Arriva il novello allegro e brioso Arriva il novello allegro e brioso
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Arriva il novello allegro e brioso Arriva il novello allegro e brioso
A L I M E N T A Z I O N E A cura di Giuseppe Baldassarre * Arriva il novello allegro e brioso l conto alla rovescia è cominciato giorni fa: il 6 novembre come si sa, può essere imbottigliato e messo sul mercato il vino novello. Sono in molti, sempre più numerosi, ad attenderlo perché il successo di questa tipologia di vino è in continua ascesa per una serie di ragioni che non è difficile comprendere. Innanzitutto il novello è il primo vino dell’annata ad essere pronto; mentre gli altri nettari seguono un percorso più o meno lungo di vinificazione, maturazione e affinamento e devono essere pazientemente attesi, il novello, giovane e scattante per natura, è già pronto solo un mese o due dopo la vendemmia e ne anticipa, in qualche modo, i risultati e le potenzialità. Il novello è, poi, un vino rosso popolare, anche nel prezzo, immediato, facile, versatile, facile da abbinare ai cibi, senza complicazioni, gradevolissimo, fatto per piacere. Non a caso, mentre è particolarmente gradito ad un pubblico sempre più vasto, anche di non intenditori, non entusiasma di solito gli enofili di rango, più interessati a vini di maggiore complessità e spessore. Eppure, è difficile resistere al richiamo esuberante del novello, alla sua vinosità un pò sbarazzina, ai suoi fragranti profumi floreali e fruttati, alla sua freschezza ed alla sua incredibile piacevolezza di beva. Anche se si richiama ad alcuni vini del passato, il novello è una creatura recente. La tecnica di produzione di questa tipologia di vino fu ideata in Francia nell’Ottocento, ma trovò applicazione, dopo essere stata perfezionata da un enologo francese, un certo Michel Flanzy, che, negli anni Trenta nella regione del Beaujolais, utilizzò il metodo della macerazione carbonica per produrre il Beaujolais Nouveau impiegando le uve del vitigno gamay. Dal 1951, per decreto, la messa in commercio, che i francesi chiamano “deblocage”, dei vini Nouveau è fissata subito dopo la mezzanotte del terzo giovedì di novembre. Da allora quello con il Beaujolais Nouveau è diventato un appuntamento atteso ogni anno con l’ansia di farne un momento di festa e di divertimento. Non a caso, quando scocca l’ora fatidica bistrots, bar e ristoranti espongono cartelli con i colori francesi che annunciano alla felice clientela “Le Beaujolais Nouveau est arrivé”. Le dimensioni del fenomeno non vanno sottovalutate, basti pensare che ogni anno vengono prodotte qualcosa come 65 milioni di bottiglie di questa tipologia di vino, più di metà delle quali trovano collocazione sui mercati di tutto il mondo. Curiosamente, per motivi di fuso orario, i giapponesi si vantano di essere i primi al mondo a poter degustare il Beaujolais nouveau. Un’esperienza tanto positiva e redditizia non poteva lasciare indifferenti i produttori italiani che, da qualche decennio, hanno iniziato a produrre novello. I primi ad intuire le potenzialità di questo vino sono stati alcuni noti e rinomati produttori del Piemonte, della Lombardia e della Toscana; poi un numero sempre maggiore di aziende ha imboccato la strada del novello, incontrando un favore crescente fra i consumatori. Un Decreto Ministeriale del 6 ottobre 1989 ha stabilito che il vino novello deve derivare per almeno il 30% da vino sottoposto al processo di macerazione carbonica e per la parte restante da vino giovane e che tale vino può essere venduto a partire dal 6 novembre ed imbottigliato al massimo entro il 31 dicembre. Il 26 settembre del 2000 si è costituito a Milano un Istituto del Vino Novello Italiano a sostegno di questa particolarissima produzione enologica. I risultati non si sono fatti attendere: in pochi anni la produzione italiana di vino novello ha superato i 20 milioni di bottiglie, con la - quarantotto - novembre 2005 Un pò di storia pugliasalute A L I M E N T A Z I O N E peculiarità che, mentre in Francia l’unico vitigno per produrre il Beaujolais Nouveau è il gamay, in Italia la scelta può cadere su diverse decine di vitigni a bacca nera, in relazione alle scelte del produttore e alla collocazione territoriale delle diverse aziende vitivinicole. Il novello in Puglia Con una produzione che ha superato un milione di bottiglie all’anno e che sembra destinata a crescere rapidamente, la Puglia è, tra le regioni italiane, una delle più attente al fenomeno rappresentato dal vino novello. Innumerevoli, invitanti e fantasiose sono le manifestazioni che in molti paesi pugliesi vengono organizzate per festeggiarne l’arrivo. Vi sono aziende produttrici di questa tipologia di vino in tutte le province pugliesi ed i vitigni maggiormente impiegati sono negroamaro, primitivo, uva di Troia, bombino nero, sangiovese, montepulciano, aglianico, cabernet sauvignon e merlot. Per il momento gran parte della produzione pugliese di vino novello è assorbita dalla stessa regione e da quelle vicine, ma è probabile che, negli anni a venire cresca la fetta destinata ad altri mercati italiani e stranieri. Il novello: come si produce Il primo passo per produrre il vino novello è quello di raccogliere uve selezionate, sane e ben mature. Per preservare l’integrità degli acini, l’uva raccolta va deposta in cassette o cestini di piccola capacità. Giunti in cantina, i grappoli vengono messi in contenitori chiusi ermeticamente e saturi di anidride carbonica, all’interno dei quali viene mantenuta una temperatura di 28-30°C. Come si è detto sopra, a questo procedimento deve essere sottoposto almeno il 30% delle uve destinate alla produzione del novello. Il peso dell’uva all’interno dei suddetti serbatoi schiaccia i grappoli sottostanti, innescando negli acini interi un processo di fermentazione diverso da quella alcolica che dura 7-10 giorni portando alla produzione degli aromi caratteristici di questa tipologia di vino. Al completamento di tale fase, i grappoli d’uva macerati vengono estratti dai contenitori e pressati in modo delicato insieme con uve non sottoposte a macerazione carbonica. Il mosto ottenuto, tenuto a bassa temperatura in modo controllato, va incontro alla fermentazione alcolica e a quella malo-lattica. Completate le operazioni di travaso e di imbottigliamento, il novello è già pronto ad essere degustato. Il tutto in neanche 30 giorni dalla vendemmia. Il novello a tavola La piacevolezza del vino novello è legata innanzitutto al suo colore rosso rubino, luminoso, percorso da innumerevoli riflessi violacei. Il profumo, intenso e fragrante, è una carezza di frutti e di fiori. Ricorda i lamponi, la fragola, la ciliegia, la pugliasalute Gamay D etto anche gamay noir, gamay beaujaolais, bourgiugnon noir e gamay piccolo nero, è un vitigno a bacca nera molto diffuso in Francia, dove si è adattato particolarmente bene ai terreni di origine granitica d e l B e a u j o l a a i s . Vi e n e coltivato anche in Svizzera e in regioni italiane come Valle d’Aosta, Toscana e Umbria. C’è chi pensa trattarsi di un vecchio clone di pinot nero. Si caratterizza per la notevole resistenza e per la maturazione precoce, di solito nella prima quindicina di settembre. Produce grappoli mediopiccoli, compatti, di forma cilindrica, un pò alati. La buccia degli acini è ricca di pruina, resistente e di colore blu scuro, tendente al nero. L’uva di questo vitigno viene impiegata in Francia, nella parte meridionale della regione del Beaujolais, per produrre il famoso Beaujolais Nouveau. Nella parte settentrionale della stessa regione, a partire dallo stesso vitigno si producono alcuni vini di maggior struttura, ossia i dieci “cru” di Beaujolais, che prendono il nome dai paesi dove vengono prodotti (Saint-Amour, Juliénas, Chénas, Moulin à Vent, Fleurie, Chiroubles, Morgon, Régnié, Brouilly, Cote-de-Brouilly) ed altri vini che rientrano nella denominazione Beaujolais-villages. marasca, i frutti di bosco, la banana, la caramella alla frutta, la violetta, l’iris e la rosa. Il gusto è piacevolmente morbido, equilibrato. Per assaporarlo al meglio va servito fresco intorno ai 12-14°C. È inutile conservarlo a lungo perché questo vino esprime il meglio della sua piacevolezza entro sei mesi dalla produzione. Se è vero che a volte resiste anche un anno o due, è certo che non trae giovamento dalla conservazione in bottiglia. Quanto agli abbinamenti, le possibilità sono innumerevoli; l’importante è evitare l’accostamento a piatti troppo impegnativi e strutturati. Il novello può accompagnare splendidamente uno spuntino o un intero pasto leggero, va a meraviglia con le castagne, arrostite o cotte in umido, con la pizza, con la focaccia, con una torta salata, con gli antipasti e con una miriade di primi e secondi piatti semplici e gustosi. Naturalmente con l’avvertenza di ricordare che l’immagine di freschezza e di immediatezza del novello non devono trarci in inganno; ha un contenuto alcolico degno di un vino che si rispetti e se si vuole trarne piacere e non creare danni alla salute, non bisogna andare oltre qualche bicchiere da centellinare per dare maggior gusto e soddisfazione al pasto. - quarantanove - * Condotta Slow Food di Alberobello novembre 2005