non ha prezzo

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non ha prezzo
presso pizzeria da Mario
presso pizzeria da Mario
Caldo e afa, Tavolo Giovani:
guida alla Ex Domenichelli?
Ma anche no
sopravvivenza
pag
pag
6
3
music & drinks
dal mercoledì alla domenica
apertura da primavera a estate
DEGUSTAZIONE VINI
430 posti a sedere interni e 180 esterni
venerdì aperto fino alle 3,00 • sabato aperto fino alle 4.30
domenica, martedì, mercoledì e giovedì aperto fino alle 2
lunedì chiuso
SERATE JAZZ
SERATA TEMA
SERATA D’ARTE
Viale Italia, 191 • 36051 Creazzo (Vi) • tel. 0444522215
430 posti a sedere interni e 180 esterni
SANGRIA PARTY
Nuova Aim,
rivoluzione
azzoppata
pag
10
venerdì aperto fino alle 3,00 • sabato aperto fino alle 4.30
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lunedì chiuso
MOJITO PARTY
MUSICA DJ
Viale Italia, 191 • 36051 Creazzo (Vi) • tel. 0444522215
Viale Italia, 191 • 36051 Creazzo (VI) • tel. 0444 522215
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Viale Italia, 191 • 36051 Creazzo (VI) • tel. 0444 522215
n° 158
18 luglio 2009
euro 0,50
Fatti, personaggi e vita vicentina
Direttore responsabile Luca Matteazzi
La libertà
non ha prezzo
flickr.com/saebaryo
Appello per ribadire i valori del No al Dal Molin
E per fare della battaglia sulla Ederle2
una prospettiva per il futuro della città. E non solo
MONDO TAPPETO
VICENZA Via Quadri, Parco Città n.17
Importazione diretta dalla Persia
Tel. 0444 317212
Per appuntamenti fuori orario chiama: 320 4140629
Prova a domicilio senza nessun impegno
VENDITA – RESTAURO – LAVAGGIO
Ciàcole
A
Sottosopra
vete mai sentito parlare
di “Fil”? E avreste mai
immaginato che in Costarica si vive meglio che in Europa? Non preoccupatevi,
siete in buona compagnia.
Il “Fil” è l’indice di Felicità
Interna Lorda, ed è protagonista di una classifica
molto particolare elaborata
da un’organizzazione non
governativa inglese e pubblicata da vari quotidiani
negli ultimi giorni. Gli economisti e i sociologi che ci
hanno lavorato invece di
prendere il Pil come riferimento del benessere di una
nazione, cioè invece di basarsi su produzione, consu-
mi e fatturati, hanno scelto
di guardare altrove: calcolando l’impronta ecologica
(la quantità di suolo che è
necessaria per garantire il
livello di vita di una comunità), l’aspettativa di vita,
e il grado di soddisfazione
degli abitanti. In pratica,
ambiente pulito contro petrolio, tempo libero contro
produttività, sobrietà vivere contro consumismo.
I risultati sono sorprendenti: in cima alla graduatoria
c’è il Costarica, dove il 99
per cento dell’energia viene
da fonti rinnovabili e l’85
per cento della popolazione
si dichiara felice. Seguono
altri nove stati dell’America Latina, e molte nazioni al di sopra di ogni
sospetto. L’Occidente ricco
e sviluppato, in questa graduatoria, è molto indietro,
penalizzato soprattutto da
un’impronta ecologica insostenibile, mentre in fondo ci sono le nazioni più
povere dell’Africa. L’Italia
è dopo la settantesima posizione. Sarebbe interessante sapere come si colloca il vicentino, che si vanta
spesso di avere un Pil superiore a quello di intere
nazioni. Ma che sull’indice
di felicità potrebbe avere
qualche brutta sorpresa.
Vicenza
Contrà F. del Gambero, 26
0444 545378
il buon gelato artigiano
il fatto
arena
VerOna
Foto Fainello
L’anagrafe delle
fragilità proposta
dopo la torrida
estate del 2003 è un
fantasma. Ma la rete
di Comune, Ipab e Ulss
è pronta a intervenire.
Dai condizionatori
ai numeri di pronto
intervento, ecco cosa
fare quando il solleone
picchia duro
87° F e S T i V a l
giugno 19, 27
luglio 2, 9, 14, 18, 23, 30
agosto 2, 13, 20, 23, 25, 28
giugno 20, 25, 28
luglio 4, 12, 16, 22, 26, 28, 31
agosto 5, 8, 16, 18, 21, 27, 30
giugno 26
luglio 3, 10, 17, 29
agosto 4, 7
luglio 11, 15, 25
agosto 1, 6, 14
24 luglio
Serata di Gala con
agosto 15, 19, 22, 26, 29
Carmen
aida
TurandOT
il BarBiere
di SiViglia
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TOSCa
In caso di necessità la Fondazione Arena di Verona si riserva il diritto di modificare il presente programma
Info: w w w. a r e n a . i t - ( + 3 9 ) 0 4 5 8 0 0 51 51
Sponsor ufficiali
3
pag
Caldo e afa,
istruzioni per l’uso
di
19 giugno - 30 agosto 2009
158 del 18 luglio 2009
numero
Major Partner
di Andrea Fasulo
Q
CHiaMa
PER sCoPRiRE
i nuoVi
aBBonaMEnti
2009
tutti i comuni si sarebbero dovuti
uest’anno si è fatta attendere
dotare. Un mezzo utile ad “agganun po’ più del solito, ma è baciare” all’attenzione dei servizi
stato qualche giorno di afa e temsociali e delle strutture sanitarie
perature over 30° per far scattare
chi potrebbe aver bisogno di indi nuovo l’emergenza caldo. I temterventi rapidi e mirati. A tutt’ogporali che fino a poche settimane
gi però, come rileva
fa rinfrescavano l’aria,
un articolo apparso
provocando in alcunei giorni scorsi sulni casi anche danni
le pagine del Corrieconsiderevoli, semre della Sera, questo
brano già un ricordo,
strumento è preseni termometri salgono C’è un numero
te in solo la metà dei
fino a toccare i 34-35
attivo
circa 8.000 comuni
gradi, e si torna subito
italiani. A Vicenza
a parlare di allerta e dalle 7 alle 24
esiste già da qualche
caldo africano, anche per qualsiasi
anno un piano “Estase per il momento sia- evenienza
te sicura”, che viene
mo distanti dalle conrinnovato anche in
dizioni della torrida
questo 2009, ma di
estate del 2003, con
“anagrafe delle fragilità” neanche
15.000 decessi causati dal caldo
l’ombra. Tanto che nè l’assessore
in Francia e 7.000 nel nostro paecompetente nè i dirigenti dell’asse. Proprio allora, sulla scia delle
sessorato avevano avuto notizia
polemiche, il ministro della Salute
della sua esistenza. Una circolare
Girolamo Sirchia predispose un
persa per disattenzione sotto pacpiano per limitare gli effetti della
chi di fogli? Colpa dei precedenti
calura sulle fasce di popolazione
amministratori che non hanno
più esposte a rischi. Molti ricorderecepito nè trasmesso alcunchè ai
ranno come vennero accolti, con
successori? Tutto molto più semforti perplessità e in qualche caso
plice, come spiega l’assessore alla
battute ironiche, gli inviti rivolti
famiglia e alla pace Giovanni Giuagli anziani a trascorrere i pomeliari dopo un controllo sulle diretriggi in centri commerciali e supertive impartite dal viceministro con
mercati dotati di aria condizionata
delega alla Salute Ferruccio Fazio.
o presso le caserme dei vigili del
“Il ministero chiede che i comuni
fuoco. Ma quelle trovate estempotrasmettano entro il primo aprile
ranee nascondevano anche qualche
alle autorità sanitarie l’elenco deliniziativa più strutturata.
le persone con più di 65 anni. Ma
questi sono dati che da noi l’Ulss
L’anagrafe dimenticata
aggiorna di routine, per poi coorIl piano Sirchia prevedeva infatti
dinarsi con la Regione”.
un’”anagrafe delle fragilità”, sorta
di elenco degli anziani e persoIl piano “Estate sicura”
ne più a rischio stilato sulla base
Al di là dell’anagrafe, il Comune di
dell’età e della storia clinica, di cui
Vicenza si è preparato ad affrontare l’emergenza caldo grazie ad una
rete assistenziale consolidata: “Il
comune monitora costantemente
la situazione degli anziani a rischio attraverso il servizio sociale
e le strutture dell’Ipab” spiega l’assessore. Tutte le segnalazioni di
intervento vengono smistate da un
call-center. Chiamando lo 0444221020, attivo tutti i giorni dalle
ore 7,00 alle 24,00 fino al 31 agosto, un operatore sarà già in grado
di attivare le necessarie misure. Ci
si metterà allora in contatto con la
struttura ospedaliera per un’emergenza sanitaria. O si attiveranno
Aim e Amcps per piccoli interventi di manutenzione nelle abitazioni: “Ma consigliamo anche di
frequentare i nostri centri diurni,
che sono dotati di climatizzazione.
Poi si può accedere, sempre grazie
all’Ipab e a Federfarma, alla consegna a domicilio dei pasti o dei
farmaci. Questo per evitare che le
persone anziane siano costrette
ad uscire di casa nelle giornate più
calde” aggiunge Giuliari. Il comune dispone inoltre di 40 condizionatori che possono essere concessi
in comodato d’uso per tutta l’estate
a chi, abitando nelle case popolari, ne facesse richiesta. Poi ci sono
convenzioni con le piscine comunali per offrire tariffe agevolate a
chi dispone di un reddito inferiore
ai 20.000 euro.
Pochi interventi, tanti consigli
“Estate sicura” è un’iniziativa che
dura ormai da diverso tempo ma
che, secondo i dati forniti dall’assessore, non sembra dover venire
incontro ad un gran numero di
di calore. Probabilmente faremo in
richieste: ogni anno una trentimodo di liberare posti letto in alna, quest’anno fino ad ora solo 10
tri reparti per averne un numero
gli interventi. Ma se la situazione
più adeguato” dice il primario del
dovesse aggravarsi? “Se avessimo
pronto soccorso cittadino Vincendavanti 2 o 3 settimane di caldo
zo Riboni. “Le raccomandazioni
intenso dovremmo alzare la soglia
sono più o meno
di attenzione. Ma siasempre le stesse:
mo in ogni caso pronti
bisogna stare a riad affrontare la cosa,
poso, non uscire
tanto più che ogni anno
nelle ore più calde,
il servizio viene miglionon creare situaziorato”. Anche in ospeda- Riboni:
di disidratazione.
le ogni anno si devono
“Ci si preoccupa ni
Quindi bere acqua e
fare i conti con i sempre
mangiare alimenti
numerosi casi di malo- anche troppo.
facilmente digeribire dovuti alle tempera- Noi siamo
li, preferibilmente
ture africane. E spesso pronti”
frutta e verdura”. E
il pronto soccorso è
la famosa “anagrafe
il primo approdo. Ma
delle fragilità”? Alla
quest’anno sarà diverUlss se ne è mai parlato, visto che
so dal solito? “Ogni anno ci si prel’input viene dal viceministro alla
occupa eccessivamente per il caldo
Salute? “Non ne conoscevo l’esio per il freddo. Noi manteniamo
stenza, ma mi sembrerebbe uno
come al solito alto il nostro livello
strumento valido” commenta il
di attenzione. Siamo già pronti ad
primario.
affrontare i vari scompensi o colpi
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Direttore Responsabile
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fax 0444 926780
Redazione
corso Btg. Monte Berico, 34 (VI)
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ALESSIO MANNINO
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Collaborano:
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Giornale chiuso in redazione alle ore
12,00 di giovedì 16 luglio 2009.
Stampa
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36040 Grisignano di Zocco (vi)
tel. 0444 414303
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Tribunale di Vicenza n. 1181
del 22 agosto 2008
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primo piano
158 del18 luglio 2009
numero
4
pag
primo piano
158 del18 luglio 2009
numero
Appello
urbano, compensazioni viarie e
ambientali, eventualmente un
eliporto (sic). Volendo trovare un
paragone, sarebbe come accettare
di essere espropriati di una parte
della propria abitazione per farci
un bunker zeppo di armi chiedendo come consolazione di imparare
meglio la lingua di chi ci si andrà
ad appostare, una nuova strada
per meglio collegarlo all’esterno
e qualche alberello lì vicino per
abbellire il panorama. Senza neppure porsi il dubbio se il legittimo
padrone di casa abbia la possibilità di dire no, visto che è casa sua.
Ma è il sottile ricatto politico e
morale il vero male oscuro che si
cela dietro un’iniziativa ammantata di amore per la “pace”. Se non
ti adegui al fatto compiuto calato
dall’alto, non sei per la pace. Ergo,
sei un violento. Anche Martin
Luther King era cocciuto nel non
adeguarsi all’apartheid in America, anche Gandhi nel non volerne
sapere del colonialismo inglese.
Secondo la logica distorta dei pacificatori alle vongole, anche loro
erano violenti. Ma cos’è la “pace”,
per una cittadina di provincia
come Vicenza? Secondo lorsignori, assenza di dialettica, di polemica, di confronto/scontro fra
punti di vista opposti. In pratica,
perseguire coerentemente il rifiuto ad un’imposizione - frutto di
esigenze straniere dato che la nuova base non è italiana né è utile in
alcun modo alla difesa nazionale
- equivarrebbe ad essere contrari
alla “pace”. Una pace che assomiglia molto alla soppressione del
libero, anche acceso, conflitto fra
opinioni diverse. Una pace da cimitero. Il cimitero della democrazia, in cui ogni opinione, dalla più
sull’economia industrial-capitalista, sempre più in mano ad invisibili burattinai (la finanza delle
banche, che tiene in ostaggio lavoratori, imprenditori, tutti), che
per sopravvivere deve inseguire
senza sosta la crescita infinita:
produrre per consumare, consumare per produrre, vivere per
lavorare, lavorare per produrre,
in un circolo vizioso masochista
e insensato. Questo gioco al mas-
eterodossa alla più comune, e in
particolare quella delle minoranze, dovrebbe invece avere piena
cittadinanza e libertà effettiva di
esprimersi.
Ma i “pacifinti” insistono: chi si
ostina nel No al Dal Molin commette il grave peccato di “ideologia”. Cos’è l’ “ideologia”? In senso
letterale, è una visione del mondo. Nel senso spregiativo corrente, di derivazione marxiana, è la
copertura astratta di interessi
concreti (gli affari, l’economia).
Ora, coltivare un’idea della società è tutt’altro che un delitto: è
l’abitudine che l’uomo ha da millenni per spiegarsi il perché delle
cose e per conferire un senso alla
propria esistenza. E infatti ogni
società possiede, come puntello
al proprio ordine interno, un’ideologia. Anche la nostra ne ha una.
Nell’Occidente con capitale Washington l’ideologia dominante è
il modello di sviluppo imperniato
sacro ha portato l’Occidente ad
estendere il proprio dominio economico e commerciale a quante
più parti del globo (globalizzazione). La globalizzazione, per
alimentarsi, ha bisogno di conquistare sempre nuovi mercati,
importando ovunque mette piede
la way of life di cui gli Usa sono i
campioni e gli armigeri (“lavora,
consuma, crepa”). Di qui la necessità di convertire quei popoli
che vi resistono con le buone o
con le cattive. Cioè con la guerra.
Ovvero coi soldati stipati nelle
basi come la Ederle 2 vicentina,
da cui partiranno, come già succede con la Ederle 1, i parà ingaggiati con la missione di “esportare la democrazia” in Afghanistan
e Iraq.
Cos’è la “democrazia”? Secondo
i suoi acritici fautori, è il sistema
in cui il cittadino assegna una
cambiale in bianco ad un partito,
che, si badi bene, per essere pie-
namente riconosciuto deve riconoscersi nel pensiero unico obbligatorio, l’ideologia dell’Occidente
“buono”. Sottinteso: tutti gli altri
sistemi di governo, tutti gli altri
modi di vivere sono, va da sé, cattivi, retrogradi, incivili, primitivi. E tutti coloro che in Occidente
si azzardano a mettere in discussione questo dogma, sono estremisti, facinorosi, intendenti col
nemico. Di qui la guerra culturale contro l’Islam, ad esempio (ma
solo quando fa comodo: lo stato
islamico più illiberale, antidemocratico e per giunta misogino, ma
alleato di ferro degli Stati Uniti,
l’Arabia Saudita, gode di ottima
stampa da noi, cioè non se ne
parla mai, mentre i Talebani afghani, irriducibili nel voler restare estranei al nostro mondo, sono
dipinti come mostri disumani).
In realtà, la nostra democrazia
non rispetta i suoi presupposti.
Non è democrazia. O lo è forse
uno Stato che non tiene conto
della volontà della popolazione, e
che le vieta perfino di dire la sua
sulla sua terra? Fa l’interesse del
nostro popolo un regime, governato dai berlusconi o dai veltroni
fa lo stesso, assuefatto alla balorda continuità Nato (a che serve,
se il Patto di Varsavia non esiste
più?),
dell’alleanza-sudditanza
con gli Usa (a quando un’Europa
indipendente?), dell’occupazione
da parte di un esercito straniero
(quando scade il mutuo per averci
liberato dai nazisti)? E’ democrazia una conventicola di partiti autoreferenziali che concede, bontà
sua, lo zuccherino delle elezioni
per poi farsi gli affari propri e
gli affari di chi li manovra e li
foraggia, cioè banche, industrie
assistite, lobby criminali? Per essere una vera democrazia, deve
esserlo fino in fondo. Perciò io,
libero cittadino, posso battermi
finchè voglio, resto contro fino
a quando non cambio idea e, se
le anime belle consentono, odio
chi mi pare. Perché il bene più
importante non è che tutti ce ne
stiamo zitti e buoni per non disturbare il manovratore. Non
è, come nel caso del Dal Molin,
anestetizzare il dissenso, che dà
fastidio a chi ci guadagna (o potrebbe guadagnarci). Non è, gratta gratta, l’unica preoccupazione
dei benpensanti: il dio Denaro,
l’unico dio. Il valore più prezioso è la dignità, impalpabile e non
monetizzabile. E la dignità non è
merce contrattabile.
L’unico patto che Vicenza deve
prendere con sé stessa è fare da
Alessio Mannino
Marco Milioni
Per firmare l’appello potete
andare su www.vicenzapiu.com
flickr.com/ChiBart
“pacificazione” il mettere la mora lotta è la vita stessa, dicedacchia allo scontro d’idee, sale
va Eraclito. Quella che negli
della democrazia.
ultimi anni ha animato Vicenza
Prendiamo ad esempio la recente
contro il diktat di Roma, che per
lettera aperta alla città intitolata
compiacere l’alleato-padrone Usa
“Patto per Vicenza”, firmata da
ha avallato la costruzione di una
tre associazioni rappresentate da
nuova base americana, è stata una
Ubaldo Alifuoco, Mario Giulianabattaglia di civiltà. Perché investe
ti e Franco Figoli. I tre alfieri del
tre princìpi cardine: l’autodetertrasversalismo (di cui il terzo è
minazione popolare, la coerenza
praticamente sconosciuto ai più,
con le regole della democrazia e
mentre Alifuoco è un ex sindacasoprattutto il rispetto per sé steslista Cgil fattosi portabandiera del
si, la dignità. Il no al Dal Molin
mercato purchessia e
a stelle e strisce è
Giulianati un sociaun no nobile e idealista di lungo corso
le perché giusto per
oggi berlusconiano
principio. E i princìpi
osservante) hanno
non hanno prezzo,
lanciato una manciané ammettono conta di proposte “opetropartite.
L’uomo
Pacificare?
rative” con l’intento
moderno venderebbe
di “pacificare” gli
anche la madre (la Nessuna pace
animi dopo quattro
terra su cui è nato o se la dignità
anni di scontro base
grazie alla quale vive) è in pericolo
sì/base no. Il merito
pur di farci quattrini.
è di una pochezza diL’occidentale,
l’itasarmante. Per ripaliano, il vicentino che
rare il danno del raddoppio (non
vive all’insegna del motto “lavora,
“allargamento”, come si sente dire
consuma, crepa” è uno straccioipocritamente) della presenza Usa
ne pronto a contrattare qualsiasi
a Vicenza, si caldeggiano scambi
cosa, anche la dignità, per arricculturali e gemellaggi scolastici e
chirsi e rannicchiarsi nel quieto
universitari, una base per la Provivere. Deride gli ideali chiamantezione Civile a fianco di quella
doli ideologie, bolla le idee non
del Pentagono, infine un bosco
conformi come violente, chiama
flickr.com/army mil
L
flickr.com/zingaro
Dopo quello di Alifuoco-Giulianati-Figoli (pubblicato sul GdV
e sulla Domenica dell’11 luglio), ecco un contro-patto da sottoscrivere
per smascherare le falsità sul No al Dal Molin. E ragionare
per fare della battaglia sulla Ederle 2 una prospettiva per il futuro
flickr.com/Mario Mazzardo
alla dignità di Vicenza
apripista ad una battaglia d’idee
che va al di là del Dal Molin: liberare l’immaginario dalle falsità del pensiero unico. Anzitutto,
chiamando le cose col loro nome
(e smascherando chi bara sulle
parole). In prospettiva, ripensare
il nostro modello di vita. Per tornare ad averne uno più umano, e
non, come ora, schiavo di un benessere fasullo e precario che si
sostiene sulle bombe intelligenti
e sulle guerre “democratiche”
dell’America e dei suoi lacchè.
Facendo appello all’autodeterminazione di cittadini sovrani, che
i buoni samaritani vorrebbero
barattata per una “pacificazione”
da sudditi svenduti, col contentino di un patetico “bosco urbano”.
Questo pur di far felici lo Zio Sam
che fa i suoi porci comodi a casa
nostra, i governi di destra e sinistra che gli fanno da tappezzeria,
e i costruttori amici degli amici
(coop ex rosse, palazzinari locali)
che ci fanno la cresta sopra. Il tutto con l’aureola della democrazia
“rappresentativa”, truffa clamorosa che altro non è che l’involucro legittimante di uno sviluppo
che non sviluppa più niente ma
al contrario divora l’ambiente, la
sovranità, la libertà di pensiero,
l’indipendenza dei popoli e la nostra stessa vita.
5
pag
Il commento
Il Dal Molin e l’inversione di rotta
Dell’appello lanciato dal nostro
redattore Alessio Mannino e dal
giornalista e blogger freelance
Marco Milioni condivido molti
punti. Soprattutto ne condivido l’impostazione di fondo: la
costruzione della nuova base è
figlia di un sistema economico
e sociale basato su consumismo esasperato e su produzione
spinta all’eccesso e sostenuta
(anche) a forza di bombe. E il no
al Dal Molin è quindi un no di
principio, non monetizzabile e
non compensabile (anche se chi
amministra ha il dovere di cercare di trarre il massimo per la
comunità anche nelle situazioni
peggiori).
Se però l’appello firmato da Alifuoco, Giulianati e Figoli volava
troppo basso – il bosco urbano,
la base per la protezione civile,
l’eliporto, gli scambi culturali -,
quello lanciato da Mannino e Milioni pecca forse dal lato opposto. Fa un’analisi complessiva del
sistema che porta al raddoppio
della Ederle, ma lascia Vicenza
sullo sfondo, senza mettere sul
piatto proposte concrete. Comprensibile, visto che l’intento era
quello di ribadire la contrarietà di principio alla nuova base
Americana, una contrarietà che
esclude in partenza l’idea stessa
delle “compensazioni”.
Ma se il caso Dal Molin vuole diventare la base per un ripensamento del nostro modello di vita,
è necessario cominciare a ragionare anche su scelte che tocchino
da vicino la città. Io ne suggerisco tre, senza pretesa che siano
le migliori, le più importanti o le
uniche.
- Il territorio. Il caso Dal Molin è
l’ennesimo esempio di abuso del
territorio. Lo abbiamo scritto e
documentato più volte: nel Vicentino, come in tutto il Veneto,
si è costruito molto, anzi troppo,
e molto spesso in modo dissennato. Ci sono più case di quelle
che servono, più capannoni di
quelli che vengono utilizzati, e
nonostante questo si continuano a progettare nuovi insediamenti. È ora di dire basta, e di
ragionare intorno a limiti seri
e rigorosi al consumo di suolo e
alle nuove edificazioni, in tutte
le fasi della pianificazione, dalla
AI
RISTORANTE PIZZERIA
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Regione in giù.
- La mobilità. Insieme a quello del Dal Molin viene portato
avanti il progetto della tangenziale nord. Sottointeso: per assorbire un volume di traffico che
continuerà ad aumentare. Vero,
ma il problema non dovrebbe essere quello di reggere un traffico
sempre più caotico e convulso,
quanto quello di cominciare a diminuire il numero di auto in circolazione. L’auto è una gran comodità, nessuno lo discute, ma se
la si guarda da un punto di vista
collettivo è un disastro, con costi
ambientali, sociali ed economici
enormi. Io credo che l’idea di una
città senza auto, o in cui l’uso
dell’auto sia davvero ridotto al
minimo, non sia un’utopia, e che
il risultato sarebbe una città in
cui si vivrebbe meglio. E in cui,
forse, si potrebbe fare a meno di
opere costosissime e dall’impatto
enorme.
- La partecipazione. La nostra
democrazia è sempre più formale, e il Dal Molin ne è un caso
esemplare. Un governo nazionale può imporsi sulle comunità locali, ma dovrebbe almeno avere
la decenza di spiegare, motivare
e illustrare nei minimi dettagli
quello che ha intenzione di fare.
Tutte cose che con la Ederle2
sono mancate completamente. Invece la partecipazione e la
condivisione delle scelte, dovrebbe essere uno dei cardini della
vita amministrativa, anche qui,
a tutti i livelli.
Idee troppo generali? Forse sì.
Ma sono solo un punto di partenza. E in ogni caso me la cavo
citando un autore apprezzato
anche da Mannino e Milioni.
“I compromessi possibili sugli strumenti della transizione
non devono far perdere di vista gli obiettivi sui quali non si
può transigere – scrive Serge
Latouche in uno dei suoi ultimi
libri -. Si possono immaginare
diversi scenari di transizione
dolce. L’importante comunque
rimane il cambiamento radicale
di rotta”. Possiamo discutere sul
come, ma cominciamo ad invertire la rotta.
Luca Matteazzi
158 del18 luglio 2009
focus
numero
6
pag
Non solo centro sociale
ché non va in porto il progetto per
viale Milano – ragiona Furegon -.
Va bene, ma perché non partiamo
dal far vivere quello che c’è già in
città: ci sono moltissime realtà,
dalle associazioni alle scuole ai
gruppi informali, che tengono in
piedi attività e iniziative, e a cui
basterebbe un po’ di sostegno in
più per fare più tranquillamente
il loro lavoro. In quasi ogni quartiere c’è una ludoteca, o un centro
giovanile, o un oratorio: facciamoli vivere davvero, e forse si scopri-
La tavola dei giovani
158 del18 luglio 2009
focus
numero
cui fa eco Matteo Celebron.: “È in
una struttura bellissima, con un
servizio ben gestito e bene organizzato, si può fare affidamento su
quella”. Oppure altre sale disponibili nei quartieri. “Per me un’idea
potrebbe essere quelle di creare
una sorta di oratori laici – aggiunge Lorenzo Comparin, presidente
del gruppo giovani di San Pio X (il
gruppo che organizza Spio rock)
ed esponente del coordinamento
delle feste rock - . Con i biliardini,
le freccette, le carte, la possibili-
L’assessorato alle politiche giovanili lancia
ViLab, la consulta dei giovani. Dal centro
per ragazzi (“Potrebbe anche non servire”)
alla mobilità (“Dateci gli autobus per la
discoteca”), ecco la voce dei ragazzi
di Luca Matteazzi
| La presentazione di ViLab
B
us a prezzi scontati per andare
in discoteca senza rischiare la
patente e la vita, futuro centro giovanile (attenzione, non chiamatelo
centro sociale!), tornei di calcetto all’ombra della Basilica e feste
d’istituto nel nuovo teatro. Alcune
sono proposte già discusse e quasi
pronte, altre sono solo idee appena
abbozzate. Di certo c’è che ViLab,
il nuovo tavolo di lavoro promosso
dall’assessorato alle politiche giovanili, in appena un paio di mesi di
attività ha già cominciato a mettere un bel po’ di carne al fuoco.
L’iniziativa, partita da un’idea
dell’assessore Alessandra Moretti,
raccoglie una ventina di rappresentati del mondo giovanile vicentino. C’è chi viene dal mondo
della politica e dei partiti (Sinistra
Democratica, il Pd, il Pdl, la Lega
Nord, l’Italia dei Valori, le civiche
come Vicenza Capoluogo e la lista
Variati), c’è chi porta la voce delle
associazioni e delle cooperative ArciRagazzi, Scout, Associazione
Noi (quella che gestisce gli oratori), cooperativa il Mosaico, i gruppi
delle feste rock, Aster3, le associazioni dei migranti – e c’è chi viene
dall’esperienza della scuola, come i
rappresentanti degli studenti delle
superiori e dell’università. Tante
anime, tanti punti di vista, che ora
hanno un tavolo dove confrontarsi
e da cui far sentire la proprio voce.
Non sarà facile, e i primi ad esserne coscienti sono proprio loro.
Tanto per fare un esempio, uno
dei primi ostacoli da superare sarà
quello di trovare un metodo di lavoro condiviso tra chi vorrebbe
un’organizzazione più gerarchizzata (con sottocommissioni e votazioni a maggioranza), e chi, invece, propende per la discussione
ad oltranza fino al raggiungimento
di una proposta condivisa da tutti. Può sembrare una questione di
poco conto, ma a volte è proprio
Aim, di solito molto poco utilizzate.
“Non c’è stato il tempo di organizzarla – spiega Marco Furegon di
ArciRagazzi -, però questo potrebbe essere una soluzione per tutti gli
eventi culturali della città: e non
avrebbe valore solo per la prevenzione degli incidenti,
ma anche per la riduzione del traffico e
dell’inquinamento”.
Meno alcol,
Dai ragionamenti sul
più taxi
Ci sono
bus navetta sono nate
Spostarsi la sera in
poi altre idee, sempre
modo sicuro, rapido e posizioni
in tema di trasporti e
possibilmente econo- molto diverse:
viabilità, soprattutto
mico è un problema riusciranno a
notturni. “Si potrebbe
con cui tutti i ragazzi,
trovare
pensare ad un serprima o poi, si trovizio di prontobus
vano a dover fare i un’intesa?
– aggiunge Matteo
conti. Non è un caso
Cocco, ex rappresenche uno dei primi
tante del liceo Quaargomenti discussi al
dri ed esponente della consulta
tavolo del Vilab sia propri quello
provinciale degli studenti -, cioè di
della mobilità. È stata lanciata, ad
autobus a chiamata per spostare
esempio, la proposta di creare un
gruppi di giovani verso le zone dove
servizio di bus navetta per le feste
ci sono i locali serali. Qua in città
rock, che tra l’altro aderiscono alla
se vuoi andare in discoteca a piedi
campagna “Meno alcol, più gusto”,
hai almeno mezz’ora di strada da
magari spostando alcuni autobus
fare, per forza si usa la macchina.
dalla corse delle linee notturne di
su bucce di banana come questa
che rischiano di scivolare anche le
iniziative migliori. Per il momento,
comunque le buone intenzioni non
mancano. E nemmeno le proposte, almeno da quello che abbiamo
raccolto andando a sentire alcuni
dei componenti della
consulta.
| Nell’area dell’ex Domenichelli, oggi abbandonata,
dovrebbe nascere il futuro centro giovanile
| La carenza di aule studio è molto sentita
Invece questa è una cosa che altre
città hanno sperimentato e sta funzionando, e non avrebbe nemmeno
costi pesantissimi per le casse del
Comune”. Un’altra iniziativa a cui
si sta lavorando è l’idea di fare delle
convenzioni con le cooperative di
taxi, per poter mettere a disposizione delle corse serali per i ragazzi
a prezzi agevolati. E un occhio di
riguardo viene riservato anche alle
biciclette. Un servizio di noleggio
bici ben strutturato, osserva ancora Cocco - aiuterebbe molto gli
studenti che arrivano in città da
fuori e sono costretti a prendere
un secondo autobus per raggiungere la scuola. “Con la bicicletta ci
metterebbero dieci minuti”, spiega. “Servizi simili ci sono anche a
Schio e Bassano – aggiunge Matteo
Celebron, ex rappresentante del
Rossi, ora delegato del movimento
Giovani Padani della Lega Nord -.
Magari non risolvono il problema,
ma aiutano a sensibilizzare su un
uso diverso della mobilità”.
Spazi sì, centro forse
Parlando di giovani, è difficile
non far cadere il discorso sul centro “sociale”. Quello degli spazi da
mettere a disposizione dei ragazzi
è una questione che si trascina da
anni, per non dire da decenni. E
che nonostante le infinte proposte
messe sul tavolo (con quanta volontà di portarle davvero in porto
è un altro discorso) è ancora ferma lì, esattamente dov’era rimasta
quando le ruspe buttarono già lo
Yabasta. Variati ne ha fatta uno dei
cavalli di battaglia della propria
campagna elettorale, lanciando
l’idea di creare un grande centro
giovanile nell’area dell’ex Domenichelli, a due passi dalla stazione.
Un’idea nuova, ma che non pare
aver scaldato troppo i cuori degli
under 30 vicentini, ben consapevoli che prima di vedere il taglio
del nastro in via Torino ci vorranno, nella migliore delle ipotesi, alcuni anni. “Ci vorrà tempo – sintetizza Matteo Cocco -. Il punto da
affrontare, dunque, è come rendere la città più a misura di giovani in
questo tempo”. E che, in ogni caso,
non sono del tutto convinti che
concentrare le attività dei giovani
in un unico centro sia la soluzione.
E allora, che fare nel frattempo? Le
idee non mancano. “Si parla di trovare delle soluzioni tampone fin-
| I trasporti sono stati uno dei primi argomenti di discussione
rebbe che di un grande centro giovanile non c’è bisogno. Invece di
accantonare centinaia di migliaia
di euro per progetti enormi, perché non finanziamo le tante realtà
che già ci sono: si risparmia, e non
si rischia di creare qualcosa che
poi non si sa se verrà usato. Perché con i ragazzi c’è sempre questo rischio; se una cosa è calata
dall’alto, viene vista come un’imposizione. Se gli dai una scatola, e
lasci che decidano come riempirla
va bene, ma se nelle scatola c’è già
tutto, non è detto che i ragazzi ci
vadano, che la sentano come un
luogo loro”.
In quest’ottica potrebbe rientrare
anche un uso diverso di molti spazi oggi poco utilizzati. Le sedi delle circoscrizioni, ad esempio: “Ci
sono tanti spazi piccoli che potrebbero essere destinati ai giovani,
dalle sedi delle circoscrizioni, che
adesso sono quasi sempre vuote,
al centro Tecchio – aggiunge Cocco -: cerchiamo di vivere questi,
promuovendo iniziative ed eventi.
In città, ad esempio, mancano anche le sale prove”. O la nuova sede
dell’Informagiovani. “Ha molte
potenzialità”, dice ancora Cocco, a
tà di far qualcosa che non sia solo
stare fuori dai bar o alle panchine
di un parco per bere qualche birra
e fumare il pacchetto di sigarette. Io lo vedo qui a San Pio X: gli
anziani hanno un centro bellissimo, molte associazioni hanno uno
spazio, i ragazzi invece si trovano
nella piazza della chiesa o sulle
panchine del parco, che però non
sono posti pensati per loro”.
Il centro giovanile, infine, potrebbe anche essere collegato alla biblioteca, come del resto era anche
nel progetto originario della giunta Variati: “Per me un centro giovanile dovrebbe permettere anche
lo studio nel pomeriggio, che è
un’esigenza molto sentita - riprende Celebron -. Ci sono un sacco di
ragazzi che vanno a studiare in biblioteche fuori città perché si trovano meglio, mentre la Bertoliana
ha quest’aria un po’ antica”.
Le altre sfide
Da Vilab, comunque, lo sguardo
si allarga anche verso questioni
più ampie “Perché no – osserva
Cocco – alla fine noi siamo quelli
che vivranno nella città di domani”. La rivitalizzazione del centro
storico e di una città che si porta
addosso l’immagine di una bella
addormentata, ad esempio, è una
di queste. “Quello del centro storico è un problema delicato – afferma Celebron -: se si vuole che
sia frequentato, bisogna dare alla
gente la possibilità di farlo. Se i
bar chiudono alle 11, è chiaro che
i ragazzi vanno fuori. Poi ovviamente bisogna conciliare le esigenze di chi vuole divertirsi con
quelle di chi in centro ci vive: io
credo che si potrebbe imparare
dall’esperienza di Bassano, che
è molto più vivace e dove non ci
sono particolari problemi. Oppure cercare di fare qualcosa di
diverso, anche copiando dai paesi
più piccoli: dei tornei di calcetto,
di calcio saponato, di pallavolo,
potrebbero essere un bel richiamo. Anche perché abbiamo una
piazza che, oltre ad essere buia,
sembra abbandonata”. Sul fatto
che il centro storico langue sono
più o meno tutti d’accordo. “Ma
– precisa Comparin - io non direi che Vicenza è una città morta,
anzi. D’estate è molto viva e c’è
sempre qualcosa da fare, tra feste
rock, jazz, sagre e concertini. Io
ho amici che vengono qui da altre città, e molti di loro i concerti
gratuiti se li sognano. Il problema
caso mai è in autunno-inverno,
dove non c’è praticamente nulla,
e in primavera, dove c’è poco”.
Il teatro, forse, potrebbe servire
anche per questo? “Non so – prosegue Comparin -. Sono pochi i
ragazzi che ci vanno, è vero, ma
dipende molto dai gusti individuali. Forse si potrebbe provare
con una programmazione più
giovane, o magari organizzare al
teatro qualche festa come quelle
degli istituti o della creatività”.
E non c’è solo il teatro, sono anche altri i luoghi da far riscoprire
ai giovani. “Penso ai musei, che
sono poco conosciuti – suggerisce Matteo Cocco -. Si potrebbero
migliorare le agevolazioni per chi
ha la carta giovani. Oggi la carta esiste, ma i locali che offrono
sconti sono pochi e nessuno la
usa, invece andrebbe valorizzata,
organizzandola bene, con sconti
veri”.
Come base per aprire la discussione non pare poco. Non resta
che vedere se si riuscirà a passare
dalle parole ai fatti.
Creatività e sostegni anti-crisi
Quattro spunti per ViLab
Le politiche giovanili in questa città sono sempre state
evanescenti. Si è parlato molto
di centri giovanili e spazi per
i ragazzi, ma dopo anni e anni
ancora non si è visto nulla. Si
è parlato molto di creatività,
ma spesso in senso negativo.
Si è parlato molto di partecipazione, ma le scelte sono
sempre state calate dall’alto.
Finalmente c’è stata un’inversione di rotta. ViLab, il tavolo permanente sulle politiche
giovanili fortemente voluto
dall’assessore Moretti, si inserisce in questo contesto con
l’ambizione di colmare queste
tre grandi lacune per i giovani
vicentini: è un tavolo al quale
partecipano esponenti di ogni
forza politica e associativa
giovanile, rappresentanti degli studenti e della consulta.
Attraverso la partecipazione
di questi giovani alle scelte
dell’amministrazione si deciderà, assieme, come colmare i
vuoti che riguardano l’espressione della creatività, la gestione degli spazi e i sostegni,
economici e sociali, verso i
giovani.
Personalmente, posso dire di
avere le idee piuttosto chiare
sui progetti che presenterò a
ViLab.
Anzitutto, per quel che riguarda gli spazi, prima ancora di
costruire il grande centro giovanile di cui si è parlato molto
in campagna elettorale e che
deve essere creato, penso ai
centri già esistenti a Vicenza. Il Centro Tecchio e l’Aster
3. Questi centri vanno potenziati, sostenuti, devono avere
maggiori risorse e maggiori
contatti con l’amministrazione. Svolgono un’attività importante non solo dal punto di
vista della creatività, ma anche dal punto di vista dell’aiuto e del sostegno ai giovani in
difficoltà, e l’Amministrazione deve sostenerli con tutte le
7
pag
proprie forze.
Penso poi ad una grande “Festa della Creatività” di respiro internazionale nella nostra
città, con artisti di strada in
tutte le vie di Vicenza, musica di ogni genere in tutte le
piazze e nei locali, concorsi
di writers per dare colore ai
muri grigi e tristi nelle periferie, contest di freestyle e gare
di skate per i ragazzi. Una festa che ravvivi la città. Anzi,
che contribuisca a ravvivare
la città. Per ravvivarla ci vuole molto altro: eventi costanti
di carattere ludico, culturale
e musicale in ogni quartiere,
musica nei locali, spettacoli non solo per i giovani ma
per persone di tutte le età. La
nostra Amministrazione si
sta già impegnando in questa
direzione, adesso deve continuare a farlo.
Inoltre, ritengo siano necessarie maggiori agevolazioni
economiche verso i giovani,
dall’accesso alla casa, al microcredito: dobbiamo aiutare i
ragazzi vicentini che vogliono
rendersi autonomi economicamente in questo momento
di crisi.
Infine, una rete di trasporti a
prezzi agevolati verso i giovani
per le notti dei week end, per
prevenire incidenti ed aumentare la sicurezza nelle strade,
senza i soliti fallimentari proibizionismi e senza falsi buonismi. Ci sono già vari progetti
in questa direzione, dobbiamo
concretizzarli.
Creatività, attenzione alle difficoltà economiche e sociali
dei giovani, partecipazione
dei ragazzi alle scelte sul futuro di Vicenza, spazi dove ritrovarsi e divertirsi: il mio impegno, a ViLab ed in consiglio
comunale, sarà su questi temi.
Giovanni Diamanti
Consigliere comunale
numero
8
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focus
numero
anche nella politica economica
non ci va a genio il governo, siamo molto attenti al sociale e non ci
piace la politica ultraliberista che
è preponderante in buona parte
del governo. Poi abbiamo molti
argomenti in comune con il Pdl e
con la Lega. A livello locale ci troviamo spesso d’accordo».
Cosa non va nel governo Berlusconi? «Il problema sono le politiche sociali, gli aiuti alle famiglie
– dice Soldà -. La social card non
è stato un provvedimento molto
incisivo, si doveva fare molto di
più». Non è troppo duro, però il
giudizio complessivo sul governo Berlusconi. Dietro l’orgoglio
della differenza, c’è ammirazione
per molte iniziative governative:
«Devo dire che il governo attuale
sta facendo molto meglio rispetto
al precedente Berlusconi. Innanzitutto sul tema sicurezza e immigrazione, anche se gli sbarchi sulle
nostre coste non sono diminuiti di
molto, ma almeno si muove qualcosa. Siamo stati piacevolmente
colpiti anche da come il premier
ha gestito la crisi con la Georgia,
perché Berlusconi non è stato filoamericano come sempre, ma ha
saputo mediare. Non vogliamo
che l’Italia abbia una visione a
senso unico: dobbiamo guardare
alla Russia e ai paesi arabi, non
facendo le crociate contro l’islam
come invece hanno fatto i neo-con
americani. Il problema semmai è
l’islam a casa nostra che impone
certe usanze, non certo quando
sta a casa sua». Insomma, il solito
refrain: aiutiamoli a casa loro, ma
per favore non venite a cercar lavoro e a pregare fra le nostre contrade. A questo punto la domanda
sorge spontanea: ma non fate prima a confluire nella Lega? «Siamo
in buoni rapporti con il Carroccio
in alcune città, ma non andiamo
d’accordo in molte cose – risponde Soldà -. In politica estera, come
ho già detto, ma anche sul sentimento nazionale e l’idea di organizzazione dello stato, siamo molto distanti. Di federalismo si può
parlare, ma la Padania non ha un
senso storico. Al massimo si può
parlare di Veneto, di federalismo
su base regionale. La pensano così
anche molti leghisti».
Caliamo sulla realtà locale, partendo dal tema caldo degli ultimi anni, il Dal Molin. Da sempre
Minoranze dimenticate
Fiamma e martello
La crisi, il Dal Molin, l’immigrazione. Parlano
Ezio Lovato (Rifondazione Comunista)
e Tommaso Soldà (Fiamma Tricolore)
| Sull’immigrazione le posizioni sono opposte
S
econda puntata dell’inchiesta
sulle «minoranze dimenticate» della politica vicentina. Questa settimana - dopo Sinistra e Libertà e il comitato Salviamo l’aeroporto dello scorso numero – ci
occupiamo di due ali estreme dello spettro politico, Rifondazione
Comunista e Fiamma Tricolore.
Comunisti di tutta Italia,
unitevi...
Rifondazione a Vicenza è una
realtà poco visibile (sicuramente meno che in altre aree della
provincia, Schio in primis), ma
mantiene una voce importante
nel consiglio provinciale, dove nel
2005 è stato eletto Emilio Franzina (in una lista proto-arcobaleno
che comprendeva anche i verdi e
i Comunisti italiani). Ne parliamo
con Ezio Lovato, segretario provinciale del Prc.
«A livello nazionale è in atto,
dopo la rottura con il Pd, e riteniamo che sia la linea corretta,
un processo di federazione con i
Comunisti italiani – dice Lovato
-. La maggioranza dentro la federazione di Vicenza fa capo a una
delle aree interne, quella dell’Ernesto, che da sempre spinge e lavora per una riunificazione dei
due partiti comunisti, ma non
solo, una ricomposizione di tutta
la diaspora comunista, il partito
di Ferrando, Sinistra Critica, una
serie di soggetti frantumati negli
ultimi anni per questioni di alleanze». Fin qui nessuna novità: la
«lista anticapitalista» però non ha
raggiunto il quorum alle europee.
Ma il processo di riunificazione
non si ferma, nemmeno a livello
locale. «Dopo anni di scissione,
con i Comunisti italiani sono parecchi anni che si lavora assieme,
condividendo linee e poi andando
a trattative con gli altri partiti.
Abbiamo dato vita a un coordinamento provinciale che vede le due
segreterie provinciali riunirsi una
o due volte alla settimana – continua Lovato -. Sabato c’è l’iniziativa sulla federazione della lista
delle europee, la posizione nostra
è andare oltre alla federazione, lo
sbocco non può essere che un unico partito».
Fin qui le alchimie interne. Ma
fuori dalla porta della sezione c’è
una crisi economica che impazza,
e soprattutto una Lega che, in tutti i paesi del vicentino, fa incetta
di voti dei lavoratori. La classe
operaia è diventata verde? «E’
evidente che spesso quelli che un
operaio arriva a considerare i suoi
problemi principali sono indotti
dai mass media, perché se continuiamo a leggere di una delinquenza in continua crescita e poi
la questura ogni anni espone numeri di reati in costante diminuzione, beh, vuol dire che qualcuno
| Sul No al Dal Molin americano destra e sinistra sono s’accordo
ci gioca sporco – afferma
il segretario
-. Poi scopriamo che
nel mondo
della concia
piuttosto che
n e l l ’o r a f o
ci sono imprenditori
che evadono
milioni e milioni di euro,
come dalle
recenti
inchieste. E poi
ci lamentiamo che collassa lo stato
sociale».
Da arzignanese, Lovato non si fa
sfuggire una stoccata alla nuova
amministrazione leghista: «Ho
visto sui giornali la foto di un
gruppo di imprenditori della concia che hanno evaso circa 13 milioni di euro. Ho visto le facce e le
ho confrontate con le foto del giorno della vittoria del nuovo sindaco
di Arzignano. Sono le stesse facce.
Se si parla di illegalità bisognerebbe praticarla sul serio».
Il divario fra idee e mezzi è però
enorme – lo ammette lo stesso Lovato – anche perché la mancanza
di parlamentari ridurrà i fondi in
maniera drastica. «Bisognerà riprendere ad autofinanziarsi – allarga le braccia - Il lavoro deve essere di lunga lena, per invertire la
tendenza ventennale che ha portato l’attenzione della classe operaia dal conflitto capitale-lavoro a
quello strumentale fra lavoratori
italiani e stranieri».
La crisi però, insistiamo, batte alla
porta, e settembre, secondo molti
osservatori, sarà un mese campale per la chiusura di fabbriche e
la scadenza degli ammortizzatori
sociali. «Abbiamo recuperati una
serie di dati della Regione, sono
impressionanti: nei primi cinque
mesi del 2009 18mila posti di lavoro nel vicentino se ne sono an-
| Un manifesto della Fiamma Tricolore
vato - Gruppi di lavoratori sono
dati. I piccoli artigiani, la spina
stati chiamati in direzione e gli è
dorsale nostra, non usufruiscono
stato detto: vi licenziamo in trondella cassa integrazione. Io ho inco, il reparto chiude, chiamate chi
viato una lettera aperta al neo sinvolete, è così. Senza cassa integradaco di Arzignano: prevedendo
zione né mobilità. E’ indice di un
sorprese brutte nel comparto delaumento dell’aggressività dell’imla concia, ho suggerito di lasciare
presa verso i propri dipendenti.
perdere le ronde e di attivarsi per
La novità è che questo avviene in
trovare risorse per il comparto
una realtà dove c’era una simbioproduttivo. Certo, la mancanza di
si stretta fra salariato e padronuna sinistra in periodo di crisi fa
cino». Insomma, il
sì che la destra possa
vento potrebbe camcrescere. Basta incolbiare. «Il sessantotto
pare un nemico, in
è partito a Valdagno
questo caso il lavoracon l’abbattimento
tore immigrato».
della statua del conPrendiamo per buo- Lovato:
te» sospira Lovato
no il tentativo di
Se si cercano
a metà fra il serio e
convincere il primo
l’ironico.
cittadino della cit- i clandestini
Arriviamo a Vicenza
tà del Grifo, mentre basta andare
città: «A Vicenza c’è
Lovato informa che nei cantieri
un circolo di Rifonil partito sta elabodazione che ha prorando un’analisi delblemi da sempre, per
la crisi in provincia,
dissensi interni, ha subito rotture
sulle cui basi andrà a dialogare
con Germano Raniero e l’ex segrecon i sindacati e con i partiti di
taria di circolo Franca Bassanese,
centrosinistra, per tradurlo poi in
poi si è staccata la componente di
proposte concrete. Ma, chiediaPatrizia Cammarata, Alternativa
mo, l’autunno caldo non porterà
Comunista – ricostruisce Lovato a una ebollizione nelle fabbriche?
Adesso però c’è una nota positiva:
«Il clima nelle fabbriche è di pauabbiamo un gruppo consistente
ra, ce lo dicono i nostri compagni
di giovanissimi, una ventina di
nei consigli di fabbrica – dice Lo-
che sia lo stato che deve garantire
la sicurezza dei cittadini. Le ronde
sono un’ammissione dello stato di
non saper fare il proprio dovere.
Possono diventare un pasticcio,
un problema per la polizia che
deve andare a salvare i rondisti
che si mettono nei guai. Un sindaco di sinistra che parla di ronde,
poi, è un po’ sospetto». Nessuna parentela, poi, nemmeno con
quelle «ronde nere» di Gaetano
Saya, leader del piccolo movimento Nuovo MSI. Giubbe marroni e
aquile minacciose, in un video fra
il preoccupante e il grottesco che
ha spopolato su YouTube. «Non
c’entriamo assolutamente nulla.
Saya è un figuro ambiguo, si proclama massone, dice di essere un
ex poliziotto – dice Soldà -. Di sicuro ha qualche buona conoscenza in Alleanza Nazionale che gli
ha permesso di usare il simbolo
originale della fiamma, che tuttora appartiene ad An. Noi invece
siamo costretti a usare un simbolo
simile, una fiamma ma non quella del vecchio Msi. Le sue ronde le
consideriamo una pagliacciata».
Chi di fiamma ferisce…
DonareÊciÊrendeÊvincenti
flickr.com/berther
di Giulio Todescan
tore di lavoro, e allora non si fa».
nuovi iscritti che fanno ancora
le superiori. Speriamo che matuA destra del centrodestra
rando facciano crescere il circolo
All’estrema destra della politica
vicentino».
vicentina c’è Fiamma Tricolore,
Lo spezzone di Rifondazione, inil movimento di osservanza posttanto, si è rivisto a una manifestamissina (ma non moderata) guizione No Dal Molin, quella del 4
dato da Luca Romagnoli a livello
luglio, dove c’era anche il segretanazionale, da Pietro Puschiavo in
rio Ferrero. Una decisione, quella
Veneto e da Tommaso Soldà a Vidi partecipare, presa all’ultimo
cenza e provincia.
momento. «Condivido le critiche
Un movimento piccolo ma molto
del Presidio a Variati. C’è un lengeloso della sua identità, che non
to modificarsi della posizione del
va confuso con altri «cespugli»
sindaco, che dal No si sposta verso
della destra estrema, come Alla richiesta di indennizzi più ampi
ternativa Sociale di Alessandra
possibili. Non la condividiamo,
Mussolini – il cui leader a Vicennon era il suo impegno con gli
za è Alex Cioni – che si è federato
elettori. Ora si è innestata anche
recentemente nel Popolo delle Lila lobby trasversale di Alifuoco.
bertà berlusconiano.
La conosciamo da
«Ci sono state anche
tempo,
sappiamo
alleanze recentemencosa ci sta dietro.
te: alle politiche del
Cinzia Bottene ha
2008 eravamo con
detto che si tratta del Soldà: Siamo
la Destra di Storace,
“Piatto per Vicenza”, contro le
alle ultime regionali
beh, mi sembra una
con Azione Sociale,
definizione azzecca- ronde;
la sicurezza
nel 2006 eravamo
ta».
con il Polo delle LiAltro tema su cui è compito
bertà – spiega Soldà
Variati si è speso
dello Stato
-. A Verona poi siamolto in termini di
mo nella lista Tosi
immagine è la sicuinsieme alla Lega,
rezza, sul quale, dice
dove abbiamo eletto un rappreLovato, «mi sembra che non sia
sentante in consiglio comunale».
cambiato nulla rispetto all’epoca
Proprio Verona sembra essere
Hüllweck, che pure era molto cril’esempio di amministrazione loticato dal centrosinistra». Tutta
cale più ammirato dalla Fiamma
scena, secondo Lovato, le ordivicentina. Che comunque, a livello
nanze anti prostituzione, quelle
nazionale, rimarca le differenze
contro i mendicanti («mi fa specie
con il centrodestra al governo: «Ci
che siano proposte da un cattoliteniamo al nostro simbolo e alle
co come Variati»). come anche le
nostre particolarità. Siamo differonde. «Se si vogliono identificare
renti dal centrodestra: in politica
i clandestini, si mandino i vigili
estera siamo per l’uscita dell’Itanei cantieri edili – propone - Ma
lia e dell’Europa dalla Nato, ma
allora ci andrebbe di mezzo il da-
contrari, quelli della Fiamma
Tricolore, ma non per pacifismo
né per motivazioni ambientali o
urbanistiche. Tutt’altro: loro vedrebbero bene una base sull’area
dell’ex aeroporto. Sì, ma italiana,
o al massimo europea. «Siamo
contrari ma abbiamo sempre evitato di fare iniziative, al massimo
volantinaggi e comunicati stampa, perché non vogliamo che siano
strumentalizzate – dice Soldà -.
Alex Cioni ci ha provato a entrare
nel movimento, ma è stato subito
cacciato, perché la protesta è stata cavalcata dall’estrema sinistra.
Noi lo abbiamo capito subito». La
posizione sulla base Usa, stranamente, si avvicina alle ultime
dichiarazioni di Variati, che ha
aggiustato il tiro del suo No, puntando sulle compensazioni per la
città: «Una posizione di buon senso, perché è inutile portare in città
manifestazioni che recano disturbo, ormai la decisione è presa e la
colpa è stata del governo Prodi»
dice Soldà.
Su un altro punto Fiamma Tricolore rema contro il governo nazionale e locale: le ronde. «Siamo
assolutamente contrari, pensiamo
9
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flickr.com/fabbio
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viaÊF.ÊBaracca,Ê204Ê-ÊVicenzaÊÊwww.fidasvicenza.comÊ-Êinfo@Êfidasvicenza.com
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opinioni
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numero
11
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Alta velocità
Fazioli,
cavallo
azzoppato
una vittoria
solo per le mafie
Il piano dell’Emiliano di San Biagio
è monco della sua parte decisiva:
la patrimonializzazione. I dubbi
giuridici e finanziari nascondono
anche una matrice politica
Sulla costruzione della Tav tra Milano
e Trieste si raccontano molte bugie. E dietro
la questione degli appalti pubblici si nasconde
il grande problema dei rapporti, sempre più
stretti, tra mafia e potere
flickr.com/Francesco C.
focus
| Il presidente di Aim Roberto Fazioli con il sindaco
di Alessio Mannino
M
astica amaro Roberto Fazioli, l’emiliano chiamato
da Variati al timone di Aim. Il suo
piano industriale da 120 milioni
di euro fondato sul passaggio di
proprietà di beni immobili e reti
di distribuzione dal Comune a
San Biagio, l’ormai famosa “patrimonializzazione”, è rimasto
monco proprio della patrimonializzazione. In altri termini, gli
investimenti necessari al rilancio
dell’azienda municipale per ora
restano al palo. Questo perché,
fino a quando non sarà effettuata tale operazione, fondamentale nel disegno di Fazioli che l’ha
sperimentato nelle altre multiutility di cui è presidente (cosiddetto “modello Soelia”, ad Argenta),
ad Aim non conviene bussare alla
porta delle banche per accendere
mutui con cui finanziarsi.
Global
Quaresimin
Era il tassello più importante nel
mosaico di Fazioli. Quello contenuto, per capirci, nell’ultima delle quattro delibere del pacchetto
Aim licenziato dalla giunta nelle
ultime settimane. Le altre tre
sono andate in porto, approvate dal consiglio comunale. Una,
poco più che formale, ha sancito
la ridenominazione del braccio
operativo del Comune, Amcps,
da
azienda
speciale in Srl.
La seconda ha
dato via libera
all’incorporazione di Amcps
nell’holding
di San Biagio,
tenendo
in prospettiva
l’ulteriore trasformazione di
Amcps in una
società interna
al gruppo Aim,
“Valore Città”.
Tutto da vedere, riguardo a
questa fusione, come verrà
definito il ruolo dell’attuale
vertice di Amcps, presieduto da Marino
Quaresimin. In
teoria il capocorrente degli
ex-Margherita
nel Pd vicenti-
| Dietro la frenata su Aim ci sono anche ragioni politiche
Comune di Vicenza. Come tale, è
no dovrà diventare un sottoposto
da dimostrare che abbia la facoldi Fazioli: lo sarà anche nella pratà di firmare eventuali vendite
tica? E il cda da lui guidato verdi pezzi del patrimonio, che inrà ridimensionato a tre membri,
direttamente resta pur sempre
così da cogliere l’occasione, madell’ente pubblico, cioè del Cogari, di far saltare qualche testa,
mune. Si è perciò profilata la necome quella di Otello Dalla Rosa,
cessità che scelte di questo tipo
il cui documento fortemente cridebbano ottenere l’approvaziotico del piano Fazioli è stato visto
ne di un voto del consiglio. Income un affronto agli occhi di un
fine, benché sia un
Variati “solo al coatto formale, meno
mando”?
patrimonio per il
La terza delibera,
bilancio comunale
la più sostanziale,
significa meno solinaugura il corso
di per le casse di
del global service.
Palazzo
Trissino,
Ovvero, il sistema Siamo
benché Fazioli abbia
per cui tutto ciò che nella Vicenza
fatto notare che ciò
prima faceva Amdei veti
vuol dire che anche
cps, ora lo farà Aim:
i relativi mutui, cioè
dalla sistemazione incrociati
debiti oggi a carico
dei posaceneri alle Non a Bologna
dell’ente, passerebpiste ciclabili, dai
bero sotto la contasemafori alle strade,
bilità di Aim.
il tutto centralizzaInsomma, la questione è pane
to e programmato in un’ottica
per gli uffici giuridici e ragioindustriale. Ora, questo tris di
nieristici dell’amministrazione
provvedimenti è già operativo
comunale. I quali, nel settore rae può prendere piede. Ma è solo
gioneria per la precisione, hanil primo passo. Per camminare,
no da poco tempo perso l’uomo
la strategia di Fazioli l’Emiliano
che ha seguito tutto l’andirivieaveva bisogno di incedere nel seni di trasferimenti fra Comune
condo, quello decisivo. E questo
ed Aim in questi anni: Paolo
non c’è stato.
Andreatta. Andatosene in pensione, il dirigente è una scatola
Problemi tecnici
nera vivente. Fazioli, quando di
Non c’è stato perché dalla magrecente ha fatto quel sibillino
gioranza di centrosinistra sono
riferimento ai “cassetti” da sveemersi dubbi e perplessità che
lare, probabilmente pensava anl’hanno stoppato. Si tratta di inche al dossier dei soldi pompati
terrogativi di natura tecnica che
da San Biagio nella cassa comutormentano lo stesso assessore
nale. Non c’è soltanto, quindi, la
al bilancio, Umberto Lago. Semala gestione del suo predecescondo la legge, beni pubblici non
sore Beppe Rossi. Per non dire
possono essere utilizzati per indi quel vaso di pandora ancora
vestimenti. Incamerando il patriben chiuso costituito dagli affimonio che essa gestisce ma la cui
damenti, cioè dagli appalti che
proprietà è in capo al Comune,
secondo le malelingue sarebbero
Aim correrebbe il rischio di elustati allegramente girati in quedere o, peggio, violare la norma.
sti dieci anni ad una galassia di
Inoltre, l’ex municipalizzata è un
imprese amiche sia del centrodesoggetto di diritto privato (una
stra che del centrosinistra.
spa) ma è posseduta al 100% dal
Il prudente Achille
Il tecnico Lago prende tempo
per raccapezzarcisi, e difatti
Fazioli sta aspettando che dal
“proprietario”, cioè dal sindaco,
venga la luce verde per completare l’opera aggiungendovi la
capitale componente patrimoniale. L’Emiliano giura di aver
avuto “garanzia” che questo
avverrà dopo le ferie di agosto,
e che perciò trattasi di banale
rinvio per approfondire gli oggettivi problemi tecnici. Conoscendo un po’ il personaggio, lo
immaginiamo sbuffante e impaziente. Più il tempo passa, meno
investimenti partono e più gli
oneri finanziari aumentano.
Ma l’altolà, va da sé, ha anche
una motivazione squisitamente politica. Variati è un politico troppo consumato per non
sapere che così immobilizza il
pupillo Fazioli. E Aim, essendo
pubblica, rimane ostaggio della
politica, a prescindere dal colore della giunta in carica. Ecco
quindi che l’azzoppamento del
piano Fazioli può essere interpretato, dicono i beninformati
a palazzo, come un ridimensionamento del presidente di San
Biagio. L’accorto Achille, sempre attento a non scoprire troppo il fianco alle critiche, non
vuole passare come l’impotente
notaio che ratifica il controllo
assoluto del tesoro di Vicenza
da parte di un forestiero che
forse eccede in protagonismo e
volontà accentratrice. Così ha
preferito riprendere le briglie
e rallentare la corsa di Fazioli
dal galoppo ad un più modesto
trotto. Quest’ultima scalcia in
silenzio, deluso per aver dovuto
rimandare il taglio del nastro
più ambito. Ma è bene che si
abitui: qui siamo nella Vicenza
dei veti incrociati e delle pause
di sacrestia, non nella gaudente
e spedita Bologna.
di Francesco di Bartolo
A
fine giugno abbiamo appreso
la verità: niente più Alta Velocità, niente più linea Milano –Trieste. Anche l’ultimo accorato appello del presidente dell’Associazioni
Industriali di Vicenza, Roberto
Zuccato, al premier Berlusconi è
caduto nel vuoto. Il Cipe (il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), come
abbiamo appreso, ha assegnato denaro a palate al Sud. Sgomento tra
le categorie economiche: il Veneto,
mitica locomotiva del Nordest, non
conta nulla. I ministri veneti sono
stati incapaci di difendere gli interessi nostrani. Ma ecco che con non
lieve disinvoltura i ministri Sacconi e Brunetta, passata la bufera,
tornano a promettere: “si sta progettando il tratto definitivo della
Verona–Padova”. Esultano i leghisti: “importante vittoria per la terra veneta” (Paolo Franco). Vittoria?
Ma di che? Per rendersi conto della
bufala propinata agli ignari veneti
basti osservare che nessuno, ripeto
nessuno, ha deciso nulla sull’Alta
Velocità nel Nordest. L’allegato al
Documento di programmazione
economica e finanziaria approvato dal Consiglio dei Ministro il 15
luglio scorso contiene tante cose,
alcune di immediata realizzazione, altre vaghe e fumose come da
libro dei sogni. Infatti, ciò che contano sono le “priorità” che, secondo il ministro delle Infrastrutture
Matteoli, sono queste: “L’Allegato
Infrastrutture dedica ampia attenzione all’emergenza Abruzzo, ponendola all’interno del documento
con l’elencazione degli interventi
essenziali, all’Expo 2015, al Mezzogiorno formulando un’interessante
proposta gestionale identificata
in 5 interventi mirati ( 1) Ponte di
Messina e asse ferroviario Napoli-
Bari, 2) adeguamento ferroviario
Battipaglia-Reggio Calabria, 3)
collegamento veloce Palermo-Catania, 4) hub portuali di Augusta,
Taranto e Brindisi, 5) collegamento funzionale della Carlo Felice in
Sardegna), alla portualità, alla sicurezza stradale, al piano energetico nazionale, al controllo del territorio per evitare eventi malavitosi
in relazione alla realizzazione delle
opere pubbliche, alla costruzione
dei nuovi valichi del Frejus e del
Brennero”. Dichiarazioni completamente diverse da quelle dei garruli ministri veneti.
La sconfitta
Inutile negarlo: si tratta di una clamorosa sconfitta che si cerca di far
passare come una vittoria. Infatti,
l’Allegato approvato il 15 luglio non
poteva contraddire quanto aveva
deciso il CIPE nel giugno scorso:
niente Alta Velocità nel Nordest.
La verità è che 15 anni di discussioni sull’Alta Velocità erano già
stati cancellati in pochi minuti nella sede del Cipe, nel giugno scorso.
E pensare che nel CIPE, organismo
interministeriale, siede anche un
ministro veneto, Luca Zaia, che
pare non abbia detto una parola. Il
vero vincitore nel Cipe è Gianfranco Miccichè, sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio e segretario del Cipe medesimo. Esulta il governatore siciliano Raffaele Lombardo che, a giugno, era a Roma per
perorare la causa. Tornato nell’isola con le tasche piene di quattrini,
ha completato la formazione della
Giunta inserendo altri tre assessori, tutti del Pdl, molto legati al
trio
Miccichè–Alfano–Schifani.
Lombardo così ha potuto scaricare
gli odiati rivali dell’Udc che sono
andati all’opposizione. Gianfranco
Miccichè gongola: non fa mistero di
voler creare all’interno del Pdl un
partito meridionalista sull’esempio
del partito bavarese.
E così sono stati destinati, tra l’altro, finanziamenti per l’autostrada
Salerno Reggio Calabria (che pur
partita dodici anni fa, con l’attuale
ritmo di “avanzamento” dei lavori si prevede che verrà completata
nel 2036…!), per il famoso ponte
sullo stretto di Messina, per l’autostrada Caltanissetta Agrigento,
per l’area metropolitana campana.
Si ricorderà che in Sicilia la Casa
delle Libertà alle ultime elezioni
politiche ha ricevuto un plebiscito.
Il primo atto del governo, ancora
prima di ricevere la fiducia, era
stato l´annuncio, nel maggio del
2008, della ripresa dei lavori per il
ponte sullo stretto. «Un favore dovuto a mafia e ´ndrangheta» ebbe a
commentare il professor Giovanni
Sartori.
si sta cercando di impedire ai magistrati di indagare utilizzando lo
strumento delle intercettazioni.
Certe classi dirigenti sono state
capaci di rovesciare il rapporto fra
guardie e ladri davanti all´opinione
pubblica, di negare la criminalità
delle classi dirigenti attraverso il
suo esatto contrario: la questione
giudiziaria, l´eccesso di protagonismo delle procure.
I nuovi affari
Roberto Scarpinato, magistrato siciliano ormai estromesso dal pool
antimafia, è stato uno degli allievi
più acuti di Giovanni Falcone. Nel
suo libro intervista con un grande
cronista di mafia, Saverio Lodato,
Scarpinato parte dalla lezione del
suo maestro per leggere tutto quanIl sistema mafia
to è accaduto nel sistema di potere
Nel precedente governo Berluscoitaliano dopo le stragi di Capaci e
ni aveva suscitato scalpore l’affervia D´Amelio, ma anche prima. Il
mazione dell’allora ministro delle
titolo del libro fa riferimento all´uso
infrastrutture Lunardi sulla nedella violenza da parte delle classi
cessità di «convivere con la mafia».
dirigenti per dirimere questioni poAdesso, invece, tutti se la ridono.
litiche. Un uso teorizzato per primo
La mafia è sopravvissuta in Italia
da Machiavelli allo scopo di unifia ogni cambio di regime, dal Ricare il Paese, com´è
sorgimento al fascistato del resto in quasi
smo, dalla prima alla
tutti i processi di naseconda Repubblica.
scita degli stati nazioLe mafie hanno un
nali. Ma che in Italia è
fatturato annuo di
diventato «il» metodo
70 miliardi di euro,
La nuova
eterno di gestione delil 7 per cento del Pil,
la cosa pubblica.
equivalente di tre o criminalità
Scarpinato cita fonti,
quattro finanziarie, si è buttata
lascia parlare i fatti.
controllano militar- su sanità
dai quali emermente tre regioni,
e fondi europei Fatti
ge la grande voracità
possiedono pezzi di
delle mafie di denaeconomia del Nord e
ro pubblico. Dopo
immense proprietà
l´ingresso dell’Italia in Maastricht,
immobiliari a Milano, Torino, nel
i boss e i comandanti in capo
Veneto, in Liguria, in Valle d´Aosta.
sono i primi a capire che il freno
La mafia non è rappresentata solaall´espansione del debito pubblico
mente dalle facce terribili dei Riistravolgerà il mercato degli appalti,
na, Bagarella, Provenzano. Il fatto
e si buttano anima e corpo sui due
è che il sistema mafioso è diventato
nuovi affari. La sanità pubblica,
il metodo del potere delle classi diche continua a spendere e spesso a
rigenti, come si evince da ogni insprecare novanta miliardi di euro
tercettazione pubblicata, ma anche
all´anno, con una crescente quota
il modello di grandi pezzi di bordi regali clientelari alla sanità prighesia media e piccola. Per questo
vata. E i fondi europei, che altrove,
come in Spagna e in Irlanda, sono
serviti a porre le basi di un boom
economico, mentre da noi si sono
tradotti in un boom di appalti criminali, senza alcuno sviluppo.
Il Principe e gli anticorpi
Le conclusioni di Scarpinato sono
all´apparenza di totale disperazione. Con qualche lievissimo tocco
di ottimismo sullo sfondo, più che
altro riferito al vincolo esterno
dell´Europa. Quasi l´Italia da sola
non sia geneticamente capace di
ribellarsi alla malavita delle classi
dirigenti. In realtà, è già accaduto
in passato. Le stragi di Falcone e
Borsellino nell´estate del ´92 hanno evocato per la prima volta forse
nella storia d´Italia la nascita di
un´opinione pubblica democratica
in grado di voltare pagina. Senza
la ribellione morale contro quelle
stragi e la loro coda di bombe del
´93, non sarebbero stati possibili lo sviluppo di Mani Pulite, la
scomparsa dei partiti della prima
Repubblica, la fine della lunga stagione stragista cominciata nel dopoguerra a Portella della Ginestra
e proseguita con una scia di sangue
da Piazza Fontana in poi. Per quindici anni la reazione dell´opinione
pubblica a Capaci e via D´Amelio
ha immesso nella fragile democrazia italiana gli anticorpi necessari
a resistere al ritorno del Principe,
ovvero all´instaurarsi di un regime
criminale legalizzato e anzi costituzionalizzato.
Paradossalmente verrebbe da dire
che è un bene che l’Alta Velocità
non si realizzerà in Veneto: segno
che in questa regione la mafia non
ha messo radici. Ovviamente è un
paradosso. Resta l’amarezza della
sconfitta della politica: la politica
non è capace di decidere le priorità, la politica non ritiene prioritaria
un particolare infrastruttura per il
Nordest. La politica non sa ascoltare il territorio. Nelle stanze romane
prevalgono ben altri interessi.
158 del18 luglio 2009
numero
12
entile Direttore,
sono un’affezionata lettrice di
Vicenzapiu di cui, in particolare,
apprezzo lo sforzo di fare un’informazione “fuori dal coro” sulla
vita della città. Pur abitando in un
paese della provincia, mi capita
spesso di trovarmi in centro con
mio figlio di quasi quattro anni
e di godere di quella piccola isola
felice che è il Parco dei Bambini di
Campo Marzo: un parco ampio e
ben tenuto, ricco di giochi e divertimenti per i più piccoli, molto frequentato da bambini di tutte le età
e di tutte le nazionalità. Proprio
questo è l’aspetto che più apprezzo: quel mosaico colorato di piccoli che stanno insieme e condividono i loro giochi con naturalezza.
Sempre più spesso, però, per arri-
varci mi capita di vedere scene che
mi inquietano: gruppuscoli di persone che stazionano sulle panchine, che confabulano e si scambiano minuscole bustine trasparenti.
Così, alla luce del sole, senza nemmeno far finta di nascondersi. Ma
non è lo stesso luogo in cui l’anno
scorso si riceveva una multa solo a
leggere seduti sull’erba?
Il custode del parco, inoltre, mi
ha raccontato di essere costretto a
tenere chiusi i bagni del Parco dei
Bambini ed aprirli solo su richiesta dei genitori, per evitare che entrino gruppetti di persone “estranee” ( nel senso che il parco giochi
è accessibile solo ai minori di 12
anni e ai loro accompagnatori).
Che dire? Non voglio arrivare a pericolosi, inutili e, per lo più, fuor-
P
In tal senso possiamo tutti constatare "il tunnel" in cui viene costretta la vita di molte "badanti" che
non hanno il permesso di soggiorno o che, pur desiderandolo, non lo
potranno avere. Del resto anche la
non retroattività della nuova norma non permette di intravvedere
vie di regolarizzazione possibili.
Nella sua visita pastorale il Vescovo incontra moltissime di queste
persone e raccoglie giudizi molto
positivi sia da parte di malati ed
anziani che delle loro famiglie.
Non possiamo non ricordare ancora la condizione di quanti fuggono dai loro paesi costretti dalla
persecuzione che mina la loro vita
e che, anche secondo le norme internazionali, hanno il diritto di veder vagliata la legittimità della loro
richiesta di aiuto e di asilo.
Da ultimo come non registrare vivissima preoccupazione per il significato culturale che l'istituzione
del registro per le persone senza dimora va ad alimentare. Ogni qualvolta scaviamo più profondi solchi
per difenderci dalla diversità sociale e culturale, non facciamo altro
che indebolire le fondamenta di
una pacifica convivenza capace di
includere le diversità riconoscendone dignità inviolabile, piuttosto
che escludere discriminando.
Sono pertanto necessarie nuove vie
di flessibilità e gradualità normativa per saper portare alla legalità
la grande e complessa diversità di
situazioni di cui gli immigrati sono
portatori. Occorre conseguentemente porre mano alle procedure
Lettera aperta al Presidente della Repubblica sulle nuove
norme in materia di Sicurezza. E sulla marea
di intolleranza che sta crescendo nel nostro paese
13
pag
| Giorgio Napolitano
C
| Il parco giochi di Campo Marzo
vianti, slogan che cominciano con “
contro”: contro gli spacciatori, con
gli stranieri, contro i senza tetto.
So che si tratta di situazioni molto
complesse e di persone con vissuti non facili, che hanno bisogno di
campare, come tutti ( anche se non
tutti sono piccoli Oliver Twist).
Ma non mi piace l’idea che, al di
là di quel tenue diaframma che è
Diocesi e Caritas
“No al reato di clandestinità”
apa Benedetto XVI, nella sua
recente enciclica "Caritas in
veritate", scrive: «Ogni migrante è
una persona umana che, in quanto
tale, possiede diritti fondamentali
inalienabili che vanno rispettati da
tutti in ogni situazione» (n. 62). E
la Conferenza Episcopale Italiana,
nella assemblea generale di maggio, ha ricordato che «una risposta
(al problema dell'immigrazione)
dettata dalle sole esigenze di ordine pubblico - che è comunque necessario garantire in un corretto
rapporto tra diritti e doveri - risulta
insufficiente» se non ci si interroga
sulle cause profonde di un simile
fenomeno e non è accompagnata da
percorsi di effettiva integrazione di
quanti sono giunti sul nostro territorio.
Non condividiamo il fatto che la
irregolarità diventi un reato da
punire penalmente, perché ciò fa
del migrante un soggetto socialmente pericoloso, prima e senza
la responsabilità del suo comportamento. Così, oltre che ledere la
dignità inviolabile della persona, si
incentiva il nascondimento di tanti, ricattabili ogni qual volta debbano accedere a servizi pubblici o ad
atti di stato civile. Anche i minori,
saranno spinti alla "invisibilità",
poiché pure le deroghe annunciate
per il loro accesso alla scuola non
sono in grado di rimediare il messaggio che la legge nell'insieme determina per la famiglia di migranti
irregolari, costretti al sommerso e
perciò in balia [...] di organizzazioni illegali se non criminali.
158 del18 luglio 2009
numero
Caro Napolitano,
non firmare
quel Pacchetto
Campo Marzo,
i bambini e le bustine
sospette
G
lettere
pag
flickr.com/Lanci Daniele
lettere
amministrative per il rinnovo e la la
richiesta del permesso di soggiorno: tortuoso e inutile calvario che
punisce i regolari e gli onesti.[...]
Legalità, dignità di ogni essere
umano e solidarietà non sono vie
impossibili da coniugare assieme.
Si trova sempre la via per armonizzare accoglienza e sicurezza. Evitiamo le scorciatoie, consapevoli
come il Papa richiama, che «siamo
di fronte a un fenomeno sociale di
natura epocale, che richiede una
forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale» e che
«nessun Paese da solo può ritenersi in grado di far fronte ai problemi
migratori del nostro tempo».
La stragrande maggioranza degli immigrati vive tra noi in pace
e vuole solo assicurare a sé e alla
propria famiglia un futuro di serenità, lavorando ed operando assieme a noi nella nostra società.
Invitiamo pertanto le comunità
cristiane e le famiglie a rapportarsi con questi fratelli e sorelle con
spirito aperto all'accoglienza, alla
solidarietà, alla promozione della
legalità.[...] Ogni persona povera
ed esposta troverà sempre nella
Chiesa appoggio concreto e sostegno ai suoi diritti e alle sue necessità di vita, di lavoro, di casa, di
educazione dei figli, di sanità, di
esercizio della libertà religiosa e di
integrazione nella società.
Ufficio Diocesano Migrantes
Caritas Diocesana
Ufficio per l'ecumenismo ed
il dialogo interreligioso
la cancellata del parco, i bambini
possano diventare spettatori di
film del genere. Ci saranno tempi e
modi in futuro per sviscerare questo tipo di questioni, adesso è ora
di giocare. Negli ultimi giorni ho
notato più spesso passare dei vigili
in bicicletta: un segnale positivo,
ma il problema rimane.
Perchè vi scrivo, allora? Per chie-
dervi un piccolo ma serio reportage attraverso cui approfondire
la costellazione parchi- bambinidroga- sicurezza. Con la consueta
curiosità intellettuale e, soprattutto, senza inciampare in facili
retoriche di stampo leghista.
Grazie per l’attenzione.
Lettera firmata
Bulgarini d’Elci:
“Nessuna censura
sulla Equizi”
G
entile direttore,
desidero offrire una precisazione rispetto a un passaggio che
mi riguarda dell'interessante articolo "Le minoranze dimenticate",
pubblicato da Vicenza Più dell'11
luglio e firmato da Alessio Mannino (sapido giornalista che leggo
sempre con curiosità e attenzione,
e certo non solo per l'attenzione a
volte un po' curiosa che dedica
alla mia persona e al mio ruolo di
portavoce e capo di gabinetto del
sindaco di Vicenza).
Nel passaggio finale della sua intervista, Franca Equizi afferma:
"A fine maggio, durante il consiglio comunale dopo il terremoto
in Abruzzo, abbiamo esposto cartelli che accusavano il sindaco di
non voler fermare i lavori abusivi
al Dal Molin. Il suo portavoce,
Bulgarini d'Elci, è andato in sala
stampa a chiedere che non se ne
parlasse, e devo dire che Trentin
del Giornale di Vicenza è riuscito
comunque ad accennarvi. Tutti gli
altri, zitti. Questa è l'informazione in questa città: hanno paura di
semplici scritte".
Ebbene, sono francamente sbalordito da tale affermazione, dato
che non ho mai fatto, nè pensato
di fare, una cosa come quella di
cui mi si accusa: libera di non credermi Franca Equizi, ma si tratta
di modi di agire che non mi ap-
partengono proprio. Per la verità,
e se la memoria non mi inganna,
sono anche quasi certo di non
essere neppure stato fisicamente
presente a quella seduta del consiglio, di cui credo di aver seguito
i lavori grazie alla diretta online.
Inutile dire poi che non ho affatto
lo smisurato potere che la Equizi
sembra attribuirmi, né ritengo
che i giornalisti che seguono il
consiglio siano proni ai desiderata dell'amministrazione (per
fortuna, aggiungo). Per chiudere:
avendo una considerazione non
del tutto negativa del mio lavoro
(aiuta ad andare avanti quando
il gioco si fa duro!), confesso di
essere un tantino amareggiato
dall'accusa di aver messo in atto
un'azione censoria così cialtronesca e persino un po' ridicola,
almeno da come viene descritta.
Insomma, passi per l'essere dipinto come un cattivone cinico
e manipolatore, ma come un gaglioffo pure maldestro no, non ci
sto! Anche i bad boys hanno la
loro dignità.
Cordialmente,
Jacopo Bulgarini d'Elci
Capo di gabinetto
e portavoce del sindaco
aro Signor Presidente,
da molti anni ricevo con una
certa regolarità le visite di A.A.,
un ragazzo africano (ha poco più
di quarant’anni, e a me che ne ho
quasi sessanta sembra proprio un
ragazzo), che lavora nella mia zona
come corriere per uno spedizioniere, e che dunque si trova a consegnarmi tutti i pacchi che spesso
ricevo. Chiacchiera dopo chiacchiera, un po’ ci siamo conosciuti,
in questi anni, qualcosa ci siamo
raccontati, un giorno perfino ci
siamo trovati seduti nella stessa
sala d’aspetto dell’Ospedale (lui è
diabetico), dove avevo accompagnato mia madre.
Oggi ha suonato alla porta alle
una. Mia moglie aveva appena
messo in tavola il pranzo, e la casa
era tutta un profumo di cose buone. E’ stato naturale dirgli: “Se non
sei troppo di corsa, fermati a mangiare”. “Sì - mi ha risposto - aspetta
che vado a chiamare il bambino”.
Sul momento non ho capito cosa
intendesse, ma subito è rispuntato
da dietro l’angolo col figlioletto di
sei anni, che oggi l’aveva accompagnato al lavoro. Ci siamo seduti a
mangiare, e subito ci ha confortato
la constatazione che almeno i bambini, bianchi, neri o gialli che siano, sono davvero tutti uguali: “La
scuola fa schifo!” ha sentenziato il
piccolo B., rituffandosi subito nella pastasciutta che ci aveva chiesto
(casualmente, proprio oggi mia
moglie aveva messo in tavola del
couscous, ma B. ha detto che non
gli piace).
Abbiamo cominciato a mangiare,
mentre A.A. ci raccontava della
sua infanzia al villaggio, di come
“là non si compra niente: ti serve la
carne e vai a caccia, la verdura la
raccogli, e non si butta via niente,
si cerca di far durare la roba il più
possibile”, della sua prima migrazione nella capitale, un lavoro in
fabbrica, la fabbrica che chiude, il
grande salto verso l’Europa. “Eppure non è stato negativo: si imparano tante cose”. Ci ha raccontato
delle guerre del suo continente,
della corruzione endemica dei politici, della miseria delle campa-
gne. Ci ha raccontato della sua vita
qui, del suo lavoro che mantiene
tutta la famiglia e paga perfino un
mutuo per la casa, delle difficoltà
e degli alti costi per tornare molto
raramente in patria. “La crisi ha
colpito anche noi: siamo ostaggi del
sistema” ci ha detto, con una sintesi
che ci ha lasciato di sasso per la sua
essenzialità. Ci siamo salutati dandoci appuntamento ad agosto: B.,
per la prossima volta ci ha chiesto
la pasta coi gamberetti, noi vorremmo assaggiare la polenta di miglio
di sua moglie, col sugo di pesce.
Tutta qua la mia giornata, Signor
Presidente. Mangiavo, parlavo,
ascoltavo e pensavo. Pensavo che
ieri un altro A.A. è stato inseguito e
bastonato per le strade di Roma, al
grido di: “Sporco negro, tornatene”,
e di come poi il Sindaco di Roma
abbia stigmatizzato l’episodio e si
sia stupito dell’ondata di xenofobia
che sta spazzando la capitale. Mi
son chiesto se ad A.A. non sia mai
capitato qualcosa di simile, suonando qualche campanello per consegnare un pacco: una faccia nera fa
sempre paura. Mi son chiesto cosa
prova al mattino, mandando a
scuola i suoi figli, e se mai sono stati
insultati in questo senso dai compagni: io insegno alle elementari, e
so che succede.
Mi son guardato dentro, e attorno, e mi sono vergognato. Mi son
vergognato di vivere in un Paese
in cui nuove Leggi Razziali stanno
per trasformare in nemici, alieni e
criminali non il mio amico A.A. ormai sul punto di ottenere la cittadinanza - ma tantissimi come lui.
Mi sono vergognato di vivere in un
Paese che disprezza proprio chi ci
ha sostituito nei lavori che noi non
vogliamo più fare e che se non altro
per quello dovremmo rispettare,
se proprio vogliamo dimenticarci
dell’umanità. Soprattutto, mi sono
vergognato di vivere in un Paese
che sta per ufficializzare per legge
lo sconcio del rifiuto dell’incontro
con altre culture, altre esperienze, altre sensibilità, altre vite. Un
Paese che ha dimenticato di esser
nato dall’incrociarsi e sovrapporsi
di innumerevoli popoli, etnie, e cul-
ture, e che oggi s’inventa assurde e
folli purezze etniche, e criminogene
identità tra stranieri e delinquenza.
Lei può fare qualcosa contro di
ciò, Signor Presidente. Può non
ratificare le misure razziste ed anticostituzionali contenute nel cosiddetto Pacchetto Sicurezza; può
rinviare alle Camere quel provvedimento, chiedendone la modifica,
perché in gran parte palesemente
incompatibile con la Costituzione
Italiana e con le norme del diritto internazionale. Lei può farlo,
Signor Presidente, perché in suo
potere, ma soprattutto perché moltissimi nel nostro Paese ne
sono convinti - rappresentante di
quell’Italia ancora democratica e
giusta, che ancora non si è arresa
alla resistibile marea del razzismo, dell’intolleranza e della pura
e semplice cattiveria.
Giuliano Corà, Insegnante
Elementare - Barbarano (VI)
Parole al vento, caro Giuliano.
Purtroppo
cultura
158 del18 luglio 2009
numero
ViPiù
cultura
Strade perfide e montagne pensose
Vicenza d’inchiostro
A mettere ordine tra una vasto indice
di romanzi, poesie e saggi, ci ha pensato Antonio Franzina con un volumetto
intitolato “Parchi culturali nel vicentino”, edito qualche anno fa dal Touring
Club in collaborazione con il consorzio
Vicenzaè. Una guida svelta e piacevole,
che potrebbe essere utile rispolverare
in queste giornate estive. Per scoprire qualche angolo del Vicentino poco
flickr.com/pedroelnegro
icenza? Una città “incantabile”,
con una “piccola anima geniale
di vecchio prete italiano, furbo, culto
di classici, spiritoso, voglioso del quieto vivere nonché con qualche piccolo
episodio tenero”. E con “tutte quelle
piccole strade perfidette che fingono
sempre andare a destra per arrivare
a sinistra e andare a sinistra per arrivare a destra e tutto questo vecchio
latino un poco di seminario, un poco
rimasticato dall’antico, di tutti questi
vecchi palazzi di Cinquecento”. Nelle
pagine di “Piccolo mondo moderno”
Antonio Fogazzaro descrive così il
centro di Vicenza, riuscendo a catturare lo spirito e l’atmosfera che, mezzo
secolo più tardi, faranno guadagnare
alla città del Palladio il titolo di Sacrestia d’Italia.
Ma il suo è solo uno dei tanti casi in cui
Vicenza e i suoi dintorni fanno capolino all’interno di romanzi, racconti e
libri di viaggio, o in cui le strade della provincia si incrociano con quelle
della grande letteratura. I Promessi
Sposi potrebbero esser stati ispirati
da una vicenda molto simile svoltasi
ad Orgiano, la storia di Romeo e Giulietta è nata all’ombra dei castelli di
Montecchio Maggiore, ma si potrebbe continuare. Goethe, ad esempio,
rimase incantato dalla città: sia per
i monumenti architettonici (“La Basilica è così sfarzosa che non si può
figurarsela se non la si è veduta al naturale” scrive in una lettera all’amica
Carlotta Von Stein), sia per lo spirito
cordiale dei suoi abitanti, ricordati con
affetto nel suo “Viaggio in Italia”. I vicentini, scrive, “san godersi, fra loro, i
vantaggi di una grande città. Essi non
badano a nessuno: si può fare quel che
si vuole. Se poi alcuno si rivolge loro,
si dimostrano affabili e pieni di attenzioni. Le donne mi piacciono in modo
particolare”.
noto, e per provare a guardare con
occhi nuovi anche i luoghi più abusati.
A partire dal centro storico, tra le cui
architetture così amate da Goethe, è
ambientato anche “Il Prete Bello” di
Goffredo Parise, romanzo che offre
uno spaccato della città agli inizi degli
anni Cinquanta. La vicenda si svolge a
due passi da Piazza dei Signori, in un
palazzo di contrà Santa Barbara con il
“cesso sospeso” e un cortile “dove non
arrivava mai una raggio di sole ma si
poteva giocare lo stesso”. Accanto ci
sono negozi che esistono ancora oggi,
come il Caffè accanto alla chiesa dei
Servi (il Caffè commercio) o la drogheria all’angolo tra contrà san Faustino
e il Corso, e altri scomparsi, come la
piccola distilleria di liquori (“un’unica stanzetta da cui usciva un puzzo
terribile”) dove i ragazzi del romanzo
andavano in cerca di un po’ di essenza
di sciroppo.
158 del18 luglio 2009 pag15
numero
Comunale,
buona
la terza
ltimo fine settimana a disposizione di chi volesse visitare la mostra “Dolci per i miei denti. Ceramiche
di Silvia Zotta”, allestita a Casa Cogollo nell’ambito del progetto “Sistemi di
contemporaneo”. Le creazioni dell’argentina Silvia Zotta sono opere e installazioni coloratissime le cui fattezze richiamano esplicitamente dolci di
vario tipo. Opere sagomate in profili
essenziali, “costruite” da accostamenti cromatici, spesso
smaltati, che vanno dal verde mela
al giallo, dal
rosso ciliegia al
bianco, dal blu
e violetto al rosa,
con una tecninca che usa i colori come
fossero una scala musicale. A Silvia
Zotta non importano i tecnicismi e
le ossessioni del ceramista-tipo che
bada più ai gradi di cottura e ai materiali che al racconto di una nuova
realtà da rendere con una pasta così
antica. Il suo dare vita a un differente
modo di fare ceramica, spiazzante e
vitale, si è così imposto in breve tempo nei maggiori concorsi in cui l’arti-
Danza
Domenica 25 Ottobre 2009
Romeo e Giuletta
Ballet du Gran Théâtre de Genève
(Svizzera)
Domenica 31 Gennaio 2010
Mi ultimo secreto
Compañia Mercedes Ruiz (Spagna)
Domenica 7 Febbraio 2010
Casanova
Compagnia Aterballetto – Fondazione
Nazionale della Danza (Italia)
Altro luogo caro alla letteratura sono i to i romanzi scritti da autori di casa
colli attorno a Monte Berico. Quei colli nostra. Da Luigi Meneghello, che ha
che, secondo Guido Piovene “spunta- dipinto con ironia inarrivabile la prono nel mezzo della pianura, e vi riman- vincia, a Mario Rigoni Stern, che ai
gono sperduti, guardando tutto all’in- monti di Asiago, alla loro gente, ai loro
torno, con prati, selve, vigne, giardini animali, alle loro storie ha dedicato
a balcone”. Lì, lungo i viottoli e i crinali praticamente tutte le sue opere. Più
che si arrampicano tra la Rotonda e il interessante è forse andare a scovare le
Santuario della Madonna sono am- tracce di paesaggi abituali in autori apbientati, tra gli altri, “Lettere di una parentemente lontani. Cosa avvenuta
Novizia”, dello stesso Piovene, e alcu- soprattutto per gli echi della Grande
ne delle scene del fogazzariano “Pic- Guerra, l’evento che più di ogni altro
ha lasciato traccia nei
colo Mondo Moderno”.
lavori di scrittori e roEd è sempre Fogazzaro
manzieri. Hemingway
a scegliere alcuni annon ha mai dimenticagoli della provincia, in
to il sorgere del sole sul
particolare dell’Alto Vi- La Grande
Monte Grappa, Carlo
centino, come scenario
Emilio Gadda descrive
per il Daniele Cortis e Guerra
una Cesuna devastata,
per Leila, i cui prota- è l’evento
con “le case senza porte
gonisti si muovono tra che ha lasciato
e senza gelosie, col moVelo D’Astico, Arsiero
più tracce
bilio e i cenci spezzati e
e Tonezza. Il Monte
sparsi, gli arredi franPiarforà è “tutto nero”, nei libri
tumanti”, ed Emilio
“pensoso” e con un
Lussu ambienta il suo
“fosco sopracciglio”, la
“Un anno sull’Altopiavalle dell’Astico circondata da “selvagge pareti giganti”, men- no” tra Stoccaredo, Campomulo e il
tre Tonezza, “a cinque ore dalla città, Monte Fior, dal quale, nelle giornate
tre di ferrovia e due di vettura”, è tutta più limpide, i soldati potevano arrivare
“boschi di abeti, boschi di faggi, solitu- a vedere il mare.
L. M.
dine, quiete”.
Parise, Piovene, Fogazzaro. Va da sé
che del vicentino parlino soprattut-
D
affidata ad Arteven, e il doppio
binario della musica (cameristico
e sinfonico), reso possibile dalla
vera novità della stagione, la collaborazione tra l’Orchestra del
Teatro Olimpico e la Società del
Quartetto di Vicenza, che proprio
nel 2010 festeggia i suoi cent’anni
di storia
Musica da camera...
Ad aprire la stagione sarà, il prossimo 2 ottobre, il concerto del
violinista Salvatore Accardo, che
torna ancora una volta in città
con il suo programma “Notti Trasfigurate”, questa volta con musiche di Kodaly, Debussy e Mozart.
Seguono, sempre per la stagione
cameristica, il Quartetto d’archi
Panocha, le chitarre jazz di Franco Cerri e Michele Calgaro, i fiati
barocchi dell’Ensemble Zefiro, le
sonate di Beethonven per violoncello e pianoforte interpretate da
Enrico Bronzi e Filippo Gamba, il
Quartetto d’archi Michelangelo, le
note pizzicate di Manuel Barrueco
e del Cuarteto Latino Americano, per concludere con l’ensemble Quartetto
di Cremona a
concludere, il
19 aprile.
sta ha ottenuto numerose menzioni
d’onore; ha vinto il prestigioso Premio
Faenza, ricevuto ex aequo al 54° Concorso Internazionale della Ceramica
d’Arte nel 2005, e il Primo Premio al
Settimo Concorso Nazionale “Viaggio
attraverso la ceramica” di Vietri sul
Mare nel 2001. È stata selezionata per
lavorare al centro di ricerca ECWC
(European Ceramic Work Centre) in
Olanda, e ha partecipato a simposi
i nt e r n a z ion a l i ,
workshop e residenze d’artista.
A Casa Cogollo
la “lista dei dessert” in esposi| XXXX
zione prevede, tra l’altro,
Torta da viaggio,
Scatoline
caramellate ovvero dolci da tavola, Liquirizioni amari e Spumoni caldi , Cuori da mangiare, Pacchettini brisée, una Torta
da interni, i Cotti dentro , un piatto
con cuore e sediolina, Dolci da muro
e suggestioni di cioccolato, anelli colorati e persino un Pasto verde “comida de vaca”, il tutto rigorosamente in
maiolica policroma.
li, nel panorama della ritrattistica, e
in generale dell’arte pittorica contemporanea”.
| Un momento del balletto “Casanova”
...e sinfonica
Per la stagione
sinfonica
si prosegue il
percorso dello scorso anno
affrontando il
tema dei “Due
imperi musicali”, quelli di
Germania
e
Russia, espressioni del grande sinfonismo
romantico
e
post-romantico, attraverso
un filo conduttore che passa da autori
come RimskijKorsakov,
a
Čajkovskij
e
Prokof’ev, e a
compositor i
dell’altra tradizione quali Chopin, Mendelssohn, Beethoven e
Haydn. La stagione inizierà mercoledì 28 ottobre con l’Orchestra
del Teatro Olimpico e la solista
Brigitte Engerer al pianoforte in
un programma dedicato a Rimsky-Forsakov e Chopin. Tra gli appuntamenti più attesi, il concerto
nella notte di San Silvestro in
programma il 31 dicembre fuori
abbonamento, e i due concerti di
aprile dedicati ai grandi classici:
venerdì 16 tutto Beethoven con
pianoforte Michail Rudy, e giovedì 29 con l’Orchestra Filarmonica
Italiana in musiche di Beethoven
e Haydn.
Ballando con Goldoni
La stagione di prosa, costruita
con titoli molto classici e intepreti
di sicuro richiamo, prende il via
con il goldoniano, “L’impresario
di Smirne”, prosegue con Shakespeare e il suo “Molto rumore per
nulla” per arrivare alla “Filumena
Marturano” di Eduardo De Filippo nell’interpretazione di Lina
Sastri e Luca De Filippo. Ma ci saranno anche il “Cyrano de Bergerac” di Edmond Rostand, “Roman
e il suo cucciolo” con Alessandro
Gassman nei panni di attore e
regista e “L’inganno” di Anthony
Shaffer. La stagione della danza,
infine, spazia tra classica, moderna e contemporanea con un
cartellone di assoluta eccellenza.
Si parte il 25 ottobre, con “Romeo e Giulietta” in prima italiana,
per concludere il 16 maggio con
“La Bayadère” del St. Petersburg
Ballet Thatre, sempre in prima
nazionale. In mezzo si passa per
l’esclusiva regionale « Mi ultimo
secreto » della Compagnia Mercedes Ruiz, la nuova produzione
«Casanova» della Compagnia
Aterballetto, la Serata Ravel-De
Falla del Malandain Ballet de
Biarritz, «La Grande Messa» del
Pascal Rioult Dance Theatre New
York (in prima europea) e “La bella addormentata”.
Quest’anno sono salite a 19 le formule di abbonamento a disposizione del pubblico per offrire la
massima flessibilità nella scelta e
nei prezzi.
clarinetto Fabrizio Meloni
Orchestra Sinfonica Abruzzese
Mercoledi’ 24 Marzo 2010
S. PROKOF’EV Concerto per violino e
orchestra n. 1 in re maggiore;
Sinfonia Classica n. 1 op. 25
F. SCHUBERT Sinfonia n. 2 in do
minore “Tragica”
violino Alexander Kagan
Orchestra Teatro Olimpico di Vicenza
Malandain Ballet de Biarritz (Francia)
Venerdi’ 26 Marzo 2010
La grande messa
direttore Zaza Azmaiparashvili
Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza
Pascal Rioult Dance Theatre New York
Giovedi’ 29 Aprile 2010
L. VAN BEETHOVEN Ouverture
Coriolano op. 62; Sinfonia n. 1 in do
maggiore
F. J. HAYDN Sinfonia n. 94 La
sorpresa
Sabato 10 Aprile 2010
La bella addormentata
Le Grands Ballet Canadiens de Montréal
Domenica 16 Maggio 2010
La bayadère
St. Petersburg Ballet Theatre (Russia)
al violino di Salvatore Accardo alle sinfonie di Beethoven,
dalla prima nazionale del Romeo
e Giulietta del Ballet Grand Théatre de Geneve alla Filomena Marturano di Lina Sastri e Luca De
Filippo. Il cartellone della terza
stagione del teatro comunale città di Vicenza, presentato ufficialmente nei giorni scorsi, offre al
pubblico degli appassionati molte
conferme e qualche novità: si rinuncia all’opera lirica – in tempi
di crisi uno degli spettacoli più
costosi – ma non alla musica lirica tout court; la programmazione
della danza si consolida ai vertici
regionali con molti spettacoli in
prima assoluta, quella della prosa
si mantiene su standard elevati
con alcuni dei nomi più in vista
del teatro italiano, e nel campo
della musica si registra l’entrata
in scena della musica da camera,
che va ad affiancare il programma
sinfonico. Così il conto totale degli spettacoli sale a 32 (contro i 28
della stagione scorsa), articolati in
quattro filoni: la prosa, seguita dal
Teatro Stabile del Veneto, la danza
F. Mendelssohn-Bartholdy
Sinfonia n. 3 op. 56 “Scozzese”
Venerdi’ 16 Aprile 2010
L. VAN BEETHOVEN Concerto
per pianoforte e orchestra
n. 3 in do minore op. 37;
Sinfonia n. 2 in re maggiore op 36
pianoforte Micail Rudy
Martedi’ 2 Marzo 2010
Serata Ravel – De Falla
Le portrait de L’Infante –
Amore stregone
Presentato il cartellone della nuova stagione, la terza, del teatro Comunale.
Con molte conferme e qualche novità (la Società del Quartetto),
sono in arrivo grandi nomi della musica, della prosa e della danza
Zotta, il colore della ceramica
U
Il Programma completo
| Eros Pagni
Viaggio tra novelle e racconti per scoprire i volti
nascosti della provincia. Dalle donne affabili di Goethe
a Rigoni Stern, ecco come il Vicentino
è stato visto dalla letteratura
V
cultura
14
pag
Prosa
20 - 21 - 22 Novembre 2009
L’impresario di Smirne di
Carlo Goldoni,
musiche di Nino Rota con Eros Pagni, Gaia
Aprea produzione Teatro Stabile del Veneto
– Teatro Stabile di Catania – Fondazione
Antonveneta
22 - 23 Dicembre 2009
Molto rumore per nulla di
William Shakespeare
con Pietro Biondi, Lorenzo Lavia, Giorgia
Salari. Produzione Teatro di Roma Compagnia Lavia Anagni
12 - 13 - 14 Gennaio 2010
Filumeno Marturano di
Eduardo De Filippo
con Lina Sastri, Luca De Filippo
produzione Teatro di Roma - Elledieffe
18 - 19 Marzo 2010
Cyrano de Bergerac di
Edmond Rostand
con Massimo Popolizio
produzione Teatro di Roma
30 - 31 Marzo - 1 Aprile 2010
Roman e il suo cucciolo di
Reinald Povod
con Alessandro Gassman, Manrico
Gammarota. Produzione Società per Attori
– Teatro Stabile d’Abruzzo
4 - 5 maggio 2010
L’inganno di Anthony
Shaffer
con Glauco Mauri, Roberto Sturno
produzione Compangia Mauri - Sturno
Sinfonica
Mercoledi’ 28 Ottobre 2009
N. RIMSKY-KORSAKOV
Schehérazade op. 35
F. CHOPIN Concerto per pianoforte e
orchestra n. 2 in fa minore op. 21
pianoforte Brigitte Engerer
Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza
Lunedi’ 21 Dicembre 2009
F. MENDELSSOHN-BARTHOLDY
Sinfonia n. 4 in la maggiore “Italiana”
P. I. ČAJKOVSKIJ “Romeo e Giulietta”
ouverture fantastica
Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza
Giovedi’ 31Dicembre 2009
concerto FUORI ABBONAMENTO
CONCERTO DI SAN SILVESTRO
P. I. ČAJKOVSKIJ Capriccio Italiano
arie d’opera da definire
J. STRAUSS Valzer e Polka
soprano Anna Maria Di Filippo
direttore Giancarlo De Lorenzo
Orchestra Teatro Olimpico di Vicenza
Sabato 23 Gennaio 2010
CONCERTO LIRICO-SINFONICO
programma da definire. Soprano Inva
Mula. Orchestra Teatro Olimpico Vicenza
Sabato 13 Febbraio 2010
R. STRAUSS Concerto per oboe
in re maggiore; “Il borghese
gentiluomo”
oboe Francesco Quaranta
Orchestra Teatro Olimpico di Vicenza
Martedi’ 9 Marzo 2010
M. RAVEL “Pavane pour une
infante défunte”
A. Copland Concerto Per
Clarinetto E Orchestra
Orchestra Filarmonica Italiana
Cameristica
VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009
“Notti Trasfigurate Salvatore Accardo e amici”
violino Salvatore Accardo
Martedì 3 Novembre 2009
A. DVORAK Terzetto in do
maggiore op.74
Z. FIBICH Quartetto n. 2 sol
maggiore op.8
F. MENDELSSOHN-BARTHOLDY
Quartetto op.13
archi Quartetto Panocha
Lunedì 23 Novembre 2009
“In punta di dita” JAZZ
STANDARDS & ORIGINALS
chitarre Franco Cerri, Michele Calgaro
Venerdì 4 Dicembre 2009
“Allegro e Spiritoso”
J. M. HAYDN Divertimento in si bem.
magg.
W. A. MOZART Marcia KV290 ,
Divertimento KV205 in re magg
F. J. HAYDN Divertimento in fa magg.
Ensemble Zefiro orchestra barocca
Venerdì 8 Gennaio 2010
J. S. BACH - F. MENDELSSOHNBARTHOLDY
Orchestra da Camera di Mantova
pianoforte Angela Hewitt
Mercoledì 27 Gennaio 2010
O. MESSIAEN “Quatuor pour la fin
du temps”
Trio di Parma
Giovedì 4 Febbraio 2010
“Integrale delle sonate per
violoncello e pianoforte”
L VAN BEETHOVEN Sonata op.5 n.2
in sol minore;
Dodici variazioni in fa magg. op.66;
Due sonate in do magg. e in re magg.
op.102
violoncello Enrico Bronzi
pianoforte Filippo Gamba
Mercoledì 24 Febbraio 2010
P. I. ČAJKOVSKIJ Quartetto n.2 in fa
magg. op.22
R. SCHUMANN Quartetto n. 1 op. 41
D. ŠOSTAKOVIC Ottavo quartetto in
do min. op.110
archi Quartetto Michelangelo
Giovedì 4 Marzo 2010
R. SCHUMANN “Liederkreis” op. 24;
“Der arme Peter” op. 53;
“Dichterliebe” op. 48
pianoforte Andrea Bacchetti
tenore Marcello Nardis
Lunedì 15 Marzo 2010
C. GUASTAVINO “Las Presencias n.. 6
“Jeromita Linares”
M. DAUGHERTY “Bay of Pigs” (prima
esecuzione europea)
G. L. FRANK “Inca Dances”
A. PIAZZOLLA“Tango Sensations”;
“Milonga del Angel”; “Muerte del
Angel”
chitarra Manuel Barrueco
archi Cuarteto Latino Americano
Lunedì 19 Aprile 2010
B. BARTOK Quartetto n. 4
A. BORODIN Quartetto n. 2 in re
maggiore. Archi Quartetto di Cremona
Biglietteria TCVI 0444- 324442
www.tcvi.it - [email protected]
cultura
158 del18 luglio 2009
numero
16
ViPiù
Terraaa!
la notte
della luna
U
di Vicenza ricorda l’anniversario
con una serie di eventi ricca di
contaminazioni.
Il programma della manifestazione, sostenuta da Aim, si svilupperà
dalle 15 di lunedì 20 luglio a piazza S. Lorenzo - fulcro geografico
dell’iniziativa -, con Effimero, happening inserito nel progetto di arte
contemporanea
dell’assessorato
alla Cultura. L’esposizione, parte
integrante della
rassegna
“Epidermie” curata da
Alberto Zanchetta, sarà composta
dalle rielaborazioni dell’opera
Aconà
Biconbì
di Bruno Munari (prodotta da
Danese nel 1961
e recentemente
rieditata
dalle
edizioni Maurizio Corraini), che
diciannove artisti
italiani hanno accettato di trasformare. Le sculture
saranno disseminate sulla piazza
e qui lasciate per
un giorno intero.
Gli artisti, presenti sin dalle 15,
si occuperanno
p er s on a l mente
della messa in
opera delle micro-sculture, e in
alcuni casi la riedizione avverrà
direttamente sul
posto, risultato di
quell’interazione
tra artista, opera
e pubblico che è
tra i punti di forza
del progetto. Le
opere, esposte a
decorare in modo
assoluta mente
effimero la piazza, saranno così
| “Hero”, di Willy Verginer, parte integrante
in esposizione sotto la Loggia del Capitaniato della cornice sce-
na lunga serata tra arte contemporanea, poesia, cinema
e musica, tutto all’insegna della
luna. A quarant’anni di distanza dalla notte del 21 luglio 1969,
quando l’astronauta Neil Armstrong mise piede per la prima
volta sul suolo lunare con quello
che è stato definito come “un piccolo passo per l’uomo, un grande
passo per l’umanità”, il Comune
158 del18 luglio 2009 pag17
numero
movida
1969-2009,
L’isola
della letteratura
flickr.com/L’u’z’a’
Una lunga serata di eventi per ricordare l’anniversario
dell’allunaggio di Neil Armostrong. Spaziando
tra arte contemporanea, letteratura, cinema e musica
movida
pag
nografica proposta per “La notte
della luna”.
Effimero sarà poi il punto di partenza per una visita guidata alle
altre opere d’arte contemporanea
di “Epidermie”. Alle 18 il curatore
della rassegna Alberto Zanchetta
accompagnerà i visitatori prima
ai Giardini Salvi per soffermarsi
sulle sculture di Parco Tematico,
che proprio lunedì 20 inaugura
due nuove installazioni, una delle quali direttamente correlata
all’impresa di Neil Armstrong. La
visita proseguirà nella Loggia del
Capitaniato, in piazza dei Signori,
dove staziona la prima scultura di
Tycius, (ne sono previste quattro
nell’arco di un anno, una per ogni
stagione), ovvero Hero di Willy
Verginer. Si proseguirà poi con
Osservatorio nel loggiato della
Basilica Palladiana, dove sono
state allestite dieci vetrine, pensate come se fossero le bacheche
di un piccolo museo sotto vetro.
Infine il tour volgerà al termine in
contrà S. Corona, davanti al tribunale, con Billboard, un’opera concepita in forma di manifesto, della
coppia Marotta&Russo, affissa
su ottanta postazioni dislocate in
tutta la città.
Con il calare della sera si farà ritorno in piazza S. Lorenzo dove, a
partire dalle 21.30, le suggestioni
esercitate dalla luna nell’immaginario letterario si trasformeranno
in un reading itinerante a cura
dell’associazione Theama Teatro.
In programma le letture tratte da
opere di Leopardi, Montale, Calvino, Baudelaire, Verne e altri, ma
anche poesie per bambini, interviste e cronache dell’epoca, brani di
racconti di fantascienza, aneddoti
e curiosità. Per riscoprire come
l’uomo ha immaginato e raffigurato la luna prima dello sbarco del
1969, ci sarà anche la videoproiezione del poetico cortometraggio
muto di Georges Méliès, Viaggio
sulla luna (1902), una parodia basata liberamente sul romanzo di
Jules Verne Dalla Terra alla Luna
e su I primi uomini sulla Luna di
H. G. Wells. L’ingresso è libero
Vespasiani,
ritratti da Grand Tour
I
Francesca, un Antonello
l ritratto come arte di
da Messina, un Tiziano,
interpretare un volto
un Raffaello, o un Van
e di tracciarne i segni
Eyck, non è semplicedell’anima.
Continua
mente la riproduzione
alla galleria Yvonnenaturalistica della pera r tecontempora nea
cezione di un volto –
la mostra dal titolo
scrive al riguardo Cesa“Grand Tour: il volto, lo
re Catà -: conformemenspecchio, la maschera”
te alla etimologia della
dell’artista Mario Veparola, “ri-trarre” signispasiani, che presenta
fica, qui, estrapolare, da
una serie di olii su tela
qualcosa, l’essenza. Neldedicati ai ritratti e agli
la fattispecie, significa
studi del volto.
estrapolare l’identità dal
Le opere fanno parte
corpo: un’essenza imdell’imponente progetto
intitolato Grand Tour,
| Un ritratto di Mario Vespasiani materiale da una visione
materiale. Mario Vespain riferimento a quel
siani, nei suoi Portraits, ha a che fare
viaggio pluriennale che un tempo veprecisamente con questo tentativo –
niva compiuto dai giovani aristocraun tentativo che quindi potremmo agtici per arricchire la loro conoscenza.
gettivare “neo-rinascimentale”: trarre
L’autore, confrontandosi con le storie
l’essenza dalla visione, comprendere
e le esperienze umane che ha inconlo spirito a partire dalla materia. Non
trato nel corso degli ultimi due anni,
è un caso che questi ritratti siano techa riportato in queste tele i suoi apnicamente molto meticolosi, con una
punti e i suoi simboli fatti di silenzi,
attenzione al colore e alla linea forluce e attimi. “Il ritratto, intenso in
temente inusuali, nel panorama della
senso squisitamente rinascimentale,
ritrattistica, e in generale dell’arte pitossia come venne concepito nei capotorica contemporanea”.
lavori irraggiungibili di un Piero della
Uno sguardo su Mario Ceroli
C
ontinua la rassegna “Arte in banca, sguardi sul Novecento”, le
mini-mostre di arte contemporanea (e
non solo) che il gruppo Intesa San Paolo organizza nelle vetrine della filiale
di contrà del Monte, con l’obiettivo di
offrire a tutti -dal cliente dello sportello bancario, al turista di passaggio,
allo studente che frequenta le scuole
e le facoltà universitarie della città,
al cittadino in passeggiata nel centro
storico – di “visitare” gratuitamente
un’esposizione d’arte, illuminata ventiquattro ore al giorno per sette giorni
la settimana. Questa volta la rassegna
è dedicata a Mario Ceroli. Scultore, ceramista e scenografo, Ceroli è un artista di grande spessore sia da un punto
di vista storico che estetico, costantemente al centro del panorama artistico italiano degli ultimi cinquant’anni
grazie alla profondità e complessità
della sua produzione. Interessato al
rapporto tra storia e quotidiano, tra
evocazione arcaica e presenza concreta e attuale di temi e figure, Ceroli
rimette in circolo, o restituisce, un
patrimonio espressivo di straordinaria ampiezza, in cui si mescolano gli
influssi della Pop Art a citazioni dei
grandi classici dell’arte, come l’Uomo
vitruviano o L’Ultima Cena di Leonardo. Tra le sue opere più note, il Cavallo
Alato che dal 1980 è esposto davanti
alla sede Rai di Saxa Rubra.
Alla Fabbrica Alta di Schio la decima edizione di Azioni
Inclementi, la principale rassegna letteraria della provincia.
Il tema è quello dell’isola, da Robinson Crusoe a Lost
di Francesca Danda
È estate, tempo di vacanze, viaggi e
miraggi. Magari verso isole sconosciute e difficilmente raggiungibili,
che diventano metafora di sogni,
luoghi immaginari su cui proiettare aspirazioni e miraggi d’ogni
tipo. O anche lidi sui quali, dimentichi della propria quotidianità,
ricominciare da zero e scoprire di
sapersi “fare da sé”. È questo l’affascinante tema scelto come filo conduttore per la prossima edizione di
Azioni Inclementi - Arti e Mestieri
del Narrare, che si terrà a Schio da
giovedì 23 a domenica 26 luglio.
Gustosa, originale e longeva, la manifestazione è ormai a pieno titolo
il principale festival letterario della
provincia, che da 10 anni fa della
costruzione di narrazioni attorno
a un tema la propria peculiarità,
proponendo relatori di spessore ed
attirando 800 presenze al giorno.
“Terraaa! L’isola di Robinson, l’isola di Venerdì” il titolo di quest’anno,
proposto dalla fervida immaginazione dei ragazzi dell’associazione
AtoZ, 13 entusiasti che lo promuovono e ne curano la programmazione fin dal 1999. Con il patroci-
nio del Comune di Schio e nella
scenografica cornice degli esterni
di Fabbrica Alta, imponente lanificio ottocentesco oggi dismesso che
ospita l’evento da tre anni (prima
si teneva a Malo, a Villa Clementi,
da cui il nome). Per fare di cultura
e letteratura mezzi di comunicazione popolare, “capaci di parlare a
un pubblico che spesso non si interessa per nulla di ciò, e magari non
ha nessuna intenzione di prestare
orecchio a raccomandazioni politiche, etiche o di condotta” indicano
come mission gli organizzatori.
«Ed infatti la partecipazione è
soprattutto giovane, tra i 20 ed i
30, con qualche punta sui 40» ci
racconta Alberto Brodesco, che
fa parte della direzione artistica
del collettivo. Che per il prossimo
week-end ha progettato un viaggio di sola andata alla scoperta di
innumerevoli isole, con capitani
e naufraghi d’eccezione. A partire
dall’approdo a Fabbrica Alta, giovedì sera, con una parata da piazza Duomo in compagnia di Teatro
Potlach, tra i più importanti esempi di sperimentazione e teatro di
strada internazionale: trampoli,
musiche, danze, giocoleri, fuochi
d’artificio. Per continuare, il giorno
dopo, con il lavoro teatrale di Andrea Pennacchi, regista padovano
che partirà dal personaggio di Ve-
nerdì, il “selvaggio” a cui non viene nemmeno chiesto il nome, per
tratteggiare un Robinson diverso
rispetto a quello di Defoe, contaminato e più umano.
Sabato sarà la volta dell’incontro
con Edouard Glissant, autore martinicano considerato già da tempo
un fuoriclasse dai nostri cugini
d’oltralpe, mentre domenica Claudio Magris, tra i più grandi scrittori italiani, dialogherà a ruota libera
sul concetto di isola in letteratura,
da Defoe al Mediterraneo alla cultura mitteleuropea della sua Trieste. Senza dimenticare le molte
curiosità infilate qua e là in cartellone, come l’incursione tra fiction
e realtà nella serie cult televisiva
Lost, ambientata su di un’isola, o
lo spettacolo sulla vita di Mr. Ikea,
all’anagrafe Ingvar Kamprad, che
da vero self-made man ha trasformato il consumatore in un novello
Robinson per costringerlo ad allestirsi, da solo, una casa. (entrambi
in calendario per sabato). Ma le
proposte non finiscono qui, perciò vale la pena andare a sbirciare
il programma completo su www.
azioninclementi.it. 12 euro per 4
giorni in viaggio tra le isole del festival: altro che last minute!
Gli appuntamenti
sabato 18
CARLO ATTI TRIO
Nuovo Bar Astra – contrà Barche 14,
ore 19
Concerto aperitivo – musica jazz
con Carlo Atti (sax), Lorenzo Conte
(contrabbasso) e Valerio Abeni
(batteria)
Free entry
sabato 18
JAKA & FIRE BAND + VINCITORI
VICENZ@NET MUSIC 2009
Parco Retrone di quartiere
Ferrovieri, ore 21
Ferrock – concerto reggae +
concerto dei Bobo’s Ranch (r&b)+
concerto dei Thanks for Enquiry
(pop punk)
Free entry
sabato 18
WIT MATRIX
Piazza degli Scacchi (Marostica), ore 22
Concerto tributo ai Pink Floyd
con mostra memorabilia nel 30°
anniversario di “The Wall”
Free entry
sabato 18
LA ZURDA + RAFFAELLO SELTZ
Campo sportivo (Campotamaso di
Valdagno), ore 20.30
Tamasofest 2009 – concerto di
patchanka argentina + concerto rock
steady – a seguire afro dj set
Free entry
domenica 19
NEWROPEAN QUARTET
Bar Sartea – corso Ss. Felice e
Fortunato 362, ore 19.30
Concerto jazz del quartetto
internazionale - presentazione del
disco “Amapola”
Free entry
domenica 19
INNOCENTI EVASIONI BAND +
SMAKO AKUSTIKO
Parco Retrone di quartiere
Ferrovieri, ore 21
Ferrock – concerto tributo a Lucio
Battisti + concerto pop prog acustico
Free entry
| “Il sole alla finestra”,
Collezione Intesa Sanpaolo
| Claudio Magris
domenica 19
RICCIPASTICCI
Area Biblioteca Comunale – via Rossi
32 (Dueville), ore 21.30
Rassegna Busnelli Giardino Magico
– concerto swing blues preceduto da
djspritz
Free entry
mercoledì 22
CONTROL ALTE CONCERTS 2009
Piazza San Paolo (Alte di Montecchio
Maggiore), ore 21
Contest musicale per band
emergenti – concerti di Bad Black
Sheep (alternative rock), The Pretty
Liver Society (blues pop acustico)e
Radikanera (rock funky elettronica)
Free entry
venerdì 24
DJ WOOD
Nuovo Bar Astra – contrà Barche 14,
ore 19
Concerto aperitivo – dj set
Free entry
venerdì 24
TRIBOSSA
Bar Sartea – corso Ss. Felice e
Fortunato 362, ore 19.30
Eat, drink & listen – serata di musica
e degustazioni (risotto ai frutti di
mare e Verdicchi dei Castelli di Jesi)
Free entry
venerdì 24
KAOTIKA 2009
Via Don Luigi Sturzo (Monticello
Conte Otto), ore 20
Festival musicale con concerti
di Nightfire, Motolickers, Toni ti
anima la macchina, Ozawa Beach e
Plettrofobica
Free entry
venerdì 24
MAX LAZZARIN &THE 2ND
LINERS + MARK SLIM BAND
Via San Bernardino (Perarolo di
Arcugnano), ore 21
Perarock – concerto blues
contaminato + concerto country
blues – a seguire post serata acustico
con Fabio Cardullo e Davide Peron
(ore 00.30)
Free entry
158 del18 luglio 2009 pag18
numero
movida
Tennis
Kracman, lo sloveneto
di Giuliano Corà
N
Dal 2004 il forte tennista di Lubiana
si allena e risiede all’ombra dei Berici
Il fuoriclasse del Ct Vicenza racconta
la sua vita nella città che l’ha adottato
te di pioggia, gli amori mercenari.
Dalla seconda, invece, deriva lo stile
spesso nervoso e asciutto, e soprattutto la costruzione del protagonista
e dei comprimari, raccontati senza
sconti ma anche senza nessuna fascinazione romantica. Nonostante,
infatti, l’eccezionale bravura di Vincent Cassel, e la sua innegabile simpatia, sarebbe sbagliato affermare
che il film ‘stia dalla sua parte’. Richet non si schiera – e sarebbe stato
facile, considerando l’icona ribellista
che ancor oggi Mesrine rappresenta
per i giovani francesi – ma si limita
a raccontare (Mesrine, ma anche il
suo tempo), con semplicità e stile so-
praffino, confezionando un film non
solo appassionante ma anche ‘bello’ ed intelligente. Merita di essere
segnalata la comparsata di Gérard
Depardieu, che sembra sempre più
calcare la parabola di Marlon Brando: la sua immensa bravura cresce
di pari passo con le sue dimensioni,
ed è ormai uno di quegli attori cui,
per recitare e riempire la scena di
emozione ed atmosfera, è sufficiente
una mossa del corpo, un movimento
appena accennato del volto.
Nemico pubblico n.1 – parte prima: L’istinto di morte, J-F. Richet,
Francia/Canada/Italia, 2008
Sul comodino
Doppio appuntamento
con Scerbanenco
A quarant’anni dalla morte, due libri ormai introvabili del
fondatore del poliziesco all’italiana confermano la sua
inesauribile vena creativa e la capacità di raccontare
come pochi il “genere umano”
Q
uarant’anni fa moriva Giorgio
Scerbanenco (1911 – 1969), un
grande scrittore per tanto tempo
sottovalutato e di cui solo in anni
recenti si è riconosciuta la lezione. Per ricordarlo le case editrici
Sellerio e Garzanti pubblicano
quasi in contemporanea due suoi
volumi che, pur scritti a distanza
di molti anni l’uno dall’altro, ne
evidenziano con eguale incisività
il notevole talento.
Un’inesattezza, cui ancora molti
lettori danno credito, è che Scerbanenco per tanto tempo abbia
scritto romanzi e racconti rosa e
che solo negli ultimi anni abbia
impresso alla sua produzione una
19
pag
ViPiù
La prima parte della vita del criminale ribelle Jacques
Mesrine, dalla repressione della Resistenza algerina al
movimento di liberazione del Québec. Film bello
e intelligente, con un bravissimo Vincent Cassel
di Giovanni Magalotti
158 del18 luglio 2009
numero
sport
Ritratto di
un Nemico Pubblico
Popcorn
ato nel 1936, Jacques Mesrine
combatté in Algeria, dove venne influenzato dalla violenze contro la Resistenza, alle quali dovette
partecipare attivamente. Rientrato
in Francia nel 1959, divenne in breve tempo una figura di spicco del
milieu criminale. Nel 1968 fuggì in
Canada, dove entrò in contatto con
le frange estreme del Movimento
per la Liberazione del Québec, dedicandosi ancora alle rapine e ad altre
attività illegali. Catturato ed imprigionato, riuscì a fuggire dal carcere,
ma dopo l’uccisione di due guardie
forestali, nel 1972 rientrò in Francia.
Ne “L’istinto di morte”, Richet ce ne
racconta la storia fino a questo punto, rimandando la conclusione del
racconto al film successivo.
Lungi però dall’essere la prima puntata di una fiction, questo è un film
perfettamente compiuto, nel quale
Richet fonde mirabilmente la tradizione del noir francese con quella
del poliziesco americano. Alla prima
appartengono le atmosfere parigine,
i bistrot malfamati, le strade bagna-
sport
svolta noir che lo consacra, oggi,
come il vero e proprio fondatore
del poliziesco all’italiana. “Nessuno è colpevole” mostra invece
una propensione per il “mystery”
sin dall’inizio degli anni ‘40. In
questo volume si racconta la terza indagine dell’archivista della
polizia di Boston Arthur Jelling,
chiamato a fare chiarezza su un
omicidio per il quale già esiste un
reo confesso. Scerbanenco gioca
con le regole del giallo a enigma,
a imitazione dei classici Conan
Doyle e Agatha Christie, e risolve
la vicenda con un colpo di scena
che probabilmente non sarebbe
dispiaciuto a Durrenmatt.
“Il Centodelitti” è una raccolta di
racconti pubblicata in origine nel
1970 e che risultava irreperibile
da almeno trent’anni. Il centinaio di testi contenuti, di lunghezza
variabile (si va da una a venti e più
pagine), e di argomento sempre
diverso (anche se il motivo ricorrente è quello del delitto, inteso in
senso letterale o metaforico), oltre
a testimoniare l’inesauribile vena
creativa di Scerbanenco e la modernità spesso incompresa del suo
stile, dimostra come il suo “genere” preferito fosse senza dubbio il
“genere umano”. Per ogni personaggio, eroico o meschino, e per
ogni situazione, drammatica o
apparentemente ordinaria, l’autore trova una parola che lascia il
segno. È il tocco del maestro.
Giorgio Scerbanenco,
Nessuno è colpevole,
Sellerio,
252 pp., € 13,00
Giorgio Scerbanenco, Il
Centodelitti, Garzanti,
422 pp., € 18,60
di Paolo Mutterle
Ormai è più conosciuto a Vicenza
che a Lubiana. Alla terra che gli
ha dato i natali nel 1982 Andrej
Kracman continua a portare un
eccellente contributo in Coppa
Davis, dove vanta un curriculum
di 17 vittorie e 10 sconfitte; dal
2004 il forte tennista sloveno vive
però tra la città del Palladio (dove
disputa il campionato di A2 con il
Ct Vicenza Sisa e dove cinque anni
fa ha preso casa) ed Este, sede del
circolo nel quale segue un gruppo
di agonisti come maestro. Di chilometri in macchina ne macina
ancora tanti ("Quasi come un rappresentante" scherza), in campo
un po' meno, visto che i problemi
a un ginocchio lo costringono a
dosare con attenzione gli impe-
gni agonistici. Certo il tragitto tra
Vicenza ed Este non è niente in
confronto ai tour internazionali di
inizio carriera, quando da giovane
promessa incrociava la racchetta
con Roger Federer ai tornei Juniores di Wimbledon.
Kracman, cosa ci fa un
professionista del tennis a
Vicenza?
"Nel 1998 ho disputato qui la serie A con il Palladio conoscendo
diverse persone dell'ambiente. In
seguito mi sono trasferito a Bologna, e qualche anno più tardi è
arrivata la chiamata del Circolo
Tennis Vicenza. Siamo partiti dalla B nel 2004 e quest'anno siamo
arrivati a sfiorare la promozione
in A1".
| Prima dell’infortunio Kracman era nei primi 400 del ranking mondiale Atp, ed è arrivato in semifinale al torneo juniores di Wimbledon
Come si sta da queste parti?
"Bene, altrimenti non sarei rimasto! Mi piacciono le città piccole e
i posti tranquilli. Dopo aver viaggiato tanto, era arrivato il momento di fermarsi".
Il suo angolo preferito di
Vicenza?
"Dalla prima volta in cui ci sono
stato Monte Berico mi è piaciuto
molto, sia la chiesa che il piazzale
da dove si può apprezzare la città.
Il centro poi è carino e ben curato.
Si mangia bene?
"Non posso lamentarmi. Adoro
la pasta, e ovviamente anche la
carne, che da noi in Slovenia si
mangia tanto. I miei posti preferiti sono al Moraro a Casale e a
Valmarana, da Nello".
C'è spazio anche per la pizza
nella dieta del tennista?
"Certo! Per forza da Vittorio, oppure sulla terrazza della Piazzetta, a Valmarana".
Amante dello shopping?
"Non tanto, è più la morosa che
mi porta in giro per gli outlet del
veronese"
E del gelato?
"Quello sì. Da Gaspari a Rettorgole, vicino casa".
Capita che la fermano per
strada?
"Non spesso, ma è successo mentre facevo la spesa. Un signore al
supermercato ha chiesto alla mia
Nel singolare si gioca molto più
compagna se ero Andrej Kracda fondocampo, mentre il dopman. Ma lavoro a parte non esco
pio è più completo, si sta più a
tanto, la sera mi piace stare a casa.
rete e penso che sia più anche
La vita del professionista non perpiù divertente da vedere per il
mette sgarri".
pubblico".
Ci racconti la sua giornata.
Cosa si dice di Kracman gio"Per la serie A iniziamo la precatore?
parazione a gennaio
"Che sono più porsui campi del Circolo
tato al gioco d'atTennis Vicenza, vicitacco. Ho un serno all'Aeroporto. Mi
vizio potente e mi
alleno con i miei com- A Vicenza
piace avanzare a
pagni: Fava, Fort, Zen si vive
rete. Sicuramente
e Marzarotto. Insegno e si mangia
l'altezza e i riflestennis a Este, dove
bene
si mi aiutano, così
vado circa tre volte
come il mio bagaalla settimana. Dopo Sennò non
glio tecnico".
la rottura del tendine sarei rimasto
Qualcosa in efrotuleo del ginocchio il
fetti ha vinto…
mio lavoro è più di pre"Quest'anno il torvenzione in palestra e
neo di doppio al Future Città di Vitrascorro meno tempo in campo,
cenza, assieme all'argentino Carry.
anche se allenando i ragazzi praA Padova invece siamo arrivati in
ticamente non smetto mai con la
semifinale. Il successo più bello reracchetta".
sta però quello ai Masters di FolloOltre al campionato di A2, c'è
nica nel 2002, in finale con Luddi,
la Coppa Davis…
6-3, 7-5".
"Quest'anno sono tornato a giocaIl giocatore più forte contro il
re nel doppio con la Slovenia, che
quale ha giocato in carriera?
è nel secondo gruppo di Europa e
"Sicuramente Roger Federer, ci
Africa. Abbiamo battuto Egitto e
siamo incontrati nel 1998 a WimLituania, ora a settembre abbiabledon da juniores".
mo lo spareggio con la Lettonia
Chi ha vinto?
per entrare nel primo gruppo
"Lui, 7-6, 6-4. Non era ancora il
dove c'è anche l'Italia. Sarà dura".
Roger Federer di oggi, ma qualcoMeglio doppio o singolo?
sina si intuiva…".
"Preferisco giocare in coppia.
sport
Calcio
158 del18 luglio 2009
numero
20
sport
pag
Palla alta e pedalare
158 del18 luglio 2009
numero
Hockey Inline
Diavoli d’azzurro vestiti
Il racconto di Giacomo Petrone e Luca Roffo, appena rientrati
dai Campionati Mondiali disputati a Varese
S
Il Vicenza è partito martedì per il ritiro di Gallio. Sono molti i fattori, economici
in primis, che determinano la sede della preparazione estiva. Il responsabile medico
biancorosso Giovanni Ragazzi spiega i vantaggi del lavoro in alta quota
I
questi giorni probabilmente stal Vicenza, a quota 1090, è nelle
rà boccheggiando negli impianti
zone alte della classifica. Per
di casa in piena pianura padana
essere più precisi i biancorossi
(61 metri s.l.m.).
stazionano al quinto posto, dietro ad Albinoleffe (1225), CittaBig in tour
della (1186), Torino (1169) e, ahiFantasiose graduatorie a parte,
noi, Padova (1154). In pieno cazc’è da dire che l’argomento è serio
zeggio estivo la classifica è quella
e tutt’altro che irrilevante nei bidell’altitudine delle località scelte
lanci dei club. Nella
dalle squadre di serie
scelta della sede per
B per il ritiro, vale a
il ritiro si intrecciadire nell’ordine Borno fattori tecnici,
mio, Lavarone, Follogistici, medici e
garia, Villabassa e
ovviamente econoGallio per la squadra
mici, in una decisiodi Maran. Che è tal- Il medico:
ne che deve compialonata dal Mantova:
cere sponsor, enti
anche i virgiliani nel “In altura
locali, allenatori e
precampionato han- non ci si
- se possibile
no optato per l’Altoossigena, è vero infine
- tifosi. Purtroppo,
piano facendo base
come spesso accaad Asiago. Se l’Em- il contrario”
de, il pallone deve
poli è diretto a Vinci
inchinarsi alla forza
(97 metri, ma il nome
superiore del denaè benaugurante), il
ro. Non si spiegherebbero altriCesena andrà invece a sudare
menti l’esotico ritiro dell’Inter a
nella vicina ma afosa Castrocaro
Los Angeles (che notoriamente
(dove almeno ci sono le terme a
pullula di aficionados nerazzuroffrire un po’ di relax…). Peggio
ri e dove a luglio il clima è ideale
di tutti sta il Piacenza, che in
per gli allenamenti), o dei cugini
rossoneri, che dopo aver abbandonato Milanello sono in tour tra
Stati Uniti e Germania. In cadetteria ad andare per la maggiore
sono le località montane alpine
ed appenniniche. Solitamente
sono i consorzi turistici o i comuni stessi a finanziare, in parte
o in toto, le spese di alloggio di
giocatori e staff tecnici. Il motivo
non è difficile da intuire; la presenza delle squadre professionistiche è un richiamo importante,
a volte vitale per piccoli paesi di
montagna altrimenti esclusi dai
flussi vacanzieri. Alcune ricche
comunità del Trentino possono addirittura permettersi di
stipulare contratti pubblicitari
con i team che accolgono, il che
significa ulteriori entrate per le
squadre ospitate. Inoltre nel caso
dei maggiori club di A per una
decina di giorni le sedi del ritiro
vengono invase dagli inviati delle
emittenti e dei giornali nazionali,
con ovvie ricadute in termini di
pubblicità e promozione del territorio.
| Per il quinto anno consecutivo il Vicenza Calcio ha scelto Gallio per la preparazione
Perché Gallio
Dal 2005 il Vicenza Calcio sceglie
Gallio per l’inizio della preparazione. Una soluzione che sembra
accontentare tutti, dai tifosi (che
possono raggiungere comodamente la località altopianese per
assistere ai primi allenamenti e
scoprire i volti nuovi) ai partner
istituzionali della società biancorossa, vale a dire Provincia di
Vicenza e Comune di Gallio. Particolare non secondario è il livello e la comodità delle strutture: il
campo sportivo, dotato di annessa palestra, è raggiungibile a piedi dall’hotel (il Gaarten) che ospita Zanchi e compagni. Non è un
| La squadra biancorossa in partenza per il ritiro estivo. Il dr. Ragazzi è il primo in piedi da sinistra
caso che con tre diversi allenatori, vale a dire Camolese, Gregucci
e oggi Rolando Maran, la destinazione sia rimasta immutata,
anche se la parola finale spetta ai
vertici del club di via Schio, che ai
tempi di Guidolin era solito preferire Enego. L’altitudine, il clima
e la tranquillità rendono l’acrocoro dei Sette Comuni una location
ideale per i ritiri delle squadre di
calcio, in un contesto anche paesaggistico piacevole che favorisce
la rigenerazione mentale in vista
della nuova stagione agonistica.
Il medico
“Mi raccomando, non scriva che i
giocatori vanno a ossigenarsi perché questo è un errore che fanno
in molti - tiene a precisare il responsabile medico del Vicenza
Calcio, il dottor Giovanni Ragazzi - Semmai è vero il contrario: in
altitudine c’è meno ossigeno e di
conseguenza aumenta il numero
dei globuli rossi, una condizione
che favorisce il rendimento quando il calciatore torna in pianura.
Questo vantaggio sarebbe ancora maggiore salendo a quote più
elevate, ma nessuna squadra lo
fa perché servirebbe più tempo
per l’acclimatamento, oltre alle
maggiori difficoltà logistiche. La
montagna tra i 1000 e 1500 metri
viene scelta dalla maggior parte
delle squadre, perché in genere
permette di non lavorare nell’afa
e di respirare un’aria più pulita
in quanto più libera da pollini e
inquinanti”.
La giornata
Questa la giornata tipo dei giocatori biancorossi: sveglia alle
8, colazione, alle 9 in campo o in
palestra per il lavoro fisico con
il preparatore atletico Alberto
Bellè. Il pranzo è fissato per il
12.30, poi qualche ora di riposo.
Tipicamente si riprende a lavorare alle 17 per un paio d’ore sul
campo. La cena è servita alle 20
e prima di andare a dormire è
previsto un ulteriore spuntino.
Sono 31 i giocatori partiti per il
ritiro di Gallio, ai quali si è già
sottratto il difensore Valerio Foglio, ceduto all’Albinoleffe. Un
numero che secondo mister Maran dovrà essere necessariamente sfoltito, anche se al momento
il centrocampo (ancora orfano di
Bernardini sulla via del recupero
dall’infortunio al ginocchio) andrà necessariamente rimpolpato
con qualche nuovo arrivo.
Programma gare
amichevoli
Domenica 19 luglio ore 17
Gallio
Gallio - Vicenza
Martedì 21 luglio ore 17
Trento
Juventus - Vicenza
Giovedì 23 luglio ore 17
Gallio
Vicenza - Sambonifacese
Sabato 25 luglio ore 17
Gallio
Vicenza - Tonezza Team
Interform
Giovedì 30 luglio ore 20.30
Stadio Menti
Vicenza - Torino
Domenica 2 agosto ore 20
Stadio Menti
Triangolare Vicenza - Bassano
Inter Zapresic
direi che il Mondiale è stato gestito male”.
Un Mondiale effettivamente piuttosto discusso. “Dal punto di visto
organizzativo non abbiamo nulla
da dire - riprende Petrone -. Ci
sono stati dei problemi per le nazionali juniores e femminile, ma
non per noi. Forse in un anno si
poteva fare qualcosa di più, ma
non serve certo polemizzare. Secondo me sono stati come tutti
gli altri mondiali, come a Duesseldorf lo scorso anno. A livello
di risultato dobbiamo essere comunque soddisfatti, perché siamo
nelle prime sei al mondo e a fine
mese l’Italia parteciperà anche ai
World Games a Taipei. Io non ci
andrò per impegni di lavoro, ma
sono soddisfatto della stagione,
sia a livello di club, con i Diavoli,
sia con la nazionale con la quale
ho giocato molto di più rispetto
agli altri anni. Dobbiamo comunque crescere come squadra e come
movimento. Occorre anche trovare una soluzione alle misure della
pista, perché giocare un mondiale
su un campo 30x60 è difficile se
durante la stagione si usano su
campi più piccoli (20x40). Giocare tutto l’anno in un modo e poi
affrontare il mondiale con piste
diverse risulta difficile”.
A Taipei ci sarà invece Luca Roffo.
“La stagione infatti non è
ancora finita - conclude
il giovane attaccante -.
Ci sono i World Games, i
primi per l’Italia, e sarà
una bella esperienza. Faremo qualche giorno di
ritiro, non molto perché
con gli allenamenti ormai
ci siamo. Il rischio forse
è di arrivare un po’ stanchi, ma sarà così per tutti.
Personalmente non posso
che essere soddisfatto di
questa stagione: con Vicenza abbiamo raggiunto
le prime due finali della
storia della società (Coppa Italia e campionato) e
con la Nazionale penso di
aver fatto bene, anche se
non sta a me giudicare.
Non ho nessun rimpianto
e comunque non è ancora
finita. Con i Diavoli si riparte a settembre per migliorare ancora. Un passo
avanti ogni anno, così
facendo si può arrivare
lontano. Io a Vicenza mi
trovo bene, penso di aver
avuto un anno fortunato
e vorrei arrivare con questo gruppo a traguardi
importanti”.
Ai Mondiali di Varese sono stati incoronati
campioni per la seconda
volta consecutiva gli Stati
Uniti, seguiti dal Canada
e dalla Repubblica Ceca,
sul podio, e poi da Svizzera e Francia, che ha
superato gli azzurri nella
| Giacomo Petrone e Luca Roffo in maglia azzurra finale per il 5/6 posto.
anche il Canada che è stata un po’
i è conclusa da poco con il seuna sorpresa perché rispetto allo
sto posto al mondiale l’avvenscorso anno ha cambiato pochistura in azzurro per Giacomo Pesimo, ma è arrivato in finale e ad
trone e Luca Roffo, instancabile
un passo dalla vittoria”.
difensore il primo e “cecchino” in
“Il risultato è sufficiente - aggiunattacco, il secondo, della Caoduro
ge il goleador dei Diavoli, Luca
Diavoli Vicenza.
Roffo-. L’obiettivo era di resta“Il risultato è in linea con le aspetre nelle prime otto del mondo e
tative - ha dichiarato Jacky, disiamo arrivati sesti. Forse potefensore biancorosso -. Non c’era
vamo fare qualcosa di più contro
la squadra dello scorso anno, ma
il Canada, ma gli
siamo arrivati solo
avversari sono aruno scalino indietro
rivati anche in firispetto ai Mondiali di
nale. Ci sono state
Germania. Si puntava
tante polemiche e
al quinto, sesto posto
lamentele intorno
e, visti anche gli avveralla squadra, ma
sari, non è affatto un
Siamo arrivati
noi siamo rimasti
brutto risultato. Aveuniti e non abbiavamo una prima linea sesti,
mo ascoltato i combuona e ben amalga- in linea
menti dall’esterno,
mata e altre due che
raggiungendo un
dovevano un po’ adat- con le attese
risultato che non è
tarsi. Tenendo conto della vigilia
affatto male e giodel girone non certo
cando quasi tutte
facile, con i campioni
le partite alla pari
del mondo dello scorcon gli avversari. Alla vigilia semso anno che poi hanno vinto, gli
brava dovesse essere un mondiale
Usa, con la Svizzera formata per
disastroso, invece non lo è stato e
tre quarti da atleti della Lega su
alla cerimonia di chiusura eravaghiaccio, abbiamo cercato di giomo tutti contenti, anche le altre
care alla pari e nelle prime due
squadre. Mi è piaciuto poi vedere
partite a tratti ce l’abbiamo fattutti i tifosi insieme, senza divita, ma poi nei power play e nelle
sioni; speravo in un seguito magsituazioni decisive si è vista la
giore a livello mediatico, ma non
differenza. Abbiamo incontrato
21
pag
Atletica Valente,
Dambruoso e Cuccarollo
Spettacolo ai regionali
Tre ori e numerosi podi per l’AV ai campionati veneti
disputati a Mestre. Intanto lo sprinter Michael Tumi
è tornato in azzurro
L
o scorso week-end a Mestre si
sono tenuti i campionati validi
per l’assegnazione del titolo regionale assoluto. Per L’AV Noaro
Costruzioni è salito sul tetto del
Veneto il mezzofondista Fausto
Cuccarollo, che ha corso gli 800m
in 1’55’’43, mentre per l’AV Banco
Desio Veneto hanno trionfato le
velociste Francesca Dambruoso
con 12”42 nei 100m e la bandiera
Aida Valente, che ha dominato i
400hs per chiudere in solitaria
con il tempo di 1’00’’04. Oltre al
titolo nei 400hs, con 56’26’’, la capitana delle arancioni ha ottenuto
anche il secondo posto nei 400m
piani.
Due argenti sono giunti anche per
gli orange dell’AV Noaro Costruzioni con il capitano Paolo Noaro,
13,57m nel triplo, e Paolo Pellanda, 42,57m nel martello. Medaglie
di bronzo sono poi state portate a
casa da Eugenio Incerti, 50”05
nei 400m, Nicola Albiero, 4,30m
nell’asta, e Andrea Cracco, 51,40m
nel giavellotto, mentre al femminile da Erika Marzari, 16”43 nei
100hs, Giorgia Meneghetti, 1’50m
nell’alto, Nicoletta Toniolo 5,29m
nel lungo, per chiudere in bellezza
con il doppio bronzo di Maria Vittoria Cestonaro, 10,97m nel peso e
41,07m nel martello.
A Dummas, Valle D’Aosta, la gioia del primato virtuale per il velocista Michael Tumi (10”44 con 3,4
m/s di vento a favore, 10”64 invece il suo crono ufficiale) coincide
con quella ancor più importante
della riconquista della maglia azzurra con la nazionale juniores in
vista dei campionati europei di
categoria.
Tumi, fino ai primi di giugno nelle
prime posizioni delle graduatorie
stagionali dei 100 metri, è stato
vittima di un infortunio muscolare
alla vigilia dei campionati italiani
juniores dove avrebbe lottato per
uno dei gradini del podio. Saltato
l’appuntamento più importante
dell’anno lo sprinter seguito dal
tecnico Pegoraro è stato protagonista di un prodigioso recupero
che gli ha consentito di tornare a
gareggiare dopo una ventina di
giorni. Due settimane fa, alla vigilia delle gare di Bovolone (seconda
fase regionale dei Cds Assoluti)
una comunicazione del settore tecnico della Fidal lo escludeva dalle
convocazioni del raduno di Schio
dedicato ai velocisti convocati per
la rassegna continentale. Convocazioni che di fatto hanno ricalcato
quanto emerso dai campionati tricolori di Rieti, che come detto il vicentino aveva dovuto suo malgrado disertare. Il risultato della Valle
d’Aosta e la notizia del recente infortunio di Gelmi (uno dei velocisti
che avrebbe partecipato agli Europei) hanno regalato così a Tumi la
convocazione in extremis per il raduno di Schio e soprattutto un posto nella staffetta 4x100 azzurra.
A questo punto non è da escludere
neppure il suo utilizzo nella gara
individuale e infatti il sorriso è già
abbondantemente ricomparso sul
volto del giovane sprinter vicentino, che lascia finalmente alle spalle un periodo molto delicato dal
punto di vista psicologico.
| Fausto Cuccarollo
dalla parte del torto
158 del18 luglio 2009
numero
22
pag
Immigrati:
meglio a casa loro
D
stione dell’immigrazione: il rimpatrio. Sgombriamo subito il campo
da equivoci: non ce l’abbiamo con
gli stranieri, il razzismo non è nel
nostro dna. Ce l’abbiamo con lo
sradicamento, l’impoverimento e
la distruzione di società, costumi e
modi di vita che la globalizzazione
ha prodotto nel cosiddetto Terzo
Mondo. L’Occidente, che tutto vuole omologare a sé allo scopo di razziare risorse naturali e assicurarsi
sempre nuovi mercati di consumo,
è la causa prima dell’epocale esodo
di masse di diseredati abbagliati
dal miraggio del nostro benessere
materiale. Il vecchio colonialismo,
praticato sulla punta delle baionette, si limitava al saccheggio di materie prime. Per il resto, in Africa
e Asia le potenze coloniali europee
lasciavano intatto l’habitat umano,
sociale ed economico delle popolazioni assogettate, considerate
“primitive”. A parte i soliti preti
col vangelo in mano, esse continuavano a vivere in santa pace secondo ritmi millenari, campando
benissimo grazie ad un’economia
di autoproduzione e autoconsumo,
mantenendo i propri usi e le proprie tradizioni. Non erano “poveri”,
primo perché vivevano del loro e
sul loro e di bambini denutriti con
le mosche sulla faccia non ce n’era
flickr.com/World Economic
Progresso?
Iniziativa benemerita, perché porta in germe il principio di fondo
che dovrebbe ispirare una sana ge-
nome e cognome
Enzo Pancera
età
61 anni
luogo di nascita
Vicenza
titolo di studio
Maturità classica
segni particolari:
Bruttissimo
di Alessio Mannino
i recente se n’è occupato anche
il Corrierone nazionale, sebbene buttandola un po’ a sproposito in politica: l’amministrazione
vicentina di centrosinistra dà soldi
alla Caritas locale perché aiuti immigrati con particolari problemi a
tornare nei paesi d’origine. Come
dire: questi veneti, sottopelle,
sono leghisti anche quando in tasca hanno la tessera del Pd. Per la
verità, i 50 mila euro annui che il
Comune gira all’organizzazione
cattolica guidata a Vicenza da don
Giovanni Sandonà sono frutto di
una decisione presa dalla passata
giunta di centrodestra nel 2004.
Da allora ad oggi, sono stati 75 le
persone (15 ogni anno) che hanno
usufruito del programma di assistenza economica e logistica che li
segue passo passo fino ad una nuova sistemazione in patria. Di varia
nazionalità, sono tutti soggetti con
difficoltà gravi: dall’alcolismo, alla
droga, a turbe psichiche. Gente che
non riusciva a procurarsi una vita
decente, riducendosi all’accattonaggio e cercando rifugio nei ricoveri della Caritas.
Enzo
Pancera
23
pag
professione
Bibliotecario,
cronista di cinema
flickr.com/Vito Manzari
Coi soldi del Comune,
la Caritas aiuta
i rimpatri.
Un principio da
estendere a tutti
i poveracci che
emigrano.
Vittime della nostra
colonizzazione
economica
e culturale
158 del18 luglio 2009
numero
botta&risposta
| Un classico esempio di occidentalizzazione
politica che può lucrarci consensi
l’ombra. E poi perché la povertà è
giocando a chi fa il duro o chi fa il
un concetto introdotto da noi occibuono, e soprattutto conviene alla
dentali nel Novecento, quando sialogica del mercato globale perché
mo passati al nuovo colonialismo.
interconnette sempre più le aree
Il quale, invece di restare politico
del pianeta, con un immigrato di
e militare, ha concesso l’indipenqua e la famiglia di là. E’ il sogno
denza agli Stati da loro stessi creati
del melting pot universale, dove
con riga e compasso, sostituendo
tutti gli uomini sono
l’occupazione
clascittadini del monsica con quella, più
do, ma di un mondo
subdola e devastanin cui le differenze
te, dell’invasione dei
sono abolite e siamo
nostri prodotti e dei
tutti uguali di fronnostri consumi. In La svolta
te alla Virgin o alla
una parola, del nostro
ci sarà solo
Coca Cola. Un’amsistema di vita. Col
mucchiata da incubel risultato che ora quando
bo che fa sfregare le
si sentono le pestife- la bolla globale
mani alle multinare Ong sostenere la imploderà
zionali. Ma fa pagare
necessità che anche
un prezzo altissimo
un bravo Boscimano
all’umanità, livellata
debba possedere un
a target unico mondiale senza stocomputer e l’allacciamento a interria, senza passato, senza cultura:
net per non restare tagliato fuori
un nulla indistinto in cui per esidal “progresso”. Non gli passa nestere devi arrivare ad ottenere, a
anche per l’anticamera del cerveltutti i costi, il tenore di vita dei più
lo, a questi missionari rompiscatoricchi. Un obbiettivo che se fosse
le, laici o no che siano, che quelle
raggiunto, con sei miliardi di indipoche comunità native non ancora
vidui presenti sulla Terra, farebbe
spazzate via dalla loro invadente
precipitare il collasso ecologico a
carità stavano sicuramente meglio
cui siamo già avviati.
quando stavano “peggio”.
Incubo
Ma ormai la frittata è fatta. E le dimensioni del disastro sono tali da
non permettere un dietrofront pianificato a tavolino. Le politiche per
l’immigrazione messa in campo da
noi ricchi sono deboli argini che
crollano inesorabilmente all’urto
di centinaia di migliaia di poveracci che ogni anno si ammassano ai
nostri confini. Le quote, i controlli
costieri, i protocolli internazionali:
tutti palliativi e mezze misure, il
trend è inarrestabile. E così dev’essere, perché fa gioco all’industria
che può calmierare i salari, alla
I colpevoli
I colpevoli a monte siamo noi, noi
colonizzatori che poi raccogliamo
fondi per combattere la fame dei
“meno fortunati”. Siamo stati noi
a volerli convertire, a corrompere
col nostro stile di vita e la nostra
mentalità da predoni le classi dirigenti locali. Siamo noi che infestiamo i loro paesi coi nostri cellulari, i
nostri hamburger, i nostri elettrodomestici, i nostri vestiti e tutta la
paccottiglia usa e getta che svetta
in imponenti discariche in mezzo
a cui grufolano quei poveri bambini che in tv ci fanno tanta pena.
Siamo noi i responsabili di quel
genocidio culturale che accomuna
la corporation che saccheggia e
schiavizza al volontario che fonda
scuole e ospedali per diffondere il
nostro credo e combattere le nostre
malattie (l’Aids, che miete milioni
di vittime in Africa, lo abbiamo
importato noi). Perciò non dobbiamo scandalizzarci se poi vengono a
bussare alla nostra porta per chiederci il conto. Ce lo meritiamo, ed è
sommamente ipocrita e vile farne
dei capri espiatori per difendere
quel poco di presunto benessere a
cui siamo attaccati come donnette
isteriche. Tanto più che siamo riusciti a far divenire tali anche uomini tutti d’un pezzo come gli africani dalla pelle d’ebano o gli indiani
dalla mistica saggezza. Popoli che
fino a mezzo secolo fa erano ancora liberi e ancorati alla propria
identità. Quella che gli immigrati
di oggi, che non vedono l’ora di
essere come noi, hanno perduto.
Ecco perché va visto con favore
ogni residua resistenza, da parte
loro, di conservare almeno la propria fede religiosa, come l’Islam,
ultimo retaggio che li differenzia
dal vuoto occidentale.
L’immigrazione è figlia della globalizzazione, a sua volta prodotta
dal sistema industriale e finanziario occidentale che deve continuamente espandersi e crescere se
non vuole crollare su sé stesso. La
vera svolta al “problema immigrazione” verrà soltanto quando la
bolla mondiale della crescita economica imploderà una volta per
tutte vanificando il mito della ricchezza a qualsiasi costo. Forse la
prossima crisi globale, che avendo
accumulato i debiti dell’ultima
sarà ancora più grossa e distruttiva, sarà quella decisiva. Quella
che ci salverà.
Il tratto principale del mio
carattere
Ah, saperlo…
I miei pittori preferiti
Piero della Francesca, Pieter
Bruegel, Caravaggio.
La qualità che preferisco in
un uomo
Una franchezza arguta.
I miei film preferiti
La donna che visse due volte di
Hitchcock, Il raggio verde di
Rohmer, Baci rubati di Truffaut,
Lancillotto e Ginevra di Bresson,
L’incidente di Losey, Cantando
sotto la pioggia di Donen-Kelly
(tutte ferite aperte gli altri che
non ho spazio per nominare).
La qualità che preferisco in
una donna
Un’arguzia seducente.
Quel che apprezzo di più
nei miei amici
La capacità di sopportazione.
Il mio principale difetto
Essere insopportabile
Quel che detesto più di tutto
Farsi prigionieri del piccolo tornaconto.
La mia occupazione preferita
La convivialità.
Il personaggio storico più
ammirato
Federico II di Svevia.
Il mio sogno di felicità
Non aver buttato del tutto il
tempo.
e quello più disprezzato
Il Dittatore, lo Stratega della
macelleria terrorista.
Quale sarebbe, per me, la
più grande disgrazia
Rinunciare alla fatica di dialogare.
Il dono di natura che vorrei avere
La determinazione per meritare
i doni di natura.
Quel che vorrei essere
Un pochino migliore di ieri.
Come vorrei morire
Cercando di farmene una ragione.
Il paese dove vorrei vivere
Mi sta bene dove sto (caelum
non animum mutant qui trans
mare currunt).
Stato attuale del mio animo
Cangiante.
Il piatto a cui non so rinunciare
Cape sante nel sugheto (ma senza
rinunciare al restante ben di Dio…)
I miei libri della vita
Divina Commedia di Dante
Alighieri, La terra desolata di
Thomas Stearns Eliot, Tre uomini in barca di Jerome k. Jerome, Il lungo addio di Raymond
Chandler, La cognizione del
dolore di Carlo Emilio Gadda,
Palomar di Italo Calvino, Maredè, Maredè… di Luigi Meneghello, …
I miei poeti preferiti
Ugo Foscolo, Eugenio Montale,
Biagio Marin.
I musicisti che mi piacciono
di più
Claude Debussy, Robert Schumann, Anton Bruckner, Sergej
Prokof’ev, George Gershwin,
Miles Davis, il primo Gino Paoli.
Il mio prossimo impegno
nella vita
Liberarmi dei troppi impegni.
Il mio credo politico o ideale
La solidarietà come investimento davvero redditizio.
Cosa mi piace e cosa non mi
piace di Vicenza
Se non “bellissima” è una città
che conserva tracce di bellezza,
le sta deteriorando per incapacità di scelte di grande respiro.
Cosa mi piace e cosa non mi
piace dei vicentini
Mi piace il senso della misura –
qualcuno ancora lo coltiva – mi
spiace quando la misura si restringe a calcolo meschino.
Le colpe che mi ispirano
maggiore indulgenza
Quelle indotte dall’entusiasmo.
Il mio motto
Coraggio, potrebbe andar peggio.
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