La sfida di franco forte e tassi negativi
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La sfida di franco forte e tassi negativi
La sfida di franco forte e tassi negativi Sono i due fattori che pongono investitori e risparmiatori di fronte a scelte molto rischiose Gene Dall’abbandono della soglia minima di cambio franco/euro, deciso dalla Bns il 15 gennaio, le prospettive congiunturali continuano a peggiorare. Il rafforzamento del franco preoccupa i direttori finanziari svizzeri, intervistati dalla società di consulenza Deloitte, più delle crisi geopolitiche o le sempre maggiori regolamentazioni. Per il 71% dei 127 direttori finanziari interrogati, la forza della valuta elvetica rappresenta il rischio più grande per l’economia, rileva il sondaggio pubblicato ieri. Il 60% degli interrogati è pessimista per il futuro: a pensarla così nel trimestre precedente era appena il 12%. Solo il 10% stima positivamente le previsioni congiunturali rispetto al 41% del precedente sondaggio. Risultano inoltre più numerosi coloro che temono una recessione nei prossimi due anni (36% contro l’8% a fine 2014). Il franco forte offusca anche le prospettive per le imprese. Quasi i due terzi dei direttori finanziari intervistati si aspetta- no una riduzione del giro di affari quest’anno e l’80% una diminuzione dei margini. “Il 70% degli interrogati percepiva i rischi geopolitici tanto importanti quanto quelli legati al franco”, rileva Michael Grampp, capoeconomista di Deloitte. “Per il 63% di essi anche l’aumento delle regolamentazioni rappresenta un rischio per le loro imprese”. Alcuni dei fattori di rischio correlati al franco forte sono i bassi tassi d’interesse. Una sfida ulteriore per i fondi pensione svizzeri che devono comunque garantire una remunerazione minima degli averi del secondo pilastro. Della tematica si è parlato ieri pomeriggio al Centro di studi bancari di Vezia con esperti del settore. Aldo Visani, economista e consulente indipendente, ha fatto emergere che la tendenza a bassi tassi d’interesse sul mercato obbligazionario viene da lontano. La discesa – ha spiegato – è iniziata un trentennio fa. Livelli così bassi (poco superiori all’1% per quanto riguarda i Treasury bond statunitensi e i Bund tedeschi) storicamente non erano mai stati raggiunti. Se ci spostiamo sul franco svizzero, i tassi reali sono addirittura negativi. Come trovare redditività, tenuto conto che il risparmio bancario (libero) in Svizzera ammonta a 600 miliardi di franchi e quello delle casse pensioni (vincolato) a oltre 800 miliardi di franchi? La risposta la fornisce Matteo Bosco, responsabile per la Svizzera di Aberdeen. «Bisogna guardare – per quanto riguarda l’obbligazionario – fuori dalla Svizzera, soprattutto nelle economie emergenti che offrono ancora rendimenti positivi», ha spiegato. «Anche l’azionario è un asset da prendere in considerazione e se fatto con le dovute accortezze (proteggendosi con opzioni) nel lungo termine dà i suoi frutti» – afferma invece Nicola Carcano, docente di finanza all’Università della Svizzera italiana. Tasso di cambio permettendo.