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www.ilroma.net PRIMO PIANO sabato 6 luglio 2013 3 CAMORRA STANATI I RAS DEI MARFELLA, DEI LAGO E DEI TOMMASELLI: MA È ANCORA IN FUGA IL BOSS Faida di Pianura, 21 in manette Capiclan accusati di traffico di sostanze stupefacenti, usura e tentati omicidi di Luigi Sannino NAPOLI. È un colpo alla camorra di Pianura proprio nel periodo di ripresa della guerra di camorra a Pianura, anche se rispetto agli anni dell’indagine gli scenari sono parzialmente cambiati. Comunque, da ieri mattina si trovano dietro le sbarre 21 persone tra presunti affiliati ai Marfella e ai Lago e fiancheggiatori. Mentre i numeri dell’inchiesta sono ancora più grandi: un latitante, tre tentati omicidi chiariti, 38 indagati a piede libero. Con la ciliegina sulla torta della “consacrazione” a ras di Carlo Tommaselli detto “Carlucciello” (irreperibile da febbraio scorso, come anticipato dal nostro giornale nelle settimane scorse) e di Giovanni Romano detto “Maccarone”, figliastro del boss detenuto Giuseppe Marfella “o’ percuoco”. Gli arresti, su ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip su richiesta della Dda di Napoli retta dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo, sono stati compiuti dai carabinieri del Nucleo investigativo partenopeo, guidato dal maggiore Lorenzo D’Aloia. Nella notte tra giovedì e venerdì c’è stato l’assalto al fortino dei boss a Pianura, dove una folla di donne ha cercato di ostacolare o quantomeno ritardare l’esecuzione dei provvedimenti restrittivi. Si sono registrate anche scene drammatiche quando una bambina ha cominciato a gridare disperata e in lacrime di lasciare a casa il nonno. Le accuse per gli indagati, a seconda delle varie posizioni, vanno dall’associazione per delinquere di tipo mafioso, al narcotraffico e alle estorsioni. Inoltre, un affiliato risponde del ferimento di sati “o’ nic” e di Antonio Lago, figlio di Pietro “o’ magone” (degli espisodi di sangue scriviamo in un altro articolo). Tra i Lago e i Marfella i rapporti sono oscillanti dagli inizi degli duemila. Prima la guerra, poi una tregua, poi una pace stentata e infine l’adesione di alcuni dei “Magoni” al gruppo di “Giuseppe “o’ percuoco” (estra- Luigi Di Giovanni Mario Fiscarelli Gabriele Foggiano Aurelio Giacomini Vincenzo Giordano Giovanni Grillo Antonio Lago Vitale Luongo OTTO GIORNI FA “FOSCHETTO” È STATO AMMAZZATO IN UN AGGUATO IN VIA CANNAVINO Tra i destinatari del provvedimento anche Di Fusco NAPOLI. Era uno dei destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita ieri mattina dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli. Ma i sicari sono arrivati prima della legge e Fosco Di Fusco, affiliato al clan Lago alleatosi con i Pesce, il 28 giugno scorso è caduto in un appuntamento-trappola in via Cannavino. Secondo l’accusa, “Foschetto” era responsabile di 416bis ed estorsione: due episodi diversi durante i quali avrebbe agito con dei complici. Dal racconto dei pentiti, e in particolare di Fosco Di Fusco neo all’inchiesta). In particolare, i pm antimafia hanno individuato Giovanni Romano come il "reg- gente" del gruppo di mala tra il 2009 e il 2010, periodo in cui i Marfella strinsero un’alleanza con alcuni fuoriusciti del clan Lago. Gli investigatori hanno inoltre accertato che il clan Marfella aveva stretto una alleanza con l’organizzazione criminale dei Puccinelli, che ha la base operativa nel rione Traiano per il controllo del traffico degli stupefacenti. Gilardi, emerge inoltre che anche Fosco Di Fusco riceveva la “mesata” durante il periodi detenzione. Circostanza che, sostengono gli inquirenti, è molto indicativa in relazione all’affiliazione o meno di un indagato. L’uomo, fratello del defunto ras Domenico Di Fusco detto “Mimì uocchie e’ brillante”, è stato attirato in trappola attraverso lo stratagemma del citofono. Qualcuno ha bussato e il 45enne è sceso, forse fidandosi della persona sbagliata o semplicemente perché gli era stata detta qualche bugia: «ti hanno danneggiato la macchina parcheggiata», per esempio. luisa Mentre nel corso delle indagini sono stati accertati diversi casi di estorsione ai danni di commercianti ed imprenditori della zona. All’inchiesta hanno collaborato numerosi collaboratori di giustizia, di cui l’ultimo è Giovanni Gilardi. Ma hanno avuto soprattutto successo le intercettazioni telefoniche su utenze intestate a ignari extracomunitari o incensurati estranei alla camorra. L’operazione è stata tempestiva rispetto al rischio di una fase ancora più cruenta della guerra di camorra in corso tra i Mele e i Pesce-Tommaselli-ex Lago. Appena il 28 giugno scorso c’è stato l’omicidio di Fosco Di Fusco detto “Foschetto”, attirato fuori casa da una chiamata al citofono. IL FATTO IL GRUPPO CRIMINALE RIUSCIVA AD INCASSARE CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO OGNI ANNO Estorsioni a tappeto: venti ditte nel mirino Antonio Marigliano Rosario Marra Carlo Tommaselli Giuseppe Zarra NAPOLI. Sono più di 20 le ditte finite nel mirino della camorra di Pianura negli anni dell’indagine dei carabinieri. Alcuni imprenditori pagavano, altri hanno denunciato subito e altri ancora in seguito. Di certo, anche grazie all’opera delle associazioni antiracket sorte sul territorio, il fenomeno del “pizzo” è poi diminuito. Ora però, con l’inchiesta della Dda che ha portato all’arresto 21 persone legate ai Marfella, ai Lago e ai Tommaselli, sono emerse vicende inedite. Dell’estorsione al titolare della società “Costruzioni generali e restauri edili” devono rispondere Francesco Nesi, Vincenzo Pane e Giovanni Romano; per il “pizzo” al supermercato “A.Z.” sono accusati Vincenzo Pane e Alfredo Rosati, per le minacce all’impresa “ardevi” sono finiti nel mirino della procura Antonio Lago e Aurelio Gia- comini; per l’estorsione a un agente di commercio che lavorava in esclusiva per “Algida” i pm hanno puntato il dito contro Giovanni Romano e Massimiliano Schiano. Vincenzo Pane “Birillo” e Alfredo Rosati “’o nic” sono accusati anche di aver costretto l’amministratore della società “Casa arredo” a pagare 300 euro in prossimità delle festività natalizie del 2009. Mentre gli stessi due indagati, insieme con Giovanni Romano e un napoletano di Pianura non legato al “sistema”, devono rispondere del tentativo di estorsione nei confronti del titolare di una piccola fabbrica di polvere pirica. In sostanza gli esponenti del gruppo Marfella Lago pretendevano dall’uomo 30mila euro a titolo di risarcimento per la morte accidentale di un giovane, avvenuta l’11 gennaio 2001. Un altro episodio chiarito (fermo restando la presunzione d’innocenza di tutti gli indagati fino all’eventuale condanna definitiva) riguarda una serie di Sim card di diversi gestori di telefonia mobile. Le utenze erano intestate a ignari extracomunitari e del reato rispondono il ras latitante Carlo Tommaselli detto “o’ zio” o “Carlucciello”, Alfredo Rosati, Massimiliano Schiano e Giovanni Romano. Infine, tre incendi dolosi sono stati chiariti dalle indagini dei militari dell’Arma. Il primo all’interno di un capannone della società “Varchetta Vini” in via Montagna Spaccata; il secondo nella sede della ditta di onoranze funebri “Principe”, in via Pablo Ricasso; il terzo in strada ai danni due autovetture parcheggiate. Di questi ultimi due è accusato Giovanni Gilardi, ora collaboratore di giustizia. luisa