A volte un gatto può essere più saggio dei padroni.

Transcript

A volte un gatto può essere più saggio dei padroni.
Messina. Gazzetta del sud. Sabato 28 Aprile 1983.
A volte un gatto può essere più saggio dei padroni.
A volte un gatto può essere molto più saggio dei padroni, e restare soprattutto libero dai
condizionamenti che un determinato modo di pensare impone. Nel soggiorno colorato di
Carlo e Maria Luisa, fra drammi matrimoniali nascosti sotto un velo intellettuale reso fragile
dai sentimenti, il cane ed il gatto di casa vivono i loro drammi molto più pratici, divertenti e
animaleschi.
In questo «A volte un gatto», messo in scena dalla compagnia Pesci-Banana nel Teatro
Comunale in Fiera per la regia dello stesso autore Cristiano Censi, sono numerosi gli spunti
da gustare, fra il sorriso ed il divertissement. Nella casa di Carlo e Maria Luisa, coniugi
quarantenni, impegnati politicamente, in un sabato di pioggia, braccati dai guasti contemporanei di Tv e auto che impediscono loro di evitare discussioni, le incomprensioni sono
duplici. Non solo infatti la loro, latente da anni forse, e sfociata, in questo sabato, in
rivelazioni di tradimenti, veri o falsi, ma anche l’incomunicabilità con i loro animali di
casa. Scontata la prima, ma resa ancora più nuova e divertente perché messa a paragone con
quella del gatto Cristoforo e della cagnetta Isadora, che misericordiosamente tentano di farsi
comprendere nei loro bisogni quotidiani. Gli animali capiscono tutto dei loro padroni (è
questione di evoluzione, spiegano), così come riescono a farsi comprendere dal pubblico
senza bisogno di travestimenti.
La cura della regìa e l’interpretazione intelligentemente ammiccante di Toni Garrani-gatto di
strada (autore anche delle musiche) e Alida Cappellini, cagnetta di razza, creano un
contrappunto di misura alla lite coniugale. Gatto cinico e sornione il primo, rapito
ingiustamente alla strada che gli ha fatto da madre e compagna, fugge di casa per ritornarvi
subito dopo e morire, anche perché ormai inevitabilmente integrato nel sistema delle
comodità casalinghe. Bene educata e leziosa come si addice al rango di una cagnetta di.
razza, la seconda, non resiste al fascino della trasgressione e, amichevolmente protetta
dall’angelo gatto, fugge per vivere la sua avventura con il cane bastardo del garage sotto
casa..
Tutto ciò mentre i due coniugi recitano fedeli il loro ruolo di coppia in crisi che sfoga i
propri sentimenti sugli animali non potendoli sfogare sui figli. Assorbiti interamente dalle
loro rivelazioni, che probabilmente non scalfiranno nulla della loro convivenza, rassicurante
e acquisita nel modo di vivere, confidano agli animali le loro pene. Vengono compresi,
Carlo e Maria Luisa, ma non capiscono i loro amici, nè si intendono fra di loro, e continuano a vivere fra le moine riservate alle deliziose bestioline.
Cristiano Censi, oltre che autore e regista, è anche un Carlo naturale e spontaneo, così come
Isabella Del Bianco (Maria Luisa) rende con facilità il suo ruolo di donna tradita e ancora
innamorata, ma senza svenevolezze.
Particolare attenzione meritano infine le scene ed i costumi di Giovanni Licheri e Alida
Cappellini. Una discussione borghese ambientata in un salotto che di borghese non ha che il
telefono, e degli abiti di scena che tradiscono lo spirito di uomini ed animali. Tuta-pigiama
con I love NY per la signora e vestaglia-caftano per il signore; kilt scozzese e maglione
casual per le deliziose bestioline.
“A volte un gatto…” con le sue impressioni più intuite che rivelate, resterà sui tetti, pardon,
sulle scene del Teatro comunale in Fiera sino a domani.
Donatella Cuomo