discorso in memoria di Irene

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discorso in memoria di Irene
I miei compagni di classe mi hanno affidato un compito non facile questa mattina, intervenire
in un momento così delicato e allo stesso tempo importante per noi, questo perché le cose
importanti sono le più difficili da dire.
Oggi sono tanti i motivi e i significati che rendono questo sabato, un giorno diverso da tutti gli
altri e proprio per questo anche le parole e i gesti acquistano un peso e un significato
importante, tremendamente importante.
Le cose importanti sono quelle di cui si vergogna, perché le parole le immiseriscono.
Le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella vostra testa sembravano sconfinate, e
le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori.
Sono passati ormai vent’anni dalla maturità di quel giugno del 1996. Vent’anni e sembra ieri.
Negli scorsi giorni pensando a cosa avrei dovuto dire questa mattina, ho ripreso in mano le
foto di classe che facemmo in quegli anni, foto che conservo ancora oggi.
Fa quasi sorridere pensare a delle fotografie di vent’anni fa, considerato che oggi basta un
click dallo smartphone per immortalare ogni singolo istante della giornata.
Beh quelle foto mi raccontano ancora oggi, di un gruppo di ragazzi e ragazze spensierati,
ricchi di voglia di vivere e spaccare il mondo. Ancora per certi versi troppo ragazzi e non
ancora pronti per affrontare la vita, ma anche già maturi nell’affrontare le sfide e le situazioni
difficili che abbiamo dovuto affrontare.
Eravamo tutti animati da una sana follia e voglia di vivere appieno un periodo sicuramente
unico e importante nella crescita anche personale di ognuno di noi.
Quella sana follia che guida i passi di ogni ragazzo che vuole contare nella vita , vuole
diventare qualcuno e soprattutto vuole lasciare una traccia del suo passaggio.
Sono stati anni particolari, i 90 come si sente dire oggi, ricchi di tanti avvenimenti internazionali
o nazionali che hanno segnato e scandito i giorni, le settimane e i mesi trascorsi qui al
Facchinetti e hanno segnato anche la nostra vita.
Finiva la Guerra in Jugoslavia, in Europa si inizia a parlare di libera circolazione delle persone
e delle merci.
Timidamente si iniziavano ad affrontare le questioni ambientali a livello internazionale.
Finivano i gloriosi anni del Milan di Sacchi e iniziava l’era Moratti all’Inter.
Bill Clinton era da poco Presidente degli Stati Uniti, le Torri Gemelle erano ancora al loro
posto, parole come Terrorismo, Talebani e ISIS (con tutto il rispetto) erano sconosciute.
“Notte prima degli esami” di Antonello Venditti ci accompagnava verso la maturità.
Ci sentivamo già grandi, quando si riusciva ad organizzare uno sciopero per protestare contro
l’entrata in guerra del nostro paese o una manifestazione studentesca insieme alle altre scuole
superiori, oppure quando l’occupazione della scuola, quella con la K al posto della C, ci faceva
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finire sui giornali, ed eri soddisfatto perché eri sul giornale, e il giorno dopo entrando a scuola
ti sentivi invincibile.
Non voglio sembrare retorico, ma queste classi, questi laboratori e anche gli stessi corridoi
hanno oggi un grande valore affettivo e simbolico.
E anche questa aula Magna, così imponente e maestosa a quei tempi, oggi sembra più
piccola, ma conserva ancora sicuramente tutto il suo fascino.
Io sono tornato al Facchinetti oggi a distanza di vent’anni, e sono ancora emozionato come il
primo giorno in cui percorsi lo scivolo d’ingresso.
Emozionato perché qui, tra queste mura dalle geometrie uniche rispetto al resto del mondo, in
quegli anni, in quei momenti abbiamo costruito le persone che siamo oggi. E guardando i miei
compagni e le mie compagne oserei dire quelle meravigliose persone che siamo oggi.
Ci siamo ritrovati negli scorsi anni, cambiati …anche “invecchiati” ma siamo ancora quelli di
allora, con le nostre timidezze, le nostre sane incoscienze e quella stessa indomita voglia di
esserci, sempre!
Quella sana follia non l’abbiamo assolutamente persa.
Solo che oggi le cose sono un po’ diverse, siamo padri e madri di famiglia, siamo cresciuti e
abbiamo preso anche strade e percorsi diversi rispetto a quanto fatto in quegli anni. Io per
esempio ho abbandonato il mondo della chimica tintoria per dedicarmi ad altro, alla
Giurisprudenza e soprattutto la giurisprudenza ambientale.
Ma se oggi siamo così, con lo stesso sguardo e la stessa grinta di allora è anche merito del
tempo passato qui, insieme, con professori magnifici sia dal punto di vista scolastico che
umano che ci hanno accompagnato in ogni momento, anche triste e doloroso che abbiamo
vissuto.
Oggi però siamo qui anche e soprattutto per un motivo decisamente più importante, quello del
ricordo di una persona cara, una nostra amica che è prematuramente venuta a mancare e che
con noi ha condiviso gli anni qui al Facchinetti.
Abbiamo avuto la possibilità di fare una parte del cammino della nostra esistenza insieme a te
cara Irene, proprio qui tra queste pareti, fianco a fianco abbiamo potuto crescere e “maturare”
insieme.
Diventa difficile oggi, in poco tempo, descriverti a chi non ha potuto conoscerti. Cercherò di
fare del mio meglio.
Eri una persona solare, e il tuo sguardo, insieme al tuo sorriso, riuscivano a rendere più
luminosi anche i giorni più grigi e bui.
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Il tuo sorriso poi aveva qualcosa di particolare, riusciva a rendere meno duri i momenti in cui
per esempio, mi prendevo un 2 in Inglese dalla Prof.ssa Brazzelli e ne ho presi tanti, ma ogni
volta il tuo sorriso, riusciva a fare passare l’arrabbiatura del momento.
Eri un riferimento per tutti noi, una di quelle compagne di classe che chiunque vorrebbe avere
come compagna di banco.
Studiare insieme, lavorare insieme, aiutarsi e confrontarsi per camminare insieme, proprio
perché la scuola era e dovrebbe essere una condivisione del sapere.
Oggi un ragazzo va a scuola e invece di crescere nella gioia dello scoprire le cose della terra,
del mondo, di scoprirne le sue regole, la prima cosa che gli insegniamo che gli imponiamo è di
essere concorrente del suo vicino, lo deve far fuori per essere il primo della classe in una
assurda competizione a chi è il migliore.
Tu non eri assolutamente così, avevi quella sana voglia di condividere le conoscenze, gli studi
e le esperienze e queste tue caratteristiche ti hanno reso veramente una compagna di classe
magnifica, oltre che un’amica stupenda.
Se mi metto a pensare a cosa, un ragazzo - uno studente di oggi, ha veramente bisogno dal
punto di vista scolastico ma soprattutto UMANO è di avere una compagna di classe come lo
sei stata tu.
Un pensiero non posso che rivolgerlo ai tuoi genitori, per ringraziarli perché ti hanno
cresciuta ed educata affinché non mancasse mai a nessuno il tuo aiuto, il tuo sorriso.
Ecco perché oggi dedicarti il laboratorio di Chimica Tintoria non è una celebrazione retorica o
una manifestazione di circostanza, assolutamente no.
Dedicarti il laboratorio significa fare di te e della bella persona che sei sempre stata un
esempio da seguire. Un filo di Arianna semplice, colorato, vivace e vivo, un filo da non
lasciare, una traccia da percorrere, un cammino di conoscenza da fare insieme.
Io oggi sono abituato a parlare e confrontarmi sugli impatti che l’azione dell’uomo lascia sulla
Natura e sugli ambienti naturali. Ecco il tuo impatto è stato veramente importante, un solco da
seguire, hai lasciato delle orme su cui altri piedi possono, anzi devono camminare.
Il tuo sorriso, il tuo sguardo, la tua vitalità e la tua voglia di vivere sono ben rappresentati nei
colori dell’arcobaleno, ma anche in ogni tavola colori del laboratorio di Chimica Tintoria.
I colori per un tintore sono il pane quotidiano, e abbiamo deciso di metterli sulla targa
ricordo con questo messaggio “Per Irene, compagna e amica, sempre nei nostri cuori e
tra i colori dell’arcobaleno”.
Ti facciamo tornare a scuola oggi, attraverso questi piccoli gesti e anche tramite queste mie
semplici parole perché tu possa essere d’aiuto, d’esempio e di sprono ai ragazzi di oggi,
proprio perché seguendo il tuo esempio vivano al meglio questi anni stupendi.
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Quando siamo venuti a salutarti, il giorno del tuo funerale, abbiamo deciso di farlo a modo
nostro con una rosa e con la canzone “Sei nell’anima” di Gianna Nannini.
E’una canzone malinconica, ma dal grande significato. Il brano inizia con “Vado punto e a
capo”, un segnale di forte cambiamento, è come se si sentisse tutta quella tensione che si
prova prima di una partenza e la tua è stata una partenza improvvisa a cui nessuno era
pronto, proprio perché per certe cose non si è mai pronti.
Però da quel giorno è partito un nuovo viaggio per tutti noi, ti abbiamo messo nell’anima, nei
nostri cuori, nei nostri ricordi e da li non te ne andrai mai perché nessuno potrà mai toglierti da
li.
Ognuno di noi scrive, metaforicamente ovviamente, un libro su quello che prova, vive, sogna,
desidera. Questo libro lo saprà leggere solo chi ci amerà davvero. E anche se l’immagine sulla
pagina scompare con il tempo, o se le scritte pian piano sbiadiscono, rimangono comunque le
sensazioni: e queste nessuno le potrà mai cancellare.
Se proviamo a leggere il testo dalla fine all’inizio abbiamo queste parole:
Goccia a goccia, fianco a fianco
Siamo carne e fiato
Non ci serve un perché , Tutto inizia con te.
Ecco da oggi inizia un nuovo viaggio, non in un luogo nuovo o sconosciuto, ma qui tra classi e
laboratori che ti hanno già conosciuto, tra mura che ti hanno sentito ridere e che ti hanno vista
crescere e diventare adulta.
La tua presenza qui sarà avvertita da tutti, anche da chi non conoscendoti e leggendo il tuo
nome sulla targhetta si chiederà chi sei.
La risposta amico, vola via nel vento e nel vento la troverai.
Anche perché cara Irene, tu ci sei ancora, sei e sarai con noi sempre e da oggi sarai anche
qui.
Ringraziarti può sembrare fin troppo banale.
Dopotutto è “Una sola parola, logora, ma che brilla come una vecchia moneta: “Grazie!”
Grazie per ogni singolo istante vissuto insieme.
Nel chiudere questo mio intervento, cara Irene permettimi e permettetemi un’ultima
piccolissima considerazione a conclusione di questo intervento che vi assicuro non è stato
facile scrivere e fare.
Mi vorrei rivolgere agli studenti di oggi, ma anche a noi studenti di ieri con un pensiero di
Tiziano Terzani.
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I migliori compagni di viaggio sono i libri: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si
vuole silenzio. Fanno compagnia senza essere invadenti. Danno moltissimo senza chiedere
nulla.
Ma c’è un libro molto più importante ed è quello della nostra vita. Irene hai dovuto purtroppo
interrompere troppo presto la scrittura del tuo libro.
Voi non esitate a scrivere ogni giorno i sogni, i desideri e le pagine della vostra vita.
Ma soprattutto impegnatevi a rendere quelle pagine segni concreti per il vostro domani.
Girardi Walter a nome della V° Tintori 1995/1996
ISIS Facchinetti.
Castellanza, 28 Maggio 2016
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