duomo di monreale - Gianmaria Miciluzzo

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duomo di monreale - Gianmaria Miciluzzo
DUOMO DI MONREALE
La conquista araba della Sicilia ebbe inizio con lo sbarco a Mazara (827 d.C.)
e si spostò verso la capitale della Sicilia bizantina, Siracusa.
Palermo cadde in mano araba nell’ 831 e divenne subito capitale, sede del
governo militare e civile arabo, con emiri che la resero florida e celebrata, con
il suo mezzo milione di abitanti, le trecento moschee, gli incantevoli giardini e
l’abbondanza di acqua.
Di quasi due secoli di presenza araba in Sicilia (dal IX all’XI sec.), è rimasto
ben poco, tranne qualche piccola traccia.
Ma
consistenti sono le
testimonianze della cultura islamica nell’architettura siciliana di epoca
normanna.
La conquista normanna della Sicilia ebbe inizio da Messina, per opera di due
fratelli della famiglia Altavilla: Roberto il Guiscardo e Ruggero.
Palermo cadde in mano normanna nel 1072. Noto, ultima roccaforte
musulmana, si arrese nel 1091.
I Normanni erano rudi guerrieri e abili politici, legati alla tradizione religiosa e
culturale cristiana. Nonostante ciò, assunsero le tecniche e il gusto espressivo
islamico, nella decorazione degli edifici e preferirono circondarsi di dotti
funzionari musulmani, a sostegno della monarchia. A livello architettonico e
musivo, invece, fecero uso delle abilità dell’etnia bizantina. Fu in una notte
del 1171 che re Guglielmo II detto il Buono, ebbe in sogno l'apparizione della
Madonna che gli svelava il posto dove era nascosto un immenso tesoro
(bottino di guerra di suo padre), con il quale Guglielmo avrebbe dovuto erigere
un tempio a lei dedicato. Il re non diede inizio senza indugi alla costruzione del
tempio, del Palazzo Arcivescovile e del chiostro. Dispose che cento monaci
della Badia di Cava, con a capo l'abate Teobaldo, si trasferissero a Monreale
per officiare nel tempio. Essi giunsero a Monreale il 20 marzo 1176 e l'abate
Teobaldo venne insignito del titolo di "Signore della Città".
Il 5 febbraio 1182, Lucio III, su richiesta dello stesso Guglielmo, elevò la chiesa
di Monreale a "Cattedrale Metropolitana". Primo arcivescovo della diocesi di
Monreale è stato fra' Guglielmo del monastero dei Benedettini. Alla fine
del XVII secolo l'Arcivescovo di Monreale possedeva 72 feudi. Dalla elevazione
a Cattedrale Metropolitana ad oggi, la sede di Monreale ha avuto 54 arcivescovi
e, tra questi, 14 cardinali della Chiesa.
Già prima che il Duomo fosse finito, il mondo ne parlava con meraviglia: lo
stesso papa Alessandro III, in una bolla inviata al sovrano nel 1174, esprimeva
tutta la sua gioia per la solennità del monumento.
L’arte romanica in Sicilia è, dunque, una sintesi singolare di diverse culture
(islamica , bizantina, normanna) e testimonia che l’incontro con modi differenti
di vivere la vita può generare una ricchezza. Anche al
giorno d’oggi,
potrebbe essere così. Il consistente afflusso di immigrati extracomunitari
suscita tante polemiche. È necessario un soggetto capace di accogliere e di
rispondere con carità ai bisogni più urgenti, responsabile di annunciare Gesù
Cristo, evitando sincretismi. Il papa Giovanni Paolo II, facendo suo ciò che
suggerisce il Concilio Vaticano II, ha invitato i cristiani a “guardare l’Islam con
la comprensione del cuore”.
L’arte arabo-normanna ci ricorda che il desiderio di dialogo con l’Islam ha
radici profonde. Inoltre, nell’arte siciliana di età romanica, è riconoscibile la
stessa cultura e la stessa concezione della vita allora presente in tutta Europa,
basata su valori e su un’esperienza accettata da tutti: il senso, religioso non
come fenomeno intimistico (perché altrimenti non sarebbe una novità), ma
come fenomeno sociale.
Caratteri salienti dell’arte islamica
Il centro della fede cristiana è l’Incarnazione, cioè l’Avvenimento di Dio che si
fa uomo nel tempo e nello spazio. L’Islam, invece, vede la presenza del Dio
unico nell’illimitatezza dello spazio. Questo concetto astratto, che sta alla base
della fede musulmana, non è rappresentabile: per questo l’arte islamica è
aniconica e decorativa. Infatti, l’immagine non descrive mai
Dio e
rarissimamente il profeta Maometto; rappresenta soltanto animali stilizzati e
figure geometriche. La bellezza, segno dell’esistenza di Dio, si ottiene con la
perfezione e la precisione geometrica. La ripetitività decorativa, segno
dell’unità nella molteplicità, trova fondamento nell’innato senso del ritmo ciclico
dei popoli nomadi. Di gusto tipicamente islamico sono le colonnine annicchiate,
l’arco a ferro di cavallo, l’arco a sesto acuto molto pronunciato e ampio, l’arco
polilobato, l’impiego decorativo della scrittura, del mosaico, delle mattonelle
con disegni geometrici, dello stucco traforato, del legno preziosamente
intagliato
La cattedrale di Monreale, successiva alla Cappella Palatina di Palermo ed
alla cattedrale di Cefalù, rappresenta il punto d’arrivo, di un secolo di
costruzione normanne, continentali ed insulari. della maestosità dell'edificio
Osservata dall’esterno la cattedrale di Re Guglielmo II, si sviluppa in tre volumi
principali tipici delle chiese occidentali a croce latina: Il corpo basilicale a tre
navate, il transetto, e la zona absidale. A questi volumi si aggiungono ad
occidente: due torri campanarie che racchiudono il portico d’ingresso
,colonnato sovrastato da un timpano triangolare, secondo il tipico schema delle
chiese della Normandia. Le superfici del portico erano decorate con scene
ispirate alla vita della Beata Vergine Maria a cui Guglielmo II dedicò il
Duomo., è il simbolo di una raffinata mescolanza di stili architettonici come
quello islamico, quello bizantino e romanico. Nell'abside intermedia vi è la
grandiosa immagine del Cristo Benedicente con al di sotto la scritta greca
"Pantocrator" (Onnipotente), che è anche l'emblema . Le due torri massicce e
solenni, fiancheggianti il portico d'ingresso costruito nel sec. XVIII) non
conservano la forma originale, poiché in seguito ad un fulmine (1807) una è
rimasta mutilata.
Abside
Molto importanti sono le porte bronzee in stile romanico: quella principale,
eseguita da Bonanno Pisano, è composta da quaranta pannelli con scene
tratte dalle narrazioni bibliche. la sua concezione strutturale
L’interno, illuminato dai magnifici mosaici rilucenti d’oro che creano l’illusione
di trovarsi in un luogo paradisiaco, è a croce latina, con le navate divise da
colonne sormontate da una sequenza ritmica d’archi ogivali. L’intero edificio è
rivestito da mosaici risalenti al tempo di Guglielmo II il Buono e forse di
Tancredi (1194). La narrazione, che si estende per ben 7584 m², racconta
l’intera storia del cristianesimo nei momenti dell’attesa di Cristo, della sua
vicenda terrena e di ciò che è avvenuto dopo la sua morte e risurrezione.
Pur rimandando alla cultura bizantina, questi mosaici (soprattutto quelli più
recenti) risentono del linguaggio romanico di quelli di San Marco a Venezia.
Uno dei momenti più alti è costituito dall’immagine del Cristo Pantocratore (nel
catino absidale) che sembra dominare l’intera aula sacra.
<<<<<. L'entrata principale, da ovest.
Nell'intradosso della porta centrale, i due arcangeli, Michele e Gabriele, riprendono per
mano il turista e il fedele e lo conducono nel mondo trasfigurato dell'Azione liturgica. Sulla
sommità dell'arco è raffigurata la Perfezione divina con cerchi concentrici, digradanti verso
il 'nero-luce' o 'tenebra luminosa' tanto utilizzata dagli antichi iconografi orientali e
occidentali
2. I (tre) baricentri architettonici
Grazie alla fortunata ricerca dell'Arch. Vittorio Noto, disponiamo oggi della ricostruzione di
simmetrie geometriche che hanno evidenziato tre baricentri interni alla Cattedrale.
Il primo baricentro, A, è al centro della grande navata, alla fine del quarto intradosso delle
arcate delle grandi colonne. Lo sguardo viene naturalmente attirato verso l'alto, a destra e
incontra due grandi scene, su due registri differenti, tratte dalla Prima Alleanza, recanti
intensi significati pasquale e battesimali: l'inizio della Creazione e l'Arca di salvezza dal
Diluvio. Proprio al di sotto di esse - se ci riferiamo a quanto documentato nella Cappella
palatina in Palermo - era posto il fonte battesimale e il cero pasquale* [Tenendo presenti le
regole della simmetria, molto seguite nelle progettazioni paleocristiane, nell'angolo a
sinistra sono rappresentate, su due registri differenti, Lamech-Noè e la celebre lotta di
Giacobbe con l'Angelo del Signore, conclusa con la designazione del nuovo Nome,
teoforo, 'Israele'. L'evento biblico è chiaramente connesso al sacramento del Battesimo,
nel quale l'Onnipotenza misericordiosa del Padre, si compiace di celebrare l'Alleanza
eterna con i nuovi Figli di adozione (neofiti)].
Il secondo baricentro, B, è identificato nella zona degli scalini che immettono nell'area
dominata dalla Nuova Alleanza, realizzata nel Vangelo o Lieto annunzio. Incorniciate dai
maestosi archi trionfali e dagli intradossi della Solea, si dipanano dinanzi ai nostri occhi le
scene dell'Infanzia e della Pasqua del Messia Gesù, Re d'Israele e Pastore buono del
Popolo eletto [Ricordiamo, che le scene relativa alle guarigioni e ai 'segni' messianici nel
corso della cosiddetta 'vita pubblica' del Signore Gesù, non sono visibili da questo
baricentro, essendo collocate nelle due navate laterali della Cattedrale].
Non possiamo rammentare come nella scelta dei personaggi che fanno da corona al
Messia hanno grande rilevanza i Re della genealogia davidica e predavidica di Gesù, con
Obed e Melchisedek in primo piano, al culmine dei primi due archi trionfali. E, proprio alla
base del secondo arco trionfale, troviamo i due troni o due 'cattedre': del vescovo-abate,
sulla destra e del Re, sulla sinistra.
Intravvediamo, specialmente in questo secondo baricentro, la centralità data alla funzione
regale, nella citata ottica del medievale romano-cristiano 'imperium'.
Il terzo baricentro, C, è collocato nei pressi dei due troni, cui si è fatto cenno e si affaccia
sull'area più sacra della Cattedrale, variamente denominato come Santuario, o Hiereion o
Sancta sacntorum o Presbiterio o Area absidale centrale.
Tre raffigurazioni di Gesù Salvatore e Signore ne rappresentano con massima efficacia
l'azione messianica e divina: - l'Emmanuel, dal viso giovane ed eterno, - Gesù maestro,
luce del mondo, 'pantocrator', - Gesù giudice ultimo della storia, raffigurato nel trono della
Etimasia. [Invitiamo a prendere atto di un particolare fenomeno che adatta la tradizione
bizantina e paleocristiana a probabili esigenze del committente 'Re normanno': ci riferiamo
alla mancanza di rappresentazione dell'Agnello pasquale e dell'Agnello escatologico. Si
può ipotizzare che i progettisti dei 'messaggi' monrealesi abbiano evitato con cura
qualsiasi accenno alla sofferenza, abbinabile alla funzione ministeriale di un Re cristiano.
Del resto, non troviamo, sempre nella vasta 'enciclopedia dei santi' del Duomo di
Monreale, alcun aggancio visivo con Giovanni il Battista. La stessa Cappella palatina in
Palermo ne aveva rappresentato la figura profetica, in continuità con la tradizione
bizantina e paleocristiana].
L'Area sacra centrale, luogo di celebrazione del sacramento dell'Eucaristia e luogo della
proclamazione della Parola al Popolo di Dio, diventa il vero e fontale 'baricentro' della
nostra Cattedrale. Ogni persona, credente o no, è magneticamente attratta dal Cristo-Luce
e dalla sua Madre sempre Vergine Maria, cui l'intero tempio è dedicato.
Consideriamo ora altri baricentri che si snodano dall'Abside centrale e all'Abside centrale
continuamente ritornano, in una ciclicità dinamica, vivente, davvero straordinaria.
3. I (cinque) baricentri artistici
La Chiesa, santa e universale, apostolica e una-molteplice, pellegrina nella storia, vivente
nella carità sul territorio sacro di Monreale e di Palermo, viene come 'abbracciata' più volte
dalla 'Chiesa celeste e trionfante'.
Consideriamo infatti come una sorta di autentico abbraccio, amorevole e protettivo, da
parte di Gesù-Luce e di Maria sua e nostra Madre,
a- sia le due colonne della Chiesa universale, Pietro e Paolo, ai quali è destinato il trono
primario nelle due absidi laterali;
b- sia la serie di Apostoli ed evangelisti, a figura intera, che ornano un primo registro
nell'Area absidale centrale;
c- sia la serie di santi e sante, a figura intera che abbracciano idealmente il cuore
operativo della Cittadella regale, ossia la corte del Re e la comunità del monaci. E' a tutti
evidente come questa sequenza agiografica termini con il primo Arco trionfale. [Singolare
importanza assumono in questa sequenza santi di recentissima vicenda biografica.
Parliamo di Thomas Becket, martirizzato nel 1172 e di san
d- L'ulteriore collocazione dei numerosi 'tondi' di angeli e di santi, abbraccia e fa da corona
al Popolo di Dio che vive e soffre nella storia, vivendo la sua missione di carità nella
giustizia.
e- Concludiamo questa esposizione dei baricentri 'artistici', riferendoci all'interessante asse
centrale verticale che attraversa l'intera Cattedrale. Stiamo parlando delle sommità degli
archi trionfali, inaugurati con il tondo della Sapienza di JHVH (nel timpano del primo arco
trionfale), delle sommità degli intradossi del primo e secondo arco trionfale, con i tondi del
re Obed e del re-sacerdote Melchisedek, della sommità del quarto arco trionfale, recante il
tondo dell'Emmanuel, oggetto finale della Parola e dell'azione salvifica della citata
Sapienza eterna. In conclusione, i predetti baricentri costituiscono la vera 'bussola' che
orienta e semplifica lo sguardo e lo spirito delle persone che, ammirate dalla magnificenza
dei mosaici, sentono vibrare con forza una straordinaria Vita, quella divina e quella
ecclesiale, oggi, nel mondo attuale
.>>>>>
L’opera eccezionale e la leggenda sono celebrati da un canto popolare raccolto
da Salvatore Salomone Marino, folclorista della scuola di Pitrè, che così recita tradotta in
italiano:
Benedetto il maestro che la fece Il Sovrano che la fece costruire Non si conta e non si può
dire quanto sia splendido e ricco Non c’è oro, né argento, né moneta che basti Maria che è
imperatrice del cielo Disse: “Il mio Trono mi voglio costruire”. Invia dunque gli Angeli a
costruire la Matrice Ed essi fermeranno il volo a Monreale e così mostrano al popolo le
loro sembianze umane..
FACCIATA
In piazza Guglielmo II, si può ammirare la facciata compresa tra due torri tipicamente
normanne, con un portico settecentesco a tre arcate, sormontato da una balaustrata,
sopra la quale si notano le arcate intrecciate di calcare e lava che sono una decorazione
tipicamente araba. E’ importante sostare a contemplare la facciata, che è per la chiesa ciò
che il viso è per l’uomo: il manifestarsi del suo mistero interiore.
.
Si può, quindi, continuare la visita esterna dell’edificio, costeggiando piazza Vittorio
Emanuele, da cui si ammira il portico cinquecentesco di G.Domemco e Fazio Gagini, sotto
cui c’è un portale ornato da fasce a mosaico, con battenti bronzei, opera di Barisano da
Trani, decorati da 28 formelle a rilievo, con storie sacre, figure di santi e immagini
mitologiche e profane. Proseguendo la visita esterna, è possibile vedere le tre absidi,
decorate ad archi intrecciati, a rosoni, a tarsie geometriche bicrome (calcare e lava), che
evidenziano un’infinita varietà di soluzioni e una grande creatività, perché l’operaio, che in
epoca medievale non è schiavo, è lasciato libero di esprimersi.
Le torri entrambe incomplete,sono quasi prive di aperture,appena animate da una
fascia decorativa con rombi tra il primo e il secondo ordine.
In quella di sinistra sono stati aggiunti nel 1664 i merli, un campanile a orologio;la torre
di destra, a quattro ordini e decorata a bifora a doppia ghiera, era coronata da una
cuspide colpita da un fulmine nel 1807 , e poi abbattuta.
Un elegante disegno in pietra lavica con rosoncini e archi acuti intrecciati convergenti
verso la finestra ogivale al centro ,si intravede al di sopra del portico, del Marabitti nel
1770 .Tre arcate a tutto sesto su colonne doriche,sormontate da una balaustra a
colonnine, hanno sostituito il precedente portico,decorato nel 1630 da Pietro Novelli.
Al di sotto del portico risulta un po’ mortificata la Porta Regia Normanna, fulcro visivo e
simbolico della facciata .Al centro dello splendido portale cuspidato si evidenziano i
battenti in bronzo di Bonanno Pisano, nel 1186,che illustrano nei 42 riquadri il racconto
biblico ed evangelico, in modo sintetico ed efficace, con iscrizioni in latino e volgare
Il portale, firmato e datato da Bonanno Pisano (1186), è a due battenti, composto da
quarantasei formelle con episodi biblici, nelle quali alcune scritte abbreviate spiegano il
contenuto della scultura, in lingua latina o in volgare. Questo portale, incorniciato da
decorazioni a rilievo, alternate a decorazioni musive, non costituisce una rigorosa
separazione tra spazio sacro e spazio profano, perché la storia sacra scolpita nelle
formelle, introduce ad un cammino e indica una traccia, seguendo la quale si giunge al
Cristo pantocratore
Il soffitto ligneo del portico del 1939 è decorato con uno stemma arcivescovile.
Nel lato settentrionale del Duomo, Fazio e Giandomenico Gagini tra il 1546 e il 1563
aggiunsero un lungo portico con eleganti arcate in marmo granito.
La porta ,scolpita da Barisano di Trani nel 1179, comprende 28 riquadri con Scene della
passione e Santi.
Una semplice fascia rettangolare in mosaico la inquadra.
Il vivace decoratismo del periodo guglielmino, sobrio ed elegante nella navata e nella
facciata e nelle navate laterali con l’iterazione delle finestre decorate da fasce bicrome, si
esalta nella zona absidale il cui variegato apparato murale ricorda l’arte tessile,per la
policromia ottenuta con materiali diversi . Archi intrecciati si rincorrono su agli colonnine
impreziositi da decori geometrici ,facendo da contrappunto ritmici sui volumi cilindrici delle
absidi.
Il duomo malgrado i successivi rimaneggiamenti ed il restauro dopo il rovinoso incendio
del 1811,ha mantenuto nel tempo la sua configurazione originaria ed il suo carattere di
“ecclesia munita” accentuato dalle due poderose torri quadrangolari che serrano la
facciata.
INTERNO
Ha una struttura basilicale a tre navate, (102 X 40 m.) concluse dal transetto e da tre
absidi. Le tre navate sono divise da 18 colonne antiche, di epoca romana, con capitelli,
caratterizzati da divinità clipeate, fra cornucopie (il riutilizzo di materiale, usato per edifici
pagani, in costruzioni cristiane dimostra che il cristianesimo non nega valore a ogni sforzo
che fa l’uomo per raggiungere il mistero; anzi, lo valorizza nella certezza che Cristo è la
risposta definitiva al desiderio del cuore dell’uomo). È da notare la diversità tra le sculture
romane dei capitelli, sempre uguali, e la decoratività cristiana espressa nella fascia
musiva di omini che lodano Dio, sempre diversa e molto creativa.
Elementi tipicamente bizantini sono i pulvini,, ma l’orientamento della Chiesa la crociera
del transetto a pianta quadrata e la decorazione musiva; elementi arabi sono le arcate
ogivali, il soffitto ligneo con decorazione policroma a levante richiamano la tradizione
bizantina ma la dinamica degli spazi con il santuario gerarchicamente preminente è una
caratteristica comune alle chiese siciliane dell’età normanna. geometrizzata e’ la
decorazione a stalattiti stilizzate, nella crociera.
Il santuario è evidenziato altimetricamente da alcuni gradini,circoscritto da quattro grandi
arconi ogivali e qualificato decorativamente da colonnine in porfido negli spigoli.
Seguendo le colonne, si percorre un cammino verso l’origine, cioè verso Colui
attraverso il quale l’uomo può divenire pienamente se stesso; nel catino absidale, infatti, vi
è la figura imponente del Cristo benedicente, con la scritta in greco “Jesùs Cristòs o
Pantocràtor” (Gesù Cristo l’onnipotente). Egli indossa una tunica rossa lumeggiata di oro e
un manto azzurro. Il rosso e l’oro sono i colori che simboleggiano la regalità e la divinità;
l’azzurro è il colore che rappresenta l’umanità.
Infatti , Cristo, figlio di Dio, si è rivestito della natura umana.
Sotto di Lui, vi è la Madonna, accompagnata dalla scritta greca “panacròntas” (tutta
immacolata), attorniata da angeli e apostoli; più in basso, uno stuolo di santi, fra i quali ve
n’è anche uno contemporaneo ai costruttori del Duomo (S.Tommaso Bechet) nell’abside
sinistro. Queste immagini ci dicono chiaramente che a Cristo si giunge attraverso il
sostegno e la compagnia della Chiesa.
La zona absidale è rigorosamente orientata verso est, verso la luce (Cristo è la luce del
mondo,a cui allude anche la monofora absidale). Tutte le pareti sono rivestite di mosaici a
fondo dorato, posti al di sopra dell’alto zoccolo di lastre marmoree, terminanti con una
decorazione che rappresenta degli omini stilizzati che lodano Dio. La superficie musiva
misura circa 7000 mq., con 130 scene arricchite da iscrizioni esplicative in latino ed è la
più estesa del mondo. Anche le parti che non sono visibili dal fruitore sono ugualmente
rifinite a mosaico, perché Dio scruta tutto e giunge a vedere anche ciò che per l’uomo è
invisibile.
Le pareti superiori della navata centrale narrano episodi dell’Antico Testamento, dalla
creazione del mondo ad Adamo nel paradiso terrestre (nella parete destra); dalla
creazione di Eva alla sua presentazione ad Adamo (nel retro-facciata); dalla tentazione di
Eva a Noè, che dà indicazioni per costruire l’arca (nella parete sinistra).
Nel piano inferiore da destra delle pareti della navata centrale, troviamo a destra
episodi che vanno dalla Genesi e quindi la costruzione dell’arca di Noè ad Abramo che
ospita i tre angeli; nella parete sinistra, dal sacrificio di Isacco alla lotta di Giacobbe con
l’angelo. Seguono le storie di Cristo.
Vi sono gli episodi riguardanti l’Incarnazione del Verbo , dai Profeti che preannunziano.
La venuta di Cristo sino al battesimo di Cristo
Molto significativi ,in quanto collegabili con la concezione normanna del potere due
mosaici:l’incoronazione di Guglielmo, fatta da Cristo proprio sopra il trono regio e
Guglielmo che offre il modello della cattedrale alla Madonna.
Nella parete di destra e a sinistra del presbiterio sono raffigurate le tentazioni di Gesù e
alcuni episodi della sua vita.
Nelle absidi delle navate laterali vi sono la figura di S.Paolo e la sua storia (a destra) e la
figura di S.Pietro e la sua storia (a sinistra)..
Nelle navate laterali al di sopra dello zoccolo di marmo (lambris ) e di una fascia
decorativa che riprende l’albero di palma stilizzato,simbolo della vita, sono narrati i Miracoli
di Gesù.
All’interno del Duomo, a sinistra dell’ingresso bvi sono i sarcofagi in marmo che
contengono le spoglie di margherita di Navarra(madre di Guglielmo II°) e dei figli Ruggero
ed Enrico.
Segue l’altare del 1635 ,di Luigi IX re di Francia, sepolto qui dal 1270 al 1278, prima che
il figlio Filippo riportasse a Parigi, le spoglie del padre, lasciando a Palermo il cuore e le
viscere .Entro una fastosa cornice barocca c’è la Cappella del Crocifisso , nel cui
pavimento di marmo policromo è narrato il naufragio di Giona.
Dalla Cappella del Crocifisso si accede al tesoro del Duomo, dove sono custoditi
preziosi oggetti di arte sacra e vi è anche una piside risalente a Guglielmo II°, contenente
il reliquiario della Sacra Spina donato da Filippo III° di Spagna.
Nel lato destro del presbiterio vi sono le tombe di Guglielmo I° e di Guglielmo II°.
Pregevoli sono le Cappelle di San Castrenze e di San Benedetto
Da una porta a destra dell’ingresso principale della chiesa si accede ad una terrazza e
al battistero.
CHIOSTRO
Il Chiostro benedettino funge da elemento aggregante di tutto il complesso abbaziale
che si disloca attorno ad esso .nell’ala prospiciente l’ingresso vi era il dormitorio, a destra
il refettorio a sinistra l’ala capitolare.
Quadrato (47 X 47 m) con corsie larghe sei metri, il chiostro è scandito dall’iterazione
delle arcate ogivali su colonnine binate che diventano gruppi tetrastili ai quattro angoli.
Le colonne sono a gruppi di due e , agli angoli del chiostro ,di quattro: in tutto 228.
Cultura religiosa occidentale e sensibilità islamica delle maestranze operanti nel
complesso benedettino si fondono in un linguaggio unico e di grande suggestione.
Di matrice fatimita sono gli ornati geometrici in pietra lavica,racchiusi in una doppia
cornice a rilievo, che decorano le arcate.
All’angolo sud-ovest del Chiostro è appoggiato un piccolo loggiato_ il così detto
“chiostrino” al cui centro una colonna vaghissima funge da stelo donde zampilla l’acqua
raccolta in una vaschetta cava .
E’ la “fontana del re” chiamata in tal modo perché Guglielmo II° avrebbe provveduto a
far giungere l’acqua sino al chiostro:un luogo che ripete la magia di un “patio” di Granata
.fra le colonne e gli archi si interpongono,corposi e massicci ,i capitelli.
Siamo di fronte ad una enciclopedia scultorea_, la più ricca della Sicilia considerato il
grave deperimento del chiostro del Duomo di Cefalù_ ,che ci dà l’idea dello sterminato
mondo figurativo,decorativo e simbolico del Medioevo.
L’occhio degli studiosi ha cercato di districare la giungla delle tante figurazioni.
E
sotto
questa
luce,per
fare
un
esempio,il
leone,l’aquila,il
vitello
,l’agnello,l’ariete,l’ippogrifo, l’uva, la spiga si riferiscono in vario modo a Cristo.,mentre la
spina, il serpente e certe associazioni mostruose alludono al diavolo o al peccato
L’angolo sud est attrae la mia attenzione ( la leggenda della vera croce)
Elena e Costantino presentano la vera croce rinvenuta sul Calvario sotto un tempio di
Venere;il simbolico trionfo della Chiesa sulla sinagoga;la regina di Saba (che venerò la
vera croce ) e un coppiere(?) Figure di profeti.
Un ricchissimo repertorio scultoreo si ritrova nei capitelli,dove si possono riconoscere
influenze,campane,pugliesi,lombarde,borgognone,provenzali e maestranze locali.
Solo un capitello è stato firmato da un certo “Romanus filius Costantinus marmurarius” il
(18° del lato settentrionale).
Riguardo i temi, si intrecciano motivi legati alla iconografia religiosa,dal Vecchio al
Nuovo Testamento, animali tratti dal bestiario medievale e dalla tradizione mediorientale ,
i mesi dell’anno sintetizzati nelle principali attività, grafismi vegetali ora naturalistici, ora
stilizzati e . astratti
Si distingue anche
per l’analogia con la medesima scena presente all’interno del
Duomo, un capitello con Guglielmo che offre la Chiesa alla Madonna.
Quanto alla data,approssimativa, di compimento dell’opera (chiostro e capitelli) alcuni
critici tendono a spingerla entro i primi decenni del Duecento.
I più, come il Salvini ,propendono a contenerla intorno agli anni della morte di
Guglielmo II° (circa 1175 -1189 )
Dicembre2002
Gianmaria Miciluzzo Cefalù