I giovani: una risorsa da “annientare”. I giovani sono

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I giovani: una risorsa da “annientare”. I giovani sono
I giovani: una risorsa da “annientare”.
I giovani sono una risorsa. Il vero futuro è nei giovani. Lo gridano tutti a più voci. Io ne sono convinta! Non
perché ho trent'anni, ma perché li vedo i giovani: lottano quotidianamente per raggiungere i propri sogni.
Oggi, tutti noi siamo chiamati verso un enorme compito. Non so bene se ce ne rendiamo conto. A volte, si
pensa troppo al potere e si perdono di vista le responsabilità che abbiamo verso le nostre coscienze così
come, verso i giovani.
Invito tutti noi a non commettere questo errore. Non continuiamo, come fanno tanti, a strumentalizzare la
frase: “i giovani sono una risorsa”, per poi abbandonarli al loro destino. Seguiamo una linea politica dove
promettiamo il possibile; ma facciamo l’impossibile per loro. Non utilizziamoli come uno “sgabello” sul
quale sederci, ma aiutiamoli nella realizzazione dei loro sogni.
I giovani lottano, combattono. Tutti parlano dei giovani, ma nessuno fa niente per loro e lentamente, quei
giovani diventano “vecchi” e muoiono. Non biologicamente. Muoiono di una morte peggiore perché
smettono di pensare con la propria testa ed iniziano ad agire secondo le regole del "mercato" del potere.
Oggi, purtroppo, se non hai una famiglia potente, se non hai un uomo potente al fianco, se non sottostai
alla potenza del mercato del sesso, sembra che non puoi andare avanti. Io credo ancora nella potenza della
mente e nella potenza del cuore. Sono realmente queste le armi che abbiamo per cambiare le cose.
Non arrendiamoci di fronte alle strumentalizzazioni fatte sui giovani, per conquistare il potere. Non
arrendiamoci, perché la luce arriva anche nelle tenebre. La luce Caravaggesca tocca tutti, non facciamo oggi
la scelta del gabelliere che conta le monete, ma guardiamo verso la luce, come fa Matteo.
Aiutiamoli i giovani perché sono là fuori che studiano, lavorano, si laureano, fanno master, stage a non
finire e continuano a crederci. Facciamoci guidare dalla luce. Rendiamoci tutti conto, prima di accettare
qualcosa, se siamo realmente in grado di farcela e qualora così non fosse, mettiamocela tutta per farcela,
non lo dobbiamo solo a noi stessi, lo dobbiamo a quei giovani di cui tutti parlano. Facciamo di più per i
giovani, ascoltiamoli di più perché hanno molto da dire e da dare. Lavoriamo come si lavorava nelle
botteghe d’arte rinascimentali, dove “dal silenzio del fare” sono nati quei capolavori dell’arte che tutti noi
conosciamo.
Cerchiamo di entrare in una logica di condivisione. C’è un profondo scollamento tra università e mondo del
lavoro. Cerchiamo di non rendere questo scollamento insanabile. Cerchiamo di iniziare ad avere una visione
orizzontale delle cose, non verticale, dall’alto verso il basso, e vi prego, cerchiamo di capire l’importanza di
quello che siamo chiamati a fare, proprio per poter fare!
Quando vediamo un giovane, ricordiamoci che non è un numero, ma un essere umano. Quando saremo
chiamati a prendere delle decisioni, non pensiamo alle regole dei numeri, pensiamo agli esseri umani.
Non utilizziamo il termine "giovani" per portare avanti politiche vuote di contenuti, realizziamo realmente;
altrimenti saremo noi gli assassini, perché saremo noi i responsabili della loro morte.
Ricordando una celebre poesia, vi dico che “lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, muore
lentamente chi evita una passione, lentamente muore chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza.
per l’incertezza, per inseguire un sogno, lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che
conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran
lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di
una splendida felicità”.
Auguro a tutti noi di raggiungere la felicità, ma mi auguro che il raggiungimento della stessa sia volto alla
condivisione, con questa speranza vi chiedo di portare nel vostro quotidiano un nuovo Rinascimento, ma un
Rinascimento reale che ponga l’essere umano, così com’era l’uomo vitruviano, al centro delle scelte che si è
chiamati a prendere!