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SIF – Informa Newsletter n°12-2008 SIF INFORMA News Letter n°12 del 18 Febbraio 2008 o “Epidemia obesità infantile: solo i geni contano?” o L’Ufficio Editoriale di Pharmacological Research informa o Job Position at Simon-Kucher & Partners o Report 3a Conferenza Nazionale GIMBE: dall'Evidence-based Practice alla Clinical Governance Il prof. Enzo Nisoli (Università di Milano) a fronte di un lavoro appena pubblicato "Evidence for a strong genetic influence on childhood adiposity despite the force of the obesogenic environment" (Wardle et al., Am J Clin Nutrition, 2008: 87:398-404) scrive: Epidemia obesità infantile: solo i geni contano? L'incidenza e la prevalenza dell’obesità infantile, che conduce a complicanze un tempo ritenute tipiche delle età avanzate, come l’ipertensione arteriosa e il diabete mellito di tipo 2, sono in costante e allarmante aumento in tutto il mondo. Si ritiene che questo fenomeno, che negli ultimi 15 anni è esploso in maniera epidemica, dipenda in gran parte da cambiamenti ambientali: i cibi e le bevande consumati sempre più ricchi in grassi e carboidrati, e l’esercizio fisico sempre più ridotto. Ma non tutti i bambini nati in questo contesto ambientale sono obesi; dunque, una quota importante di responsabilità è giocata dalla predisposizione genetica. Quanto pesa l’ereditarietà nell’insorgenza di obesità nei bambini? Uno studio dell’University College di Londra, recentemente pubblicato sull'American Journal of Clinical Nutrition (Wardle et al., Evidence for a strong genetic influence on childhood adiposity despite the force of the obesogenic environment. Vol. 87: 398-404, 2008) ha consentito di determinare l'influenza dei geni e dell'ambiente circostante. Lo studio dimostra che gli aumenti dell'indice di massa corporea o BMI (peso espresso in kg/altezza espressa in m2) e della circonferenza della vita (che indica l’accumulo di grasso viscerale strettamente legato alle complicanze cardiometaboliche) sono imputabili ai geni per il 77%, relegando la responsabilità dell’ambiente a una quota molto più ristretta di quanto precedentemente ritenuto. Tale conclusione è stata raggiunta misurando il BMI e la circonferenza della vita in 5092 coppie di gemelli, monozigoti e non, di età compresa tra 8.3 e 11.6 anni. I gemelli monozigoti condividono lo stesso patrimonio genetico, a differenza di quelli eterozigoti. Tutti i gemelli, tuttavia, sono esposti verosimilmente all’influenza dello stesso ambiente, nonché alle stesse abitudini alimentari e agli altri stili di vita, tra cui l’attività fisica. Tali risultati ottenuti nei bambini confermano le osservazioni effettuate qualche anno fa in gemelli adulti che, data l’età, non condividevano necessariamente lo stesso ambiente e gli stessi stili di vita. Una così marcata predisposizione genetica ridimensionerebbe molto le responsabilità delle famiglie, e dei genitori in particolare, nello sviluppo dell’obesità infantile e delle malattie ad essa correlate. Ma è proprio così? In primo luogo mi sembra che si possano fare alcuni commenti di tipo metodologico a questo studio. Sebbene gli approcci statistici utilizzati siano appropriati, si deve porre particolare attenzione a certe caratteristiche dei dati nel contesto del lavoro. Per esempio risulta che le proporzioni dei soggetti obesi e sovrappeso tra le femmine eterozigoti (4.0 % e 15.4 %, rispettivamente) eccedono le proporzioni osservate nell’intero campione (2.9 % e 11.4 %) e persino quelle tra le femmine monozigoti (3.2 % e 11.6 %). Inoltre, la correlazione del BMI e della circonferenza della vita tra femmine eterozigoti (0.55 e 0.57, rispettivamente) eccede la correlazione tra i maschi eterozigoti (0.45 e 0.42, rispettivamente). Questo suggerisce che le femmine eterozigoti rappresentano una sottopopolazione che andrebbe analizzata a parte con maggiore 1 SIF – Informa Newsletter n°12-2008 attenzione. Inoltre, le misure di peso, altezza e circonferenza della vita sono state affidate ai genitori. Sebbene i ricercatori abbiano controllato i risultati su un campione di 228 bambini e i genitori siano stati istruiti in maniera opportuna, non risulta che gli autori abbiano preso in considerazione la possibilità di un errore nelle misurazioni nella coppia di gemelli, che potrebbe avere effetti sulla condizione di condivisione dell’ambiente (misure condotte da un tipo di genitori e non da altri). In secondo luogo, è interessante considerare i risultati di recenti lavori che hanno affrontato lo stesso argomento da prospettive diverse. Uno studio pubblicato pochi mesi fa suggerisce che gli amici hanno un effetto persino più rilevante sul rischio di sviluppare obesità che non i geni stessi (Christakis et al., The spread of obesità in a large social network over 32 years. New Engl J Med 357: 370-379, 2007). Gli autori hanno ricostruito una rete sociale (social network) che mostra i legami tra amici, vicini di casa, mariti e mogli, e membri della famiglia tra i partecipanti al Framingham Heart Study, sfruttando il fatto che ai fini del follow-up dello studio a ogni soggetto era stato chiesto di indicare il nome di una persona amica. Gli autori hanno osservato che quando due soggetti percepiscono l’un l’altro come amico, se uno di questi diventa obeso in un determinato intervallo di tempo, la probabilità della persona amica di diventare obesa aumenta del 171 % rispetto a una distribuzione casuale. Tra coppie di fratelli adulti, se uno diventa obeso, la probabilità che anche l’altro diventi obeso aumenta del 40 %. Il sesso stesso può avere importanza in questi scambi sociali. Tra amici dello stesso sesso, la probabilità di obesità in uno degli amici se l’altro diventa obeso è aumenta del 71%. Per amici di sesso opposto non sembra esserci correlazione statisticamente significativa. Tra amici dello stesso sesso, un uomo ha una probabilità aumentata del 100% di diventare obeso se l’amico maschio diventa tale, mentre non c’è aumento di probabilità tra amiche. Inoltre, il rischio che l’amico di un amico di un soggetto obeso diventi obeso è aumentato del 20 % rispetto a una rete casuale; questo effetto svanisce con il quarto grado di separazione (amico di un amico di un amico di un soggetto obeso). Tali correlazioni non risentono della condivisione di eventi esistenziali simili o dall’abitare nella stessa zona della città, né dipendono dalle abitudini al fumo. Quindi, sembra che la diffusione dell’obesità in una rete sociale possa costituire un fattore importante di per sé per l’epidemia della malattia. In generale, possiamo affermare che, come gli individui sono tra loro connessi dal punto di vista dei rapporti sociali, così la salute degli individui è connessa su basi sociali. Queste osservazioni impongono una riflessione estremamente approfondita nel considerare il ruolo dei geni e dell’ambiente nella diffusione di un’epidemia come quella dell’obesità e delle malattie correlate, le cui proiezioni per i prossimi decenni sono estremamente allarmanti. Anche se rimane certo il ruolo della predisposizione genetica, questo non deve distogliere l’attenzione e l’impegno a interventi mirati sull’ambiente e sulle informazioni che ne costituiscono il supporto sociale e culturale. Enzo Nisoli Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità Dipartimento di Farmacologia, Chemioterapia e Tossicologia Medica Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Milano L’Ufficio Editoriale di Pharmacological Research informa che Elsevier ha comunicato alcuni dati interessanti relativi alla presenza di Pharmacological Research su Science Alert. http://www.sifweb.org/ricerca/pharmacological_research_2008.pdf Al momento, 1783 persone sono iscritte al sistema che avverte dell’uscita di nuovi numeri. Nel 2007 sono stati scaricati 404,994 articoli. I 5 articoli più scaricati del 2007 sono stati: 1. Carotenoids and human health, AV Rao and LGRao 2. Adipose tissue lipolysis as a metabolic pathway to define pharmacological strategies against obesity and the metabolic syndrome, D Langin 3. Coffee and cardiovascular disease: In vitro, cellular, animal, and human studies, JS Bonita et al. 4. Cruciferous vegetables and human cancer risk: epidemiologic evidence and mechanistic basis, JV Higdon et al. 5. The role of protein kinase C activation and the vascular complications of diabetes, N Das Evcimen and GL King 2 SIF – Informa Newsletter n°12-2008 Secondo Scopus, i 5 articoli piu’ citati del 2007 sono stati: 1. Kota, B.P., Huang, T.H.-W., Roufogalis, B.D. An overview on biological mechanisms of PPARs, citato 83 volte 2. Sonkusare, S.K., Kaul, C.L., Ramarao, P. Dementia of Alzheimer's disease and other neurodegenerative disorders - Memantine, a new hope, citato 44 volte 3. Koh, D.W., Dawson, T.M., Dawson, V.L. Mediation of cell death by poly(ADP-ribose) polymerase-1, citato 41 volte 4. Amantea, D., Russo, R., Bagetta, G., Corasaniti, M.T. From clinical evidence to molecular mechanisms underlying neuroprotection afforded by estrogens, citato 35 volte 5. Graziani, G., Szabó, C. Clinical perspectives of PARP inhibitors, citato 34 volte. Senza alcun intento di creare situazioni competitive, facciamo i complimenti agli italiani presenti in classifica e speriamo di vederne comparire altri nel corso del 2008. Simon-Kucher & Partners, a global consulting firm based in Bonn, Germany, for the Life Science division in their Milan office, are currently seeking a person with an university degree in pharmacy or medicine. For further information: http://www.sifweb.org/downloads/off388_skp_trainee_150208.pdf Il dott. Francesco Salvo (Dipartimento Clinico e Sperimentale di Medicina e Farmacologia dell'Università di Messina) informa che, è online (www.gimbe.org/report/conferenza_2008) il report della 3a Conferenza Nazionale GIMBE® (Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze), che ha ospitato oltre 400 partecipanti, provenienti da tutte le regioni italiane e rappresentativi di tutte le professioni sanitarie. La Società Italiana di Farmacologia è tra i beneficiari dei proventi del 5 per mille dell'IRPEF 2008. È sufficiente apporre la propria firma ed indicare, sulla dichiarazione dei redditi, nel riquadro associazioni di volontariato, onlus, associazioni di promozione sociale e da altre fondazioni e associazioni riconosciute, il Codice Fiscale della SIF che è 97053420150, per destinare tali fondi a Borse di studio SIF per giovani ricercatori. Buona Lettura Società Italiana di Farmacologia Segreteria organizzativa Viale Abruzzi 32 20131 Milano Tel 02 29520311 - Fax 02 29520179 Sito Web: http://www.sifweb.org E-mail: [email protected]; [email protected] 3 SIF – Informa Newsletter n°12-2008 I numeri precedenti sono disponibili, in formato PDF, nella Sezione "SIF-Informa" del nostro Web (http://www.sifweb.org/news/comunicati.php) Nella consapevolezza che le e-mail indesiderate sono oggetto di disturbo, vi informiamo che il vostro indirizzo viene conservato e trattato nel rispetto del DL 196/03 e in qualsiasi momento potrà esserne richiesta la modifica o cancellazione come previsto dall'articolo 13. Tutti i destinatari della e-mail sono in copia nascosta (Privacy L. 75/96). Qualora non intendeste ricevere ulteriori comunicazioni vi preghiamo di inviare una risposta all'indirizzo [email protected] con oggetto: CANCELLA 4