Cristina, Diego e la loro seconda vita "Nella tenda 16, con

Transcript

Cristina, Diego e la loro seconda vita "Nella tenda 16, con
DIARIO/1. La giornata di una famiglia diventata sfollata: le bambine, il clown
Ciccio Pasticcio e quelle coperte che riescono a farli sentire a casa...
Cristina, Diego e la loro seconda vita
"Nella tenda 16, con le nostre figlie"
dal nostro inviato JENNER MELETTI
Diego, Cristina e la tenda numero 16
L'AQUILA - "Io voglio andare subito da Ciccio Pasticcio". L'ordine arriva da Crystal, 3 anni, appena
apre gli occhi alle 8 del mattino. È la quarta mattina che la piccola si sveglia in questa strana casa
blu, tutta di tela. Una casa piccola ma piena di novità. I letti sono uno attaccato all'altro e formano
due grandi lettoni dove dormono la sorella Asia, papà e mamma, la zia e lo zio, la cugina, i nonni.
E attorno ci sono le altre case blu con tanti bambini. È per questo che Crystal vuole andare da
Ciccio Pasticcio: per ridere assieme agli altri bambini. Il clown ha il naso rosso e il cappellino di
traverso. La piccola ha girato anche il cappello di papà Diego e gli ha detto: "Adesso sì che sei
bello". Un biberon di latte, i biscotti e subito fuori di casa, con il sole che caccia il freddo della
notte.
Parte anche Asia, 4 anni, con il triciclo. Li segue la nonna Anna Rita. Per papà Diego e la mamma
Cristina c'è un attimo di respiro: il nonno Claudio è appena arrivato dal bar, ha portato una
bottiglietta di vetro piena di caffè espresso. "Con la luce del giorno - dice Cristina Milani, 30 anni sembra di tornare a vivere. La notte pensi a quello che hai passato e ai giorni che ti aspettano.
Come si fa presto a cambiare... Fino a domenica sgridavo le mie bimbe perché facevano gli
scarabocchi sui muri. La casa è rimasta in piedi, ha qualche problema ma non è disastrata. E sui
muri sono rimasti quegli scarabocchi colorati che per me saranno per sempre la cosa più bella
della casa".
Cronaca in diretta da una tenda di piazza d'Armi. Il nuovo indirizzo della famiglia Vesera è
semplice: tenda numero 16, corsia 2, dalla parte della tribuna dell'ex pista di atletica. "Non è un
momento bellissimo. Il 29 marzo avevo aperto lo studio privato - sono psicologa - al piano di
sotto di un beauty center e credo che sia sprofondato. Domenica notte è arrivato il terremoto".
Solo pochi flash su quella notte, oggi si deve parlare di ciò che sta accadendo. "Sentiamo il botto dice Diego Vescera, 31 anni - e subito io e Cristina abbiamo afferrato le bambine nei loro lettini.
Le abbiamo avvolte dentro ai plaid, siamo scesi di corsa dalle scale. Io ero in maglietta e mutande,
Cristina in pigiama. Era scalza e si è anche ferita a un piede. Siamo scappati a casa di una cugina,
lì ci hanno vestiti. E martedì mattina siamo arrivati qui, alla tendopoli. Mi sembra già un mese fa".
Cristina accarezza i plaid e due biberon. "Sono le sole cose che abbiamo portato da casa. No,
abbiamo anche i ciucci, perché Asia e Crystal l'avevano in bocca. Poi mio marito è riuscito a
recuperarmi la borsetta. È bellissimo avere qualcosa che arriva dalla tua casa. Alla sera, quando le
metto a letto, le bimbe guardano i loro plaid, li riconoscono, si avvolgono dentro e sentono l'odore
della loro cameretta".
Può sembrare strano, ma in una tendopoli che pure fornisce pasti e ogni assistenza, ci sono
moltissime cose da fare. "Meno male, altrimenti c'è troppo tempo per pensare. Io mi alzo alle 7 e
lascio il letto con gioia. Non come prima, quando ero tanto dormigliona che su Facebook mi
chiamavano Pisolo. C'è la luce, bisogna darsi da fare. Già da tre giorni promettono quella elettrica
ma ancora non arriva. Usiamo le pile, portate da casa. Per fortuna mamma e papà ci danno una
mano. Qui c'è da fare sempre la fila". "Anche per il bagno, al mattino, bisogna prepararsi per
tempo. C'è chi si chiude in bagno e non esce più perché così ricarica il cellulare".
La casa di Diego e Cristina misura 120 metri. Quella dei nonni 150 (è distrutta). La casa inagibile
della sorella Fabiana, 35 anni (fa la "parrucchiera per scelta", anche se è maestra), della figlia
Maila, 13 anni e del marito Eugenio, misura altri 120 metri.
Insomma, vivevano in 390 metri quadri nove fra adulti e bambini che ora debbono essere contenti
di condividere una tenda di 6 metri per 5. "E siamo già pieni di cose, che non sappiamo più dove
mettere". Gran parte della giornata passa nella "gestione del caos calmo", ovvero "vivere gomito a
gomito, cercando di stare tranquilli e non provocare tensioni". "E meno male - dice Diego - che
siamo tutti parenti. Ma ogni tanto è meglio andare a fare un giretto".
Le bimbe sono da Ciccio Pasticcio, c'è il tempo di riordinare. "Abbiamo conquistato un piccolo
spazio esterno. Un amico che ha il bar ci ha regalato due tavolini di plastica. Il nonno ha portato
dal giardino sei sedie di legno, pieghevoli. Gli amici che sanno che siamo qui non ci hanno
abbandonati. Ci hanno regalato due passeggini, due bacinelle per lavare le bimbe, un appendiabiti.
Per i loro bisogni, sono tornata ai pannolini. Ho dovuto accettare questa regressione. Non posso
portare queste piccole in quei bagni chimici e nemmeno posso far fare loro la pipì qui sul prato. Se
tutti facessero così, in tre giorni non si respirerebbe più". Appeso alla tenda, proprio sulla
"facciata", c'è il pupazzo di un lupo. "Ho detto alle bimbe che questo è un lupo davvero cattivo che
spaventa i terremoti. Si sono messe a ridere".
Nel tendone della mensa ci sono le tv che trasmettono i funerali. "Sara, la sorella di una mia cara
amica, è morta. Le volevo bene. Era disabile per un incidente stradale e aveva una grande forza. Un
nostro amico, proprio stamattina, si è risvegliato dal coma. Ma non me la sono sentita di seguire i
funerali, nemmeno in tv. Sono laureata in psicologia clinica e dinamica della salute. Ma in questo
momento non me la sento di dare aiuto agli altri, resterei troppo coinvolta. Lo farò appena avrò
recuperato il mio equilibrio". Passano i frati che portano la comunione agli sfollati che non
riescono a raggiungere la tenda trasformata in chiesa.
"Riesco a fare le cose concrete: aiutare il non vedente che è nella tenda di fianco, dare una mano
ad altri anziani. Alle 11 sarebbe l'ora di mettersi in fila per la mensa. Ieri sono andata io, a
prendere il cibo. Ho avuto pasta, prosciutto cotto e formaggio alle 13. Ci trattano bene, ma siamo
in tanti. Oggi no, oggi arriva uno zio che le bimbe chiamano Polpetta. Ha un ristorante, distrutto,
ma riesce a cucinare qualcosa in una garage di ferro". Porta spaghetti con il tonno e polpettone. Si
mangia sui tavolini da bar, sotto il sole.
Diego deve partire. Un amico ha perso un cane e lui va a cercarlo. "Anche questo è un problema.
Sembra che dopo il terremoto almeno 1.500 cani siano fuggiti dalle case e dai giardini. Altri sono
legati nei cortili. Porto loro da bere e da mangiare, almeno questo".
Non ne vogliono sapere, le bimbe, del riposino dopo pranzo. Sola la piccola si addormenta dopo
mezz'ora di passeggino. Ma poi c'è il tappeto per terra, a fianco della tenda. Ci sono i pennarelli, i
fogli, i libri di favole. Tutti regalati da chi viene qui a chiedere se serve qualcosa. "Ma alcune favole
oggi le leggi in modo diverso. Questa racconta di un pulcino "sulla testa del quale è caduto il
cielo". Mentre la leggevo, ho pensato a domenica notte, mi sono commossa e non riuscivo più ad
andare avanti., E le bimbe che chiedevano: come finisce? Dai, leggi ancora". Arriva ancora Ciccio
Pasticcio. Si dividono i compiti, nella casa blu. Alle 18 il nonno parte per la mensa, Cristina prepara
i tavoli, gli altri vanno alla fila del bagno. Non si può mai lasciare la tenda. Arrivano i ladri, hanno
già rubato in altre tende.
I due "lettoni" sono pronti. Con il buio arrivano il freddo e l'umidità. "Le bambine dormono vestite
e avvolte in due coperte e poi nel loro plaid, quello di casa". Non a caso i genitori si mettono a
fianco dei loro piccoli. Anche se si è in tenda, la paura resta. Sono pronti ad afferrare le lenzuola e
i panni, ad avvolgere le bimbe e a scappare. Cristina canta una ninna nanna che le bimbe vogliono
perché la sentono all'asilo. "Ninna nanna mamma / insalata non ce n'è / sette le scatole sulle
tavole del re / ce n'è una anche per te / dentro cosa c'è / solo un chicco di caffè". "Ecco, quando
sei a casa tua e hai tutto, frasi come queste non hanno senso. E invece, da terremotata, capisci
quanta sofferenza c'era in chi per la prima volta cantò questa ninna nanna". Fuori, nella sera, si
mette a piovere. "Mamma, ma il lupo cattivo non manda via anche la pioggia?".
(11 aprile 2009) Tutti gli articoli di cronaca