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25 MERCOLEDÌ 15 AGOSTO 2012 il Cittadino Sezione Cultura&Spettacoli L’ARMONICISTA CARO A FRANK ZAPPA E I SUOI TRE COMPAGNI DI AVVENTURA TORNANO IN RIVA ALL’ADDA OSPITI DI LODI AL SOLE Ferragosto “in blues” con la Treves Band Il leggendario “puma di Lambrate” in concerto stasera in piazza della Vittoria n Ha suonato ovunque nel mondo, passando da Memphis a Leningra do: ma è nel cuore di Lodi che Fabio Treves trascorrerà il Ferragosto. Questa sera infatti, il “puma di Lambrate” è atteso in piazza della Vittoria con la sua band di quattro elementi, ospite del Lodi blues festi val di Lodi al sole. Un ritorno quan to mai gradito quello dell’armonici sta milanese, particolarmente affe zionato al calore del pubblico lodi giano e protagonista in passato di memorabili concerti nelle piazze e nei teatri cittadini. Anche questa sera, Treves dispenserà agli spetta tori generosi dosi di ottimo blues, quello caldo e pulsante delle origi ni, dando vita a qualcosa di più di un concerto da ascoltare con le orecchie: qualcosa che assomiglia piuttosto a un’esperienza da vivere con tutto il corpo, piedi e cuore compresi. Ed è facile lasciarsi coin volgere pienamente dall’energia che i quattro “ragazzi” della Treves blues band sono soliti estrarre dai loro rispettivi strumenti, salendo a bordo di una locomotiva a vapore che sbuffa al ritmo della batteria di Massimo Serra, oppure seguendo l’onda del basso di Tino Cappellet ti, impegnato a pompare note tra i riff di chitarra, mandolino e lap steel di Alessandro “Kid” Gariazzo. E poi c’è lui, il numero uno della scena blues italiana, l’uomo che da quasi quarant’anni diffonde alle masse il verbo di Muddy Waters, Robert Johnson, Snooky Pryor e degli altri musicisti che fanno par te del suo ricchissimo bagaglio mu sicale. Era infatti il 1974 quando l’allora giovane milanese Fabio Treves fondò a Lambrate una band votata al blues in tutto e per tutto, la prima in Italia ad avere un reper torio interamente dedicato a que sto genere musicale. In pochi anni la band uscì dal circuito milanese e cominciò a farsi notare sui palco scenici di tutto il Paese. Fra i con certi più memorabili quello del 1980 al palasport di Torino, quando la Tbb si esibì con il chitarrista americano Mike Bloomfield; fu l’inizio di una serie di collaborazio ni prestigiose, nazionali e interna zionali, che nei vent’anni successi vi porteranno Treves a confrontar si con James Cotton, Stevie Ray Vaughan, Bruce Springsteen e Frank Zappa, che lo inviterà ad aprire i concerti delle sue torunèe in Italia. Sono anni ricchi di suc cessi, costellati di dischi e concerti che consacreranno il “puma di Lambrate” nell’olimpo dei blue sman di fama internazionale e lo proietteranno, assieme al suo grup po, sui palcoscenici di mezzo mon do. Treves però non si è mai adagia to e oggi continua imperterrito sul la strada del blues, gettandosi con L O LA MOSTRA Il contemporaneo dei “Fuoriclasse” alla GAM di Milano Sopra Fabio Treves e a sinistra l’armonicista in azione con la sua band durante le tre ore di show nell’edizione di Lodi al sole 2010 in piazza Ospitale l’energia di un ragazzino in proget ti sempre nuovi: l’ultimo risale al 2011, uno spettacolo musicale che si intitola Blues in Teatro e che rap presenta per il suo ideatore un pas so in avanti verso la diffusione di questo genere musicale presso il grande pubblico. Un passo in avan ti che Treves non avrebbe mai potu to compiere senza il sostegno della Tbb, quattro musicisti che suonano con entusiasmo e passione, affron tando con la stessa carica i brani più famosi e quelli misconosciuti, dai primi canti di lavoro al blues elettrico di Chicago, passando per quello più moderno, ricco di com mistioni di stili, ballabile ma sem pre e comunque coinvolgente. Silvia Canevara __________________________________ TREVES BLUES BAND IN CONCERTO Stasera alle ore 21 in piazza della Vittoria, a Lodi. Ingresso gratuito. DALLA MOSTRA DI VILLANOCE EMERGE IL VIAGGIO DI TRE FAMIGLIE LODIGIANE NEL 1874 A fianco il documento custodito negli archivi parrocchiali, che testimonia le presenze lodigiane, ed è presentato nella mostra aperta in Val d’Aveto Maleo alla conquista della Liguria: quando l’emigrazione diventa storia n La difficoltà nel trovare o cam biare lavoro è la ragione principa le che spinge, ancora oggi, molti italiani a lasciare la propria loca lità d’origine per cercare fortuna in un’altra città o addirittura al l’estero: è quindi probabile che sia stato questo il motivo per cui nel 1874 tre famiglie di Maleo (Oppi zio, Ventura e Bolzoni) decisero di insediarsi a Villanoce, una locali tà molto antica situata sull’Ap pennino Ligure, e più precisamen te in Val d’Aveto, la cui primissi ma casa è stata costruita tra il 1200 e il 1300. Nel 1921 essa è dive nuta frazione del Comune di Rez zoaglio, in provincia di Genova, e annovera attualmente centoundi ci persone residenti. Di questa curiosa notizia ha trova to traccia Graziano Fontana, cura tore della mostra Custodiamo la nostra storia, organizzata dal Cen S C tro Sportivo Villanoce ed allestita presso la Chiesa Parrocchiale del la medesima località; la mostra, che ha preso il via lo scorso sabato 11 agosto, resterà aperta fino a do menica 19 agosto. L’esposizione di Custodiamo la no stra storia include gli alberi gene alogici delle famiglie del posto per un arco di tempo che va dal 1793 al 2012. Ed è proprio nella consulta zione dei documenti anagrafici necessari per il reperimento del materiale ora in mostra che è emersa una “piccola porzione” della storia delle famiglie di Ma leo. Nel 1874 si trasferirono infatti a Villanoce Giacomo Ventura con la moglie, il figlio Angelo e il suo nu cleo familiare, ma anche Gerola mo Oppizio con la moglie Luigia ed i figli Tommaso, Francesco e Mario ed infine Domenico Bolzoni A F F assieme alla moglie Paola e alla fi glia Rosa. Le reali motivazioni che spinsero queste tre famiglie a lasciare Ma leo per insediarsi in questa locali tà montana, in cui l’emigrazione, soprattutto verso le Americhe era già nell’Ottocento un fenomeno si gnificativo, sono sconosciute. Quello che si sa di certo è che an darono a lavorare come “manen ti” (ovvero braccianti) per una fa miglia di possidenti, i Fontana, meglio conosciuta a livello locale con il soprannome di “Bachicchi”: Fontana infatti è uno dei cognomi più diffusi nella zona, così ogni gruppo familiare viene identifica to anche con un soprannome dia lettale, derivato per lo più dal no me di battesimo del capostipite o da un particolare fisico che, alme no in origine, ne distingueva i componenti. Alcuni di questi so A L n La mostra Fuoriclasse, curata da Luca Cerizza, riunisce una selezione degli artisti che hanno frequen tato i corsi di Alberto Ga rutti nelle accademie di Bologna, Milano e Venezia. Sono loro i protagonisti della collettiva che sarà inaugurata alla GAM di via Palestro a Milano sabato 6 ottobre 2012 e contaminerà anche lo spazio del PAC, in una sorta di preludio alla mostra personale di Alber to Garutti in programma a novembre negli spazi del Padiglione milanese. En trambe le sedi apriranno ad ingresso gratuito, come da tradizione per la Giornata del Contemporaneo, e la mostra alla GAM sarà visi tabile gratuitamente fino al 9 dicembre. prannomi però sono talmente an tichi che non se ne conosce l’eti mologia: ed è proprio il caso dei “Bachicchi”, che all’epoca erano proprietari di uno dei tre mulini di Villanoce e che diedero lavoro alle famiglie di Maleo per circa ot to anni. La traccia del loro passaggio è an notata nel registro della parroc chia di Rezzoa glio (18001880), iniziato nel peri odo napoleonico ed oggi conser vato presso il Comune di San to Stefano d’Aveto. Tratta si dunque di un documento mol to antico e pre cedente l’istituzione vera e pro pria dell’anagrafe, avvenuta nel 1866 con la formazione del Regno d’Italia, e che si è rivelato fonda mentale per il lungo lavoro porta to avanti da Graziano Fontana, che per allestire la mostra Custo diamo la nostra storia ha seguito le tracce di un migliaio di fami glie, attraverso gli atti di nascita e di morte dei loro componenti, lun go un periodo di ben duecentocin quant’anni. Carla Pirovano ___________________________ CUSTODIAMO LA NOSTRA STORIA Fino al 19 agosto alla chiesa par rocchiale di Villanoce (Genova); orari dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19, con possibilità di visite guidate il pomeriggio nei giorni feriali e il sabato, nei festivi e nei prefestivi sia al mattino che al pomeriggio. Ingresso libero. E Maria Rosa Schiavini: “reportage poetico” dell’esistenza Emanuele Dolcini n Maria Rosa Schiavini scrive un nuovo capitolo della sua biografia poetica con Reportage, raccolta di sessanta liriche, edita da Albatros e in presentazione il prossimo settem bre a Melegnano. Reportage, con in copertina l’inconfondibile veduta della scalinata di Montmartre a Parigi, chiude un decennio che ha raccolto la migliore produzione ma tura della Schiavini, da Scacco al re del 2001 fino a questo Reportage, il cui titolo esterna il palese senso metaforico. Il reportage si fa di un viaggio come nel caso di una vacan za a Parigi, ma anche “del” viaggio per essenza che è la vita, del posto dove si è sempre ma sempre interro gandosi: l’esistenza, insieme il fatto più quotidiano e più misterioso. Ec co allora che in questo breve volume la poetessa melegnanese ci manda le sue “cartoline” di un diario di vi ta che sente istintivo e naturale il linguaggio della poesia. «Una vita, quella dell’autrice, in stretto rap porto con la scrittura si legge nella prefazione di Paola Amelio Santa maria un binomio indissolubile nel quale risulta difficile distingue re tra vita e poesia (...) l’autrice si misura in ogni circostanza in n La nuova cui sia possibile raccolta esprimere la vo della poetessa ce che sente al contiene suo inter no». Chiunque la co 60 liriche e sarà nosca e la ap presentata prezzi sa ricono in settembre scere un suo sti a Melegnano le che, a un pri mo livello sin tattico e grammaticale, inizia dal frequente uso del tempo presente in dicativo. Molte liriche della Schia vini esordiscono con un verbo «os servativo» e non controvertibile co me quello del tempo in atto. Né pas sato, né futuro né condizionale: «scrivo» (Reportage); «c’è una don na» (La donna e il suo cane); «ha persiane allacciate» (La casa segre ta); «Sono in pace» (I miei morti); «Hanno il Golgota» (I matti), e si potrebbe continuare. L’intensivo uso del presente ci dice che la vena ispirativa dell’autrice muove in gran parte da “constatazioni”. Cioè da un rapporto frontale col mondo, da un “impatto”, che trova tradu zione linguistica nel dire come le co se appaiono: non come dovrebbero essere o sono per essenza. Ma in un certo senso c’è più stupore in questo che nel problematizzare esplicito, perchè il presente umano non è mai un presente risolto composto di “fatti atomici” come desiderava qualche positivista un tempo ma è fatto di significati impliciti, deside ri non espressi, allusioni, oltrepas samenti del dato che spesso cozzano proprio con l’imporsi del dato sul l’uomo. Un esempio: «Oggi lo spec chio accontenta il cuore/ l’anima ha un suo stupore che risente degli oggetti intorno (...) tenerezza di vi vere di nulla/ di poco, di questo giorno ancora» (Di questo giorno ancora). Oppure (Chissà): «C’è un bosco di stelle anche in città/ il Na viglio ha lanterne per la notte (...) / donne e uomini lungo le rive si ap pressano in fuga per confondersi con la luna perplessa». Questo sguardo fintamente “osservativo”, ma invece estremamente “doman dante” raggiunge altri risultati alti ad esempio in Una vita sola, citata anche in introduzione, dove il tono in un certo senso “fenomenologico” è chiuso da un inciso di grandissi ma efficacia: «gli uomini vivono corti, lunghi anni/ hanno un cam po comune/ come accompagnamen to un canto, un lamento, un segno di croce/ Ma sperano». Ecco, c’è una prima tipologia, in queste ses santa lirighe, che potremmo defini re lo stile dei “quadri”, dei momen ti, che racchiude gli esiti migliori anche non in chiave necessaria mente melanconica o esistenziale come ad esempio nell’immaginifica Il gorgomare o Al Caffè. È poi indi viduabile un secondo modello del sentiero poetico che qualche per plessità invece la destra. È quando la prosa si fa troppo allusiva, intro versa, poco comunicabile al sogget to lettore (Guardo, potrebbe essere un esempio): la dimensione sogget tiva dilaga. Oppure quando l’espri mersi per concetti e non per “presen te problematico”, così potremmo di re, (Cercando il perchè), porta l’au trice lontana dalle corde migliori. In ogni caso, un’altra silloge da ap prezzare nel suo stile senza clamo ri. _________________________________ MARIA ROSA SCHIAVINI, REPORTAGEAl batros Roma 2012 Agosto 2012 Hai una “piccola” attività? (commerciale, sportiva, sociale...) Noi ti diamo ...UNA GRAN VOCE! Per informazioni contatta la Redazione di Radio Lodi ([email protected])