di preparare i docenti di
tutte le scuole nella didattica della storia del ‘900.
Nel 1999 lo statuto venne modificato, con l’approvazione dell’Assemblea dei Soci, per ottenere l’iscrizione al Registro provinciale
delle Associazioni senza scopo di lucro; nella medesima seduta ci
fu il cambio di presidenza: a Giulio Spini subentrò Bianca Ceresara
Declich, attualmente in carica.
L’Issrec ha sempre avuto sede in coabitazione con l’Anpi provinciale
(da Piazza Garibaldi a Lungo Mallero Diaz, 18), con cui ha costantemente collaborato nel compito di conservare e divulgare il patrimonio
valoriale della Resistenza.
Pubblica un Quaderno, ormai arrivato al n.12, che raccoglie ricerche
originali di microstoria locale, che hanno contribuito ad una ricostruzione storiograficamente corretta degli anni tra Fascismo, Resistenza
e Costituzione in provincia di Sondrio. Tutti i Quaderni riportano la
rubrica “Vita dell’Istituto”, in cui sono analiticamente ricordate le attività
svolte, secondo le indicazioni statutarie.
Dal 2001 l’Istituto è diventato anche il centro organizzativo per il Giorno della Memoria, istituito con legge parlamentare nel 2000, collabora
dunque con scuole e comuni nella preparazione di manifestazioni
che hanno al centro il tema della Shoah e della deportazione di tutti
i perseguitati dal nazifascismo.
In collaborazione con l’Anpi offre inoltre la possibilità alle scuole di
partecipare a incontri con testimoni, lezioni di storia contemporanea e
laboratori con analisi di documenti originali, nonché assistenza nella
stesura di tesine per l’esame di Stato o di tesi di laurea.
I compiti statutari sono stati rispettati, l’Issrec ha consolidato la sua
presenza nel panorama delle istituzioni culturali provinciali, ora l’auspicio è che entrino a far parte dell’Associazione nuove leve di giovani
studiosi appassionati di storia e desiderosi di un approccio culturale
alla vita politica.
4
PARCO DELLE RIMEMBRANZE
Continua dalla prima pagina
Sergio Caivano
asserragliati al Castel Masegra, dopo una sparatoria
dimostrativa, si consegnano
ai partigiani secondo gli accordi stilati tra il gen. Onori
ed il federale Parmeggiani
per i fascisti da una parte e
l’avv.Teresio Gola con i comandi partigiani dall’altra.
Infine a Tirano, dopo una
lunga battaglia che dura dal
mattino, escono a mani alzate dalle caserme i fascisti ed
i “Miliciens” di Darnand, già
sconfitti il 18 aprile a Grosio.
Il 3 maggio ci pensa Cesare
Marelli “Tom” a far sloggiare
gli ultimi tedeschi dalla terza
casa cantoniera dello Stelvio. Tutta la Valtellina è libera, conquistata unicamente
dai nostri partigiani! Le forze
alleate, infatti, sono appena
giunte, con gli avamposti, a
Milano. La Liberazione della
provincia non è indolore. Co-
ca. Il filmato raccoglie testimonianze
di uno degli ultimi partigiani superstiti,
il comandante Caramba delle Fiamme
Verdi e di altri, fra cui la scrittrice Luisa
Moraschinelli.
Le immagini sono commentate da Michele Sarfatti della Fondazione CDEC
sta 140 caduti tra i partigiani,
48 tra i civili, 144 tra feriti, mutilati, invalidi. Contribuiscono
alla vittoria le donne staffette
e anche combattenti, i militari internati in Germania
che rifiutano l’adesione alla
RSI, gli antifascisti inviati nei
lager. Nel 1987,il Presidente della Repubblica Sandro
Pertini assegna la medaglia
d’argento al valor militare alla provincia per la Resistenza. La affigge sul gonfalone
della provincia il Presidente
del Senato G. Spadolini nel
corso di una cerimonia alla
presenza dei 78 sindaci dei
nostri comuni e delle autorità.
Nei confronti dei patrioti abbiamo tutti un debito di riconoscenza. A quanti perdono
la vita per restituirci dignità
ed onore, ai tantissimi scomparsi da quel glorioso e lontano 25 aprile di 70 anni fa,
a quanti per fortuna tra noi,
possiamo e dobbiamo dire
una sola parola: GRAZIE!
II TAPPA:
Gli Zagabri Episodi della Resistenza
in Aprica 1943-1945, regia di Chiara
Francesca Longo.
A celebrare il 70° della Liberazione in
valle, grazie al sostegno del BIM e del
Comune di Aprica, giunge anche un
documentario ambientato nei dintorni
di Aprica dove i partigiani operavano
fra Pian di Gembro, Trivigno, Padrio,
Mortirolo, Val Belviso e dove ebbero
luogo numerose impegnative operazioni come la distruzione del ponte di
Valmane e l’organizzazione dell’espatrio in Svizzera di oltre 200 ebrei, provenienti da Zagabria, internati all’Apri-
VISITA AGLI ITINERARI DELLA RESISTENZA A SONDRIO.
I LUOGHI DELLA MEMORIA
• Pubblicazione del Quaderno 11-12 “Scorci di Novecento in Valtellina. Donne Uomini Istituzioni”
• Collaborazione con il Comune di Morbegno per le celebrazioni del centenario della I Guerra mondiale con
quattro lezioni magistrali tenute dalla Professoressa
Elisa Signori (Univ. Di Pavia) sul tema: Il re soldato.
La propaganda e dalla Professoressa Marina Tesoro
(Univ. Di Pavia) sul tema: I prigionieri di guerra italiani
Vita in trincea
• Corso di cinema rivolto alle scolaresche sul tema “Cinema e letteratura della Grande guerra” tenuto da
Mattia Agostinali.
Un documentario: Gli Zagabri
La città in cui viviamo ci parla in tanti modi, se ci guardiamo attorno. Coi negozi, con il
traffico, con le persone che si muovono decise o incerte nei diversi luoghi, con gli
edifici, con le lapidi... e con i nomi delle vie e delle piazze. Molti nomi sono legati alla
storia umana, per ricordare eventi e persone che hanno contribuito a cambiare lo stato
delle cose e la condizione di tutti, che hanno lasciato un segno con le loro capacità, il
loro talento, la loro dedizione, la loro scienza, il sacrificio della loro vita.
La toponomastica non è immutabile; risente dei cambiamenti della storia e del bisogno
di ricordare eventi e uomini più vicini nel tempo. Ci sono nomi di strade, però, che
devono rimanere; strade intitolate a persone semplici ma che hanno dedicato la loro vita
alla libertà di tutti, alla democrazia; hanno lavorato e spesso sono morte senza avere
nulla in cambio, hanno sacrificato i loro affetti, il loro futuro: erano i giovani della
Resistenza, i partigiani che tanto hanno fatto per la Liberazione del nostro Paese. E
quando sono sopravvissuti alle tempeste di quegli anni durissimi hanno continuato a
vivere per gli ideali che li avevano mossi . Una strada, un tassello della nostra storia.
Abbiamo tutti un grosso debito di riconoscenza nei loro confronti. Se oggi viviamo in
una società libera, non più oppressa dalla tirannide, lo dobbiamo in buona parte a loro.
Sono, questi, i luoghi della memoria, del ricordo. Abbiamone cura per riscoprire chi
siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando..
Dicembre
Situato verso la fine di Via Battisti e la via
Nazario Sauro, accoglie le spoglie dei caduti
nelle varie guerre. In particolare, per
interessamento
dello
storico
della
Resistenza , critico d’arte e pubblicista
Ferruccio Scala, la parte sinistra del parco
ospita una lapide e una serie di targhe con i
nomi degli ebrei che sono catturati da nazisti
o da fascisti in Valtellina. Dopo la cattura,
vengono portati a Milano e raccolti sui treni
in partenza dal famigerato binario 21 della
stazione centrale.
Partono, senz’acqua e senza viveri, verso il
campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.
Molti muoiono durante il viaggio, gli altri,
opportunamente smistati, se malconci sono
subito eliminati nelle camere a gas. Quelli
maggiormente in forze sono invece utilizzati
nei lavori di mantenimento dei campi. E
quando non più utili vengono uccisi con i
gas nelle apposite camere. Nel campo di
concentramento di AuschWitz – Birkenau
vengono uccisi 1.200.000 persone, delle
quali 200.000 bambini. Nella “ Giornata della
memoria”, fissata con apposita norma al 27
gennaio di ogni anno, si ricordano questi
strazianti episodi di storia con l’intervento
di rappresentanti delle istituzioni e di giovani
studenti.
• Collaborazione con l’Amministrazione provinciale e
l’Anpi provinciale nell’organizzazione delle manifestazioni del 25 Aprile.
Una bella iniziativa curata
dall’ANPI con la collaborazione del Comune di Sondrio, in
occasione del 70° è la stampa di un pieghevole-guida ai
Luoghi della memoria, intitolato “Visita agli itinerari della
Resistenza a Sondrio”. Di
fronte al naturale affievolirsi
delle testimonianze dirette
dei sopravvissuti - si legge
nell’introduzione - diventa
più che mai urgente e necessario rimediare alla distanza
storica attraverso esercizi di
democrazia che mantengano
PIAZZA CAMPELLO – MONUMENTO AI PARTIGIANI
Aprile
I luoghi della memoria
I TAPPA:
• Tirano: collaborazione con l’Amministrazione comunale per l’inaugurazione della Stele alla memoria
in onore dei perseguitati dal nazifascismo e di quanti
aiutarono i fuggitivi.
• Tirano e Lanzada: presentazione del volume Valtellina e Valchiavenna dal fascismo alla democrazia,
AA.VV. ANPI-ISSREC ed.
PIAZZALE ALBERTO PEDRINI
Marzo
se le testimonianze raccolte
dall’autore che parte dal locale per abbracciare l’intera
tematica: dalle vicende storiche della Liberazione, alla
Costituzione, al dibattito sulla
Resistenza, ai rischi di un revisionismo di parte.
b.c.l.
III TAPPA:
• Morbegno: presentazione del volume Valtellina e
Valchiavenna dal fascismo alla democrazia, AA.VV.
ANPI-ISSREC ed.
• Tirano: lezione agli studenti dell’IIS “Balilla Pinchetti”
sul tema “ Il fascismo e le sue istituzioni” a cura di
Fausta Messa e “Fondazione e sviluppo del fascismo
in provincia di Sondrio” a cura di Barbara Baldini.
Il libro di Sergio Caivano, che
esce nel settantesimo della
Liberazione delle nostre valli,
ripercorre i momenti dell’insurrezione generale del 25
aprile 1945 in provincia di
Sondrio, proiettandosi nel
futuro. Di particolare interes-
vitale la memoria.
Sette le tappe della visita: il
monumento alla Resistenza
di piazza Campello, il Parco
della Rimembranza, il piazzale Alberto Pedrini, la Caserma Alessi dei Carabinieri,
il Cimitero Urbano, il monumento al Moro al ponte di
Gombaro e il Castello Masegra. Ciascuno dei luoghi della memoria è presentato con
foto e adeguate didascalie.
Una mappa dell’area cittadina interessata facilita l’individuazione e il raggiungimento. Obiettivo dichiarato
dell’iniziativa è “mantenere
vivo il senso di una comune
identità, fondata sui valori
della Costituzione nata dalla
Resistenza e tesa verso un
futuro in cui a nessuno siano
negati i fondamentali diritti di
ogni uomo”.
b.c.l.
L’area di piazza Campello è interessata
nell’area verde a sud dal Monumento alla
Resistenza realizzato nel 1968 dallo
scultore Livio Benetti.
Tra le figure stilizzate in bronzo alla
sommità del monolito spicca quella
allegorica alla morte. Il monumento ai
partigiani è stato realizzato su proposta
del Comitato Provinciale per le
Celebrazioni del ventennale della
Resistenza. Dal 2000 il Comitato è stato
trasformato in “Comitato Provinciale
per le celebrazioni dell’anniversario della
Liberazione” denominazione che tutt’ora
conserva .
Febbraio
Storia e memoria
del 25 aprile 1945
A Sondrio, in pieno centro, collocato
all’incrocio di via Cesura con Via Piazzi, si
trova il piazzale Largo Pedrini, “martire
della libertà” caduto all’età di 23 anni e
segnalato con una targa alla memoria . Il
tenente degli Alpini Alberto Pedrini
“Achille”, sin dal settembre ’43, si schiera
subito con i primi piccoli gruppi di
partigiani
dei comuni di Spriana,
Montagna,
Poggiridenti
e
Tresivio.
Successivamente danno vita ad un gruppo
armato che lo nomina comandante della
Brigata Sondrio, che contrasta le forze
nazifasciste con operazioni di guerriglia e
sabotaggio
• “Giorno della Memoria”. Sondrio: partecipazione alla cerimonia ufficiale organizzata dal Comune al
Campo della Rimembranza.
• Allestimento di una presentazione in power point sul
tema delle “Leggi razziali del ‘38” per il meeting dei
giovani di Cracovia, in preparazione del viaggio ad
Auschwitz organizzato da CGIL e CISL, a cui ha partecipato la classe V B ad indirizzo socio psicopedagogico dell’IIS “Piazzi-Perpenti” di Sondrio.
• Manerba (Biblioteca civica) - Desenzano (Scuole
medie e superiori): relazione sul tema “Le leggi razziali
del ’38 tra collaborazionismo indifferenza e solidarietà”, a cura di Fausta Messa. Con la partecipazione di
Sara Parenzo, autrice del testo Il posto delle capre,
Cierre ed., 2012, in collaborazione con l’Assessorato
alla Cultura di Manerba.
• Berbenno: relazione sul tema “La memoria della
persecuzione razziale”, a cura di Fausta Messa, in
collaborazione con un gruppo di studiosi locali.
Il volume, edito per il trentennale dell’ISSREC, è dedicato
ad Alba Marchesi, ex sindacalista e già socia e sostenitrice dell’Istituto, che aveva
iniziato la sua vita lavorativa
a 11 anni, ancora bambina.
Da qui le ricerche di storia
locale, soprattutto di genere, volte ad illustrare il lungo
percorso verso la conquista
dei diritti umani, civili e sociali nel corso del Novecento
in Valtellina. Troviamo infatti
nel Quaderno storie di donne che, attraverso la scuola
e il lavoro, hanno realizzato i
propri sogni, dando un contributo alla crescita umana
della collettività: ricordiamo
Angela Samaden, Rosa Das-
2
Attività Issrec 2014
Scorci di Novecento
in Valtellina
Donne Uomini
Istituzioni
(segue a pag. 3)
• 15 giugno 2014 Buglio in Monte Rievocazione della
battaglia
• 16 agosto Menaruolo di Grosio - Visita allo storico rifugio
dei partigiani
• 17 agosto Valle di Rezzalo - FESTA di San Bernardo
sede della Brigata Partigiana Stelvio
• 23 agosto Raduno antifascista
• 1 settembre Incontro con le Fiamme Verdi in ricordo della
battaglia campale tra partigiani e fascisti
• 4 ottobre Mello - Rievocazione della Battaglia del 1944
e dei caduti partigiani e civili
• 11 ottobre Roma - Convegno Donne dell’ANPI
• 11 ottobre Biandino - Ricordo delle vittime in Valsassina
• 14 ottobre Gazebo in Piazzale Bertacchi per LA GIORNATA DEL TESSERAMENTO
• 24 e 25 ottobre Chianciano Consiglio Nazionale
• 25 ottobre Fusino in Valgrosina - Ricordo dei cappellani
partigiani
• 20 novembre Morbegno e Grosio - Incontro dei ricercatori dell’Istituto Cervi con i partigiani Amati, Martinalli,
Sansi, Dell’Oca, Rachele Brenna, Giuseppe Rinaldi,
Della Palma e Pini
• 24 novembre Boirolo di Tresivio - Per non dimenticare
il 70° della battaglia
• 28 novembre Sondrio- Palazzo BIM Sala delle Acque
Tavola Rotonda su lavoro e protezione
sogno, Ines Busnarda, Rosa
Genoni e le lavoratrici della
seta che, all’inizio del ‘900,
diedero vita al movimento
operaio in provincia di Sondrio. Ci sono anche storie di
uomini, che hanno operato
nelle istituzioni a favore della giustizia e della difesa dei
diritti della persona: i parroci che durante la Resistenza
seppero prendere posizione
contro la violenza nazifascista e i medici dell’Ospedale
psichiatrico che puntarono
sul lavoro di gruppo e sulla
psicoanalisi per la cura dei
malati, in alternativa a terapie fortemente invasive.
La breve storia dell’Istituto
e l’elenco delle attività degli
ultimi due anni restituiscono alla comunità valtellinese e valchiavennasca tutto
l’impegno profuso a favore
della conservazione e della
divulgazione dei valori della Resistenza, declinati nei
Principi fondamentali della
Carta costituzionale.
f.m.
1
Attività Anpi 2014
RECENSIONI • RECENSIONI • RECENSIONI • RECENSIONI
Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Sede provinciale di Sondrio
Comune di Sondrio
Visita agli itinerari della
Resistenza a Sondrio
I LUOGHI DELLA MEMORIA
2015: 70° anniversario della Liberazione
A cura dell’ANPI Provinciale di Sondrio
(Centro di Documentazione Ebraica
Contemporanea di Milano) e da Nella Credaro, storica della Resistenza
locale e vice presidente dell’ANPI
provinciale.
Le immagini d’archivio sono del Museo Etnografico Tiranese, del Comune di Aprica, dell’Archivio dell’ANPI
provinciale di Sondrio e le musiche
originali sono di Delilah Sharon Gutman. Proiezioni del filmato sono previste nel pomeriggio del 25 aprile a Bormio nella sala della Banca Popolare
(ore 14,30) e la sera al Kuerc’ (ore 21).
https://www.facebook.com/glizagabri
b.c.l.
Questa nostra cara Valtellina
può ben gloriarsi dei giovani
di allora, delle donne, degli
IMI, degli antifascisti. Tutti
concorrono alla nascita della
Repubblica e della Costituzione coi principii di libertà,
democrazia, giustizia, pace.
E con la crescita economica
e dei diritti che ne deriva,
specialmente verso chi non
li aveva mai avuti.
Oggi non è più così. La crisi
investe il mondo del lavoro,
le imprese chiudono, il commercio langue. La finanza
diventa regolatrice del sistema. L’economia di carta
sostituisce l’economia reale.
Si accrescono, anche da noi,
i livelli di corruzione e di malaffare. Anche la Valtellina,
come l’Italia, deve cambiare.
Deve riscoprire l’etica della
legalità e della correttezza.
Lo può fare guardando al
passato, ai partigiani che,
senza cartolina precetto,
senza nulla chiedere com-
battono una guerra perché
non ci siano più guerre.
Quelli in vita, anche a nome
dei loro compagni scomparsi, non tollerano che i
loro sacrifici siano vanificati.
Il patrimonio di autentici e
profondi valori che ci viene
trasmesso, non può essere
sminuito, disperso, dimenticato. In Valtellina, come in
Italia, ci sono gli onesti, che
sono la maggioranza. Allora,
impegniamoci tutti in un lungo lavoro di ricostruzione per
dare una speranza di futuro
ai giovani oggi smarriti. Coraggio, vogliamo e possiamo
farcela.
Pubblicazione del Comitato
provinciale per la celebrazione
dell’anniversario della
Liberazione a cura di Bruno
Ciapponi Landi e Fausta Messa
Edito con il contributo
della Comunità Montana
Alta VALTELLINA
Stampa: Lito Polaris Sondrio
25 aprile 2015