Tosi si candida: voglio parlare a tutto il centrodestra
Transcript
Tosi si candida: voglio parlare a tutto il centrodestra
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23.02.76 ANNO LXIII N.61 DOMENICA 15.03.2015 SECOLODITALIA.IT EDITORIALE Tosi si candida: voglio parlare a tutto il centrodestra, senza preclusioni Flavio Tosi si candida a presidente della Regione Veneto con una propria lista: la notizia adesso è ufficiale. Il sindaco di Verona lo ha annunciato in una conferenza nel salone della Fiera della città, che arriva dopo la “cacciata” dalla Lega. Si è messa così in moto la macchina di “Ricostruiamo il Paese”. Questo lo slogan cui ha fatto seguito quello che Fabio Venturi, coordinatore della Fondazione, ha definito «un annuncio voluto dalla gente che chiesto a Tosi un passo deciso». Appena aperto il tesseramento al banco di “Ricostruiamo il Paese” una ventina di persone ha dato su- di Antonio La Caria bito la propria adesione. Tra i presenti in sala, alla Fiera, c’erano i consiglieri regionali Luca Baggio e Matteo Toscani, oltre ai parlamentari Matteo Bragantini e Manuela Munerato.«Annuncio la partenza di un progetto politico». Ha detto al Gr Rai il sindaco di Verona. «Quelli che in maniera subdola e meschina cercano di farmi fuori si inventano un’alleanza per le regionali con Corrado Passera, quando Corrado Passera a queste regionali non è presente. Io parlo con tutta l’area di centrodestra – vuol dire Forza Italia, vuol dire l’Ncd, vuol dire tutto il centrodestra – ma questo è uno scenario nazionale». «Adesso – ha spiegato Tosi – siamo uomini liberi perché qualcuno ha fatto per noi una scelta diversa forzando la mano. Il nostro – ha aggiunto – sarà un programma elettorale basato sul fare e non sul dire. Oggi non vi dico il quadro elettorale se no si brucia tutto subito. Poi è stata una cosa a cui non ero neanche preparato». Quindi la fecciatina a Matteo Salvini. «Nemmeno Renzi avrebbe fatto quello che ha fatto lui con la sua minoranza interna». «E io – ha aggiunto commuovendosi – ho alle spalle 25 anni di storia personale e di affetti in Lega». PRIMO PIANO SALVINI: «NIENTE RANCORI. TOSI SI GODA I COMPLIMENTI DI ALFANO, È AFFAR SUO» di Giorgia Castelli 2 «Non porto rancore nei confronti di nessuno. Tosi ha fatto una scelta politica alternativa alla Lega, a Zaia, al Veneto. Se si prende i complimenti di Fini e Alfano si goda Fini e Alfano». Il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini è caustico nel commentare... 4 6 FITTO A BERLUSCONI: «NEL PARTITO CI VUOLE UN NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO» “SINISTRA ADDIO”, CANTANTI E ATTORI ALL’ATTACCO SUI SOCIAL E SUL PALCO I vertici piemontesi di Forza Italia hanno disertato la riunione dei “Ricostruttori”, a Torino, con l’eurodeputato Raffaele Fitto. Che non l’ha presa bene. «Non è negando il confronto interno che si costruisce un nuovo centrodestra forte e moderno», replica... Sono finiti i tempi del dominio della sinistra su cantanti e attori italiani, “se non dici di essere dei nostri esci fuori circuito e non becchi nemmeno una presenza al Festival dell’Unità”. Non è stata la fine della prima Repubblica a “liberare” gli artisti e neppure l’avvento... di Redazione di Girolamo Fragalà 2 SALVINI: «NIENTE RANCORI. TOSI SI GODA I COMPLIMENTI DI ALFANO, È AFFAR SUO» di Giorgia Castelli «Non porto rancore nei confronti di nessuno. Tosi ha fatto una scelta politica alternativa alla Lega, a Zaia, al Veneto. Se si prende i complimenti di Fini e Alfano si goda Fini e Alfano». Il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini è caustico nel commentare la discesa in campo di Flavio Tosi per la presidenza del Veneto. «Nessuno – ha detto dutrante un incontro nel Padovano – ha mai messo in discussione che le liste di Vicenza le facessero i vicentini e quelle di Treviso i trevigiani. Probabilmente qualcuno ha deciso di rompere perché voleva prendere il posto di Zaia, ma fortunatamente sono i veneti a decidere, non le beghe politiche». Scende in campo anche Luca Zaia, ricandidato della Lega alla presidenza del Veneto: «Se qualcuno si perde per strada perché perde l’obiettivo è affar suo, non affar nostro. A Tosi – ha sottolineato – dico in bocca al lupo, lo dico a tutti i candi- dati, visto e considerato che spero che tutte le idee politiche dei territori e dei veneti siano rappresentate in Consiglio regionale. Non ho mai diviso i candidati e i miei collaboratori fra tosiani e non tosiani – ha concluso Zaia – Penso che ci siano i leghisti, punto e basta. Noi siamo tutti qui per puntare all’autonomia, all’indipendenza del Veneto, e avere le tasse a casa nostra». E poi ancora: «Per Tosi mi dispiace, è ovvio che ogni ferita lascia del dolore dopo il percorso fatto assieme in tutti questi anni. E’ anche vero che poi si guarda avanti». SONDAGGIO EUROMEDIA: FRATELLI D’ITALIA SALE AL 4,6. SCENDONO PD E SEL di Gloria Sabatini Buone notizie per il centrodestra a due mesi dal voto delle regionali. Secondo l’ultimo sondaggio Euromedia Research, infatti, se si votasse oggi a crescere sarebbe innanzitutto Fratelli d’Italia che tocca la quota del 4,6 per cento. Il miglior risultato ottenuto finora dal partito di Giorgia Meloni, reduce dal successo della manifestazione di Venezia dello scorso sabato. Cresce, di poco, anche Forza Italia che sfiora il 13,4 per cento dei consensi piazzandosi sempre dietro la Lega che subisce un lieve calo ma può contare sul 14,1 per cento dei consensi. Cala il Partito democratico che scende a 36,8 insieme a Sel che scende al 4. Segno che le ultime performance di Renzi e l’accelerazione sulle riforme hanno prodotto ulteriore confusione nell’elettorato di sinistra. Pessime notizie per le posizioni di centro nello scacchiere politico. Secondo il monitoraggio condotto dall’istituto guidato da Alessandra Ghisleri infatti il Nuovo Centrodestra di Alfano e l‘Unione di centro di Casini insieme non superano il 3,7 per cento. Un risultato stazionario da settimane che conferma il pessimo appeal del ministro dell’Interno verso l’elettorato moderato che, evidentemente, preferisce opzioni più nette. E probabilmente si sta dirigendo verso Fratelli d’Italia come alternativa crescente al partito di Berlusconi, sempre diviso anche se rifocillato dall’assoluzione giudiziaria del Cavaliere. DOMENICA 15.03.2015 LA NOTIZIA L’ISIS VENDE SU EBAY LE OPERE D’ARTE PER FINANZIARE IL TERRORISMO di Antonella Ambrosioni Distruggere per autofinanziarsi. Lo scempio e anche la beffa. I massacratori jihadisti e distruttori dei siti archeologici sono anche ladri e finanziano la loro guerra santa vendendo su Ebay i tesori da loro trafugati durante la loro marcia di occupazione. Monete e ceramiche antiche, ma anche dipinti e gioielli razziati dai militanti dell’Isis in Siria e in Iraq vengono messi in vendita on line dallo Stato islamico per finanziare la sua guerra santa contro l’Occidente. Secondo The Times, nelle ultime settimane sarebbero aumentate a dismisura le vendite sui siti internet di aste online di importanti pezzi archeologici presi dai militanti dell’Isis, ritenuti scomparsi dalla Siria e dall’Iraq e invece riapparsi su Ebay, dove collezionisti di tutto il mondo se li contendono. La vendita dei reperti archeologici razziati nei luoghi occupati dai miliziani potrebbe fruttare decine di milioni di euro all’Isis, che distrugge le grandi opere d’arte per ragioni di propaganda, ma non disdegna di rubare quelle più piccole per venderle, come fa con il petrolio, per finanziare il terrorismo e comprare armi per la sua guerra. I furti maggiori di reperti archeologici di ogni tipo si registrano in Iraq, dove tutti i siti di interesse, soprattutto quelli con scavi in corso, sono stati sistematicamente razziati, e in Siria cinque siti su sei dell’Unesco sono stati seriamente danneggiati dalla ricerca di reperti da vendere su internet. Sempre secondo l’Unesco, i furti di reperti avverrebbero addirittura su commissione. Uno è quello di un mosaico romano ad Apamea, nella Siria occidentale: è stato staccato con i bulldozer e poi probabilmente fatto arrivare nei ricchi Paesi del Golfo Persico, dove gli sceicchi sembrano particolarmente interessati ad appropriarsi di antichità d’arte. Fatto sta che, secondo gli esperti interpellati dal quotidiano londinese, i prezzi delle monete antiche provenienti dagli scavi di Iraq e Siria sarebbero notevolmente diminuiti nelle ultime settimane: segno che la loro disponibilità sul mercato è molto aumentata con l’arrivo dei reperti messi in vendita dall’Isis. 3 Domenica 15.03.2015 FITTO A BERLUSCONI: «NEL PARTITO CI VUOLE UN NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO» di Anna Clemente I vertici piemontesi di Forza Italia hanno disertato la riunione dei “Ricostruttori”, a Torino, con l’eurodeputato Raffaele Fitto. Che non l’ha presa bene. «Non è negando il confronto interno che si costruisce un nuovo centrodestra forte e moderno», replica l’ex governatore della Puglia davanti a un centinaio di militanti del partito. «C’è un clima sbagliato – aggiunge – non si risolve il problema di 9 milioni di elettori che ci hanno abbandonato mettendo alla porta chi la pensa diversamente». L’incontro di Torino doveva essere l’ occasione «per esporre idee e proposte che hanno l’obiettivo di rilanciare il progetto di FI», commenta Fitto che non nascondo lo stupore per questa “diserzione”: «Berluscono ha due strade: chiudere la vicenda del partito senza un confronto interno o mettere in campo una prospettiva di partito, lavorando su un modello organione che superi la situazione attuale». Fitto commenta, in particolare, la rimozione del coordinatore di Torino, Ettore Puglisi, e quello del Verbano Cusio Ossola, Valter Zanetta, decisa nei giorni scorsi dal coordinatore piemontese di Forza Italia, Gilberto Pichetto. «Mi spiace che qui a Torino siano state prese decisioni sbagliate – osserva – come quella di non partecipare a questa riunione che vuole essere costruttiva. Io continuo a credere invece che meriti la- vorare dal di dentro del partito per costruire un’alternativa a questo governo. E per questo sto girando l’Italia, sarò a Bari e poi a Matera». Ritorna poi sulla questione della leadership, Fitto, argomentando che «chiunque sarà, il futuro leader del centrodestra dovrà venire scelto dagli elettori» . «Sostengo da tempo lo strumento delle primarie – aggiunge – se vogliamo costruire un centrodestra moderno, non possiamo pensare alle autocandidature. Occorrono programmi seri per costruire una vera alternativa al governo Renzi che non sta raggiungendo i risultati promessi». BERSANI: SE NON SONO D’ACCORDO CON RENZI MI CACCIANO? QUESTA È CASA MIA di Redazione Si scrive “la sfida dei riformisti”” si legge resa dei conti in casa Pd. Volano parole grosse al convegno bolognese promosso dalla minoranza antirenziana del Nazareno dopo l’ennesima imposizione del premier sulle riforme costituzionali. Pierluigi Bersani, che apre i lavori nel capoluogo emiliano, ancora una volta in compagnia di Cuperlo si è piegato ai diktat del partito promettendo che sarà l’ultima volta… «Noi siamo sempre con l’idea di stare con tutti i piedi nel Partito democratico. A chi ci dice “se non siete d’accordo andate fuori” io rispondo “no, vai fuori tu, che questa è casa mia”. Con queste parole l’ex segretario democratico è intervenuto all’assemblea di Area riformista, piglio decisionista che ricorda il più celebre “che fai mi cacci¡” rivolto da Fini a Berlusconi. «Un’area di sinistra larga – ha spiegato Bersani – con la radice ulivista non va dispersa, perché nel campo largo tendono a prevalere posizioni riformiste». «Nell’ipotesi che sia la legge costituzionale, sia quel progetto di legge elettorale rimangano così, io non sono in condizione di votare la legge elettorale così come è fatta. Ma sono convinto che ci sarà disponibilità a ragionare», ha aggiunto Bersani ripetendo il solito canovaccio, quello che il comico Maurizio Crozza ha definito il penultimatum. Rischio rottura nel Pd in caso di voto diverso della minoranza sulla legge elettorale? Calma e gesso «I nostri statuti mettono la famosa eccezione alla lealtà sui temi di rango costituzionale – ha sottolineato l’ex segretario del Pd – però certamente se ci fosse mai una rottura su questo punto io non sottovaluto l’elemento di incrinatura seria e profonda. Per questo dico non succederà, si ragionerà». Insomma la scissione può attendere, Renzi può dormire sonni tranquilli, è tutto un gioco delle parti. Meglio ragionare… 4 DOMENICA 15.03.2015 ECCONE UN’ALTRA: LE INSEGNANTI POSSONO INDOSSARE IL VELO ISLAMICO IN CLASSE di Francesco Signoretta Siamo al paradosso: il crocifisso nelle scuole no, le maestre con il velo islamico sì. Hanno iniziato le toghe tedesche ma c’è da scommetterci che ora la scelta si diffonderà a macchia d’olio ovunque, compresa l’Italia, con la sinistra che brinda e le sentenze che fioccano: proibire a un’insegnante di portare il velo islamico in una scuola pubblica è anticostituzionale. Una sentenza dell’Alta Corte di Karlsruhe ribalta in Germania l’impostazione assunta con un precedente giudizio del 2003, costringendo alcuni Laender a rivedere le prescrizioni su quello che da alcuni, in Occidente, è visto come il simbolo della sottomissione della donna nel mondo musulmano. Scegliendo una direzione opposta rispetto al legislatore francese, che prevede il divieto dell’ostentazione di qualsiasi simbolo religioso nei luoghi pubblici, i giudici costituzio- nali tedeschi hanno bocciato l’opzione di un veto generico sul velo, lasciando margine, però, per valutare i singoli casi. Bandirlo potrebbe essere giustificato, infatti, nel caso in cui vi fosse un «pericolo sufficientemente concreto» per la pace della scuola o per la neutralità statale. L’apertura della Corte, nel paese turbato dal movimento antiislamico di Pegida, che ogni lunedì scende in piazza a Dresda come in altre città per manifestare contro la islamizzazione dell’Occidente, invocando le ragioni di un “patriottismo europeo”, è stata accolta con entusiasmo dalla comunità musulmana in Germania, che ha parlato di “pie- tra miliare” per le pari opportunità dei musulmani. Ma non tutti sono di questa opinione. Per il presidente dell’associazione degli insegnanti, questa sentenza aumenterà invece la pressione sulle ragazze, che non vogliono portare il velo. E c’è chi, come il segretario generale della Csu bavarese, Andreas Scheuer, ha commentato la sentenza garantendo che la «Baviera è e resta un Land forgiato dal cattolicesimo», e si cercherà di sondare tutte le possibilità legislative per continuare a privilegiare il cristianesimo «fondamento valoriale della nostra società». Laender come Baviera e Nordreno-Westfalia, che prevedeva ad esempio un privilegio delle tradizioni e dei valori cristiani, dovranno rivedere le loro regolamentazioni. E l‘autority per l’Antidiscriminazione ha fatto appello a che le regioni rivedano il veto del velo nei luoghi pubblici che, alla luce della decisione, non ha più senso. «VOGLIAMO UN FIGLIO SANO»: IL SOGNO DI UNA COPPIA IN LOTTA “CONTRO LO STATO” di Giorgio Sigona Hanno un sogno e per quel sogno stanno combattendo contro tutto e tutti; «Vogliamo un figlio sano». La sua professione è quella di fattorino presso una multinazionale, ma Davide – 31 anni e una grave malattia genetica che lo affligge, l’esastosi – ama a tal punto i bambini che appena può si dedica alla sua «seconda vera attività» organizzando in ospedali e istituti feste per i piccoli in cui si trasforma in mago. Il suo desiderio più grande è avere un figlio con la sua compagna Rossella, ma la legge 40 sulla fecondazione assistita li esclude dall’accesso a tali tecniche. Quella che stanno combattendo, afferma, «è una battaglia contro uno Stato che ci schiaccia». Davide e Rossella hanno presentato ricorso dopo che a Milano era stata loro negata la possibilità di effettuare la diagnosi preimpianto sull’embrione. Il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso e rinviato la Legge 40 alla Corte costituzionale, che ora dovrà pronunciarsi sulla legitti- mità del divieto di accesso alla procreazione medicalmente assistita e alla diagnosi preimpianto per le coppie fertili ma portatrici di gravi malattie genetiche, come appunto nel caso dei due giovani milanesi. Quella di Davide e Rossella è una vera odissea: «La mia malattia – racconta l’uomo – determina la produzione di ossa in più nel corpo. Causa molta sofferenza e ho subito vari interventi chirurgici. Vogliamo un figlio, ma ho il 50% di possibilità di trasmettere la mia patologia anche alla prole». Da qui la richiesta della diagnosi preimpianto, e il rifiuto a Milano. Quindi la decisione di andare in Grecia, a Creta: «Abbiamo già fatto tre tentativi di pma e tre diagnosi preimpianto, ma purtroppo gli embrioni impiantati, sani, non hanno attecchitto. Contro il rifiuto in Italia abbiamo presentato ricorso, ma in attesa che la giustizia si muova non potevamo aspettare perch[ il nostro tempo “biologico” stringe. Continueremo a tentare – afferma Davide – finchè avremo forza». Anche Rossella, giovane architetto di 33 anni, è decisa: «Vogliamo un figlio sano. Se c’è la possibilità di procreare un bambino che sta bene, nonostante la malattia di Davide, perché il nostro Paese ce lo impedisce? Speriamo che le cose cambino, non solo per noi ma per tutti gli italiani. Perch[ è davvero allucinante – dice – che basti varcare i confini nazionali per vedersi riconosciuti diritti che da noi sono inesistenti». DOMENICA 15.03.2015 LA TURCHIA COME L’ITALIA: IN GALERA CHI OFFENDE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA quanto scritto dal parlamentare de La Destra nei confronti della Montalcini. Storace replicò. E fu denunciato e poi condannato per vilipendio. Ora la vicenda del turco Aykutalp Avsar che si va a sommare a quelle degli altri “caduti” sulla strada del vilipendio per le offese a Erdogan, va a rafforzare la convinzione che la Turchia abbia intrapreso una china molto delicata per la tenuta della democrazia. Proprio ieri, dopo la condanna in appello a 14 mesi di carcere di Aykutalp Avsar, la stampa turca ha dato ampio spazio a un editoriale del New Tork Times secondo il quale sotto la guida del presidente islamico Recep Tayyip Erdogan, la Turchia è diventata un paese «sempre più autoritario» e si allontana dai valori della Nato. Secondo l’autorevole quotidiano Usa, «l’impegno della Nato verso l’alleanza atlantica non è mai sembrato cosi ambivalente». E il Nyt cita a man bassa diversi esempio: in questioni cruciali come la lotta contro l’Isis, l’integrazione nel sistema alleato di un nuovo sistema di difesa antimissili o le sanzioni alla Russia «il presidente Erdogan e il suo governo non cooperano pienamente o agiscono in aperta sfida a interessi e priorità della Nato». Inoltre, scrive il Nyt, la Turchia sotto Erdogan «è diventata sempre più autoritaria, ed è chiaro che si allontana da un’alleanza il cui trattato afferma che è fondata sui principi della democrazia». Sulla lotta contro l’Isis, il Nyt rileva che «non ha scuse il fatto che la Turchia non faccia un lavoro migliore» per chiudere le autostrade della jihad. Ankara finora è rimasta ai bordi della Coalizione capitanata dagli Usa. Il quotidiano ricorda che il capo dell’intelligence americana James Clapper ha detto di recente che Ankara ha «altre priorità e altri interessi». La Turchia, aggiunge il Nyt, «è più interessata a fermare l’autonomia curda in Siria e a far cadere il presidente siriano Bashar al Assad». riora del convento, definendolo “orrendo”. La Banerjee ha quindi ordinato agli agenti del Dipartimento di indagini criminali (Cid) di aprire «immediatamente una inchiesta per catturare i responsabili della aggressione». Secondo l’emittente Ndtv, la suora in seguito alla violenza dello stupro ha riportato lesioni serie che hanno indotto i medici a sottoporla ad intervento chirurgico. In un comunicato, il vicario generale dell’Arcidiocesi di Kolkata ha reso noto che «dopo aver legato tre delle cinque suore presenti, i ladri sono entrati nella stanza della Superiora mettendola a soqquadro, distruggendo molte cose e portando via denaro, un portatile e un telefono cellulare». In segno di protesta per l’accaduto un folto gruppo di studenti hanno bloccato la linea ferroviaria fra Sealdah e Ranaghat e la statale nazionale n.34. di Paolo Lami Aveva gridato “Tayyip dittatore” durante le manifestazioni di Gezi Park nel 2013. Ora Aykutalp Avsar, un giovane studente turco di ingegneria di Kayseri, è stato condannato a 14 mesi di carcere per “offesa” e “incitamento all’odio” contro l’allora premier islamico Recep Tayyip Erdogan ed è stato arrestato poiché la pena è stata confermata negli ultimi giorni in appello. Aykutalp Avsar non è che l’ultimo a subire la dura repressione del regime turco. Nelle ultime settimane decine di persone, fra cui diversi giornalisti, studenti, intellettuali, e perfino l’ex-miss Turchia 2006, Merve Buyuksarac, sono stati arrestati o incriminati per presunte “offese” a Erdogan. Che da dicembre, dopo essere stato eletto in agosto capo dello stato, ha rispolverato una vecchia legge, mai usata dai suoi predecessori, che prevede pene fino a 4 anni di carcere per “offese” al presidente. Per l’opposizione, che lo accusa di imprimere una svolta autoritaria al paese, Erdogan cerca cosi di intimidire e mettere a tacere le voci critica prima delle cruciali elezioni politiche del 7 giugno. Ma, a ben guardare, l’Italia non sta messa meglio: l’articolo 278 del Codice Penale punisce con la reclusione da uno a cinque anni, chiunque offende l’onore o il prestigio del Presidente della Repubblica italiana. Quindi perfino un anno di reclusione in più di quelli previsti dal turco Erdogan. Ne sa qualcosa Francesco Storace condannato il 21 novembre del 2014 dai giudici del Tribunale di Roma a sei mesi di reclusione per vilipendio al capo dello Stato nei confronti di Giorgio Napolitano. La vicenda era legata al voto che l’allora senatrice a vita Rita Levi Montalcini fornì, evitandone la caduta, al governo guidato da Romano Prodi. Iniziativa che venne criticata sul blog di Storace. Pochi giorni dopo, pero’, lo stesso Napolitano attaccò frontalmente Storace definendo «indegno» INDIA, ANCORA STUPRO DI GRUPPO: LA VITTIMA È UNA SUORA DI SETTANTUNO ANNI di Guglielmo Federici Dalle ragazzine alle ultrasettantenni, gli stupri in India sono una piaga, un costante di inciviltà che dilaga a macchia d’olio. Un’anziana suora indiana di 71 anni che tentava di opporsi ad una banda di ladri entrati a forza in un convento nello Stato occidentale del West Bengala è stata violentata davanti a tutti ed è ora in serie condizioni in un ospedale di Kolkata, la vecchia Calcutta. Lo riferisce l’agenzia di stampa Pti. I ladri, entrati nel convento di Jesus and Mary a Ranaghat, nel distretto di Nadia, sono poi fuggiti con un bottino di un milione di rupie (quasi 16.000 euro). Non appena appresa la notizia di questo ennesimo stupro, la “chief minister” (governatore) del West Bengala, Mamata Banerjee, ha duramente condannato lo stupro di gruppo della religiosa, che era la madre supe- 5 6 “sinistra addio”, cantanti e attori all’attacco sui social e sul Palco di Girolamo Fragalà Sono finiti i tempi del dominio della sinistra su cantanti e attori italiani, “se non dici di essere dei nostri esci fuori circuito e non becchi nemmeno una presenza al Festival dell’Unità”. Non è stata la fine della prima Repubblica a “liberare” gli artisti e neppure l’avvento della stagione televisiva di Mediaset. La svolta è avvenuta con i social. Sì, con twitter e Facebook, perché lì, in quello spazio a metà tra il privato e il pubblico, le esternazioni spesso non sono controllate e controllabili. Quindi esce di tutto, la provocazione e la risposta. Un esempio eclatante è quello di Simone Cristicchi, un grande artista che la sinistra considerava “suo” e che invece, per aver messo in scena Magazzino 18, lo spettacolo su esodo e foibe, è stato bersagliato di insulti dai compagni, “colpevole” di aver detto una verità che doveva essere nascosta. “Siete relitti di una ideologia sepolta”, è arrivato a scrivere Cristicchi sulla sua pagina di Facebook, a commento di una foto che mostrava la gomma della sua auto tagliata, a mo’ di minaccia o sfregio. “A noialtri ci tocca sop- portare i vostri ragli da asini”. Parole durissime, che provano un disagio, una rabbia e una reazione impensabili negli anni passati. Putin è il nemico giurato del Pd? Ecco una sfilza di artisti italiani che invece lo stimano, vanno in Russia a cantare fregandosene del politicamente corretto imposto dalla sinistra contro il leader del Cremlino. Non si limitano a esibirsi sul palco ma scelgono di schierarsi dalla cosiddetta “parte sbagliata”. Persino un artista cauto come Riccardo Fogli si è spinto fino a partecipare alla festa per il ritorno della Crimea tra le braccia della Russia con tanto di dichiarazioni a favore dello stesso Putin. Per non parlare dei tradizionali “ospiti” di Mosca, da Al Bano a Toto Cutugno, che non nascondono le loro simpatie per lo “zar”. Persino dal palco di Piazza San Giovanni c’è chi ha “fatto la festa” al Pd ed è stata una sorpresa. Piero Pelù, ex Litfiba, non ha avuto peli sulla lingua: ”Non vogliamo elemosine da 80 euro, vogliamo lavoro, il non-eletto deve capire che in Italia c’è un grande nemico, la disoccupazione”. Deluso dalla sinistra ormai da tempo è Francesco De Gregori, che in più di un’occasione ha dato dispiaceri al Pd: “Pensare di eliminare Berlusconi per via giudiziaria credo sia stato il più grande errore di questa sinistra”, “sono stato berlusconiano solo per trenta secondi in vita mia, quando ho visto i sorrisi di scherno di Merkel e Sarkozy”. Parole di un uomo che sa essere e sentirsi italiano, a differenza del Pd che di quei sorrisi di scherno fece una bandiera. Fin troppo semplice ricordare Lino Banfi e Lando Buzzanca. Inaspettata, invece, la Povia e il coraggio di dire di no: meglio una moneta sovrana che Puttana di Gloria Sabatini brano che farà discutere e solleverà lo sdegno delle anime belle del progressismo planetario, quelle sempre pronte a gridare allo scandalo e al complotto. «C’è una dittatura di illusionisti finti economisti equilibristi, terroristi padroni del mondo peggio dei nazisti che hanno forgiato altrettanti tristi arrivisti stacanovisti…Ci hanno illuso con le parole libertà e democrazia fino a portarci all’apatia». La dichiarazione di guerra all’eurocrazia non potrebbe essere più esplicita: «Gli illusionisti ci hanno incastrati firmando i trattati da Maastricht a Lisbona, siamo tutti indignati perché questi trattati annullano ogni costituzione». Povia conferma la sua verve provocatoria e anti-ideologica quando canta che «la libertà è la lotta contro l’ingiustizia non sono né di destra né di sinistra, la Editore SECOLO D’ITALIA SRL Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Ugo Lisi (Vicepresidente) Antonio Giordano (AD) Italo Bocchino Antonio Tisci Chi comanda il mondo? Chi comanda il mondo? È la domanda ossessiva che dà il titolo all’ultimo album di Giuseppe Povia, che, piglio naif e linguaggio scomodo, apre uno squarcio di luce potente sull’attualità mettendo in musica il suo gigantesco no al dominio planetario della grande finanza, di «illusionisti e finti economisti». C’è una dittatura – canta Povia – un dittatura senza volto, fatta di balle e finte illusioni che vorrebbe un popolo inebetito. «Silenzio / fate la nanna bambini / verranno tempi migliori / Chi comanda il mondo? / C’è una dittatura, c’è una dittatura / Non puoi immaginare quanto fa paura / Chi comanda il mondo? / Oltre che il potere / vuole il tuo dolore / e dovrai soffrire / e sarai costretto ad obbedire…», è l’incipit del Fondatore Franz Turchi Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23.02.76 musica può arrivare nell’essenziale dove non arrivano le parole da sole». Un passo avanti a molti politologi e opinionisti. E per finire un appello contro i grand commis di oggi e di ieri: «Qui bisogna dare un bel colpo di scopa e spazzare via ogni Stato da quest’Europa. Se ogni Stato uscisse dall’euro davvero magari ogni debito andrebbe a zero. Vogliamo una terra sana sana, meglio una moneta sovrana che una moneta puttana». L’autore de I bambini fanno oh e di Luca era gay non è nuovo ad attacchi e isterie online. Qualche giorno fa Michel Emi Maritato, presidente di Assotutela, ha ingaggiato un derby a distanza dalla sua bacheca Facebook accusando Povia di contenuti antisemiti e arrivando a minacciare denunce «per istigazione alla violenza e all’odio razziale». «In questi giorni difficili dove il mondo è minac- Direttore Editoriale Italo Bocchino Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Vicecaporedattore Francesco Signoretta domenica 15.03.2015 perfomance dell’ex coscialunga della sinistra. Delusa si è dichiarata più di una volta Alba Parietti (“sono snob e bigotti”) così come la pasionaria Fiorella Mannoia (“a 60 anni la vita ti cambia, non puoi più trattenere quello che hai da dire e per fortuna c’è qualcuno che ti ascolta. Quindi che mi importa se poi qualcuno nel mio entourage mi dice di fermarmi altrimenti non mi invitano a cantare. Vuol dire che canterò da un’altra parte”). Su Facebook è esplosa poi la “guerra” della Strana Società, il gruppo diventato famosissimo per la storica Pop Corn e di cui faceva parte anche Umberto Tozzi. Il leader Cesare Gianotti ha condotto innumerevoli battaglie politiche di destra attraverso il social ed è stato preso di mira, segnalato a tal punto che gli hanno cancellato il profilo di facebook dove aveva migliaia di iscritti ed è stato costretto a ricominciare da zero “amici”. E lui ha scritto: “Scusate amici se non mi avete visto in bacheca, ma sono stato bloccato dal regime. In Italia, fino a qualche tempo, fa potevi esprimere su Berlusconi peggiori giudizi, gli insulti più feroci, gli epiteti più umilianti, i post più volgari… io invece sono stato bloccato per aver dato dell’intelligentona a una del Pd e per aver criticato il dio Renzi. Siamo in un Paese ridicolo dove non puoi nemmeno esprimere il tuo dissenso”.. ciato dall’Isis e le comunità ebraiche sono in tensione per il timore di eventuali attacchi, ci mancava la genialata di Povia a gettare fuoco sulla benzina». A dir poco squallida la tesi di Assotutela secondo la quale l’artista avrebbe lanciato il pezzo shock per vendere più dischi e risalire dalla “decadenza”. «Addirittura una denuncia – risponde elegantemente Povia – invece di valutare un esposto, valuterei il dialogo, stiamo tutti dalla stessa parte. La canzone Chi comanda il mondo? è chiaramente riferita alla dittatura finanziaria mondiale che sta impoverendo il mondo, punto». Dov’è lo scandalo? «Se vi riferite alla frase “messo sulla croce in Israele”, vuol dire semplicemente e simbolicamente che Gesù Cristo, che doveva salvare questo mondo, è stato messo sulla croce un tempo nell’attuale Gerusalemme. Se fosse stato messo sulla croce a Carmagnola o a Sacrofano o a Santa Marinella, avrei cantato quei nomi». Geniale.quel pesciolino rosso l’abbia già vinto. Redazione via della Scrofa 39 - 00186 Roma 06 68817503 [email protected] Amministrazione via della Scrofa 39 - 00186 Roma 06 68817503 [email protected] Abbonamenti via della Scrofa 39 - 00186 Roma 06 68817503 [email protected]