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Università della Valle d’Aosta Facoltà di Scienze della Formazione Université de la Vallée d’Aoste Faculté de Sciences de la Formation The Intelligences for Deep Ecology Education Research Project Revealing Children’s Biophilia Data di preparazione: 2008-10-01 Versione numero: 4.1 SOMMARIO Organizzazione Il Progetto IDEE e la costruzione di un programma di ecologia affettiva fondato sulla consapevolezza Il modulo didattico “Spazio al silenzio” L’ipotesi di ricerca e il protocollo sperimentale di valutazione Il modulo didattico “Io e gli altri” Work Planning Responsabile del Progamma: Giuseppe Barbiero, Ph.D. Ricercatore di Ecologia, Università della Valle d’Aosta tel.: fax: 0165 305375 0165 306749 e.mail: [email protected] ORGANIZZAZIONE Strutture afferenti Partecipante 1 (capofila) 2 3 4 Struttura Afferente Università della Valle d’Aosta Università di Torino Università di Padova Centro interuniversitario IRIS Responsabile Giuseppe Barbiero – Daniela Lenti Boero Elena Camino Rita Berto Elena Camino – Giuseppe Barbiero Staff della ricerca 1. GIUSEPPE BARBIERO, docente di Ecologia e di Biogeoscienze, Università della Valle d’Aosta. Responsabile scientifico. 2. ELENA CAMINO, coordinatrice del Gruppo di ricerca in Didattica delle Scienze Naturali, Dipartimento di Biologia animale e dell’uomo, Università di Torino. Supervisore delle attività didattiche sperimentali. 3. DINAJARA FREIRE, monaca zen. Responsabile del modulo didattico “Spazio al silenzio” 4. MARIA FERRANDO, maestra elementare a riposo. Responsabile del modulo didattico “Io e gli altri” 5. RITA BERTO, psicologa, Dipartimento di Psicologia Generale, Università di Padova. Responsabile delle misure psicometriche. 6. MAURO CORDERO, medico, ASL Torino. Responsabile delle misure fisiologiche. 7. ELSA BIANCO, psicologa, Studio Confluenze, Torino. Supervisore. 8. DANIELA LENTI BOERO, docente di Psicobiologia, Università della Valle d’Aosta. Responsabile progetto Marmota. 1 IL PROGETTO IDEE E LA COSTRUZIONE DI UN PROGRAMMA DI ECOLOGIA AFFETTIVA FONDATO SULLA CONSAPEVOLEZZA (Mindfulness-Based Affective EcologY) Il Progetto IDEE (Intelligences for Deep Ecology Education) è un progetto di ricerca della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università della Valle d’Aosta, volto a sviluppare percorsi formativi per l’ecologia che integrino la sfera cognitiva (cognitive ecology) con la sfera emotiva (affective ecology). Il Progetto IDEE si inserisce quindi nel filone di ricerca dell’ecologia affettiva, il settore dell’ecologia che si occupa del sorgere, del crescere e del maturare delle relazioni cognitive ed affettive, geneticamente determinate ed evoluzionisticamente adattative tra esseri umani e il resto degli organismi viventi. Per sua natura, l’ecologia affettiva è un territorio di indagine interdisciplinare dove convergono le discipline dell’ecologia, delle neuroscienze e della psicologia. Il Progetto IDEE assume come cornice teorica i principi nonviolenti dell’ecologia profonda [Naess, 1976] e si ispira all’epistemologia pedagogica della teoria delle intelligenze multiple [Gardner, 1984], concentrando in particolare l’attenzione sull’intelligenza naturalistica (VIII intelligenza), qui intesa come la particolare abilità umana di riconoscere e di entrare in relazione con gli organismi viventi e gli oggetti naturali [Gardner, 1999]. Il Progetto IDEE si prefigge di indagare la relazione tra l’intelligenza naturalistica e la biofilia, il sentimento di intima affiliazione dell’essere umano con le altre creature viventi [Wilson, 1984]. La biofilia è un istinto umano, o più precisamente, un complesso di regole di apprendimento filogeneticamente adattative che persistono più o meno espresse negli ambienti urbani artificiali [Wilson, 1993]. L’ipotesi di ricerca fondamentale del Progetto IDEE è che il sentimento di biofilia, proprio di ciascun essere umano, possa essere coltivato e valorizzato nella maturazione dell’intelligenza naturalistica al fine di sviluppare una piena consapevolezza ecologica. La prospettiva della consapevolezza ecologica (ecological mindfulness). In una recente riformulazione del concetto di biofilia, il suo Autore l’ha definita come “l’innata tendenza a concentrare l’attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che la ricorda, e in alcuni casi ad associarvisi emotivamente” [Wilson, 2002: 132]. L’attenzione e la capacità di associarsi emotivamente (empatia) alle diverse forme di vita sono indicate da Wilson come le due principali facoltà mentali che caratterizzano l’istinto umano di amore e cura per la Natura. A livello corticale le facoltà dell’attenzione e dell’empatia sembrano avere una base fisica rispettivamente nella corteccia prefrontale e in due settori del lobo parietale e del lobo frontale che insieme formano il sistema dei “neuroni specchio” [Rizzolatti, 2006: 117]. Le configurazioni neurali che si attivano in queste aree sono geneticamente determinate e presiedono alle forme evoluzionisticamente più adattative dell’attenzione e dell’empatia, rispettivamente l’attenzione diretta e il contagio emotivo. Il contagio emotivo è una reazione automatica involontaria agli stimoli emotivi ed è considerato come la forma innata e più elementare di condivisione empatica. Con lo sviluppo dell’identità psichica individuale, il contagio emotivo matura in forme di vera empatia per gli esseri umani e, in forma traslata, per tutti gli esseri viventi e gli oggetti naturali. La scoperta nel giovane adolescente che le emozioni, l’espressività e i comportamenti di un animale possono essere simili, ma anche 2 così diversi dagli omologhi umani lo spinge ad approfondire la conoscenza dello sviluppo, della fisiologia, della storia evolutiva e della fondamentale unità biologica di tutti gli esseri viventi. Attraverso la mediazione cognitiva, il contagio emotivo si trasforma in partecipazione differenziata alle diverse forme di vita e agli oggetti naturali. L’attenzione diretta viene normalmente attivata da stimoli esterni e non può essere sostenuta per tempi molto lunghi perché richiede un grande dispendio di energia psichica e, di conseguenza, un metabolismo particolarmente intenso. Dopo uno sforzo prolungato di concentrazione si sente la necessità di “far riposare l’attenzione diretta e questo è possibile in un ambiente in cui l’attenzione è automatica, vale a dire in un ambiente che esercita un certo grado di fascino” [Kaplan, 1995]. Il fascino è un tipo di attenzione indiretta, un’attenzione selettiva spontanea che non richiede alcuno sforzo, dove la consapevolezza della persona si posa, senza farsi catturare, su un oggetto. Il fascino può derivare da un processo, per esempio raccontare o ascoltare una storia, giocare; ovvero da un contenuto, per esempio il contatto con gli animali o con gli ambienti naturali. La Natura può esercitare il suo fascino nei nostri confronti solo se noi posiamo su di essa la nostra attenzione libera e aperta, nel momento presente e in modo non giudicante [Kabat-Zinn, 2005]. La partecipazione differenziata e il fascino sono stati mentali che possono essere coltivati nella consapevolezza (mindfulness), la quale è a sua volta sostenuta dalla pratica di silenzio attivo. Il silenzio attivo è una forma di silenzio che non è imposta dall’esterno, ma sorge dall’interno come desiderio intimo la cui pratica può aprire dimensioni nuove dell’attenzione e dell’empatia [Barbiero, 2007]. L’ipotesi di lavoro attuale è che il potenziale di biofilia abbia maggiori possibilità di realizzazione se accompagnato da un programma di educazione di silenzio attivo volto a favorire la maturazione di una consapevolezza ecologica. Un programma che, per analogia con altri già sviluppati in settori diversi [Segal, 2002; Kabat-Zinn, 2004], potrebbe chiamarsi ecologia affettiva fondata sulla consapevolezza (MBAE – Mindfulness-Based Affective Ecology). Bibliografia BARBIERO G. (2007) Una mente silenziosa immersa nella natura, in AA.VV. Di silenzio in silenzio, Anima Mundi, in corso di stampa. GARDNER H. (1983) Frames of mind. New York: Basic Books. (trad. it.: Formae mentis. Saggio sulla pluralità dell'intelligenza, Milano: Feltrinelli, 2002). GARDNER H. (1999) Intelligence reframed. New York: Basic Books. KABAT-ZINN J. (2004)2 Full Catastrophe Living New York: The Bantam Dell Publishing Group (trad. it.: Vivere momento per momento. Milano: Corbaccio, 2005). KABAT-ZINN J. (2005) Coming to our senses. New York: Hyperion (trad. it.: Riprendere i sensi. Milano: Corbaccio, 2006). KAPLAN S. (1995) The restorative benefits of nature: toward an integrative framework. Journal of Environmental Psychology, vol. 15, pp. 169-182. NAESS A. (1976) Okology, samfunn og livsstill. Oslo: Universitestforlaget (trad. it.: Ecosofia. Como: Red Edizioni, 1994) RIZZOLATTI G., SINIGAGLIA C. (2006) So quello che fai. Milano: Raffaello Cortina Editore. 3 SEGAL Z.V., WILLIAMS J.M.G., TEASDALE J.D. (2002) Mindfulness-Based Cognitive Therapy for Depression. New York: The Guilford Press. (trad. it.: Mindfulness, Torino: Bollati Boringhieri, 2006) WILSON E.O. (1984) Biophilia: The Human Bond with Other Species. Cambridge, MA: Harvard University Press (trad. it.: Biofilia, Milano: Mondadori, 1985). WILSON E.O. (1993) Biophilia and the Conservation Ethic. In Kellert S.R & Wilson E.O. (eds) The Biophilia Hypothesis. Washington DC: Island Press. WILSON E.O. (2002) The Future of Life. New York: Alfred A. Knopf (trad. it.: Il futuro della vita, Torino: Codice Edizioni, 2004) IL MODULO DIDATTICO “SPAZIO AL SILENZIO” “Spazio al silenzio” è un modulo didattico attivato a partire dall’anno scolastico 2003/2004 in cinque scuole elementari nelle province di Torino (Rivalta Torinese e Tetti Francesi) e Cuneo (Fossano, Genola, Marene e Savigliano). Obiettivo del modulo è introdurre i bambini nella dimensione del silenzio attivo (Active Silence Training, AST). Il programma del modulo è articolato in sei incontri, ospitati dalle scuole, secondo la seguente scansione: • due incontri preliminari con gli insegnanti delle classi coinvolte nel modulo; • tre incontri con gli alunni delle classi partecipanti al modulo; • un incontro conclusivo con gli insegnanti e i genitori degli alunni delle classi coinvolte. Gli incontri preliminari con gli insegnanti: “La pratica del silenzio attivo nella didattica nella scuola primaria” Gli incontri preliminari sono dedicati agli insegnanti. Trattano della pratica dell’osservazione silenziosa come strumento di conoscenza non solo da un punto teorico, ma offrendo agli insegnanti anche uno spazio per sedersi in silenzio e per svolgere un’attività creativa guidata dalla conduttrice del modulo – espressione corporea, disegno, scrittura libera – oltre, naturalmente, ad uno spazio per discutere insieme delle difficoltà che si presume incontreranno i bambini e gli insegnanti ovvero degli aspetti positivi che possono derivare dalla pratica del silenzio abitualmente inserita nella quotidianità scolastica. Gli incontri con i bambini delle classi Gli incontri con i bambini delle classi sono tre e si svolgono nei mesi successivi, con il tempo e la tranquillità per imparare nel primo incontro la pratica di silenzio attivo, per svilupparla nel secondo incontro e infine per introdurre il tema della presenza mentale attraverso la coscienza della propria respirazione nel terzo incontro. In quest’ultimo incontro è possibile anche condividere riflessioni e osservazioni che deriveranno dagli incontri precedenti. Primo incontro: “Respirare in silenzio” Nel primo incontro si insegna ai bambini semplicemente ad ascoltare il proprio respiro attraverso la ricerca della postura migliore per poterlo cogliere. In aula insegnanti ed alunni imparano a 4 condividere un momento, anche di soli pochi minuti, di silenzio, in modo naturale, senza la ricerca di un risultato particolare. Praticando insieme gli esercizi, insegnanti ed alunni imparano ad allentare la tensione e l’ambiente diventa più tranquillo senza sforzo. La tranquillità genera una migliore qualità dell’attenzione e dell’empatia. E’ questo forse uno dei momenti più toccanti dell’intera esperienza: quando adulti e bambini percepiscono una capacità collettiva - e non solo personale - di cogliere e condividere gli stati emotivi interiori degli altri esseri umani presenti. Secondo incontro: “Imparando dagli animali” Nel secondo incontro, a distanza di circa una settimana dal primo, si propone una animazione teatrale. I bambini sono invitati ad un gioco di imitazione degli animali. Ogni bambino è libero di scegliere l’animale che desidera e, in silenzio, ne imita le posture e i gesti: la ricerca del cibo, dell’acqua, trovare o costruire il proprio rifugio, prendersi cura di sé e della prole, riposarsi, svegliarsi, ascoltare i richiami degli altri animali e così via. Si tratta di una esperienza elementare di contagio emotivo, fondamentale per lo sviluppo delle qualità empatiche più elevate. Attraverso l’imitazione motoria (motor mimicry) i bambini tendono a produrre uno stato emotivo simile a quello che secondo la propria immaginazione è (o dovrebbe essere) quello dell’animale imitato in quel determinato contesto. Durante l’esercizio, i bambini sono inoltre invitati ad ascoltare con tutto il proprio corpo: dagli animali imitati imparano a svolgere una azione per volta (gli animali si concentrano totalmente su ciò che fanno), a non sprecare (gli animali mangiano e bevono solo ciò che serve, senza eccedere), a rimanere in vigile osservazione dell’ambiente in cui vivono anche quando non hanno altro da fare (gli animali non si annoiano) e cosi via. A partire dal gioco vissuto, si affrontano poi con i bambini conversazioni e riflessioni su argomenti di cui afferrano la profonda importanza: il rispetto della natura, dell’ambiente e di tutti gli esseri che ne fanno parte. Terzo incontro: “Lenti, profondi e delicati” Il terzo incontro si svolge a distanza di circa un mese dal secondo ed ha come tema la lentezza e la delicatezza. Dopo i consueti esercizi AST, i bambini sono invitati ad imitare le nuvole che attraversano normalmente senza attrito qualsiasi ostacolo. Il senso della leggerezza e della delicatezza che i bambini sperimentano nell’imitazione motoria delle nuvole tende a produrre nei bambini uno stato emotivo positivo nei confronti delle creature che essi sfiorano durante l’esercizio. A partire dal gioco vissuto, i bambini sono poi guidati nelle riflessioni circa il legame che ciascuno di noi ha con la natura, per sviluppare un approccio che può essere più leggero, delicato e in definitiva più profondo. Incontro conclusivo con gli insegnanti e i genitori Nell’ultimo incontro, aperto agli insegnanti ed ai genitori, si propone la pratica AST seguita dalla presentazione delle osservazioni della conduttrice e degli specialisti (psicologi e naturalisti) che possono aver partecipato al modulo come coadiutori, di modo che si possa avviare uno scambio tra la nostra esperienza in quanto testimoni del lavoro svolto e l’esperienza dei genitori in quanto testimoni di ciò che i bambini esprimono anche fuori dalla scuola. IL MODULO DIDATTICO “SPAZIO AL SILENZIO”, UN ANNO DOPO 5 Ove venga richiesto, il progetto può proseguire l’anno successivo con una seconda fase articolata in due incontri. Nel primo incontro si cerca di rendere più consapevole l’atto della respirazione a partire dal vissuto corporeo della propria respirazione per arrivare al modo in cui il nostro pensiero vi si rivolge: come avviene la respirazione, qual è il suo percorso all’interno del nostro corpo, come ci sentiamo in relazione all’aria che ci attraversa, e così via. I bambini scoprono che il solo fatto di essere consapevoli della propria respirazione calma la mente, calma il corpo e, soprattutto, migliora la qualità dell’attenzione e della lucidità di pensiero. Pertanto, in questo incontro si affrontano argomenti che spaziano in molte direzioni: dalle difficoltà oggettive a quelle soggettive dei bambini, agli episodi di conflitto tra di loro, ai modi in cui la consapevolezza della propria respirazione può migliorare la nostra relazione con gli altri e con il mondo naturale. Alla fine di questo primo incontro si chiede ai bambini di preparare per l’incontro successivo due “mappe”: • la mappa del respiro ovvero “come e dove si muove l’aria dentro di me?”; • la mappa della mente ovvero “chissà come è fatta e dove si trova la mia mente?” Nel secondo incontro, si raccolgono le mappe che vengono commentate da ciascuno. La sensibilità e la creatività dei bambini, insieme alla loro peculiare capacità di formulare ipotesi e spiegazioni, offrono l’opportunità di spostare l’attenzione dalla respirazione vissuta nella maggior parti dei casi come un fenomeno centrale e personale della propria vita, alla respirazione come strumento di relazione, dove attenzione ed empatia si focalizzano per cogliere gli stati emotivi profondi propri e del mondo circostante. L’IPOTESI DI RICERCA E IL PROTOCOLLO SPERIMENTALE DI VALUTAZIONE L'ipotesi specifica di questa ricerca è: il training di silenzio attivo modifica/rinforza lo stato di attenzione dei bambini? (Does active silence training change/enhance childrens’ attention?) Per saggiare questa ipotesi si è provveduto ad allestire un protocollo sperimentale di valutazione dell’attenzione accompagnato dalla misurazione di alcuni parametri fisiologici di base. I bambini partecipanti alla sperimentazione frequentano la scuola primaria presso l’Istituto San Giovanni Bosco delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Aosta (Corso Battaglione 95, Aosta) I bambini sono distribuiti su 5 classi composte ciascuna da circa 24 alunni. Partecipano alla sperimentazione i bambini delle classi 1^, 3^ e 5^. I bambini delle classi 2^ e 4^ non partecipano alla sperimentazione. I parametri fisiologici di base Nel mese prima dell’inizio della sperimentazione saranno raccolti i dati età, sesso, peso e statura di ciascun bambino partecipante. Con l’ausilio di un misuratore automatico digitale della pressione arteriosa (Omron M6 Comfort, Omron Healthcare Co, Ltd, Kyoto, Japan) si intende raccogliere i dati della pressione arteriosa minima e massima e della frequenza cardiaca di tutti i bambini partecipanti. Questi dati saranno raccolti al termine di ogni sessione di training “Io e gli altri” (2 serie di dati di controllo within) e al 6 termine di ogni sessione “Spazio al silenzio” (3 serie di dati sperimentali), infine si riprenderanno le misurazioni a distanza di circa 3 mesi. Gli stessi dati saranno raccolti anche fra i bambini di due classi di controllo frequentanti la stessa scuola prima dell’inizio della sperimentazione e in coincidenza dell’ultima misurazione eseguita sui bambini che partecipano alla sperimentazione (2 serie di dati di controllo between). I test di valutazione dell’attenzione Per la valutazione sperimentale dello stato di attenzione dei bambini è stata scelta la prova CP di ricerca di sequenze condizionali di lettere [Cornoldi C., Gardinale M., Masi A., Pettinò L., Impulsività e autocontrollo, Erikson, pp. 39-41]. I test saranno somministrati dopo la misurazione dei parametri fisiologici al termine di ogni sessione di training “Io e gli altri” (2 serie di dati di controllo within) e al termine di ogni sessione “Spazio al silenzio” (3 serie di dati sperimentali), infine si riprenderanno le misurazioni a distanza di circa 3 mesi. I questionari per i genitori e gli insegnanti Al fine di raccogliere informazioni sui problemi generali dei bambini sono stati predisposti due questionari, uno per le insegnanti e uno per i genitori rispettivamente, da somministrare prima dell’inizio del training e a distanza di un mese dalla fine dello stesso. Alle insegnanti si propone una versione ridotta e modificata della Conners Teacher Rating Scale/CTRS, mentre ai genitori si propone una Scala SDAG, per l’individuazione di comportamenti di disattenzione e iperattività del bambino [Cfr. Cornoldi C., Gardinale M., Masi A., Pettinò L., Impulsività e autocontrollo, Erikson, pp. 34-36] IL MODULO DIDATTICO “IO E GLI ALTRI” Poiché l’apparato sperimentale potrebbe risultare particolarmente intrusivo all’interno delle dinamiche di classe e compromettere la misurazione di alcuni parametri fisiologici di base e i test di valutazione dell’attenzione, si è deciso di far precedere il modulo didattico “Spazio al silenzio” da un modulo didattico di supporto al fine di abituare i bambini alla presenza di soggetti estranei alla classe che maneggiano strumenti insoliti e che chiedono loro l’esecuzione di alcuni item. Il modulo didattico di supporto, chiamato “Io e gli altri”, è stato appositamente progettato per questa sperimentazione. Esso deriva dalle esperienze di giochi cooperativi in classe [Ferrando M. et al., Lezioni per star bene a scuola. Percorsi di educazione alla consapevolezza di sé, alle differenze, all’ambiente. Elmedi Paravia Bruno Mondatori] e si articola in diversi giochi e attività che in questo caso hanno lo scopo precipuo di abituare i bambini a presenze “intrusive”. 1° incontro “IO E GLI ALTRI” Obiettivi: facilitare e sensibilizzare: clima di appartenenza, clima positivo, attenzione, ascolto. 7 Svolgimento: Presentazione dell’insegnante Maria e delle tesiste; presentazione Agenda; giochi, misurazioni Giochi: Passa la palla; Sono Pietro e voglio essere…; Saluti con il corpo; Aguzza la vista Misurazioni: FC ; Pmax ; Pmin ; Scala felicità ; CP1 ; CP2 ; CP3. 2° incontro “IO E GLI ALTRI” Obiettivi: facilitare e sensibilizzare: attenzione, ascolto, sviluppare comunicazione non verbale, concentrazione, osservazione; sviluppare l’azione motoria Svolgimento: presentazione Agenda; giochi, misurazioni Giochi: Segnale radio; Abbracci; Giungla, Il grande orecchio; Si trasloca; Intervista a coppie; abbraccio di gruppo Misurazioni: FC ; Pmax ; Pmin ; Scala felicità ; CP1 ; CP2 ; CP3. Breve descrizione dei giochi 1) Passa la palla Ci si dispone tutti in cerchio con il volto verso il centro. Uno dei bambini tiene la palla e prima di lanciarla a un compagno dice: “io sono Chiara e lancio la palla a Federica”. Chi ha ricevuto la palla allora dice: “Io, Federica, ho ricevuto la palla da Chiara a la lancio a Matteo”. A questo punto il gioco continua con lo stesso schema fino a quando tutti avranno ricevuto e lanciato la palla. 2) Sono Pietro voglio essere Ci si dispone tutti in cerchio con il volto verso il centro. Uno dei bambini incomincia dicendo il proprio nome e quello del personaggio che vorrebbe essere. A seconda dell’età dei bambini si possono dare stimoli diversi: il personaggio può appartenere a una fiaba, a un fumetto, alla storia, svolgere una professione, o essere una persona famosa (uno scienziato, un calciatore, un cantante..). per esempio il bambino dice:” Io sono Pietro e vorrei essere un astronauta”. Il gioco prosegue finché tutti hanno detto il proprio nome associato a un personaggio; a questo punto ogni bambino completa la scheda che segue. (vedi allegato) 3) Saluti con il corpo I bambini passeggiano liberamente. A un comando dell’insegnante si scambiano i saluti, seguendo le sue indicazioni, per esempio:”Salutarsi con … i pollici”, “Salutarsi con … i gomiti” e via via utilizzando le diverse parti del corpo. Alla fine ognuno esprime le proprie emozioni. 4) Aguzza la vista A ogni bambino viene distribuita una lettera dell’alfabeto tranne uno. I bambini con le lettere si dispongono in fila e il bambino senza lettera deve memorizzare la sequenza di lettere e uscire dalla classe. Quando quest’ultimo viene chiamato in classe deve riordinare le lettere nella sequenza che ha memorizzato. 5) Giungla I bambini si dispongono in cerchio, uno sta nel mezzo. L’insegnante chiede ai bambini di immaginare di essere in una giungla, popolata da alcuni animali e piante: elefanti, scimmie, coccodrilli e palme. Mostra quindi come rappresentare gli animali e le piante, poi fa un giro di prova. Per esempio per rappresentare l’elefante sono necessari tre bambini: quello al centro fa la proboscide, prendendosi il naso con la mano destra e lasciando penzolare il braccio sinistro dopo averlo fatto passare nel cerchio formato dal braccio destro. Le due persone ai suoi lati fanno le orecchie appoggiandogli una mano sulla testa e l’altra sul fianco. Chi sta al centro chiama uno degli 8 animali o delle piante indicando con l’indice un bambino; questo, insieme ai compagni a destra e a sinistra deve riprodurre il più velocemente possibile l’animale o la pianta richiesto. La persona indicata è sempre quella al centro del trio. Chi sbaglia va al centro a indicare a sua volta gli animali e le piante. 6) Il grande orecchio L’insegnante assegna a un bambino il ruolo del Grande Capo Indiano della tribù dei Piedi Soffici. Il bambino viene bendato perché il Grande Capo, chiamato Grande Orecchio, non vede, ma sente crescere l’erba. Il Grande Orecchio è in cerca di nuovi membri per la sua tribù: seduto sotto un albero egli accetta tutti quelli che riescono ad avvicinarsi e a far cadere un oggetto nel cestino posto davanti a lui senza farsi sentire. Chi si fa sentire immediatamente immobilizzato con un gesto della mano del Grande Orecchio e rimane lì, immobile, fermo al suo posto, fino alla fine del gioco. 7) Si trasloca L’insegnante divide i bambini in due gruppi e spiega, in tre minuti, un gruppo deve trasportare al centro della stanza, precedentemente sgomberato, il maggior numero di oggetti possibile, senza parlare né fare alcun rumore. L’altro gruppo assiste in silenzio e può prendere nota se si producono dei rumori. Alla fine il gruppo dei traslocatori si siede e l’altro gruppo, in tre minuti, deve riportare gli oggetti al loro posto, senza fare alcun rumore. Anche in questo caso, se si vuole, il gruppo che assiste può prendere nota dei rumori eventualmente emessi. 8) Intervista a coppie L’insegnante divide i bambini in coppie e consegna una scheda a ciascuno fornendo le spiegazioni necessarie. Si tratta di una presentazione che prima si svolge a coppie, ciascuno rivolge all’altro le domande e compila la scheda con le risposte ricevute, poi si invertono i ruoli. Alla fine si fanno le presentazioni, seduti in cerchio. 9) Abbraccio di gruppo I bambini si dispongono in piedi in cerchio tenendosi per mano. L’insegnante invita due di loro a lasciarsi la mano, quindi dice a tutti gli altri di avvolgersi in un abbraccio a spirale intorno a uno dei due bambini separati. In seguito il gruppo si può srotolare, sempre tenendosi per mano e avvolgere in un abbraccio l’altro bambino che si era slegato. 9 Work Planning data 1 ottobre 2006 1 dicembre 2006 6 febbraio 2007 27 febbraio 2007 7 marzo 2007 18 aprile 2007 22 maggio 2007 24 maggio 2007 maggio-agosto 2007 18 settembre 2007 settembre-dicembre 2007 gennaio-maggio 2008 27 maggio 2008 giugno-ottobre 2008 15 ottobre 2008 22 ottobre 2008 5 novembre 2008 18 gennaio 2009 febbraio-agosto 2009 settembre 2009 settembre-dicembre 2009 Anno 2010 Anno 2011 Attività Inizio progettazione sperimentazione AST Presentazione della sperimentazione all’Università Valle d’Aosta. incontro preliminare con maestre e genitori Inizio incontri di Freire con le insegnanti Inizio sperimentazioni in classe Fine sperimentazioni in classe Incontro di restituzione con genitori e insegnanti Test a un mese di distanza Analisi dei dati Presentazione dati a Congresso Pubblicazione a stampa su rivista scientifica internazionale Lavoro di integrazione curriculum AST con gioco cooperativo Calendarizzazione prove sperimentali con la dirigente scolastica Definizione protocollo sperimentale: AST + gioco cooperativo incontro preliminare con maestre e genitori Inizio incontri di Ferrando con le insegnanti Inizio sperimentazioni in classe Fine sperimentazioni in classe Analisi dei dati Presentazione dati a Congresso Pubblicazione a stampa su rivista scientifica internazionale Inizio sperimentazione in campo aperto Fine del programma 10