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DISTILLAZIONE Tecnica di separazione di liquidi basata sulla differenza del punto di ebollizione dei componenti della miscela. Consiste nella vaporizzazione della miscela e nella raccolta dei vapori in un recipiente separato. Temperatura di ebollizione. ebollizione Temperatura alla quale la pressione di vapore di liquido eguaglia la pressione esterna. Impieghi principali: principali 1. 2. 3. 4. Separare miscele di liquidi. Eliminare un solvente da una soluzione (es. evaporatore rotante). Isolare un prodotto che si forma in una reazione (es. distillandolo via via che si forma). Spostare un equilibrio a destra (es. distillazione azeotropica). Principi teorici Soluzione ideale binaria composta da A e B. legge di Raoult P° A L PA = χA . P° L. B PB = χ V PA = χ A . P legge di Dalton A P° B T= cost. V. B PB = χ t P Pt = P A + PB t PA, PB = pressione di vapore dei componenti in miscela P° B χA,χB = frazione molare (L= fase liquida e V= A fase vapore) B P°, P°= pressione di vapore dei componenti puri χA=1 χ χB=1 Pt = pressione totale PA = PB χLA . P° χVA . Pt A = L . P° B B χ V . B χ χAL. P° χVA . Pt A L . B Pt χ P° > > P° B A B soluto non volatile χAV χVB = χAL . P° A 3 casi P°> P° B A χBL . P° B P°= P° B A A e B hanno la stessa Teb = P° B χVB . Pt χAL χAV >> χ χBL V B χAL χAV > χVB χBL χAV χAL = χ V B χBL Diagramma binario lenticolare La fase vapore contiene solo il componente A P= cost. La fase vapore è più ricca nel componente più volatile A La fase vapore ha la stessa composizione della fase liquida (non si può applicare la distillazione) χ TIPI DI DISTILLAZIONE: DISTILLAZIONE 1. 2. 3. Distillazione semplice; Distillazione frazionata; Distillazione sotto vuoto; Apparecchiatura 1. Distillazione semplice La distillazione semplice ha successo solo nei due casi A e C. AP° > > P° B B è non volatile ∆TA,B < 100 ∆TA,B > 100 Differenza molto elevata tra i Punti di ebollizione di A e B 2. Distillazione frazionata Si impiega quando i due liquidi A e B presentano un ∆T < 100 °C. Ad esempio la miscela benzene (80 °C) – toluene (110 °C). Se si esegue una distillazione semplice di questa miscela si ottiene il seguente andamento: T(°C) Si inserisce un colonna di frazionamento fra la caldaia e la testa di distillazione, riempita di materiale dotato di elevata area superficiale (palline o anelli di vetro, fili di acciaio etc.). Se la colonna ha l’opportuna efficienza dalla distillazione si ottengono tre sole frazioni. TA (80°C) ∆T (gradiente termico) TB (110°C) T(°C) Consiste teoricamente nell’effettuare una serie (n) di cicli di evaporazione/ condensazione della miscela al fine di ottenere, dopo l’ennesimo ciclo, un condensato che contiene il componente più volatile allo stato puro. Si può dimostrare che dopo n cicli, la composizione della fase vapore e quella iniziale della fase liquida sono legate dalla seguente relazione: Composizione del vapore dopo n cicli dove a = 0 0 yA(n) = a χA(1) yB(n) volatilità relativa n χB(1) Composizione iniziale della fase liquida 0 se a = 0 > 1 si ha che dopo n cicli yA(n) >> yB(n) χA(1) χB(1) la fase vapore si arricchisce fortemente del componente più volatile Esempio: distillazione di una miscela A (50 °C) e B (90 °C) al 5% di A e 95% di B. Sarebbero necessarie 5 distillazioni semplici per separare la miscela. T(°C) Efficienza di una colonna di frazionamento N° Piatti teorici: n.ro di vaporizzazione/condensazione necessari separazione. Dipendono da: • Dimensioni della colonna • Tipo di riempimento vigreaux cicli per di la Distillazione azeotropica Un AZEOTROPO è una miscela costituita da due o più sostanze che si comportano all’ebollizione come un composto puro, dato che bolle a temperatura costante producendo un vapore che ha la stessa composizione del liquido. Azeotropo di minimo (o positivo) Azeotropo di massimo Una delle principali applicazioni della distillazione azeotropica è lo spostamento a destra dell’equilibrio che prevede la formazione di acqua. Si esegue la reazione in benzene distillando l’azeotropo di minimo acqua/benzene (Peb 69°C). Due esempi sono l’esterificazione di Fisher e la sintesi di acetali. 1. Esterificazione di Fisher O R C Ac. carbossilico O + H R ' + O H O H R alcool C O R ' + H 2 O estere benzene 2. Sintesi di acetali H2O O R C aldeide H H + 2 R ' O H alcool O R ' + R C H + H 2 O O R ' acetale NB. Il punto di ebollizione dell’alcool deve essere superiore a 69 °C che è la Teb dell’azeotropo. Apparecchio di Dean-Stark 3. Distillazione sotto vuoto Si impiega per composti aventi Teb a pressione atmosferica superiore a 200° 200°C. Oltre questo valore aumenta il pericolo di degradazione termica dei composti organici con innesco di reazioni di pirolisi, polimerizzazione e condensazione. I sistemi più comuni per fare il vuoto sono: • L’evaporatore rotante, rotante che usa una pompa ad acqua (P 10 – 25 torr) ed abbassa la Teb di circa 100 °C. • Pompa meccanica, meccanica che opera a diffusione d’olio (P 0.1 torr) ed abbassa la Teb di 200 °C circa. Una stima più precisa del Teb può essere fatta usando un nomogramma. Apparecchiatura nomogramma F M La FASE MOBILE può essere liquida A B C F S La FASE FISSA può essere solida o liquida C A B B F M C C O L O N N A A S T R A T O Cromatografia in fase liquida (colonna, TLC) A B C S O T T IL E TIPI TIPI DI DI CROMATOGRAFIA CROMATOGRAFIA TLC Colonna HPLC Gas inerti, Solventi organici, acqua - Carta - Gas cromatografia FASI ESSENZIALI DI UN PROCESSO CROMATOGRAFICO 1. Caricamento del campione o della miscela da analizzare in una zona ristretta della fase stazionaria; 2. Eluizione della miscela dalla fase stazionaria per effettuare la separazione attraverso un opportuna scelta (e/o variazione) delle caratteristiche della fase mobile (polarità (polarità, composizione chimica etc.) o di altri parametri; 3. Rivelazione dei composti separati. BANDA: BANDA ELUENTE: ELUENTE ELUIZIONE: ELUIZIONE ELUATO: ELUATO si suole indicare la zona di fase stazionaria occupata da uno o più componenti del campione. termine con cui viene solitamente indicata la fase mobile. si indica l’operazione di separazione facendo passare l’eluente attraverso una colonna cromatografica. liquido uscente dall’estremità della colonna. CROMATOGRAFIE CROMATOGRAFIE DI DI ADSORBIMENTO ADSORBIMENTO [Colonna, [Colonna, TLC, TLC, HPLC] HPLC] CROMATOGRAFIA SU COLONNA La miscela dei composti da separare viene messa in cima a una colonna di vetro cilindrica riempita (impaccata) con finissime particelle di materiale adsorbente (fase solida stazionaria). L'adsorbente viene poi continuamente dilavato da un flusso di eluente (fase mobile) che scende attraverso la colonna. Adsorbimento ed adsorbenti L’ADSORBIMENTO può essere definito come la capacità che hanno alcuni solidi porosi e finemente divisi di tener legate molecole sulla loro superficie. Le molecole possono venire adsorbite sia che si trovino allo stato di vapore che disciolti in un liquido. F M A B F S A B C •il gel di silice (SiO2 . x H2O) •l’allumina (Al2O3 . x H2O) DIMENSIONI. 60 mesh ossia 250 µ per la cromatografia per gravità e 200 - 400 mesh ossia 40 - 75 µ per la flash cromatografia C O L O N N A Interazioni Composti non polari forze di Van der Waals. Composti organici polari: forze dipolo-dipolo, coordinazione, legarne di idrogeno, salificazione. salificazione > coordinazione > legame di idrogeno > dipolo-dipolo > Van der Waals QUANTO PIU E POLARE IL GRUPPO FUNZIONALE TANTO PIU FORTE SARÀ IL LEGAME CON L' ALLUMINA O CON IL GEL DI SILICE. C Adsorbenti: GEL DI SILICE (SiO2) ed ALLUMINA (Al2O3) Si preparano rispettivamente per trattamento del silicato di sodio con HCl e per disidratazione dell’idrossido di alluminio. silicato di sodio Acido silicico (gel di silice) allumina Cromatografia in fase normale e cromatografia in fase inversa FASE NORMALE: • FASE STAZIONARIA è di natura fortemente polare (per esempio gel di silice o allumina) • FASE MOBILE è NON POLARE (per esempio n-esano o etere etilico). FASE INVERSA: • FASE STAZIONARIA è NON POLARE, per esempio palline di vetro ricoperte di materiale apolare (film idrocarburico) • FASE MOBILE è UN LIQUIDO O MISCELA DI LIQUIDI POLARE (per esempio acqua o alcool ). F a s e a u m e n to -C O 2 H d e ll'a d s o r b im e n t o -O H -N H a u m e n to 2 -S H s u d ir e tt a fa s i s t a z io n a r ie -C H O d e ll'a d s o r b im e n t o F a s e C = O s u -C O p o la r i (S iO 2 R -O R fa s i s t a z io n a r ie 2 , A l 2 O C = C 3 ) C l, B r ,I a p o la ri in v e r s a Parametri che influenzano la separazione L'ASSORBENTE E L’ELUENTE DEVONO ESSERE SCELTI IN MODO CHE NÈ L'UNO NÈ L'ALTRO SIA ECCESSIVAMENTE FAVORITO NELLA COMPETIZIONE PER LE MOLECOLE DI SOLUTO IN CONDIZIONI DI EQUILIBRIO. 1. 2. 3. 4. scelta dell'assorbente scelta dell’eluente dimensioni della colonna velocità di eluizione (o flusso) 1. scelta dell'assorbente • Gel di silice: è meno polare (∆ ∆EPauling= 1.7) ed è utilizzato per la separazione dei diversi gruppi funzionali come IDROCARBURI, ALCOOLI, CHETONI, ESTERI, ACIDI, E AMMINE. • L’allumina è un po’ più polare della silice (∆ ∆EPauling= 2.0) ed è utilizzata per la separazione dei gruppi funzionali già descritti ma meno polari (sostanze troppo polari sarebbero infatti troppo ritenute sull’allumina). • Silicato di magnesio (Florisil): è meno polare della silice e si usa spesso per separare gli ZUCCHERI ACETILATI, GLI STEROIDI E GLI OLI ESSENZIALI. • Cellulosa, amido e zuccheri: utili per i composti polifunzionali di origine vegetale e animale (PRODOTTI NATURALI) 2. scelta dell‘eluente La scelta dell’eluente ottimale è frutto di un compromesso: 1. l’eluente deve essere sufficientemente polare per sciogliere il soluto, 2. l’eluente deve essere poco polare per evitare la competizione con il soluto verso i siti di adsorbimento della fase fissa. • Un eluente troppo polare può sostituire totalmente il soluto sul sito della fase fissa “forzandolo” completamente nella fase mobile. IL risultato sarebbe il completo dilavamento senza separazione. • Così, mentre i composti di bassa polarità come idrocarburi, alogenuri etc. sono facilmente trasportati da eluenti apolari come l’esano o l’etere di petrolio, un chetone assorbito sull'allumina, invece, sarà difficile da spostare con solo etere di petrolio, ma sarà spostato troppo rapidamente dall’acetone. Per scegliere caratteristiche possibilità: l’eluente che possieda le ottimali ci sono le seguenti 1.Scegliere un unico eluente: 2.Scegliere una miscela di eluenti, 3.Usare un gradiente di eluizione 3. dimensioni della colonna Regole empiriche: 1. la quantità di assorbente deve essere di 25-30 volte in peso la quantità di materiale che si deve separare; 2. la colonna deve avere un rapporto tra altezza e diametro di circa 8:1 4. Flusso della fase mobile • • Il flusso deve essere lento per permettere alla miscela da separare di stabilire l'equilibrio tra le fasi stazionaria e mobile fondamentale per la distribuzione differenziata. Il flusso deve essere sufficientemente veloce da impedire alle sostanze di avanzare più velocemente per diffusione che per trascinamento verso il basso della colonna. In questo caso le bande si allargano, si diluiscono e la separazione peggiora. FASI SPERIMENTALI DELLA CROMATOGRAFIA SU COLONNA 1. Bloccaggio della colonna in posizione esattamente verticale; 2. Preparazione di una base di supporto sulla quale appoggerà il riempimento (strato di sabbia o di ovatta) in modo che questo non possa uscire dal fondo della colonna. 3. Riempimento della colonna (impaccamento) introducendo l’adsorbente nella forma di una sospensione preparata in un recipiente separato aggiungendo l'assorbente solido, poco per volta, a un po' di eluente. Bisogna agitare sino a raggiungimento di una perfetta omogeneità e fino a che tutte le bolle d'aria intrappolate nella sospensione siano uscite. L’adsorbente deve essere distribuito in modo uniforme ed essere privo di irregolarità, bolle d'aria o fessure. 4. Introduzione del campione: la miscela da separare si applica in cima alla colonna senza diluirla, se è un liquido, oppure sciolta in una piccolissima quantità di solvente polare se si tratta di un solido. Questo è necessario perché la migliore separazione dei componenti si ottiene quando la banda iniziale del campione è molto stretta. 5. Eluizione: si eluisce lentamente con il solvente, o i solventi in miscela (o anche in gradiente, sempre dal meno polare al più polare e mai il viceversa) raccogliendo separatamente dal basso della colonna frazioni di eluato di 10-50 ml circa. L’eluente è in genere alimentato dall’alto con opportune pompe oppure con serbatoi montati sulla sommità della colonna. 6. I principali problemi che deriverebbero da un non corretto impaccamento sono: i) l’avanzamento non orizzontale della banda e ii) la canalizzazione che si verifica quando una parte del fronte della banda avanza di più della maggior parte della banda stessa. CONTROLLO DELLA CROMATOGRAFIA 1. 2. 3. 4. 5. Composti da separare sono colorati: Per pesata dei recipienti Indicatore fluorescente inorganico (es. ZnS): TLC: è la tecnica più usata per seguire l'andamento della separazione su colonna. Metodi strumentali sofisticati e tecniche spettroscopiche (assorbimento uv, indice di rifrazione etc.). CROMATOGRAFIA SU STRATO SOTTILE TLC (Thin Layer Chromatography) 1. Cromatografia di adsorbimento in cui la fase stazionaria è distesa uniformemente su una lastra di vetro o di alluminio (che funge da supporto), alla quale si fa aderire per mezzo di un agente legante (di solito CaSO4 in percentuale del 10%), in modo da formare uno strato sottile sul quale la fase mobile viene fatta muovere verso l’alto per azione capillare; 2. Gli adsorbenti più comunemente usati sono il gel di silice e l’allumina. 3. Le dimensioni delle particelle di fase stazionaria (5-10 µm); 4. Spessore di fase stazionaria: 0,25 mm per TLC analitica; 2 mm per TLC preparativa; 5. Sono disponibili in commercio anche lastre per uso preparativo con Spessore di fase stazionaria di ca. 0,25 mm 6. Gli eluenti usati gli stessi della cromatografia su colonna; C B F M A A Deposizione del campione La deposizione del campione avviene mediante un capillare (1 o 2 µl di soluzione, 1 o 2 ml per TLC preparativa) Si possono applicare più macchie diverse purché queste siano opportunamente distanziate e poste alla stessa altezza. TLC preparativa TLC analitica Sviluppo La lastra è inserita in una camera di sviluppo contenente una quantità di eluente che sale per capillarità lungo la lastrina determinando la separazione dei soluti in macchie a diversa altezza. Fattore di ritenzione Rf L’analisi qualitativa si basa sul fatto che la posizione delle macchie rispetto al fronte del solvente è caratteristica di ogni sostanza ed è riproducibile, nelle stesse condizioni, poiché dipende dall’affinità delle sostanze per il solvente e per la fase stazionaria. In particolare, si definisce Rf (fattore di ritenzione) il rapporto tra il cammino percorso dalla macchia relativa ad una sostanza ed il cammino percorso dal fronte del solvente. B C Metodi di visualizzazione •Se le sostanze separate sono colorate, si osserveranno delle macchie disposte a diverse distanze. In questo caso é facile valutare il numero dei componenti la miscela e, nel caso di una TLC preparativa, recuperarli. •Se le sostanze separate non sono colorate ma assorbono all’UV (sostanze con gruppi cromofori come C=O, NO2, aromatici etc.; λ 254 nm o 366 nm), queste possono essere localizzate sulla piastra usando un indicatore di fluorescenza mescolato con la fase stazionaria e irradiando la piastra con luce ultravioletta. Reagenti chimici di visualizzazione • iodio forma complessi di colore bruno o giallo con molti composti organici • nitrato d’argento (per gli alogenuri alchilici dà macchie scure di AgX) • l’acido solforico concentrato e poi si riscalda in stufa a 1100C. (carbonizzazione) Applicazioni della TLC 1) Riconoscimento dell’identità di due composti (dal valore di Rf); 2) Determinazione del numero dei componenti di una miscela; 3) Scelta del solvente più conveniente per una separazione cromatografica su colonna; 4) Controllo di una separazione cromatografica su colonna; 5) Verifica dell’avanzamento di una reazione. HIGH PERFORMANCE LIQUID CHROMATOGRAPHY (HPLC) Quando il riempimento della colonna è reso più compatto, usando un adsorbente con dimensioni delle particelle più piccole, si realizza, a parità di volume, un’area superficiale maggiore. Di conseguenza si stabiliscono un numero di gran lunga più elevato di siti di equilibrio tra le due fasi e quindi anche in una colonna piuttosto corta il grado di separazione migliora notevolmente (P raggiunte fino a 70 atm). •La colonna cromatografica è generalmente riempita di silice o di allumina. •dimensioni delle particelle molto più piccole, da 5 a 20 micrometri di diametro. •La colonna può essere costruita di vetro spesso o di acciaio inossidabile. •Il sistema di eluizione può essere isocratico o in gradiente. CROMATOGRAFIE DI RIPARTIZIONE [Carta, Gascromatografia CROMATOGRAFIA SU CARTA • Sebbene possa apparire molto vicina alla TLC, la cromatografia su carta è in realtà una tecnica di RIPARTIZIONE LIQUIDO-LIQUIDO. • La carta è costituita in gran parte da CELLULOSA PURA, ma non funziona da fase stazionaria. Avviene invece che la cellulosa assorba VAPOR D'ACQUA dall'atmosfera, in particolare da un'atmosfera che ne sia satura. La cellulosa può assorbire fino al 22% circa di acqua ed è proprio quest'acqua assorbita sulla cellulosa che funziona da fase stazionaria. • Per garantire la saturazione della cellulosa molti solventi di sviluppo usati per questa tecnica cromatografica contengono anche acqua come componente della miscela. • A mano a mano che il solvente sale i composti vengono ripartiti tra la fase acquosa stazionaria e il solvente in movimento. • La FASE ACQUOSA È STAZIONARIA e per questo i componenti della miscela più idrosolubili o quelli che hanno la massima capacità di formare legami di idrogeno sono quelli che vengono trattenuti meglio e che migrano più lentamente. • La cromatografia su carta dà risultati particolarmente buoni con composti di polarità elevata o con sostanze polifunzionali. L'impiego più comune della cromatografia su carta riguarda sostanze come gli zuccheri, gli amminoacidi e i pigmenti naturali. GASCROMATOGRAFIA (GLC) • La gascromatografia (glc) prende anche il nome di cromatografia in fase vapore e di cromatografia di ripartizione gas-liquido. • Il principio alla base della tecnica è per l’appunto la ripartizione dei soluti tra una FASE MOBILE, costituita da un GAS INERTE (tipicamente azoto, elio o argon), ed una FASE STAZIONARIA costituita da un LIQUIDO (tipicamente un olio altobollente supportato su materiale solido inerte o solido ceroso bassofondente). • La tecnica permette la separazione di composti volatili i cui punti di ebollizione differiscono anche meno di 0.5 °C. In questo senso essa è di gran lunga superiore alla distillazione frazionata. • Può essere usata sia come tecnica analitica che come tecnica preparativa. • I composti che possono essere separati vantaggiosamente comprendono i gas (per esempio l'ossigeno (p.eb. -183°C) e l'azoto (p.eb. 196°C)), sino alla categoria dei composti organici con punto di ebollizione superiore a 400°C. • L'unica esigenza per ottenere un buon risultato è che essi abbiano un’apprezzabile tensione di vapore a una temperatura alla quale possano essere separati e che essi siano termicamente stabili alla temperatura usata. IL GASCROMATOGRAFO carrier Gli elementi fondamentali dell'apparecchiatura sono : BLOCCO DI INIEZIONE (o iniettore), che è una camera riscaldata (200-300 °C) dove esso viene immediatamente vaporizzato e introdotto in una corrente di gas mobile, che prende il nome di gas di trasporto (o carrier). COLONNA riempita di particelle solide inerti rivestite di un film liquido di fase stazionaria.. FORNO la cui temperatura può essere controllata. RIVELATORE che genera un segnale elettrico al passaggio dell’analita. REGISTRATORE (cromatogramma). LA COLONNA IMPACCATE: un tubo di rame o di acciaio inossidabile di diametri compresi tra 3 mm e 6 mm. La lunghezza varia tra 1 m e 5 m. fase stazionaria: liquido altobollente applicato su un materiale di supporto, una cera o un solido bassofondente. I liquidi più usati sono idrocarburi ad alto punto di ebollizione, oli siliconici, cere, poliesteri e polieteri (ad es. polietilenglicoli come la Carbowax). La più usata per gli scopi del laboratorio di chimica organica è la gomma siliconica “polidimetilsilossano” nota con la sigla commerciale SE30. Supporti. il mattone refrattario macinato, farina fossile, perle di vetro, silice, allumina o polvere di carbone. C H (C H 3 ) 3 S i O 3 S i C H O 3 S i(C H n CAPILLARI: le colonne più moderne sono altamente efficienti nella separazione, essendo costituite da capillari di silice fusa (diametri di 0.25 mm) con lunghezze a partire da 30 m. Le fasi stazionarie sono legate alle pareti interne della colonna formando un film sottilissimo ed uniforme (0.25 m) e non prevedono materiale di supporto. LA TEMPERATURA DEL FORNO. • Uno dei principali fattori che influenzano la separazione è la TENSIONE DI VAPORE dei componenti la miscela. • Pertanto in una serie omologa di prodotti avranno importanza i PESI MOLECOLARI LA SCELTA DELLA FASE STAZIONARIA. • GRUPPI FUNZIONALI e POLARITÀ • CRITERIO È CHE PER I CAMPIONI POLARI È MEGLIO USARE UNA FASE LIQUIDA POLARE, MENTRE PER I CAMPIONI NON POLARI È INDICATA UNA FASE LIQUIDA NON POLARE. LA VELOCITÀ DEL FLUSSO DEL GAS DI TRASPORTO. • È comunque necessario che il flusso sia sufficientemente elevato per impedire che qualcosa rimanga nella colonna (flussi tipici 10 ml/min). LA LUNGHEZZA DELLA COLONNA. ) 3 S E 3 0 polidimetilsilossano PRINCIPI DELLA SEPARAZIONE E FATTORI CHE LA INFLUENZANO 3 ANALISI QUALITATIVA CROMATOGRAMMA. un diagramma (cromatogramma) nel quale si riporta in ordinata la corrente del rivelatore ed in ascissa il tempo di eluizione TEMPO DI RITENZIONE. Il tempo che passa dall'iniezione sino all'uscita di una certa sostanza dalla colonna (costante fisica come l’Rf può usato a scopi qualitativi). ANALISI QUANTITATIVA AREA DEL PICCO. L'area sottesa da un picco gascromatografico è proporzionale alla quantità (moli) del composto eluito. AREA= Prodotto dell’altezza del picco per la larghezza a metà altezza (h x w) Composizione della miscela. Può essere ottenuta rapportando a cento l’area dei picchi. Ab= 2320 mm2 At= 680 + 2320= 3000 mm2 %a= 680 x 100 = 22.7 % Aa= 680 mm2 w 3000 %b= 2320 x 100 = 77.3 3000 h % ta tb tempo RIVELATORE A IONIZZAZIONE DI FIAMMA (FID). (FID). L'effluente dalla colonna è miscelato con idrogeno e aria e quindi introdotto in una fiamma. La maggior parte dei composti organici, quando pirolizzati alla temperatura di una fiamma idrogeno/aria, produce ioni ed elettroni che conducono l’elettricità attraverso la fiamma. Al FID, tenuto ad elevata temperatura (200 – 300 °C), viene applicato tra l’ugello del bruciatore (anodo) e un elettrodo collettore (catodo), sistemato sopra la fiamma, un potenziale di alcune centinaia di volt. La corrente risultante (circa 10-12 A) è quindi inviata ad un amplificatore e ad un registratore e rappresenta la corrente di fondo. Gli atomi di carbonio dei composti organici (eccezion fatta per quelli carbonilici e carbossilici) producono nella fiamma radicali CH, i quali nella fiamma danno luogo a ioni CHO+ reagendo con gli atomi di ossigeno presenti: c a to d o r e g is tr a to r e A f ia m m a a n o d o a ria c o lo n n a H C H + O C H O + 2 + e - Solamente un atomo di carbonio su 105 produce uno ione. Tuttavia, questa produzione è stazionaria e strettamente proporzionale al numero di atomi di carbonio che entrano nella fiamma. Il rivelatore a ionizzazione di fiamma non rivela gas non combustibili come CO2, H2O, SO2, NOx ed NH3. Gli ioni CHO+ prodotti nella fiamma quando nell’effluente è presente l’analita portano corrente al collettore catodico al di sopra della fiamma e quindi fanno aumentare la corrente registrata, che viene rivelata come un picco dal registratore. La sensibilità della ionizzazione di fiamma è 10-13 g/s. Non richiedendosi particolari requisiti per il gas di trasporto, si potrà utilizzare N2 o He.