Tosi si candida: voglio parlare a tutto il centrodestra

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Tosi si candida: voglio parlare a tutto il centrodestra
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23.02.76
ANNO LXIII N.61
DOMENICA 15.03.2015
SECOLODITALIA.IT
EDITORIALE
Tosi si candida: voglio parlare a tutto il centrodestra, senza preclusioni
Flavio Tosi si candida a presidente della Regione Veneto con una propria lista: la notizia adesso è ufficiale. Il sindaco di Verona
lo ha annunciato in una conferenza nel salone della Fiera della città, che arriva dopo
la “cacciata” dalla Lega.
Si è messa così in moto la macchina di “Ricostruiamo il Paese”. Questo lo slogan cui
ha fatto seguito quello che Fabio Venturi,
coordinatore della Fondazione, ha definito
«un annuncio voluto dalla gente che chiesto a Tosi un passo deciso». Appena aperto
il tesseramento al banco di “Ricostruiamo il
Paese” una ventina di persone ha dato su-
di Antonio La Caria
bito la propria adesione. Tra i presenti in
sala, alla Fiera, c’erano i consiglieri regionali
Luca Baggio e Matteo Toscani, oltre ai parlamentari Matteo Bragantini e Manuela Munerato.«Annuncio la partenza di un
progetto politico». Ha detto al Gr Rai il sindaco di Verona. «Quelli che in maniera subdola e meschina cercano di farmi fuori si
inventano un’alleanza per le regionali con
Corrado Passera, quando Corrado Passera
a queste regionali non è presente. Io parlo
con tutta l’area di centrodestra – vuol dire
Forza Italia, vuol dire l’Ncd, vuol dire tutto il
centrodestra – ma questo è uno scenario
nazionale».
«Adesso – ha spiegato Tosi – siamo uomini
liberi perché qualcuno ha fatto per noi una
scelta diversa forzando la mano. Il nostro –
ha aggiunto – sarà un programma elettorale basato sul fare e non sul dire. Oggi
non vi dico il quadro elettorale se no si brucia tutto subito. Poi è stata una cosa a cui
non ero neanche preparato». Quindi la fecciatina a Matteo Salvini. «Nemmeno Renzi
avrebbe fatto quello che ha fatto lui con la
sua minoranza interna». «E io – ha aggiunto
commuovendosi – ho alle spalle 25 anni di
storia personale e di affetti in Lega».
PRIMO PIANO
SALVINI: «NIENTE RANCORI. TOSI SI GODA I
COMPLIMENTI DI ALFANO, È AFFAR SUO»
di Giorgia Castelli
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«Non porto rancore nei confronti di nessuno.
Tosi ha fatto una scelta politica alternativa alla
Lega, a Zaia, al Veneto. Se si prende i complimenti di Fini e Alfano si goda Fini e Alfano». Il
segretario federale della Lega Nord Matteo
Salvini è caustico nel commentare...
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FITTO A BERLUSCONI: «NEL PARTITO CI VUOLE
UN NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO»
“SINISTRA ADDIO”, CANTANTI E ATTORI
ALL’ATTACCO SUI SOCIAL E SUL PALCO
I vertici piemontesi di Forza Italia hanno disertato la riunione dei “Ricostruttori”, a Torino,
con l’eurodeputato Raffaele Fitto. Che non l’ha
presa bene. «Non è negando il confronto interno che si costruisce un nuovo centrodestra
forte e moderno», replica...
Sono finiti i tempi del dominio della sinistra su
cantanti e attori italiani, “se non dici di essere
dei nostri esci fuori circuito e non becchi nemmeno una presenza al Festival dell’Unità”. Non
è stata la fine della prima Repubblica a “liberare” gli artisti e neppure l’avvento...
di Redazione
di Girolamo Fragalà
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SALVINI: «NIENTE RANCORI. TOSI SI GODA
I COMPLIMENTI DI ALFANO, È AFFAR SUO»
di Giorgia Castelli
«Non porto rancore nei confronti di nessuno. Tosi ha fatto
una scelta politica alternativa
alla Lega, a Zaia, al Veneto. Se
si prende i complimenti di Fini
e Alfano si goda Fini e Alfano».
Il segretario federale della Lega
Nord Matteo Salvini è caustico
nel commentare la discesa in
campo di Flavio Tosi per la presidenza del Veneto.
«Nessuno – ha detto dutrante
un incontro nel Padovano – ha
mai messo in discussione che
le liste di Vicenza le facessero i
vicentini e quelle di Treviso i
trevigiani. Probabilmente qualcuno ha deciso di rompere
perché voleva prendere il
posto di Zaia, ma fortunatamente sono i veneti a decidere,
non le beghe politiche».
Scende in campo anche Luca
Zaia, ricandidato della Lega alla
presidenza del Veneto: «Se
qualcuno si perde per strada
perché perde l’obiettivo è affar
suo, non affar nostro. A Tosi –
ha sottolineato – dico in bocca
al lupo, lo dico a tutti i candi-
dati, visto e considerato che
spero che tutte le idee politiche
dei territori e dei veneti siano
rappresentate in Consiglio regionale. Non ho mai diviso i
candidati e i miei collaboratori
fra tosiani e non tosiani – ha
concluso Zaia – Penso che ci
siano i leghisti, punto e basta.
Noi siamo tutti qui per puntare
all’autonomia, all’indipendenza
del Veneto, e avere le tasse a
casa nostra». E poi ancora: «Per
Tosi mi dispiace, è ovvio che
ogni ferita lascia del dolore
dopo il percorso fatto assieme
in tutti questi anni. E’ anche
vero che poi si guarda avanti».
SONDAGGIO EUROMEDIA: FRATELLI D’ITALIA SALE AL 4,6. SCENDONO PD E SEL
di Gloria Sabatini
Buone notizie per il centrodestra a due mesi dal voto delle regionali.
Secondo
l’ultimo
sondaggio Euromedia Research,
infatti, se si votasse oggi a crescere sarebbe innanzitutto Fratelli d’Italia che tocca la quota
del 4,6 per cento. Il miglior risultato ottenuto finora dal partito
di Giorgia Meloni, reduce dal
successo della manifestazione
di Venezia dello scorso sabato.
Cresce, di poco, anche Forza
Italia che sfiora il 13,4 per cento
dei consensi piazzandosi sempre dietro la Lega che subisce
un lieve calo ma può contare
sul 14,1 per cento dei consensi.
Cala il Partito democratico che
scende a 36,8 insieme a Sel che
scende al 4. Segno che le ultime
performance di Renzi e l’accelerazione sulle riforme hanno prodotto ulteriore confusione
nell’elettorato di sinistra.
Pessime notizie per le posizioni
di centro nello scacchiere politico. Secondo il monitoraggio
condotto dall’istituto guidato da
Alessandra Ghisleri infatti il
Nuovo Centrodestra di Alfano e
l‘Unione di centro di Casini insieme non superano il 3,7 per
cento. Un risultato stazionario
da settimane che conferma il
pessimo appeal del ministro
dell’Interno verso l’elettorato
moderato che, evidentemente,
preferisce opzioni più nette. E
probabilmente si sta dirigendo
verso Fratelli d’Italia come alternativa crescente al partito di
Berlusconi, sempre diviso anche
se rifocillato dall’assoluzione
giudiziaria del Cavaliere.
DOMENICA 15.03.2015
LA NOTIZIA
L’ISIS VENDE SU EBAY
LE OPERE D’ARTE PER FINANZIARE
IL TERRORISMO
di Antonella Ambrosioni
Distruggere per autofinanziarsi. Lo
scempio e anche la beffa. I massacratori jihadisti e distruttori dei siti
archeologici sono anche ladri e finanziano la loro guerra santa vendendo su Ebay i tesori da loro
trafugati durante la loro marcia di
occupazione. Monete e ceramiche
antiche, ma anche dipinti e gioielli
razziati dai militanti dell’Isis in Siria
e in Iraq vengono messi in vendita
on line dallo Stato islamico per finanziare la sua guerra santa contro
l’Occidente.
Secondo The Times, nelle ultime
settimane sarebbero aumentate a
dismisura le vendite sui siti internet
di aste online di importanti pezzi archeologici presi dai militanti dell’Isis,
ritenuti scomparsi dalla Siria e dall’Iraq e invece riapparsi su Ebay,
dove collezionisti di tutto il mondo
se li contendono. La vendita dei reperti archeologici razziati nei luoghi
occupati dai miliziani potrebbe fruttare decine di milioni di euro all’Isis,
che distrugge le grandi opere d’arte
per ragioni di propaganda, ma non
disdegna di rubare quelle più piccole per venderle, come fa con il
petrolio, per finanziare il terrorismo
e comprare armi per la sua guerra.
I furti maggiori di reperti archeologici di ogni tipo si registrano in Iraq,
dove tutti i siti di interesse, soprattutto quelli con scavi in corso, sono
stati sistematicamente razziati, e in
Siria cinque siti su sei dell’Unesco
sono stati seriamente danneggiati
dalla ricerca di reperti da vendere
su internet.
Sempre secondo l’Unesco, i furti di
reperti avverrebbero addirittura su
commissione. Uno è quello di un
mosaico romano ad Apamea, nella
Siria occidentale: è stato staccato
con i bulldozer e poi probabilmente
fatto arrivare nei ricchi Paesi del
Golfo Persico, dove gli sceicchi sembrano particolarmente interessati
ad appropriarsi di antichità d’arte.
Fatto sta che, secondo gli esperti interpellati dal quotidiano londinese,
i prezzi delle monete antiche provenienti dagli scavi di Iraq e Siria sarebbero notevolmente diminuiti
nelle ultime settimane: segno che la
loro disponibilità sul mercato è
molto aumentata con l’arrivo dei reperti messi in vendita dall’Isis.
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Domenica 15.03.2015
FITTO A BERLUSCONI: «NEL PARTITO CI VUOLE
UN NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO»
di Anna Clemente
I vertici piemontesi di Forza
Italia hanno disertato la riunione dei “Ricostruttori”, a Torino, con l’eurodeputato
Raffaele Fitto. Che non l’ha
presa bene. «Non è negando
il confronto interno che si costruisce un nuovo centrodestra forte e moderno», replica
l’ex governatore della Puglia
davanti a un centinaio di militanti del partito. «C’è un clima
sbagliato – aggiunge – non si
risolve il problema di 9 milioni
di elettori che ci hanno abbandonato mettendo alla porta
chi la pensa diversamente».
L’incontro di Torino doveva essere l’ occasione «per esporre
idee e proposte che hanno
l’obiettivo di rilanciare il progetto di FI», commenta Fitto
che non nascondo lo stupore
per questa “diserzione”: «Berluscono ha due strade: chiudere la vicenda del partito
senza un confronto interno o
mettere in campo una prospettiva di partito, lavorando
su un modello organione che
superi la situazione attuale».
Fitto commenta, in particolare, la rimozione del coordinatore di Torino, Ettore Puglisi,
e quello del Verbano Cusio
Ossola, Valter Zanetta, decisa
nei giorni scorsi dal coordinatore piemontese di Forza Italia, Gilberto Pichetto. «Mi
spiace che qui a Torino siano
state prese decisioni sbagliate
– osserva – come quella di
non partecipare a questa riunione che vuole essere costruttiva. Io continuo a
credere invece che meriti la-
vorare dal di dentro del partito per costruire un’alternativa a questo governo. E per
questo sto girando l’Italia, sarò
a Bari e poi a Matera».
Ritorna poi sulla questione
della leadership, Fitto, argomentando che «chiunque
sarà, il futuro leader del centrodestra dovrà venire scelto
dagli elettori» . «Sostengo da
tempo lo strumento delle primarie – aggiunge – se vogliamo
costruire
un
centrodestra moderno, non
possiamo pensare alle autocandidature.
Occorrono programmi seri
per costruire una vera alternativa al governo Renzi che non
sta raggiungendo i risultati
promessi».
BERSANI: SE NON SONO D’ACCORDO CON RENZI MI CACCIANO? QUESTA È CASA MIA
di Redazione
Si scrive “la sfida dei riformisti””
si legge resa dei conti in casa Pd.
Volano parole grosse al convegno bolognese promosso dalla
minoranza antirenziana del Nazareno dopo l’ennesima imposizione del premier sulle riforme
costituzionali. Pierluigi Bersani,
che apre i lavori nel capoluogo
emiliano, ancora una volta in
compagnia di Cuperlo si è piegato ai diktat del partito promettendo che sarà l’ultima volta…
«Noi siamo sempre con l’idea di
stare con tutti i piedi nel Partito
democratico. A chi ci dice “se
non siete d’accordo andate
fuori” io rispondo “no, vai fuori
tu, che questa è casa mia”. Con
queste parole l’ex segretario democratico è intervenuto all’assemblea di Area riformista, piglio
decisionista che ricorda il più celebre “che fai mi cacci¡” rivolto da
Fini a Berlusconi. «Un’area di sinistra larga – ha spiegato Bersani – con la radice ulivista non
va dispersa, perché nel campo
largo tendono a prevalere posizioni riformiste».
«Nell’ipotesi che sia la legge costituzionale, sia quel progetto di
legge elettorale rimangano così,
io non sono in condizione di votare la legge elettorale così
come è fatta.
Ma sono convinto che ci sarà disponibilità a ragionare», ha aggiunto Bersani ripetendo il solito
canovaccio, quello che il comico
Maurizio Crozza ha definito il penultimatum. Rischio rottura nel
Pd in caso di voto diverso della
minoranza sulla legge elettorale? Calma e gesso
«I nostri statuti mettono la famosa eccezione alla lealtà sui
temi di rango costituzionale – ha
sottolineato l’ex segretario del
Pd – però certamente se ci fosse
mai una rottura su questo punto
io non sottovaluto l’elemento di
incrinatura seria e profonda. Per
questo dico non succederà, si
ragionerà». Insomma la scissione può attendere, Renzi può
dormire sonni tranquilli, è tutto
un gioco delle parti. Meglio ragionare…
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DOMENICA 15.03.2015
ECCONE UN’ALTRA: LE INSEGNANTI POSSONO
INDOSSARE IL VELO ISLAMICO IN CLASSE
di Francesco Signoretta
Siamo al paradosso: il crocifisso
nelle scuole no, le maestre con il
velo islamico sì. Hanno iniziato le
toghe tedesche ma c’è da scommetterci che ora la scelta si diffonderà a macchia d’olio ovunque,
compresa l’Italia, con la sinistra che
brinda e le sentenze che fioccano:
proibire a un’insegnante di portare
il velo islamico in una scuola pubblica è anticostituzionale. Una sentenza dell’Alta Corte di Karlsruhe
ribalta in Germania l’impostazione
assunta con un precedente giudizio del 2003, costringendo alcuni
Laender a rivedere le prescrizioni
su quello che da alcuni, in Occidente, è visto come il simbolo della
sottomissione della donna nel
mondo musulmano.
Scegliendo una direzione opposta
rispetto al legislatore francese, che
prevede il divieto dell’ostentazione
di qualsiasi simbolo religioso nei
luoghi pubblici, i giudici costituzio-
nali tedeschi hanno bocciato l’opzione di un veto generico sul velo,
lasciando margine, però, per valutare i singoli casi. Bandirlo potrebbe essere giustificato, infatti,
nel caso in cui vi fosse un «pericolo
sufficientemente concreto» per la
pace della scuola o per la neutralità
statale. L’apertura della Corte, nel
paese turbato dal movimento antiislamico di Pegida, che ogni lunedì
scende in piazza a Dresda come in
altre città per manifestare contro la
islamizzazione dell’Occidente, invocando le ragioni di un “patriottismo
europeo”, è stata accolta con entusiasmo dalla comunità musulmana
in Germania, che ha parlato di “pie-
tra miliare” per le pari opportunità
dei musulmani. Ma non tutti sono
di questa opinione. Per il presidente dell’associazione degli insegnanti, questa sentenza aumenterà
invece la pressione sulle ragazze,
che non vogliono portare il velo. E
c’è chi, come il segretario generale
della Csu bavarese, Andreas Scheuer, ha commentato la sentenza
garantendo che la «Baviera è e
resta un Land forgiato dal cattolicesimo», e si cercherà di sondare
tutte le possibilità legislative per
continuare a privilegiare il cristianesimo «fondamento valoriale della
nostra società». Laender come Baviera e Nordreno-Westfalia, che
prevedeva ad esempio un privilegio
delle tradizioni e dei valori cristiani,
dovranno rivedere le loro regolamentazioni. E l‘autority per l’Antidiscriminazione ha fatto appello a
che le regioni rivedano il veto del
velo nei luoghi pubblici che, alla
luce della decisione, non ha più
senso.
«VOGLIAMO UN FIGLIO SANO»: IL SOGNO DI UNA COPPIA IN LOTTA “CONTRO LO STATO”
di Giorgio Sigona
Hanno un sogno e per quel
sogno stanno combattendo contro tutto e tutti; «Vogliamo un figlio sano». La sua professione è
quella di fattorino presso una
multinazionale, ma Davide – 31
anni e una grave malattia genetica che lo affligge, l’esastosi –
ama a tal punto i bambini che
appena può si dedica alla sua
«seconda vera attività» organizzando in ospedali e istituti feste
per i piccoli in cui si trasforma in
mago. Il suo desiderio più
grande è avere un figlio con la
sua compagna Rossella, ma la
legge 40 sulla fecondazione assistita li esclude dall’accesso a tali
tecniche.
Quella che stanno combattendo,
afferma, «è una battaglia contro
uno Stato che ci schiaccia». Davide e Rossella hanno presentato ricorso dopo che a Milano
era stata loro negata la possibilità di effettuare la diagnosi
preimpianto sull’embrione. Il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso e rinviato la Legge 40 alla
Corte costituzionale, che ora
dovrà pronunciarsi sulla legitti-
mità del divieto di accesso alla
procreazione medicalmente assistita e alla diagnosi preimpianto per le coppie fertili ma
portatrici di gravi malattie genetiche, come appunto nel caso dei
due giovani milanesi.
Quella di Davide e Rossella è una
vera odissea: «La mia malattia –
racconta l’uomo – determina la
produzione di ossa in più nel
corpo. Causa molta sofferenza e
ho subito vari interventi chirurgici. Vogliamo un figlio, ma ho il
50% di possibilità di trasmettere
la mia patologia anche alla
prole». Da qui la richiesta della
diagnosi preimpianto, e il rifiuto
a Milano. Quindi la decisione di
andare in Grecia, a Creta: «Abbiamo già fatto tre tentativi di
pma e tre diagnosi preimpianto,
ma purtroppo gli embrioni impiantati, sani, non hanno attecchitto. Contro il rifiuto in Italia
abbiamo presentato ricorso, ma
in attesa che la giustizia si muova
non potevamo aspettare perch[
il nostro tempo “biologico”
stringe. Continueremo a tentare
– afferma Davide – finchè
avremo forza».
Anche Rossella, giovane architetto di 33 anni, è decisa: «Vogliamo un figlio sano. Se c’è la
possibilità di procreare un bambino che sta bene, nonostante la
malattia di Davide, perché il nostro Paese ce lo impedisce? Speriamo che le cose cambino, non
solo per noi ma per tutti gli italiani. Perch[ è davvero allucinante – dice – che basti varcare i
confini nazionali per vedersi riconosciuti diritti che da noi sono
inesistenti».
DOMENICA 15.03.2015
LA TURCHIA COME L’ITALIA: IN GALERA CHI OFFENDE
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
quanto scritto dal parlamentare
de La Destra nei confronti della
Montalcini. Storace replicò. E fu
denunciato e poi condannato per
vilipendio.
Ora la vicenda del turco Aykutalp
Avsar che si va a sommare a
quelle degli altri “caduti” sulla
strada del vilipendio per le offese
a Erdogan, va a rafforzare la convinzione che la Turchia abbia intrapreso una china molto delicata
per la tenuta della democrazia.
Proprio ieri, dopo la condanna in
appello a 14 mesi di carcere di Aykutalp Avsar, la stampa turca ha
dato ampio spazio a un editoriale
del New Tork Times secondo il
quale sotto la guida del presidente islamico Recep Tayyip Erdogan, la Turchia è diventata un
paese «sempre più autoritario» e
si allontana dai valori della Nato.
Secondo l’autorevole quotidiano
Usa, «l’impegno della Nato verso
l’alleanza atlantica non è mai
sembrato cosi ambivalente». E il
Nyt cita a man bassa diversi
esempio: in questioni cruciali
come la lotta contro l’Isis, l’integrazione nel sistema alleato di un
nuovo sistema di difesa antimissili
o le sanzioni alla Russia «il presidente Erdogan e il suo governo
non cooperano pienamente o
agiscono in aperta sfida a interessi e priorità della Nato».
Inoltre, scrive il Nyt, la Turchia
sotto Erdogan «è diventata sempre più autoritaria, ed è chiaro
che si allontana da un’alleanza il
cui trattato afferma che è fondata
sui principi della democrazia».
Sulla lotta contro l’Isis, il Nyt rileva
che «non ha scuse il fatto che la
Turchia non faccia un lavoro migliore» per chiudere le autostrade
della jihad. Ankara finora è rimasta ai bordi della Coalizione capitanata dagli Usa.
Il quotidiano ricorda che il capo
dell’intelligence americana James
Clapper ha detto di recente che
Ankara ha «altre priorità e altri interessi». La Turchia, aggiunge il
Nyt, «è più interessata a fermare
l’autonomia curda in Siria e a far
cadere il presidente siriano Bashar al Assad».
riora del convento, definendolo
“orrendo”.
La Banerjee ha quindi ordinato
agli agenti del Dipartimento di
indagini criminali (Cid) di aprire
«immediatamente una inchiesta
per catturare i responsabili della
aggressione». Secondo l’emittente Ndtv, la suora in seguito
alla violenza dello stupro ha riportato lesioni serie che hanno
indotto i medici a sottoporla ad
intervento chirurgico. In un comunicato, il vicario generale
dell’Arcidiocesi di Kolkata ha
reso noto che «dopo aver legato
tre delle cinque suore presenti, i
ladri sono entrati nella stanza
della Superiora mettendola a
soqquadro, distruggendo molte
cose e portando via denaro, un
portatile e un telefono cellulare».
In segno di protesta per l’accaduto un folto gruppo di studenti
hanno bloccato la linea ferroviaria fra Sealdah e Ranaghat e la
statale nazionale n.34.
di Paolo Lami
Aveva gridato “Tayyip dittatore”
durante le manifestazioni di Gezi
Park nel 2013. Ora Aykutalp
Avsar, un giovane studente turco
di ingegneria di Kayseri, è stato
condannato a 14 mesi di carcere
per “offesa” e “incitamento all’odio” contro l’allora premier islamico Recep Tayyip Erdogan ed è
stato arrestato poiché la pena è
stata confermata negli ultimi
giorni in appello.
Aykutalp Avsar non è che l’ultimo
a subire la dura repressione del
regime turco. Nelle ultime settimane decine di persone, fra cui
diversi giornalisti, studenti, intellettuali, e perfino l’ex-miss Turchia
2006, Merve Buyuksarac, sono
stati arrestati o incriminati per
presunte “offese” a Erdogan. Che
da dicembre, dopo essere stato
eletto in agosto capo dello stato,
ha rispolverato una vecchia legge,
mai usata dai suoi predecessori,
che prevede pene fino a 4 anni di
carcere per “offese” al presidente.
Per l’opposizione, che lo accusa di
imprimere una svolta autoritaria
al paese, Erdogan cerca cosi di intimidire e mettere a tacere le voci
critica prima delle cruciali elezioni
politiche del 7 giugno. Ma, a ben
guardare, l’Italia non sta messa
meglio: l’articolo 278 del Codice
Penale punisce con la reclusione
da uno a cinque anni, chiunque
offende l’onore o il prestigio del
Presidente della Repubblica italiana. Quindi perfino un anno di
reclusione in più di quelli previsti
dal turco Erdogan. Ne sa qualcosa Francesco Storace condannato il 21 novembre del 2014 dai
giudici del Tribunale di Roma a sei
mesi di reclusione per vilipendio
al capo dello Stato nei confronti
di Giorgio Napolitano.
La vicenda era legata al voto che
l’allora senatrice a vita Rita Levi
Montalcini fornì, evitandone la caduta, al governo guidato da Romano Prodi. Iniziativa che venne
criticata sul blog di Storace. Pochi
giorni dopo, pero’, lo stesso Napolitano attaccò frontalmente
Storace definendo «indegno»
INDIA, ANCORA STUPRO DI GRUPPO: LA VITTIMA È UNA SUORA DI SETTANTUNO ANNI
di Guglielmo Federici
Dalle ragazzine alle ultrasettantenni, gli stupri in India sono una
piaga, un costante di inciviltà che
dilaga a macchia d’olio. Un’anziana suora indiana di 71 anni
che tentava di opporsi ad una
banda di ladri entrati a forza in
un convento nello Stato occidentale del West Bengala è stata
violentata davanti a tutti ed è ora
in serie condizioni in un ospedale di Kolkata, la vecchia Calcutta. Lo riferisce l’agenzia di
stampa Pti. I ladri, entrati nel
convento di Jesus and Mary a
Ranaghat, nel distretto di Nadia,
sono poi fuggiti con un bottino
di un milione di rupie (quasi
16.000 euro).
Non appena appresa la notizia
di questo ennesimo stupro, la
“chief minister” (governatore) del
West Bengala, Mamata Banerjee, ha duramente condannato
lo stupro di gruppo della religiosa, che era la madre supe-
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“sinistra addio”, cantanti e attori
all’attacco sui social e sul Palco
di Girolamo Fragalà
Sono finiti i tempi del dominio della sinistra su cantanti e attori italiani, “se non
dici di essere dei nostri esci fuori circuito
e non becchi nemmeno una presenza al
Festival dell’Unità”. Non è stata la fine
della prima Repubblica a “liberare” gli artisti e neppure l’avvento della stagione televisiva di Mediaset. La svolta è avvenuta
con i social. Sì, con twitter e Facebook,
perché lì, in quello spazio a metà tra il privato e il pubblico, le esternazioni spesso
non sono controllate e controllabili.
Quindi esce di tutto, la provocazione e la
risposta. Un esempio eclatante è quello
di Simone Cristicchi, un grande artista che
la sinistra considerava “suo” e che invece,
per aver messo in scena Magazzino 18, lo
spettacolo su esodo e foibe, è stato bersagliato di insulti dai compagni, “colpevole” di aver detto una verità che doveva
essere nascosta. “Siete relitti di una ideologia sepolta”, è arrivato a scrivere Cristicchi sulla sua pagina di Facebook, a
commento di una foto che mostrava la
gomma della sua auto tagliata, a mo’ di
minaccia o sfregio. “A noialtri ci tocca sop-
portare i vostri ragli da asini”. Parole durissime, che provano un disagio, una rabbia e una reazione impensabili negli anni
passati.
Putin è il nemico giurato del Pd? Ecco una
sfilza di artisti italiani che invece lo stimano, vanno in Russia a cantare fregandosene del politicamente corretto
imposto dalla sinistra contro il leader del
Cremlino. Non si limitano a esibirsi sul
palco ma scelgono di schierarsi dalla cosiddetta “parte sbagliata”. Persino un artista cauto come Riccardo Fogli si è spinto
fino a partecipare alla festa per il ritorno
della Crimea tra le braccia della Russia
con tanto di dichiarazioni a favore dello
stesso Putin. Per non parlare dei tradizionali “ospiti” di Mosca, da Al Bano a Toto
Cutugno, che non nascondono le loro
simpatie per lo “zar”.
Persino dal palco di Piazza San Giovanni
c’è chi ha “fatto la festa” al Pd ed è stata
una sorpresa. Piero Pelù, ex Litfiba, non
ha avuto peli sulla lingua: ”Non vogliamo
elemosine da 80 euro, vogliamo lavoro, il
non-eletto deve capire che in Italia c’è un
grande nemico, la disoccupazione”. Deluso dalla sinistra ormai da tempo è Francesco De Gregori, che in più di
un’occasione ha dato dispiaceri al Pd:
“Pensare di eliminare Berlusconi per via
giudiziaria credo sia stato il più grande errore di questa sinistra”, “sono stato berlusconiano solo per trenta secondi in vita
mia, quando ho visto i sorrisi di scherno
di Merkel e Sarkozy”. Parole di un uomo
che sa essere e sentirsi italiano, a differenza del Pd che di quei sorrisi di scherno
fece una bandiera.
Fin troppo semplice ricordare Lino Banfi
e Lando Buzzanca. Inaspettata, invece, la
Povia e il coraggio di dire di no: meglio una moneta sovrana che Puttana
di Gloria Sabatini
brano che farà discutere e solleverà lo sdegno
delle anime belle del progressismo planetario,
quelle sempre pronte a gridare allo scandalo e al
complotto. «C’è una dittatura di illusionisti finti
economisti equilibristi, terroristi padroni del
mondo peggio dei nazisti che hanno forgiato altrettanti tristi arrivisti stacanovisti…Ci hanno illuso
con le parole libertà e democrazia fino a portarci
all’apatia».
La dichiarazione di guerra all’eurocrazia non potrebbe essere più esplicita: «Gli illusionisti ci
hanno incastrati firmando i trattati da Maastricht
a Lisbona, siamo tutti indignati perché questi trattati annullano ogni costituzione». Povia conferma
la sua verve provocatoria e anti-ideologica
quando canta che «la libertà è la lotta contro l’ingiustizia non sono né di destra né di sinistra, la
Editore
SECOLO D’ITALIA SRL
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Ugo Lisi (Vicepresidente)
Antonio Giordano (AD)
Italo Bocchino
Antonio Tisci
Chi comanda il mondo? Chi comanda il mondo?
È la domanda ossessiva che dà il titolo all’ultimo
album di Giuseppe Povia, che, piglio naif e linguaggio scomodo, apre uno squarcio di luce potente sull’attualità mettendo in musica il suo
gigantesco no al dominio planetario della grande
finanza, di «illusionisti e finti economisti». C’è una
dittatura – canta Povia – un dittatura senza volto,
fatta di balle e finte illusioni che vorrebbe un popolo inebetito.
«Silenzio / fate la nanna bambini / verranno tempi
migliori / Chi comanda il mondo? / C’è una dittatura, c’è una dittatura / Non puoi immaginare
quanto fa paura / Chi comanda il mondo? / Oltre
che il potere / vuole il tuo dolore / e dovrai soffrire
/ e sarai costretto ad obbedire…», è l’incipit del
Fondatore
Franz Turchi
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23.02.76
musica può arrivare nell’essenziale dove non arrivano le parole da sole». Un passo avanti a molti
politologi e opinionisti. E per finire un appello contro i grand commis di oggi e di ieri: «Qui bisogna
dare un bel colpo di scopa e spazzare via ogni
Stato da quest’Europa. Se ogni Stato uscisse dall’euro davvero magari ogni debito andrebbe a
zero. Vogliamo una terra sana sana, meglio una
moneta sovrana che una moneta puttana».
L’autore de I bambini fanno oh e di Luca era gay
non è nuovo ad attacchi e isterie online. Qualche
giorno fa Michel Emi Maritato, presidente di Assotutela, ha ingaggiato un derby a distanza dalla
sua bacheca Facebook accusando Povia di contenuti antisemiti e arrivando a minacciare denunce
«per istigazione alla violenza e all’odio razziale».
«In questi giorni difficili dove il mondo è minac-
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domenica 15.03.2015
perfomance dell’ex coscialunga della sinistra. Delusa si è dichiarata più di una volta
Alba Parietti (“sono snob e bigotti”) così
come la pasionaria Fiorella Mannoia (“a 60
anni la vita ti cambia, non puoi più trattenere quello che hai da dire e per fortuna
c’è qualcuno che ti ascolta. Quindi che mi
importa se poi qualcuno nel mio entourage mi dice di fermarmi altrimenti non mi
invitano a cantare. Vuol dire che canterò
da un’altra parte”). Su Facebook è esplosa
poi la “guerra” della Strana Società, il
gruppo diventato famosissimo per la storica Pop Corn e di cui faceva parte anche
Umberto Tozzi. Il leader Cesare Gianotti
ha condotto innumerevoli battaglie politiche di destra attraverso il social ed è stato
preso di mira, segnalato a tal punto che
gli hanno cancellato il profilo di facebook
dove aveva migliaia di iscritti ed è stato costretto a ricominciare da zero “amici”. E lui
ha scritto: “Scusate amici se non mi avete
visto in bacheca, ma sono stato bloccato
dal regime. In Italia, fino a qualche tempo,
fa potevi esprimere su Berlusconi peggiori
giudizi, gli insulti più feroci, gli epiteti più
umilianti, i post più volgari… io invece
sono stato bloccato per aver dato dell’intelligentona a una del Pd e per aver criticato il dio Renzi. Siamo in un Paese
ridicolo dove non puoi nemmeno esprimere il tuo dissenso”..
ciato dall’Isis e le comunità ebraiche sono in tensione per il timore di eventuali attacchi, ci mancava la genialata di Povia a gettare fuoco sulla
benzina». A dir poco squallida la tesi di Assotutela
secondo la quale l’artista avrebbe lanciato il
pezzo shock per vendere più dischi e risalire dalla
“decadenza”. «Addirittura una denuncia – risponde elegantemente Povia – invece di valutare
un esposto, valuterei il dialogo, stiamo tutti dalla
stessa parte. La canzone Chi comanda il mondo?
è chiaramente riferita alla dittatura finanziaria
mondiale che sta impoverendo il mondo, punto».
Dov’è lo scandalo? «Se vi riferite alla frase “messo
sulla croce in Israele”, vuol dire semplicemente e
simbolicamente che Gesù Cristo, che doveva salvare questo mondo, è stato messo sulla croce un
tempo nell’attuale Gerusalemme. Se fosse stato
messo sulla croce a Carmagnola o a Sacrofano o
a Santa Marinella, avrei cantato quei nomi». Geniale.quel pesciolino rosso l’abbia già vinto.
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