TRAMONTO SULL` ISOLA Le nuvole si andavano assommando sull

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TRAMONTO SULL` ISOLA Le nuvole si andavano assommando sull
TRAMONTO SULL’ ISOLA
Le nuvole si andavano assommando sull’Isola in nuove forme e nuovi colori. Sulla baia di Ponente
scendevano le prime ombre blu. Tutto , in quell’ora magica, assumeva sfumature blu; persino i falchi che si
aggiravano sui faraglioni e sulla cresta che molti chiamavano “ la donna sdraiata”.
Era il tramonto e la gente si attardava sulla spiaggia di sabbia nera per godersi lo spettacolo . Nuove forme,
nuovi colori in rapida successione tra nuvole e cielo; sempre più rosso e viola.
L’uomo si lasciò avvolgere da quella incredibile tavolozza, grandiosa e mutevole. Man mano che il viola
prevaleva inghiottendo il rosso e l’arancio, il suo animo si faceva sempre più cupo. Ricordi e ricordi si
accavallavano senza tregua, frugavano impietosamente, non gli davano tregua. Volti cari, persone, stati
d’animo sepolti ma non dimenticati, congelati dalla volontà di andare avanti e non mollare.
Ora, i colori più accesi esplodevano come fuochi pirotecnici, in quegli sprazzi di ultimo sole languente. Non
era più rotondo: la sua forma sembrava liquefarsi alla base, oltre i faraglioni, sulla linea ormai quasi nera
dell’orizzonte.
Avvolto più che nel dolore ormai passato, in una sorta di malinconia senza confini, si lasciò vincere da quella
luce, da quel buio fantastico : solo gli archi luminosi sollevati dagli ultimi sci d’acqua luccicavano nella baia
neroblu.
Provò quasi la voglia di abbandonarsi ad un lamento primordiale, come di nenia dolente.
Attimi.
Si riscosse e scuotendo il capo sembrò scrollare il peso dei ricordi come mantello insopportabile.
Si avviò verso la piccola duna di”Baia Negra”.C’erano già le luci accese e i ragazzi stavano apparecchiando i
tavoli, con le candele accese al centro. Scena di ogni sera, ma questa volta gli sembrò di vedere un faro.
-Buono, grato odore di pescespada arrosto…Magari col salmoriglio!- pensò, quasi con un senso di conforto.
Sembrava svegliarsi da uno di quei sogni che lasciano un velo di malinconia raffinata.
Poco a poco atterrava nel quotidiano e si cullava in quel profumo che gli parlava di casa, di vita.
Si carezzò la guancia con il calice appannato di Pinot grigio, più volte, come a ritrovare carezze perdute.
E infine trovò pace e fu felice di stare a quella tavola, di fronte al mare, sulla sabbia nera ormai fredda, nella
confortante sicurezza del quotidiano, sfuggito all’incantesimo un po’ crudele del tramonto sull’Isola.