Il Ficus magnolioides del giardino del palazzo reale di Napoli

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Il Ficus magnolioides del giardino del palazzo reale di Napoli
Cesare G. Pontoni, architetto, progettista di giardini e paesaggio, tel. 081-456053, e-mail [email protected]
Il Ficus magnolioides del giardino del palazzo reale di Napoli
relazione su un intervento eseguito alle radici del tronco principale
Nel giardino romantico del palazzo reale di Napoli si trovano due esemplari di Ficus magnolioides (che
chiameremo così, come da cartellino, anche se oggi i botanici preferiscono chiamarli Ficus macrophylla
subsp. columnaris).
D questi uno, il più grande ed imponente, è ubicato
in prossimità dell’ingresso della Biblioteca Nazionale, alla
confluenza del percorso in basolato che fiancheggia l’
edificio e del viale rettilineo che proviene dall’ ingresso
di via S. Carlo.
In merito a questo Ficus ho eseguito un sopralluogo
in data 10 agosto 2012, su richiesta di Carmine Attanasio e di Francesco Borrelli, esponenti dei Verdi Ecologisti, per accertare la correttezza di un intervento eseguito alle radici del tronco principale.
Il Ficus risulta piantato nel 1843, quando cioè il
giardino fu realizzato dal botanico tedesco Federico Corrado Dehnhardt, secondo la tendenza del giardino romantico all’inglese, in cui spesso erano introdotte piante
esotiche, come il Ficus in questione, che era possibile
acclimatare nei giardini europei.
Il Ficus magnolioides è pianta originaria delle foreste pluviali australiane e si sviluppa grandemente, specie in larghezza, emettendo radici aeree che poi, interrandosi, si trasformano in tronchi, dando col tempo alla
parte bassa della pianta l’aspetto di un colonnato (da cui
il nome attualmente adottato dai botanici).
Gli esemplari presenti nel giardino di palazzo reale
sono perfettamente acclimatati ed in buone condizioni
estetiche e vegetative. Quello di cui ci occupiamo è senza dubbio uno dei primissimi piantati in Italia e pervenuto fino a noi; ricordiamo che in Italia meridionale, specie
in Sicilia (enormi e spettacolari alcuni presenti a Palermo), ma anche in Liguria, si ammirano ancora oggi
grandi esemplari di Ficus magnolioides piantati nell’ Ottocento.
Ripercorrendo la storia di questo giardino, va notato che già il Dehnhardt ubicò il Ficus in una posizione
troppo prossima all’edificio ed al percorso basolato che lo fiancheggia.
Un albero di tale specie, piantato a pochi decimetri
dal viale, inevitabilmente è cresciuto ed ha sviluppato un
tronco enorme, ha divelto ed inglobato il cordolo dell’
aiuola, estendendo tronco e radici basali ben oltre la
stessa, fino a sollevare e rimuovere i pesanti basoli del
viale.
A ciò si aggiunge che la modifica del giardino operata dall’architetto Camillo Guerra nel 1926 ha ulteriormente ridotto lo spazio di possibile espansione della base del tronco con la costruzione del viale rettilineo che
porta da via S. Carlo all’ingresso della Biblioteca Nazionale: il viale infatti passa in adiacenza al tronco del Ficus
ed anche qui l’albero è in conflitto con il costruito.
Attualmente è possibile vedere un ‘intervento che,
con lo scopo probabilmente di contrastare l’espansione
delle radici, riposiziona alcuni basoli, forse dopo aver reciso le radici sottostanti, e realizza una stesura di malta
che confina, ed in parte ricopre, le radici fuoriuscite dall’
arch. Pontoni – Ficus magnolioides nel giardino di pal. reale
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aiuola.
L’intervento risulta evidente anche perché la malta, utilizzata in maniera grossolana, risalta inopportunamente, con il suo colore chiaro, a confronto dei basoli scuri; ad un primo esame sembra essere una malta bastarda o forse una malta del tipo “battuto di tufo”; quest’ultima è una malta, spesso usata tradizionalmente nei viali dei giardini napoletani, composta da
taglime di tufo e da un legante più o meno idraulico.
L’intervento è criticabile per molti motivi.
Innanzi tutto ogni giardino è un organismo complesso che si evolve nel tempo in modo anche difforme
dalle scelte progettuali originarie.
A mio avviso è come se la natura apportasse al
progetto delle correzioni, delle modifiche, di cui è necessario tener conto negli interventi successivi dell’
uomo, se si apprezza il giardino e si vuole che viva.
Perciò è necessario saper vedere queste correzioni,
capirle e regolarsi di conseguenza.
La natura va accettata come benvenuta, conosciuta, compresa ed utilizzata sempre nella maniera migliore; non va mutilata e sacrificata.
Se un albero è sbagliato per un posto, meglio toglierlo o sostituirlo con pianta più adatta. Ma se si valuta positivamente la sua presenza, come in questo
caso, bisogna creargli le condizioni più idonee perché
viva bene (adeguato trattamento delle parti costruite,
dei sottoservizi, dei percorsi pavimentati, delle zone a
stare).
Occorre avere cultura del paesaggio ed essere capaci di immaginare soluzioni di valore estetico, soluzioni di qualità ambientale.
Il Ficus, come dicevo, è pianta tipica delle foreste
pluviali, assetata d’acqua, che genera radici alla ricerca
dell’umidità, che mal sopporta terreni troppo compatti
e quindi, meno che meno, pavimentazioni o stesure di
malta sulle radici; malta, che, per giunta, quale che
sia, è fortemente alcalina e quindi ancor meno gradita
ad alberi di questa specie.
Considerata la mole dell’albero, il danno arrecato
alla pianta dalla stesura di malta su parte delle radici
potrebbe essere considerato non di grave rilevanza e
parzialmente rimediabile con l’attenta rimozione della
malta stessa. Rimane però la preoccupazione in merito
alle radici probabilmente recise per riposizionare i basoli, cosa che potrebbe aver generato danni maggiori
e meno facilmente rimediabili.
In conclusione, l’intervento è esteticamente rozzo e sgradevole. Penalizza l’albero piuttosto che trovare
una soluzione funzionale che sia idonea per l’ambiente ed il paesaggio, come sarebbe doveroso. Rivela dunque una mancanza di attenzione per l’ambiente e di cultura del paesaggio.
Napoli, 12 agosto 2012
Cesare G. Pontoni, architetto,
progettista di giardini e paesaggio,
n. 2586 ordine degli architetti
della provincia di Napoli,
vicepresidente AIAPP Campania Basilicata Calabria
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