Pagina 06 - Diocesi di Como
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6 Mondo Sabato, 18 febbraio 2012 Notizie flash ■ Calcio Incontro tra i Vescovi di Europa e Africa “ D iventare ogni giorno di più una benedizione per il continente africano e per il mondo intero”: è l’impegno della Chiesa cattolica in Africa nelle parole del card. Policarpo Pengo, presidente del Secam, (Conferenze episcopali d’Africa e del Madagascar), che ha partecipato a Roma, lunedì 13 febbraio, all’apertura del secondo Simposio dei vescovi africani ed europei, su “L’evangelizzazione oggi: La nazionale zambiana vince la Coppa d’Africa Si è conclusa domenica sera con la vittoria ai rigori dello Zambia la Coppa d’Africa, torneo continentale di calcio che si è disputato in Gabon e Guinea Equatoriale. La nazionale dell’ex Rhodesia del Nord ha sconfitto ai rigori la ben più quotata nazionale della Costa d’Avorio e ha alzato la coppa nello stadio di Libreville, capitale gabonese. Il successo inaspettato dello Zambia è stato salutato con approvazione in diversi Paesi dell’Africa perché merito di un gruppo giovane, i cui giocatori sono tutti ingaggiati da squadre africane e per questo considerati più vicini alla gente. La Costa d’Avorio può, invece, contare sui ben più ricchi giocatori che militano in Europa. Mentre la diplomazia resta bloccata si continua a combattere Perù Arrestato leader di Sendero Luminoso E’ stato mostrato alla stampa a Lima Florindo Flores, alias ‘Camarada Artemio’, l’uomo indicato come il principale leader di ciò che resta del gruppo guerrigliero di ispirazione maoista ‘Sendero Luminoso’, catturato in una remota zona della selva peruviana dopo un ventennio di latitanza. Secondo fonti ufficiali, ‘Artemio’ è stato arrestato insieme ai suoi due principali comandanti nella regione di San Martín in un’operazione congiunta di esercito e polizia in cui è rimasto ferito all’addome: rischia l’ergastolo. ■ Comunicazioni La prima Giornata mondiale della Radio “La radio è il mezzo di comunicazione di massa che raggiunge il pubblico più ampio, soprattutto le frange più emarginate delle nostre società. Una radio libera, indipendente e pluralista è essenziale per le società sane, ed è di vitale importanza per la promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali”. A dirsene convinta è Irina Bokova, direttore generale dell‘Unesco, nel suo messaggio per la prima Giornata mondiale della radio che si è celebrato lunedì 13 febbraio. Spiega una nota dell’Organizzazione: “Poco costosa e tecnologicamente piuttosto semplice, con portata e potenziali aumentati ulteriormente dalle applicazioni di Internet e della telefonia mobile”, la radio ha “la possibilità di raggiungere il 95% della popolazione del pianeta ed è quindi il mezzo di comunicazione di massa più diffuso nel mondo”. Per questo nel 2011 la Conferenza generale Unesco ha istituito il 13 febbraio la Giornata mondiale della radio, dedicata a questo medium “vettore per l‘educazione, la libertà di espressione e di dibattito pubblico, nonché fonte di informazioni di vitale importanza, ad esempio in caso di calamità naturali”. Il 13 febbraio ricorre anche l‘anniversario della radio delle Nazioni Unite, lanciata nel 1946. comunione e collaborazione pastorale tra l’Africa e l’Europa”. L’evento è organizzato dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa e dalla Secam. “Mi aspetto - ha concluso che questo Simposio ci offra l‘opportunità di approfondire la nostra responsabilità, la comunione, la collaborazione e lo scambio delle nostre risorse spirituali, umane e materiali tra la gente dei nostri due continenti”. Nessuna via di uscita per la crisi siriana U n’altra settimana è passata e non si intravedono via d’uscita alla crisi siriana. Le iniziative diplomatiche degli ultimi giorni si sono scontrate contro il muro alzato dal governo di Damasco sostenuto da Russia e Cina. Lo stallo della diplomazia è stato denunciato ieri al Palazzo di Vetro dell’Onu dove l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha presentato un rapporto sulla situazione. “Il fallimento del Consiglio di sicurezza nel firmare una risoluzione ha incoraggiato il governo siriano a sferrare un pesante assalto sull’opposizione e ad attuare attacchi indiscriminati” ha sostenuto la Pillay. La responsabile dell’Onu si è anche detta certa che “la natura e l’importanza numerica degli abusi commessi indicano che crimini contro l’umanità sono stati presumibilmente commessi a partire dal marzo 2011”. La Pillay ha sottolineato l’aggravarsi della repressione dall’inizio del 2012, in particolare nella città centrale di Homs dove, secondo stime dell’Onu, più di 300 persone sarebbero rimaste uccise in bombardamenti indiscriminati su quartieri residenziali. Il governo siriano ha respinto categoricamente le accuse affermando che l’Alto commissariato sarebbe “manipolato” da paesi che “cercano di nuocere alla Siria” e “ignora i crimini terroristici commessi dai gruppi armati”. Mentre la posizione di Damasco si fa sempre più isolata, il consigliere di Stato cinese Dai Binguo ha ribadito la posizione di Pechino sulle vicende siriane definendole “un affare interno” in una telefonata con il segretario di Stato americano, Hillary Clinton. La telefonata è avvenuta in risposta alle critiche che Cina e Russia stanno affrontando per aver apposto il veto alla risoluzione dell’Onu contro il regime di Bashar al Assad. Pechino ha anche fatto sapere di considerare, riguardo alla situazione in Medio Oriente, la possibilità di mandare suoi inviati per aiutare a risolvere la crisi. Forte del sostegno di Cina e Russia, il governo di Damasco ha ribadito che “quanto sta accadendo in Siria fa parte di un piano americano che, se portato a termine, avrebbe ripercussioni sull’intera regione”. Lo ha dichiarato ieri la vice-presidente Najah Al-Attar durante la visita in Siria di una delegazione di intellettuali russi nel corso della quale ha ringraziato il sostegno di Mosca che – ha detto – “ci aiuta a respingere ingerenze straniere negli affari interni”. La questione curda resta irrisolta Nuovi scontri in Turchia S i intensifica in Turchia il conflitto tra governo turco ed indipendentisti curdi dopo che per anni la situazione era rimasta sommersa ed erano stati aperti canali di dialogo per trovare un’intesa ad un conflitto antico. L’ultimo episodio di violenza risale al 28 dicembre scorso quando, nell’ambito delle operazioni condotte dall’esercito turco lungo il confine con l’Iraq,nei pressi della città di Uludere, sono stati uccisi 34 civili colpiti da un drone. Un episodio per cui – riferisce Osservatorio Balcani - le autorità turche hanno parlato di “errore operativo” ammettendo di aver scambiato i civili per miliziani del PKK (Esercito di Liberazione del Kurdistan) attivi nell’area. Dichiarazioni che hanno scatenando le ire dei famigliari delle vittime. Quest’ultimo episodio si inserisce in una crescente tensione politica, segnata dai ripetuti arresti di persone accusate di essere militanti filo curdi. Nel Paese è in corso un maxi-processo contro politici, giornalisti e intellettuali curdi accusati di essere membri della Koma civakên kurdistan, organo del Pkk incaricato di Un bombardamento di fine dicembre che ha provocato la morte di 34 civili riaccende i riflettori su un conflitto che sembrava sopito organizzarne l’azione di resistenza nelle città. Gli arresti nell’ambito del processo sono saliti a più di 1100; la cifra sale a 6200 se si considerano gli imputati per fiancheggiamento o “propaganda terrorista”. A poco più di un mese dai fatti di Uludere, il 4 febbraio scorso, l’esercito turco ha comunicato di aver ripreso i bombardamenti sui campi degli autonomisti curdi in Nord Iraq e il 9 febbraio 13 militanti del Pkk e un soldato sono morti in scontri a fuoco in due diverse località nel sud-est a maggioranza curda. Appaiono così lontani i tempi, era il novembre 2009, in cui il Primo ministro Erdogan, aveva inaugurato la cosiddetta “apertura ai curdi”, avviando incontri segreti tra i membri dei servizi segreti ed esponenti di spicco del Pkk tra cui Abdullah Öcalan, leader dell’organizzazione autonomista. Tuttavia dopo le elezioni politiche del giugno 2011 questo processo ha subito una forte battuta d’arresto aprendo la strada a una nuova fase di violento conflitto armato. Le ragioni alla base del fallimento delle trattative non sono chiare e le parti si rimpallano le accuse. Il governo accusa il Pkk di aver sancito la fine degli accordi con l’uccisione nel luglio scorso di 13 soldati mentre i miliziani curdi accusano Erdogan di aver deciso la fine delle trattative subito dopo la sua rielezione nel 2010.