LA MIA PRIMA VOLTA Per me era sempre stata una festa

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LA MIA PRIMA VOLTA Per me era sempre stata una festa
LA MIA PRIMA VOLTA Per me era sempre stata una festa scanzonata e gioiosa, un “rito” da non perdere. Avendo compiuto i sedici anni, mi sentivo ancora più consapevole del compito che mi aspettava. Avrei fatto vedere a quegli adulti, che l’anno prima si divertivano nel vedermi impacciato e lento, che finalmente sarei stato alla loro altezza. Chiacchere, grida, richiami, canzoni e gioiose risate. La vendemmia era così! Verso le sette del mattino, a piedi come sempre, ci incamminavamo verso il Podere di Bibo, “il Sig. Libero” mi correggeva mio padre. Come M.llo dei Carabinieri, Comandante della Caserma di quel piccolo paese tra Pisa e Volterra, mio padre era sempre attento ai particolari che riguardavano le persone. L’aria fresca del mattino dava già una carica di energia. Un brivido ogni tanto, un calcio ad un sasso, un pò di scherma con i fili d’erba ai lati della strada …mille raccomandazioni, e finalmente eccoci arrivare da Libero. Tra galline, oche e il via vai degli adulti intenti a caricarsi su le spalle piccoli tini di legno, l’aia era la santificazione di una festa pagana. Ad un grido “Via, si va!” tutti si incamminavano verso i filari. Gli uomini davanti e le donne dietro che lentamente seguivano, ancora salutandosi complimentose. Come da sapiente regia, in contemporanea ecco che spuntava Libero. Piegato in avanti e puntando piedi, si tirava faticosamente dietro una grossa mucca bianca legata ad un barroccio con sopra un enorme tino. Il tino nel quale tutti avrebbero versato l’uva man mano raccolta. Una decisione improvvisa. Mi battè forte il cuore, mi sembrò di non avere più aria in gola ma... mi precipitai dietro al barroccio, mi arrampicai e mentre con una mano mi afferravo al tino, con l’altra raccolsi il grosso legno che serviva a “pigiare” l’uva. Mi guardai intorno e il viso di Libero non mi tranquillizzò. Mi squadrò serioso, dubbioso…poi finalmente sorrise “Guarda che hai un compito difficile, da adulto, fai vedere cosa sai fare!”. Sorrisi anch’io “Sono pronto”. Ero contentissimo. Di lì in poi pigiavo, sfacevo i grappoli schiacciando i chicchi d’uva e…tutte le api che attratte dal mosto capitavano a portata di legno. L’uva schiacciata schizzava da tutte le parti e mi si appiccicava addosso dandomi un noioso prurito ma io non mi sarei fermato per tutto l’oro del mondo. Verso le undici ecco materializzarsi accanto al barroccio, Isolina, la moglie di Libero, che mi porse due fette di pane debordanti prosciutto da tutte la parti. Era per tutti il momento dello spuntino. Il sapore di quel pane fatto in casa e il profumo di quelle fette di prosciutto tagliate a mano, mi hanno accompagnato per anni ogni qual volta ripensavo a quei giorni. Ad un certo punto ecco tornare Isolina che porgendomi un bicchiere di vino “Ora sei grande e puoi bere anche te!” mi disse sorridendo mentre alzava un fiasco mezzo spagliato avviandosi verso gli adulti che vogliosi la reclamavano da tutte le parti. Rimasi sorpreso. Girai lo sguardo per vedere se mio padre mi stesse guardando. Nella confusione non lo vidi e allora mi concentrai sul bicchiere pieno di un liquido rosso brillante. Lo respirai, mi feci coraggio e ……provai. Non so bene cosa bevvi. Mi ricordo che c’era il sole, i filari delle viti, il gioioso vocio della gente ed un caldo sapore scendermi in gola. Era la mia prima volta. Il mio primo bicchiere di vino... il mio salto nella vita dei grandi? Non lo so, ma quando con il dorso della mano appiccicoso e sporco mi pulii la bocca, mi sentivo un ragazzo nuovo. C’erano ancora poche gocce di vino nel bicchiere. Buttando indietro la testa me le feci scivolare in gola. Quando poco dopo la mucca dondolandosi stanca riprese a muoversi tra i filari, io ripresi a pigiare con lena. Pigiavo con vigore, molto vigore. Avevo così tanta energia che, solo oggi lo capisco, forse non era tutto merito mio.