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HCM24 - QVNews pubbl. trimestrale registrazione 267/2004 tribunale Milano Poste Italiane Spa - Sped. A. P. -70% - LO/MI N.1/2011 - Anno XIII - N°79 - dicembre 2016/marzo 2017
quantaclub.com
QVN79
M A G A Z I N E
INTERVISTA A
CHIARA BISCONTI
#OVERTIME
L'HOCKEY IN LINE
È ON LINE
Dicembre 2016 / Marzo 2017
ACADEMy
un anno dopo
SUPERCOPPA
ROSSOBLU
2
1
0
-1
L’unico Centro Fitness
di Milano immerso
in un’oasi di verde
2.000 mq dedicati al fitness
3 sale corsi panoramiche,
sala attrezzi su un intero
piano, spogliatoi di ultima
concezione
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EDITORIALE | di Paolo Bonanni
Madame
Godot
Continua il silenzio
assordante dell’assessore
milanese allo sport Roberta
Guaineri agli inviti che le
arrivano da via Assietta
“W
aiting for Godot” è la più famosa opera
teatrale di Samuel Beckett. La sua traduzione (“Aspettando Godot”) è divenuta sinonimo di una situazione in cui
si aspetta un avvenimento che dà l’apparenza di essere imminente, ma che nella realtà non accade mai. Per
noi del Quanta Club Godot è Roberta Guaineri, il nuovo Assessore
allo sport milanese mai incontrata nonostante i numerosi e inascoltati
inviti.
“Gentile Avvocato Guaineri”. Così iniziano le diverse lettere (ed email
nella loro forma digitale) che il Presidente di Quanta, Umberto Quintavalle, e il sottoscritto negli ultimi mesi le hanno inviato per invitarla rispettivamente a prendere conoscenza del Club e a un’intervista
sullo stato e la gestione dello sport milanese. Ebbene, a nessun approccio Quintavalle ed io abbiamo ricevuto risposta. Eppure dopo che il 5
giugno era stata eletta in consiglio comunale, il 27 dello stesso mese il
nostro Presidente si era immediatamente complimentato per il risultato
elettorale che l’aveva poi portata ad essere scelta come Assessore al Turismo, allo Sport e Tempo Libero.
Il Presidente del Gruppo Quanta, founder tra l’altro del Quanta Club
e dello storico Hockey Club Milano, cittadino emerito di una Milano
che ne ha riconosciuto le doti imprenditoriali e sportive tanto da avergli assegnato l’Ambrogino d’oro (il Comune di Milano) e la Rosa
Camuna (la Regione Lombardia), rivendicando giustamente che il suo
Hockey Club Milano ha un palmarès non troppo dissimile da quello
di Inter e Milan con ben 15 trofei in bacheca tra cui 6 campionati
italiani assoluti in quella che voleva essere una lettera di apertura nei
confronti dell’Assessorato allo Sport e alla controllata MilanoSport, le
aveva rivolto un invito “a farLe toccare con mano qualcosa di molto
significativo che credo dia prestigio alla nostra città. In occasione della
festa dello Scudetto 2015-16 dell’Hockey Club Milano, il 9 luglio, mi
farebbe molto piacere poterLe esporre il nostro pensiero sulla situazione
e sviluppo dello sport milanese”.
Quello che era un chiaro invito a un “calumet della pace” da fumare
insieme nel tepee del Quanta Club è però stato scortesemente ignorato
dal nuovo Assessore che non ha nemmeno fatto rispondere dalla segreteria che non poteva presenziare per questo o quel motivo. Così come è
rimasta inascoltata la richiesta, inviatale tramite le colonne di questo
magazine, quando nell’editoriale dell’ultimo numero le abbiamo ricordato che “più volte dal Quanta Club si è alzato un grido di dolore sulla
gestione sportiva comunale. Vi aggiungiamo l’invito a venire a trovarci: tra l’altro Lei che ama la corsa potrà provare il nostro circuito
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M
EDITORIALE | di Paolo Bonanni
La FESTA
La festa dello Scudetto e la finale di SuperCoppa
sono stati due eventi importanti per il Quanta Club
DOPO EXPO
La Città degli Stadi che il Presidente Quintavalle ha
invano proposto alle amministrazioni comunali
dedicato a chi vuole fare running in piena sicurezza”.
Inchiostro inutile, come le mail che come direttore del magazine
le ho mandato per chiederle un’intervista sullo sport milanese.
Nella prima mail confidavo in una cortese risposta e “soprattutto
nella concessione di questa intervista (cui tengo molto)”. Passate
due settimane in una seconda mail ammettevo il disappunto per
“non aver ricevuto neppure un cortese segnale di interesse” sia
pure in forma digitale perché “non volendo disturbarla presso
la sede della sua occupazione professionale le rinnovo via mail
l’interesse a questa intervista sperando, stavolta, di ottenere un
risultato migliore e soprattutto rispondente al corretto rapporto
tra istituzioni pubbliche e stampa”. Probabilmente l’accenno al
rapporto politica-stampa ha spinto una sua press-agent a telefonarmi dicendo che “l’assessore per ora non rilascia interviste.
Queste saranno possibili da fine settembre”. Quasi pleonastico
aggiungere che da allora sono passati mesi di totale silenzio istituzionale, almeno con noi.
Poco di più ha ottenuto il Presidente Quintavalle che dopo l’ennesimo invito, questa volta per la finale di Super Coppa tra
l’Hockey Club Milano e il CUS Verona ha ricevuto da Lei solo
un breve appunto manoscritto in cui avvertiva che non sarebbe
stata presente. Quella che sembrava un’apertura di dialogo ha
spinto il Presidente a reiterare all’Avvocato Guaineri, insieme
al nuovo Direttore centrale avvocato Andrea Zuccotti, l’invito
“a venirci a trovare, non solo per poterLa finalmente conoscere
ma anche per poterLe raccontare la nostra visione dello Sport
milanese e farLe visitare il nostro Quanta Club, che credo
sia espressione unica a Milano di una struttura sportiva di
ben 62.000mq aperta non solo ai suoi Soci ma anche a tutti
i milanesi”. Dal 3 novembre sta aspettando una qualsiasi
doverosa risposta.
Noi del Quanta di questo silenzio fragoroso ce ne facciamo una
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ragione ma ricordiamo all’Avvocato Guaineri che chi ci rimette
è lei, il suo assessorato e purtroppo lo sport milanese con il carosello di assessori allo sport che durante il mandato ci hanno quasi
sempre osteggiato.
La politica di MilanoSport ha portato quasi solo danni, come noi
di Quanta ripetiamo da anni: negli ultimi 10 anni il Comune
ha gettato al vento 100 milioni di euro per dare servizi e risposte
sportive ai milanesi che sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo
invano detto, anzi urlato, che questa politica avrebbe messo in
grave difficoltà i privati che salvo pochissime eccezioni sono oggi
in ginocchio come testimoniano due gloriosissimi club come il
Tennis Club Milano e l’Ambrosiano che stanno vivendo il peggior momento della loro vita.
È un vero peccato per Milano che avrebbe avuto l’opportunità
di sapere le cose in anteprima e non deve ricominciare da zero:
glielo avremmo spiegato noi. E così purtroppo non avremo l’occasione di parlare con lei di città degli stadi né di quello che al
Quanta Umberto Quintavalle avrebbe voluto costruire dando
ospitalità a 2.500 appassionati o più semplicemente di ospitare
nel 2018 la Champions e magari, addirittura, i Mondiali di
Hockey in line.
Su questa situazione si innesta il discorso Olimpiadi “milanesi”.
Al riguardo impietosamente tutti si mettono a ridere quando
si parla di quei Giochi che Beppe Sala ha prospettato, dato che
come si dimostra nel nostro servizio (che altro non fa che riprendere quanto scritto da importanti organi di stampa) organizzare un evento mondiale in questa situazione non è solo utopico ma addirittura blasfemo data la situazione (o l’assenza) di
impianti degni di questo nome. E anche qui ricordiamo che se
avessero dato retta ai “warning” lanciati da via Assietta negli
ultimi 10 anni riguardo alla politica degli impianti potremmo
parlare di Olimpiade senza suscitare l’ilarità generale.
M
Visite specialistiche
Quanta
FisioMed
Visita medica non agonistica
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Fisiatrica
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AMARCORD
di Toni Cappellari
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TENNIS
Un anno di Academy
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IMPIANTI
Disastro Milano
19
INTERVISTA
HOCKEYSMI
di Giorgio Prando
TItolo
ON LINE
PISCINA & FITNESS
Dai romani a oggi
BEACH VOLLEY
La carica dei 200
News Quanta
Open Factory
38
43
50
AGENDA
Tra Fitness e Rodeo
16
OVERTIME
dei record
PADDLE
SALUTE
da bere
TItolo
35
Ultima pagina
di Vittorio Viterbo
PADDLE
Mon Amour
in questo numero...
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L’intervista
a Chiara Bisconti
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SUPERCOPPA
Welcome back
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da lunedì a sabato:
12.30 - 14.30 | 19.30 - 23.00
(domenica solo pranzo)
Pizzeria apertura:
da lunedì a sabato 19.30 - 23.30
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09.00 - 18.00
02 54065428
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DIRETTORE RESPONSABILE
Paolo Bonanni
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COORDINATRICE DI REDAZIONE
Cristina Lupi
[email protected]
ART DIRECTOR
Pietro Galeoto
[email protected]
HANNO COLLABORATO
Giorgio Prando, Toni Cappellari,
Pietro Galeoto, Marco Cattelan,
Cristina Lupi, Vittorio Viterbo
SEGRETERIA
Monica Lagomanzini
[email protected]
COPERTINA
“Academy, un anno dopo”
foto Pietro Galeoto
CHIUSO IN REDAZIONE
il 28 novembre 2016
TIRATURA
13.500 copie
STAMPA
Rumor industrie grafiche SpA
IMPIANTI
Milano:
e gli impianti?
Il sogno olimpico della città
lombarda si scontra con il vuoto
sportivo che avvolge la politica degli
impianti
Q
uando il sindaco Beppe Sala ha
annunciato a sorpresa la candidatura
di Milano ad ospitare nel 2019 l’assemblea del Comitato Internazionale
Olimpico (il CIO) i media hanno immediatamente
pensato a Milano come sostituta di Roma per i Giochi del 2028, un sogno che nella capitale grillina era
ovviamente diventata un incubo. Bach, presidente
del CIO, ha incoraggiato le autorità italiane (i vari
Malagò, Meroni e Sala) a proseguire negli sforzi
facendo balenare la possibilità di un’Olimpiade
meneghina.
Questo fatto ha dato la stura a una marea di reazioni.
Da una parte chi vedeva nella città lombarda una
possibile città dello sport dopo esserla positivamente
stata per l’Expo, la moda (con Giorgio Armani
sponsor del Coni e di molte nazionali azzurre oltre
che uomo molto stimato dal CIO), l’economia, l’industria e anche molte altre cose che funzionano.
Dall’altra parte chi vedeva, giustamente, il vuoto
sportivo che avvolge la politica degli impianti a
Milano come raccontano le molte inchieste uscite
nell’ultimo periodo di cui diamo puntualmente
conto in queste pagine anche se esiste un forte sostegno politico (Sala e Maroni oltre che il governo),
entusiasta della vetrina mondiale pur se consapevole
dell’aridità olimpica del territorio milanese.
Probabilmente se Los Angeles (e non Parigi) si
aggiudicasse l’Olimpiade 2024 a Lima, nel settembre 2017, là dove doveva esserci Virginia Raggi a
sostenere Roma 2024 ci potrebbe essere Milano ma,
come ha mestamente concluso Daniele Dellera sul
“Corriere della sera” il suo esame della situazione,
occorrerebbe che “chi governa Milano iniziasse a
dedicarsi a costruire le case dello sport…” come da
tempo chiede il Presidente del Quanta, Umberto
Quintavalle.
Il budget dice no
Una cifra altissima attenderebbe Milano se
volesse realizzare i Giochi del 2018.
E la Guaineri stanzia 5mila euro a impianto
Per l’edizione dei Giochi estivi del 2028 si è già fatto avanti il comitato olimpico australiano: a fine 2017 forse ci saranno altre possibili
candidature, tra cui quella di Milano che ha un anno per pensarci
bene e fare tutti i suoi calcoli. È giusto tenere viva ancora la
fiammella olimpica ma bisogna anche dire che in quanto a impianti
sportivi Milano è messa molto peggio di Roma. Milano non ha una
piscina olimpica, Milano non ha uno stadio dell’atletica, per i Giochi
mancherebbero anche un secondo Palasport (da oltre 10.000 posti)
e tante altre strutture sportive. Se a Roma forse sarebbe bastato
un budget da 5 miliardi (a parte il discorso infrastrutture, che era
ancora tutto da quantificare) quanto ci vorrebbe per Milano? Una
cifra altissima.
E di fronte a questi dati appaiono “lunari” le dichiarazioni dell’Assessore milanese allo sport, Roberta Guaineri, per la quale lo “sport
è fondamentale per i giovani e la vitalità dei quartieri”. Ignorando
ogni reale valore di un possibile impegno per costruire o ristrutturare i fatiscenti impianti del Milanese l’assessore ha detto che
verranno stanziati 300mila euro per affiancare i concessionari di
impianti sportivi di proprietà comunale nella gestione ordinaria
delle strutture. Il nuovo bando dovrebbe permettere di accedere alle
nuove risorse fino a esaurimento e per un massimo di 5mila euro
per ogni singolo impianto. “Con questo intervento - ha spiegato
Roberta Guaineri - ci affianchiamo alle associazioni che garantiscono un servizio prezioso per i nostri ragazzi e per la qualità della
vita nei quartieri. Sappiamo che la gestione degli impianti può
essere onerosa, in qualche caso ai limiti delle capacità di risposta di
tante realtà che lavorano con l’unico obiettivo di realizzare attività
per la collettività. Per questo, è stato deciso di raddoppiare lo sforzo
dell’Amministrazione, in modo che più soggetti possano beneficiarne con il risultato che più zone della città potranno continuare
a trovare un’offerta di promozione sportiva a loro disposizione”.
Tutto ciò, ripetiamo, con un massimo di 5mila euro per ogni singolo
impianto, una cifra che non arriva nemmeno a coprire la ristrutturazione di un bagno in una palestra...
La Regione finanzia tutti,
ma non Milano
La Regione Lombardia ha deciso di finanziare 21 nuove strutture
sportive per un totale di 45. Antonio Rossi, Assessore regionale allo
Sport e alle Politiche per i giovani, commentando l’incremento delle
dotazioni finanziarie da destinare alla realizzazione e riqualificazione di impianti sportivi di proprietà pubblica ha detto che esiste un
finanziamento di 8 milioni di euro e ogni Comune avrà un contributo
che va da 50mila a 250mila euro.
Nella provincia di Milano sono previsti interventi per gli impianti
di Cormano (manutenzione straordinaria del centro sportivo via
Europa), Lacchiarella (riqualificazione del centro polivalente di via
Dante Alighieri), Gessate (riqualificazione della pista di atletica e
dell’impianto “Romeo Bertini”), Cologno Monzese (riqualificazione e
messa a norma dell’impianto di viale Campania) e Solaro (riqualificazione del “Gaetano Scirea”).
Manca, ci sembra, solo un Comune: Milano...
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M
Gazzetta dello sport
(Andrea Monti)
Correre (Walter Brambilla)
Tempi biblici per l’Arena
L’impianto dedicato al grande
Gianni Brera verrà risistemato,
parola di Guaineri, tra il il 2017
e il 2019!
Milano “infelix”
La situazione degli
impianti è deficitaria per una città
che ama muoversi
e fare sport
C’era un tempo in cui l’Arena Civica di Milano intitolata a Gianni Brera dagli anni Duemila, era teatro
di grandi avvenimenti atletici. Un esempio? Nel 1996 la Finale del Gran Prix di atletica, una sorta di
rivincita delle Olimpiadi di Atlanta, oppure nel 2006 con la finale B della Coppa Europa per Nazioni,
dove l’Italia fece man bassa di successi.
Chi, invece, ha qualche anno in più non può di certo scordare i primati del mondo di Edwin Moses
nei 400hs nel 1980 (luglio) e quello di Kozackiewicz nell’asta qualche mese prima nello stesso anno.
Era la Milano da bere, anche atleticamente parlando. Milano era detta la “Scala” del calcio con
Milan e Inter, ma c’era anche grande atletica, con dirigenti illuminati e competenti.
Moses siglò il suo primato nel corso della “Notturna”, mentre il polacco che divenne nello stesso
anno campione olimpico a Mosca, volò in cielo nella Pasqua dell’Atleta. Negli anni Duemila l’atletica
visse sulla cosiddetta rinata “Notturna” spentasi in seguito anche quella.
Nel corso degli ultimi 4 anni nel tempio milanese dello sport si sono svolti Campionati di società,
Assoluti e Campionati italiani allievi. Quest’anno a Milano è stata assegnata la finale Oro dei Campionati, ma l’Arena ha grossi problemi sulla sua vetusta pista e non può essere usata per determinate manifestazioni. Così le gare che assegnano lo scudetto dell’atletica, sono state allestite sulla
pista di Cinisello Balsamo (immediato hinterland milanese).
È successo però che il giorno 17 settembre nel corso di una delle tante presentazioni di gare su
strada, alla presenza di ben 4 olimpionici (Tamberi, Trost, Grenot e Straneo) l’assessora allo sport
Roberta Guaineri (che si dice “esperta” e appassionata, visto che corre...) ha annunciato in pompa
magna che il nuovo manto verrà rifatto in tempi brevi tra il 2017 e il 2019.
Tempi biblici, ma che sono una normalità per ogni per ogni Assessore allo Sport che s’insedia
sullo scranno Sport&Turismo del Comune, qualsiasi sia il colore politico di appartenenza. Quasi un
simbolo in negativo per una città che dovrebbe o potrebbe essere la numero uno dello sport, Roma
permettendo. Anzi non appena la sindaca romana annunciava il suo niet olimpico (che ancora non
è definitivo) da qualche parte lombarda (Regione) si è sentito parlare di Olimpiadi a Milano. Ma per
favore…
Pertanto tutti quelli che sognavano qualche meeting internazionale a Milano se lo scordino, se
pensate che nel 1985 cadde sotto il peso della neve il Palindoor e non è più stato rifatto. Tirate voi
le conclusioni.
P.S. Per chi non lo sapesse, a Milano nel campo XXV Aprile il cosiddetto “pistino” 60 metri coperti è
in costruzione da circa 3 anni!
Al di là della retorica: Sala
è ben consapevole che la
“Milano felix” esiste soprattutto nella narrazione incantata
di chi non la conosce a fondo.
Non ci sono solo le squadre di
vertice nel calcio e nel basket,
o la maratona firmata Armani.
La medaglia luccicante ha il
suo rovescio: la situazione
degli impianti, per esempio, è
francamente deficitaria per una
città che ama muoversi e fare
sport.
Il Palalido è bloccato da tempo
immemore mentre il Palazzetto,
inaugurato orgogliosamente
nel ’76 e crollato nove anni
più tardi sotto il peso di una
nevicata definita “eccezionale”
come se la Lombardia stesse
ai Tropici, non è più stato
ricostruito. Manca una piscina
olimpica coperta. E i campi
d’atletica al servizio della
gente sono spesso in stato
penoso. Anche di questo, ben
prima che delle Olimpiadi, il
sindaco sa di doversi occupare
e render conto agli elettori.
Sarà una corsa lunga e dura.
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M
IMPIANTI
Repubblica (Ilaria Carra)
Gazzetta dello Sport (Davide Marostica)
Quel povero Palalido
Capitale dello sport? ma quando mai...
L’avanzamento dei lavori è arrivato soltanto al 65%, i tempi di consegna continuano a slittare e le aziende a cambiare
Il punto di riferimento della moda e della
finanza ha pochi impianti cittadini di alto livello.
La gran parte dei restanti sono obsoleti o in via
di rifacimento
Si va verso la revoca dei lavori alla società che aveva vinto
l’appalto per costruire il palazzetto. La decisione è al vaglio di
Milanosport che per conto del Comune sta gestendo il cantiere
e, dall’aria che tira, verrà presa a breve visto che gli operai,
al momento, sono praticamente fermi. E da tempo. Andrà poi
scelto il piano B per provare a recuperare i ritardi e terminare
finalmente un’opera partita evidentemente già col piede sbagliato nel 2011, in pratica l’anno in cui secondo i programmi
iniziali avrebbe dovuto essere già pronta.
La storia di quella che sarebbe dovuta diventare “casa Armani”
- progetto ormai superato vista la scarsa capienza per la
squadra di basket Campione d’Italia - è già diventata infinita:
amianto, bonifiche, nuove imprese, crisi. Con ordine. L’avanzamento dei lavori è al 65%, spesi 10,3 milioni, 1,5 milioni in
più (causa bonifiche). La copertura è montata ma va sigillata,
manca l’involucro che dovrà ricoprire l’esterno. E le finiture
interne e gli impianti. L’ultimo termine fornito dalla Ge.co.co è
gennaio 2017. Ma i problemi della società hanno spinto Milanosport verso la risoluzione del contratto spingendola verso il
Consorzio Coveco che dovrebbe terminare i lavori essendo arrivata seconda nella gara d’appalto. L’intenzione è di cambiare
strada e anche marcia. Ma come riferisce la “Gazzetta dello
sport” il Consorzio Coveco prevede almeno un anno di lavori
dal momento dell’affidamento.
È una storia di rinvii, problemi e ritardi quella del Palalido.
L’appalto viene vinto nel 2011 dalla Ediltrelle, che dopo ritardi
(legati anche all’amianto trovato nel terreno) nel 2012 inizia a
faticare per la crisi. Affitta così il ramo d’azienda a una newco,
la Ge.co.co. Una mossa controversa che già nel 2014 aveva
messo di fronte Milanosport e il Comune alla decisione di revocare o meno l’appalto per inadempimento. Si scelse comunque,
fiduciosi, di andare avanti così.
Passati mesi a verificare la legittimità del passaggio, a maggio 2015 la Ge.co.co. in affanno cede le quote alla Edilpresta
(fallita). I lavori si allungano ancora, la scadenza slitta prima
a ottobre 2015, poi a dicembre. A febbraio spunta il problema
con il fornitore Steel Pool, non pagato dalla Ge.co.co. Intanto
Comune e Milanosport hanno inviato diverse diffide all’azienda.
Quindi la resa dei conti finale.
Milano sembra aver dimenticato - nella nuova vocazione internazionale che ne sta accompagnando il rilancio - il ruolo cruciale dello
sport e l’attuale gap che la divide, almeno in termini di impiantistica
d’eccellenza, dalle grandi metropoli d’Europa. In città mancano da
sempre una piscina olimpica e un grande stadio dell’atletica, progetti
da realizzare in futuro necessariamente ex novo. Dal centro Saini al
Giuriati, fino ad arrivare al XXV Aprile (quest’ultimo oggetto di lavori
per la pista di 70 metri indoor e annessa tribuna), le condizioni delle
piste di atletica non permettono in alcun modo l’organizzazione di
gare di livello, tanto che le ultime finali dei campionati di società
dall’Arena Civica Gianni Brera, in centro, sono dovute migrare a
Cinisello Balsamo, nell’hinterland, proprio a causa del cattivo stato
di manutenzione generale. E anche le piscine, che pure sono oggetto
di migliorie e rifacimenti (la Solari e la Iseo su tutte), restano giusto
sufficienti per lo sport di base, ad eccezione della Samuele, in via
Mecenate, questa sì di 50 metri, ma sprovvista di una copertura e di
tribune adeguate per le manifestazioni internazionali. C’è poi l’annosa
vicenda Palalido, con lo storico palazzetto raso al suolo e il nuovo
progetto rimasto sulla carta: lavori fermi e date ancora incerte dopo
anni drammatici tra guai giudiziari e appalti revocati.
II tutto mentre nel celebre velodromo del Vigorelli prosegue l’opera di
rifacimento del manto dopo il restauro della pista e la riqualificazione
del tetto: non c’è l’omologazione per il grande ciclismo, almeno a
livello mondiale, e nel frattempo il campo resta inagibile al football
americano che vi si era insediato negli ultimi anni.
La lista dei problemi si allunga poi guardando al campo Kennedy,
antica casa del baseball meneghino prima abbandonata e ora paralizzata da interventi già pronti in teoria ma non nella pratica. Senza
dimenticare il bacino dell’Idroscalo, ribattezzato non a caso “il mare
di Milano”, che se fino a ieri dava certezze su canoa e canottaggio,
nel passaggio dall’estinta Provincia alla nuova Città Metropolitana ha
visto ridursi di netto attenzioni e risorse.
A ben vedere resta disponibile il Mediolanum Forum di Assago,
appena fuori città. Polifunzionale e con una capienza da 12mila posti,
può rivelarsi valvola di sfogo per più di una disciplina. Certo, però, non
può trasformarsi nella panacea di tutti i mali, considerate anche la
difficoltosa questione dei parcheggi e il fitto calendario di eventi tra
spettacoli e concerti.
Discorso ancora diverso per il Palabadminton di via Cimabue e il rinnovato Teatro Principe, sbocciati come fiori nel deserto, ma nella loro
efficienza e funzionalità irrimediabilmente legati a badminton e boxe
senza troppe variazioni sul tema. San Siro e l’Ippodromo resistono;
altro ancora, lavorando d’ingegno, si può inventare, come accaduto in
passato per i campi da beach in Piazza Castello. Ma anche la fantasia,
giunta a un certo punto, trova limiti alla sua corsa.
M
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IN MUSICA
2017: le sei stagioni de laVerdi
La Stagione Sinfonica prevede 34 appuntamenti
(oltre al consueto concerto alla Scala, 10 settembre). Zhang Xian condurrà ancora 4 programmi
in stagione, nonostante si concluda il rapporto
con laVerdi dopo 7 anni come direttore musicale.
Claus Peter Flor proporrà uno straordinario Ciclo
delle None Sinfonie che, a partire dalla nona di
Beethoven a Capodanno continuerà con le none
di Bruckner (26, 27 e 29 gennaio), Šostakovič (3 e
5 febbraio) e Mahler (23, 24 e 26 novembre). Sarà
eseguito anche il ciclo integrale dei cinque concerti
per pianoforte e orchestra di Beethoven.
Venendo alle novità ci sarà il Gianni Schicchi di
Puccini (18, 19 e 21 maggio), la grandiosa e affascinante Cantata d’Ottobre di Prokof’ev per il 100°
anniversario della rivoluzione russa (13 e 15 ottobre) e altre tutte dedicate alla musica del Novecento come la Sinfonia in La di Gino Marinuzzi (5
e 7 maggio) e il concerto per pianoforte Silk Road
del turco Fazil Say nella doppia veste di direttore e
pianista (30, 31 marzo e 2 aprile).
Tra gli appuntamenti di tradizione, oltre alla Nona
di Beethoven e al Requiem verdiano diretto da Elio
Boncompagni, non mancherà la Passione di Bach
per la settimana pasquale.
Il Crescendo in Musica, rassegna dedicata ai più
piccoli e alle loro famiglie alla sua diciottesima edizione, avrà di nuovo 10 appuntamenti (a partire dal
28 gennaio) che alternano le fiabe al grande repertorio sinfonico, sempre declinato in una piacevole
e interattiva forma di spettacolo.
Accanto ai grandi titoli della tradizione Il Carnevale
degli animali di Saint-Saëns (4 marzo), Il pifferaio
magico, con musiche di Bach (25 marzo), ci sarà
a settembre Il libro della giungla con le musiche
di Miklós Rózsa con Bustric come imperdibile protagonista, in occasione del 50° anniversario del
film di Walt Disney; e ancora: Orlando furioso (8
aprile), in collaborazione con la Compagnia Il sale
in zucca; la doppia collaborazione con Espres-
sione Danza (Shéhérazade di Rimskij-Korsakov
a maggio – Ravel e Il lago dei cigni di Čajcovskij
con la chiusura a dicembre). Da ricordare il gradito ritorno in Auditorium della Compagnia Teatrale
Corona (Roberto Corona e Massimo Cottica) che
l’11 novembre ci racconteranno I quadri di un’esposizione di Mussorgskij.
Nella seconda parte dell’anno, da settembre a
dicembre, si concretizza la nuova rassegna de I
Giovani Talenti, in collaborazione col Comitato
Nazionale Italiano Musica, da sempre partner de
laVerdi. Saranno cinque concerti per solisti dei
corsi di perfezionamento del CIDIM, un comune
denominatore legherà i singoli eventi: l’esecuzione
delle 5 sinfonie di Mendelssohn, con l’Orchestra
Sinfonica diretta da altrettante “bacchette” italiane.
La Verdi Festeggia sono cinque concerti-anniversario, distribuiti da marzo a dicembre, dedicati ad
importanti compositori italiani quali Azio Corghi,
Jules Burgmein (alias l’editoreGiulio Ricordi), Fiorenzo Carpi, Adriano Guarnieri, Salvatore Sciarrino.
Infine, dopo i successi del 2016, laVerdi conferma
anche quest’anno la rassegna I Film: quattro
colonne sonore eseguite in sincrono con altrettante pellicole che quest’anno saranno Ritorno al
Futuro (26 e 27 aprile), Indiana Jones - I predatori
dell’arca perduta (28 e 29 giugno), Star Trek di J.J.
Abrams (14 e 15 settembre) e Nosferatu di F. Murnau (16 e 17 novembre).
Torna anche la Stagione di musica da camera al
M.A.C. in piazza Tito Lucrezio Caro 1, questa volta
il lunedì sera. Saranno 19 concerti organizzati in
collaborazione con l’etichetta discografica Universal e con il CIDIM. Non è tutto. Martedì 21 marzo,
in occasione del 332° anniversario della nascita di
J.S. Bach, Davide Pozzi al clavicembalo eseguirà
le celebri Variazioni Goldberg.
Per i soci e dipendenti Quanta Club saranno
proposti biglietti e abbonamenti scontati.
M
11
L'INTERVISTA | di Paolo Bonanni
“Io, Milano, lo sport e non solo”
I
Incontro con Chiara Bisconti, ex assessora
“multideleghe” della giunta Pisapia
Assessore Bisconti, ci racconta la sua vita precedente
all’impegno in Comune?
Sono nata a Novara ma mi sento milanese doc, perché ero già a
Milano quando mi trovavo ancora nella pancia della mamma.
E nel capoluogo ho fatto le elementari alla scuola di via Cesari,
poi le medie alla Roberto Franceschi di via Cagliero. Non ero
una studentessa che passava troppe ore sui libri ma i risultati alla
fine erano sempre buoni. Dopo un inizio nelle scuole pubbliche opzione figlia del credo familiare improntato a scelte democratiche, e quindi amanti del “pubblico” - ho poi preferito un tradizionale istituto borghese, obiettivamente un po’ elitario: il Collegio
delle Fanciulle, a due passi dal Conservatorio.
Sempre interessata a tutto quanto fosse razionalizzazione e
gestione, ho trovato naturale iscrivermi in Bocconi (che a quel
tempo, negli anni Novanta aveva solo la branca “economia aziendale”) con l’idea di studiare per prepararmi un lavoro in azienda.
Una scelta naturale, avendo il papà manager. La mia laurea con
110 e lode mi ha aiutato a trovare la prima occupazione perché
uno dei professori mi ha “suggerito” a uno studio di consulenza.
Dopo un anno ho, onestamente, scoperto il lato “buono” della
raccomandazione in quanto amici comuni mi hanno segnalato
alla selezione del personale della Nestlé: lì ho lavorato dal 1992,
ncontriamo Chiara Bisconti in una giornata piovosa.
Una di quelle in cui si vorrebbe essere altrove, nella
tumultuosa Roma o nella difficile Palermo, piuttosto che sopportare il grigio cielo della Milano che a
dispetto del meteo è operosa, in piena rinascita e impegnata
nell’era “post Expo”. Diciamolo subito, l’ex Assessore allo
Sport - con molte altre deleghe - è una persona molto gradevole, preparata e combattiva come dimostrano i quasi duemila giorni in cui non sono mancati i punti di divergenza tra
lei e il presidente del Quanta Club, Umberto Quintavalle. Da
lui l’hanno separata diverse visioni strategiche che, evidentemente, data l’apprezzabile disponibilità a questa intervista,
non hanno cancellato la reciproca stima e attenzione ai fatti
della vita come testimoniato dalla
affettuosa lettera di vicinanza a
Quintavalle in occasione di un suo Giudico la mia
passato momento “down” sanita- esperienza
rio. A lei “Quanta Club” ha chie- estremamente
sto di stilare una pagella dei suoi
positiva e
5 anni al Comune nella gestione
gratificante
Pisapia.
M
12
Ora che non
mi devo più
occupare
del pubblico,
mi trovo in
sintonia con
Quintavalle
Il perché di un addio
quindi sono passata alla controllata San Pellegrino
per poi ritornare nell’azienda madre fino al 2011
lavorando in molti ambiti aziendali, dalla vendita
alle risorse umane. È a quel punto che ho capito di
dovermi impegnarmi nel “pubblico”.
Assessore, ci può dire, in generale, come è
stata l’esperienza al Comune di Milano?
Innanzitutto mi piace usare la parola Assessora perché rivendico il
mio ruolo di donna in politica. Giudico la mia esperienza estremamente positiva e gratificante. Sono stati anni che rivivrei perché
è bellissimo mettere al servizio del pubblico le proprie competenze,
soprattutto se si è liberi da pressioni politiche. Aderire a un progetto
valoriale come è stato quello della giunta Pisapia è stato molto appagante perché ho potuto vivere liberamente il mio impegno sociale.
Dopo una lunga esperienza in azienda mi mancava il senso delle
cose, quello che gli inglesi chiamano “meaning of life”: questo per me è
stato il senso di lavorare per gli altri.
Può tracciare un bilancio relativo all’attività nelle sue tante
deleghe: sport e tempo libero, benessere, qualità della vita,
verde, personale, tutela degli animali?
Mi sono occupata di aree molto distanti tra loro ma unite dal “fil
rouge” della qualità della vita. Questo è stato lo sforzo maggiore:
gestire le deleghe a me assegnate per convogliarle verso la maggiore
erogazione possibile di benessere per i milanesi. Quindi, ad esempio, mi sono battuta per uno sport di base, aperto a tutti, e meno per
il lato agonistico. Per il verde ho cercato soprattutto la condivisione
dei giardini; così come, relativamente alla delega per la tutela degli
animali, mi ascrivo a merito l’aver aperto anche ai cani l’accesso agli
uffici pubblici, puntando a una città maggiormente vivibile per chi
possiede animali. Infine, per il personale, ho instaurato la flessibilità
degli orari per i dipendenti e il cosiddetto lavoro “agile”.
Quali sono i successi di cui va fiera e quali invece gli insuccessi?
Tra i successi nell’ambito di MilanoSport metto certamente la
ristrutturazione e la riapertura di 3 piscine periferiche, la Solari, il
centro Iseo dove pochi anni fa una famiglia di malavitosi festeggiava
le sue scorribande, e la Sant’Abbondio. Per il verde considero un successo del mio assessorato i giardini condivisi, oasi rivoluzionarie che
hanno permesso ai cittadini di occuparsi del bene comune. Annovero
tra i successi anche quello che inizialmente è stato un insuccesso, il
Vigorelli: dopo una partenza sbagliata, è stato ripensato, reso riutilizzabile fino a diventare una bella realtà della prossima Milano.
L’unico vero fallimento è stato quello del Palalido, una struttura che
potrebbe rimanere così a lungo.
Il suo rapporto con Milano?
È una città che amo follemente, ancor di più dopo i 5 anni passati in
Comune. È una città profonda, ricca di sorprese che si fa a scoprire
lentamente.
Qual è stato il suo rapporto con Giuliano Pisapia e quello con
M
13
Chiara Bisconti ha raccontato sul
“Wall” di Facebook le ragioni che
l’hanno spinta a non ripresentarsi
nell’impegno politico
Ho capito che non si è capito (lettera aperta ai cittadini
milanesi e a chi mi ha seguito in questi anni). L’ho capito dai
tanti messaggi che mi sono arrivati. Affetto, ringraziamenti,
empatia. E poi la domanda, ma perché non ci sei più? Allora
ora è importante chiarire che è una mia scelta. Ho scelto
così e provo anche a spiegare il perché.
Credo nella società civile. Ne faccio parte. Credo che quando
la società civile si mette al servizio della politica accadono grandi cose. Si incontrano le competenze, i saperi, le
prospettive diverse; si incrociano gli sguardi. Ma la società
civile deve rimanere tale.
Per continuare ad essere assessora avrei dovuto fare un
passaggio elettorale. Ci ho pensato bene. E poi ho deciso di
non farlo. Troppo lontano dalle mie corde. Mi avrebbe snaturato. E soprattutto avrebbe diluito il portato del mio essere
società civile. Libera, indipendente, senza alcun condizionamento nella presa delle decisioni. Ciò non vuol dire che
chi lo fa o lo ha fatto non abbia fatto bene. Anzi, ma bisogna
saper essere quello che ci si sente davvero di essere.
Credo fermamente che società civile e politica debbano
camminare insieme. Libertà di pensiero e rappresentanza
di interessi ben amalgamati, fianco a fianco per il bene
della città. Ma ognuno saldamente ancorato a quello che
è davvero.
Come persona credo anche nel piacere e nel bisogno di
evolvere. Ci si arricchisce da ogni esperienza; si fa tesoro
del passato. Ma serve anche l’emozione di mettersi di
nuovo in gioco, di tuffarsi in una cosa nuova. Per rimettere
in moto le energie che nascono dal confrontarsi con nuovi
limiti. Rifare la stessa esperienza di assessora non avrebbe
stimolato in pieno le mie possibilità.
E poi credo nella qualità del tempo. Ora ho bisogno di ritrovare il mio tempo, per calmarmi, per tornare a ritmi più lenti.
Voglio incontrare un tempo più profondo, per dedicarmi ai
temi a me cari, per riagganciarmi ad una realtà esterna che
corre veloce e che in certi momenti ho sentito scivolarmi
via. Un tempo ritrovato anche per ritrovare me stessa, chi
sono diventata e cosa voglio veramente.
Queste le motivazioni della mia scelta, che sono saldamente
ancorate al mio modo di essere. Insieme ad altre certezze:
che la bellezza è il vero motore del cambiamento; e su questo continuerò a lavorare. Che la politica deve, con coraggio,
abbracciare i temi della felicità, senza pudori o paure. Che
ognuno di noi ha potenzialità illimitate. Deve solo riuscire ad
individuarle, coltivarle e farle sbocciare; poi ognuno potrà
essere il cambiamento che vuole vedere nel mondo. Che
amo Milano, in modo viscerale. Mia città da sempre, luogo
di potenzialità infinite, infinite energie. Città finalmente
riscoperta, finalmente bella, finalmente centro del mondo.
Quindi ho scelto: di lanciare il cuore oltre l’ostacolo quando
Pisapia mi ha chiamato. Di non candidarmi qualche mese fa
e ora di incamminarmi su un nuovo percorso, in cui potrete
ritrovarmi, quando vorrete.
L'INTERVISTA
l’attuale sindaco Beppe Sala?
Direi che siamo in presenza di due grandissimi sindaci. Per il
primo parlano i risultati e per il secondo… anche. Giuliano è
stato un fantastico uomo di pensiero che è riuscito a coniugare
le diverse anime di Milano grazie alla grande visione e all’integrità morale. Sala l’ho appoggiato da subito: grazie alla sua
esperienza e al pragmatismo, ha in mano tutte le carte necessarie
ad accelerare questa positiva fase storica milanese e a portarla a
un’ancora maggiore internazionalità.
Lei ha avuto l’opportunità di incontrare il Dalai Lama.
Che sensazioni ha provato in quell’incredibile appuntamento?
Parliamo, ma non lo scopro io, di un uomo immenso e di lui, proprio per quello status di figura leggendaria, mi ha colpito invece
la grandissima umanità. Durante l’incontro, la più alta autorità
teocratica tibetana parlava avendo al fianco un traduttore; il
Dalai Lama gli ha versato più volte l’acqua, con un gesto semplice e vero, visibilmente preoccupato per… le sue corde vocali. È
dai piccoli gesti che si vedono i grandi uomini.
Lei, in passato, ho avuto spesso visioni differenti rispetto
a quelle di Umberto Quintavalle. Che cosa vi allontana e
che cosa vi avvicina?
Da Quintavalle mi hanno allontanato ovviamente le scelte politiche: io avevo in mente una sport pubblico, mentre la visione
di Quintavalle era efficientistica ma privatistica. Ma, non
dimenticando il mio passato manageriale e gli studi comuni in
Bocconi, ora che non devo più occuparmi del pubblico mi trovo su
molti punti in grande sintonia con lui. Del resto credo che se fosse
Assessore allo Sport probabilmente, anzi certamente, cambierebbe
visione e porterebbe avanti alcune scelte differenti. Ci tengo a
chiarire alcune cose sul rapporto tra pubblico e privato: quest’ultimo deve agire nel rispetto del bene comune, senza anteporre le
proprie scelte a una visione generale. D’altro canto, il pubblico
deve riconoscere al privato gli spazi per un rientro economico
degli investimenti. Si può così sviluppare un valore condiviso,
più ampio, che produca maggiori risultati di quelli derivati singolarmente da privato e pubblico.
Lei sa che Umberto Quintavalle si batte da tempo per
la creazione della “Cittadella degli Stadi”. Qual è la sua
opinione in merito e cosa mi sa dire del futuro dei vari
impianti sportivi milanesi?
MilanoSport, sotto la mia gestione, ha puntato soprattutto a
“gestire le acque”. Oltre alle piscine riaperte abbiamo messo a
bando i lavori per la Crespi e la Cappelli Sforza di Lampugnano,
così come abbiamo affidato alla Fidal la gestione del campo XXV
Aprile. La mia è stata una ricerca di ampliamento dei servizi
base legati all’acqua, le piscine, che al pari della scuola costituiscono un bene primario. Parlando invece da privata cittadina e
non più da ex Assessore allo Sport, dico che per il Palalido occorrerebbe dar vita a una gestione mista pubblico-privata che mettesse
in condizione chi impegna i propri quattrini nel vedere premiati
gli investimenti. Non una semplice sponsorizzazione ma un’autentica operazione imprenditoriale.
Il lavoro “agile”
In Italia, 5 milioni di potenziali smart worker potrebbero sfruttare
questa nuova forma di occupazione, uno dei punti caratterizzanti
dell’impegno dell’ex assessora Bisconti
A Milano, oltre 10mila persone
stanno sperimentando il lavoro
“agile”, uno dei punti di maggior impegno dell’ex Assessore
Bisconti, secondo la quale porta
solo benefici alle persone, alle
aziende e agli enti che ne abbracciano la filosofia, nonostante
qualche residua resistenza. La
sua teoria è che si può lavorare
ovunque, scegliendo il lasso di
tempo da dedicare all’impegno
professionale, se c’è un buon
patto di fiducia tra l’azienda o
l’ente che dà lavoro e un buon
senso della responsabilità della
persona che si autogestisce. Il
lavoro agile è approdato anche
al vaglio del Parlamento. Per
Bisconti, “la cosa che ci rende
orgogliosi è che dopo averlo
chiamato erroneamente telela-
voro o, per anni, con il termine
inglese di smart working, adesso
anche in Parlamento si chiama
lavoro agile: un termine coniato
proprio a Milano e che l’Accademia della Crusca ha detto essere
una perfetta definizione italiana
di questa formula di lavoro. C’è
chi come Philips ha scelto di
‘donare’ il tempo risparmiato
nel tragitto da casa al lavoro al
Comune di Milano e al giardino
botanico di Villa Lonati, per aiutare i giardinieri comunali a svolgere attività utili”.
Lo smart working infatti si differenzia dal concetto di lavoro
a distanza, e prevede un’attività
che si sviluppa per fasi e cicli,
quindi per risultati. Attualmente,
tra i 22 milioni di lavoratori in
Italia ci sono circa 5 milioni di
potenziali smart worker, di cui
3,7 milioni in aziende private
e 1,3 milioni nelle pubbliche
amministrazioni. Oggi si contano 250mila smart worker
(impiegati, quadri e dirigenti)
con un incremento del 40%
rispetto al 2013.
Trasportando il concetto di
lavoro agile al mondo sportivo,
Bisconti pensa alla piscina Cozzi
che oggi ha messo a disposizione uno spazio per lavorare:
“È un esperimento che funziona
sicuramente. I centri sportivi
sono luoghi molto frequentati
e spesso le mamme o i papà
accompagnano i figli piccoli.
Sono luoghi che, con semplicissimi accorgimenti, come qualche tavolo e un wi-fi, possono
diventare sede di lavoro agile”.
AMARCORD | Toni Cappellari
Sogno
a 5 cerchi
L’idea Olimpiadi a Milano,
dopo la rinuncia di Roma,
al momento è più che altro
un incubo
O
gni volta che un giornale propone di visitare la
discarica degli impianti milanesi i giovani dei
campetti come il campo Borella in via Dezza,
i miei figli, mi ridono in faccia. Li capisco.
Se ne parla da anni, ma da troppo tempo camminiamo
sulle macerie del poco che offre una città “europea” come
Milano. Quando passo dall’ex Palalido che è un cantiere
perenne mi viene il magone. Se sfioro l’Arena Napoleonica
sento le urla di chi non ne può più del degrado. Quando
vado a passeggiare alla montagnetta e mi fermo a leggere
sul percorso Cova, le strade della squadra Rondelli, le siepi
di Panetta, provo un senso di sgomento, non parliamo
della pista quasi impraticabile del XXV Aprile che aspetta
da troppo tempo una struttura per lavorare anche nelle
stagioni invernali.
Cari amici vi lascio immaginare cosa sogno di notte dopo
averla vissuta davvero questa città, nei giorni gloriosi in
cui l’Olimpia era la signora del Palalido, negli anni in cui
una neve maledetta ci ha rubato il palazzo di San Siro, nei
mesi dell’emergenza quando al Palatrussardi dei Togni
scrivemmo una pagina importante per la storia sportiva
della città che non ha più avuto un palazzo dello sport.
A San Siro grande basket, stupenda atletica, meraviglioso il
mondiale indoor con il primato mondiale del salto in alto
di Vladimir Jascenko, l’airone ucraino di Zaporizzja che
superò con lo stile ventrale 2 metri e 35 centimetri. Era
il 12 marzo del 1978. Poi il disastro, ma io stesso speravo
che ci sarebbe stata una ripresa e quando mi chiamarono a
dirigere il Forum di Assago ero convinto che sarebbe stato
un esilio temporaneo per il grande sport al coperto. Sognavo
che il ciclismo, con la sua mitica Sei Giorni avrebbe spinto
chi doveva ricostruire a pentirsi.
Niente. Disastro collettivo, manutenzioni negate, piccoli
impianti che con pochi euro avrebbero dovuto essere
salvati, migliorati, lasciati alle sterpaglie come vi potrebbero
spiegare quelli del baseball che al campo Kennedy sono
tornati quando la città che ha vinto più scudetti in questo
sport non aveva più una squadra di alto livello, quando
Cameroni il poeta e Mangini l’artista avevano smesso di
litigare e produrre, se ne erano andati. Chiedete a quelli
del rugby, alle loro docce fredde nel vecchio Giuriati, al
degrado e alle difficoltà al Valvassori Peroni per reclutare
giovani anche adesso che della palla ovale si sono
innamorati quasi tutti.
Con questo gelo intorno ecco una stella cometa. Dopo
la rinuncia di Roma alla candidatura olimpica qualcuno
ha pensato che proprio Milano potrebbe ripensare la sua
città sportiva nel sogno a cinque cerchi. Una Olimpiade
che, magari, vedranno i ragazzi del campetto, quelli che ci
ridono dietro quando parliamo di rifare tutto da capo, ma
io a questo sogno tengo ancora.
Mi piacerebbe che si ricominciasse a pensare in grande.
Rifare tutto all’Arena, costruire, finalmente, una piscina
che possa ospitare gare internazionali, una vasca da 50
metri, tribune non soltanto per addetti ai lavori. Sì, certo,
c’è il Vigorelli rimesso a nuovo, ma aspettiamo di sapere
quante volte verrà utilizzato. Vero c’è San Siro. Ma è
soltanto un tempio per il calcio. Se vuoi l’Olimpiade devi
avere il tuo nido per la cerimonia d’apertura e qui nessuno
sa dove potrebbe essere costruito, anche se nell’area Expo
c’è il terreno. Contrariamente a Roma, che aveva già molto,
la città di Milano è al palo. Il Coni ha scoperto che se fosse
stata davvero Milano la candidata per il 2024 la corsa non
sarebbe stata così piena di ostacoli pur davanti al nulla: il
Forum per basket e pallavolo, l’Arena, già, ma soltanto per
eventi minori non certo per la grande atletica, i laghi di
Como e Varese per vela, canottaggio, San Siro per il calcio
che la Fifa vuole togliere dai Giochi, magari per hockey su
prato o rugby a sette, l’ippodromo di San Siro.
Una miseria. Certo ricominciare a pensare, a costruire, a
rigenerare migliorerebbe la qualità dei nostri sogni. Per
adesso siamo ancora agli incubi.
M
15
ON LINE | di Pietro Galeoto
Overtime
le ragioni di un
successo
L’approfondimento settimanale
sul mondo dell’Hockey ha
conquistato fans e società
OVERTIME
Nella foto Giorgio Prando
P
remessa: l’inizio del campionato stava per arrivare e
già da tempo era intenzione della società di dar vita
a una struttura che potesse creare un prodotto che
raccontasse tutto quello che c’è dietro il campionato
di Hockey in line. Una trasmissione video settimanale e una
diretta streaming di tutte le partite giocate in casa arricchita
da una telecronaca e grafica da realizzare con server esterni e
nuovi collaboratori in staff.
Ma Quanta è determinazione, forza, coraggio. Il progetto
va avanti ma va gestito a budget zero con le sole risorse e
strumenti interni! E così fu! Allestiamo un piccolo studio,
utilizzando la scenografia già collaudata per i TG Lavoro
(programma di video annunci dell’agenzia per il lavoro
Quanta), un solo microfono, le luci a disposizione e tanta
buona volontà. “Overtime” l’approfondimento settimanale
sul mondo dell’Hockey, prende forma.
Però man mano che la data dell’inizio del campionato si
fa prossima, squadre storiche come la Molinese e la Polet
Trieste si sciolgono e abbandonano il campionato. Anche
le squadre di serie B promosse in A rinunciano… anche il
Padova rischia di non iscriversi al campionato e lo fa poi
in extremis. Cosa succede? Cosa resterà di questo storico
sport? Sono state queste le domande che hanno spinto la
Presidenza e tutta la società a domandarsi se era opportuno
investire forze e risorse in un contesto dove tutto sembra
un po’ abbandonato a se stesso. Quanto conviene dunque
investire in un movimento che manifesta questo livello di
insoddisfazione?
Mercoledì 5 ottobre, dopo la prima giornata di campionato
la puntata numero zero di Overtime è on line.
Fioccano complimenti da tutto il mondo dell’Hockey perfino
la Cerilh (il comitato europeo dell’Hockey in line) condivide
la nostra trasmissione su Facebook. Circa 20.000 utenti da
quel giorno si collegano sui nostri social per seguirci. Tutti i
portali tematici e i siti sportivi raccontano di questa avventura;
ecco qualche titolo: “Overtime: “Il Milano Quanta pioniere
nella comunicazione”; “La nuova scommessa dell’HC Milano
Quanta”; “Nasce il nuovo approfondimento sull’Hockey in
line”. Perfino la Lega Hockey dedica uno spazio alla nostra
trasmissione sul proprio canale YouTube. Molti portali
M
16
Non è la Rai
Il canale sportivo della televisione di stato era l’unico
a seguire saltuariamente il
nostro sport
GOOGLE MAPs
Il Quanta Club a 360°
Da oggi su Google Maps è possibile
anche navigare all’interno della struttura,
tra piscina e pista da Hockey, campi da
tennis e beach volley... E a breve sarà
possibile visitare anche la nostra Club
House, ristorante e le sale convegni.
E pensare che una volta il campionato era
seguito da RAI Sport…
In diretta dalla pista di Hockey con coinvolgente telecronaca di Giorgio Prando,
HC Milano Quanta è una delle pochissime
società che garantisce agli appassionati
il servizio di streaming della partita
giocata in casa.
Forti dell’esperienza e della sperimentazione dello scorso anno, le dirette di
quest’anno si avvalgono di una grafica
che aggiorna gli spettatori in real time sui
marcatori e il numero di reti, interviste
nell’intervallo e a fine partita dei protagonisti. Insomma non sarà la Rai, ma non
possiamo lamentarci.
sportivi ripropongono sulle loro pagine
le puntate. Insomma: un successo!
Le puntate vengono registrate il lunedì
e già dal martedì sera sono online su
tutti i nostri social. Ora i microfoni
sono 2, le luci sono migliorate e si
aspettano per le prossime puntate, oltre
ai protagonisti di HC Milano Quanta,
anche ospiti sportivi e delle istituzioni.
Sempre meglio e sempre avanti.
Tanti sono inoltre i contributi delle
squadre coinvolte nel campionato. Si
affacciano già sponsor intenzionati a
investire sul programma. Una piccola
grande soddisfazione la cui esperienza
si rifletterà anche su altri progetti del
Gruppo. Quanta comunica sempre di
più e sempre meglio attraverso i video,
in linea con i trend della comunicazione
contemporanea.
DRONE
CHE PASSIONE
“Quanta Club, un
sogno in continua
evoluzione”: è
on line sui nostri
canali il video
che racconta
il Quanta Club
con spettacolari
vedute dall’alto
riprese con un
drone di ultima
generazione.
Format vincente
Quanta: si gioca in casa con Prando
alla conduzione in studio
OVERTIME è un talk show, condotto da Giorgio Prando, giornalista che
collabora con la “Gazzetta dello Sport” e altre testate. Prando cura da
qualche mese anche la rubrica “Hockeismi” nel nostro Magazine.
Giorgio a Milano è uno dei maggiori esperti di Hockey sia sul ghiaccio che
in line. Sono tanti gli aneddoti che racconta durante la trasmissione, una
vera e propria memoria storica del movimento. Un ospite unico in studio,
che crea un’atmosfera di intimità nella quale i vari personaggi raccontano
la loro carriera e l’esperienza con il Milano Quanta.
Ospite quasi fisso il DT Riki Tessari che fa il punto sul campionato e
racconta le vicende legate ai rapporti istituzionali, anticipando l’impegno
della squadra nei vari tornei. La segreteria di redazione è a cura della
giornalista Cristina Lupi ([email protected]), la quale è il filo di
congiunzione con tutte le società del campionato e a lei sono affidate la
stesura della scaletta, le schede tecniche e i servizi in esterna.
Pietro Galeoto cura la regia e il coordinamento dello staff, che gioca
tutto in casa. Un supporto importante è dato da Alessandro Caterino che
raccorda tutti i pezzi attraverso il suo servizio di editing video. Anche
Alessandro proviene dal mondo dell’Hockey. L’ottimizzazione tecnica
del progetto è invece stata curata da Gianluca Alfieri, anche lui un uomo
Quanta che lavora nell’assistenza IT del Gruppo.
M
17
DA OLTRE 160 ANNI UNA STORIA FATTA DI SUCCESSI
Qualità, tradizione e cultura sono la forza di Birra Menabrea. Una birra d´èlite basata sul concetto
di “fatto a mano” e che da oltre 160 anni continua a raccogliere premi internazionali. Riconoscenze
che sono rintracciabili nella qualità delle acque biellesi, nella scelta del luppolo, del ceppo di
lieviti, del malto e sicuramente nell´amore che gli uomini, dal mastro birraio a chi si occupa degli
altri processi di produzione, vi dedicano e vi hanno sempre dedicato.
M
18
“MENABREA 150°
ANNIVERSARIO”
IN ONORE DELLA
CELEBRAZIONE
DEI 150 ANNI DELLA
FONDAZIONE
DELLA SOCIETÀ
www.birramenabrea.com
HOCKEYSMI | Giorgio Prando | Gazzetta dello Sport
8 ruote
5 cerchi
Nasce la Fisr. Intanto baseball, surf, arrampicata,
karate e skateboard nuovi giochi olimpici.
E le ruote in linea?
A
i giapponesi piace il baseball. È lo sport di squadra
più seguito, supera in termini di popolarità persino il calcio. Non stupisce pertanto, che il Comitato Olimpico abbia reintrodotto il ‘batti e corri’
- assieme alla versione femminile del softball - nel novero
degli sport olimpici. Non sarà l’unica novità alle Olimpiadi
di Tokyo 2020. Il Consiglio Esecutivo, riunitosi a Rio in
occasione dei Giochi, ha promosso anche surf, arrampicata,
karate e skateboard. Discipline che rispondono ai canoni
imposti dalla modernità, rappresentando innovazione, flessibilità e gioventù. Nulla in contrario,
anzi. Lo skateboard in particolare, per
‘noi’ è di famiglia. ‘Noi’, dei cosiddetti
sport rotellistici. Brindiamo assieme
al presidente Aracu, per il risultato
portato a casa dalla FIRS, la nostra
istituzione mondiale di riferimento.
Che lo skate sia la chiave di volta,
affinchè di rotelle si parli sempre più
spesso, alle riunioni dei potenti e di
conseguenza sui media.
Gli sport urbani, in pieno boom
anche alle nostre latitudini, si fanno
mainstream. Dalle sottoculture metropolitane, ai paludati convegni del CIO: il mondo cambia, le Olimpiadi ne
prendono atto. E ne prende atto anche lo stesso Aracu, che
ratifica proprio mentre andiamo in stampa uno storico cambio di denominazione: addio cara vecchia FIHP, benvenuta
FISR, acronimo, per l’appunto, di Federazione Italiana Sport
Rotellistici. A pensarci bene, nulla di così rivoluzionario:
c’è la FISI per gli sport invernali, c’è la FISG per quelli del
ghiaccio.
E l’hockey? Eppure, apriti cielo. I primi ad incazzarsi, per
una volta, sono stati quelli dell’hockey su pista. Preoccupati
che l’hockey sparisca non solo dalla sigla, ma anche dai radar
federali in termini di attenzione, piani di sviluppo e centralità di scopo. Scalzato dal nuovo che avanza, dai vari free-
style, downhill e – ovviamente – skateboard. Probabile che
all’Assemblea elettiva volino gli stracci. Ma anche che arrivino le rassicurazioni di routine. ‘Noi’ ci siamo abituati. ‘Noi’
dell’hockey inline, che la sensazione dell’ospite indesiderato
o peggio, del figlio illegittimo, cerchiamo da anni di scrollarcela di dosso. Già, l’hockey inline: uno sport moderno,
che rappresenta innovazione, flessibilità e gioventù. Quelli
del CIO potrebbero farci un pensierino. Ruote in linea alle
Olimpiadi, perché no?
Alt, la strada è lunga e trafficata. Di sport che anelano al
grande salto ce ne sono a bizzeffe.
Lo squash ci prova da anni, cambiando regole, investendo in promozione centinaia di migliaia di
euro. Niente, respinto. Lo stesso
hockey pista è riuscito al massimo
a entrare come sport dimostrativo,
nell’edizione di Barcellona ‘92. E
poi, siamo sinceri, l’hockey inline
deve migliorarsi a tutti i livelli,
crescere, irrobustirsi: bambino
prodigio negli anni novanta, è
impantanato in una problematica
adolescenza ormai da troppo tempo.
Posto che di Santi in Paradiso, disposti a perorare la causa,
“ghe ne minga”, è tempo di rendersi appetibili, lavorare sui
giovani per ampliare la base, individuare e perseguire percorsi comuni, eliminare le ripicche da cortile, spendersi il
più possibile nella comunicazione, sfruttando i molteplici ed
economici strumenti oggi a disposizione. Sul piano più tecnico, uscire dalla contraddizione delle due “corone” mondiali,
già evidenziata su queste colonne. Ci sia un solo Mondiale
e magari anche un solo regolamento di gioco. A ‘noi’ quello
più simile all’hockey ghiaccio (misura delle porte, fuorigioco
ecc.) piace parecchio. Sì, ‘noi’ siamo anche quelli che vengono
dal ghiaccio e lì, in senso lato, aspiriamo a tornare. Casomai
ci fosse spazio alle Olimpiadi invernali.
M
19
HOCKEY | a cura di Cristina Lupi
Welcome back
Supercoppa!
L’ambito titolo (il primo della stagione) è di nuovo nella bacheca in Club House
i protagonisti
Foto Carola Semino
Tutti i commenti sono
unanimi: una grande
impresa
F
inalmente è tornata a casa. Dopo
la cocente sconfitta rimediata lo
scorso anno con il Cittadella la
Supercoppa è nuovamente nella
bacheca in Club House. Inutile dire quanto
la squadra e tutto lo staff rossoblu desiderassero riportare a casa questo trofeo, il primo di
questa stagione.
Sono bastati pochi minuti per far capire
a tutti, sugli spalti e in pista, come sarebbe
stata la gara. Una partita impeccabile quella
del Milano, perfettamente calato nella parte
del leone: grintoso, agguerrito e determinato
nel voler sottomettere la preda, il Verona,
apparso timoroso e remissivo.
Tutto è stato perfetto, ancor prima dell’inizio della sfida in pista: un tiepido sole, surreale per la stagione, che lasciava intravvedere
luci e ombre sul pallone; gli spalti gremiti di
tifosi; la curva colorata e festosa che ha animato il palazzetto con cori e canti per tutti i
50 minuti e oltre. Insomma, con una cornice
così, il finale non poteva che essere uno solo.
E così è stato. Sabato 29 ottobre è stata una
giornata semplicemente perfetta, conclusa
con il meritato successo in Supercoppa.
Quando si gioca così bene non ci sono rivali
che tengano e tutto passa in secondo piano,
tutto diventa di poco conto e peso, anche il
ritardo dei veronesi, giunti al Club con ben
40 minuti di ritardo. Con questo successo
si amplia il palmarès dei rossoblu che vanta
ormai 15 titoli tra scudetto, Supercoppa e
Coppa Italia, rispettivamente 6, 4 e 5.
E alla fine il Presidente Quintavalle ha
potuto alzare al cielo la “sua” Coppa dimenticando il rischio corso quando il disco lo
aveva colpito in viso deformando la rete di
protezione per la velocità che solo i “nostri”
gli sanno dare. Un taglietto in fronte e un
paio di occhiali rotti sono stati presto dimenticati grazie all’enorme soddisfazione per il
titolo e soprattutto l’immagine di strapotere
mostrato dal roster rossoblu.
M
20
Umberto Quintavalle,
Presidente: “L’anno scorso il
Cittadella aveva vinto meritatamente, questa volta non
c’è stata partita. Avevamo una
voglia pazzesca di vincere e lo
abbiamo dimostrato”.
Riki Tessari, Direttore Tecnico:
“Abbiamo vinto e giocato alla
grande, riportando a casa la
Supercoppa che rappresentava il primo obiettivo della
stagione. Credo non ci sia un
solo elemento da citare ma
un insieme di elementi che
sono stati espressi dai ragazzi
in maniera ottima; disciplina
tattica, intensità, aggressività,
concretezza, concentrazione,
determinazione e grande spirito
di squadra da parte di tutti oltre
ad una grande qualità tecnica
dei vari singoli e una grande
accuratezza con la quale il
coach ha preparato la gara”.
Luca Rigoni, Allenatore:
“I ragazzi sono stati bravi ad
entrare in partita con il giusto
approccio, determinati dal
primo all’ultimo minuto per
onorare al meglio la gara. Ci
tenevamo a riportare la Supercoppa a casa e ci siamo riusciti.
Difficile individuare il nome di
un singolo che si è maggiormente distinto: sono stati tutti
bravi, anche coloro che usualmente sono meno impegnati”.
(a hockeyInlineItalia.it)
Emanuele Banchero, Capitano: “Siamo andati a rete con
6 giocatori diversi ed è segno
di un ottimo gioco di squadra
frutto del duro lavoro svolto fino
ad oggi”.
(a hockeyInlineItalia.it)
Supercoppa, minuto per minuto
Quaranta minuti di ritardo... ma ne è valsa la pena
Foto Carola Semino
2’: Fabio Rigoni porta in vantaggio i rossoblu, in inferiorità numerica in pista
4’: Emanuele Ferrari, su assist di Buggin,
sigla il raddoppio per il Milano Quanta
6’: Il Verona accorcia le distanze e si porta
sul 2-1
11’: doppia superiorità numerica per i
meneghini, che non si lasciano sfuggire
la ghiotta occasione e con Emanuele
Banchero allungano: 3-1
12’: dopo appena sessanta secondi si ripete
la stessa scena. Comencini serve il capitano che impatta in rete, calando il poker
15’: Mattia Mai, impegnato tra i pali, sventa
tiri e occasioni dei gialloblu
20’: Al termine di una azione insistita
Andrea Bellini sigla la quinta rete per il
Milano
1’ st: su assist di Banchero il giovane Emanuele Ferrari mette a segno il gol numero 6
per i rossoblu
4’ st: power play Milano che non sbaglia
e allunga nuovamente, questa volta con
Lettera. Milano 7-Verona 1
20’ st: Uccelli serve Lievore che non sbaglia
e porta a quota 8 le reti realizzate dai
rossoblu
23’ st: arriva la nona e ultima rete con il
capitano che chiude di fatto la gara
25’ st: esplode la gioia del Milano Quanta
in pista e sugli spalti, i giocatori con il
trofeo festeggiano sotto la curva
M
21
HOCKEY
Rotta verso la Final Six
Quanta in grande spolvero
Brillante percorso del Milano in Coppa Italia
Formula completamente nuova
per le qualificazioni alla Coppa Italia
• Milano Quanta – Monleale 6-0
marcatori Milano: Lettera, 2 Banchero, Uccelli, Delfino, Lievore
• Diavoli Vicenza – Milano Quanta 1-15
marcatori Milano: Buggin, 3 Ronco, 2 Lievore, 2 Belcastro, Banchero, 2
Lettera, 2 Delfino, Ferrari, Uccelli
Milano chiude il girone al 1° posto e si qualifica per la semifinale contro
gli Asiago Vipers
• Milano Quanta – Asiago Vipers 8-3
marcatori Milano: 2 Delfino, 3 Ferrari, Lettera, Banchero, Belcastro
Durante la partita l’attaccante rossoblu Andrea Delfino subisce un
brutto infortunio che lo porta ad abbandonare anzitempo la pista per
recarsi al pronto soccorso. Stop di un mese per l’allora capocannoniere del campionato, costretto a saltare alcune gare di campionato e
la Supercoppa. Il ritorno in pista è datato 19 novembre, con la delicata
trasferta a Cittadella.
A
metà ottobre sono
andate in scena
le qualificazioni
alla Final Six di
Coppa Italia con una formula completamente nuova:
le 11 squadre del campionato di serie A e gli Asiago
Newts (squadra vincente da
una tornata di partite precedenti) sono state suddivise in
2 raggruppamenti; ciascun
raggruppamento è stato poi
diviso in due mini gironi.
Si sono qualificate alla fase
finale le migliori 3 squadre di
ogni raggruppamento.
Raggruppamento C – le partite si sono svolte a Cittadella
• Libertas Forlì
• CUS Verona
• Ghosts Padova
• Lepis Piacenza
• Ferrara Hockey
• Cittadella
Queste 6 squadre sono state
suddivise in 2 gironi: girone
E (Verona, Cittadella, Forlì)
e girone F (Ferrara, Padova,
Piacenza)
Raggruppamento D – le par-
Finale per la vittoria del raggruppamento
Milano Quanta – Monleale 5-2
Marcatori Milano: 4 Banchero, Lettera
tite si sono svolte ad Asiago
• Asiago Vipers
• Diavoli Vicenza
• Asiago Newts
• Sporteale Monleale
• Mammuth Roma
• HC Milano Quanta
Un campionato di testa
La parte iniziale del torneo ha visto il roster
rossoblu sempre (anzi quasi) vincente
Questi i risultati delle prime gare di campionato dell’HC Milano Quanta.
Dati aggiornati al 30 novembre 2016:
• 1^ giornata: Milano Quanta – Mammuth Roma 15-2
Marcatori: Milano: 5 Delfino, Ferrari, 3 Bellini, 4 Barsanti, 2 Belcastro
Note: esordio vincente per i rossoblu contro la neopromossa Roma.
Sugli spalti gemellaggio tra le 2 curve, con i tifosi romani che vanno a
stringere la mano al capo ultras Giancarlo Baraldi e compagni.
• 2^ giornata: Asiago Vipers – Milano Quanta 1-6
Marcatori Milano: 4 Delfino, Rigoni, Bellini
• 3^ giornata: Lepis Piacenza – Milano Quanta 2-11
Marcatori Milano: 2 Ronco, 4 Banchero, 2 Belcastro, 2 Lettera, Uccelli
• 4^ giornata: Milano Quanta – Diavoli Vicenza 8-0
Marcatori Milano: Lettera, Comencini, Ferrari, Barsanti, Rigoni, Lievore,
2 Banchero
• 5^ giornata: Monleale – Milano 2-4
Marcatori Milano: Banchero, Lettera, Lievore, Belcastro
• 6^ giornata: Cittadella – Milano Quanta 5-1
Marcatore Milano: Barsanti
• 7^ giornata: Milano Quanta – Ferrara Hockey 5-3
Marcatori Milano: Ronco, 2 Lettera, Delfino, Ferrari
Queste 6 squadre sono
state suddivise in 2 gironi:
girone G (Milano, Monleale,
Vicenza) e girone H (Roma,
Newst, Vipers)
Dopo un intenso weekend di
partite e sfide si sono qualificate alla Final Six: Cittadella
e Milano Quanta (prime nei
rispettivi concentramenti),
Monleale e Verona (seconde
classificate), Asiago Vipers e
Ghosts Padova (terze).
La Final Six andrà in scena
il weekend dell’11-12 febbraio 2017. Le sei squadre
verranno suddivise in 2 gironi
così composti: Girone I (Cittadella, Monleale, Asiago
Vipers), girone L (Milano
Quanta, Cus Verona, Ghosts
Padova). Al momento (fine
novembre 2016) resta ancora
da definire la sede che ospiterà la Manifestazione.
European League a Valladolid
Dal 2 al 5 marzo l’occasione per puntare al titolo
La Cerilh, Comitato Europeo Hockey in line, ha ufficializzato la sede
della prossima European League. Dopo il successo dello scorso
anno, a Rethel, l’edizione 2017 si terrà in Spagna, a Valladolid, dal 2
al 5 marzo 2017. Ora non resta che capire quali squadre prenderanno parte alla manifestazione. Al momento*, risultano iscritti i
padroni di casa del Valladolid, il Milano Quanta (bronzo europeo lo
scorso anno) e gli inglesi del Northon.
M
22
*dati aggiornati al 28 novembre
TENNIS | a cura di Cristina Lupi
Roberto Guida
la new entry
Roberto “giocatore”
I primi smash a 8 anni e poi in A1.
E chissà, senza quell’infortunio...
A 8 anni Roberto si avvicina al mondo del tennis,
dopo un periodo a Campobasso inizia un tour
per l’Italia che lo porta ad allenarsi prima a Bari,
presso il centro della Federazione, e poi a Cordenons (Pordenone) dove gioca con la squadra di
serie A1 seguito da Navarra. Una carriera breve
quella di Roberto che, a seguito di un brutto infortunio nel 2009 (rottura dello scafoide e del radio) è
costretto a un lungo stop forzato di un anno.
Ed è proprio in questo periodo, una volta tornato
in campo, che il giovane si avvicina al mondo
dell’insegnamento, inizialmente da sparring
presso l’Accademia Vavassori. Nel corso della
sua carriera da giocatore Roberto ha partecipato
a un torneo da 10.000$, uno da 15.000$ e uno da
100.000$.
MAESTRO
Roberto Guida in campo con Matilde e Viola
due allieve dell’agonistica
R
così nell’Accademia.
Con gli atleti dell’Academy Roberto invece insiste molto
sul lavoro mentale specifico e differenziato per ciascuno. “In
questa prima parte della stagione è fondamentale concentrarsi sul lavoro fisico, alternando al potenziamento atletico
una parte tecnica in campo –chiosa Guida–. Cerco di utilizzare lo stesso metodo di insegnamento con tutti i ragazzi,
impostando il lavoro sull’atteggiamento da avere in campo e
sull’intensità del lavoro”.
In un futuro neanche troppo lontano il maestro originario di
Campobasso punta a portare una giocatrice nelle prime 100
al mondo. Pur seguendo ragazzi e ragazze Roberto non fa
mistero nel preferire lavorare con le donne: “Quando alleno
le ragazze lavoro maggiormente sull’aspetto mentale, ho più
stimoli dettati dal fatto che per le donne, a differenza di
molti uomini, viene prima la testa della tecnica. Questo vale
a qualsiasi livello: quando si ha convinzione dei propri mezzi
si può sopperire alle carenze tecniche”.
Gli stimoli per migliorare nel lavoro non mancano, a partire
dalla possibilità di carpire spunti e insegnamenti lavorando a
stretto contatto con figure esperte e qualificate come Barbara
Rossi e Maurizio Riva, senza dimenticare la possibilità di un
costante confronto e scambio di idee con gli altri istruttori,
come Matteo Volante ed Elisa Villa.
oberto Guida vanta un curriculum di tutto rispetto
come istruttore di tennis, nonostante la giovane
età. Attuale classifica 2.8, è ßistruttore di 2° livello
dal 2012. L’esordio da insegnante avviene nel 2010
presso l’Accademia Vavassori: smessi i panni di giocatore è
qui che Roberto muove i primi passi come istruttore. Dopo
l’esperienza in Vavassori durata bene 5 anni si sposta poi al
circolo La Dominante, dove diventa coach di Martina Colmegna. Oltre al circolo di Monza Roberto inizia a insegnare
anche a Tirrenia, nel centro della Federazione tennis italiana.
I primi contatti con i maestri dell’Academy si hanno ad aprile,
quando il coach si reca presso il centro sportivo di Via Assietta
per seguire Martina, impegnata nella tappa di prequalificazioni agli Internazionali d’Italia. A luglio è lo stesso Maurizio
Riva a contattare Roberto, di lì a poco la svolta con l’arrivo del
giovane istruttore, appena 26enne, al Quanta Club.
A motivare questa scelta è lo stesso maestro: “Volevo venire
al Quanta, ho visto in questo club una possibilità di crescere
a livello lavorativo. Lo staff è serio e preparato, da persone
come Barbara Rossi e Maurizio Riva posso solo imparare”.
Roberto si divide tra Accademia e Agonistica, sei giorni a
settimana su sette. In realtà la tipologia di lavoro è la medesima, a variare sono i carichi. Lo scopo è quello di far crescere
i ragazzi di ogni età: con i giovani dell’Agonistica si lavora in
prospettiva, per portarli a fare un salto di qualità ed entrare
M
24
Academy
sempre meglio
In un anno sotto la spinta di Barbara
Rossi e Maurizio Riva tutti gli atleti sono
cresciuti dal punto di vista tecnico,
fisico e mentale
S
ono cambiate tante cose nel giro di soli 365
giorni: l’Academy è cresciuta, come numero di
iscritti e come staff. La qualità del lavoro e dei
maestri è il punto di forza di questo sistema dove
tutti collaborano e cooperano in sintonia, dai maestri di
primo grado alle figure più esperte.
L’obiettivo è quello di far migliorare i ragazzi, impostando
il lavoro in modo continuativo dal punto di vista atletico,
fisico e mentale.
L’Academy non è altro che lo sbocco ideale per chi vuole
vivere il tennis come esperienza di vita, è l’evoluzione
dell’agonistica per chi punta a fare il tennista professionista. Per avere degli atleti preparati è fondamentale avere
linee guida comuni, basate su un metodo di insegnamento
condiviso dai piccoli della SAT passando all’Agonistica
fino ad arrivare all’Accademia; è su questo aspetto che
insistono Barbara Rossi e Maurizio Riva.
Nell’Academy tutti i maestri seguono tutti i ragazzi, a
rotazione. Per ciascun giovane si studia poi un programma
di allenamento personalizzato. Ogni anno si apprendono
nuovi insegnamenti che arricchiscono il bagaglio personale e tecnico di ciascun giocatore e contribuiscono alla
formazione professionale. In questa fase dell’anno la preparazione è fondamentale in vista dei vari tornei in programma nella seconda parte della stagione.
Se un anno fa l’Academy era una scommessa ora è una
realtà conosciuta e che sempre più si sta affermando nel
panorama tennistico milanese e non. Il lavoro è ancora
lungo, certo, ma, come sostengono i due referenti RossiRiva: “Ora l’Academy ha una sua identità, abbiamo dato
un’impronta specifica”. I primi risultati individuali importanti per gli atleti dell’Academy sono arrivati già lo scorso
anno. Ora si punta a crescere come gruppo.
Tra le novità da segnalare l’introduzione della videoanalisi
come strumento di lavoro per rivedere errori e dettagli
della fase di allenamento.
Non solo Academy: tutti gli istruttori non seguono unicamente i ragazzi dell’Accademia; il pomeriggio, infatti, si
lavora anche con i più piccoli. Il lavoro non muta, l’impostazione è la medesima, a variare è l’intensità.
Gli atleti
Academy
• Federico Arnaboldi
• Nicolò Turchetti
• Chiara Bordo
• Martina Colmegna
• Aurora Novati
• Milena Jevtovic
• Gabriele Sandoli
• Nikolò Cecchi
Lo staff
• Barbara Rossi
• Maurizio Riva
• Elisa Villa
• Matteo Volante
• Roberto Guida
• Giovanni Teoli (prep.atletico)
A loro si aggiunge il prezioso
supporto fornito da Manuela
Zoni e Luca Pola
M
25
TENNIS
Chiara un anno dopo
La Bordo sogna di essere tra le prime 100 giocatrici nella classifica WTA
In questo anno appena trascorso Chiara Bordo è cresciuta e maturata a livello professionale sotto la supervisione dei maestri Barbara Rossi, Maurizio Riva ed Elisa
Villa. L’arrivo di due nuove atlete, Martina e Aurora, quasi
coetanee di Chiara, ha fornito ancora maggiori stimoli per
fare bene, oltre ad essere un motivo di confronto in più
in campo. Con le nuove ragazze è nato poi un bell’idillio,
un’amicizia che, giorno dopo giorno, sta crescendo sempre più dentro e fuori il campo.
Il sogno di Chiara è quello di essere tra le prime 100 giocatrici nella classifica WTA, nell’immediato però si lavora
per gli obiettivi legati alla stagione in corso, primo su tutti
la possibilità di disputare vari tornei, dagli open agli under
18 senza tralasciare i tornei da 10.000$ e 15.000$ e iniziare così a fare i primi punti utili per la classifica.
Due arrivi molto interessanti
Aurora e Martina promettono bene per abilità, carattere e determinazione
Novati: a caccia di punti
Colmegna punta al 300
La 19enne comasca
Aurora Novati, attuale
classifica 2.7, si divide
tra Accademia, allenamenti full time 3 volte a
settimana e università
part time; è iscritta al
1° anno della facoltà
di relazioni pubbliche
e comunicazione d’impresa allo Iulm. L’idea di frequentare l’Academy è
nata quasi per caso, su suggerimento e consiglio
di due atlete del Club, Chiara Bordo e Mara Presot. È stata proprio quest’ultima, amica di Aurora,
a consigliare alla ragazza di venire al Quanta Club,
per affinare e migliorare la preparazione. Racconta
Aurora: “Volevo dare al mio gioco un’impostazione
più professionistica, per questo ho deciso di entrare
nell’Accademia. All’inizio non sapevo cosa aspettarmi da questa nuova realtà, ora ne sono entusiasta, soprattutto perché ho la possibilità di confrontarmi con giocatrici della mia età e di poter lavorare
costantemente sui miei limiti”. Anche se la stagione
è appena iniziata la giovane ha già le idee molto
chiare sugli obiettivi da conseguire, due su tutti:
prendere i primi punti WTA per la classifica e provare a giocare dei tornei internazionali; fino ad ora
ne ha disputato solo uno in carriera, vincendolo, un
under 18 svolto a Palermo. Ma non c’è solo il tennis
nella vita di Aurora che punta anche a proseguire gli
studi per conseguire la laurea.
La determinazione è il punto di forza di Martina Colmegna, una 20enne che mira, nel giro di
breve tempo, a diventare numero 300 al mondo
nella classifica WTA per puntare poi al vero
sogno: entrare nella top ten del tennis femminile
mondiale. Il tennis è una costante della vita di
Martina, gli inizi a 6 anni e da lì un susseguirsi
di esperienze, fino ad arrivare, due anni fa, a uno
dei momenti più difficili della carriera, quando
un brutto infortunio alla spalla l’ha costretta a
uno stop prolungato. Proprio questo episodio ha
segnato la vera svolta nella vita professionale
di Martina che dopo l’operazione ha ripreso ad
allenarsi con grande costanza e tenacia, seguita
dal maestro Roberto Guida.
Nel marzo 2016 c’è stato il ritorno ufficiale sui
campi da tennis e sono arrivati subito i primi
risultati importanti: la vittoria della tappa di pre-qualificazioni al BNL di
Roma conseguita sia in singolo che in doppio; in questo caso Martina ha
vinto la tappa svolta proprio al Quanta Club. Una volta giunta al Foro Italico
le emozioni e le soddisfazioni sono continuate con la vittoria del tabellone
di prequalificazione. Tra i risultati più importanti va ricordato anche il primo
posto nel torneo 50.000$ doppio di Brescia.
Il suo arrivo al Club nasce da una specifica esigenza: la necessità di poter
avere una preparazione sempre più completa dal punto di vista fisico,
mentale e atletico. Dopo l’arrivo nello staff dell’Academy di Roberto Guida,
coach di Martina, ad agosto 2016, l’atleta brianzola ha iniziato ad allenarsi
assistita dai maestri Rossi e Riva. La professionalità e la qualità del lavoro
svolto hanno quindi convinto Martina a scegliere l’Academy. Attuale classifica 2.2., a livello singolo è la numero 598 nel WTA, nel doppio invece si
attesta numero 300 al mondo, in coppia con Deborah Chiesa.
M
26
I muscoli dei
CAMPIONI
Giovanni Teoli oltre ad essere il
preparatore atletico di Francesca
Schiavone segue i ragazzi dell’Academy
O
ltre allo staff di maestri che in questi ultimi mesi
si è arricchito con l’ingresso di giovani insegnanti
talentuosi, l’Academy può vantare ora una nuova
importante collaborazione, quella con il preparatore atletico Giovanni Teoli, già preparatore e ancor prima osteopata della “leonessa d’Italia” Francesca Schiavone.
A chiamarlo nello staff è stata Barbara Rossi; l’idea iniziale era
quella di avvalersi del contributo di Giovanni per seguire Federico Arnaboldi dopo la vittoria dell’Avvenire (giugno 2016) e
fornire così al giovane canturino un maggior supporto a livello
di preparazione atletica. Dopo poco però la collaborazione è
stata estesa e Giovanni ha iniziato a seguire i ragazzi dell’Academy quotidianamente, dal lunedì al sabato.
Ora è il periodo della preparazione invernale, in vista della fase
dei tornei che prenderà il via a partire dalla primavera: è importante che in questi mesi si lavori con attenzione e concentrazione. Gli allenamenti variano tra palestra, spazi aperti e campi
da beach volley, per fornire una preparazione il più possibile
ampia, completa e strutturata.
Il lavoro di Giovanni si struttura su 3 aspetti: prevenzione, rinforzo muscolare generico e lavoro atletico specifico. “Alla base
di ogni sport agonistico, e quindi anche del tennis, c’è la ricerca
di spingersi al limite”, spiega Giovanni Teoli che evidenzia poi
quali sono gli aspetti su cui bisogna maggiormente lavorare, in
fase di preparazione atletica: “È fondamentale l’atteggiamento
che si ha, in campo e fuori. Prima che sul fisico i ragazzi devono
allenare le proprie ambizioni. Un buon allenamento non può
prescindere da 3 principi cardine: l’energia che si sprigiona, il
rimo con cui si imposta il lavoro e soprattutto la testa, fattore
fondamentale”.
Il metodo di lavoro del preparatore dell’Academy non differisce
poi molto dall’impostazione data da Fabio Giuliano, preparatore atletico dell’agonistica del Quanta Club. È lo stesso Giovanni a sottolineare la cosa: “È fondamentale avere un sistema
di lavoro condiviso. Così facciamo io e Fabio: dando la stessa
impostazione e struttura agli allenamenti cerchiamo di creare
continuità tra queste due realtà visto che l’Academy è lo sbocco
naturale dell’agonistica”.
“Quei 20 secondi”
Anche i tempi di recupero sono
importanti per il nuovo “acquisto”
dell’Academy
L’incontro di Giovanni Teoli con il mondo del tennis avviene
quasi per caso, nel 2002, quando, mentre stava ultimando gli
studi all’università, ha iniziato a lavorare come preparatore
atletico. Un passato legato al calcio, gli studi di osteopatia
fino ad arrivare poi, quasi in punta di piedi, in questa nuova
realtà. La vera svolta arriva nel 2014 quando inizia a seguire
Francesca Schiavone come osteopata prima e come preparatore poi, entrando a far parte del suo entourage milanese.
Da qui in avanti è tutto un crescendo: di esperienze, di
viaggi, di emozioni. A raccontarlo è lo stesso Giovanni: “Ho
girato il mondo e ho avuto la possibilità di vedere da vicino
grandi campioni e carpire segreti sui loro metodi di allenamento”. Ma la passione per il tennis non si è limitata a questo, ancora oggi, infatti, continua a studiare, partendo dalla
propria esperienza personale con la racchetta: “Continuo a
prendere lezioni di tennis per capire quali sono i miei punti
di debolezza su cui lavorare. Parto dalla conoscenza anatomica del movimento, da qui poi mi soffermo e lo studio. Tra
uno scambio e l’altro, per esempio, ci sono 20 secondi di
recupero; una volta appurato ciò bisogna capire quali elementi e gesti atletici inserire”.
Non solo tecnica quindi ma un lavoro approfondito e dettagliato, partendo dalla convinzione che il tennis sia uno sport
basato sull’intermittenza, in cui è fondamentale usare la
forza esplosiva. Oltre a seguire i ragazzi dell’Academy del
Quanta Club e Francesca Schiavone, Giovanni collabora dal
2015 con la Federazione Tennis Turca, nello specifico segue
Ipek Soylu, 150 al mondo in classifica WTA e 50 in doppio.
M
27
TENNIS
SAT
formula vincente
Un’ottantina di iscritti alla Scuola
Addestramento Tennis che tre volte alla
settimana cercano sempre di migliorarsi
Uno staff super
Lo staff della SAT è davvero super. Ecco gli artefici del successo dell’iniziativa: Manuela Zoni, Luca
Pola, Toribio Ventura, Matteo Volante, Roberto Guida,
Stefania Barbiero, Filippo D’Agostino e Jacopo
Volontieri. A questi vanno poi aggiunti il preparatore atletico Fabio Giuliano e Mary Dona, impegnata
nella parte atletica il sabato mattina.
M
28
L
a Scuola Addestramento Tennis adulti del
Quanta Club si rivolge a persone di ogni età
che desiderino imparare a giocare a tennis in
modo completo. La formula adottata la rende
unica nel suo genere: tanto lavoro in campo e in palestra, lezioni mirate e differenziate da campo a campo
e 4 tornei annuali per misurarsi con se stessi e con gli
altri. Alla parte tecnica sul campo si affianca quindi un
importante lavoro di potenziamento atletico in palestra.
Le lezioni si svolgono in 3 giorni distinti della settimana, martedì, giovedì e sabato, dalle ore 19 alle ore 21
in settimana, mentre il sabato ci si allena dalle ore 10 alle
12. La formula è rodata da ben 4 anni: un’ora di atletica
e un’ora di gioco in campo. La parte atletica si svolge
tutti insieme mentre per il lavoro tecnico si è suddivisi
in gruppi, massimo quattro giocatori più un insegnante
per campo.
A inizio stagione gli atleti vengono divisi in gruppi a
seconda del livello di gioco: da quello base, di chi è all’inizio, fino ai gruppi di terza categoria. Tutti i maestri
del Club sono impegnati con la SAT adulti durante la
stagione.
A differenza di quanto si possa credere dal nome “adulti”
l’ambiente della SAT è estremamente giovane e giovanile, essendo lo sbocco naturale per tutti i ragazzi che
provengono dal mondo del tennis e che, una volta terminate le superiori, decidono di proseguire con gli studi
iscrivendosi all’università.
Il successo della SAT, circa 80 iscritti quest’anno, si basa
sul perfetto connubio tra lavoro atletico e tecnico. La
gente sceglie di iscriversi per migliorare ma anche per
dare continuità alla propria preparazione (si comincia
a settembre per arrivare fino a giugno). L’obiettivo a cui
puntano gli atleti è quello di essere più autonomi e avere
così una padronanza migliore di questo sport. Accanto a
questo, spiega la responsabile tennis Manuela Zoni “c’è
la speranza di far incontrare persone che in futuro possano giocare tra di loro e che si avvicinino sempre più
alla vita del Club, fino a diventarne Soci”.
M
29
Kia-Errani
binomio vincente
In via Assietta la tappa finale del
Kia Tennis Trophy con la presenza della grande Sara
Anche quest’anno Kia ha scelto il Quanta Club
come sede finale del Kia Tennis Trophy. Dopo il
successo dell’edizione 2015 quindi, ancora una
volta, il centro sportivo di via Assietta ha ospitato la tappa finale di questo torneo. I giocatori si sono dati battaglia sui campi in terra del
Club per aggiudicarsi un pass e volare così in
Australia per assistere agli Australian Open, in
programma dal 16 al 29 gennaio.
Quella del Quanta Club è la tappa conclusiva
del Kia Tennis Trophy, torneo andato in scena
su alcuni dei principali campi da tennis italiani.
Queste le tappe del trofeo edizione 2016: Roma,
Vicenza, Torino, Bari, Faenza, Napoli, Palermo,
Cagliari.
Riflettori puntati dunque sul centro di via
Assietta da venerdì 2 a domenica 4 dicembre
2016. Il momento clou di questa 3 giorni di tennis
e festa è stato domenica mattina quando Sara
Errani, testimonial dell’evento, si è esibita in
palleggi insieme ai piccoli campioni della scuola
tennis del Quanta Club. Nelle foto in alto due
immagini della scorsa edizione.
Crucitennis
TENNIS
30
M
INFORMAZIENDA
Insieme
per l’IKSDPNyandiwa
Teachers
Training
College
“Harambee” in Swahili significa “lavorare insieme”:
questo è lo spirito di Together Harambee, il Progetto promosso dalla Fondazione Brownsea,
partner e promotore principale di IKSDP (International Kenyan Scout Development Project, una
ONG del Kenya), Innext e Google for Education che, insieme, stanno collaborando per fornire gratuitamente agli studenti, al corpo docente
e al personale dell’IKSDP-Nyandiwa Teachers
Training College, la soluzione Google di comunicazione e collaborazione integrata specifica
per scuole e università.
ciari incentivandone lo sviluppo educativo e professionale in senso globale, a Settembre 2016
un team di Innext ha trascorso un’intensa settimana a Nyandiwa, con l’obiettivo di formare i
membri del Comitato direttivo del College IKSDP
sull’uso di Google for Education, conoscere da
vicino la cultura locale e incontrare Safaricom, il
più importante gestore della telefonia mobile del
Kenya.
L’introduzione di Google for Education rappresenta un passaggio importante dello sviluppo
della zona rurale di Nyandiwa che, grazie al
lavoro iniziato nel 1983 dalla Fondazione Brownsea e da IKSDP, è entrata in contatto con il resto
del Paese diventando un punto di riferimento
nazionale per l’avanguardia del suo College e
per i riconoscimenti accademici che i suoi studenti, ragazzi e ragazze, continuano ad ottenere.
A partire da Giugno 2016 il College di Nyandiwa,
che si trova sulle rive del lago Vittoria in Kenya,
e che forma insegnanti di scuola primaria, ha
iniziato a sperimentare una moderna modalità
di studio, confronto e relazione, sia online che
offline. L’importanza del Progetto risiede proprio
nell’attivazione di una rete di interconnessioni
relazionali, che consente uno scambio continuo,
reciproco e coinvolgente tra gli studenti, gli insegnanti e lo staff del College, oltre all’intera comunità di Nyandiwa.
Ora Together Harambee vuole superare i limiti
geografici e rendere l’IKSDP-Nyandiwa Teachers
Training College il nodo di una rete globale, in cui
conoscenza e valori sono condivisi e condivisibili sempre e tramite qualsiasi dispositivo (fisso
e mobile). Una rete aperta, integrata e sicura, in
cui si possa “Harambee”. Innext.com
Seguendo l’idea alla base dell’iniziativa, ovvero
educare e trasferire delle competenze ai benefi-
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PISCINA & FITNESS
La forma nasce in piscina
Un’ora di aquagym fa bruciare il 30% di calorie
in più rispetto a una sessione “a secco”
A
Tutto nasce con i Romani
L’acqua come “aiuto-istruttore”
ha una storia millenaria
L’acqua come terapia era di moda fin dai tempi
degli antichi Greci, dei Romani, degli Assiri, dei
Babilonesi e degli Egiziani. Nei secoli le terme sono
state una costante per il relax e la ricerca salutistica
ma nessuno aveva mai pensato di farne una vera
attività di fitness. Sino alle metà degli anni Novanta
quando negli Stati Uniti gli istruttori delle palestre
si sono accorti che l’attività al chiuso cominciava a
stancare i praticanti. Accanto al boom dell’aerobica,
propagandata soprattutto da Jane Fonda, nasceva
così un movimento che vedeva i salutisti radunarsi
in gruppi, per socializzare oltre che per dimagrire.
Questa moda, con il passare del tempo, spesso
legata a scarsa preparazione e improvvisazione,
aveva iniziato però a causare qualche danno come
compressioni vertebrali, discopatie, ernie, problemi
circolatori, cartilaginei e ossei, distorsioni a causa
dell’alto impatto dell’esercizio.
A questo punto i medici e gli insegnanti americani
(seguiti poi da quelli brasiliani e solo nell’ultimo
decennio da quelli europei), hanno capito che
bisognava correre ai ripari addolcendo “l’impatto”
dell’esecuzione “a secco”. Come? Semplicemente
portando gli esercizi di aerobica in acqua. E così è
esplosa la mania dell’aquagym.
nche l’aquagym non è più quella di una volta. E stiamo parlando di una disciplina che negli ultimi anni si è inserita
prepotentemente nel mondo del fitness. La sua storia risale
ai tempi dell’antica Roma quando si era già compresa l’importanza dell’acqua come elemento essenziale per un rinvigorimento del
corpo e della mente. Se un tempo c’erano le terme, dove tutti potevano
andare a rilassarsi e a praticare una serie di esercizi mirati nelle vasche d’acqua (fredda e calda), oggi le piscine come quella del Quanta Club hanno
istruttori competenti che insegnano esercizi da svolgere singolarmente o
in gruppo, con i quali poter lavorare sul miglioramento del proprio fisico,
senza rinunciare al divertimento e al piacere di stare in compagnia.
Sul piano del controllo del peso, argomento che interessa soprattutto le
frequentatrici della piscina, i risultati sono più rapidi: secondo gli esperti,
un’ora di acqua-fitness fa bruciare il 30% di calorie in più rispetto a una
sessione “a secco”. E soprattutto scolpisce là dove serve, facendo perdere
peso e mettendo ko la cellulite (ma ricordiamoci sempre dell’importanza
dell’alimentazione).
Nel dettaglio sono molti i benefici estetici e salutari di questa disciplina:
l’acqua, infatti, sostenendo la colonna vertebrale, previene i traumi muscolari e assicura un allenamento in totale sicurezza.
La circolazione sanguigna trae grande giovamento dall’aquagym perché il
movimento nell’acqua favorisce la circolazione linfatica, eliminando ritenzione idrica, vene varicose, senso di gonfiore e pesantezza delle gambe che
sono poi quelle maggiormente beneficiate da questo allenamento.
Le signore trovano poi grande giovamento nella guerra alla cellulite poiché il movimento in acqua provoca uno spostamento delle masse dell’acqua stessa, che facendo pressione contro il corpo agisce come un idromassaggio, contrastando i cuscinetti, la cellulite e il sovrappeso arrivando
anche a eliminare gli inestetismi a “buccia d’arancia” e tonificando pancia,
glutei e cosce.
Il controllo delle calorie, alla base di ogni dieta seria, passa anche attraverso
movimenti che brucino i grassi. Grazie all’attrito con l’acqua lo sforzo
muscolare necessario per lo svolgimento degli esercizi è molto superiore a
quello impiegato “a secco”. L’aquagym agisce sui muscoli recuperandone
elasticità e tonicità senza aumentare troppo la massa muscolare come
invece può avvenire con determinati esercizi svolti in palestra. I muscoli,
se mai, si allungano e non crescono di volume.
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Acque bollenti
Grande movimento in piscina tra
corsi, agonistica e master
AQUAGYM
Con l’inizio del nuovo anno scolastico è ripresa anche l’attività
legata alla piscina, dai corsi per bambini fino a quelli per adulti,
senza dimenticare agonistica, master e molte altre attività. Tra questi
spiccano il kayak, i corsi di sub e quelli di aquagym.
Questo il programma delle lezioni e i rispettivi istruttori che si
alternano in vasca:
Lunedì
• 13.45 – 14.00: Luca Bertante
• 15.00 – 15.45: Luca Bertante
• 19.15 – 20.00: Mila
Martedì
• 15.00 – 15.45: Annalisa
• 19.00 – 19.45: Franco
Kayak
Ogni lunedì sera, dalle ore 21.30 alle ore 23.00 la piscina del Quanta
Club si trasforma in una grande vasca per i corsi di kayak. I vari
atleti, ciascuno con la propria canoa, si esercitano in vasca tra allenamenti vari e sfide. Per tutti gli amanti di questo sport il Quanta
Club è quindi il luogo ideale dove potersi ritrovare, in attesa poi, con
la bella stagione, di affrontare le discese impervie dei fiumi.
Mercoledì
• 11.15 – 12.00: Franco
Giovedì
• 13.00 – 13.45: Ingrid
• 19.00 – 19.45: Luca Bertante
Venerdì
• 15.00 – 15.45: Luca Bertante
Sabato
• 13.00 – 13.45: Franco
Informazioni
Per fissare una prova di nuoto invia una mail a:
[email protected]
Sub
La scuola subacquea Quantadiving si rivolge a tutti i sub o futuri
tali che vogliano conseguire il brevetto Padi. Sotto la supervisione
dei due responsabili Paolo Bernucci e Pasquale Bianco si impara
ad immergersi sott’acqua, a respirare con l’ausilio di bombole e a
provare l’emozione di essere senza peso. L’età minima richiesta per
accedere ai corsi è di otto anni. Ciascun atleta è fornito di kit per
l’immersione. Il kit è composto da: bombola ad aria compressa, erogatore e manometro subacqueo. I corsi si svolgono presso la piscina
il mercoledì sera, dalle 20.00 alle 21.00. Per fissare una prova si possono contattare direttamente i due referenti o prenotare una lezione
rivolgendosi alla reception del Quanta Club.
Aquagym
L’offerta dei corsi di aquagym è estremamente ampia: dal lunedì al
sabato, infatti, si susseguono in piscina corsi di aquagym a orari
differenti, per soddisfare le esigenze di tutti gli amanti... dell’acqua. Per frequentare le lezioni si può acquistare il carnet da 10
ingressi, o ancora sottoscrivere l’abbonamento Open Acqua (che
unisce al nuoto libero i corsi di aquagym) o l’Open Fitness Total, la
formula completa che comprende palestra, corsi fitness, aquagym
e nuoto libero.
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OPEN FITNESS TOTAL
Per chi ama la palestra e il fitness ma non vuole rinunciare a
una nuotata rilassante l’Open Fitness Total è l’abbonamento
ideale. La formula total, infatti, consente di avere accesso
alla palestra, ai corsi fitness e alla piscina, per il nuoto libero
o per l’aquagym. Si può scegliere tra abbonamento semestrale o annuale. In entrambi i casi sono 3 le soluzioni proposte, per venire incontro agli orari e alle esigenze di tutti:
la formula full (senza limitazione di orari), quella part time
(abbonamento fino alle ore 16.00) o quella serale valido dalle
ore 17.30.
Per avere maggiori informazioni chiama la Reception del
Quanta Club allo 02 6621611.
INFORMAZIENDA
Day: soluzioni di
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migliorano la vita
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scritto Day, sappiate che se avete buoni pasto
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la loro vita più leggera nel quotidiano, in città, sul
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trent’anni fa e oggi si concretizza in una serie di
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aziende.
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è quello del buono pasto, con il quale 500.000
lavoratori ogni giorno trascorrono la pausa
pranzo in uno dei 110.000 locali affiliati. Può
essere sotto forma di carnet cartaceo o digitale
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l’esenzione fiscale prevista per legge garantisce
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PADDLE
mon amour
il Paddle
Carlo Ruffori è istruttore
al Quanta Club oltre che
giocatore di A2
MAESTRO
Carlo Ruffori nei nostri campi da Paddle
L
a passione di Carlo Ruffori per il paddle
nasce casualmente. È la primavera del 2014
quando vede sorgere al Tennis Ambrosiano
i primi campi. Da lì matura una curiosità
verso questo sport che lo porta fino al Tennis Gardanella, al cospetto di Gustavo Spector, maestro di paddle
del centro. Qui inizia a prendere lezioni e a partecipare
poi ad alcuni tornei. Ed è proprio nella G.S. Academy
(scuola di Paddle all’interno della Gardanella) che
Carlo si forma e matura come giocatore, fino ad entrare
a far parte della squadra di paddle del circolo.
Con il passare degli anni l’amore per questo sport è
cresciuto fino a diventare una vera e propria professione. Oggi Carlo ricopre il duplice ruolo di istruttore
di paddle al Quanta Club e di giocatore nella squadra
della Gardanella, con cui disputerà il campionato di
serie A2 nella prossima stagione, a seguito della promozione dalla serie B.
Obiettivo più immediato è invece la partecipazione agli
assoluti regionali di terza categoria. Perché la scelta del
paddle? La motivazione è molto semplice: “Nel 2014,
quando ha iniziato ad essere conosciuto e praticato, il
paddle ha portato un reset a livello agonistico. Tutti
hanno iniziato da zero. C’era molta meno differenza a
livello tecnico tra le persone di quanto non vi fosse con
il tennis”.
5 buoni motivi
Va bene il tennis ma...
Ecco 5 buoni motivi per giocare a paddle.
1 A differenza di altri sport, come il tennis, si può giocare
senza accanirsi sul fatto di dover prendere lezioni.
2 Non serve una preparazione tecnica complessa per fare una
partita come invece avviene per altri sport, come il tennis.
3 È uno sport veloce e rapido
4 È intuitivo, si può giocare fin da subito divertendosi
5 È per tutti. Una volta che si prende dimestichezza con la racchetta si possono subito fare partite con gli amici.
TOTTI E NADAL IN CAMPO
Sono molti gli sportivi che si sono appassionati a questa disciplina.
C’è differenza tra tennis e paddle? Chi proviene dal mondo del
tennis è più agevolato a giocare a paddle anche se a livello tecnico
ci sono molte diversità. Nel paddle la varietà dei colpi è sopra la
testa, nel tennis invece i colpi vengono giocati soprattutto sotto la
testa, eccezion fatta per lo smash. Questa disciplina ha estimatori
nel mondo del calcio come Francesco Totti (il lunedì mattina corre
alla Canottieri di Roma per divertirsi), Roberto Mancini, Diego
Armando Maradona e Gabriel Batistuta. Nel mondo dello spettacolo
e nel jet set Alberto di Monaco, Neri Marcorè, Luca Barbarossa e
il regista Fausto Brizzi. Molti tennisti in attività praticano il paddle
per allenamento-divertimento: Rafa Nadal, Feliciano Lopez, David
Ferrer, Sara Errani, Roberta Vinci e altri. Tra gli ex professionisti se
ne sono innamorati Gabriela Sabatini e Arantxa Sanchez.
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35
M
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Prevenire è meglio che curare?
Diciamoci la verità. Quante volte, parlando tra amici, o
con i colleghi di lavoro, abbiamo sentito o pronunciato
noi stessi frasi come queste: “Ah, se ci avessi pensato
prima..”, oppure, “Ma come ho fatto a non pensarci
prima…”, “Forse avrei potuto prevederlo…”. Certo,
non si può prevedere tutto, ma se parliamo della nostra salute, e di quella dei nostri cari e della nostra
famiglia, allora cambia la prospettiva, è necessaria
più attenzione e si impongono alcune riflessioni, perché, come recita un vecchio e saggio detto popolare,
“con la salute non si scherza”. La prevenzione, al riguardo, è importantissima. Riuscire a diagnosticare
una patologia in tempo utile è quasi sempre una condizione che aiuta a ridurre i tempi di degenza e ad
accelerare la guarigione.
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AGENDA
Tra Fitness e Rodeo
Si prospetta un dicembre ricco di appuntamenti e ancor più un 2017 pieno di
novità e iniziative. Eventi legati allo sport ma non solo, per soddisfare le esigenze di
tutti, sportivi e non...
Dicembre
• 7/8 dicembre 2016
• 17 dicembre 2016
Tennis. Rodeo Quanta Winter Cup
Torna l’appuntamento con il rodeo giovanile dedicato alle
categorie under 10, 12, 14 maschile e femminile. Si scende
in campo dalle ore 9 del mercoledì alle ore 21.30 per match
avvincenti ed emozionanti, senza esclusione di colpi. Il torneo
è riservato a massimo 32 giocatori per categoria in ordine di
iscrizione.
Danza. Saggio di Natale
I ballerini del Club si esibiscono in uno spettacolo natalizio
davanti ad amici e parenti sulla pista da roller. Immancabile
una sorpresa per i più piccoli nel finale.
Tennis. Torneo SAT
Appuntamento per tutti gli atleti della Scuola Tennis del
Quanta Club, dai piccoli agli adulti. Il torneo vale come selezione per il Fit Junior Program. Al termine del pomeriggio di
sfide, si comincia alle ore 14.30, per più piccoli c’è la discopizza, per ballare, giocare e divertirsi in compagnia dei propri
maestri.
• 11 dicembre 2016
Beach Volley. Torneo di Natale
Prima di salutarsi per le festività c’è ancora tempo per una
sfida dal sapore tutto natalizio con il Torneo di Natale 2 x 2
misto. E dopo la sfida la serata prosegue al Ristorante del
Club, con il giropasta.
Hockey. HC Milano Quanta vs Libertas Forlì
Ultima gara di questo 2016 per i Campioni d’Italia in carica del
Milano Quanta. Necessario chiudere l’annata con una vittoria.
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• 12 dicembre 2016
Fitness. Evento di Natale
Dopo il grande successo dello scorso anno con
la festa di Natale red&white viene riproposto il
binomio vincente fitness e aperitivo. La formula
collaudata è semplice: si balla, si fa attività con
i vari corsi fitness e poi ci si sposta in pizzeria
per l’aperitivo. L’evento, aperto a tutti, inizia dalle
ore 17. Oltre ai consueti corsi del plan del lunedì
largo spazio a lezioni speciali per coinvolgere
il maggior numero di istruttori del Quanta Club.
Accanto agli inossidabili istruttori del lunedì Luca
Bertante, Alessia Garbujo, Mila, Davide e Silvia, ci
sono Franco Fortunato, Alice Pierro, Paola Antoniotti e Ilenja Lattanzio. Una grande festa del fitness e del divertimento gratuita.
Gennaio
• metà di Gennaio
gli adulti, invece, c’è una novità: il torneo non è più singolo
ma doppio.
• seconda metà di Gennaio
Hockey. HC Milano Quanta vs Sportleale Monleale
Per l’ennesima volta in questa stagione considerando amichevoli pre stagione, campionato e qualificazioni di Coppa
Italia, le due compagini si trovano una di fronte all’altra.
Paddle. Torneo
Torneo maschile e misto per tutti gli amanti di questo sport.
Tennis. Tennis Clinic
Stage intensivo di tennis riservato ai Soci del Quanta Club.
Sotto la supervisione dei maestri del Club i Soci possono allenarsi e fare lezioni intensive, con lo scopo di migliorare la
propria tecnica di gioco.
Tennis. Torneo Manager
Il torneo è rivolto a manager di aziende. Dopo il torneo aperitivo in Club House.
• 22 gennaio
Tennis. Tennis Clinic
Stage intensivo di tennis riservato ai Soci del Quanta Club.
Sotto la supervisione dei maestri del Club i Soci possono
allenarsi e fare lezioni intensive con lo scopo di migliorare la
propria tecnica di gioco.
Tennis. Fit Junior Program
Il Quanta Club ospita la tappa di questo circuito rivolto ai più
piccoli. Si sfidano i bimbi di vari circoli, divisi per fasce d’età.
Queste le categorie interessate: red under 7, orange under 8,
super orange under 10, green under 12, super green under 14.
Tennis. Torneo 3 racchette
Torneo riservato ai Soci del Quanta Club. Come dice la parola
stessa in una sola giornata ci si sfida in 3 sport diversi, tennis,
paddle, e beach tennis, usando quindi 3 diverse racchette. Ci
si divide in squadre, ciascuna squadra è composta da almeno
6 componenti, divisi in coppie a cui si sommano poi eventuali
riserve. I 3 tornei, quello di tennis, paddle e beach tennis, si
giocano in contemporanea sui vari campi del Club.
• 28 gennaio 2017
Hockey. HC Milano Quanta vs Asiago Vipers
Primo impegno casalingo di questo nuovo anno per i rossoblu
che tornano in pista, come di consueto, alle ore 19.
Febbraio
Marzo
• 4 febbraio
Hockey. HC Milano Quanta vs Lepis Piacenza
Sfida casalinga del Milano Quanta prima della sosta per la
final six di Coppa Italia.
Cena con delitto (evento per i Soci)
Serata di grande divertimento al ristorante del Quanta Club
con la cena con delitto. Evento esclusivo per i Soci del Club.
Durante la cena andrà in scena un vero e proprio delitto, agli
ospiti della serata il compito di risolvere il mistero e scoprire
l’assassino, per aggiudicarsi così il premio finale.
• 25 febbraio
Tennis. Torneo SAT di Carnevale
Torneo differenziato a seconda delle categorie: bambini e
ragazzi si sfidano nel singolare maschile e femminile, per
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Beach VOLLEY
La carica dei 200
Entusiasmo crescente tra i ragazzi delle medie
e delle superiori ai corsi del Quanta Club
C
Daniel, amata palla
Cerri, un allenatore passato dalla pallavolo al beach volley, sempre con successo
Non il solito calcio, né il nuoto o il
tennis, ad appassionare fin da subito
Daniel Cerri è l’amore per il beach
volley. A onor del vero prima del beach
a colpire e incuriosire Daniel è stata la
pallavolo, all’età di 7 anni. Da qui un
crescendo fino ad arrivare al beach
volley, come giocatore e ora anche
come istruttore.
Seppur giovane, 23 anni, il ragazzo ha
idee e obiettivi molto chiari a livello di
carriera personale primo su tutti migliorare il 7° posto a livello di campionato
italiano invernale ottenuto nella passata
stagione in coppia con Daniele Gambarelli. Dando uno sguardo al 2017 e alla
stagione estiva Daniel punta ad entrare
nel main draw.
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40
ome confermano le statistiche degli
ultimi anni la passione per il beach volley è in netta crescita. Anche i corsi del
Quanta Club hanno avuto un incremento costante nel numero di iscritti negli anni,
fino ad arrivare in questa stagione a varcare la soglia
di 50 tra ragazzi delle medie e delle superiori su un
totale di 200 iscritti. Ad allenare e seguire i ragazzi
di quest’età è Daniel Cerri, da 4 anni membro dello
staff di istruttori di beach volley del Quanta.
L’attività giovanile è strutturata su allenamenti
mono-bi-trisettimanali. Ogni settimana l’allenamento è impostato sull’apprendimento di un fondamentale del beach volley, con esercizi tecnici
mirati e differenziati per fasce di età. Lo scopo principale dei corsi è quello di far conoscere ai più giovani questo sport e farli appassionare al mondo del
beach. A livello tecnico, invece, gli obiettivi variano
e si differenziano a seconda dei corsi e dell’età: il
lavoro svolto con i ragazzi delle medie serve per
cominciare a capire come ci si muove in campo nel
due contro due, con i liceali si punta a una preparazione fisico-tecnica il più possibile completa, in
previsione di un possibile salto verso l’agonistica.
Le soddisfazioni di un insegnante sono tante, lo
sa bene Daniel che si divide tra i corsi per ragazzi
e quelli per adulti: “Cerco di trasmettere ai miei
allievi l’amore e la passione per il beach volley. È
bello vedere come le persone si appassionino a questo sport; il beach è coinvolgente ed entusiasmante
allo stesso tempo. I ragazzi si avvicinano a questo
mondo per curiosità e finiscono poi per innamorarsene. Il nostro scopo principale è quello di formare
giocatori e persone in grado di procedere poi autonomamente, desiderose di giocare con gli amici, nei
tornei o sulla spiaggia”.
I beachers amano
il Quanta CLUB
Quanta Christmas Club
Il team building aziendale a
Natale trova in via Assietta
il partner logistico ideale
Via Assietta è un punto di
riferimento per appassionati e tornei
Il Quanta Club è ormai punto di riferimento e di ritrovo per i beachers milanesi
e non: non è un caso, infatti, che i campi
da beach del Club siano spesso stati
scelti come tappe di tornei e circuiti.
In questa stagione oltre ai consueti tornei
organizzati dai maestri del Club, il Quanta
ospita alcune tappe di due importanti
circuiti regionali di beach volley: l’Opes e
il Mikasa beach winter series.
Opes
Al suo secondo anno di vita come
circuito nel nord Italia, al suo esordio
sui campi del Quanta, questo torneo si
rivolge agli amatori. Il circuito si svolge
in 3 differenti centri sportivi, Quanta Club,
MBA Sport Academy e Beach Life Volley
Soul. Ciascun centro ospita 4 tappe. In
base alla classifica ottenuta sommando i
punteggi delle varie tappe si approda alla
finale italiana, a Roseto degli Abruzzi.
Tappe Opes al Quanta Club:
23 ottobre: 2 x 2 misto
18 dicembre:
2 x 2 maschile | 2 x 2 femminile
12 febbraio: 2 x 2 misto
26 marzo:
2 x 2 maschile | 2 x 2 femminile
Mikasa
Questo torneo vanta una lunga storia
e tradizione ed è rivolto al mondo del
beach volley agonistico. È una sorta di
torneo preparatorio in vista della stagione estiva. Lo scorso anno a vincere le
fasi finali del Mikasa è stato Daniel Cerri,
maestro del Quanta Club, in coppia con
Daniele Gambarelli. Le tappe del Mikasa,
oltre al Quanta Club, si svolgeranno in
altri 5 centri sportivi lombardi: Beach
Land (Mazzano – BS), Goparc Beach Stadium (Bagnolo Sab Vito – MN), Paradise
Beach (Sesto San Giovanni – MI), Centro
Pavesi FIPAV (MI) e Lazzate Sports Arena
(Lazzate – MB). Al termine del circuito
verranno organizzati master finali indoor
maschili e femminili.
S
i chiama “Quanta Christmas Club” il momento in cui tutta la struttura di
via Assietta può diventare il miglior partner per creare un evento aziendale nel più bel villaggio di Milano. I giorni a cavallo del Natale possono
infatti rappresentare il classico momento di aggregazione aziendale, per
festeggiare e salutarsi prima delle vacanze di fine anno, tutti insieme per il raggiungimento di un obiettivo. È anche l’occasione per sentirsi uniti, per rafforzare
il team. Sono giorni in cui non esistono solo lo shopping e la corsa ai regali ma
anche l’esaltazione dei valori dell’amicizia e della convivialità. Anche tra colleghi
quando intorno a una tavola imbandita possono scambiare chiacchiere in amicizia
e consolidare relazioni.
Il Quanta Club colora i suoi spazi di atmosfere dal sapore natalizio e apre le porte
al Natale proponendo per le aziende un’offerta, appunto il ”Quanta Christmas
Club” con la quale le società interessate possono realizzare il meeting festoso
secondo le proprie esigenze e necessità, per vivere completamente lo spirito natalizio con i colleghi e la famiglia. “Quanta Christmas Club” propone varie tipologie
di eventi ed iniziative tra cui scegliere. Tra queste una Convention di fine anno con
cena o pranzo di Natale e un Family Day, per festeggiare con colleghi e famiglie,
tra un aperitivo natalizio con foto e filmati ricordo in una cornice festosa. Non
mancano proposte di team building a tema o serate musicali per vivere l’azienda e
i colleghi non solo all’interno di un formale rapporto di lavoro, ma come un’esperienza unica e indimenticabile. L’azienda può optare per la formula preferita e il
team di Quanta Club costruirà l’evento natalizio intorno alle sue esigenze.
Lo spirito di gruppo, la motivazione a stare insieme potrà così esplodere naturalmente: le risate sono assicurate e questo potrebbe anche essere l’occasione per un
simpatico meeting aziendale in modo da non perdere di vista gli obiettivi lavorativi, in una location accogliente e stimolante per sviluppare l’affiatamento, la
solidarietà, la comunicazione e lo spirito di squadra.
EVENTI TUTTO l’ANNO
Tappe Mikasa al Quanta Club
20 novembre: 2 x 2 maschile
15 gennaio: 2 x 2 femminile
26 febbraio: 2 x 2 femminile
19 marzo: 2 x 2 maschile
Attraverso il servizio di Organizzazione Eventi il
Quanta Club di Milano offre una rosa di soluzioni
indoor e outdoor in grado di soddisfare tutte le
differenti esigenze.
Convention, team building, tornei aziendali, kick
off, cene e premiazioni, aree per set fotografici e
spazi dedicati per chi vuole lavorare in una struttura dotata di tutti i comfort fanno del Quanta Club
il punto di riferimento per le attività “corporate”.
Le aziende interessate arealizzare da noi i propri
eventi, possono richiedere un incontro che spieghi
le proprie esigenze e trovi le “risposte” del Quanta
Club chiamando Maria Maiello, Event Manager, allo
02 66216155. ([email protected])
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SALUTE
A tutta centrifuga
Al bar i centrifugati di frutta e verdura sono i nuovi protagonisti di facili azioni detox
I
A vanta diverse proprietà: protegge la salute della pelle e
capelli e contiene degli importanti antiossidanti, che contrastano l’azione dei radicali liberi. La vitamina C ha un’azione
energizzante, rafforza le ossa e mantiene in salute cartilagini
e tendini. Inoltre, essendo un potente antiossidante, previene
le rughe e contrasta gli effetti del tempo. La vitamina è un
potente antiossidante, favorisce e accelera la guarigione di
ferite e lesioni. Inoltre protegge la salute del sistema nervoso,
quello cardiovascolare e i muscoli.
centrifugati dovrebbero far parte di un approccio completo alla salute e a una dieta sana. Ora questi veri
elisir di salute e di bellezza la fanno da protagonisti
anche al bar del Quanta Club fornendo all’organismo
una preziosa scorta di sali minerali, vitamine, enzimi e altre
sostanze vitali in forma altamente assimilabile. I centrifugati, infatti, depurano l’organismo, ridonando luminosità alla
pelle, migliorando i problemi digestivi e alleviando eventuali
disturbi quali colite, gastrite, meteorismo, dermatite, acne e
cistite.
Yoga: arancia + carota + zenzero
Buono da bere e utile a sconfiggere la cellulite. Le arance
sono il miglior amico in questa lotta e unite alla carota e allo
zenzero, diventano una bevanda perfetta per contrastarla
dall’interno e nello stesso tempo aumentare il betacarotene
fondamentale per l’abbronzatura.
Ecco le nostre centrifughe
Goal: arancia + kiwi
I kiwi e le arance sono ricchi di vitamina C. Il centrifugato
di kiwi e arance aiuterà l’organismo a fare scorta di potassio
e vitamina K. Questa ricetta viene consigliata per ridurre il
colesterolo, per incrementare l’assorbimento del ferro e per
depurare l’organismo.
Paddle: mela + cetriolo + pomodoro
Questa centrifuga dal gusto decisamente particolare è utile
per la sua azione disintossicante. Ricco di vitamine, povero di
grassi e di calorie, è ottimo da gustare anche come aperitivo.
Volée: arancia + carota + limone
Con l’autunno sono arrivati anche i primi malanni stagionali.
Si può quindi fare incetta di vitamine preparando una gustosa
centrifuga ACE con arance, carote e limone trovando nel
cocktail un valido alleato contro il raffreddore. La vitamina
Powerplay: sedano + mela + cetriolo + limone + zenzero
La più comleta che mette insieme tutte proprietà nutritive e
curative per depurare e disintossicare l’organismo.
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SALUTE
HO
2
la FORMULA
giusta
Bere acqua prima, durante e dopo un match è un
obbligo per tutti, non solo per i campioni
S
e chiediamo a chi ci sta attorno quanta
acqua bevono al giorno ci accorgiamo
che il 90% delle persone non beve a sufficienza. Lo sapete che il nostro corpo è
essenzialmente costituito da acqua? Il valore medio
è di circa il 65%, cioè 45 litri per chi pesa 70 kg.
L’acqua, presente nei globuli e negli spazi intercellulari gioca un ruolo fondamentale per la nostra
salute garantendo la distribuzione dei valori nutritivi nel corpo, mantenendo costante la temperatura
corporea e consentendo l’eliminazione dei “rifiuti”.
Ogni volta che facciamo uno sforzo fisico, salendo
o scendendo le scale, giocando una partita di tennis, perdiamo acqua. Normalmente nello sport
il 75% della potenza consumata si trasforma in
calore, che si traduce in un aumento della temperatura corporea. Questo eccesso di calore viene
rimosso attraverso il sudore. Grazie alla sudorazione, il corpo può perdere tra 0,5 e 2,5 litri all’ora
(a seconda della forza prodotta, intensità, durata,
temperatura ambiente, ma in base alle peculiarità
individuali). Conclusione logica: è essenziale compensare queste perdite in acqua perché la mancanza
di acqua nel corpo può avere gravi conseguenze:
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CAMPIONI
Nella pagina accanto, Djokovic; nella foto in grande Nadal.
A sinistra il nostro centro fitness.
IN PALESTRA
Ricordiamo che il sangue è fatto d’acqua oltre che di altre
sostanze, quindi meno si beve e più il liquido ematico si addensa.
Ciò non è positivo per la nostra pompa sanguigna, il cuore, che
deve sforzarsi maggiormente per inviare il liquido in tutto il
corpo. Bere è fondamentale per chi si allena. Come definire in
litri il quantitativo ideale da bere? La soluzione più semplice è
moltiplicare 0,05 per il proprio peso corporeo.
capacità intellettuale ridotta, vertigini,
disturbi muscolari come distorsioni,
crampi, distorsioni ... ma anche un
colpo di calore e problemi di cuore.
L’ideale è bere prima di avere sete
perché questa indica già l’insorgenza
di una disidratazione. Meglio ancora
suddividere l’assunzione di liquidi. Per
una migliore idratazione, occorre bere
qualche sorso regolarmente, piuttosto
che una bottiglietta tutta insieme. È
preferire acqua che sia fresca solo tra
i 10 e 15 gradi, perché l’acqua ghiacciata può causare crampi allo stomaco
o diarrea... non ideali durante una partita o un allenamento.
C’è un modo semplice per sapere se
si è adeguatamente idratati: basta
guardare il colore della propria urina:
se è scura, significa che non si beve
abbastanza, cioè una quantità tra 1,5
e 2 litri di acqua. Molto importante è
anche idratarsi prima, durante e dopo
l’esercizio. Così come si consiglia di
smettere di mangiare tre ore prima di
una partita, bisogna ricordarsi di bere
mezzo litro per ora o 100 a 150 ml per
quarto d’ora dopo i pasti e prima di
allenamenti e gare. L’acqua deve contenere il 2% di carboidrati (20 grammi
di zucchero per litro di acqua) più
una presa di sale a compensare le perdite di glucosio e di sodio. Per chi si
idrata regolarmente, in tempi normali
è possibile non bere acqua se lo sforzo
non supera i 45 minuti (a meno che
non faccia molto caldo). Quando lo
sforzo dura meno di un’ora e mezzo,
bere bere solo acqua pura, in bottiglia
o dal rubinetto. Oltre questo tempo
bisognerebbe consumare acqua zuccherata (20 a 40 grammi di carboidrati
per litro di acqua). Si pensi che alcuni
atleti sudano tre volte di più rispetto
ad altri. C’è chi perde 0,7 litri per ora,
altri 2 litri.
Dopo la partita bisogna continuare
a bere per compensare la perdita di
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liquidi e glucosio anche a causa dello
stress. l’ideale è bere acqua zuccherata, da 40 a 60 grammi di carboidrati per litro d’acqua, ogni 15 o 20
minuti. Bisogna pesarsi prima e dopo
la partita, bevendo la quantità di acqua
persa: 1,5 litri di acqua per chilo perso.
Questa regola vale per uomini e donne
indifferentemente.
QUANTA FISIOMED
Bere bene, mangiare
meglio, con la dieta
Tra le consulenze più richieste del
nostro Poliambulatorio c’è quella
della nostra dietologa Laura Agabe.
Si riceve su appuntamento.
Contatti:
Tel. 02 39565590 / 02 39565589
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NEWS QUANTA | a cura di Marco Cattelan
OPEN FACTORY
nel Triveneto
A
nche quest’anno Quanta
ha deciso di credere e
investire nel progetto Open
Factory,
appuntamento
privilegiato per raccontare il mondo
della manifattura e per riflettere sulle
sue eccellenze. Dopo la conferenza
stampa del 14 novembre a Venezia,
ospiti di Grandi Molini Italiani,
Open Factory si è svolta con successo
domenica 27 novembre all’interno di
oltre 70 aziende e laboratori artigiani
tra Friuli-Venezia Giulia, Veneto e
Trentino-Alto Adige.
Migliaia di visitatori hanno potuto
entrare negli stabilimenti e nei
laboratori vedendo di persona come
operano le eccellenze del Nord Est,
scoprendo i processi di produzione
e conoscendo i protagonisti. Open
Factory, però, ha rappresentato anche
un momento per riflettere sulla
manifattura, sull’artigianato e sulle
sfide che le aziende manifatturiere
sono chiamate ad affrontare all’interno
Per il secondo anno
consecutivo Quanta
accompagna il progetto
nella promozione delle
aziende del territorio
CONFERENZA STAMPA
A sinistra la parola a Illo Quintavalle; qui sopra un momento della
conferenza stampa e lo stabilimento di Grandi Molini Italiani
di un mercato in piena evoluzione. Per rispondere a questo cambiamento
Quanta ha deciso di affiancare le
imprese del territorio puntando
sulla formazione di figure tecniche
altamente professionali, su ambiti
in forte espansione come l’Industry
4.0 e soprattutto sul capitale umano
che lavora in prima persona nelle
aziende del Triveneto. A sottolineare
questo approccio ci ha pensato Illo
Quintavalle, Presidente del Gruppo
Quanta, del quale vi proponiamo una
parte dell’intervento: “Il mercato del
lavoro è in costante trasformazione. Il
capitale umano rappresenta il valore
aggiunto, la chiave per vincere queste sfide,
non ultime quelle poste dall’Industria 4.0.
Il Triveneto, cuore pulsante della nostra
manifattura, è da sempre uno dei territori
più ricettivi e pronti al cambiamento.
Open Factory, manifestazione che anche
quest’anno abbiamo scelto di sostenere e
affiancare, offre l’occasione di toccare con
mano le trasformazioni che le imprese
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e le metodologie produttive stanno
affrontando. Un’esperienza unica”.
“Si può già immaginare che in futuro i
lavoratori non saranno più impiegati
in un’unica azienda seguendo i ritmi
del cartellino, ma a progetto in più
stabilimenti. Molto probabilmente i nuovi
lavoratori avranno più di un datore di
lavoro, inseriti attivamente in dinamiche
di co-employment e reti d’impresa in cui
i punti di connessione non saranno più i
luoghi fisici ma le stesse risorse coinvolte
-ha continuato Quintavalle-.
Nel nuovo scenario che viene a delinearsi,
la formazione ha un ruolo chiave e siamo
orgogliosi di poter affermare che il Gruppo
Quanta ha sempre fatto di questo elemento
un pilastro della propria crescita”.
Aderendo a Open Factory 2016
Quanta rimarca la volontà di
accompagnare le imprese nelle sfide
future, supportandole con risorse
qualificate e servizi capaci di anticipare
le evoluzioni del mercato.
Operazione Fibra Ottica
Obiettivo specializzazione
Il progetto è stato avviato
in 5 regioni nelle aree di Venezia,
Torino, Napoli, Roma e Catania
Lavoro: la via per specializzarsi passa
da Quanta. Centinaia i giovani avviati
al lavoro come tecnici specializzati
nei corsi a numero chiuso
Non c’è solo la grande “Operazione Fibra Ottica”. I progetti
di Quanta nell’ambito della formazione spendibile in ambito
lavorativo non si limitano al settore delle telecomunicazioni. La
formula è semplice ma davvero efficace, perché trova la sua
genesi nel dialogo con le aziende. Grazie a un costante dialogo
con le realtà del territorio gli HR e i sales Quanta sono in grado
di organizzare percorsi tecnici formativi in grado di rispondere
alle esigenze di mercato, grazie alla formazione di figure non
reperibili. I corsi, a numero chiuso, sono divisi tra lezioni frontali
con professionisti e attività pratiche nelle aziende partner: solo
i corsisti più meritevoli e motivati saranno successivamente
assunti in somministrazione all’interno di aziende del settore
con ottime probabilità di essere successivamente assunti
a tempo indeterminato. Tra i vari percorsi attivati nel 2016
ricordiamo quello per Specialisti nella preparazione, montaggio
e cucitura pelle in ambito moda, quello per Specialisti in
Ricerca e Sviluppo a Modena, per Addetto alla ristorazione
con competenze Street Food a Parma, corso che ha visto oltre
100 corsisti diplomati e assunti in realtà del settore alimentare
nell’ultimo trimestre.
Svizzera: la sfida digitale
Sono più di 200 i giovani che nell’ultimo anno sono stati formati
e avviati al lavoro come tecnici e giuntisti di fibra ottica dagli HR
Quanta. Questo numero è destinato ad aumentare notevolmente
dopo l’avvio dell’Operazione Fibra Ottica, progetto sviluppato
contemporaneamente in 5 regioni nelle aree di Venezia, Torino,
Napoli, Roma e Catania durante lo scorso ottobre.
Capacità di leggere le esigenze del territorio e di fornire
soluzioni adeguate sono gli ingredienti che hanno decretato il
successo dell’Operazione Fibra Ottica e del suo format, perfetto
per rispondere alle esigenze di settori in cui siano richieste
figure specializzate.
Frutto di una formula già rodata da Quanta ICT, l’Operazione si è
articolata in tre fasi: la prima ha visto la selezione dei ragazzi più
promettenti tra centinaia di giovani periti ad indirizzo tecnico
(informatica, telecomunicazioni, elettronica ed elettrotecnica);
a questa fase è seguita la formazione mirata dei ragazzi, con
lezioni frontali e prove pratiche in laboratorio con tecnici della
fibra ottica. Il percorso virtuoso si è poi chiuso con la selezione
dei corsisti più bravi e la loro successiva assunzione presso
aziende interessate ad ampliare il proprio organico.
I primi contratti sono stati firmati a fine mese e possiamo
già anticipare che a inizio 2017 il progetto sarà sicuramente
replicato nelle aree di Venezia e Roma.
L’Operazione Fibra Ottica si collega all’Agenda Digitale Europa
2020, progetto che porterà il nostro Paese ad adeguarsi agli
standard richiesti dall’Unione Europea. Il suo successo non
si trova solo nella capacità di dialogare alla pari con le realtà
che si occupano di progettazione, costruzione e manutenzione
di reti, ma anche nella competenza dimostrata nel rispondere
con prontezza e flessibilità ai cambiamenti di un mercato in
continua crescita.
Quanta e Quanta
Suisse alla Swiss
e-commerce
Conference
Martedì 15 novembre Illo Quintavalle (Presidente Gruppo
Quanta) e Guido Jarach (Country Manager Quanta Suisse)
hanno partecipato alla Swiss e-commerce Conference che
si è svolta a Baden (CH). Come partner di Netcomm Swiss,
organizzatrice dell’evento, Quanta Suisse ha partecipato
anche all’assemblea dei soci che si tenuta sempre a Baden
lunedì 14 novembre.
Giunta ormai alla sua quarta edizione, Swiss e-commerce
Conference ha ospitato oltre 700 partecipanti tra multinazionali
ICT, importanti realtà della moda, della comunicazione e dei
canali di vendita e-commerce.
A sottolineare l’importanza della manifestazione le parole
di Guido Jarach: “La conference annuale organizzata da
NetComm ha proposto numerosi spunti di riflessione legati
alla crescita rapidissima dell’e-commerce in Svizzera, in
linea con un trend senza dubbio globale. Per Quanta è stato
interessantissimo confrontarsi sulle sfide che ci aspettano in
futuro, con tante importanti realtà svizzere ed internazionali.
In particolare è stata riconfermata ancora una volta l’esigenza
di supportare il mercato nella ricerca e nella preparazione di
profili con fortissime competenze digital”.
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NEWS QUANTA
Nasce Quanta I-City
La formazione è l’elemento strategico per affrontare l’Industria 4.0
D
alla manifattura ai settori
ingegneristici
fino
a
quelli della sicurezza
informatica è sempre più
frequente imbattersi nella ricerca di
candidati e professionisti dalle forti
competenze digitali. È il mercato
a chiederlo, assieme a tutte quelle
realtà che vogliono anticipare i trend.
A fronte di una richiesta crescente di
tecnici in grado di affrontare le sfide
del digitale nasce Quanta I-City, il fab
lab targato Quanta in grado di formare
i professionisti del futuro.
Illo Quintavalle spiega cos’ha portato
il Gruppo Quanta ad investire
in questa direzione: “In Italia ci
sono 100mila posti vacanti perché
mancano competenze digitali. A dirlo
è Google, il colosso di Mountain
View, una fonte più che accreditata
sull’argomento. Nel 2020, in tutta
l’Unione europea, il dato relativo ai
professionisti digitali introvabili salirà
a 900mila. Un paradosso, se si pensa
alla direzione che sta prendendo
l’economia internazionale. L’Industria
4.0, infatti, fa dell’innovazione,
dell’”internet of things”, del digitale,
proprio le sue colonne portanti. A
preoccupare ulteriormente, infine, sono
anche i risultati dell’ultimo indice di
digitalizzazione dell’economia e della
società diffuso dalla Commissione
europea: l’Italia è venticinquesima
su ventotto Paesi per connettività e
competenze digitali”.
“È proprio quest’ultimo il piano su cui
si gioca la sfida della quarta rivoluzione
industriale -continua Illo Quintavallementre
cambiano
metodologie
produttive e lavoro, infatti, la formazione
assume un ruolo strategico di primo
piano. Da sempre, questo elemento
rappresenta per le Agenzie per il
lavoro un valore aggiunto inestimabile.
Siamo fortemente convinti che solo
attraverso percorsi di formazione tarati
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in funzione delle specifiche esigenze
del mercato si possa rispondere
tempestivamente ai mutamenti continui
che il lavoro attraversa, contrastando la
disoccupazione”.
Per rispondere alla sfida dell’Industria
4.0, Quanta ha dato vita a Quanta
I-City, la Città dei Talenti. Un vero e
proprio Fab Lab, dotato di sale per
l’insegnamento in virtual training e di
stampanti 3D, dedicato esclusivamente
alla formazione di figure professionali
innovative, in collaborazione con
importanti realtà del settore ICT,
ingegneristico e della formazione: “In
queste sale, a partire da quest’anno,
stanno nascendo i nuovi esperti delle
professioni del web, della cyber security
e della cyber intelligence. E ancora: i
professionisti della progettazione e del
disegno meccanico, della digital e della
manufacturing area. A loro spetterà il
delicato compito di trasformare la sfida
Industria 4.0 in un successo”.
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ULTIMA PAGINA | di Vittorio Viterbo
Olimpiadi? E gli impianti?
Una delle grandi
capitali europee
meriterebbe la
manifestazione
ma anche
se il 2028 è
lontano non
si vede dove
si potrebbero
disputare le gare
ILLUSIONE
Lo Stadio Olimpico di Londra
Q
milanesi “si son tirati sul le maniche” e non ce n’è stata più
per nessuno. Ce l’hanno, ce l’abbiamo fatta: proprio questo,
al di là dei lusinghieri risultati poi ottenuti, ha ridato vita a
Milano, ha ridato alla città la coscienza della propria infinita forza morale. Non solo, ha dato ai milanesi la spinta
necessaria a ripartire dopo decenni di spalle curve, di mesta
contemplazione dei successi di Torino e della vanagloria
romana.
Oggi la nostra città - “nostra” sia in quanto meneghini, ma
anche di quanti l’abitano e la vivono con rispetto adottandone l’anima - è tornata a essere una delle grandi capitali
d’Europa, un’importante meta turistica e, udite udite, viene
eletta 18ª città al mondo per qualità della vita.
Per cui, se qualcuno parla di Giochi Olimpici, la risposta implicita dell’uomo della strada è: perché no. Perché
siamo capaci di tutto. Perché cosa vuoi che sia che mancano le piscine olimpiche, l’arena dell’atletica (mica si possono disputare, appunto, all’Arena!), uno stadio veramente
moderno al posto o accanto al venerando e venerato S. Siro,
che in città non è più apparso un palasport degno di questo
nome anche se c’è il Forum di Assago, che non sapremmo
dove far disputare discipline come ginnastica, canottaggio,
vela, hockey, pugilato, pallanuoto, tennis…
“E alura?!”, è l’inevitabile risposta: da qui al 2028, Milano
può costruire tutto. Anche di più.
ualcuno, prima o poi, l’inevitabile domanda la
pone: “Ma le Olimpiadi a Milano, no?”. Un
po’ in buona fede, un po’ da vero bauscia che
ai romani non gliela vuol dar vinta mai, nemmeno quando si sono auto decretati il K.O. tecnico.
Già, perché no. O perché sì, d’altra parte. Ma quello che
è sintomatico e davvero tutto fuorché ordinario - ma non
necessariamente straordinario - è che la domanda non
suscita ilarità o incredulità, come avrebbe fatto fino al 2014.
Prima dell’Expo, cioè prima di quell’Esposizione Universale tanto temuta, poi tanto apprezzata dal meneghino doc
e più in generale dal lombardo.
Ci ha fatto tanto bene, l’Expo. O meglio, ci ha fatto
benissimo la preparazione alla medesima. Perché già eravamo scettici il 5 ottobre 2008, quando il sindaco Letizia
Moratti e il suo consulente e spin doctor Paolo Glisenti
hanno annunciato trionfanti che il Bie (Bureau International del Expositions) aveva scelto Milano per l’Esposizione
del 2015; poi siamo sprofondati nel più cinico scetticismo
quando tutto si è paralizzato sotto la “non-gestione” di
Lucio Stanca. Perché eravamo certi che a quel punto non
ce l’avremmo più fatta; perché eravamo sicuri che stavolta
Milano avrebbe fatto una bruttissima figura.
Ma, ecco, di figuracce questa città neanche vuol sentir parlare e, in ossequio al più trito (e sincero) degli stereotipi, i
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