6 - lezioni di famiglia

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6 - lezioni di famiglia
6 - LEZIONI DI FAMIGLIA
pubblicata da Elisabetta Ranghino il giorno Lunedì 29 ottobre 2012 alle ore 18.04 ·
Alla missione di Mujwa, oltre ai missionari, vive stabilmente da decenni anche Daniele.
Si è costruito una casetta affacciata sul cortile principale della missione, tra la casa dei padri e gli
uffici della parrocchia e della scuola, dove vive in compagnia di due cani.
I locali lo chiamano Makelele, ovvero “Chiassoso”: infatti è costretto a parlare sempre a voce molto
alta per la sua parziale sordità, causata dal continuo uso dei farmaci antimalarici.
Ma non è questo il momento di dilungarmi sull'indubbia utilità di farmaci che danno comunemente
effetti indesiderati identici ai sintomi della malattia stessa.
Apparentemente schivo e burbero, Daniele ci accoglie facendoci trovare a tavola un'ottima pizza la
sera del nostro arrivo, ma ci racconta la propria storia solo molti giorni dopo.
E' fratello di un missionario, ma lui non ha pronunciato alcun voto, e in un certo senso proprio
questo dà ancora più valore a ciò che fa giorno dopo giorno.
Era un benestante imprenditore veneto e presidente di una squadra sportiva, ma ha lasciato tutto per
la missione.
Gestisce una falegnameria a Mujwa, dando lavoro anche a una decina di operai.
Con le proprie sostanze e i proventi di una onlus da lui fondata in Italia, ha guidato la costruzione
nei dintorni di ben tre scuole e un orfanotrofio.
E' quest'ultima la “casa” che occupa, insieme alla falegnameria, gran parte del suo tempo e dei suoi
pensieri, e insieme a lui andiamo a visitarla.
L'orfanotrofio di S. Patrick si trova a meno di un chilometro dalla sede della parrocchia, e ogni
giorno alcuni dei ragazzi più grandi vengono ad attingere acqua potabile dalla sorgente che si trova
proprio nel terreno della missione. E' un lavoro pesante, ma presto un tubo porterà l'acqua potabile
direttamente là. Sì, perché la costruzione dell'orfanotrofio è in continua evoluzione e non è mai
compiuta una volta per tutte, proprio come dovrebbe essere la nostra persona.
Vivono qui circa cinquanta bambini, ognuno con una storia diversa ma tutti con storie simili: una
malattia, spesso l'aids, ha portato via i loro genitori, oppure la loro mamma nonostante gli sforzi non
ce l'ha proprio fatta a crescerli da sola.
Quello delle madri single è un problema sociale forte in Kenya, dove il rispetto per le donne e i
doveri dell'uomo in una relazione di coppia non fanno parte dei valori tradizionali, ma si stanno
faticosamente affermando non solo grazie all'evangelizzazione, ma anche ad un cambiamento
generale della cultura e del senso comune non molto diverso da quello che è avvenuto in Italia più o
meno l'altro ieri.
E' una madre single anche Scolastica, la direttrice dell'orfanotrofio, che ha preferito crescere la sua
bambina qui piuttosto che a casa di un marito che le dava più preoccupazioni e incombenze della
piccola.
A parte lei e il cuoco Pius, che è cresciuto qui fino a diventare adulto, non c'è altro personale
residente e per questo motivo purtroppo l'orfanotrofio non può ospitare bambini più piccoli di due o
tre anni.
Crescendo, normalmente i ragazzi restano qui fino alla maggiore età, momento in cui
fortunatamente grazie alle leggi della nuova costituzione quasi tutti riescono ad entrare in possesso
del terreno di famiglia che spetta loro e a intraprendere dignitosamente una vita autonoma.
La più piccola si chiama Rossella, e guardandola mi sembra incredibile che l'animale più feroce e
pericoloso di tutti, che siamo noi, possa mettere al mondo cuccioli così belli. Chissà qual è stata la
prima impressione che hanno avuto del mondo i suoi occhioni splendenti come diamanti neri, chissà
cosa un giorno riaffiorerà dal suo passato ad affaticare il suo sorriso a fossette assolutamente
contagioso. Per adesso però ride e sgambetta, vezzeggiata da tutti.
Daniele parla con tutti i locali un inglese approssimativo punteggiato da esclamazioni venete, ma
non c'è lingua umana che non sia insignificante in confronto all'alfabeto universale della tenerezza e
dell'affetto, che lui riesce ugualmente a trasmettere a tutti i “suoi” bambini.
E' sabato, giorno di ferie dalla scuola e soprattutto giorno di bucato: in questa grandissima famiglia,
ognuno fa la sua parte.
Sulle siepi e sui prati che decorano il cortile davanti alla costruzione principale sono stese in
bell'ordine divise scolastiche di tre o quattro scuole diverse: tutti i bambini frequentano uno degli
istituti dei dintorni.
C'è chi stende e chi spazza, c'è chi impasta piadine e chi le cuoce, mentre tre ragazzine sugli undici
anni sbucciano una cesta di patate cantando una filastrocca molto popolare che abbiamo già sentito
alla scuola.
Sono i ragazzi più grandi a occuparsi quasi completamente dei bambini più piccoli: fanno il bucato
per sé e per loro, li aiutano a lavarsi, collaborano tutti insieme per le faccende domestiche e si
comportano come tanti fratelli maggiori. I piccoli, dal canto loro, imparano gradualmente ma
velocemente a rendersi autonomi e a dare il loro contributo.
I più grandi, che frequentano le ultime classi della scuola primaria (ovvero le nostre medie) oppure
l'hanno già completata, si occupano anche degli orti e degli animali con cui si sostenta la famiglia di
S. Patrick stessa.
Se tutto ciò può sembrare crudele, va compreso considerando il contesto in cui avviene, come ci
spiega Daniele. Questi bambini non sono in lista per l'adozione, la loro vita è e sarà sempre qui a
Mujwa. Sarebbe irrealistico, oltre che dannoso per loro stessi, crescerli in un ambiente troppo
ovattato senza che imparino gli stessi lavori che tutti i loro coetanei in famiglia imparano.
Tutto questo non significa che S. Patrick, a poche centinaia di metri dalla scuola di S.Eugenia
edificata interamente da benefattori italiani, sia lasciato senza aiuto.
Anzi, le persone che dall'Italia hanno a cuore le sorti di questi bambini sono così tante che Daniele
sta arredando, ovviamente con la propria falegnameria, un piccolo appartamento adatto alla
permanenza di una famiglia anche con bambini piccoli che venisse a visitare la zona. Per inciso, il
mantenimento di uno di questi bambini non costa che ottanta centesimi di euro al giorno.
Lasciamo S. Patrick con il sentimento di una scoperta dolce e piacevole. Daniele, Scolastica, Pius, i
bambini: tante persone che non avevano una famiglia si sono trovate fra loro e ne hanno formata
una. Tante altre forse saranno più normali e più agiate, ma questa ci ha insegnato qualcosa in più su
cosa siano l'amore e la dedizione.