Storia del Gioiello

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Storia del Gioiello
Storia del Gioiello
Scritto da Silvia Fini
Fonte: Dott.ssa Silvia Fini docente di "Storia del gioiello" presso l'Ateneo di Bologna
VIAGGIO TRA I PIU GRANDI TESORI DELLA STORIA
Storia del Gioiello
Tutto ciò che sappiamo sulla storia dei gioielli ci è pervenuta dai corredi funerari ritrovati, a volte
per caso, durante gli scavi archeologici. Fin dall'età della pietra l'uomo iniziò a sviluppare la
credenza nell'aldilà, avviando nel contempo la pratica di inumazione, con corredi funerari
formati da oggetti e monili che possono dare una seppur limitata idea, dell'evoluzione tecnica e
degli stili che si sono succeduti nel tempo. I primi reperti sono in genere pendenti formati con
oggetti semplici come conchiglie, denti e ossa di animali, raccolti e indossati soprattutto dai
cacciatori europei con la funzione di amuleti.
Con l'affinarsi dell'abilità nella lavorazione della pietra, si diffusero monili formati da perline o
grani; ma è attorno al 4.000 a.C., con i progressi compiuti nella lavorazione dei metalli, che si
ebbe una radicale evoluzione nella creazione dei monili. Il metallo più usato, grazie alla sua
malleabilità e inalterabilità era certamente l'oro, che raramente in natura si trovava allo stato
puro, ma spesso si presentava in lega con l'argento.
A volte l'argento raggiungeva una percentuale fino a un quarto, formando una lega denominata
"elettro".
L' oro veniva estratto setacciando i letti dei fiumi, oppure stendendo una pelle di pecora nei
corsi d acqua corrente, che veniva poi stesa al sole e scossa per staccare la polvere d oro che
vi rimaneva imprigionata. Da questa pratica nacque probabilmente il mito greco del "vello d oro"
e ancora oggi alcune popolazioni di pastori seminomadi che vivono nelle zone montuose della
Colchide, cercano l'oro utilizzando setacci con pelle d' ariete.
Il Tesoro di Ur in Mesopotamia
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Il Tesoro di Priamo
Uno dei "pionieri" alla ricerca degli antichi tesori della storia fu certamente Heinrich'Schlieman
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", nascosto in uno strato di ceneri lasciato da un incendio, che successivamente si scoprì
essere in realtà più vecchio di circa 1500 anni rispetto alla città cantata da Omero.
Egli non aveva ottenuto il permesso dalle autorità turche per effettuare quegli scavi e quindi
esportò in gran segreto il tesoro ad Atene, depositandolo nel caveau di una banca.
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Le scoperte più recenti
Questi due tesori, assieme a quello scoperto nel 1922 da Howard Carter e Lord Carnarvon nella
tomba di Tutankhamon, sono i più noti e leggendari, ma negli ultimi vent anni, alcune spedizioni
di archeologi sono state testimoni di clamorose scoperte che per varie vicende storico politiche
sono rimaste sconosciute al mondo e che solo ora hanno cominciato a suscitare interesse.
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Il Tesoro di Tillya Tepe
La squadra guidata da Victor Sarianidi, iniziò gli scavi sulla collina di Tillya Tepe, (la collina d
oro), riportando alla luce nel 1978 sei tombe principesche di nomadi Khusan risalenti al I secolo
d.C. contenenti una enorme quantità di oggetti preziosi di straordinaria fattura e stile unico, che
vennero prontamente catalogati e rinchiusi in casse di metallo.
Dopo l'occupazione sovietica, il tesoro fu trasferito in tutta fretta nei depositi del museo
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nazionale afghano e venne mostrato solo per un giorno a diplomatici stranieri per dimostrarne
l'esistenza e l'integrità. Quando, dopo il ritiro delle truppe sovietiche, scoppiò la guerra civile, lo
stesso Victor Sarianidi racconta di aver scritto a numerosi musei, enti e associazioni, tra cui
l'Unesco, per chiedere di depositare momentaneamente il tesoro fuori dal territorio afghano, ma
nessuno si dichiarò interessato. A partire dal 1989 il tesoro fu dunque segretamente nascosto
nelle cassette di sicurezza del settore presidenziale della Banca centrale di Kabul e da quel
momento se ne perse ogni traccia.
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Dopo il saccheggio della riserva aurifera afghana da parte dei talebani, che si trovava
anch'essa nella camera blindata della banca nazionale, sembrava che tutto il lavoro di una vita
di scavi archeologici fosse andato perduto per sempre. Fu solo grazie all'accortezza e al
coraggio di uno dei custodi che ciò non avvenne: egli ebbe l'idea di rompere la chiave all'interno
della serratura della porta blindata e i talebani, nonostante quattro giorni di tentativi non
riuscirono ad aprire il caveau. L oro della Bactriana, venne dunque esposto per la prima volta
nel 2003, quando dopo l'apertura della cassetta di sicurezza si constatò con grande sollievo che
tutti gli oltre 21.618 preziosi oggetti, tutti in perfetto stato di conservazione, non avevano mai
lasciato Kabul. Tra i pezzi più particolari e degni di nota: una corona pieghevole da viaggio che
poteva essere inserita nella tasca della sella, bracciali con raffigurazioni animaliste di
derivazione sciita, ma anche fibbie decorate con amorini in stile ellenistico e una statua di
Buddha che sembra sia la più antica mai ritrovata.
Questo splendido tesoro, simbolo di perfetta armonia tra diverse culture è stato esposto prima a
Parigi e poi a Torino in una mostra intitolata "Afghanistan, i tesori ritrovati" che ha riscosso un
enorme successo, accendendo finalmente interesse per i tesori del passato, come avvenne con
la scoperta di Pompei e il tesoro di Tutankhamon in Egitto.
Conclusioni piene di speranza
Ci si è accorti finalmente che gli oggetti d oro, anche se dal punto di vista storico sono meno
significativi di una stele o di un vaso dipinto, possono diventare i principali poli di attrazione di
visitatori museali, grazie al loro fascino e al mito che spesso li accompagna.
Mi auguro dunque che questi straordinari manufatti, miracolosamente sopravvissuti a guerre,
incendi, dittature e saccheggi, riescano in qualche modo a farci ritrovare le antiche radici
comuni, che appartengono ad quell'universo di antiche civiltà in stretto contatto tra loro, che
alcuni storici chiamano Eurasia.
Il Ritrovamento del tesoro della Bactriana o di Tyllia Tepe.
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A Kabul, in Afghanistan nella sua Banca Centrale che ha sede nel palazzo presidenziale,
appena pochi mesi addietro e in modo assolutamente casuale sono stati ritrovati ricchi e famosi
reperti archeologici costituenti il tesoro della Bactriana o di Tyllia Tepe.
Ufficiali di quella banca centrale, nel cercare i lingotti d oro della riserva aurea nazionale
afghana precedenti all'invasione sovietica, abbattendo una porta blindata sotterranea hanno
rinvenuto, oltre ai lingotti del valore di 90 milioni di dollari, degli abiti aggrovigliati e altre stoffe
contenenti 20600 manufatti d oro di varie dimensioni, scaglie grandi quanto un unghia e
figurine.
Si tratta, come detto sopra, del tesoro della Bactriana o di Tyllia Tepe, ritrovato nel 1978
dall'archeologo russo Victor Sarianidi in sei tombe situate nel villaggio fortificato di Shibergan
risalente al I secolo d.c. posto nel nord del Paese e vicino all'omonima oasi.
I resti dei corpi trovati nelle tombe, tutti personaggi altolocati, erano ricoperti da corredi funebri
di gran pregio oltre che da oggetti d oro come monete, collane, fermagli con pietre dure e
turchesi, bracciali, orecchini e una statua di budda antropomorfica risultante essere la più antica
trovata.
In proposito la prof.ssa Arcangela Santoro che insegna Archeologia e storia dell'arte dell'Asia
centrale all'Università la Sapienza di Roma ha espresso il seguente parere: "questi oggetti sono
la testimonianza della cultura locale iranica-centroasiatica che si era amalgamata con
l'iconografia di Alessandro Magno avendo i nativi trovato gradevole quello stile greco con il loro
gusto asiatico di popolazioni nomadi, di indiani e cinesi".
Un modo di guardare a questo tesoro è il considerarlo (anche se forzatamente) un primitivo
segno di arte globale, dunque uno stile nato da culture differenti che a Shibergan, punto
cruciale del regno della Bactriana, vide il passaggio obbligato delle vie carovaniere e delle
invasioni.
Gli aspetti cronologici
Del tesoro non si parlò più dopo il suo ritrovamento.
Tornò attuale allo scoppio della guerra tra gli USA e l'Afghanistan dei Talebani avvenuta l'11
settembre 2001. Tutti i giornali soffermarono la loro attenzione su quel tesoro che si suppose
fosse stato rubato, fuso dai Talebani, venduto sul mercato internazionale o nascosto dal
comandante dell'alleanza del Nord, Massud, scappato da Kabul nel 1996; tutte le voci ebbero
uguale insistenza e circolarono con altrettanta fondatezza.
Gli inizi.
La storia cominciò nel 1978, e proseguì in modo pressocchè rocambolesco quasi come nei
romanzi d avventura, quando il già citato archeologo russo Victor Sarianidi, (ne ripetiamo il
nome per rinnovarne il merito), fece l'importante ritrovamento.
Com era prevedibile a nulla valsero le precauzioni dell'archeologo e in breve, sparsasi la voce,
si diressero sul luogo sempre maggiori torme di avventurieri con il miraggio di arricchirsi.
Fortunatamente intervennero i militari a presidiare la zona che venne così salvaguardata
efficacemente (Quasi).
Proprio un romanzo d 'avventura. Durante gli scavi, venne approvata e costruita una strada
transitante nelle vicinanze che arrecò notevoli disturbi e disagi, e prolungate e ripetute piogge
danneggiarono le strutture degli scavi. Finalmente i reperti vennero scortati e trasferiti a Kabul
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dove però venne scoperto che un mercante provò a vendere ori uguali a quelli archeologici di
cui circolavano notizie.
Si provvide ad indagare e a fermare il mercante ma questi non fu trovato e con lui sparirono
all'estero anche gli ori.
Andata via l'Armata Rossa venne abbandonata l'area archeologica. Immaginate lo stato d
animo dell'archeologo russo Tutto il suo lavoro lo ritenne buttato al vento e con esso l'insieme
dei reperti che avrà immaginato nelle collezioni private e illegali di ricchissimi quanto cinici e
disinibiti collezionisti privati con tutt altro spirito che il mecenatismo. (Ne abbiamo uno in casa?)
Il tesoro intanto era già a Kabul e lì restò dimenticato sino al 1982 quando l allora presidente
filosovietico Najibullah lo fece catalogare, fotografare. Nel 1989, dopo la partenza dell'Armata
Rossa, il tesoro fu fatto prendere da quello stesso presidente per mostrarlo riservatamente agli
ambasciatori stranieri dimostrando che i Russi non l'avevano trafugato e dopo fu fatto riporre
nel caveau assieme alla riserva aurea nazionale e ad altre rarità e preziosi del museo di Kabul
dove venne pressocchè dimenticato ancora una volta e la cui esistenza in breve restò nota
solamente a 7 persone tra cui lo stesso presidente.
Purtroppo per lui nel 1996, giunti al potere i Talebani, fu da questi mutilato ed impiccato.
In quello stesso anno, Massud assediò Kabul e il Museo si trovò in zona d operazione
riportando danni soprattutto a ciò che custodiva e che finì distrutto o trafugato. A questo punto
la comunità internazionale ricostituì SPACH (Society for Protection of Afghanistan Cultural
Heritage), un organo per proteggere quanto rimase. Catalogato ciò che restò, cioè il solo 30%,
si provvide a riporlo ancora una volta nella Banca centrale di Kabul.
Un episodio è meritevole d essere ricordato alla pari di quello svolto dall'archeologo russo ed è
stato riportato in Afgha.com, un sito in lingua inglese, punto d incontro dove si ritrovano tutti i
profughi afghani dispersi per il mondo.
I Talebani, durante il loro governo, cercarono valori in diversi caveaux e tra questi giunsero in
quello contenente i reperti di Tyllia-Tepe. Ma il custode afghano Askerzai, a cui deve andare il
nostro riconoscimento, con calcolata astuzia ruppe all'interno della serratura della porta blindata
la chiave falsa accortamente utilizzata per quella finalità. Per sua fortuna non fu compreso l
inganno che venne invece addebitato a negligenza e in forza di ciò fu condannato ad alcuni
mesi di carcere.
Dopo quel tentativo, vanificato da Askerzai, i Talebani provarono ancora per tre ore a forzare la
porta blindata senza riuscirvi, abbandonando l'impresa e fuggendo per il contemporaneo
ingresso degli Americani in città.
La porta fu forzata solo dopo molti tentativi ad opera di un fabbro che impiegò molti giorni e
appena aperta ne fu tratto l'oro e venne riposto in altro caveau della Banca Centrale dove
ancora attende la collocazione definitiva.
La Rivista "The Art Nwespaper", per ultimo e recentemente, ha comunicato indiscretamente che
sono ancora in corso gli sforzi tentati dalla sezione americana di National Geographic Society e
del Museum Guinet francese per organizzarne una mostra sotto il proprio patrocinio l'una
cercando di bruciare sul tempo l'altro.
Importante riportare su ciò quanto detto dalla citata prof.ssa Arcangela Santoro: "Un tesoro che
emoziona perchè parla di una società capace di convivenza, disponibilità verso altre culture,
capace di reinventarsi combinando insieme diversi linguaggi".
(tratto da http://www.archeologia.com/ )
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Mostra "Afghanistan, i tesori ritrovati. Collezioni del museo nazionale di Kabul" Parigi, Museo nazionale
della arti asiatiche Guimet
06 dicembre 2006 - 30 aprile 2007
Con i reperti provenienti dalla quattro maggiori aree archeologiche del paese -Tepe Fullol, AiKhanum, Tillia Tepe e Begram, è stata allestita una esposizione che si propone sia di divulgare
questi tesori al grande pubblico, sia di rendere omaggio alla storia dell'Afghanistan, una regione
al centro di reami e di imperi, estesi dall'Asia centrale all'India settentrionale.
Grazie alla presentazione, del tutto eccezionale, di 220 pezzi, la mostra permette di cogliere
l'evoluzione storica dell'Afghanistan, dall'età del Bronzo all'impero dei Kouchans.
Nonostante gli oggetti esposti siano differenti per origine geografica e storica, sottolineano la
continuità, l'unicità e la ricchezza del patrimonio afgano, in una regione sottoposta a molteplici
influenze culturali: iraniche e vicino orientali, indiane, scite, cinesi ed ellenistiche.
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Si parte dai reperti della nuova cultura Bactriana dell'età del Bronzo (2200 - 1800 a.C. circa), emersa d
Fullol mostra una specifica situazione che spiega in parte il dinamismo della civiltà dell'Indo,
con la quale è in contatto. Controllando la fonte del lapislazzuli del lontano Badakshan
(Afghanistan settentrionale), è in relazione con Sumer e Ur o Mohendjo-Daro.
A sud della città di Baghlan, una scoperta permette di conoscere una rete di scambi
precedentemente sconosciuta tra il Vicino Oriente, l Asia Centrale, l'Afghanistan e la valle
dell'Indo, testimonianza di quello che Pierre Amiet chiama "l età degli scambi inter - iraniani"
Il limite ultimo dell'ellenismo nel cuore dell'Asia centrale è testimoniato da Ai - Khanum (fine IVmetà II a.C.), scavata da una missione francese tra il 1964 e il 1978, con i suoi lingotti d oro che
ricordano la ricchezza degli avventurieri greci e una placca con Cibele che illustra la simbiosi
con le tradizioni più orientali.
La città mitica di Balkh (o Bactres), dove vennero celebrate le nozze di Alessandro Magno e di
Rossana nel 327 a.C. è ricordata dai testi letterari classici, cinesi, arabi e persiani come "Balkh
la bella, madre di tutte le città" prima della distruzione di Gengis Khan nel 1220. Scavata a
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Scritto da Silvia Fini
partire dal 1924 da una missione francese, ha rivelato nella cittadella resti achemenidi (VI - IV
a.C.) e livelli di età islamica, mentre alcuni blocchi architettonici greci reimpiegati sono stati
ritrovati nel sito vicino di Tepe Zangaran.
Una stupa fondata dal re Mega Soter (Vima Takto), della metà del I secolo della nostra era,
costituisce il monumento buddista più antico della Bactriana.
Tillia Tepe, "la collina d oro" (I secolo), con le sue sei tombe principesche intatte è stata l'ultima
importante scoperta archeologica prima che l Afghanistan piombasse nel caos: pendenti,
cinture, specchi cinesi, avori indiani ed intagli greco romani sottolineano il ruolo dell'Afghanistan
di cerniera sulla strada della steppa.
(tratto da http://www.archaeogate.org/ ) Libri consigliati:
"IL TESORO DI TROIA gli scavi di Heinrich'Schliemann"
(catalogo della mostra presso il Museo Puskin di Mosca 16 aprile 1996-15 aprile 1997.
Promossa da: Ministero della Cultura della Federazione Russa, Museo Statale di Arti Figurative
Puskin).
Edizioni: Museo Puskin - Leonardo Arte.
" AFGHANISTAN i tesori ritrovati - collezioni del Museo nazionale di Kabul"
(catalogo della mostra presso il Museo di Antichità di Torino 25 maggio 2007-11 novembre
2007.Promossa dalla Fondazione per l'Arte della Compagnia di San Paolo di Torino)
Edizioni: Umberto Allemandi & C
Link utili:
http:// www.baghdadmuseum.org /
http://www.fondazionearte.it/
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