Giachetti-B ertolaso la staffetta romana dei “figli

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Giachetti-B ertolaso la staffetta romana dei “figli
POLITICA
Venerdì 19 Febbraio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
MAZZETTE IN COMUNE
Corruzione, indagato
l’editore del Tempo
Domenico Bonifaci
CAMPIDOGLIO
» TOMMASO RODANO
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a Giubileo a Giubileo, passano gli anni
e restano le facce. A
Roma gli attuali candidati di centrodestra e centrosinistra lavoravano insieme nella squadra che ha gestito l’Anno Santo del 2000. Si
sfidano per il Campidoglio 16
anni dopo. Prima però Roberto Giachetti deve vincere le
primarie del Pd e Guido Bertolaso superare le resistenze
di Matteo Salvini.
SEDICI ANNI FA, vestivano la
stessa casacca. L’ha ricordato
di recente, con un sorriso malinconico, il sindaco di allora,
Francesco Rutelli: “Che bello,
li candidano tutti! Sono tutti
miei: Giachetti è stato mio capo di gabinetto in Campidoglio, Bertolaso mio vice-commissario al Giubileo”. Dentro
Il veto del Carroccio
Salvini frena l’ex uomo
della Protezione civile:
“Amico dei rom
e del centrosinistra”
la battuta c’è un mondo intero,
di rapporti e relazioni, lavoro e
potere. Giachetti ha fatto carriera sotto l’ala di Rutelli, dal
1993 al 2000: prima capo della
segreteria, poi capo di gabinetto. Negli stessi anni, sono
cresciuti nella nidiata rutelliana Filippo Sensi (oggi uomo
ombra di Renzi), Paolo Gentiloni (ministro degli Esteri),
Luigi Zanda (capogruppo Pd
al Senato) e Michele Anzaldi
(picconatore renziano della
vigilanza Rai). C’era pure Luigi Lusi, con delega ai campi
nomadi, ma la sua carriera è
stata bruciata dalle spese folli
con i soldi della Margherita.
Bertolaso, invece, i guai con
ANCORA CORRUZIONE negli uffici del Comune di Roma. Si allarga l’inchiesta che lo scorso anno portò a scoprire
un giro di tangenti tra funzionari del Campidoglio ricevute in cambio del silenzio su
presunti abusi edilizi e per il rilascio di licenze. Nella prima tranche dell’indagine, ribattezzata “Vitruvio”, furono arrestate 28 persone, tra imprenditori, funzionari pubblici e
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rio e un dipendente del dipartimento Programmazione e attuazione urbanistica del
Campidoglio. Le condotte degli 11 indagati
al vaglio dell’autorità giudiziaria, scrivono in
una nota le Fiamme gialle, “si riferiscono a
diversi episodi di corruzione che si sarebbero concretizzati nel mercimonio dell’attività del pubblico funzionario dietro pagamento di somme di denaro e altre utilità”.
professionisti. Da quel procedimento la
Procura di Roma ha avviato nuovi accertamenti che ieri hanno portato a una dozzina
di perquisizioni. A finire nel mirino del pm
romano Erminio Amelio anche il costruttore capitolino Domenico Bonifaci, editore del
quotidiano Il Tempo, indagato per concorso
in corruzione insieme ad altre 10 persone. Si
tratta di diversi professionisti, un funziona-
Giachetti-Bertolaso
la staffetta romana
dei “figli di Rutelli”
Insieme nella squadra del Giubileo del 2000, stesso mondo
e stesse amicizie: al ballottaggio possono darsi una mano
la giustizia li sta sfidando con
piglio quasi temerario, ovvero
fingendo di ignorarli: attende
giudizio in un processo contabile per il G8 della Maddalena
e in uno penale per la “Grandi
rischi” e il terremoto dell’Aquila. Al momento sembra più
preoccupato da Salvini, che
sta provando a rimettere in discussione la sua candidatura.
Il leghista aveva puntato su
Alfio Marchini. Di Bertolaso
non gli piace quasi nulla; non
tanto le inchieste sul suo capo
quanto la formazione (lontana dalla destra) e le prime dichiarazioni: “Con i rom non
servono le ruspe, sono una categoria vessata” e “Nel 2008
ho votato Rutelli contro Alemanno”.
IPROTAGONISTI
S PU LCI A ND O n e ll ’ar c hi v io ,
GUIDO BERTOLASO
La sua candidatura è stata
scelta da Berlusconi e Letta.
Ex capo della Protezione civile
ha due processi pendenti
ALLA FINE si torna sempre lì, a
Ciccio Bello e agli anni del
“sindaco col motorino”. Che
ora ora fa il “king maker”: prova a dare le carte, valuta nomi,
garantisce interessi. Giachetti
e Bertolaso hanno tante amicizie in comune, nel mondo
del potere romano.
Ad esempio con Fr a n c o
Gabrielli, il prefetto onnipresente: Renzi aveva pensato
anche a lui, ma è stato proprio
Gabrielli a consigliare di puntare su una candidatura politica. Così è spuntato Giachetti.
Bertolaso invece ci ha lavorato all’Aquila e alla Protezione
civile: il prefetto è stato suo vice e poi suo successore. “Bobo” e “Guido” sono affidabili
anche per gli olimpici Giovanni Malagò, Luca di MontezemoloeGianni Letta(che
è andato personalmente a
convincere Bertolaso a candidarsi).
ROBERTO GIACHETTI
Ex radicale, ha fatto carriera
sotto Rutelli. Vicepresidente
della Camera, è l’uomo scelto
da Renzi per la Capitale
ecco il giubilo di Giachetti nel
2006, al momento delle nomine del comitato per le Olimpiadi (tramontate) di Roma
2016: “Letta e Malagò sono
due grandi nomi, personalità
autorevoli, che amano la nostra città”. Dieci anni dopo
Malagò è presidente del Coni,
Montezemolo del comitato
promotore, Letta è l’ispiratore, Giachetti e Bertolaso candidati al Campidoglio; entrambi a favore dei giochi (il
renziano è più entusiasta).
Insomma, rappresentano
interessi convergenti. Al ballottaggio, se uno dei due non
dovesse farcela, i voti dell’altro gli tornerebbero molto utili. Bertolaso l’ha detto chiaramente: “Voterei Giachetti, è
il meno peggio”. Il dem non è
così esplicito, ma il suo primo
commento sullo sfidante è stato questo: “Bertolaso è una
persona competente. Ci ho lavorato insieme e ne conosco
tutte le qualità”.
ll “king maker” Francesco Rutelli, ex sindaco di Roma LaPresse
I CANDIDATI 39 per il Consiglio, 6 per il sindaco
M5S, i nomi per il Campidoglio:
Raggi e De Vito sono i due favoriti
TRE DEGLI EX CONSIGLIERI comunali, il capogruppo a Ostia e due donne. Sono i sei in corsa per il ruolo di candidato
sindaco dei Cinque Stelle a Roma. Li hanno
scelti ieri gli oltre 3272 iscritti romani che
hanno votato sul blog di Beppe Grillo, scremando tra i 200 che si erano presentati alle
Comunarie. Per la carica dovevano correre i
dieci più votati, ma quattro si sono ritirati, e Virginia Raggi,
tra questi a sorpresa l’ex consigliere comu- M5S
nale Daniele Frongia. In lizza sono rimasti in
sei, a partire dagli altri tre ex consiglieri in Campidoglio, Virginia
Raggi (favorita), Marcello De Vito ed Enrico Stefano. Con loro
Paolo Ferrara, capogruppo in X Municipio (Ostia), molto quotato alla vigilia, e due donne: Annalisa Bernabei, 27 anni, studentessa all’ultimo anno di Ingegneria edile a Tor Vergata, e Teresa Zotta, 65 anni, consigliera in XV Municipio (Roma Nord),
insegnante presso il liceo classico Mameli. La votazione finale
per scegliere il sindaco dovrebbe svolgersi tra il 24 e il 25 febbraio. Intanto ci sono già gli altri 39 nomi che dovranno comporre la lista per il Consiglio. Tra questi il giornalista de La 7 Ivo
Mej e diversi consiglieri municipali.
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“Regeni finito nella faida tra bande e servizi”
» ENRICO FIERRO
VALERIA PACELLI
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l rischio che le informazioni
raccolte e pubblicate anche
sul web da Giulio Regeni possano essere finite nelle mani
di una parte dell’intelligence
egiziana c’è. Perchè in tanti,
pure negli apparati di Stato egiziani, avevano gli occhi
puntati sul mondo dei sindacati indipendenti che dopo
anni stavano provando ad organizzarsi.
IL GIOVANE ricercatore non e-
ra consapevole dei rischi che
correva, le informazioni che
raccoglieva potrebbero aver
rappresentato una fonte in
mano alle persone sbagliate. È
un nuovo aspetto della vicenda sulla quale si sta cercando
di fare chiarezza. Anche il Co-
L’indagine I lavori di Giulio potrebbero essere stati intercettati
dagli 007 del Cairo, il ricercatore non era consapevole dei rischi
mitato parlamentare che si
occupa dell’operato dei servizi segreti italiani, vuole verità
non di comodo. Per questo ieri
è stato convocato Alberto Manenti, capo dell’Aise, i servizi
segreti esteri. Ai parlamentari, Manenti ha spiegato, ora
dopo ora, cosa è avvenuto in
quei giorni concitati. A partire
dal 25 gennaio scorso quando
a notte fonda, dopo che gli amici di Regeni ne denunciano
la scomparsa, anche l’intelligence italiana viene avvisata.
Passano tre giorni, siamo al 28
gennaio, e i nostri 007 “non
trovano fonti di informazioni”. Per dirla fuor di metafora:
non gli vengono date notizie
dai colleghi egiziani. Il 2 febbraio il ministro degli Esteri
Paolo Gentiloni accentua le
sue pressioni sul governo di
al-Sisi e contestualmente
l’ambasciatore italiano, Maurizio Massari, insieme al capo
centro dell’Aise al Cairo, fa
sentire la sua voce sulle autorità politiche egiziane e su
quelle di sicurezza. Si arriva
così al 3 febbraio quando in Egitto atterra anche Manenti
per un incontro fissato da tempo per fare il punto sulla situazione in Libia. Almeno così ha
detto il capo del controspionaggio ai parlamentari. È lo
stesso giorno in cui un autista
trova il corpo torturato di Giu-
Il ricercatore Giulio Regeni Ansa
lio. Da allora poche informazioni (non sono stati consegnati neanche i risultati completi dell’autopsia) sono arrivate agli 007 italiani che non
credono alle versioni degli egiziani. E Manenti al Copasir
lo ha detto chiaramente: “Sul-
la fine del ragazzo non escludo
nessuna ipotesi”. Come ha
spiegato ieri, la situazione è
cambiata dai tempi di Mubarak, quando l’apparato di sicurezza era centralizzato, non
nella forma ma nella sostanza:
la struttura rispondeva al capo
del regime. Poi con l’avvento
di al-Sisi, c’è stata una sorta di
“polverizzazione degli apparati di sicurezza”, continua
Manenti.
UNA SITUAZIONE che fa pen-
sare a una guerra per bande,
non tutte allineate con il governo. Ognuno gioca una propria partita. “Ma non accetteremo verità di comodo”, assicura Manenti. Intanto continuano ad arrivare informazioni che puzzano di depistaggio. Ieri il sito del quotidiano
filo governativo 'AlYoum7–lo
stesso che pubblicò l’intervista nella quale il generale Shalabi parlò di un incidente stradale – ha scritto che Regeni
“sarebbe stato ucciso da agenti segreti sotto copertura, probabilmente appartenenti alla
confraternita terrorista dei
Fratelli musulmani, per imbarazzare il governo”. E questa
sarebbe addirittura una presunta svolta delle indagini non
comunicata agli italiani. Che
stanno ancora attendendo gli
atti degli inquirenti del Cairo.
Non hanno avuto accesso
neanche alle immagini della
fermata di Mohamed Naguib,
vicino Tahir, dove il ragazzo
aveva appuntamento con l’amico Gennaro Gervasio. Stando alla versione egiziana, quei
video non sono più disponibili. Così la collaborazioni continua a restare nelle parole.