Foglio n. 347 - Parrocchia Sant`Angela Merici

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Foglio n. 347 - Parrocchia Sant`Angela Merici
Natale 2005
“
e mi fosse concesso di lasciare nella mezzanotte
il trasognato rapimento della liturgia,
e aggirarmi per le strade della città,
e bussare a tutte le porte,
e suonare a tutti i campanelli,
e parlare a tutti i citofoni,
e dare una voce sotto ogni finestra illuminata,
vorrei dire semplicemente così:
Buon Natale, gente!
Il Signore è sceso in questo mondo disperato.
E all’anagrafe umana si è fatto dichiarare
con un nome incredibile:
Emmanuele!
Che vuol dire: Dio-con-noi.
Coraggio!
Ai tempi di Adamo,
«egli scendeva ogni meriggio nel giardino
a passeggiare con lui» (Gn 3,8).
Ma ora ha deciso di starsene per sempre quaggiù,
perché non si è ancora stancato di nessuno
e continua a scommettere su di noi.”
(Tonino Bello, vescovo)
Che la benedizione di Dio scenda su tutti
affinché possiamo essere benedizione per chi ci incontra!
Buon Natale!
p.Giuseppe
p.Cirillo, p.Guglielmo,
e la comunità dei Sacramentini
Sant’Ambrogio ci guida a capire
e a vivere il Concilio
In queste settimane di Avvento abbiamo avuto la possibilità di accostarci, attraverso
alcune schede, alla ricchezza e alla vitalità dei documenti conciliari. A conclusione di
questo percorso l’omelia dell’Arcivescovo nella solennità di sant’Ambrogio ci invita a
riscoprire in questo grande padre e pastore della nostra Chiesa una guida a capire e vivere il Vaticano II.
Carissimi,
quarant’anni fa, proprio in queste ore, si stava concludendo, a Roma, il Concilio ecumenico Vaticano II.
Il cardinale Colombo, in una sua Lettera alla Diocesi del 7 dicembre 1965, rievocava, ancora commosso, il clima di grande impegno, emozione, tensione evangelica e gioia che
aveva caratterizzato quel giorno e trasmetteva a tutti i fedeli ambrosiani il fragore, fisico
e spirituale insieme, dell’applauso interminabile con il quale i Padri conciliari salutavano finalmente l’avvenuta approvazione dell’ultimo documento, la Gaudium et spes.
Ci uniamo ora idealmente allo scrosciare di quel battimani con il quale il Santo Padre
e gli austeri cardinali, vescovi e periti siglavano non tanto la fine di un evento ecclesiale indimenticabile e il compimento di una fatica immensa e illuminata, quanto piuttosto l’inizio di un’era nuova per la Chiesa intera, un volto rinnovato del popolo di Dio,
pellegrino sulla terra, compagno di viaggio e amico dell’umanità intera, amata e guidata da Cristo.
Sentiamo forte la comunione di sentimenti e di intenti che, oggi come e più di allora,
lega la nostra Comunità ambrosiana alla Chiesa uscita da quel Concilio.
A rafforzare, se possibile, questo legame interviene l’odierna solennità di sant’Ambrogio.
È bello oggi ricordare che il Vaticano II fu tutto improntato alla Parola di Dio, testimoniata
dalle Scritture e dai Padri della Chiesa. E, tra i Padri, il nostro patrono Ambrogio viene citato esplicitamente nei testi conciliari ben undici volte, sia pure in modo diverso.
Riascoltare oggi alcune di quelle parole sarà come lasciare che Ambrogio stesso ci guidi a meglio intendere e vivere la lezione del Concilio e anche a raccogliere dal Concilio
stesso l’impegno a realizzare sempre più e meglio nell’attuale contesto sociale, culturale ed ecclesiale, l’eredità del grande Padre e Pastore della nostra Diocesi.
Ci soffermiamo, in particolare, sulle parole di sant’Ambrogio accolte soprattutto in due
importanti documenti: nella Dei Verbum e nella Lumen gentium.
«Quando leggiamo le parole divine…»: il dialogo tra Dio e l’uomo nella Dei Verbum
Tutti riconosciamo oggi il dono prezioso che ci ha fatto il Concilio con la Costituzione
dogmatica sulla divina rivelazione Dei Verbum.
Qui i Padri del XXI Concilio ecumenico della Chiesa cattolica esortano «con particolare forza tutti i fedeli cristiani [...] a imparare “la sublime scienza di Gesù Cristo” (Fil 3,8)
con la frequente lettura delle divine Scritture», e raccomandano: «Si accostino dunque volentieri al sacro testo sia per mezzo della sacra Liturgia, ricca di parole divine,
sia mediante la pia lettura, sia mediante iniziative adatte allo scopo».
Per ricordare poi che «la lettura della Sacra Scrittura deve essere accompagnata dalla
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preghiera, affinché si stabilisca il dialogo tra Dio e l’uomo», il Concilio cita il bellissimo
testo di sant’Ambrogio, dal trattato su I doveri, che qui mi è gradito rileggere in tutta
la sua estensione.
Il nostro Vescovo si rivolge ai sacerdoti, richiamandoli a non sprecare il loro tempo in
incontri inutili e dispersivi, e così li incalza: «Perché non utilizzi il tempo che ti rimane
libero dagli impegni della Chiesa per darti alla lettura sacra? Perché non visiti Cristo,
non parli a Cristo, non ascolti Cristo?». Per sant’Ambrogio, allora, la lectio divina è un
incontro con Cristo, è visita, ascolto e colloquio con lui. Per questo, conclude con l’espressione più pregnante, citata nel testo conciliare: «A lui ci rivolgiamo quando preghiamo, è lui che ascoltiamo quando leggiamo le parole divine».
La Dei Verbum rivolge questo invito non solo ai sacerdoti, ma a tutti i fedeli, come del
resto suggerisce tante volte lo stesso sant’Ambrogio. Egli giunge persino a raccomandare di non passare nel sonno tutta la notte, ma di dedicarne una buona parte alla lettura della Scrittura e alle preghiere e continuamente insegna che, sotto il velo delle Scritture, è presente Cristo stesso. Per questo – ci ricorda nel Commento al Salmo 1
– quando tu bevi ai calici dell’Antico e del Nuovo Testamento, e cioè ti accosti agli scritti dell’una e dell’altra alleanza, «in entrambi bevi Cristo». E così continua, esplicitando
questa multiforme presenza di Cristo nella sua parola: «Bevi Cristo, che è la vite; bevi
Cristo, che è la pietra che ha sprizzato l’acqua; bevi Cristo, che è la fontana della vita;
bevi Cristo, che è il fiume la cui corrente feconda la città di Dio; bevi Cristo che è la pace; bevi Cristo, dal cui seno sgorgano fiumi d’acqua viva; bevi Cristo, per bere il sangue da cui sei stato redento; bevi Cristo, per bere il suo discorso! Il suo discorso è l’Antico Testamento, il suo discorso è il Nuovo Testamento. La Scrittura divina si beve, la
Scrittura divina si divora, quando il succo della parola eterna discende nelle vene della mente e nelle energie dell’anima».
La nostra Chiesa di Milano, a più riprese e in modi diversi, ha cercato e sempre cerca
di essere fedele alle parole di Ambrogio e del Concilio e oggi – per abbeverarsi a Cristo attraverso le Scritture e per vivere il dialogo orante con Dio nella lectio divina – non
mancano opportunità e proposte diverse accessibili a tutti.
La comune sensibilità verso la Parola di Dio ascoltata, studiata e pregata è andata molto crescendo tra noi in particolare grazie all’impegno costante, appassionato e competente del mio amato predecessore, il cardinale Carlo Maria Martini. Egli nelle parole della Dei Verbum poc’anzi citate aveva trovato il suo orientamento programmatico
giungendo a Milano, come giovane Arcivescovo, venticinque anni fa, nel vivo di una
situazione sociale, culturale e politica sconquassata dal terrorismo e da molte incertezze anche nella Chiesa.
Oggi ancora, nelle nostre comunità, chi vuole raccogliere con serietà e impegno l’urgente
mandato missionario ad essere testimone di Cristo risorto nel mondo, sente il bisogno e il
dovere di imparare continuamente a vivere l’incontro con la Parola come un’autentica esperienza “spirituale”, compiuta sotto l’impulso dello Spirito Santo, come un camminare insieme a Cristo che ci spiega le Scritture e ci fa ardere il cuore con la sua presenza.
Nella Lumen gentium: «Maria… è l’immagine della Chiesa» e «regola di condotta per tutti»
L’altro testo di sant’Ambrogio citato dal Concilio, che voglio qui ricordare, si trova nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, nell’ultimo ampio capitolo dedicato a “La beata vergine Maria Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa”.
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Dal nostro Patrono, infatti, e precisamente dalla sua Esposizione del vangelo secondo
Luca, deriva il titolo con cui il Concilio ama definire Maria quale typus Ecclesiae, figura della Chiesa, sua immagine.
«Maria è sposa, ma vergine – spiega Ambrogio – perché essa è l’immagine della Chiesa, che è senza macchia, ma anche sposa». E il Concilio commenta: «La Madre di Dio
è figura della Chiesa nell’ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo. Infatti nel mistero della Chiesa, che a buon diritto può anch’essa chiamarsi madre
e vergine, la beata vergine Maria è andata avanti per prima, fornendo un modello eminente e singolare di vergine e di madre».
Mi piace immaginare che il Concilio debba questa bella definizione di Maria al Papa
stesso, il servo di Dio Paolo VI, che, quando ancora era Arcivescovo di Milano, amava
frequentemente citare e commentare questa espressione di sant’Ambrogio. «Maria –
diceva – è immagine della Chiesa, realizza in se stessa quasi in sintesi tutto quello che
sarà la Chiesa, il Corpo di Cristo mistico durante la storia». E in un’altra omelia spiegava: «Sant’Ambrogio, il nostro grande santo, il patriarca della nostra Diocesi, è stato forse il primo fra i Santi – sedici secoli fa – a trovare e a spiegare la relazione che passa tra
la Chiesa e Maria. [...] Sant’Ambrogio voleva che i suoi fedeli vedessero nella Chiesa
l’immagine di Maria, e diceva: “Come la Madonna ha generato Gesù, così la Chiesa genera i cristiani. La Madonna è la Madre di Cristo, la Chiesa è la Madre nostra”». E lo
stesso cardinale Montini continuava quella sua omelia suggerendo di sviluppare ulteriormente «questo concetto, e vedere come in Maria ci sia già la Chiesa, cioè la pienezza
dell’umanità che genera Cristo, che produce Cristo nel mondo». Infine, in un’altra omelia ancora, il mio venerato predecessore riprendeva la definizione di sant’Ambrogio,
rendendola con la bella espressione di «specchio della Chiesa».
Con questa citazione santambrosiana nella Lumen gentiumci troviamo al cuore della Chiesa, intenti a contemplare il mistero della vergine Maria, la più santa fra le sue membra. Con
Maria siamo quindi al cuore della testimonianza di santità che la Chiesa offre al mondo e
che anche noi siamo chiamati a vivere, come ho particolarmente ricordato, più volte, lungo questo anno pastorale dedicato alla testimonianza dei cristiani nel mondo.
I fedeli – insegna ancora la Lumen gentium – «innalzano gli occhi a Maria che rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti». E sant’Ambrogio, nel trattato su Le vergini – citato per altro in conclusione del Decreto sul rinnovamento della vita
religiosa – aveva già insegnato che «la vita [di Maria] è regola di condotta per tutti».
La vita della Madre Santa sia, dunque, anche nostro modello. Anzi, gli esempi di Maria – contemplati spesso e meditati nella bellissima pratica del Rosario, che raccomando
vivamente anche ai giovani e alle persone molto impegnate – non restino mai un puro patrimonio devozionale, ma diventino proprio la “regola” del nostro agire, la misura sulla quale confrontare i nostri pensieri e le nostre scelte, il fuoco dove purificare le
nostre intenzioni e i nostri affetti, la sorgente dove trarre vigore per continuare ad essere “sale della terra” e “luce del mondo”.
L’intercessione di sant’Ambrogio per la perfetta unità della Chiesa
Dopo avere raccolto le citazioni più importanti di testi santambrosiani nei documenti
conciliari, vogliamo soffermarci su un ultimo duplice ricordo del nostro santo Patrono,
legato proprio a quel 7 dicembre 1965, nel quale papa Paolo VI, presiedette la IX Sessione pubblica del Concilio, alla vigilia della sua conclusione.
In quello stesso giorno, con la Lettera apostolica Ambulate in dilectione, Papa Montini
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cancellò l’antica scomunica che dal 1054 gravava nei rapporti con la Chiesa di Costantinopoli. Compiva questo gesto – così egli dichiarava – spinto dal desiderio «di progredire ancor più nella via dell’amore fraterno che conduca alla perfetta unità». E aggiungeva di rallegrarsi che tutto questo avvenisse nel giorno «in cui la Chiesa d’Occidente e la
Chiesa d’Oriente venerano con pio ricordo il comune Dottore sant’Ambrogio».
In quello stesso giorno – ed è questo il secondo ricordo del nostro Patrono –, concludendo
l’omelia tenuta nella sessione pubblica del Concilio, una seconda volta invocava l’intercessione di sant’Ambrogio, «quasi in lui collegando la Chiesa d’Oriente e d’Occidente».
Queste sobrie ma precise espressioni ci richiamano il singolare ruolo ecumenico di
sant’Ambrogio. Egli, infatti, è uno dei più grandi Padri della Chiesa ed è vissuto negli
antichi secoli della Chiesa unita. Per questo – come ricordava il patriarca ecumenico
Bartolomeo I proprio qui a Milano nel maggio 1997 durante le celebrazioni per il sedicesimo centenario della morte del nostro santo Patrono – egli è conosciuto, venerato
e studiato «in Russia, in Romania, nel resto dell’Europa e in tutta la terra».
Anche il papa Giovanni Paolo II, nella Lettera apostolica Operosam diem inviata alla
nostra Chiesa per quella occasione, così ci descriveva la dimensione ecumenica del
nostro Patrono: «Come dimenticare che Ambrogio, venerato ad Occidente come ad
Oriente, è uno dei grandi Padri della Chiesa ancora indivisa? Certo anche al suo tempo [...] erano tutt’altro che assenti contrasti anche ampi e laceranti, dovuti ad errori dottrinali e a diversi altri fattori. Ma era insieme forte il bisogno di tornare alla comunione di fede e di vita ecclesiale. La testimonianza di Ambrogio, letta in questa chiave, può
offrire un contributo notevole alla causa dell’unità».
La Chiesa di Milano riceve così da sant’Ambrogio come un invito ancora più deciso a
percorrere le vie dell’ecumenismo nella reciproca conoscenza e nell’amore vicendevole. Già san Basilio Magno, il grande vescovo di Cesarea di Cappadocia, scrivendo al
nostro Santo all’indomani della sua elezione episcopale, lo esortava a riprendere le orme degli antichi Padri e a ricostruire rapporti fondati sull’amore, continuando i contatti
intrapresi. E Ambrogio nel suo ministero episcopale ha cercato di incrementare i contatti con molte sedi ecclesiali, anche dell’Oriente, e per la sua predicazione e per i suoi
scritti ha attinto moltissimo dai Padri greci. Per questo, anche dopo morte, è rimasto
vivamente presente nella conoscenza, nella stima e nella venerazione della cristianità
orientale.
L’urgenza dell’unità della Chiesa può sembrare talora distante dai gravi problemi che
le persone vivono quotidianamente, alle prese con le paure, le incertezze e i veri e propri drammi che affliggono molti strati della popolazione anche nei paesi e nelle città
della nostra Diocesi.
Eppure il nostro grande Patrono, con la testimonianza della sua vita – una vita tutta
spesa nell’impegno senza risparmio e senza distinzione tanto nel soccorso dei poveri
quanto nell’annuncio e nella difesa della Verità rivelata, tanto nel perseguire la giustizia quanto nel praticare la bontà –, ci ricorda che il culmine dell’amore è il Corpo di Cristo spezzato e donato perché tutti «siano una cosa sola». Quel Corpo che anche qui,
ora, sull’altare a lui dedicato, sant’Ambrogio ci invita a consacrare, contemplare e ricevere perché la nostra vita ne sia costante e tenace testimonianza, finché saremo tutti, proprio tutti, membra unite del suo Corpo glorioso.
+ Dionigi card. Tettamanzi
Arcivescovo di Milano
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Vertemate e Bose: verifica e
confronto dell’impegno pastorale
Il CPP tenutosi a Vertemate il 18 giugno scorso e il ritiro dell’8 ottobre al monastero
di Bose per gli operatori pastorali della parrocchia sono state due fruttuose occasioni di verifica e di confronto sia sull’anno trascorso, sia per ripensare al nostro impegno alla luce della vocazione presbiterale di Fabio, e partendo dalla domanda: “Cosa
ci manca, come comunità per rimettere al centro il Signore e per aiutare le persone a
creare relazioni belle e positive?”
Dalla maggior parte degli interventi sono emersi come punti positivi: l’apprezzamento
per quanto viene proposto sui diversi fronti all’interno della comunità, sia a livello di contenuto che a livello operativo. Come diretta conseguenza di tale apprezzamento, si nota un crescente e più consapevole coinvolgimento di persone sia per quanto riguarda
risorse di tempo e di impegno che per quanto riguarda la risposta economica alle emergenze e alle situazioni di bisogno. In particolare si nota un graduale aumento della sensibilizzazione sui temi dell’ecumenismo e del rapporto Nord- sud del mondo.
Nonostante quanto emerso dai punti positivi, si lamenta, in particolare da alcune
commissioni:
• la fatica nel coinvolgimento delle persone, soprattutto quando questo richiede un
impegno continuativo.
• la mancanza di un quadro completo delle persone che si trovano in stato di bisogno
nella nostra comunità.
• la difficoltà di trovare il tempo da dedicare agli incontri di programmazione e di formazione all’interno delle commissioni.
• la fatica nella sensibilizzazione ai vari livelli.
PROPOSTE
Il tema portante per il prossimo anno pastorale, partendo dal dono della vocazione
presbiterale di Fabio, sarà la riscoperta della propria vocazione battesimale declinata nel proprio quotidiano e arricchita dalle varie forme di ministero laicale.
In questa luce dobbiamo leggere le numerose proposte scaturite dal lavoro delle diverse
commissioni e dal confronto fra gli operatori pastorali nella giornata di ritiro a Bose.
Riassumendo possiamo dire:
• incrementare la formazione a tutti i livelli, tenendo conto delle necessità diverse
per ogni ambito.
• valorizzare ulteriormente gli incontri già esistenti di lectio e di preghiera, con un’attenzione particolare al tema della vocazione.
• creare iniziative trasversali che coinvolgano le diverse fasce di età con valenza educativa reciproca, in particolare, occasioni di dibattito su alcuni temi di attualità che
ci interpellano come credenti poiché la storia non è solo il luogo applicativo dei valori cristiani, ma anche il luogo rivelativo di tali valori. Si potrebbe ad es. focalizzare l’attenzione su questi due punti: la Carta Costituzionale e la sua attuale riforma e
le sfide della bioetica in un contesto di pluralismo culturale.
• riprendere l’annoso problema della mappatura dei bisogni, soprattutto di quelli nascosti.
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Anna Decio
Elisabetta Arenare
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Nella verità, la pace
dal messaggio di Benedetto XVI
per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2006
[…] 3. Il tema di riflessione di quest’anno — « Nella verità, la pace » — esprime la convinzione che, dove e quando l’uomo si lascia illuminare dallo splendore della verità,
intraprende quasi naturalmente il cammino della pace. La Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Ecumenico Vaticano II, chiusosi 40 anni or sono, afferma che
l’umanità non riuscirà a « costruire un mondo veramente più umano per tutti gli uomini su tutta la terra, se gli uomini non si volgeranno con animo rinnovato alla verità della pace ».(2) Ma quali significati intende richiamare l’espressione « verità della
pace »? Per rispondere in modo adeguato a tale interrogativo, occorre tener ben presente che la pace non può essere ridotta a semplice assenza di conflitti armati, ma va
compresa come « il frutto dell’ordine impresso nella società umana dal suo divino
Fondatore », un ordine « che deve essere attuato dagli uomini assetati di una giustizia sempre più perfetta ».(3) Quale risultato di un ordine disegnato e voluto dall’amore
di Dio, la pace possiede una sua intrinseca e invincibile verità e corrisponde « ad un
anelito e ad una speranza che vivono in noi indistruttibili ».(4)
4. Delineata in questo modo, la pace si configura come dono celeste e grazia divina,
che richiede, a tutti i livelli, l’esercizio della responsabilità più grande, quella di conformare — nella verità, nella giustizia, nella libertà e nell’amore — la storia umana all’ordine divino. Quando viene a mancare l’adesione all’ordine trascendente delle cose, come pure il rispetto di quella « grammatica » del dialogo che è la legge morale
universale, scritta nel cuore dell’uomo,(5) quando viene ostacolato e impedito lo sviluppo integrale della persona e la tutela dei suoi diritti fondamentali, quando tanti popoli sono costretti a subire ingiustizie e disuguaglianze intollerabili, come si può sperare nella realizzazione del bene della pace? Vengono infatti meno quegli elementi essenziali che danno forma alla verità di tale bene. Sant’Agostino ha descritto la pace
come « tranquillitas ordinis »,(6) la tranquillità dell’ordine, vale a dire quella situazione che permette, in definitiva, di rispettare e realizzare appieno la verità dell’uomo.
5. E allora, chi e che cosa può impedire la realizzazione della pace? A questo proposito, la Sacra Scrittura mette in evidenza nel suo primo Libro, la Genesi, la menzogna,
pronunciata all’inizio della storia dall’essere dalla lingua biforcuta, qualificato dall’evangelista Giovanni come « padre della menzogna » (Gv 8,44). La menzogna è pure
uno dei peccati che ricorda la Bibbia nell’ultimo capitolo del suo ultimo Libro, l’Apocalisse, per segnalare l’esclusione dalla Gerusalemme celeste dei menzogneri: « Fuori... chiunque ama e pratica la menzogna! » (22,15). Alla menzogna è legato il dramma del peccato con le sue conseguenze perverse, che hanno causato e continuano a
causare effetti devastanti nella vita degli individui e delle nazioni. Basti pensare a
quanto è successo nel secolo scorso, quando aberranti sistemi ideologici e politici
hanno mistificato in modo programmato la verità ed hanno condotto allo sfruttamento ed alla soppressione di un numero impressionante di uomini e di donne, sterminando addirittura intere famiglie e comunità. Come non restare seriamente preoccupati, dopo tali esperienze, di fronte alle menzogne del nostro tempo, che fanno da
cornice a minacciosi scenari di morte in non poche regioni del mondo? L’autentica ricerca della pace deve partire dalla consapevolezza che il problema della verità e del7
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la menzogna riguarda ogni uomo e ogni donna, e risulta essere decisivo per un futuro pacifico del nostro pianeta.
6. La pace è anelito insopprimibile presente nel cuore di ogni persona, al di là delle specifiche identità culturali. Proprio per questo ciascuno deve sentirsi impegnato al servizio di un bene tanto prezioso, lavorando perché non si insinui nessuna forma di falsità ad inquinare i rapporti. Tutti gli uomini appartengono ad un’unica e medesima famiglia. L’esaltazione esasperata delle proprie differenze contrasta con questa verità di
fondo. Occorre ricuperare la consapevolezza di essere accomunati da uno stesso destino, in ultima istanza trascendente, per poter valorizzare al meglio le proprie differenze storiche e culturali, senza contrapporsi ma coordinandosi con gli appartenenti
alle altre culture. Sono queste semplici verità a rendere possibile la pace; esse diventano facilmente comprensibili ascoltando il proprio cuore con purezza di intenzioni. La
pace appare allora in modo nuovo: non come semplice assenza di guerra, ma come
convivenza dei singoli cittadini in una società governata dalla giustizia, nella quale si
realizza in quanto possibile il bene anche per ognuno di loro. La verità della pace chiama tutti a coltivare relazioni feconde e sincere, stimola a ricercare ed a percorrere le
strade del perdono e della riconciliazione, ad essere trasparenti nelle trattazioni e fedeli alla parola data. In particolare, il discepolo di Cristo, che si sente insidiato dal male e per questo bisognoso dell’intervento liberante del Maestro divino, a Lui si rivolge con fiducia ben sapendo che « Egli non commise peccato e non si trovò inganno
sulla sua bocca » (1 Pt 2,22; cfr Is 53,9). Gesù infatti si è definito la Verità in persona e,
parlando in visione al veggente dell’Apocalisse, ha dichiarato totale avversione per «
chiunque ama e pratica la menzogna » (22,15). È Lui a svelare la piena verità dell’uomo
e della storia. Con la forza della sua grazia è possibile essere nella verità e vivere di verità, perché solo Lui è totalmente sincero e fedele. Gesù è la verità che ci dà la pace.
Presepe 2005… i pescatori prendono
il posto dei pastori
La nascita di Gesù non appartiene solo ad un tempo passato ma anche al nostro presente. Come esprimere questa presenza contemporanea? Noi proponiamo la ripresa
del primo sussidio: il presepio. I cristiani costruendolo e contemplandolo si preparavano alla venuta di Gesù nella loro vita.
Quest’anno nella nostra parrocchia tutta l’attività pastorale converge sul tema vocazionale per la prossima ordinazione presbiterale di Fabio Carcano. Anche il nostro
presepe è caratterizzato da questo importantissimo evento.
SUL LAGO DI TIBERIADE - Il presepe è ambientato in un villaggio di pescatori sulle rive del lago di Tiberiade (Galilea). Tre sono le prospettive da cui si vedono i vari personaggi dedicarsi alle loro mansioni quotidiane. A sinistra vediamo lo spaccato di una casa con arredo essenziale e modesto e al suo interno una donna che lavora al telaio con
accanto il suo bimbo nella culla. A destra è riprodotto l’interno di un magazzino di pescatori dove troviamo Giuseppe e Maria. C’è anche una rete che ricorda le parole di Gesù: ”Il regno dei cieli è simile ad una rete… vi farò pescatori di uomini”. Giuseppe ha
lo sguardo rivolto al bambino Gesù e la sua mano indica il graffito di un pesce che ne
sarà il simbolo. Seduto al banco delle imposte intento a contare soldi e ricevute del da-
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zio si può riconoscere Matteo il pubblicano. La scena centrale è occupata da un giovane
che ci rimanda al miracolo della moltiplicazione dei cinque pani e due pesci; fu proprio
la sua disponibilità che permise a Gesù di sfamare la folla accorsa ad ascoltarlo (Gv 6,113). Si vede anche una venditrice che espone sulla bancarella l’abbondante pescato.
Sullo sfondo ci sono due pescatori intenti a rassettare le reti: potrebbero essere Andrea
e Giovanni (il discepolo amato). Si può pensare all’ennesima notte in cui sono delusi
per non aver pescato nulla, ma anche ad una notte speciale d’attesa come sembra essere per la coppia di giovani fidanzati seduti sulla panca.
IL SIMBOLO - Il lago, le reti, i pescatori, la pescivendola e l’indicazione di Giuseppe ci
dicono che il simbolo che prevale in questo presepe è il pesce. Il suo significato va legato all’acrostico di IXTHYC (ichtùs) la parola “pesce” in greco. Le lettere sono le iniziali di altrettante parole: “Iesùs Christòs Theòu Uiòs Sotèr” che vuol dire “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”. Questo era il modo dei cristiani dei primi secoli di rappresentare Gesù non potendo professare apertamente la loro fede nella società pagana ed ostile.
p. Antonio
Religioni in dialogo
LA FESTA DI CHANUKKÀ
Nel 175 a.C. il re della Siria Antioco detto Epifane (illustre) combatté contro l’Egitto
conquistando varie città fortificate, quindi attaccò la Palestina, entrò in Gerusalemme
con un forte esercito, occupò il Tempio saccheggiandolo degli oggetti più preziosi e
sacri, infine vi insediò una statua di Giove e pretese che gli ebrei lo adorassero. Scoppiò allora una rivolta e i siriani si accanirono con ferocia e crudeltà contro un gran numero di ebrei che furono torturati e uccisi. Il sacerdote di un piccolo centro vicino a
Gerusalemme, Modin, Mattatia e suoi cinque figli, detti i Maccabei, inorriditi per le
stragi e le imposizioni del re, con pochi uomini ma con grande fede nell’aiuto del Signore, mossero contro il potente esercito nemico e riuscirono a sconfiggerli. Si recarono quindi a Gerusalemme, liberarono il Tempio dagli oggetti impuri, e vollero riaccendere la lampada. Ma i soldati nemici avevano rovesciato per spregio tutto l’olio spremuto a mano che serviva per accendere il sacro candelabro. Infine se ne trovò una piccola ampolla che avrebbe potuto bastare solo per un giorno e che invece
miracolosamente durò per otto giorni, tempo necessario per prepararne altro.
Così, in ricordo di quei gloriosi avvenimenti, il 25 del mese di Kislev fino al 3 del mese di Tevet (novembre-dicembre) per otto giorni si celebra la festa di Chanukkà (inaugurazione) in memoria del Tempio purificato, della luce miracolosamente accesa e
della vittoria dei pochi sopra i molti, dei deboli contro i forti, dei puri sugli impuri, di
chi osserva la Legge di Dio contro gli idolatri. Alle finestre di ogni casa ebraica in
Israele e nel mondo, ogni sera di Chanukkà vede aumentare il numero delle candeline accese fino all’ultima sera quando le otto candeline tutte insieme brillano di una
vivida fiamma che rallegra i cuori.
LE GRANDI FESTE MOBILI - Nel calendario degli ebrei, dei cristiani e dei musulmani
le grandi feste cadono in tempi diversi ogni anno.
Il calendario ebraico.
Il calendario ebraico è un calendario lunare, ogni mese dura ventinove o trenta giorni.
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Per arrivare ad un anno di 365 giorni, gli ebrei hanno intercalato un tredicesimo mese,
aggiunto periodicamente agli altri: è per questo che tutte le feste sono mobili. L’anno uno
corrisponde, secondo la tradizione, alla creazione del mondo, oggi siamo nel 5766.
Il calendario cristiano.
La maggior parte delle feste cristiane, come Natale o l’Assunzione sono fisse. La festa di Pasqua, che è calcolata in base alle fasi lunari, varia da un anno all’altro. Tutte
la feste legate alla Pasqua, come le Ceneri o la Pentecoste, sono mobili. L’anno uno
corrisponde alla nascita di Gesù.
Il calendario musulmano.
L’anno musulmano è composto di dodici mesi lunari di ventinove o trenta giorni,
questo fa un anno di 354 giorni, cioè undici giorni meno di un anno solare. Questo significa che le feste musulmane anticipano di dieci giorni ogni anno. L’anno uno corrisponde all’Egira, cioè al trasferimento di Maometto dalla Mecca verso Medina oggi siamo nel 1426.
…PER I PIÙ PICCOLI
Abramo è il padre di tutti i credenti
Quando si vuole comparare le tre grandi religioni che credono in Dio si suole dire che
il loro punto in comune è Abramo, il padre di tutti i credenti. Per i musulmani, come
per gli altri credenti, Abramo (in arabo Ibrahim) è colui che ha inventato il monoteismo. Per gli ebrei e i cristiani egli è sottomesso a Dio, si abbandona a Lui fino ad accettare il sacrificio del figlio Isacco; per i musulmani, invece, non si preoccupa del figlio Isacco ma di Ismaele, il primo figlio avuto con Agar, la schiava egiziana.
La differenza tra ebrei, giudei e israeliti
Un ebreo è un discendente di Abramo. Circa quattro milioni di anni fa Dio chiese ad
Abramo di lasciare il suo paese per andare verso la terra di Canaan, la terra promessa; per giungere lì deve attraversare il grande fiume, l’Eufrate. Più tardi i discendenti
del suo grande popolo saranno chiamati ebrei che vuol dire la gente al di là del fiume.
Un israelita è un membro del popolo di Israele. Giacobbe discendente di Abramo
viene chiamato Israele che significa “Dio si mostra forte”. Egli avrà dodici figli che diventeranno i capi delle dodici tribù di Israele che compongono il popolo ebreo. Più tardi Mosè libererà gli ebrei dalla schiavitù dei faraoni, in Egitto; questo avvenimento segna la nascita di una nuova nazione che prende nome dal suo antenato comune Israele, la storia di Giacobbe è narrata nella Genesi.
Un giudeo è un credente che rispetta la legge di Mosè. Nel 587 a.C. gli israeliti sono deportati a Babilonia, al loro ritorno dall’esilio si installano nella Giudea, nel territorio di
Giuda, la più importante delle dodici tribù di Israele. Il nome “giudeo” sarà attribuito
non solo agli abitanti della Giudea ma a tutti coloro che osservano la legge di Mosè.
Da dove provieme il nome “cristiano”
Cristiano significa “discepolo di Cristo”; in greco il nome Cristo vuol dire Messia,
cioè l’inviato di Dio attraverso il quale gli uomini saranno salvati. Per molta gente del
suo tempo Gesù di Nazareth è stato il Messia e hanno creduto in lui; quando si dice
“Gesù Cristo” gli si attribuisce il titolo di inviato da Dio. Dopo la sua morte e resurrezione, i suoi discepoli si sono raggruppati in diversi luoghi: sicuramente a Gerusalemme, ma anche a Efeso, in Turchia, a Corinto, in Grecia, a Roma o in qualsiasi altro
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luogo. Il libro degli Atti degli Apostoli (At.11,26) precisa che in una di queste città, Antiochia, gli abitanti hanno chiamato per la prima volta i seguaci di Cristo “cristiani”;
questo nome era per loro uno scherno ma, ben presto, i cristiani lo hanno adottato e
lo hanno diffuso per tutto il Meditarraneo.
Cosa vuol dire musulmano e Islam
Musulmano viene dalla parola araba “Muslim” che vuol dire “colui che si abbandona a Dio”. La parola Islam che viene dalla radice araba “Slm” significa “pace” e “salute” e rimanda alla religione di coloro che si sono abbandonati a Dio. Il profeta Maometto, fondatore dell’Islam, si è dapprima rivolto ai cristiani e agli ebrei dicendo: “ io
sono venuto a perfezionare la vostra religione”, spiegando che l’ebraismo e poi il cristianesimo hanno ricevuto dei messaggi da Dio ma che essi li hanno falsati. Secondo Maometto, è gradito a Dio che l’islam, cioè l’atto di abbandonarsi a Lui, sia la religione di tutti. Prima della sua morte disse di essere “il sigillo dei profeti” ciò significa che si considera l’ultimo dei profeti e che dopo di lui non ce ne sarà più nessuno.
Differenza tra un musulmano e un islamico
Per comprendere meglio la differenza tra questi due termini bisogna risalire a Maometto; egli ha inteso, a più riprese, l’arcangelo Gabriele ripetergli di leggere (in arabo Ikrà) e di narrare, attorno a lui, la parola di Dio. In arabo, questa narrazione, si dice “Cor’an” (che ha dato il nome al Corano) ed è rimasta orale fino alla morte del profeta avvenuta nel 632. Circa venti anni più tardi, il terzo successore di Maometto (in
arabo successore si dice Khalife, da qui il termine califfo per designare i successori del
profeta) ha riunito gli ultimi compagni, ancora viventi, per domandare loro di scrivere le parole di Dio trasmesse al suo messaggero Maometto tramite l’arcangelo Gabriele. Per permettere ai credenti di apprendere il Corano col cuore, sono state scritte tutte le sure (capitoli del Corano), facendo questo hanno confuso le epoche della
predicazione ma, una volta scritto, il corano, è diventato immutabile. Ne hanno anche
reso la lettura molto difficile, tanto che alcuni passi sono complicati e vanno interpretati; questo sforzo di interpretazione si chiama in arabo “Ijtihad” ed è svolto da
molte scuole. Nel VII sec. gli specialisti fondarono le più famose scuole che daranno
vita a numerose correnti religiose che esistono ancora oggi. Nel XI sec. la chiusura delle interpretazioni del Corano mette fine a tutte le spiegazioni, ciò significa che per un
musulmano non è più possibile fare un nuovo commento. La differenza tra un musulmano e un islamico è enorme; musulmano è dal punto di vista religioso un seguace di Maometto, islamico è colui che si rifà all’islam non solo dal punto di vista religioso ma anche alle sue espressioni sociali, culturali e politiche; oggi quando si parla di islamismo si designano quei musulmani che cercano di islamizzare l’intera società. Questo può influenzare l’amministrazione e i poteri pubblici di un paese ed è alla base stessa della società, della famiglia e della scuola. Questo movimento religioso, che si accontenta di una lettura riduttrice del Corano, si è diffuso in tutto il mondo a partire dal 1980 ed è influenzato da una scuola di pensiero il cui contenuto si può
riassumere nella frase: “dopo il Profeta, niente di nuovo”. Certamente non tutti gli arabi sono musulmani, per esempio in Libano vivono numerosi cristiani, d’altra parte il
mondo musulmano supera largamente le frontiere del mondo arabo, gli arabi musulmani rappresentano circa un sesto dell’islam nel mondo e i paesi, non arabi, dove essi sono particolarmente numerosi sono l’Indonesia e il Pakistan.
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Parrocchia
S. Angela Merici
Calendario delle
celebrazioni per le
festività natalizie
e per il nuovo anno 2006
Sabato 24 dicembre
ore 18.00 Celebrazione vespertina dell’Eucaristia
domenica 25 dicembre
NATALE DEL SIGNORE
ore 24.00: Eucaristia nella notte del Natale del Signore
Celebrazione dell’Eucaristia: 8.30 10.00 11.30 18.00
lunedì 26 dicembre
S.Stefano, primo martire
Celebrazione dell’Eucaristia: 8.30 10.00 11.30 18.00
sabato 31 dicembre
ore 18.00: Eucaristia di ringraziamento di fine anno
Vespri solenni, adorazione e canto del “Te Deum”
domenica 1 Gennaio 2006
Giornata della pace
Ottava di Natale nella circoncisione del Signore
Celebrazione dell’Eucaristia: 8.30 10.00 11.30 18.00
venerdì 6 gennaio
Epifania del Signore
Celebrazione dell’Eucaristia: 8.30 10.00 11.30 18.00
ore 17.00: adorazione comunitaria
Domenica 8 gennaio
Battesimo del signore
Celebrazione dell’Eucaristia: 8.30 10.00 11.30 18.00
ore 16.00: celebrazione dei battesimi
Nei giorni feriali la celebrazione dell’Eucaristia è alle ore 8.00 e 18.00
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Con il banco vendita Caritas del 26-27 novembre
abbiamo raccolto € 4.021. Un grazie di cuore a Giovanna Spallanzani
e a tutti coloro che, con il loro impegno, hanno contribuito
alla buona riuscita dell’iniziativa.
Ritiro Gruppi ’89,’90,’91
Dobbiamo dire che il ritiro di quest’anno a Gavazzo - Val Bondione il 26 e 27 novembre è piaciuto davvero a tutti, nessuno escluso.
Oltre ad essere molto suggestivo il posto, la presenza della neve ha reso ancora più
interessante e magico il nostro week-end.
I temi proposti dagli animatori erano vari: i sogni, il tempo, la fede e le aspettative in
relazione alle scelte che ci porteranno a formarci e a determinare la persona che diventeremo.
La riflessione più particolare è stata “la stanza dei sogni”, un luogo pieno di candele,
di oggetti e frasi che, insieme alla musica, ci ha offerto molti spunti per aiutarci a capire il legame tra il nostro presente e il nostro futuro.
Come ogni ritiro che si rispetti non è mancato il momento del deserto, un momento
di riflessione, prima personale e poi condivisa con tutti gli altri.
Per concludere il ritiro abbiamo poi rappresentato con vari materiali a scelta le nostre
emozioni e ciò che ci ha arricchito di questa esperienza, commentando i nostri lavori durante la Messa.
Grazie a Pelmo, agli animatori e a tutte le mamme che, come ogni anno, si sono sbizzarrite nel prepararci deliziosi manicaretti!
Gruppi ‘89 ‘90 ‘91
Under 30 Corner
Ragazzi ora tocca a voi!
Eh sì, che siate adolescenti, giovani o ragazzuoli in piena fase puberale dall’ormone
a mille... insomma, basta che non siate dei decrepiti trentenni ;-)...questo è il vostro
momento. L’attimo da non far fuggire, il famoso Carpe Diem, è qui dietro l’angolo che
vi aspetta. Però deve essere colto.
Da questo mese in Oratorio c’è un nuovo spazio per voi giovani. Uno spazio per giocare, suonare la chitarra o tutti gli strumenti che si ha voglia di usare, ascoltare musica, parlare, discutere, conoscersi e, perché no, anche innamorarsi.
Sono tante le attività in programma ma perché questo spazio sia vivo c’è bisogno di
voi, giovani, perché lo spazio è vostro. Usatelo per scrivere e disegnare, studiare e
mangiare, giocare e divertirvi, ma soprattutto per stare insieme.
Ragazzi, rimbocchiamoci le maniche e facciamo sì che questo luogo di aggregazione
diventi l’ombelico del mondo oratoriano. Che sia luogo dove si respira allegria, gioia,
cultura, vita. Molte sono le iniziative in programma per voi giovani: cineforum (è già
disponibile il calendario con i film di gennaio), corso di fotografia, doposcuola, labo13
Parrocchia
S. Angela Merici
ratori che aspettano solo la vostra voglia di fare. Mille altre idee bollono in pentola.
Chi si vuole fare avanti venga pure in Oratorio e chieda informazioni sulle attività in
programma.
Uno spazio appositamente dato in gestione ai ragazzi crediamo possa essere l’occasione giusta per far sì che l’Oratorio sia sempre di più un luogo dove si respira aria
fresca di speranza e grinta giovanile. L’idea è quella che le attività che piano piano riempiranno le ore settimanali della sala-giovani siano date in cogestione ai ragazzi e
a qualche adulto che li coordini insieme a me (se ci sono persone interessate a fare
volontariato in Oratorio aiutandomi a gestire, ideare e organizzare attività e laboratori
per i giovani...prego, fatevi pure avanti! Siete tutti ben accetti!).
Fin ora lo spazio è stato usato per le riunioni dei gruppi, gli incontri di formazione degli animatori, momenti di studio, attività musicali e ludiche, visione di film per il cineforum. Ci piacerebbe che, a pieno regime, sia un luogo sempre pieno di giovani e
punto d’incontro per una serie di laboratori che possano essere momento di crescita per tutti. Per cui, a voi giovani chiedo di lasciar perdere la pigrizia per aiutare questo spazio a crescere (senza di voi non decollerà mai) con le vostre idee (sempre tante) e la vostra passione; a voi adulti l’incoraggiamento verso i vostri figli o nipoti a tirare fuori la grinta perché diventino protagonisti positivi di qualcosa che cresce e che
potrebbe dar loro molte soddisfazioni.
Nella convinzione che lentamente questo luogo diventi un ulteriore punto di forza della nostra Comunità Parrocchiale concludo con un piccolo appello: chiunque abbia
voglia e tempo di dedicare un paio d’ore alla settimana per tenere dei momenti di recupero/doposcuola per i ragazzi più giovani me lo faccia sapere. Stiamo cercando di
mettere nuovamente in piedi alcuni momenti di doposcuola e cerchiamo volontari doposcuolisti. Buon Natale a tutti
Pietro Baroni
AUGURI, OR.PA.S!
Cosa manca? Quando ci si prepara ad andare al lavoro, quando ci si appresta a partire per un viaggio, quando ci si reca ad un appuntamento galante o con degli amici;
sono tante le occasioni in cui ci poniamo questa domanda.
Mentre controlliamo la borsa o la valigia o la perfetta piega dei pantaloni, il tempo trascorre fino alla risposta ovvia ma per nulla rassicurante: “Non manca nulla!”
Partiamo, se manca qualcosa lo compreremo al nostro arrivo, gli amici capiranno se
la camicia è stazzonata o giungerò con un lieve ritardo...
Al nuovo consiglio e alla neonata Associazione Sportiva OR.PA.S. cosa manca? Nulla!
Che parta con serenità d’animo e d’intenti e possa continuare a svolgere la sua meritoria opera di aggregazione ed educazione cristiana allo sport.
Un augurio anche a chi collabora, in ombra, ad allenare, accompagnare per mano giovanissimi con e senza problemi e disagi, dialogare con le famiglie, incerottare “qualunque parte del corpo o dell’anima”. Auguri, soprattutto, alle persone più importanti,
senza le quali nessuna associazione sportiva esisterebbe: i nostri atleti, i nostri ragazzi.
Io, personalmente, mi auguro di poter sempre essere alla loro altezza.
Tomaso Bitto
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Il primo Trofeo…
Domenica 27 novembre i ragazzi dell’Or.Pa.S ‘95, con il loro numeroso e caloroso
pubblico di genitori e fratelli, si sono recati presso la Pro Patria di Milano per disputare il ‘famoso’ torneo “Trofeo Greco Sammartino” organizzato appunto dall’omonima società sportiva che ha sede poco distante dal nostro oratorio. Dopo un sabato
freddissimo con nevicata, ci si poteva aspettare il peggio, con la conseguenza di dover disputare le gare al chiuso, ma. grazie ad uno spiraglio di sole in mattinata, nel pomeriggio il campo era in buone condizioni. Dopo le varie presentazioni delle squadre
(Greco San Martino, Or.Pa.S, U.S. Gorla, O.C.R. Cristo Re) con ulteriore chiama dei giocatori al microfono, sono iniziate le partite. Abbiamo subito vinto la primo partita 3 a
0, poi la seconda con un essenziale 1 a 0, ed essendo già in testa alla classifica, avendo le altre squadre pareggiato i rispettivi incontri, ci siamo lasciati prendere dal “buonismo prenatalizio” e abbiamo lasciato vincere 1 a 0 l’ultimo incontro, disputato contro un ottima squadra con due bravissime ragazze in campo.
Dopo gli incontri, il Greco San Martino ha organizzato un simpatico rinfresco per augurare a tutti buone feste e ha premiato le varie squadre. I nostri ragazzi sono stati
molto contenti di essersi meritati la loro prima medaglia da calciatori e hanno alzato
tutti insieme la “grande coppa blu” esposta ora al bar del nostro oratorio.
Valerio Carpani
Coletta Alimentare
Lo scorso 26 novembre si è svolta la nona Giornata Nazionale della Colletta Alimentare alla quale hanno contribuito, si stima, oltre cinque milioni di persone.
Il primo Banco Alimentare nasce alla fine degli anni ‘60 a Phoenix (Arizona) con il nome di St. Mary’s Food Bank ma, secondo quanto dichiarato dallo stesso fondatore
John Van Hengel, un cittadino statunitense che iniziò a distribuire ai bisognosi il cibo
altrimenti sprecato da negozi e ristoranti, l’idea del Banco Alimentare è già illustrata
nel Vangelo di Giovanni, dove si legge che Gesù, dopo aver sfamato cinquemila uomini, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”
Per quanto ne so io il Banco Alimentare, oltre alla giornata nella quale chiede ai singoli di contribuire aggiungendo alla propria spesa in negozi e supermercati un’offerta con
prodotti, riesce ad evitare uno degli sprechi più assurdi della nostra società distribuendo a famiglie bisognose cibi di prossima scadenza, ma non ancora scaduti (dati gratuitamente dai supermercati per i quali se scadessero diventerebbero un costo...).
Nella Giornata Nazionale della Colletta Alimentare ho compreso ancora di più che dovremmo soffermarci ad imparare a riconoscere i tanti bisogni che questa società non
soddisfa e anche i modi di porvi rimedio: i volontari che invitano le persone mentre
fanno la spesa al supermercato ad acquistare alcuni generi alimentari per offrirli a chi
ne ha bisogno come un gesto di condivisione dei problemi dei più deboli; la risposta
popolare, numerosa, genuina della gente di ogni tipo; la partecipazione (spesso col
sorriso più aperto) degli stranieri sono la dimostrazione che, essere realisti, affrontare situazioni concrete, misurarsi per quello che si fa, è una modalità che aiuta prima
di tutto noi stessi ma anche gli altri.
Che il gesto d’offerta più spontaneo fuori del supermercato sia stato spesso quello del15
Parrocchia
S. Angela Merici
lo “straniero, dell’extracomunitario” è un grande segno della capacità di integrazione della nostra città ma è un segno che dovrebbe insegnarci a non avere paura di essere umili, a non avere paura di donare ogni giorno, sempre.
Chi ha vissuto in condizioni più disagiate sa cosa vuol dire il bisogno vero, conosce
il problema del sostentamento dei bisogni primari. Problema che noi ci siamo dimenticati, avvolti nel nostro benessere siamo spesso indispettiti, infastiditi dalle numerose richieste di aiuto, allora è più facile farsi commuovere “dall’accattone organizzato” (che spesso ha dietro la malavita), saniamo i nostri dubbi con l’offerta di 50
centesimi fino al prossimo semaforo, magari un paio di giorni dopo, per offrire un’altra monetina.
Ma il tema vero è che, l’aiuto – a noi stessi ed agli altri – dovremmo concretizzarlo ogni
giorno della nostro vivere quotidiano, concretamente. Siamo in Avvento e tra poco
celebriamo il Natale, ricordiamo quanto ci disse fratel Luigi (missionario in Congo per
trentacinque anni): “in africa si muore di fame tutti i giorni e tutti i giorni noi, nelle
nostre case, buttiamo quantità di cibo indescrivibili”.
Prestiamo attenzione sempre, comunque, ai bisogni degli altri, non adagiamoci nel
nostro benessere materiale.
L’Avvento ci ricorda Dio che si è fatto uomo e ci viene incontro, così noi possiamo andare incontro agli altri attraverso gesti concreti, così andiamo incontro a Lui, condividendo con gli altri, quello che il Signore ci ha dato.
Giuseppe Gismondi
Gli obiettivi di sviluppo
del Millennio
Prosegue l’approfondimento sugli otto obiettivi di sviluppo che le Nazioni Unite, con la Dichiarazione del
Millennio, si sono proposte di raggiungere nel 2015. Il
terzo obiettivo è quello di promuovere la parità fra uomo e donna. Le donne, infatti, hanno un’influenza
enorme sul benessere delle famiglie e delle società.
Tuttavia, il loro potenziale non si realizza pienamente
a causa di norme sociali ed economiche che le discriminano, e di ostacoli giuridici.
Promuovere l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne
I dati (dal Rapporto UNDP - Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo)
• Anche se lo status delle donne è migliorato negli ultimi decenni, le disuguaglianze
di genere sono ancora diffuse: con l’andamento attuale, infatti, l’uguaglianza di genere nell’istruzione non sarà ottenuta fino al 2025 – 20 anni dopo l’obiettivo fissato
dagli Obiettivi di Sviluppo del Millennio
• Tra le donne (15-24 anni) nei paesi in via di sviluppo il tasso di alfabetizzazione è del
60%, per gli uomini (15-24 anni) è invece dell’80%
• Più donne che uomini sono afflitte dal virus HIV/AIDS
• Molti paesi in via di sviluppo hanno milioni di casi di donne “perdute”, morte a
causa di infanticidi, discriminazioni sistematiche (risultante in una popolazione fem-
fogl onformativo - n. 347 - dicembre 2005
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minile inferiore 35-37 milioni di donne in meno in Asia Meridionale e 38-40 milioni
in meno in Cina)
• Nel mondo, le donne occupano solo il 14% dei seggi parlamentari (raggiungono il
30% solo in sette paesi)
Il traguardo
Eliminare la disuguaglianza di genere nell’istruzione primaria e secondaria preferibilmente entro il 2005 e a tutti i livelli di istruzione entro il 2015
Le necessità
• Promuovere pari opportunità e maggiore influenza per le donne in tutti i diversi
aspetti è un obiettivo fondamentale della Dichiarazione del Millennio, anche se l’eliminazione delle disuguaglianze nelle scuole elementari e secondarie è l’unica meta esplicitata.
• L’educazione contribuisce infatti a migliorare le condizioni di salute. Migliori condizioni di educazione e salute contribuiscono ad aumentare la produttività e la crescita
economica. Ed è questa crescita che genera le risorse per poter finanziare l’istruzione
e la sanità, che a loro volta contribuiranno ad incrementare la produttività.
• Donne maggiormente istruite e sane hanno una più alta produttività – per esempio adottando innovazioni nelle pratiche agricole – e quindi aumentano il reddito familiare.
• I dati mostrano che le ragazze che ricevono un’istruzione, nel tempo, hanno meno
figli e che questi sono più sani, accelerando quindi la transizione verso tassi di natalità più contenuti.
• Inoltre, sono le donne a svolgere le funzioni fondamentali di assistenza nella maggior parte delle società. La loro educazione contribuisce quindi alla salute e all’educazione delle prossime generazioni più di quanto non sia il caso per gli uomini e
questo è tanto più vero quando l’opinione delle donne conta nel prendere le decisioni familiari.
• Questi processi positivi hanno tanta più forza quanto più le donne sono in grado di agire collettivamente e reclamare maggiori diritti – all’istruzione, alle cure sanitarie, a pari opportunità lavorative – rendendo quindi più probabili queste sinergie virtuose.
• Oltre all’istruzione, è inoltre necessario promuovere azioni volte a creare più opportunità lavorative per le donne e ad aumentare il numero delle donne nei parlamenti,
oltre che ad incrementare la loro visibilità in posizioni di autorità e decisionali.
Tata Mapelli
Milano, una città a misura di ricco
Milano è l’undicesima città più cara al mondo, secondo un’indagine della Mercer Human Resource Consulting. In questa classifica la nostra città batte metropoli come
New York e Parigi, ed è preceduta, tra le altre, da Tokio, Londra, Ginevra e Zurigo. A
giugno, quando la ricerca fu presentata, il sociologo Guido Martinotti commentò sul
Corriere della Sera che “Milano perde abitanti e acquista visitatori. È rimasta una città per ricchi e per anziani».
Non so se davvero sia questo il ritratto più veritiero della nostra città, certo è che uno
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Parrocchia
S. Angela Merici
studio più recente dimostra come il numero dei ricchi che abitano a Milano stia costantemente aumentando negli ultimi anni. In particolare, coloro che guadagnano
più di 70.000 euro all’anno sono cresciuti del 7,4% ogni dodici mesi dal 2000 ad oggi.
A dirlo è un’indagine realizzata dall’Università Bocconi che, nell’ambito del progetto
AMeRIcA (Anagrafe milanese e redditi individuali con archivi), ha incrociato i dati
provenienti dall’Agenzia delle entrate, dal Comune, dall’Inps, dall’Inail, e dai centri per
l’Impiego della Provincia.
Parte dei risultati di questo rapporto sul portafoglio dei milanesi sono stati pubblicati sul Corriere della Sera del 30 novembre.
L’immagine che ne esce è quella di una metropoli dove sta aumentando il divario tra
chi sta bene e chi non riesce a tenere il passo. Come è logico aspettarsi, la maggior
parte dei ricchi abita al centro città, con un reddito medio di 55.000 euro all’anno, che
scende a poco più di 27.000 per chi vive a Città Studi, seconda area di maggior benessere cittadino. Le zone a minor reddito sono quelle di Loreto (22.400 euro), del Gratosoglio (21.900 euro) e di Niguarda-Bovisa (20.136 euro).
L’85% dei milanesi guadagna però meno di 29.000 euro all’anno, e il 35% non presenta
alcuna dichiarazione dei redditi. In questo 35% vi è però di tutto: casalinghe, ma anche poveri ed evasori fiscali, così come sospettano all’Agenzia delle entrate. Tuttavia,
l’impressione è che si stia allargando il divario tra chi guadagna molto e gli altri.
L’analisi dei dati offerti dal progetto AmeRIcA rivela un altro dato preoccupante, ed è
quello della forbice crescente tra i redditi delle donne e quegli degli uomini, con il risultato che a 50 anni il guadagno medio annuo del sesso forte tocca quasi i 45.000 euro a fronte dei 17-18.000 dell’altra metà del cielo. In altre parole, sembra proprio che in
quella che si vanta di essere una metropoli europea ancora oggi le differenze di genere pesano, e le donne facciano fatica ad introdursi davvero nel mondo del lavoro. Un
altro dato significativo è invece offerto dalla constatazione che negli ultimi tre anni i guadagni di chi ha meno di 34 anni sono diminuiti: ossia è aumentata l’area del precariato
giovanile, di chi non riesce pienamente ad integrarsi nel tessuto produttivo cittadino.
Indagini come queste rivelano quindi l’immagine di una città che aspira a diventare
una metropoli di livello europeo, se non mondiale, ma che in realtà è ancora soffocata dalle sue contraddizioni. Una città dove ai costi impossibili delle case non corrisponde un’altrettanto elevata qualità di vita, e dove problemi come il traffico o l’inquinamento sono ben lontani da una soluzione.
Rimane poi un dubbio -personale- sul progetto AmeRIcA, un programma partito dalla necessità di
adeguare le rette delle mense scolastiche alla situazione dei milanesi, utilizzando e
rendendo compatibili i diversi dati a disposizione dell’amministrazioni pubbliche. Un
programma che sta per esempio portando a scoprire chi ha effettuato false autocertificazioni per usufruire di sconti impropri sulle quote del servizio mensa. Un progetto dunque giusto, che aiuterà anche a razionalizzare gli interventi e a rendere più efficaci alcuni progetti, e che è stato sicuramente condotto nel rispetto della privacy, ma
che dimostra come i dati di cui dispongono le amministrazioni pubbliche possono essere utilizzati anche per fini diversi da quelli per i quali sono stati raccolti, e che rivela come queste informazioni circolino senza che ognuno di noi ne abbia il controllo.
Anche su questo credo che ci sia da riflettere.
Andrea Carobene
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Gli ostensori
L’ostensorio, cioè la suppellettile liturgica utilizzata per l’esposizione del SS.Sacramento ,nasce e si sviluppa nella prima metà del XIV secolo, forse dapprima in ambito tedesco, a seguito della diffusione tra i fedeli del desiderio di vedere l’ostia consacrata. Punto di partenza fu il sinodo di Parigi (1205-1208) che sancì l’innalzamento dell’ostia durante
la messa proprio per rispondere a tale esigenza di concretezza del popolo, in un’epoca
in cui la visio e l’ostensio del Mistero erano molto sentite. Il culto eucaristico vero e proprio però nasce dopo il Concilio Lateranense del 1215, nel quale si conclusero le dispute attorno alla reale presenza di Cristo sotto le specie eucaristiche, ribadite anche dalla
bolla di Urbano IV, che instaurava la festa del Corpus Domini, diffusa poi dal Concilio di
Vienna del 1311-1312. Tale devozione ebbe nuovo impulso nella prima metà del Quattrocento, in particolare dopo le indulgenze concesse da Martino V ed Eugenio IV, in relazione alle processioni del SS. Sacramento e poi grazie alla istituzione della pratica
delle Quarantore, che ebbe in Antonio Maria Zaccaria un instancabile propagatore,
proprio nella chiesa milanese del Santo Sepolcro. Il momento di massimo splendore del
culto eucaristico si ebbe nella prima metà del Seicento, in relazione alla polemica con i
protestanti. Il vaso adibito ad ostensorio derivò la sua forma dal reliquiario, per la stretta analogia tra reliquia e ostia consacrata-Corpo di Cristo (tant’è che in un primo tempo
lo stesso contenitore poteva avere entrambe le funzioni); quindi la forma più antica è certamente quella «a torre» (in ricordo del Santo Sepolcro), nella cui parte centrale veniva
collocata l’ostia, protetta da grate metalliche che ne permettessero la visione. Nella Chiesa latina prevalse, però, dal XV secolo, la tipologia «a disco raggiato», detta anche ostensorio romano, con evidente allusione simbolica dell’eucarestia come sole, secondo il versetto biblico “in sole posuit tabernaculum suum” (S XVIII, 5). A Milano si rimase fedeli
alle due tipologie più antiche: «a coppa»e«a torre». La prima in riferimento al calice del
sacrificio; la seconda, come già precisato al Santo Sepolcro, in nesso con il Mistero della morte e resurrezione di Gesù. Proponiamo ora tre esemplari, tra i più pregevoli e significativi, custoditi nel Tesoro del Duomo. Manufatto molto particolare è la colomba eucaristica, proveniente da Limoges (primo quarto XIII secolo); in origine si trovava sospesa
all’altare di San Pietro in San Nazaro e serviva per raccogliere le particole non consumate
nella celebrazione. La forma particolare allude chiaramente alla presenza dello Spirito
Santo durante il sacrificio eucaristico. La suppellettile è in rame dorato, con piumaggio
segnato da sottili incisioni e ornato con smalti policromi, il cui colore degrada dall’azzurro
intenso all’azzurro tenue e al bianco. Sul dorso si nota il coperchio a cerniera che chiude il porta-ostie. Della tipologia «a coppa» abbiamo l’ostensorio Castiglioni, così chiamato dallo stemma dell’omonima famiglia un tempo sul piede. Il ricettacolo centrale, con
lunetta in oro per sostenere l’ostia, è costituito da una campana ottagonale in cristallo
di rocca su cui sono incisi degli angioletti in volo; il coperchio è sempre in cristallo bordato in oro con perle, smalto verde ed ametiste. Molto bello il basamento o piede o forma di tronco d’albero, tutto in oro, con decorazioni analoghe al coperchio. Da ultimo
un ostensorio «a torre» detto anche architettonico dell’epoca di san Carlo: l’ostensorio
di Santa Tecla, il cui nome deriva dalla basilica in cui era un tempo custodito. È opera
lombarda del secondo quarto del XVI secolo, lavorato a sbalzo e a cesello, con parti in rilievo e le profilature architettoniche dorate. La struttura ricorda un piccolo tempio sulla
cui sommità svetta la statuetta di Cristo risorto.
Anna Roda
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Parrocchia
S. Angela Merici
Agenda della comunità
Lunedì 19 dicembre
• Alle ore 21 si riunisce il gruppo giovani coppie 2.
Martedì 20 dicembre
• Alle ore 16 e alle ore 21 liturgia penitenziale.
Mercoledì 21 dicembre
• Alle ore 14 festa di Natale per i bambini della scuola dell’infanzia.
• Alle ore 21 concerto natalizio del Coro ANA (Associazione Nazionale Alpini) promosso dal Consiglio di Zona 2.
Sposarsi nel Signore
Itinerario con i fidanzati verso il matrimonio
gennaio-febbraio 2006
È Dio che intreccia le mani di due individui, prima estranei,
facendoli diventare “una sola carne”.
Per questo la Chiesa non considera il matrimonio
solo un atto sociale o un contratto giuridico,
bensì un sacramento in cui atto umano
e presenza divina s’intrecciano efficacemente.
L’itinerario è realizzato allo scopo di maturare insieme alle coppie che si preparano al
matrimonio la consapevolezza di alcuni nuclei portanti della scelta del matrimonio cristiano e delle sue conseguenze.
Il metodo dell’itinerario prevede:
• un’introduzione (30’)
• un confronto-dialogo tra coppie a gruppi guidati da coppie animatrici
• una sintesi tutti insieme, per condividere le riflessioni
• preghiera di conclusione
Ci incontriamo nell’atrio delle aule di catechesi alle 21.00 secondo il calendario:
ven
13 gennaio Ci amiamo tanto da sposarci
ven
20 gennaio da cristiani con il sacramento del matrimonio
dom 22 gennaio ore 11.30: Festa della famiglia,
Celebrazione dell’Eucaristia e pranzo insieme.
ven
ven
ven
gio
27 gennaio
3 febbraio
10 febbraio
17 febbraio
saremo una carne sola
formeremo una famiglia chiesa domestica
a servizio della vita
per vivere il vangelo dentro la società
fogl onformativo - n. 347 - dicembre 2005
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Domenica 8 gennaio
• Durante la celebrazione eucaristica delle ore 10.00 festeggiamo tutti i bambini della comunità battezzati nel 2005.
• Alle ore 16 Celebrazione comunitaria dei Battesimi
Domenica 15 gennaio
• Dopo la celebrazione dell’Eucaristia delle ore 11.30 pranzo e incontro comunitario dei
gruppi giovani coppie 1 e 2. Sarà disponibile un servizio di baby sitting per i bambini.
Lunedì 16 gennaio
• Alle ore 21 si riunisce il Consiglio Pastorale Parrocchiale.
CORSO BIBLICO 2006
Vocazione e Sequela
all’ascolto della Parola di Dio
guidati da don MATTEO CRIMELLA, biblista
Mercoledì 11 gennaio 2006
Mercoledì 18 gennaio 2006
Mercoledì 25 gennaio 2006
Mercoledì 1 febbraio 2006
Mercoledì 8 febbraio 2006
Mercoledì 15 febbraio 2006
Mercoledì 22 febbraio 2006
La vocazione di Abramo (Gn 12,1-4)
Mosè e il Dio dei padri (Es 3,1-22)
Samuele e il discernimento (1 Sam 3,1-21)
I primi discepoli (Mc 1,16-20 e Gv 1,35-51)
I sette (At 6,1-7)
Seguire Gesù (Lc 9,57-62)
L’autorità del Risorto (Mt 28,16-20)
c/o Teatro Blu - ore 21.00
INCONTRI POMERIDIANI PER LA TERZA ETÀ
Questo il calendario degli incontri promossi dal Movimento Terza Età (ore 15.30):
giovedì 15 dicembre festa natalizia decanale presso la Parrocchia del Sacro Volto. Ritrovo alle ore 15.30 in via Sebenico
martedì 20 dicembre incontro biblico guidato da Roselia Mazza
giovedì 22 dicembre incontro di catechesi guidato da p. Cirillo e scambio di auguri
natalizi
martedì 10 gennaio Atelier del colore: disegno libero, con la guida di Adele Rebosio.
giovedì 12 gennaio tombolata
martedì 17 gennaio incontro biblico guidato da Roselia Mazza
giovedì 19 gennaio Viviamo la musica: i Cori verdiani, a cura di Adriana Schifano
martedì 24 gennaio Atelier del colore: disegno libero, con la guida di Adele Rebosio.
giovedì 26 gennaio incontro di catechesi sul testo I tre doni, guidato da p. Cirillo.
Si festeggiano i compleanni.
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Parrocchia
S. Angela Merici
Centro culturale
Giovedì 19 gennaio
• Visita guidata alla mostra Caravaggio e l’Europa. L’appuntamento è alle ore 17 all’ingresso della mostra, davanti a Palazzo Reale.
Sabato 21 gennaio
• Percorso borromaico, Pinacoteca Ambrosiana. L’appuntamento è alle ore 9.50 all’ingresso della Pinacoteca, in piazza Pio XI.
Informazioni ed iscrizioni presso il Centro Culturale (tel. 02.690123318, lunedì dalle 16
alle 18 e martedì, mercoledì e giovedì dalle 18 alle 19.30)
In decanato
Giovedì 12 gennaio
• Alle ore 21, presso la parrocchia di S. Paolo, lectio divina per gli adulti promossa dall'Azione Cattolica decanale e guidata da p. Giuseppe Serighelli. Brano di riferimento della serata sarà Gen 41, 33-45.55-57.
In città
giovedì 19, venerdì 20, sabato 21 gennaio - ore 21
La Compagnia Elefante Bianco
Art
di Yasmina Reeza, regia di Silvano Ilardo, coreografie Max Nasuti
con Silvano Ilardo, Marco Schiatti, Giacomo Casamassima
Ballerine: Michela Caredda, Arianna Tugnolo, Antonella Faviani
giovedì 26, venerdì 27, sabato 28 gennaio - ore 21
Associazione Culturale Tekiero
RADIO 70, o... "settanta mi da tanto"
regia Lucia Vasini
con Marisa Miritello, Igor Kolar, Giorgio Noverino Luci Francesco Tagliabue
Prenotazioni:
www.teatroblu.org
Pensieri e Colori Coop. Sociale
Tel. 02 3705 0694 (dal lunedì al venerdì 9-13 / 14-18)
[email protected]
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Mercoledì 21 dicembre
• Alle ore 21, presso il Chicobar di via Ollearo 5, Agricoltura biologica: quando la domanda incontra l'offerta. A cura di Aiab e Greenpeace assaggi di prodotti biologici
e presentazione della campagna G.O.D.O. (Gruppi Organizzati di Domanda e Offerta ), per la promozione di relazioni eque e trasparenti tra produttori e consumatori
di biologico e la creazione di filiere locali.
Giovedì 12 gennaio
• Alle ore 18, nella Sala di Rappresentanza del Rettorato dell'Università degli Studi di
Milano, in via Festa del Perdono 7, secondo appuntamento di lettura pubblica ed
ecumenica della Bibbia. Ogni incontro, a cadenza mensile, prevede un commento
a due voci del testo biblico insieme a un breve concerto, con interventi musicali a
cura dell'Ensemble Hornpipe. Domande e risonanze saranno raccolte alla fine degli incontri e attraverso una segreteria informatica. I relatori - Paolo De Benedetti e
Maurizio Abbà -dedicheranno l'ultima serata alla ripresa delle osservazioni fatte dai
partecipanti. Il ciclo di letture - provocatoriamente intitolato “Anche Dio ha i suoi
guai…” affronterà il libro della Genesi.
• Alle ore 21, presso la Sala della Trasfigurazione, piazza San Fedele 4, nell'ambito degli incontri promossi dal Centro Giovani coppie, Eugenio Borgna, psichiatra, terrà
una serata dal titolo Perché in coppia? Meglio soli?
Nella comunità parrocchiale
SONO ENTRATI
Carolay ERAZO NIVICELA (11 dicembre)
Angela ERAZO NIVICELA (11 dicembre)
Beatrice LAZZARI (11 dicembre)
Tommaso ZELI (11 dicembre)
Leopoldo MAZZON (11 dicembre)
Alessandro BALTIMORA (11 dicembre)
Alessandra COSTA (11 dicembre)
SI SONO UNITI IN MATRIMONIO
Matteo BILONI e Simona CIRILLO (9 dicembre)
CI HANNO LASCIATO
Ersilia MAGNI - 26 novembre (anni 80)
Maria TRUGLIA - 30 novembre (anni 89)
Liliana MORINI - 2 dicembre (anni 81)
Salvatore AVOLIO - 11 dicembre 2005 (anni 67)
Giulia SCHIERANO - 12 dicembre 2005 (anni 76)
Bianca Maria DEL GROSSI - 12 dicembre 2005 (anni 75)
S. Angela foglMerici
o
Parrocchia
nformativo
Direttore responsabile – p. Giuseppe Bettoni
Capo Redattore – Tata Tanara
Impaginazione – Pensieri e Colori
Stampa – Francesco Canale
Un ringraziamento particolare
a tutti coloro che collaborano
con gli articoli, alla fascicolatura e
alla diffusione del Foglio Informativo
Trovate il Foglio Informativo anche su:
www.americisss.it
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