Ai sensi dell`articolo 20 della Legge sulla tutela del patrimonio

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Ai sensi dell`articolo 20 della Legge sulla tutela del patrimonio
P r o p o s t a, 22. 9. 2015
Ai sensi dell’articolo 20 della Legge sulla tutela del patrimonio culturale (Gazzetta ufficiale della RS, n.
16/08, 123/08, 8/11, 30/11 – sentenza della Corte Costituzionale, 90/12 e 111/13) il Governo della
Repubblica di Slovenia emette il
DECRETO
relativo alla proclamazione della Produzione tradizionale del sale marino
capolavoro vivente d’importanza nazionale
1. articolo
Si proclama capolavoro vivente d’importanza nazionale l’unità del patrimonio vivente detta Produzione
tradizionale del sale marino, EID 2-00042 (qui di seguito: capolavoro vivente).
2. articolo
I valori che ne giustificano la proclamazione come capolavoro vivente sono:
− le conoscenze tradizionali preservate relative alla produzione del sale marino in Slovenia, che
risalgono all’età medievale, sono indirettamente legate anche ad antiche
− fonti scritte che documentano la produzione tradizionale del sale marino in Slovenia; la prima
supposta menzione relativa alle saline in Slovenia si trova in un documento del IX secolo, mentre
le annotazioni recanti norme per la produzione del sale risalgono all’anno 1274, allorché il comune
di Pirano, nel suo statuto, stabilì le condizioni di funzionamento delle saline (produzione, vendita,
quote, dazi ...),
− il cosiddetto “metodo familiare”, diffuso già nel Medioevo, che consisteva nella produzione
individuale di sale con soggiorno estivo nelle saline, la partecipazione dei membri della famiglia,
l'uso di strumenti collaudati e il trasferimento di conoscenze di generazione in generazione; il
salinaio e la sua famiglia si occupavano dell’intero processo di produzione del sale in particolari
vasche. Il processo consisteva nel catturare le acque del mare in vasche di evaporazione e poi
incanalarle in vasche di cristallizzazione, raccogliere il sale e conservarlo nelle case dei salinai,
− il cosiddetto “sistema dell’isola di Pago” di produzione del sale, adottato nella seconda metà del
XIV secolo nelle saline di Pirano, Capodistria e Muggia con il quale fu modernizzato il “metodo
familiare” e che si basa sulla coltura della petola (un substrato coltivato artificialmente sul fondo
delle vasche di cristallizzazione che impedisce la commistione del sale col fango marino e funge
da filtro biologico); tale sistema che, oltre alla suddetta parte del processo di produzione
comprende anche la preparazione di un substrato delle vasche di cristallizzazione, dette cavedini,
e la coltura della petola, si è conservato fino ad oggi nella zona di Fontanigge,
− il cosiddetto “sistema di Stagno” di produzione del sale, che si è diffuso all’inizio del XX secolo e
con il quale la tecnologia di preparazione della salamoia è stata assunta dai cosiddetti vodarji; tale
sistema è oggi il più diffuso per la produzione del sale nelle Saline di Sicciole nella zona di Lera e
nelle Saline di Strugnano,
− la costruzione e l'uso delle case dei salinari, che vi soggiornavano durante la stagione, e dove
veniva stoccato il sale inizialmente, rappresentano una particolarità in Slovenia,
− lo spazio approntato in cui viene tradizionalmente prodotto il sale e che è una combinazione unica
di peculiarità geo-morfologiche, geologiche e climatiche e di intervento umano, che da secoli
permette questa particolare attività,
− le specificità etnologiche e linguistiche della cultura residenziale dei salinari,
− la terminologia specifica, legata ai sistemi di produzione del sale (descrizione degli strumenti e
delle attrezzature, fenomeni naturali, parti degli stock di sale, toponimi, nomi dei campi, nomi dei
canali)
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−
−
il trasferimento della tradizione della produzione del sale di generazione in generazione,
l’importanza di questa tradizione per l’identità locale e il suo impatto sulla riconoscibilità dei luoghi
e sugli usi locali,
la connessione inscindibile di immobili, mobili e patrimonio culturale immateriale, che è essenziale
per l'esistenza e la conservazione della produzione tradizionale del sale e la salvaguardia della
memoria collettiva.
3. articolo
Il capolavoro vivente viene proclamato al fine di aumentare la consapevolezza della sua importanza a
livello locale, regionale e nazionale, al fine di aumentare la sua visibilità e l’accesso al pubblico e
affinché sia conservata la produzione tradizionale di sale marino svolta coi metodi “dell’isola di Pago”
e “di Stagno” con la conservazione delle seguenti componenti protette:
− le conoscenze e le competenze relative all’approntamento e alla manutenzione delle infrastrutture
che permettono la produzione tradizionale del sale marino (gli argini, i canali, il sistema di dighe, i
bacini di evaporazione e cristallizzazione con la petola, la rete dei campi delle saline, le case dei
salinari e i loro strumenti),
− le conoscenze e le competenze relative all’approntamento e alla manutenzione dei livelli di acqua
nelle vasche di evaporazione e cristallizzazione,
− la coltura della petola,
− la raccolta del sale e lo stoccaggio (nelle case dei salinari ovvero nei depositi),
− l’uso di attrezzi e strumenti tradizionali,
− l’uso della terminologia connessa alla descrizione tradizionale delle parti che compongono le
saline, agli utensili di produzione del sale e alle tecniche di lavorazione.
4. articolo
Al fine di conservare il capolavoro vivente e sostenere i suoi portatori, si adottano le seguenti misure di
tutela:
− garantire la conservazione delle componenti protette di cui all’articolo precedente,
− garantire la continuità della produzione del sale con il “metodo dell’isola di Pago” nella parte
museale delle saline di Sicciole (nell’area di Fontanigge) e il “metodo di Stagno” nelle altre aree
delle saline di Sicciole (nell’area di Lera) e nelle saline di Strugnano,
− la conservazione delle conoscenze specifiche connesse alla produzione tradizionale del sale
marino,
− la promozione del trasferimento di conoscenze alle generazioni più giovani nell'ambiente locale,
− la promozione di eventi di presentazione dei beni materiali e immateriali a livello locale, attraverso
mostre, incontri di esperti, festival,
− la promozione di attività e interventi sul territorio finalizzati alla conservazione della produzione
tradizionale di sale marino,
− la conservazione equilibrata dei legami inscindibili tra immobili, mobili e il patrimonio culturale
immateriale nelle Saline di Sicciole e Strugnano,
− assicurare le condizioni per la conservazione, la protezione, la documentazione, la ricerca e
l’interpretazione dei beni immateriali, materiali e degli elementi spaziali agli operatori del settore
pubblico addetti alla tutela del patrimonio,
− documentazione e conservazione della documentazione relativa ai portatori,
− garantire l’accesso ai beni materiali e immateriali del patrimonio culturale al pubblico in generale e
agli esperti e diffonderne nel mondo la riconoscibilità,
− preservare la destinazione d’uso del suolo delle Saline di Sicciole e Strugnano,
− limitare tutte le attività che incidono negativamente sulla possibilità di produzione tradizionale del
sale,
− ottenere il parere esperto del Coordinatore della tutela del patrimonio culturale vivente nel
programmare modifiche al processo di produzione tradizionale del sale marino,
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−
prevenire attività e interventi che possano mettere a rischio la produzione tradizionale del sale
marino nelle Saline di Sicciole e Strugnano.
Al fine di conservare il capolavoro vivente nella sua interezza, attraverso le suddette misure di tutela si
protegge anche lo spazio culturale delle Saline di Sicciole e Strugnano, che consente la produzione
tradizionale del sale marino. Lo spazio culturale delle Saline di Sicciole e Strugnano comprende le
unità immobiliari del patrimonio culturale di Sicciole - Saline di Sicciole (EŠD 7868) e di Strugnano Saline di Strugnano (EŠD 8077).
5. articolo
I portatori della salvaguardia del capolavoro vivente sono elencati nel registro del patrimonio vivente.
I portatori garantiscono la conservazione della produzione tradizionale del sale marino e delle
componenti protette di cui all’articolo 3 in collaborazione con i proprietari o amministratori degli
immobili nei quali si svolge tale attività.
6. articolo
Le attività professionali relative alla conservazione del capolavoro vivente sono svolte dal
Coordinatore della tutela del patrimonio vivente in collaborazione con l'organizzazione locale
responsabile per la protezione dei beni culturali mobili e l'Istituto per la protezione dei beni culturali
della Slovenia.
7. articolo
Il controllo sull’attuazione del presente decreto è svolto dall’ispettorato competente in materia di beni
culturali.
8. articolo
Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta
Ufficiale della Repubblica di Slovenia.
N.
Lubiana,
EVA 2015-3340-0017
Governo della Repubblica di Slovenia
dott. Miroslav Cerar
presidente
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MOTIVAZIONE CONTENUTISTICA
Il decreto relativo alla proclamazione di un capolavoro vivente d’importanza nazionale è un
riconoscimento di importanza sociale del patrimonio culturale vivente. Il decreto non produce effetti
diretti finanziari per i titolari del capolavoro vivente ovvero per i proprietari/amministratori degli immobili
dove il capolavoro vivente viene gestito. I mezzi pubblici per la conservazione del capolavoro vivente
possono essere forniti dallo Stato o dal Comune attraverso bandi pubblici per la conservazione del
patrimonio culturale. La proclamazione del capolavoro vivente comporta dei vantaggi nell’ottenimento
dei mezzi pubblici per la salvaguardia del territorio culturale connesso al capolavoro vivente (cioè le
Saline di Sicciole e Saline di Strugnano, le quali sono già proclamate monumento di cultura immobile);
qualora per la sua protezione o riattivazione o lo svolgimento di altri provvedimenti di salvaguardia
siano necessarie delle spese straordinarie che superano le spese consuete, gli utili e i vantaggi
derivanti dallo stato di monumento e tali spese non sono in proporzione alle possibilità del titolare
ovvero del proprietario/amministratore. La proclamazione a capolavoro vivente è il requisito
necessario per candidarsi all’iscrizione sulla lista Rappresentativa dell’Unesco del patrimonio culturale
immateriale dell’umanità.
Le conoscenze di produzione del sale marino si sono conservate sul litorale sloveno nelle Saline di
Pirano, e precisamente nelle saline di Sicciole e di Strugnano che sono le saline esistenti più al nord
dell’Adriatico. Si sono conservati due metodi di separazione del sale dall'acqua marina e di
produzione, denominati sistema dell’isola di Pago e sistema di Stagno. Il metodo di ottenimento del
sale più antico, oggi non più praticato, si è sviluppato in questo territorio nel primo medioevo,
probabilmente adottando la tradizione delle conoscenze antiche di separazione del sale dall’acqua
marina. Nella zona è dimostrata dal metodo archeologico la presenza delle civiltà antiche. Per i
Romani il sale era materia strategica, indispensabile per la conservazione degli alimentari e per la
produzione dei coloranti. Con il sale pagavano anche i loro militari (salario = salarium).
Più tardi una menzione indiretta di Sicciole è documentata nell'anno 804, un'altra menzione nel 933.
Una fonte scritta più dettagliata per le saline è il Chartularium Piranense, scritto tra il 1274 e il 1278,
stabilisce i requisiti di attivazione, produzione, vendita, quote, contributi. Cenni storici confermano
risalenti al 1330 confermano la produzione del sale per mezzo dei braccianti e nel 1358 fu introdotto
un sistema più moderno, conservatosi fino ad oggi. Fu introdotto nel periodo della conquista dei
Veneziani e prevedeva la coltivazione della petola (substrato coltivato artificialmente sul fondo dei
bacini di cristallizzazione). Dopo l'anno 1460 le Saline di Pirano diventarono le saline più grandi e
importanti lungo la costa adriatica est per la Repubblica di Venezia.
Nella seconda metà del XIV secolo nelle saline di Pirano, Capodistria e Muggia (oggi in Italia) fu
ammodernata la tecnologia di produzione del sale con il cosiddetto “sistema dell’isola di Pago” che in
Slovenia è ancora utilizzato e conosciuto bene da un paio di persone. Con questo metodo è
particolarmente importante la sistemazione già menzionata dei bacini di cristallizzazione, denominate
cavedini e la coltivazione della petola. Si tratta di una substrato di protezione coltivato artificialmente
dello spessore di 1 cm che riveste il fondo dei bacini di cristallizzazione. È composto da una miscela di
gesso, argilla e cianobatteri. La petola impedisce la commistione del sale al fango marino e, inoltre,
funziona come un filtro biologico. In questo modo i salinai possono produrre un sale bianco e puro con
un valore di mercato maggiore.
Elementi fondamentali per il funzionamento di un campo salifero sono l’azione dell’alta e bassa marea
e del micro clima, l’insolazione, la quantità di acque piovane estive e il vento. Durante la marea i
salinai immettono l’acqua del mare nel fondo salifero, durante il riflusso lasciano scorrere via le acque
reflue e l’acqua piovana. Il salinaio deve essere consapevole dei processi naturali, deve seguire
costantemente la situazione meteorologica e adattarvi il proprio lavoro. Il lavoro dei salinai comprende
la manutenzione degli argini nei campi saliferi, nei bacini di evaporazione e cristallizzazione, la
coltivazione della petola e la riparazione di arnesi e utensili o la produzione di nuovi. Per trasferire
l’acqua più a monte, i salinai si aiutavano in alcune parti con delle semplici pompe a vento.
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Una particolarità delle Saline di Pirano è la produzione familiare del sale. La posizione delle saline e le
condizioni climatiche richiedevano la presenza costante dei salinai durante la stagione estiva. La
produzione del sale influiva sulle condizioni di vita di ogni famiglia, determinando il loro soggiorno
estivo nelle case di pietra a un piano delle saline (da aprile fino alla fine di agosto o da San Giorgio
fino a San Bartolomeo). Con la partecipazione di tutti i membri della famiglia si sistemavano i bacini
saliferi e si produceva il sale. Si adoperavano utensili usati da generazioni e si tramandavano le
conoscenze alle nuove generazioni. Le condizioni di soggiorno speciali e il lavoro dei salinai hanno
sviluppato una cultura residenziale speciale e delle caratteristiche etnologiche e linguistiche particolari
che caratterizzano in un modo unico il patrimonio culturale dei salinai piranesi. Il salinaio e la sua
famiglia eseguivano tutto il procedimento di produzione del sale che comprendeva diversi lavori:
manutenzione regolare dei canali e delle case e dei campi saliferi, immissione dell’acqua marina
(acqua madre) nelle vasche di evaporazione, successivamente lo scarico nei bacini di cristallizzazione
meno numerosi, controllo dell’evaporazione, raccolta del sale con il gavero, formazione delle pire di
sale e stoccaggio del sale asciutto nel pianterreno della casa, infineil trasporto del sale nei magazzini.
Il metodo familiare insieme al “metodo di Pag” si sono conservati in una parte delle saline fino agli anni
Sessanta del XX secolo. Negli anni Novanta sono stati ripristinati numerosi campi saliferi. Inoltre, sono
state ricostruite tre case delle saline nella zona di Fontanigge. Altre case tipiche delle saline sono
state ristrutturate anche a Strugnano.
Il metodo di produzione del sale oggi più utilizzato è stato adottato agli inizi del XX secolo nelle Saline
di Sicciole, nella zona di Lera e nelle Saline di Strugnano quando le autorità di Stato hanno acquistato
superfici grandi da singole famiglie. Sono passati al metodo individuale, senza la collaborazione di
intere famiglie, all’ottenimento del sale secondo il “metodo di Stagno” in cui la tecnologia della
preparazione della salamoia è stata assunta dai cosiddetti “vodarji”. Con questo metodo i salinai
ottengono la salamoia già pronta. Di conseguenza il metodo produttivo è cambiato in parte, poiché
non si aveva più bisogno dei bacini speciali di evaporazione, ma solo di quelli di cristallizzazione.
Questo avanzamento ha ridotto il numero degli operai necessari.
La produzione del sale, il monopolio della vendita del sale, la misurazione, il trasporto, e il commercio
hanno influito sulla cultura residenziale e sulla crescita delle città sul litorale sloveno, creando diverse
usanze, legende e un linguaggio specifico. Tali elementi immateriali risalgono fino alle storie del
contrabbando del sale. Sono espressione dell’identità, della popolazione della regione e della sua
reazione alle regole imposte dalle autorità e ai tanti confini di una volta. Nel 2015, a Pirano hanno
a
organizzato la 13 edizione della Festa del sale, che ogni fine aprile risveglia simbolicamente la
tradizione della partenza per le saline.
La storia e lo sviluppo delle saline, nonché le peculiarità etnologiche e linguistiche del patrimonio e
della cultura salinara nell' Istria slovena sono strettamente legati anche alla locale cultura istro-veneta
e alla comunità italiana, soprattutto a Pirano, dove la Comunità degli Italiani, in collaborazione con
altre associazioni locali, custodisce tradizioni e specificità linguistiche dei vecchi salinari.
Per la conservazione delle Saline di Pirano a Sicciole e a Strugnano è essenziale che lo Stato abbia
creato due parchi naturali che assicurano la conservazione e la manutenzione degli argini,
convogliando un flusso d’acqua idoneo sia alla produzione del sale sia all’equilibrio naturale e alla
conservazione della biodiversità. Tutte le zone delle Saline di Pirano sono protette come territorio
nell’ambito del parco naturale di Saline di Sicciole (Decreto di proclamazione del Parco naturale Saline
di Pirano (Pubblicazioni ufficiali, n. 5/90, 26/90 (modifica), 16/92); Regolamento relativo al Parco
naturale Saline di Sicciole (G.U. della RS, n. 29/01)) e del Parco naturale di Strugnano (Decreto di
proclamazione del Parco naturale di Strugnano (Pubblicazioni ufficiali, n. 5/90, 26/90 (modifica),
16/92)). La zona delle saline fa parte di una zona ecologica protetta nell’ambito di Natura 2000. Il
Museo dell’attività salifera nelle saline di Sicciole è un monumento di cultura di importanza nazionale
ai sensi del Decreto di proclamazione del Museo dell’attività salifera a monumento culturale di
importanza nazionale (G.U. della RS, n. 29/01). Le saline di Strugnano fanno parte della zona per lo
sfruttamento delle materie minerali – per l’approvvigionamento di sale marino per gli scopi industriali.
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Il sito di estrazione è stato stabilito dall’Autorità delle miniere presso il Segretariato del Consiglio
esecutivo per l’industria e l’artigianato della Repubblica popolare della Slovenia del 18.06.1960 con la
Decisione n. 09-3/101-60 e nel contempo è stato rilasciato il permesso di sfruttamento delle materie
prime alla ditta “Piranske soline” Portorose.
Con la Decisione n. 313-7/99/E-JV del 12.07.1999 il Ministero per le attività economiche ha trasferito i
diritti e i doveri di sfruttamento del sale marino per scopi industriali alla società Soline, pridelava soli
d.o.o./Soline, produzione del sale s.r.l., Seča 115, 6320 Portorož.
Le saline di Pirano nel XX secolo sono diventate un territorio aperto alle creazioni artistiche, hanno
ospitato colonie per pittori e scultori. Un grande opus di sue opere, prevalentemente delle pitture, è
stato dedicato alle saline da Vladimir Makuc. Nelle saline hanno girato diversi film, con le tipiche case
che facevano da sfondo. La produzione del sale è stato oggetto di alcuni documentari.
Il sale di alta qualità di Sicciole e Strugnano è diventato un marchio speciale sloveno: Sale di Pirano.
Sale di Pirano è una denominazione di origine geografica controllata e rappresenta una parte
significativa dell’identità mediterranea slovena. Nelle saline si producono anche il Fior di sale e il Sale
tradizionale. Il sale di Pirano è un ingrediente nella preparazione delle salsicce di Cragno e
nell’essicazione del Prosciutto del Carso.
Chiarimento: L’organizzazione competente per luogo della tutela del patrimonio mobile è il Pomorski
muzej – Museo del mare "Sergej Mašera" Piran – Pirano).