Pallanuoto, arbitri, colpe, polemiche e convenienze.
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Pallanuoto, arbitri, colpe, polemiche e convenienze.
“Chiamate l'errore come volete, purchè lo riconosciate per quello che è” Donald Nicholl Pallanuoto, arbitri, colpe, polemiche e convenienze. E' certo che gli arbitri sbagliano e possono sbagliare. O meglio commettono errori e possono commettere inesattezze, sviste, abbagli, cantonate (da “cantone” che è l'angolo formato dai muri esterni di una casa, da cui nel significato figurato intendesi propriamente urtare …..), equivoci. Tra situazioni di errore vero, supposto, con occhio neutrale o con l'occhio orientato dal fatto che si parteggia per una squadra, gli arbitri ricevono insulti, critiche, processi nel dopo partita, a livello mediatico: il che fa parte del contesto e dei riti relativi anche al nostro sport. Quando però un atleta sbaglia l'impossibile, addirittura in situazione determinante per il risultato, scatta ovunque uno strano meccanismo ci comprensione che non ha uguali con l'accanimento, la contestazione, il livore, l'avversione nei confronti dell'errore arbitrale. Le sfaccettature del pensiero e della reattività umana sono infiniti, ma allora proviamo ad ipotizzare e a partire da un punto di vista particolare ponendoci la domanda: conviene addossare colpe all'arbitro? Parliamo prima di “colpa”. Giocatori, tifosi, addetti sono spesso convinti che gli arbitri agiscano in malafede. Tempi addietro per indicare la slealtà si utilizzava l'espressione “arbitro venduto”: oggi si ricorre più spesso all'impressione più ricercata secondo cui può esistere una sudditanza verso questa o quella squadra (più potente, per geografia). E' certo che gli arbitri a volte commettono errori evidenti, sono soggetti a sviste clamorose, ma ragionando con serenità è più naturale e semplice pensare che si tratta di errori non intenzionali e non volontari, tralasciando il dolo. Proviamo allora a capovolgere il ragionamento: si può addossare ad un giocatore l'intenzionalità di sbagliare ad esempio solo e liberissimo, di fronte al portiere, come è possibile vedere a volte tra l'altro in partite di campionati diversi? Cosa dire poi del giocatore che sbaglia un rigore. Eppure avviene. Gli errori arbitrali accidentali hanno la proprietà di essere variabili sia in valore (consistenza, sostanza) sia in direzione (alla squadra A, alla squadra B) e vanno individuati semplicemente attraverso un'osservazione obiettiva dell'accadimento, quando cioè il fatto accidentale viene giudicato senza coinvolgimento emotivo da parte dell'osservatore, con il contesto libero da ogni possibile presunzione, userei il termine serenamente. Altro termine della domanda che merita un chiarimento è “conviene”? Non credo di poter escludere che un direttore di gara, irritato dalle proteste e dagli insulti, reagisca con interventi che penalizzano la squadra che lo mette in discussione o lo attacca. Così come, dall'altro lato, potrebbe favorire chi mantiene un comportamento rispettoso nei suoi confronti e tollerante verso i suoi errori. Può succedere, ma un buon arbitro è tale se sa controllare anche questi aspetti che condizionano negativamente la prestazione. C'è poi da considerare che ognuno di noi, in misura maggiore o minore, tende a considerare che quanto gli succede dipende soprattutto da fattori esterni, come il fato, il destino, gli altri, questa o quella situazione ….. oppure da fattori interni, come il nostro impegno, la capacità, le nostre scelte. Immaginiamo allora una squadra che viene sconfitta, magari spesso. Colpa del direttore di gara? Potrebbero anche esserci circostanze sfavorevoli per cui si sommano errori arbitrali penalizzanti, a senso unico (o quasi). Esasperando il discorso mettiamo pure in conto la malafede. Ma anche se così fosse, alla fine risulta più conveniente focalizzare l'attenzione critica e le emozioni esclusivamente o prevalentemente su questi. E' vero che può esserci l'esigenza di scaricare la rabbia: addossarla a qualcuno può risultare un modo per alleggerirsi della tensione. Ma può anche essere una ricerca di scusanti per i propri errori. L'esame oggettivo degli errori arbitrali può rientrare in una lettura tecnica della gara, consentendo di assegnare un peso più proporzionato ai diversi fattori che hanno contribuito al suo risultato. Risulta allora più conveniente, più utile per migliorarsi e per aumentare le probabilità di accantonare gli insuccessi futuri, il fatto di ritenere che ciò dipende dal nostro comportamento. Fino a quando resterò convinto che sia la sorte, il clima o l'arbitro a determinare vittorie o sconfitte, il mio incidere sul corso delle cose verrà limitato e quindi su come finirà la partita, facendo meno di quanto è nelle mie possibilità e soprattutto potenzialità per capovolgere le cose. Continuando a prendermela con le responsabilità degli arbitri calerà su di me un clima da persecuzione prima e depressione poi con un approdo alla arrendevolezza, che c'è poco o nulla da fare, insomma . Allora a che serve allenarsi, faticare, memorizzare schemi e tattiche ? Naturalmente devono essere applicate e incrementate iniziative per ridurre il tasso d'errore arbitrale. Attraverso la formazione continua e organizzata, l'allenamento, il ruolo degli osservatori istituzionali (delegati e commissari) per valutare durante la stagione e con cadenza sistematica il livello tecnico, lo stato del controllo percettivo (la lettura del gioco) ed emotivo (lo stato delle reazioni interiori espresse dall'immagine estetico formale e da alcuni aspetti fisiologici), la capacità strategica nella gestione delle proteste e delle situazioni di tensione, l'ambito tecnico, così da favorire e ottimizzare le scelte dei diversi designatori. Resta comunque, piaccia o no, la questione secondo cui gli errori arbitrali ci saranno sempre. Se la disposizione è quella di ricercare in ragioni esterne colpe altrui potrà avvenire che la discussione dai decimetri passi ai millimetri e così via. Il vero cambiamento di atteggiamento va cercato in se stessi per poter cambiare ed influenzare gli eventi. A proposito molti di noi ricorderanno cosa successe qualche anno fa in Spagna alla nostra nazionale che reagendo uscì vincitrice rispetto ad una situazione avversa, scrivendo così un pagina indelebile per la storia del nostro sport. Quanto sopra riguarda il tifoso che può sostenere e incitare la propria squadra piuttosto che insultare l'arbitro, i giocatori che possono sentirsi maggiormente protagonisti e non vittime sacrificali, l'allenatore che può sentirsi come reale propulsore per la miglior preparazione alla vittoria. E dirigenti e presidenti. Alle spalle di grandi organizzazioni e dei loro successi ci sono sempre uomini e donne che sopra ogni cosa hanno compreso il significato della parola sportività. Antonio Cernuschi (marzo 2013)