L`UNIONE SARDA L`UNIONE SARDA Archistar, il sogno mancato

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L`UNIONE SARDA L`UNIONE SARDA Archistar, il sogno mancato
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Sardegna
Rassegna stampa
Beni culturali
della Sardegna
Segni di una grande civiltà
a cura del Servizio Promozione
Testata
L’UNIONE SARDA
Data
18 ottobre 2010
Pagina
6
Sezione
Cronaca regionale
Archistar, il sogno mancato
Dal Betile a Tuvixeddu, dal campus a Sant'Elia
Gli urbanisti di fama internazionale chiamati da Soru hanno consegnato progetti poi mai realizzati. Così la città e la
Regione hanno sprecato tempo e soldi, anche a causa di veti ideologici contrapposti.
di ANTHONY MURONI
Zaha Hadid, Gilles Clement, Mendes da Rocha, Rem Kohlaas. Nomi di prima grandezza nel panorama dell'urbanistica
internazionale, effimeri protagonisti di una stagione che anche in Sardegna, con epicentro Cagliari, si è consumata
all'insegna di tanti progetti e nessuna realizzazione. Triste destino per le archistar che si sono alternate sul
palcoscenico cagliaritano nel periodo nel quale al governo della Regione c'era Renato Soru. I loro elaborati, che tanti
applausi hanno strappato al popolo della Festarch (la kermesse di livello internazionale che Soru organizzò per un paio
d'anni alla Manifattura tabacchi), non si sono poi tradotti in realizzazioni.
NESSUN RISULTATO Tutti i progetti, le avveniristiche mega-strutture che erano state pensate per cambiare il volto di
Cagliari, sono rimaste sulla carta. Partendo dal Betile, che continua a costare nonostante sia ormai stato accantonato,
proseguendo con campus universitario, Tuvixeddu e la riqualificazione di Sant'Elia. Ognuno dei progettisti ha vissuto il
suo momento, producendo proposte (quasi tutte pagate dai sardi) senza avere la soddisfazione di un ritorno in materia
di realizzazione. Motivo? Mancanza di fondi, di convinzione, di vera utilità e di intese con il Comune. Che pure in un
primo momento, con la firma di un accordo di programma, aveva approvato le proposte della giunta regionale targata
Soru.
BETILE L'architetto anglo-iraniano Zaha Hadid vinse la gara per la progettazione del museo dell'arte nuragica e
contemporanea, che sarebbe dovuto sorgere sul litorale di Sant'Elia. Le forme avveniristiche avrebbero dovuto
racchiudere al loro interno reperti, percorsi multimediali e culturali. Un milione di euro, tra parcelle e altri adempimenti
burocratici, la cifra che è stata fin qui spesa per un progetto che resterà sulla carta. Gli oltre 100 milioni che sarebbero
serviti per il Betile non sono mai stati finanziati.
TUVIXEDDU La consulenza del francese Gilles Clement è stata ancora più "volatile". La giunta Soru lo chiamò per un
progetto di valorizzazione del parco archeologico, alternativo a quello del costruttore Cualbu: lo studio venne affidato
all'architetto francese nel giugno 2007, due mesi prima che una delibera dichiarasse il notevole interesse pubblico
paesaggistico dell'area. Il professionista d'oltralpe sollecitò alla Regione il pagamento di 150 mila euro ma soltanto un
terzo di quella somma gli venne effettivamente versato, attraverso la Fondazione Banco di Sardegna. Sulla vicenda c'è
stata anche un'inchiesta giudiziaria, poi archiviata.
CAMPUS UNIVERSITARIO La giunta regionale e quella comunale nell'aprile 2008 si accordarono sul progetto da 1008
posti-letto (nell'ex Semoleria di viale La Plaia) realizzato da Paulo Mendes da Rocha, brasiliano, big dell'architettura
mondiale, per un costo complessivo di 105 milioni, mentre misterioso è sempre rimasto l'ammontare della parcella.
L'accordo non venne ratificato dal Consiglio comunale, che denunciò un eccesso di cubatura.
SANT'ELIA Rem Kohlaas, l'architetto olandese che ha elaborato il progetto di restyling di Sant'Elia per conto della
Regione, aveva grandi idee. Nel suo studio prevedeva anche la costruzione di una striscia di abitazioni che si sarebbe
dovuta estendere in direzione via Rockefeller sino al confine con lo stagno di Terramaini, perfino su parte dell'area
attualmente occupata dallo stadio. Un'idea che confliggeva con quella del Comune. E che, nonostante numerosi
incontri e persino una presentazione ai residenti del complesso Del Favero, non ha mai visto la luce.
L'OPPOSIZIONE Eppure c'è chi rimpiange quella stagione di incompiute: il consigliere regionale del Pd Marco Espa, in
occasione dell'attribuzione di un premio internazionale al Maxxi di Roma progettato da Zaha Hadid, è tornato a
rimpiangere il museo del Betile. E lo ha fatto elogiando la giunta Alemanno, non risparmiando bacchettate a quella
guidata da Emilio Floris. «A Cagliari molti amministratori del centrodestra ci sono andati giù duro contro la "straniera
usurpatrice" per il museo del Betile, fino ad affossarlo», ha sostenuto Espa. «Quello poteva essere il riscatto di
Sant'Elia, il primo passo verso l'integrazione della zona più emarginata di Cagliari. Pensiamo alla spagnola Bilbao, una
città che dopo una fase di declino legato alla crisi delle sua economia industriale, ha ricostruito una propria vocazione e
un percorso di crescita e di nuova immagine internazionale grazie al museo Guggenheim realizzato da Frank Gehry».
LE CRITICHE Una posizione che molte forze del centrosinistra hanno fatto propria e che sembra essere un refrain
molto usato anche in altre parti d'Europa, dove le archistar trovano problemi ad affermarsi. Ad analizzare il casoCagliari, criticando la moda degli urbanisti di grido, è il matematico australiano Nikos Salingaris, che ha notato un
modus operandi che sembra essere comune a livello internazionale: «Per far funzionare questo prodotto bisogna avere
un gruppo di promotori locali che agisca come il coro dell'opera, cantando un inno d'elogio per l'architetto e i suoi
progetti - sostiene, citando diversi esempi - un'altra arma è quella di dare al progetto un respiro internazionale e far
passare l'idea, in sé giusta, che realizzando quell'opera la città acquisterà una risonanza oltre i confini nazionali. I
cittadini si domandano se l'edificio, una volta costruito in totale disprezzo per il disegno urbano a scala umana, si
dimostrerà un disastro ecologico, urbanistico, per il consumo d'energia della città. Le archistar rispondono con
promesse di un futuro luminoso, splendido, che supera il passato provinciale mentre ci dichiarano un grande amore per
il passato culturale. Le immagini si mostrano bellissime, sono così scintillanti e attraenti: una visione convincente di un
futuro tecnologico puro. Contraddizione? Non fa niente: la propaganda non deve essere né sostanziale né logica, ma
soltanto efficace nel suscitare emozioni». Sarà anche quello che è successo a Cagliari?

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