Biodiversità e funzioni ambientali del- le aree a

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Biodiversità e funzioni ambientali del- le aree a
Controsservatorio ambiente e territorio
ROMANO GIOVANARDI, STEFANO PESAVENTO
Agribusiness Paesaggio & Ambiente -- Vol. IX (2005) n. 2, Marzo 2006
Biodiversità e funzioni ambientali delle aree a bosco nella pianura friulana
ROMANO GIOVANARDI - STEFANO PESAVENTO
Biodiversity and Environmental Functions of Friuli-Venzia Giulia’s Woodlands. Biodiversity loss is a global
phenomenon produced by the over-utilization of natural resources, habitat degradation and climatic changes. This work
describe a biodiversity analysis of two agro-cultural systems located in Friuli-Venezia Giulia’s middle plan and hosted
to different adjacent ecological patches: natural forests, semi-natural woods, and crops. In the study, vegetation has been
selected among the biotic components for elevated differences and particular richness while abiotic factors regarding
climate, soil and hydropedology have not been so decisive. A structural factor has also been chosen in order to clarify the
biodiversity quality. The observed species in both sites are 139 and the key phitosociological unit is the Ornithogalo
pyrenaici-Carpinetum betuli that represents the fundamental one of the whole Pianura Padana. The á and â diversity
levels are mainly explained by the anthropogenic management rather than by the physical ecological diversity. The
species selection is a key cultural key for rice diversity level on wood patches. Almost 25% of the observed biodiversity
is attributed to the woody-bushy strip close to the water discharge canals.
Biodiversità è un
termine attribuito a
Walter
Rosen
(Tackacs, 1996)
quando nel 1986 lo
definì come varietà
del patrimonio genetico delle forme
viventi nei regni naturali congiuntamente alla diversità
ROMANO GIOVANARDI
Università di Udine
di interazioni e di
processi presenti
nei molteplici livelli di organizzazione dei loro
sistemi (Sarkar and Margules, 2002). Il concetto è quindi di natura multidimensionale e
non può agevolmente essere ridotto ad un singolo indicatore senza le opportune precisazioni
e distinguo. La biodiversità di un’area sembra
meglio descritta da una concomitanza di informazioni riguardanti non solo gli stati e la variabilità dei fattori biotici (es..composizione
tassonomica, specie rare, ecc..) ma anche di
quelli abiotici (es..climatici, edafici, idrologici
ecc..), assieme ad uno strato informativo riguardante lo stato e la variabilità dell’organizzazione strutturale (es.. stratificazione, ricoprimento, ecc..) e delle caratteristiche ecologico
funzionali (es.. produttività, velocità di decomposizione, ecc..). Dalla definizione emerge, in
oltre, come la scala spaziale degli ambienti osservati e la loro ampiezza complessiva costitu-
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Biodiversità e funzioni ambientali delle aree a bosco nella pianura friulana
iscono alcuni dei fattori chiave nella regolazione
delle interazioni e dei processi (Williams,
2004). L’acquisizione di informazioni di natura qualitativa e quantitativa ed un monitoraggio critico a ciascun livello di organizzazione
degli ecosistemi, lungo differenti scale, da quella locale a quella globale, e domini, da quello
genetico a quello paesaggistico rappresenta il
presupposto fondamentale per la conservazione della biodiversità.
Il numero di specie e l’abbondanza di individui sono ancora i principali e più diffusi indicatori di biodiversità, essi tuttavia non descrivono esaurientemente la variabilità insita
nella composizione degli ecosistemi.
In Italia il patrimonio in biodiversità è tra i
più significativi nel contesto Europeo grazie alla
varietà ambientale ed alla particolare gestione
del territorio, su una superficie di circa un trentesimo di quella Europea si rinvengono oltre
un terzo delle specie faunistiche e quasi la metà
di quelle floristiche (Bracco and Mason, 2001).
La conservazione della biodiversità in Europa
è spesso associata alla salvaguardia di aree
naturali in cui gli organismi viventi possano trovare il loro habitat, protetto dall’azione dell’uomo, e le successioni ecologiche possano
avvenire naturalmente e ciclicamente. Per questa ragione ed in considerazione dello stato
attuale dell’ambiente e dei rischi legati alle trasformazioni antropiche sullo stesso, le aree
boschive sono oggetto di speciale attenzione e
tutela. Si consideri a questo riguardo che le
attuali maggiori foreste decidue sono sostanzialmente includibili in aree agricole (Mikusinski and Angelttam, 1998) e che la loro conservazione permette la difesa della biodiversità
ad ogni scala di osservazione. Nella pianura
friulana, le attuali formazioni boschive sono i
relitti dell’antica copertura, esse sono localizzate essenzialmente nella media pianura ove
si spingono quasi a ridosso dei sistemi costieri
ed appartengono ad una estesa rete ecologica,
solo in parte protetta, che abbraccia l’intera
regione.
La perdita di biodiversità rappresenta un fenomeno alla ribalta in quanto connaturato alla
possibilità di uno sviluppo sostenibile, essa è
osservata sull’intera pianta e si ritiene princi-
palmente causata dall’intenso utilizzo delle risorse naturali da parte dell’uomo, dalla degradazione degli habitat e dai cambiamenti climatici (Roy et al., 2004). Nel futuro, fra le principali forze agenti sui livelli e sulla qualità della
biodiversità in generale si guarderà ai cambiamenti nell’uso del territorio, ai cambiamenti
climatici, alla deposizione atmosferica dell’azoto e all’incremento di CO2 atmosferico (Sala
et al., 2000). Un ulteriore e primario fattore
sarà costituito dalla selezione antropica delle
sementi e dei materiali di impianto nell’ambito delle funzioni produttive, ambientali e
paesaggistiche (Puummalainen et al., 2003).
La diversità delle forme viventi nella definizione di biodiversità (Hunter, 1999) è comunemente descritta in termini di diversità di ricchezza nelle varie specie (Sarkar and Margules,
2002; Claridge et al. 1997). Tale approccio è
considerato problematico ai fini pratici a causa della difficoltà di registrare tutte le specie
nei regni naturali anche adottando una ridotta
scala di osservazione e può apparire arduo nel
caso si volesse rilevare la varietà a livello genetico quindi a livello di massimo dettaglio.
Altri indicatori per la quantificazione delle
biodiversità tengono conto da un lato dell’effetto di fattori ambientali di tipo climatico e
fisico (Noss, 1990) e dall’altro della complessità strutturale nell’ambito degli habitat
(Franklin et al, 1981, Noss, 1990). Per complessità strutturale si intende l’organizzazione
spaziale delle varie componenti ecologiche, le
modalità e la velocità dei processi nonché la
composizione in forme viventi. Gli ecosistemi
formati da aree elementari di differente composizione strutturale (organizzazione spaziale,
funzioni e composizione) sono anche considerati dotati di una certa varietà di risorse e di
specie utilizzatrici in ogni regno (Tenabe et al.,
2001; Brokaw and Lent, 1999; Woinarski et
al. 1997) al punto che talvolta la biodiversità
vegetale espressa da una determinata area risulta correlata a quella manifestata dagli altri
regni (McElhinny et al., 2005). L’assortimento inter-specifico costituisce in ogni caso il fattore sostanziale della quantificazione della
biodiversità a livello locale che, in Europa, si
valuta per superfici parcellari sempre inferiori
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a 100 ha (Williams, 2004). Numerosi altri fattori possono essere considerati per render ragione delle differenze fra i sistemi a livello di
struttura e processi specialmente nell’esame di
ampie superfici e quando questi fattori determinano efficacemente il repertorio di specie ed
i loro legami.
Dal punto di vista formale la biodiversità è
usualmente misurata ed espressa in tre forme
che sono generalmente applicabili a tutte le
scale spaziali ma che sono specialmente adatte a descrivere la diversità a livello di habitat
(Waldhardt et al., 2003). Seguendo Whittaker
(1972) l’α-diversità si riferisce alla diversità nell’ambito di un certa area (es. area campione,
parcella), mentre la γ-diversità si riferisce ad
una unità di superficie maggiore e comprende
la somma di tutte le α-diversità. Mentre l’α e
la γ-diversità rappresentano delle diversità fra
gli inventari la ß-diversità rappresenta un indicatore di differenziazione della diversità (sia α
che γ) lungo un particolare gradiente o criterio
scelto.
La peculiarità del presente studio è quella
di riferirsi a due aree in cui la particolare abbondanza d‘acqua ed il fatto di essere situate
in piane alluvionali (Fig. 1) destinate ad uso
agricolo fan sì che le flore e le faune dei ridotti
habitat naturali in essi presenti siano interessanti e similari (Muscio G., 2001). Il presente
lavoro si rivolge a due ecotoni a scala locale
caratterizzati dalla presenza di boschi planiziali,
di impianti arborei misti e di seminativi, in cui
si compara lo stato della biodiversità e si considera la situazione sinfitosociologica.
Lo studio delle associazioni vegetali e della
loro ecologia ha consentito la caratterizzazione della composizione e della struttura di un
ambiente evidenziandone i collegamenti dinamici seriali e i contatti catenali presenti tra le
diverse formazioni. Le associazioni vengono
definite come “aggruppamenti vegetali più o
meno stabili ed in equilibrio con l’ambiente,
caratterizzati da una composizione floristica
determinata, nei quali alcuni elementi esclusivi o quasi (specie caratteristiche) rivelano con
la loro presenza un’ecologia particolare ed autonoma” (Braun et Blanquet, 1915). I rapporti dinamici che si instaurano tra le associazioni
e che le legano danno luogo alle serie di vegetazione o sigmeti. Il sigmetum rappresenta l’insieme di tutte le associazioni legate da rappor-
Settentrionale
M eridionale
Fig. 1
Localizzazione geografica dei siti studiati
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Biodiversità e funzioni ambientali delle aree a bosco nella pianura friulana
ti dinamici intesi come tappe successive di uno
stesso processo evolutivo o regressivo, all’interno di uno spazio omogeneo con le stesse
potenzialità vegetazionali definito come
tessella. Quest’ultima rappresenta l’unità
biogeografico-ambientale di base del mosaico
che costituisce il paesaggio vegetale (Biondi
1996). Ogni tessella è dunque una porzione di
territorio con caratteristiche geologiche, climatiche ed ambientali omogenee, sulla quale si
instaura una determinata serie di vegetazione.
Con questo lavoro ci si è proposti di valutare
i risultati derivanti dall’applicazione di un modello elementare di quantificazione della
biodiversità, di definire in termini qualitativi il
patrimonio in biodiversità delle formazioni
vegetali e di valutare l'effetto sulla biodiversità
dei differenti ordinamenti produttivi e delle
tecniche di gestione.
1. Materiali e Metodi
Lo studio è rivolto a due sistemi agro-colturali
appartenenti alla media pianura friulana con
componenti boschive naturali e seminaturali
contigue a componenti arative (Fig. 2). Un sito
meridionale (M) è localizzato in comune di San
Canzian D'Isonzo alle coordinate 45,7933 N,
13,55167 E, ad oriente del fiume Torre e un
sito settentrionale (S) è situato in comune di
Aiello alle coordinate 45,9366 N, 13,3950 E,
nella media pianura fra l’Isonzo ed il Tagliamento. A tali aree risulta applicata una differente
gestione agro-silvo-colturale rispondente ai differenti e plurimi obiettivi aziendali. Il sito M
si presenta interamente incluso in un’azienda
agraria, ad indirizzo zootecnico in cui la parte
arboreo arbustiva è destinata ad usi venatori e
di ricovero per l’avi-fauna,la parte ad arativo è
destinata alla produzione di foraggio. Il corpo
del sito S si presenta suddiviso tra due aziende cerealicole ove la componente relativa alle
aree arborate è destinata principalmente alla
produzione di biomassa. La composizione vegetale è, in entrambi i casi, costituita da una
parte spontanea e da una parte gestita dalle
aziende a cui appartengono sia gli impianti
arborei sia i seminativi.
Le aree risultano caratterizzate d’abbondanza d’acqua proveniente da una falda freatica
superficiale, il cui livello medio dalla superficie del suolo nel periodo tra maggio 2002 e
novembre 2004, per entrambi i siti, è risultato
Sito M
Sito S
Bosco planiziale (B)
Bosco produttivo risalente all’anno 2000 (I)
Bosco produttivo risalente anno 2001 (I)
Arativo (A)
Bosco d’im pianto 1996 (I)
Area boschiva esterna
C anali(C )
Fig. 2
Organizzazione parcellare dei siti
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compreso entro un metro di profondità ma con
alcune sensibili differenze fra le parcelle
colturali.
Dal punto di vista pedologico il sito M è
risultato appartenere nel suo complesso alla
classe Eutric Fluvisols, con macchie a prevalente ghiaiosità note come Dystric Fluvisols,
mentre i suoli del sito S risultano generati da
alluvioni sabbioso-argillose, talora commiste
ad elementi ghiaiosi, ed appartengono alla classe Humic Cambisols. Entrambi i terreni sono
poveri di zolfo, fosforo, azoto e sostanza organica sono mediamente dotati di potassa e manifestano una particolare ricchezza di carbonati
di calcio e magnesio. I primi predominano sui
secondi, essi derivano principalmente da rocce
di Dachstain e in minor misura dalla mescolanza di rocce calcaree e dolomie pure.
Il rilievo botanico e fitosociologico è stato
condotto con ripetute osservazioni durante la
primavera e l’estate del 2004, organizzato per
zone uniformi secondo le caratteristiche
floristiche, strutturali e funzionali. Esso ha fornito le informazioni relative alle specie presenti, al loro grado di ricoprimento per ciascun livello di stratificazione ed alla associabilità, il
modo in cui gli individui vegetali di una stessa
specie tendono ad associarsi tra loro.
L’analisi della biodiversità derivante dalla
sola componente vegetale è stata condotta
adottando una coppia di indicatori (Noss,
1999); un indicatore di composizione "γ" che
considera il numero delle specie presenti e un
indicatore strutturale "β" che indica il livello di
ricoprimento medio con riferimento alle specie considerate. Per la determinazione dell'á diversità sono state considerate tutte le specie
osservate nelle rispettive formazioni vegetali,
le specie derivanti da semina o recente impianto sono state incluse nella quantificazione in
quanto apportatrici di biodiversità.
2. Discussione dei risultati
Le specie complessivamente rilevate, sia di
origine naturale sia derivanti da semina e da
impianto, sono state in numero di 139.
Per il sito S l’analisi quantitativa in termini di
composizione in specie rispetto all'á diversità
(Fig. 3) dimostra come essa sia relativamente
contenuta nell'impianto arboreo produttivo e
di livello analogo a quella dell’arativo (mais),
la β diversità dimostra come il sito S sia il più
ricco dal punto di vista floristico-vegetazionale
(Fig. 4) specialmente grazie ai contributi del
bosco planiziale e delle fasce lungo i canali dove
si rinviene un buon assortimento di specie
erbacee (Fig. 5). Il sito M è apparso nel complesso meno ricco in β diversità, in particolare,
esso si distingue rispetto all’α diversità per i
valori minimi registrati lungo i canali, il contributo sensibile portato dalle specie arboree degli impianti dovuto alla scelta di specie estranee a quelle rilevate nelle altre formazioni
(Carpinus betulus L., Fraxinus excelsior L., Fraxinus
ornus L.) ed, anche in questo caso, per una dotazione in specie degli arativi superiore a quella mediana. Si evidenzia rispetto alla á diversità lungo il gradiente dato dalle due biocenosi
come gli arativi nel loro complesso contino in
biodiversità approssimativamente quanto i
mantelli e gli orli a causa della sensibile presenza di specie condivise e dell’insorgenza di
rapporti catenali fra le formazioni di questi ultimi. Dalla lettura del ricoprimento medio rispetto al gradiente dato dalle diverse formazioni in ciascuna biocenosi emerge che la componente erbacea è la più rappresenta. L'á e la
â diversità sono risultate abbastanza variabili
non per causa della sola eterogeneità fisica degli
ecosistemi (Di Castri,1996), piuttosto modesta, ma anche e soprattutto in ragione del diverso controllo antropico su di essi.
Il principale fattore di differenziazione in
tutte le formazioni è risultato pertanto essere
di natura antropica in particolare in M lo strato arbustivo del bosco è risultato relativamente povero, formato prevalentemente da formazioni a carattere pioniero di Sambucus nigra e
Rubus caesius, segnale dei profondi rimaneggiamenti subiti. Effetti sul livello della
biodiversità vegetale sono evidenti quando la
particolare conduzione boschiva risponde
prioritariamente alla funzione di riparo per
l‘avifauna (anche per i rettili e gli anfibi)
ovverosia alle esigenze turistico-ricreative associate con la pratica della caccia ed al paralle-
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Biodiversità e funzioni ambientali delle aree a bosco nella pianura friulana
lo interesse aziendale al contenimento dei costi di gestione dell’area. Le trasformazioni di
natura antropica, spesso legate alle pratiche
agricole sono testimoniate anche nel bosco
planiziale S a causa della transizione dalla gestione ad alto-fusto a quella a ceduo e per la
forte presenza di specie appartenenti all’alleanza Alno-Ulmion probabilmente associata alla
rete di canalizzazione dell’acqua. Il bosco in
questione sembra in realtà in una condizione
intermedia tra due tipologie, la presenza di
specie dell’ordine Populetalia albae potrebbe
infatti far propendere l’attribuzione sintassonomica del bosco verso la classe Salicetea
purpureae, ma la forte presenza di specie dell’ordine Fagetalia sylvaticae e della classe QuercoFagetea indicano una potenzialità di cenosi
forestali non strettamente ripariali. L’attribuzione rimane comunque problematica ed incerta, anche considerando il grado di modificazione subito da tali formazioni.
La differenza emersa nell’ambito della composizione erbacea di origine naturale risulta
ugualmente dipendente dalle operazioni di gestione fra le quali in primis la frequenza degli
sfalci. Riguardo alla parcelle occupate dal bosco misto produttivo in M è stata rilevata la
presenza dell’associazione Dactylo-Festucetum
arundinaceae, caratterizzata da specie provenienti dai margini erbosi e probabilmente favorita da interventi poco intensi (un solo sfalcio
in piena estate) tale gestione è destinata a privilegiare le funzioni faunistico-venatorie. L’associazione Geranio rotundifolii-Allietum vineale
è stata rinvenuta nel bosco misto produttivo
in S, qui la vegetazione erbacea è dominata da
specie emicriptofite che vengono favorite dagli sfalci abbastanza frequenti, tale gestione
meglio si adatta agli obiettivi di carattere
paesaggistico.
Soprattutto lungo i canali di deflusso si rinvengono gli effetti generati dall’attività
antropica, nel sito M la scarsa presenza di specie forestali è dovuta all’ingerenza delle attività agricole le quali tendono a banalizzare il contenuto floristico in questo caso dando maggiore spazio allo sviluppo di specie nitrofile dell’alleanza Aegopodion podagrariae come
Aegopodium podagraria. Nel sito S la presenza
di specie come Salix caprea potrebbe far propendere ad una attribuzione verso la classe
Salicetea purpureae
Fra i due siti le serie sinfitosociologiche osservate risultano tre ma solo la serie
Ornithogalo pyrenaici Carpineto betuli sigmetum,
Marincek, (Poldini and Zupancic, 1982) risulta rappresentata nei suoi diversi stadi all’interno del sito S, essa, inoltre, mostra collegamenti catenali con il Querco ulmeto minoris
sigmetum. L‘Ornithogalo pyrenaici Carpineto
betuli sigmetum, Marincek, (Poldini and
Zupancic, 1982) rappresenta la serie potenziale
per gli ambienti studiati e per quelli di risorgiva
in generale (Bracco and Sburlino, 2001).
Nel sito M si rinviene la serie Salici-Populeto
nigrae sigmetum (serie edafoigrofila planiziale
del Pioppo nero) favorita rispetto al QuercoUlmeto minoris sigmetum da una maggiore presenza di acqua, infatti è spesso associato ai
settori ripariali dei fiumi ed ai terrazzi alluvionali, o comunque a luoghi, come nel sito M,
dove la falda è molto superficiale e persistente. Il bosco è rappresentato dal Salici-Populetum,
il mantello appartiene all’associazione CornoLigustretum vulgaris, al cui margine è presente
una formazione erbacea forestale dell’associazione Urtico-Aegopodietum podagrariae, caratterizzata da specie nitro-igrofile che occupano i
margini dei canali d’irrigazione minori e le vie
di accesso ai fondi e che rappresenta anche la
formazione di orlo. La serie di vegetazione rappresentata dal Querco-Ulmeto minoris sigmetum
(serie edafoigrofila planiziale dell’Olmo campestre) si avvantaggia dell’aspetto umido lungo i canali del sito S ai margini del bosco incluso nella serie Ornithogalo pyrenaici-Carpineto
betuli sigmetum con la quale instaura rapporti
catenali. Nel sito preso in esame essa è rappresentata solamente dalle formazioni legnose ascritte al Querco-Ulmetum minoris.
Entrambi i siti presentano la serie caratterizzata dell’associazione Ornithogalo pyrenaiciCarpinetum betuli, considerata come associazione zonale climacica della Pianura Padana che
si sviluppa su suoli alluvionali profondi, ricchi
in acqua e in nutrienti, ma ben drenati. E’ proprio a causa dell’elevata fertilità dei loro suoli
che queste formazioni sono quasi totalmente
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N um ero delle specie
S om m a delle coperture m edie
70
N um ero d elle specie
60
50
40
30
20
10
S
M
ra
tiv
o
A
li
S
na
ra
tiv
o
a
C
A
li
M
S
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C
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S
M
M
an
te
lli
M
an
os
co
B
B
os
co
M
S
0
Fo rm azio n i
Fig. 3
Distribuzione dell'α diversità
N um ero delle specie
S om m a delle coperture m edie
80
Num ero delle specie non condivise
70
60
50
40
30
20
10
0
B osco
M antello
O rlo
Im pianto
C anali
A rativo
S ito M
S ito S
G radienti
Fig. 4
Distribuzione della β diversità
Fig. 5
Contributi relativi specifici delle formazioni dei due siti nella determinazione della γ diversità
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Biodiversità e funzioni ambientali delle aree a bosco nella pianura friulana
scomparse in quanto destinate a vantaggio
delle attività agricole. Dall’esame delle caratteristiche chimico-fisiche dei suoli in corrispondenza dei boschi risulta evidente la buona dotazione in sostanza organica e nessun fattore
limitante, aspetti che determinano buoni livelli
di fertilità. A contatto con il bosco in S è presente il mantello caratterizzato dell’associazione Frangulo-Viburnetum opuli, anch’esso caratteristico di ambienti umidi e legato alla presenza dei sistemi di canalizzazione. L’orlo
forestale, ben strutturato ma di difficile attribuzione, viene descritto attraverso un aggruppamento a Galeopsis speciosa, mentre la vegetazione infestante del mais è riconducibile all’associazione Echinocloo-Setarietum pumilae.
Nell’ipotesi che la composizione arborea e le
relative dinamiche evolutive siano primariamente
dipendenti dalle condizioni climatiche regionali
e secondariamente dalla tipologia di substrato
pedologico e dalle risorse idriche (Kuusela,1994),
fatti salvi gli effetti delle attività antropiche, le
somiglianza fra le vocazioni dei due siti pare molto
alta e abbastanza comparabile a quella presunta
per la Pianura Padana.
In conclusione pare che la connessione delle diverse unità ecologiche, siano esse le formazioni vegetali di ago-ecosistemi come quelli presentati, soggetti a continui interventi
antropici, possa prevenire e ridurre la frammentazione degli habitat naturali e pseudonaturali, la gestione e conservazione delle
interconnessioni può assumere un ruolo chiave nella difesa della biodiversità e nell’uso sostenibile di un ampio territorio (Hudson
W.E.,1991). La scelta del materiale di propagazione nell’ambito della gestione agroecosistemica è risultata rilevante ai fini di questa quantificazione la quale ha permesso nel
complesso di evidenziare per il sito S una interessante valenza paesaggistica e naturalistica
tra l’altro già apprezzata nell’ambito di varie
attività didattico-culturali.
*
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Box Metodologico
Il modello di valutazione considera l’esistenza di un’insieme di aree elementari appartenenti ad una
regione (A)
A = {a1,a2 ,..,an}
in cui è possibile misurare il patrimonio di diversità come parte di un insieme (B),
B = {b1,b2 ,...,bn}
ossia l’insieme delle qualità esprimibili da un ambiente come ad esempio l’insieme di tutte le specie
vegetali esistenti.
Seguendo Whittaker (1972) le diversità includibili nell’insieme D implicano il concetto di esclusività o di
non ripetizione del patrimonio naturalistico-vegetazionale, in altre parole le qualità sono contate una sola
volta, infatti:
D ⊆ ℘(B )e D = {x x∈ D ∧ x ∩ y = 0}
posto ciò, la consistenza delle qualità rispetto alle differenti classi spaziali è definibile nel seguente
modo:
α diversità = ∫ (α )
posto che ∀a a ∈ A :∃!α α ∈℘(B )
β diversita = ∫ (β )
posto che ∀a a ∈ F = {℘(A) R} :∃!β
β ∈ G = {℘(B ) R},
in cui F e G sono insiemi quozienti ed R è la relazione di equivalenza che esprime un principio di
contrazione nel caso specifico ritrovabile a livello spaziale, ad esempio, l’appartenere alla stessa tipologia
colturale, ad una medesima località, etc..
γ diversita = ∫ (γ )
posto che ∀a a ∈℘( A ) :∃!γ
γ ∈℘(B )
Nel caso in cui le qualità di un ambiente incluse nell’insieme B fossero le specie allora con ∫ (x) si calcola
la consistenza di (x), mentre nel caso dei livelli di ricoprimento si opera una sommatoria. Il principio di
esclusività è stato verificato per a nella fase di osservazione, mentre per b e g esso è stato rispettato nella
fase di calcolo.
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