«Non chiamatelo made in Italy»
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«Non chiamatelo made in Italy»
STILE ITALIANO IL SOLE-24 ORE il C + Mercoledì 5 Aprile 2006 - N. 93 — PAGINA 15 Gli appuntamenti in giro per Milano salone del mobile «Non chiamatelo made in Italy» Milano si apre al pubblico del Salone: oltre agli appuntamenti a Rho-Pero, tra il 4 e il 10 aprile la città ospita 350 eventi: cocktail, mostre, incontri. Ecco quelli di oggi M + La provocazione di Bisazza, B&B, Fontana Arte e Driade: siamo leader, basta il marchio l mito del made in Italy? Le aziende di arredamento non ci credono. Anche se sono leader, attirano designer da tutto il mondo e producono quasi tutto qui. Ma sono un esempio significativo di vera globalizzazione. «Vedo in giro per il mondo tante schifezze italiane che al made in Italy non ci credo più. Qualità e marchio sono più importanti» sostiene Piero Bisazza, amministratore delegato di Bisazza. «Forse è più giusto dire "concepito" in Italia — aggiunge Carlo Guglielmi, presidente di Fontana Arte — perché sarebbe impossibile concepire altrove i nostri prodotti, sia per la storia delle nostre aziende sia per la presenza dei distretti». Parlare di delocalizzazione, quindi, è prematuro. Per ora la produzione resta in gran parte in Italia. Per esempio nel distretto della Brianza, «che si difende bene e offre molti vantaggi, dalla presenza della subfornitura alla circolazione delle idee» sostiene Roberto Gavazzi, amministratore delegato di Boffi. È quanto emerge da una tavola rotonda organizzata da «Il Sole-24 Ore» e Altagamma (l’associazione che riunisce alcune decine di aziende, di diversi settori, attive nel lusso e nei prodotti di fascia alta), cui hanno partecipato, oltre a Guglielmi, Bisazza e Gavazzi, Francesco Passatore, direttore commerciale di B&B; Elisa Astori, direttore comunicazione di Driade e Piero Gandini, amministratore delegato di Flos. I «L’illuminazione — spiega Guglielmi — è un esempio di quanto sta accadendo. All’inizio il progettista è la componente più importante, e arriva da tutto il mondo. Poi bisogna trasformare il progetto in prodotto: in questo l’Italia non è seconda a nessuno, la velocità con cui da noi si fanno i prototipi non esiste in altre parti del mondo. Infine occorre realizzare il prodotto, e a questo punto noi andiamo in giro per il mondo a comprare i componenti migliori al prezzo migliore. Così, il marchio made in Italy diventa una fola». Se è vero che l’epoca in cui l’Italia dettava legge nel design è finita (anche perchè, secondo alcuni, l’università oggi è carente) è anche vero che inglobare culture diverse è diventato importante. «Noi cerchiamo la creatività in tutto il mondo — sottolinea Astori — ma ricordiamoci che il design è e resta italiano, tutte le aziende che contano sono italiane. Anche Philip Stark, francese, uno dei più importanti designer europei, sostiene che le migliori aziende di produzione sono italiane». «Non hanno altri interlocutori al mondo — aggiunge Gavazzi — e questo ci ha permesso di continuare a crescere su tutti i mercati». L’export è una componente sempre più importante e copre in media più del 50% dei ricavi delle aziende di Altagamma. I mercati più forti restano quelli europei ma crescono gli spazi negli Usa e nel Far East, in Giappone, in India e anche in Cina. Un Paese che tutti stanno guardando, chiedendosi se sia più un’opportunità o una minaccia: «Per il momento — sostiene Passatore - più che altro è una minaccia, ma potrebbe rivelarsi un’opportunità. B&B ha già aperto lì spazi importanti, ma il ritorno sarà a medio-lungo termine». Per aumentare le vendite all’estero la rete di distribuzione è uno strumento fondamentale, ma difficile da sviluppare. «I nostri negozi — aggiunge Passadore — hanno bisogno di persone con conoscenze particolari. E all’estero è molto difficile trovarle». Anche la logistica resta un problema in un settore molto frammentato, dove solo 1.200 imprese hanno più di 20 addetti. Per Gandini servirebbe maggiore collaborazione: «Tutti spendiamo un sacco di soldi — dice — ma potremmo aiutarci di più. Negli Stati Uniti noi condividiamo la logistica con Cassina: questo ha consentito un risparmio di quasi un milione di euro all’anno per entrambi». Quella che invece non funziona è la promozione. I giudizi sono unanimi: «L’Ice? Una straordinaria incompetenza» sostiene Bisazza. E Guglielmi aggiunge: «Nella promozione di aziende italiane assistiamo a cose vergognose: non viene promossa l’eccellenza ma la mediocrità. Ci sono mostre e mostriciattole di basso livello che vanno in giro «Creatività globale ma la produzione resta qui» per il mondo». «È una questione di strategia — gli fa eco Gavazzi —. E pensare che noi, con il nostro design, dovremmo essere il cavallo di Troia per le tutte le aziende del sistema Italia!». Nel frattempo, il contract si consolida come uno degli assi principali di crescita: complessi residenziali, alberghi, navi da crociera e così via sono sempre più occasioni di affari per le aziende italiane. Ma richiede anche un marketing dedicato. «La piazza di Londra — spiega Gandini — è un concentrato di studi di architettura e per questo abbiamo una struttura che si occupa di visitarli. Non sempre sono i grandi nomi, spesso più interessati agli edifici che agli arredi interni». Anche qui entra in gioco la competitività, minata, in Italia, sia dall’euro forte e dalle copie (che dilagano non solo in Cina) sia dalla presenza di molte aziende che lavorano in nero. Un problema non solo morale — sostengono le aziende di Altagamma — di cui i presidenti delle istituzioni dovrebbero farsi paladini. Così come i politici dovrebbero riconoscere, sul piano fiscale, gli enormi investimenti in ricerca alla base del successo di un’azienda. Anche quando si tratta di elementi immateriali. «Il caso Bisazza — sottolinea Guglielmi — diventata un emblema del sistema Italia grazie alla straordinaria capacità di innovare un prodotto allargandone l’utilizzo con il servizio e la comunicazione dovrebbe insegnare molto ai nostri politici». CRISTINA JUCKER Quattro decenni che hanno fatto la storia del design Y 1970 Y Tube-Chair di Flexform, firmata da Joe Colombo, il designer al quale la Triennale ha appena dedicato una retrospettiva Y 1994 Book Worm: la «libreria verme» di Ron Arad è diventata un long-seller di Kartell (che oggi presenta le novità al Salone dei Tessuti alle 19) Y Laleggera, (Alias), sedia di Riccardo Blumer, designer e architetto italiano, Compasso d’oro nel 1998 1967 Blow di Zanotta, la prima poltrona gonfiabile della storia, disegnata da Donato D’Urbino, Paolo Lomazzi e Carla Scolari Y 1998 1981 Squash di Driade, divano disegnato da Paolo Deganello Y IN AUTO - A4 direzione Torino uscita Pero-Fiera Milano - A8 direzione Varese Pero-Fiera Milano Y IN TRENO Servizi di bus navetta dalla stazione ferroviaria di Rho. La tariffa (andata e ritorno): 2,50 euro Y IN METRÒ Linea 1 (rossa), direzione Rho-Fiera (capolinea); biglietto 1,5 euro Y IN AEREO - da Linate: autobus n˚ 73 per piazza San Babila e metropolitana Linea 1 per Rho-Fiera Milano - da Malpensa: treno Malpensa Express ogni 30 minuti per MIlano ILLUMINAZIONE IL PERFETTO EQUILIBRIO TRA STORIA E FUTURO. Per Flos ricavi in crescita del 13% e spazio ai giovani a Flos corre. E incassa nel 2005 una crescita dei ricavi del 13,3%. Percentuale che per l’azienda di illuminazione di Bovezzo, nel bresciano, sale al 16% nei primi due mesi dell’anno. Risultati in controtendenza rispetto a una congiuntura difficile per le pmi italiane. A tirare sono soprattutto i mercati esteri che rappresentano il 75% del giro d’affari complessivo che nel 2005 ha superato 90 milioni di euro (utile netto consolidato a 10 milioni, circa il 12% dei ricavi; Ebitda a 16 milioni, il 17,8% dei ricavi). «Un anno importante il 2005 — spiega l’amministratore delegato di Flos, Piero Gandini — infatti abbiamo consolidato l’acquisizione della spagnola Antares Sa, azienda acquisita a step successivi, oggi abbiamo in mano il 75%». Una scelta strategica per Flos perché ha consentito di ampliare l’offerta puntando anche sull’illuminotecnica e l’illuminazione dei grandi spazi, su lampade e sistemi di illuminazione a misura del cliente. Integrazione che ha dato slancio alla divisione contract che realizza circa il 30% del fatturato. «Abbiamo fatto una piccola rivoluzione interna, la società è cambiata — sottolinea Gandini — in 4 anni abbiamo raddoppiato il fatturato insistendo sulle lampade di alto design, aprendo l’azienda ai giovani, lavorando con nomi nuovi dell’architettura e del design internazionale, puntando sull’innovazione di prodotto e su nuovi ambiti come il contract». Da Achille e Pier Giacomo Castiglioni, ad Antonio Citterio, Piero Lissoni, Marcel Wanders, Philippe Starck, Tim Derhaag, Jasper Morrison (che sta curando il L nuovo show room di Milano che sarà inaugurato a fine maggio): sono solo alcuni dei nomi che hanno firmato i prodotti Flos. Negozi monomarca a Milano, Roma, Parigi, Hong Kong, Kuala Lampur, prossima apertura a Londra. «Nel 2006 siamo partiti con il piede giusto — spiega Gandini — a fine febbraio abbiamo realizzato una crescita del 16% e marzo conferma queste cifre, la nostra volontà è mantenere forte la nostra impronta, la nostra cultura ampliando la capacità d’offerta: Antares faceva prodotti a basso costo per la Gdo, esattamente l’opposto della nostra strategia, ci è piaciuta l’azienda e ci sono piaciuti gli uomini, abbiamo costruito una fabbrica a Valencia, abbiamo creduto e investito lì lavorando a prodotti su misura per la clientela, inventando grazie alla capacità di innovare e questo ci differenzia dagli altri». Un ambito, quello della Ricerca e sviluppo in cui l’azienda investe il 4% del fatturato. «Vogliamo lavorare sul marketing — precisa Gandini — far crescere l’illuminotecnica e puntare su una nuova generazione di designer; per Euroluce 2007 presenteramo progetti di giovani non ancora conosciuti». In arrivo anche il nuovo concept dell’immagine aziendale sviluppato con l’agenzia londinese Gbh. E sono possibili ulteriori acquisizioni: «Sicuramente non a breve — precisa Gandini — nei prossimi due anni ci guarderemo intorno. Potremmo pensarci nell’ottica di un progetto di rafforzamento su mercati emergenti o magari per completare ulteriormente la nostra offerta». L’a.d. Gandini: porteremo alla ribalta talenti sconosciuti B LAURA DI PILLO Il simbolo. Arco, la lampada da terra disegnata dai fratelli Achille e Pier Giacomo Castiglioni nel 1962 ma ancora oggi tra le più vendute: si compone di un riflettore orientabile in metallo cromato, un arco di lunghezza regolabile e una base in marmo di Carrara. Particolare curioso è la presenza di un foro nella base di marmo che permette, a due persone, il trasporto semplicemente inserendo nel foro un manico di scopa Y + + Arriva la parete che suona l’iPod a parete e il pavimento diventano luminosi, sonori e profumati grazie a «Boiserie», uno speciale pannello di legno brevettato della Listone Giordano, divisione di Margaritelli, un gruppo che ha chiuso il 2005 con 180 milioni di fatturato. Per dimostrare la straordinaria flessibilità di questo rivestimento al Salone è stato allestito un grande ambiente arricchito da due quadri di Michelangelo. Andrea Margaritelli, presidente dell’azienda, ha voluto mostrare accanto ai capolavori dell’arte italiana quel piccolo gioiello della tecnologia digitale che è l’iPod della Apple, nella speciale versione «Lounge», che diffonde la musica sull’intera superficie dell’ambiente con altoparlanti invisibili, grazie a un accordo L siglato tra Margaritelli e Steve Jobs, numero uno di Apple Computers. Accanto ai due Michelangelo incastonati nella Boiserie di legno, un mega schermo televisivo Lcd per l’home cinema e per controllare l’intera casa in collegamento con il sistema di videosorveglianza. Nello stand, sorvegliato da sistemi di sicurezza speciali della Hesa e da guardie armate, sono esposte le diverse combinazioni tecnologiche ed estetiche del pannello «Boiserie» disegnato da Massimo Iosa Ghini, che è stato esposto di recente al Guggenheim di New York in occasione della settimana del made in Italy. Il pannello consente di comporre pareti personalizzabili alternando quadri, moduli di legno luminosi e sonori, diffusori d’aria calda o fredda e di aromi con due requisiti importanti: sono modificabili senza smontare l’intera parete e hanno una grande qualità formale. Possono anche correggere le inevitabili disparità dimensionali e di spessore delle pareti. Grazie a un accordo con l’azienda americana Feonic, Margaritelli può applicare il sistema Feonic a parete e pavimento con un effetto molto suggestivo perché musica e voci sembrano provenire dall’intera superficie e non da un punto preciso. Il gruppo Margaritelli utilizza diversi tipi di legno, ma investe anche in un grande centro industriale e di silvicoltura in Francia per gestire in modo ecologico le risorse di uno dei bacini forestali più ricchi d’Europa. PAOLA GUIDI WATCH EVOLUTION SINCE 1934 Collezione Portoro. Man quartz. Swiss made, cassa e bracciale in acciaio, vetro zaffiro, movimento a quarzo, impermeabile 30 m. 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