ritrovamenti di monete a ficarolo e gaiba negli anni
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ritrovamenti di monete a ficarolo e gaiba negli anni
H. Büsing: RITROVAMENTI DI MONETE A FICAROLO Ritrovamenti di monete a Ficarolo e Gaiba GAIBA negli anniNEGLI dal 1990ANNI al 1998DAL 1990 AL 1998 E di Herman Büsing (*) 233 (*) - Istituto di Archeologia della Ruhr Universität di Bochum (Nord-Reno Westfalia) 1. Premessa. Già prima del 1990, anno in cui iniziò il nostro scavo, furono rinvenute dieci monete, ora conservate presso il Museo Civico di Rovigo (Museo dei Grandi Fiumi). Anche le monete da noi rinvenute sono conservate presso lo stesso Museo. Di queste solo una piccola parte è stata restaurata e di conseguenza non tutte le monete sono classificabili. Ventitre monete furono rinvenute nel primo anno di scavo (1990) in località La Vela, parte di queste furono rinvenimenti di superficie. Nel 1991 fu scavata parte della necropoli cristiana in località Chiesazza, utilizzata nel V e VI sec. d.C.. Le ventotto monete ivi rinvenute non accompagnavano il defunto sotto forma di obolo di Caronte (con una sola eccezione), bensì vi arrivarono con la terra di riempimento di epoca romana. Dal 1992 i lavori si concentrano in località Chiunsano, dove si trovava una vasta villa rustica, che nel I sec. d.C. fu probabilmente trasformata in mansio, ovvero in stazione di posta. Grandi quantità di anfore, stoviglie e vetri, ma anche aghi, fibule e pesi da telaio testimoniano per l’intero periodo imperiale una fiorente economia. Sono presenti anche oggetti provenienti da paesi stranieri come vetro bianco dalla Siria, vetro blu con incisioni ad intaglio dall’Egitto Dis. 1 - Ubicazione geografica dell’area ove è avvenuto il rinvenimento delle monete 234 ed un lavoro smaltato neoceltico dalla Britannia. Gli ospiti della mansio portavano presumibilmente questi oggetti nel loro bagaglio. Il raggio di provenienza delle monete non è altrettanto vasto. Si tratta, infatti, di comuni monete d’epoca imperiale, come ne sono state trovate ovunque in Italia. Non vi sono, ad esempio, monete provenienti dall’Asia Minore. Nel 1992 furono rinvenute 35 monete, nel 1993 già 61, nel 1994 non si scavò, nel 1995, 62 monete, nel 1996, 43 monete e nel 1997 vennero alla luce 83 monete ed altre 3 furono rinvenute dal Dottor Claudio Leis. Nel 1998, quando l’area di scavo interessò una superficie maggiore, furono recuperate ben 177 monete. Il numero complessivo di monete, rinvenute a Ficarolo e Gaiba sino al 1998, ammonta quindi a 525 unità. Questo consistente numero permette alcune considerazioni statistiche. Non bisogna però dimenticare che la circolazione delle monete antiche non è limitata nel tempo. Assi repubblicani o mezzi assi venivano utilizzati almeno fino al IV sec. d.C. come mezzo di pagamento. La datazione dell’emissione può difficilmente fornirci informazioni relative alla deposizione finale. L’analisi statistica si limiterà quindi solo all’epoca dell’emissione. Se le monete in circolazione erano sufficienti, non si presentava la necessità di coniare nuove monete o comunque di introdurne altre nell’area padana. Molte delle monete coniate in epoca imperiale erano necessarie per il pagamento dei soldati e dei mercenari, che durante il loro periodo di arruolamento non dovevano trovarsi a Ficarolo. A Ficarolo Dis. 2 - Localizzazione delle aree oggetto di scavo H. Büsing: Ritrovamenti di monete a Ficarolo e Gaiba negli anni dal 1990 al 1998 Dis. 3 - Planimetria dello scavo archeologico avvenuto dal 1992 al 1998 235 236 non ci aspetteremmo neppure la presenza di quelle monete che venivano coniate appositamente e servivano all’imperatore come dono al popolo di Roma o per altre occasioni. 2. Statistica delle monete. Delle 525 monete di Ficarolo 400 circa sono classificabili in base a caratteristiche come la grandezza, il peso, la sigla SC o, per quanto riguarda gli antoniniani che si limitano al III sec. d.C., il rivestimento argenteo. Solo 100 monete circa sono classificabili con precisione secondo i cataloghi del British Museum o l’opera Roman Imperial Coins (RIC). Nell’elenco, che segue, vengono per il momento tralasciate le monete non classificabili. A Ficarolo sono state ritrovate solo poche monete databili al II sec. a.C.. A quest’epoca risale sicuramente un quinario argenteo ed un denario, che non appartengono ancora alle serie monetali della tarda repubblica. Tra gli assi repubblicani, che qui vengono datati al I sec. a.C., possono trovarsene anche di databili al II sec. a.C., ma, a causa di conii poco chiari o del cattivo stato di conservazione, non è possibile un’attribuzione sicura. Fino al 1998 sono state rinvenute 86 monete databili al I sec. a.C.. Si tratta di 39 assi repubblicani o parti di assi (due assi augustei pesano quanto un asse repubblicano, e per questo motivo gli assi repubblicani venivano spezzati a metà per ottenere il peso equivalente ad un asse augusteo), 1 moneta di rame repubblicana, 1 denario repubblicano intero e 2 mezzi, 2 denari di Marco Antonio, 4 denari di Augusto e 37 monete bronzee di o per Augusto. Dal momento che si trova la stessa quantità di monete prima e dopo il 27 a.C., ossia all’inizio del principato, ma siccome 25 dei pesanti assi repubblicani furono dimezzati o divisi, l’epoca di Augusto è la più rappresentata nel I sec. a.C.: le monete più vecchie erano ancora in circolazione e venivano adattate alle nuove norme. Su 86 monete, 66 sono attribuibili all’epoca augustea o all’ultimo quarto del I sec. a.C.. Questo viene confermato dai ritrovamenti ceramici, dei quali una piccola parte, proveniente dagli strati inferiori della nostra villa rustica, è databile senza alcun dubbio alla prima metà del I sec. a.C.; il periodo principale si concentra dopo il 40 a.C., ossia subito dopo la guerra civile, che si conclude con la battaglia di Mutina (Modena) nel 43 a.C.. Solo 16 anni più tardi, nel 27 a.C., Augusto diventa signore assoluto. Possiamo immaginare che a dei veterani degli eserciti di Antonio e di Augusto venissero assegnati, subito dopo la battaglia di Mutina, dei terreni a Ficarolo, cosicché le monete della tarda repubblica e del periodo iniziale di Augusto s’inserirebbero bene in questo contesto. Per quanto riguarda il I sec. d.C. sono state rinvenute, fino al 1998, 155 monete, delle quali 84 appartenenti al periodo giulioclaudio. Solo una moneta (M 92/26) è sicuramente riconducibile ad Augusto, mentre altre 16 potrebbero ricadere nel periodo di Augusto. Ventidue monete sono state coniate da Tiberio per il Divus Augustus H. Büsing: Ritrovamenti di monete a Ficarolo e Gaiba negli anni dal 1990 al 1998 Pater, mentre altre 15 monete di Tiberio presentano dei tipi differenti. Le emissioni di Caligola sono numerose, se rapportate alla breve durata del suo regno: si tratta di 5 emissioni. Quindici monete vanno sicuramente attribuite a Claudio e altre 4 o 5 al suo periodo. Tra le 4 monete neroniane, che concludono l’epoca giulio-claudia, si trova un meraviglioso sesterzo di Nerone (M 98/53, fig. 9). I Flavi (69-96 d.C.) hanno lasciato a Ficarolo, fino al 1998, 25 monete. Tra le 10 monete di Vespasiano ce ne sono 4 d’argento. C’è inoltre una magnifica “moneta” di bronzo di grandi dimensioni, forse un medaglione (M 97/11). A queste monete, classificabili con ogni certezza, se ne possono aggiungere altre 44, che per le loro caratteristiche sono sicuramente databili al I sec. d.C.; altre potrebbero trovarsi tra quelle non classificabili. Il I sec. d.C. è quindi rappresentato a Ficarolo da almeno 155 monete. Fino al 1998 sono state trovate, a Ficarolo, 52 monete appartenenti al II sec. d.C., con l’esclusione di quelle del periodo dei Severi. Di queste, 9 appartengono al periodo di Traiano, 9 al periodo di Adriano, 10 al periodo di Antonino Pio e 9 al periodo di Marco Aurelio e di Commodo. Quest’epoca è particolarmente ricca di monete d’argento: Traiano (M 90/9), Adriano (M 91/11 e M 98/150), Faustina I (M 96/4) e Faustina II (M 90/6) hanno lasciato delle magnifiche monete con effigi. Cinquantadue monete coniate nel II sec. d.C. equivalgono chiaramente solo ad un terzo della quantità delle monete emesse nel I sec. d.C.. Lo stato di conservazione della superficie delle monete dimostra senza dubbio che le monete del I sec. d.C. erano ancora in circolazione e pertanto il loro rilievo è maggiormente consunto a causa del continuo uso. Sino al 1998 sono state identificate, con sufficiente certezza, solo poche monete all’interno della grossa quantità di monete risalenti al III e IV sec. d.C. e questo a causa del restauro, che si protrae nel tempo. Per questo motivo non si può trarre alcun quadro riassuntivo che sia attendibile. Non è neppure possibile separare le monete del III da quelle del IV sec. d.C.. L’epoca dei Severi (193-235 d.C.) è rappresentata da 8 monete, tra le quali vi sono le magnifiche monete argentee di Caracalla (M #/1) e di Alessandro Severo (M 97/27). Alla metà del III sec. d.C. (235-284 d.C.) risalgono 14 monete, tra le quali spicca un antoniniano argenteo di Filippo II (M 95/34). Dopo un intervallo di venticinque anni una moneta di Massenzio apre il IV sec. d.C.; questo secolo comprende inoltre circa 15 monete di sicura classificazione. A queste 40 monete circa si aggiungono altre 66 monete del III e IV sec. d.C., che non è stato ancora possibile classificare. Le 102 monete di questi due secoli testimoniano così la rivitalizzazione del podere rurale di Chiunsano, che superò i disordini del tempo degli imperatori-soldato e della peste molto meglio di alcune aree di città e campagna. Paragonata al II sec. d.C., la presenza di nuove monete è rimasta stabile a circa 50 monete per 237 238 secolo. Bisogna precisare che quasi tutte le monete del IV e V sec. d.C. non sono state trovate negli strati inferiori, ma sono rinvenimenti di superficie provenienti dall’area della villa. Solo pochi resti murari tardo-antichi sono stati rinvenuti a livello dello scavo nel 1995 e 1998. Perciò le monete e la ceramica, da sole, testimoniano la continuità di vita della villa in epoca tardo-antica. Fino al 1998, a Ficarolo, sono state trovate 2 monete di probabile emissione barbarica, che necessitano di uno studio particolare. Altre 2 monete, una bizantina ed una medioevale, sono state scoperte non durante lo scavo, ma dal Dottor Claudio Leis, che le ha poi consegnate allo scrivente; dal momento che appartengono ad un’epoca, di cui non si è trovato altro materiale all’interno dell’area di scavo, vanno per il momento escluse dal contesto di scavo. Lo stesso dicasi per le 2 monete, una del re Vittorio Emanuele II (M 97/ 81) dell’anno 1867 ed una del re Umberto I (M 98/154) dell’anno 1900, trovate in superficie: esse testimoniano solo che a Chiunsano, nel XIX sec., il terreno è stato accuratamente arato e non che vi sono stati eseguiti degli scavi archeologici. Si poterono rilevare delle “intromissioni” negli strati antichi solo nei saggi di scavo del 1997, laddove un taglio moderno attraversa la “sala delle colonne”, come pure nell’area meridionale dello scavo, nel 1998, dove l’uso dell’aratro aveva divelto le fondamenta. Le monete moderne sono state rinvenute non in profondità, ma in superficie. Resta l’enigma di come mai i romani abbiano distribuito le circa 500 monete all’interno dell’intera area, mentre in tempi recenti ne siano state abbandonate solo due, dal momento che queste due monete stanno per 900 anni di civiltà del Polesine, mentre le circa 500 monete romane rappresentano al massimo 800 anni ! Tutte le monete erano disperse all’interno dell’area di scavo e non provengono da un tesoro. Solo in due casi sono state rinvenute più monete: nel 1992 è stata rinvenuta, all’interno di un’anfora più grande, una piccola anfora, che conteneva 6 monete di Tiberio, e nel 1998 sono state scoperte due monete claudie, deposte nel terreno antico assieme a due pesi di piombo con la forma di conchiglia e due fibule. Un gruppo a sé stante è rappresentato dalle monete d’argento (denari). Non è facile fare una netta divisione tra le monete argentate e quelle veramente d’argento, perché nel III sec. d.C. si altera vistosamente la lega d’argento degli antoniniani e dei denari. Per questo motivo la maggior parte degli antoniniani non viene qui presa in considerazione. Sino al 1998 sono state rinvenute 29 monete d’argento, alle quali si potranno aggiungere, dopo il restauro, 1 o 2 antoniniani. Undici (o 10) denari sono ancora attribuibili al II e I sec. a.C., ulteriori 10 al I e II sec. d.C. ed altri 7 al periodo compreso tra il III sec. d.C. e l’inizio del medioevo. Paragonando le monete argentee con quelle bronzee si riscontra che le prime occupano una posizione privilegiata nella tarda-repubblica e nel primo-impero, mentre diventano assai rare a partire dal III sec. d.C.. Finora non è ancora stata tro- H. Büsing: Ritrovamenti di monete a Ficarolo e Gaiba negli anni dal 1990 al 1998 vata, a Ficarolo, una moneta aurea: sono state controllate tutte le voci locali, che parlavano di ricchi rinvenimenti di monete auree, ma a tutt’oggi non si è avuta alcuna conferma. Tipico è il caso della moneta aurea, che un benzinaio dice di aver trovato a Chiunsano: si tratta di una imitazione in ottone di un asse di Claudio, chiaramente un falso del tipo di quelli che vengono venduti a Ferrara e altrove e che non si possono rinvenire in siti antichi. I falsi antichi hanno un altro aspetto: sono state infatti rinvenute tre imitazioni, in piombo, di denari del primo-impero. Se allora il piombo lucente poteva essere scambiato per argento, oggi si nota subito la differenza tra il piombo patinato e le vere monete d’argento. Le considerazioni statistiche possono essere riassunte nel seguente modo: II sec. a.C 2 monete 0,4% I sec. a.C. 86 monete 16,4% I sec. d.C. 155 monete 29,4% II sec. d.C. 52 monete 10% III - IV sec. d.C. 102 monete 19,3% ep. tardoantica e mod. 13 monete 2,5% non classificabili 115 monete 22% totale 525 monete 100% 3. Alcune monete di Ficarolo. Sono state scelte 29 monete, che dovrebbero offrire un quadro generale della varietà e dello stato di conservazione delle monete rinvenute a Ficarolo. Si distinguono soprattutto per il forte rilievo da quelle che sono state rinvenute in superficie. Le monete con i seguenti numeri M 95/xx, M 96/xx, M 97/xx e M 98/xx d’inventario sono state pulite per il momento solo superficialmente e non ancora restaurate, motivo per il quale il tipo monetale non è sempre ben riconoscibile. La successione, con cui vengono presentate le monete, corrisponde a quella cronologica delle emissioni. La serie inizia con una moneta argentea esotica, che presenta il peso di un denario repubblicano (M 97/69, fig.1). E’ stata coniata in Mauretania, oggi Marocco, e mostra il marcato profilo di re Giuba I, che regnò dal 60 al 46 a.C.. Giuba I è stato per un periodo alleato di Pompeo. Il rovescio mostra la fronte di un tempio con podio con otto colonne corinzie e tetto a doppio spiovente, poggiante su forte travatura. La legenda “re Giuba” è in latino sul diritto e in neopunico sul rovescio. Nei suoi ultimi anni di vita, Marco Antonio ha fatto coniare un denario per la VII legione con una nave da guerra sul diritto e un’aquila legionaria tra due stendardi sul rovescio (M 93/35, fig.2). Appartiene a quel gruppo di monete che venivano coniate per pagare i soldati di quasi 40 tra legioni e parti di truppe. Il denario di fattura ellenistica, che mostra la testa elmata del dio della guerra Marte sul diritto, fa parte di una piccola serie monetale, che Augusto ha fatto coniare nel 31 a.C. dopo la vittoria di Azio su 239 240 Marco Antonio (M 90/16, fig.3). La minuscola legenda Caesar sulla parte superiore dello scudo tondo, sul rovescio, va letta assieme a quella del diritto Imperator: s’intende Imperator Caesar Augustus. Augusto amava collegare gli avvenimenti contemporanei con il passato o con la mitologia. Questo accadde anche con l’apparizione della cometa nel 17 a.C.. Il denario (M 98/35, fig.4) mostra un busto semplice di Augusto sul diritto e sul rovescio la stella fiammeggiante della cometa, che ha condotto in cielo l’anima del deificato C. Giulio Cesare. La piccola moneta di bronzo (M 98/70, fig. 5) è un quarto di asse, a cui rimanda il nome quadrans. Non fu fatta coniare dall’imperatore, bensì da un procurator, un’usanza che fiorì sotto Augusto per le monete di bronzo e che si conservò anche sotto Claudio. Su un lato (è controverso quale sia il diritto e quale il rovescio) si osserva un altare con pesante profilo etrusco, adornato con una ghirlanda. La legenda di entrambi i lati può essere tradotta nel seguente modo: “Su delibera del senato! Gaio Nevio Capella, membro del collegio di tre persone addetto all’emissione in oro, argento e bronzo, ha fatto coniare questo quadrante”. Questo accadeva nell’anno 4 a.C.. L’asse era la moneta più frequente del primo impero. Qui vediamo un asse (M 95/48, fig. 6), che Tiberio fece coniare in onore di suo fratello Druso, morto nel 23 d.C., con l’indicazione dell’anno della sua morte. Quattro assi corrispondono ad un sesterzo, quattro sesterzi ad un denario. I romani amavano calcolare i loro averi in sesterzi, cosicché il sesterzo è la vera e propria unità di calcolo, pesa un’oncia, ossia 27 grammi circa. Il sesterzo, qui raffigurato (M97/54, fig. 7), non è ancora stato ben classificato. Il rovescio è ancora incrostato e la legenda del diritto non è completamente leggibile. Si tratta probabilmente di un’emissione dell’imperatore Claudio con un’inconsueta testa giovanile cinta da una corona d’alloro. Più conosciuto è un altro sesterzo di Claudio (M 98/152, fig. 8). La legenda onorifica e la corona civica sono state prese ad esempio per molte emissioni successive con corona di quercia. Più raro è invece il magnifico sesterzo di Nerone (M 98/53, fig. 9), che è bello quanto un medaglione. Il motivo di Roma su una catasta d’armi è stato spesso utilizzato da Nerone, ogni volta con leggere variazioni. La Roma della nostra moneta ha il braccio sinistro abbassato e con la mano destra regge uno scettro. Un’altra grande moneta della dinastia giulio-claudia (M 97/55, fig. 10) è stata anch’essa coniata probabilmente da Nerone; il diritto non presenta una testa d’imperatore, bensì una dea in trono. Sul rovescio si riconoscono la sigla SC ed un gruppo centrale composto da più figure. Non è stato ancora possibile classificare questo pezzo, sesterzo o medaglione che sia. I tre denari dell’imperatore Vespasiano (M93/61, fig. 11; M 93/14, fig. 12; M98/39, fig. 13), fondatore della breve dinastia flavia, riproducono la testa dell’imperatore come una testa di età repubblica- H. Büsing: Ritrovamenti di monete a Ficarolo e Gaiba negli anni dal 1990 al 1998 na, distaccandosi così dall’idealizzazione tipica della dinastia giulioclaudia. Uno di questi denari (fig. 13) presenta una caratteristica tipicamente flavia: la legenda poggia sul perimetro e di conseguenza corre in senso antiorario. La dea preferita di Domiziano, figlio di Vespasiano, era Minerva, che compare sul rovescio sempre con delle nuove varianti. La moneta qui raffigurata (M 97/41, fig. 14) è un asse, che mostra l’imperatore con corona d’alloro. Il II sec. d.C. inizia con Traiano, l’imperatore giusto, che aveva scelto come suo successore il nipote Adriano, da lui stesso adottato. Questo secolo viene definito il secolo degli imperatori “adottivi”. Il denario (M 90/9, fig. 15) proviene da una serie, che celebra l’imperatore con il suo nuovo soprannome optimus princeps e che veniva disposta dal senato. Il bel ritratto di Traiano è un buon esempio per la figura dignitosa del generale, tanto amata a quei tempi. Adriano è il primo imperatore a portare la barba: si tratta della barba del filosofo greco, che caratterizza Adriano come filoellenico. Le brevi leggende del denario (M 91/11, fig. 16) e del dupondio (M 93/22, fig. 17), un doppio asse, sono identiche. Le figure del rovescio, Nettuno e Pegaso, sono come perse sulle ampie superfici delle piccole monete. Antonino Pio era stato scelto da Adriano come soluzione transitoria, in attesa che il promettente Marco Aurelio fosse cresciuto. Ma Antonino Pio, che alla morte di Adriano aveva già 52 anni, rimase imperatore per 23 anni. L’augurio di salute (Salus), che compare sul nostro dupondio (M 93/1, fig. 18), è stato evidentemente esaudito. Salus, come anche Fortuna, regge il timone e porta con esso fortuna; alimenta il serpente di Esculapio, che si attorciglia sull’altare, ed allontana in questo modo malattie ed epidemie. Faustina I, consorte di Antonino Pio, viene a mancare già durante il terzo anno di regno, ossia nel 140 d.C.. Il denario (M 96/4, fig. 19) fu coniato ancora prima della sua morte ed è dedicato alla concordia della coppia imperiale. La bella figlia di Faustina I e di Antonino Pio si chiamava anche lei Faustina II; fu fatta sposare al futuro imperatore Marco Aurelio, da cui ebbe come minimo tredici figli. Il denario (M 90/6, fig. 20) celebra Faustina II come figlia di Antonino Pio, motivo per cui si può dedurre che questa moneta è stata coniata ancora sotto il regno di Antonino Pio. Alla fine del II sec. d.C. l’impero romano scivolò in una crisi, che era stata essenzialmente provocata da Caracalla, imperatore-soldato (M #/1, fig. 21). La forma di governo, il principato di Augusto, che si fondava sul mantenimento della pace attraverso alleanze e locali campagne militari, si trasformò con Caracalla in dittatura militare. Sua madre era la principessa siriana Giulia Domna, sposata all’imperatore Settimio Severo, nato in Africa. Giulia Domna era arrivata a Roma con un consistente seguito di principesse siriane; nei successivi 40 anni, queste principesse sarebbero diventate le 241 242 effettive reggenti per i loro giovani figli con titolo di imperatore. Tra queste c’era Giulia Mamea (M 93/52, fig. 22), madre di Alessandro Severo (M 97/27, fig. 23). Entrambi, madre e figlio, furono uccisi da soldati rivoltosi nel 235 d.C. nell’accampamento legionario di Magonza. La felicitas publica con il caduceo di Mercurio (fig. 22) ed il dio Sole (fig. 23) testimoniano molto bene come durante il dominio matriarcale di Roma si mescolassero i cieli divini. Lo splendido dupondio del generale tracio Massimino (M 95/46, fig. 24) evidenzia come fosse possibile per persone provenienti da aree periferiche dell’Imperium Romanum raggiungere il potere imperiale grazie ai successi militari. Il messaggio della moneta suona: pace. Questo avviene in un’epoca in cui le singole legioni romane combattevano l’una contro l’altra. Il padre dell’imperatore bambino Filippo II proveniva dall’Arabia. Filippo II fu nominato, già all’età di sette anni, co-reggente dal padre Filippo I l’Arabo. L’antoniniano (M 95/34, fig. 25) mostra un bambino di sette/nove anni in atteggiamento di guerriero e sovrano dei popoli prima che venisse nominato co-imperatore. Dopo la metà del III sec. d.C. la storia dell’impero diventa poco chiara. Spesso più imperatori governano contemporaneamente da capitali diverse. Non solo i modi di vivere, ma anche i tipi monetali diventano più rudi. A questo periodo risale l’antoniniano seguente (M 91/8, fig. 26): un imperatore armato con corona radiata. Dal momento che la legenda è spezzata, si può solo immaginare che questa moneta fosse stata coniata per Claudio il Gotico, ossia colui che soggiogò i Goti. Claudio il Gotico fu imperatore negli anni 268-270 d.C.. Le famose battaglie che gli hanno attribuito il soprannome “il Gotico” avvennero, nel 269 d.C., sul lago di Garda e a Naissus (Niš in Serbia). Con le riforme di Diocleziano inizia una nuova epoca. Anche il tipo monetale cambia. Diocleziano aveva compreso che l’impero romano non poteva essere governato da un solo imperatore. Divise perciò l’impero in due metà, quella occidentale e quella orientale. Entrambi gli imperi venivano retti da un Augustus affiancato da un Caesar, in modo tale da avere una tetrarchia. I tetrarchi si facevano chiamare rispettivamente Dominus, invece di Princeps, denominazione questa utilizzata precedentemente dagli schiavi verso i loro padroni. Le tetrarchie però non erano stabili. Non fu preso in considerazione Massenzio, figlio del tetrarca Massiminiano. Massenzio organizzò un esercito privato e, nel 306 d.C., conquistò a sorpresa la trascurata Roma, dove coniò monete come imperatore. Costantino, figlio del tetrarca Costanzo Cloro, senza legittimazione come Massenzio, si diresse su Roma con l’esercito del defunto padre e, come ci viene tramandato, sconfisse Massenzio presso il ponte Milvio con il Cristogramma sul vessillo, ubbidendo ad un sogno. La moneta bronzea (M 95/47, fig. 27), un esempio caratteristico del nuovo tipo di moneta follis, è stata coniata a Roma durante il regno di Massenzio, durato sei anni. Presenta, sul diritto, H. Büsing: Ritrovamenti di monete a Ficarolo e Gaiba negli anni dal 1990 al 1998 il ritratto dell’imperatore con capelli corti e barba, mentre sul rovescio l’aggraziata immagine di un tempio corinzio, all’interno del quale l’imperatore si dirige verso Roma, dea della città, seduta in trono con la promessa d’essere conservator Urbis suae, il restauratore della sua città. Sopra il timpano semicircolare volano due Vittorie. Il procurator ha pensato probabilmente ad un tempio a pianta circolare e non rettangolare, cosicché ha raffigurato un tempio in cui le colonne venivano spostate a lato e il tetto veniva reso con un timpano semicircolare. Questa moneta in buono stato di conservazione costituisce un’ottima testimonianza del fatto, che Roma, ancora in epoca tardoantica, inviava nella pianura padana monete di nuova emissione. Dopo la vittoria su Massenzio, Costantino il Grande assunse, nel 312 d.C., il potere a Roma. Nella tetrarchia Roma non era considerata la residenza di alcuno dei quattro tetrarchi. E’ stato Costantino che si è reso conto che non si poteva rinunciare alla tradizione della vecchia capitale. La politica di Costantino non mirava più a collocare gli uomini migliori del suo tempo a capo dello stato, ma si basava sulla dinastia creata dai legami familiari, che otteneva per mezzo delle figlie e dei figli. Nonostante le numerose tragedie familiari, la dinastia di Costantino ebbe successo fino alla metà del IV sec. d.C.. Costantino aveva trasferito la capitale dell’Imperium Romanum a Konstantinopolis (Istanbul, già Byzantion) e, nel 330 d.C., aveva fondato la città. Membri della sua famiglia diventarono poi imperatori a Roma fino al 350 d.C. circa. Uno di questi giovani imperatori è rappresentato sulla moneta bronzea seguente (M 93/36, fig. 28). Tra i capelli non porta una corona d’alloro, ma un diadema di perle, allora di moda, che si conclude sulla nuca con un fiocco rigido. Non è ancora stato possibile classificare con precisione questa moneta, dal momento che la legenda è di difficile lettura. La moneta bronzea successiva (M 95/61, fig. 29) ci conduce in tutt’altro mondo. Dopo l’esperienza delle grezze monete degli imperatori soldati e lo stile di corte curato di epoca costantiniana, diventa evidente che questa moneta non vi appartiene. Si tratta di una emissione che si rifà alle emissioni romane: se il busto armato dell’imperatore imita gli antoniniani, la Vittoria con foglia di palma riporta invece a delle tipologie caratteristiche della tetrarchia e della famiglia costantiniana. Non si tratta dell’emissione successiva di una moneta conosciuta (abbiamo trovato tre fusioni successive, in piombo, di denari repubblicani o augustei), bensì di una libera interpretazione di tipi monetali romani in un ambiente non romano. Come limite inferiore possono valere gli antoniniani, che presentano la corona radiata come onorificenza (dal 212 d.C.), mentre come limite superiore valgono le emissioni non cristiane dell’epoca delle migrazioni dei popoli. Per questo motivo la datazione di questa moneta barbarica, non ancora classificata, oscilla in un arco di tempo molto vasto. 243 244 Le monete, che sono state trovate durante lo scavo a Ficarolo/ Gaiba, coprono un periodo di tempo assai ampio. Le più antiche rientrano sicuramente nel II sec. a.C., mentre le più recenti nel VI sec. d.C., se si escludono due monete del XIX sec. . Si tratta di un arco di tempo di otto o nove secoli. La storia di questo sito deve essere collegata in un qualche modo a quella delle monete. Gli altri oggetti rinvenuti duranti lo scavo rientrano all’interno di un arco di tempo più ristretto: in base alla ceramica si può parlare di una prima fase architettonica risalente alla prima metà del I sec. a.C.; la ceramica tarda è databile solo fino alla fine dell’impero romano. Sono state tuttavia rinvenute delle sepolture di tardo V – inizio VI sec. d.C., prive però di materiale ceramico. Il lungo periodo di dominio longobardo in Italia non ha lasciato a Ficarolo alcuna traccia del suo caratteristico vasellame. Si può quindi concludere, che l’area di Ficarolo, sotto il dominio ostrogoto, s’impaludasse sempre di più per la mancanza di manutenzione dei canali e che quindi sotto i longobardi non fosse più possibile vivere in prossimità del Po. Questa tesi, che si basa principalmente sui ritrovamenti numismatici e ceramici, potrebbe essere riveduta nel caso si rinvenissero, nelle prossime campagne di scavo, delle monete o dei materiali ceramici tali da dimostrare un insediamento successivo alla villa rustica. TAVOLA DELLE MONETE PIU’ SIGNIFICATIVE Fig. 1: M 97/69 denario di Re Giuba I. D/ REX IVBA (a destra dal basso verso l’alto). Testa barbata, verso destra, corona tra i cappelli ricciuti. R/ neopunico, traslitterato: IOBAI (a destra), HMMLKT (a sinistra). Fronte di un tempio con podio con tetto a doppio spiovente. Otto colonne corinzie, sfera nell’intercolumnio centrale. Argento, 16,9 mm, peso 3,4 gr. Datazione: 60-46 a.C. Sylloge Nummorum Graecorum, Copenhagen, North Africa, ed. G.K.Jenkins, 1969, nn. 523 e 524. Corpus Nummorum Numidiae Mauretaniaeque, ed. J.Mazard, 1955, p.50, n.84; simili nn.85 e 86. Fig. 2: M 93/35 denario di Marco Antonio. D/ ANT AVG IIIVIR R P C, Antonius Augur, Trevir Rei Publicae Conservandae. Nave da guerra con vela e remi, diretta verso destra. R/ LEG VII, Stendardi ed aquila legionaria. Argento, 19,5 mm, peso 3,3 gr.. Datazione: 32-31 a.C. Sydenham 1224. Kent-Overbeck Die römische Münze, 1973, n.112. H. Büsing: Ritrovamenti di monete a Ficarolo e Gaiba negli anni dal 1990 al 1998 Fig. 3: M 90/16 denario di Augusto. D/ IMP sotto la testa di Marte. Busto elmato, verso destra. R/ CAESAR lungo il bordo dello scudo. Scudo tondo, dietro al quale si notano una lancia ed un pugnale incrociati. Argento, 18,6 mm, peso 3,98 gr. Datazione: 29-27 a.C.. RIC I2, p.61, n.274 BMC 644. Fig. 4: M 98/35 denario di Augusto. D/ CAESAR AVGVSTVS, Busto slanciato con corona d’alloro, verso destra. R/ DIVVS IVLIVS, Stella ad otto raggi, raggio superiore fiammeggiante. Argento, 21,2 mm, peso 3,7 gr. Datazione: 17-15 a.C.. RIC I2, p.44, n.37A o p.48, n.102; Crawford, M.H. Roman Republican Coin Hoards, London, 1969, 98/99. Kent-Overbeck Die römische Münze, 1973, n.145. Fig. 5: M 98/70 quadrante di un procurator. D/ IIIVIR AAAFF, Altare con ghirlanda. R/ SC, C NAEVIVS CAPELLA Bronzo, 17,4 mm, peso 2,65 gr. Datazione: 4 a.C.. RIC I2, p.78, n.466. 245 Fig. 6: M 95/48 asse di Tiberio in onore di Druso. D/ DRVSVS CAESAR TI AVG F DIVI AUG N, Busto verso destra. R/ SC, PONTIF TRIBVN POTEST ITER Bronzo, 30,3 mm, peso 10 gr. Datazione: 21-22 d.C.. RIC I2, p.97, n.45. Kent-Overbeck Die römische Münze, 1973, n.161. Fig. 7: M 97/54 sesterzo di Claudio. D/ TI CLAVD[…..] CAESAR AVG TR P[… testa giovanile con corona d’alloro, verso destra. R/ Impronta incrostata. Bronzo, 35,8 mm, peso 26,7 gr. Datazione: 41-54 d.C.. Per il momento senza confronti. Fig. 8: M 98/152 sesterzo di Claudio. D/ CLAVDIVS CAESAR AVG PM TRP IMP Busto con corona d’alloro, verso destra. R/ EX SC / PP / OB CIVES SERVATOS Scudo con corona d’alloro. Bronzo, 36,6 mm. Datazione: 41-54 d.C.. RIC I2, p.128, n.96 BMC 115. H. Busing: Ritrovamenti di monete a Ficarolo e Gaiba negli anni dal 1990 al 1998 Fig. 9: M 98/53 sesterzo di Nerone. D/ NERO CLAVD CAESAR AVG GERM PM TRP IMP Busto verso sinistra con corona d’alloro. R/ SC, ROMA. Dea seduta verso sinistra su una catasta d’armi tiene, nella mano destra protesa, una Vittoria, che tende una corona a Roma. Bronzo, 34,6 mm, peso 25,5 gr. Datazione: 54-68 d.C.. RIC I2, p.166, n.274. Fig. 10: M 97/55 sesterzo di Nerone (?). D/ …] CAESAR AVG G[… Dea seduta verso sinistra con nella mano destra una patera o una corona; sotto il braccio sinistro una piccola figura tunicata frontale. R/ SC, […..] Gruppo centrale. Bronzo, modulo 35,5 mm, peso 26,2 gr. Datazione: 64-68 d.C.. Per il momento senza confronti. Fig. 11: M 93/61 denario di Vespasiano. D/ IMP CAES VESP AVG PM, Busto con corona d’alloro, verso destra. R/ TRI POT Vesta velata seduta verso sinistra con simpulum ed alloro. Argento, 19,3 mm, peso 3,1 gr. Datazione: 70-72 d.C.. RIC II, p.19, n.37. 246 Fig. 12: M 93/14 denario di Vespasiano. D/ IMP CAES VESP AVG PM Busto con corona d’alloro, verso destra. R/ TRI POT II COS III PP Pax seduta in trono con ramo e caduceo. Argento, 17 mm, peso 3,1 gr.. Datazione: 70-72 d.C.. RIC II, p.19, n.39 (aureo e denario). BMC II, p.10, n.60 (aureo), n.61 (denario). Fig. 13: M 98/39 denario di Vespasiano. D/ IMP CAESAR VESPASIANVS AVG Busto con corona d’alloro, verso destra. R/ PON MAX TRP COS V Imperatore seduto in trono, verso destra, con ramo escettro. Argento, 18,6 mm, peso 3,2 gr..Datazione: 74 d.C.. RIC II, p.23, n.77. Crawford, M.H. Roman Republican Coin Hoards, London, 1969, 364. Fig. 14: M 97/41 asse di Domiziano. D/ IMP VESPASIANVS VESP F DOMITIAN AVG PP Busto con corona d’alloro, verso destra. R/ TRP COS VIII DES VIIII PP, SC Minerva, incedente verso destra, regge con la sinistra uno scudo tondo e con la destra sta per lanciare una lancia. Bronzo, 26,4 mm, peso 9,5 gr. Datazione: 82 d.C.. RIC II, p.184, n.242. H. Büsing: Ritrovamenti di monete a Ficarolo e Gaiba negli anni dal 1990 al 1998 Fig. 15: M 90/9 denario di Traiano. D/ TRAIANO AVG GER DAC PM TRP COS V PP Busto armato con paludamentum e corona d’alloro, verso destra. R/ SPQR OPTIMO PRINCIPI Genio stante verso sinistra davanti a piccolo altare con cornucopia e patera. Argento, 18,5 mm, peso 3,58 gr. Datazione: 103-104 d.C.. RIC II, p.256, n.184. 247 Fig. 19: M 96/4 denario di Faustina I. D/ FAVSTINA AVG ANTONINI AVG Busto drapeggiato, verso destra. R/ CONCORDIA AVG Dea stante, appoggiata ad una piccola colonna, verso sinistra con patera; nella mano sinistra una doppia cornucopia. Argento, 17 mm, peso 2,9 gr.. Datazione: 138-139 d.C.. RIC II, p.67, n.329. Fig. 16: M 91/11 denario di Adriano. D/ HADRIANVS AVGVSTVS Busto con corona d’alloro, verso destra. R/ COS III, Nettuno, stante verso destra, poggia il piede sinistro sulla prua di una nave e regge il tridente e acrostolium. Argento, 19,2 mm, peso 2,91 gr. Datazione: 125-128 d.C.. RIC II, p.359, n.156. Fig. 20: M 90/6 denario di Faustina II. D/ FAVSTINAAVGVSTA Busto panneggiato, verso destra. R/ AVGVSTI PII FIL Figura femminile stante in posizione frontale regge per il collo, con la mano sinistra, un uccello. Argento, 17 mm, peso 3,06 gr.. Datazione: 145-161 d.C., sotto Antonino Pio. RIC II, p.93, n.498. Per la datazione si veda RIC III, p.3.. Fig. 17: M 92/22 dupondio di Adriano. D/ HADRIANVS AVGVSTVS Busto con corona radiata, verso destra. R/ COS III, SC, Pegaso volante, verso destra. Bronzo, 27 mm, peso 11,8 gr.. Datazione: 125-128 d.C.. RIC II, p.426, n.658. Fig. 21: M #/1 denario di Caracalla. D/ ANTONINVS PIVS AVG GERM Busto con corona d’alloro, verso destra. R/ PM TRP XVIII COS IIII PP Genio stante verso destra con fiore. Argento, 20 mm.. Datazione: 215 d.C.. RIC IV,1, p.248, n.268. Hill 1446. Fig. 18: M 93/1 dupondio di Antonino Pio. D/ ANTONINVS AVG PIVS PP TRP […. Busto con corona radiata, verso destra. R/SALVS AVGVSTI (?), SC Salus stante, verso sinistra, davanti ad un altare dà da mangiare ad un serpente; nella mano sinistra un timone. Bronzo, 25,4 mm, peso 17,7 gr.. Datazione: 140-153 d.C.. Almeno 6 emissioni con legenda diversa, si veda RIC II, p.114, n.669 (140-144 d.C.) fino a p.139, n.909 (152-153 d.C.). Fig. 22: M 93/52 sesterzo di Giulia Mamea. D/ IVLIA MAMAEAAVGVSTA Busto drappeggiato, verso destra. R/ FELICITAS PVBLICA Dea stante verso sinistra, appoggiata con le gambe accavallate ad una piccola colonna, regge un caduceo. Bronzo, 31,2 mm, peso 20,56 gr.. Datazione: 212-235 d.C.. Per il momento senza confronti. 248 Fig. 23: M 97/27 denario di Alessandro Severo. D/ IMP SEV ALEXANDER […. Busto con corona d’alloro, verso destra. R/ PM TR POT III COS III PP Sole con corona radiata, stante in posizione frontale, rivolto verso sinistra; mantello cade sul braccio sinistro, che regge una sfera. Argento, 18,6 mm, peso 3,3 gr.. Datazione: 222-235 d.C.. Per il momento senza confronti. Fig. 24: M 95/46 dupondio di Massimino Tracio. D/ IMP MAXIMINVS PIVS AVG Busto drappeggiato con corona radiata, verso destra. R/ PAX AVGVSTI, SC Dea stante in posizione frontale con braccio destro sollevato. Bronzo, 27,3 mm, peso 11,3 gr.. Datazione: 235-238 d.C.. Per il momento senza confronti. Fig. 26: M 91/8 antoniniano di Claudio Gotico (?). D/ Busto armato con corona radiata, verso destra. R/ Impronta corrosa. Bronzo, 18,8 mm, peso 2,31 gr.. Datazione: 250-280 d.C.. Per il momento senza confronti. Fig. 27: M 95/47 asse (follis) di Massenzio. D/ IMP MAXENTIVS PF AVG Busto con corona d’alloro, verso destra. R/ CONSERV VRB SVAE Tempio con colonne corinzie e timpano semicircolare, sopra il quale due Vittorie; all’interno del tempio imperatore seduto in trono di fronte a Roma. Orlo perlato. Bronzo, 26 mm, peso 5,5 gr.. Datazione: 306-312 d.C.. Per il momento senza confronti. Fig. 28: M 93/36 asse della famiglia di Costantino. D/ …]VS PF AVG Busto armato giovanile con diadema perlato, verso destra. R/ Roma stante verso sinistra regge con la sinistra una sfera con Vittoria ed aiuta la Provincia inginocchiata ad alzarsi. Bronzo, 21,5 mm, peso 4,4 gr.. Datazione: 310-350 d.C.. Per il momento senza confronti. Fig. 25: M 95/34 antoniniano di Filippo II. D/ M IVL PHILIPPVS CAES Busto armato e drappeggiato con corona radiata, verso destra. R/ PRINCIPI IVVENT[utis Principe con armatura e paludamentum, stante verso destra, regge una sfera ed una lancia; ai suoi piedi un prigioniero seduto. Argento, 23 mm, peso 4,45 gr.. Datazione: 244-246 d.C.. Crawford, M.H. Roman Republican Coin Hoards, London, 1969, 57. Fig. 29: M 95/61 asse barbarico. D/ lettere senza alcun senso (?). Busto con corona radiata, verso destra. R/ Vittoria stante in posizione frontale con ramo di palma. Bronzo, 16,5 mm, peso 1,45 gr.. Datazione: 250-500 d.C.. Per il momento senza confronti.