Valutazioni delle condizioni quali-quantitative di alcuni bacini

Transcript

Valutazioni delle condizioni quali-quantitative di alcuni bacini
Provincia di Viterbo – Assessorato Ambiente – Relazione sullo stato dell’ambiente
Scarichi Rilevati
Analizzati
Analizzati Fuori Norma
Fuori Norma
% Fuori Norma
1154
132
77
553
48
Dall’esame dei dati complessivamente raccolti, si evince che in massima parte la natura degli scarichi
rilevati è riconducibile alla tipologia degli urbani e dei domestici o assimilati, cui pertanto è da riferire la
tipologia degli impatti sull’ambiente idrico provinciale.
Gli scarichi di origine industriale, rilevati in numero di 99, sono in massima parte conosciuti dalla P.A., e
quindi autorizzati o in corso di autorizzazione. Sono fatti salvi, ovviamente, gli scarichi industriali
recapitanti in pubblica fognatura, per i quali valgono le norme sulla qualità dello scarico stabilite dal
gestore del servizio idrico.
3.2.5 Valutazione delle condizioni quali-quantitative di alcuni bacini idrografici
Per una valutazione integrata che insistono su una determinata porzione di un corso d’acqua non si può
prescindere dal considerare la quantità di acqua presente nell’alveo, la qualità delle acque e delle
pressione antropiche individuate come scarichi puntiformi o come inquinamento diffuso rapportato all’uso
del suolo.
Considerando i corsi d’acqua che rientrano nell’ambito dell’Autorità di Bacino Regionale, per quanto
riguarda il Fosso Tafone, nel regime di magra la classe misurata è la 1 che indica una portata
3
estremamente scarsa da 0.0 a 0.049 m /s (Tavola n. 3 allegata). Il censimento degli scarichi evidenzia un
solo scarico diretto sull’asta principale, mentre sugli affluenti minori ne sono presenti tre. La Classe di
Qualità, secondo il metodo I.B.E. è la III che indica un forte stato di alterazione (Tavola n. 4 allegata).
Dall’analisi dell’uso del suolo (vedi cartina del capitolo introduttivo), si evidenzia che il territorio del bacino
idrografico è prevalentemente utilizzato per l’agricoltura, il che fa ipotizzare che questo corso d’acqua si
alterato sia dalla presenza di inquinanti diffusi, che dall’attività di captazione delle acque che determinano
una riduzione della portata e una conseguente concentrazione degli inquinanti e una riduzione del
fenomeno della autodepurazione.
Per quanto riguarda il Torrente Arrone, la valutazione della portata di magra, quindi della minima quantità
di acqua che scorre nel periodo estivo, pone tutto il bacino idrografico in classe 3 che corrisponde da
3
0.150 a 0.199 m /s che indica una quantità di acqua in alveo abbastanza scarsa (Tavola
3).Considerando la qualità delle acque dal punto di vista biologico (metodo I.B.E.), si nota che l’asta
principale del fiume si trova in una II Classe di Qualità (Tavola 4) che indica un ambiente alterato
dall’uomo, nella parte alta del corso d’acqua, mentre una III Classe di Qualità (ambiente molto inquinato)
a chiusura di bacino. I dati del catasto degli scarichi indica una presenza di punti di scarico nella parte
alta del bacino che però sembrano alterare solo in parte la qualità delle acque. Anche in questo caso
l’uso del suolo indica una prevalente attività agricola, che si intensifica nella parte terminale del corso
d’acqua. È possibile che sia questo tipo di pressione antropica che determina il peggioramento della
qualità biologica a chiusura di bacino (ambiente molto inquinato, III Classe di Qualità).
La situazione del Fiume Marta è decisamente più articolata, infatti considerando i sottobacini, notiamo
che quello del Lago di Bolsena e della prima parte del fiume (da Marta a valle di Tuscania) si trovano in 5
3
Classe di portata (da 0.5 a 0.999 m /s) (Tavola 3) con una III Classe di Qualità prevalente. L’uso del
suolo è di tipo agricolo, anche se sono presenti dei boschi. In questo tratto di fiume sono presenti ben 6
sbarramenti di tipo idroelettrico che oltre a ridurre la portata in alveo, interrompono in modo determinante
la continuità dell’ambiente fluviale (Tavola 4). Da notare che la qualità delle acque peggiora
considerevolmente dall’abitato di Tuscania, fino alla confluenza con il Torrente Traponzo che riesce a
diluire il carico di inquinanti. È evidente che in questo caso ci troviamo in presenza di una fonte di
inquinamento puntiforme localizzata nel centro urbano.
Il sottobacino che comprende la città di Viterbo, con il Fosso Leia, il Fosso Urcionio ed il Fosso
3
Rigomero, presenta una 4 Classe di portata (da 0.2 a 0.499 m /s) (Tavola 3) e una qualità delle acque
decisamente differenziata. Una V Classe di Qualità per i fossi Leia e Urcionio, ed una I Classe di Qualità,
per quanto riguarda il Fosso Rigomero (Tavola 4). In questo caso è ben evidente l’effetto dell’abitato di
Viterbo sulla qualità delle acque, visto che l’uso del suolo dei due bacini è pressoché identico.
Il sottobacino che si trova a sud, comprendente i comuni di Vetralla, Blera e Barbarano Romano,
3
presenta la Classe di portata più bassa di tutto il bacino del Fiume Marta: 3, da 0.150 a 0.199 m /s
(Tavola 3). La quantità di acqua presente, associata alla qualità definita dal monitoraggio biologico (III
Classe di Qualità) (Tavola 4), evidenzia come questo bacino sia in condizioni ambientali decisamente
critiche. In questo caso, l’uso del suolo indica una buona copertura di foreste e boschi, quindi la
condizione di criticità è definita principalmente dalla presenza degli scarichi che insistono direttamente
sul corso d’acqua. Questi punti di impatto, associati alla ridotta portata in alveo rendono questo bacino
decisamente fragile dal punto di vista ecologico.
155
Provincia di Viterbo – Assessorato Ambiente – Relazione sullo stato dell’ambiente
Nella sezione di fiume che va dal Torrente Traponzo (regimato da uno sbarramento di tipo idroelettrico)
fino alla foce del fiume presso Tarquinia, presenta naturalmente la Classe di portata più alta di tutto il
3
bacino: 7, da 1.500 a 2.999 m /s (Tavola 3). Il monitoraggio biologico evidenzia come nel primo tratto è
presente un moderato inquinamento delle acque, II Classe di Qualità, mentre questa va peggiorando
man mano che ci si avvicina alla foce. Dalla cartografia dei punti di pressione e della qualità, si evidenzia
come ci sia una certa presenza di scarichi in prossimità del corso d’acqua presso l’abitato di Tarquinia.
Questi, associati all’uso del suolo e alla presenza di uno sbarramento di tipo irriguo, sembrano essere i
responsabili del vistoso decremento della qualità biologica V Classe di Qualità (Tavola 4).
Il Fiume Mignone presenta una qualità delle acque nella parte alta del bacino decisamente elevata I e II
Classe di Qualità (Tavola 4), pur se in questi tre sottobacini la portata è abbastanza ridotta (tra la 1 e la 3
3
Classe di portata da 0.00 a 1.99 m /s (Tavola 3). Questa indica, insieme all’uso del suolo
prevalentemente agricolo e boschivo, che gli scarichi che insistono sul corso d’acqua non sono molto
impattanti, anche non è da sottovalutare la presenza degli scarichi dell’abitato di Vejano. Situazione
contraria si verifica nella parte bassa del corso d’acqua, dove ad una maggiore portata (4 Classe di
3
portata da 0.200 a 0.499 m /s) corrisponde una peggiore qualità delle acque (Tavola 4). Questo è
probabilmente dovuto all’uso del suolo che diviene prevalentemente agricolo, procurando una maggiore
presenza di inquinanti diffusi e un maggiore prelievo di acque per l’irrigazione.
In conclusione i fiumi investigati presenta una situazione decisamente diversificata, che impone una
forma di tutela diversa a seconda del tipo di impatto che ognuno di essi subisce, dal controllo della
qualità degli scarichi, alla limitazione dell’acqua derivata per l’irrigazione, all’imposizione di un rilascio
maggiore da parte degli impianti per la produzione idroelettrica.
3.2.6 Misure di radon in acque potabili della Provincia di Viterbo
G. Cherubini, O. Crocchioni, P. M. Rosati – CRR Lazio –Laboratorio di Fisica Ambientale.
C. Barbetta, C. Mariano – ASL Viterbo, Servizio Igiene Pubblica.
Cantiere scuola della Provincia di Viterbo, Osservatorio Ambiente.
Introduzione.
Il Radon è un gas radioattivo di origine naturale, prodotto dal decadimento dei radionuclidi della serie
uranio-radio: in particolare ad essere responsabile della produzione dell’isotopo Radon 222 (radioattivo)
è l’Uranio 238. Le principali sorgenti di Radon sono dovute alla presenza dei suddetti radionuclidi nel
sottosuolo della terra; questi vengono prodotti continuamente da alcune rocce soprattutto da lave, tufi,
pozzolane ed alcuni graniti anche se sono stati rilevati elevati tenori di radionuclidi anche nelle rocce
sedimentarie come marmi, marne, flysh, ecc. A livello regionale o locale il fattore che maggiormente
influenza il rilascio di Radon è la litologia per esempio il contenuto di Uranio delle rocce oppure le
discontinuità tettoniche (faglie) dove si registrano elevati livelli di Radon dovuti alle migrazioni verso le
superfici di gas endogeni attraverso sistemi di fratture. Il Radon viene rilasciato nei gas del suolo e
nell’atmosfera e, pertanto, si può accumulare in ambienti chiusi di diverso tipo, dalle gallerie sotterranee
alla abitazioni. Il gas Radon, classificato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC)
come cancerogeno (pubblicazione n. 43 del 1988), è il principale agente radioattivo dell’aria interna per
molti paesi europei.
Da molti anni il problema del potenziale rischio per la salute umana derivante dall’esposizione ad elevati
livelli di Radon è al centro dell’attenzione di autorevoli organismi internazionali, quali l’Organizzazione
Mondiale della Sanità (WHO) e la Commissione Internazionale per la Protezione Radiologica (ICRP).
In Italia è stata condotta un’indagine dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’ANPA, in collaborazione con il
Ministero della Sanità e le Regioni attraverso la quale si è evidenziato che i valori dei livelli di Radon
rilevati sul territorio nazionale si collocano nella fascia medio alta rispetto a quelli di altri paesi europei.
L’indagine, in particolare ha evidenziato una distribuzione territoriale differenziata con valori più elevati in
alcune aree tra cui alcune località dell’Alto Lazio (“Radon hot spot”).
Il Radon può essere assimilato oltre che attraverso la respirazione anche per ingestione (con rischi
comunque minori per la salute). Infatti come gas disciolto viene veicolato anche a grandi distanze dal
luogo di formazione può essere presente nelle falde acquifere.
In tutte le fonti idropotabili soggette a contaminazione da Radon occorre distinguere:
Radon Ambientale: Radon emesso dalle rocce confinanti con le falde acquifere sottostanti e discioltosi
nell’acqua durante il suo passaggio. Questo rado, decadendo, non viene sostituito e pertanto la sua
concentrazione tende a zero in pochi giorni.
156